Archivio del Tag ‘crisi’
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Porno-show quotidiano sui media, mentre l’Italia sprofonda
Basta, per favore basta con le presunte zoccole, i presunti maneggioni, i presunti favori, le alcove, le fotografie con i tanga, le tette e i fondoschiena. Vogliamo toglierci l’ex presidente del Consiglio dai coglioni? E’ cosa buona e giusta, ma non c’è bisogno di trasformare l’Italia in una versione hard del Decamerone. Ogni giorno una nuova puntata a luci rosse. Per capire quale procura sta indagando (Lecce, Bari, Roma?), su quali escort, e dove si trova (ma soprattutto chi è) Lavitola, bisogna leggere il riassunto delle puntate precedenti. Altrimenti non è possibile capire nulla. Il premier ha indotto a mentire un testimone, si è scopato una minorenne, ha fatto la doccia dopo un amplesso, se ne è trombate otto in una volta? Pagine su pagine di intercettazioni e di ragazze mai condannate in tribunale, ma diventate puttane per diritto giornalistico. In caso di non colpevolezza, di mancanza di reato, qualcuno le risarcirà?
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Giulietto Chiesa: non arrendiamoci alla finanza mondiale
Ritengo che i popoli europei devono respingere la logica di Francoforte. Non accetteremo la resa che ci viene richiesta dalla grande finanza internazionale: noi combatteremo, come i greci. Respingiamo la richiesta di arrenderci, non vogliamo rinunciare alla nostra sovranità. Però attenzione: nessuno ci garantisce che la rivolta europea, se ci sarà, sia una rivolta di sinistra, o progressista. La soluzione potrebbe diventare di destra. Alcuni segnali già ci sono: il voto finlandese, il voto olandese, la presenza in Italia di un partito xenofofo e parafascista, se non nazista, come la Lega. Se la la crisi precipita velocemente, i popoli potrebbero essere travolti, impauriti e incapaci di capire.
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Goldman Sachs regna sul mondo e pregusta la nostra rovina
Una bella faccia italo-persiana, un accento americano, un candore cinico, una fama-lampo che esplode sulle ali della crisi e della fame di risposte. Molti di voi avranno già incrociato sul web Alessio Rastani, il “trader” che ha scandalizzato in diretta, fino ad annichilirli, i giornalisti della Bbc. «Sono un trader, a noi non importa salvare l’economia, a noi importa trarre profitto: personalmente io ho sognato questo momento per tre anni e davvero desidero che ci sia un’altra recessione». E noi provinciali stiamo qui a offenderci per Terry De Niccolò, la escort del Caimandrillo che fa l’apologia del vendere la madre per denaro, «e chi è racchia resti a casa», naturalmente.
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Cabras: smascheriamo i falsi profeti della crescita impossibile
Diffidate di chiunque vi parli di ripresa: politici e industriali che promettono “patti per la crescita” non sanno, o fingono di non sapere, che l’Italia da almeno vent’anni non è più in grado di crescere come un tempo: tramontata la grande industria, negli due decenni il paese ha campato di economia virtuale e boom effimeri, speculazione e assalto ai territori e ai servizi, tagliando diritti e precarizzando il lavoro. Risultato: l’ex Belpaese declassato dalla finanza mondiale rischia di dover affrontare lo stesso suicidio sociale della Grecia, un tunnel senza via di scampo. Alternative? Una sola: non pagare il debito iniquo frutto della speculazione e rivalutare il welfare partendo dal bene comune, ma prima serve una rivoluzione culturale che mandi a casa l’intera classe dirigente.
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Pallante: debito creato solo per drogare la crescita suicida
Meno e meglio: è l’unica soluzione, per uscire dalla spirale del debito. Che non è un incidente di percorso, tutt’altro: il debito è stato incoraggiato a tavolino per indurre i consumatori a comprare merci che non si sarebbero potuti permettere. Obiettivo: smaltire la marea di nuove merci prodotte a ritmo vorticoso da tecnologie industriali sempre più avanzate e diffuse in tutto il mondo grazie alla globalizzazione. Il debito serviva a questo: ad assorbire l’enorme valanga planetaria di merci, evitando una “crisi di sovrapproduzione”. Il peccato originale ha un nome sulla bocca di tutti: crescita. Non è la soluzione, è il problema: la crescita è cieca, perché si basa solo sulla quantità, trascurando di selezionare beni e servizi realmente utili. La crescita vive di sprechi e genera Pil inutile, gonfiato dalla droga pericolosa del debito.
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Il contagio: dalla crisi una rivolta che cambierà il mondo
Dagli indignados di Madrid e Barcellona alle “primavere” di piazza Tahrir al Cairo e della kasbah di Tunisi fino al movimento che in Italia ha portato alla vittoria dei Sì ai referendum di giugno. C’è un filo rosso che collega l’ondata di proteste che ha coinvolto le giovani generazioni delle due sponde del Mediterraneo: un rinnovato impegno civile e la critica radicale alle leadership, democratiche e non, al potere in quei paesi. Ne è convinta Loretta Napoleoni, saggista, docente ed esperta di economia, che in questi giorni torna in libreria con “Il Contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre economie”. Secondo la scrittrice, la miccia che ha acceso le recenti sollevazioni popolari è proprio la crisi.
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Autunno caldo, siamo sotto attacco: difendiamoci
Questo agosto ci ha riservato una serie di sorprese – relative, ma sorprese – la più importante delle quali è la conquista di Tripoli e il crollo della Libia. Noi occidentali, quasi tutti insieme, abbiamo realizzato una delle più invereconde operazioni militari, politiche e psicologiche mai tentate, paragonabile soltanto all’Iraq. Adesso la Libia diventerà un protettorato, l’Occidente sta digerendo questo nuovo pasto. Manca soltanto il ruttino finale dell’assassinio di Gheddafi, poi verrà il turno della Siria: perché gli Stati Uniti hanno problemi importanti da risolvere, una crisi che arriva e sarà molto grande, quindi un’altra guerra farà comodo e servirà a stabilire chi ha il potere nel mondo in una situazione così critica.
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Nuovo mondo: riscriviamo le regole per uscire dalla crisi
Il nostro tempo è caratterizzato dall’intreccio di tre grandi crisi. Crisi epocali e senza precedenti. Tutte queste crisi, in vario modo, stanno arrivando a un punto di rottura. Tale situazione rende indispensabile la transizione ad una diversa organizzazione sociale, politica ed economica. La prima, cruciale, crisi che abbiamo di fronte è quella economica, che nel 2007-08 si è resa evidente attraverso la crisi finanziaria, ed è diventata, oggi in Europa, crisi dei debiti sovrani. Non è una crisi ciclica. La seconda riguarda l’egemonia degli Usa, il cui potere imperiale appare avviato verso un declino lento ma probabilmente irreversibile.
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Barnard: prima dell’Euro, il debito era la nostra ricchezza
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo “Il più grande crimine” dimostrerò che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle élites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito. Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero.
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Italia in svendita sul panfilo inglese: sdoganato il Britannia
La prima volta che mi imbattei nella storia del panfilo reale inglese “Britannia”, molti anni fa, era su qualche sito di quelli parecchio deragliati. Si raccontava la vicenda di un misterioso e segretissimo incontro al vertice nel 1993, sul panfilo Britannia appunto, che ancorato al largo del porto di Civitavecchia aveva ospitato Mario Draghi, Azeglio Ciampi e qualche decina di affaristi italiani ed inglesi con lo scopo di spartirsi la torta delle nostre imminenti privatizzazioni e fare bieco commercio delle aziende pubbliche con lo straniero. Tale incredibile storia, affiancata da articoli sui Rettiliani e gli Illuminati, suonava ancora più assurda e quindi la riposi nel dimenticatoio.
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Fmi: all’Italia il bacio della morte, rifiutato dall’Islanda
Quando ieri ho letto un po’ ovunque i piagnistei per l’avvento cinese, perché «finiremo nelle mani della Cina», perché «arriva il pericolo giallo», non sono riuscita a spaventarmi. Proprio per nulla. Avevo il sentore che il nostro debito in mano ai cinesi non fosse messo peggio che in mano ai francesi, ai tedeschi, o a chiunque altro, e che ci sono sicuramenti sorti più tristi. E infatti. Per la prima volta nella storia, l’esercito del Principe delle Tenebre si sta per avventare su un Paese del G8, ovvero il Fondo Monetario Internazionale si candida a correre a salvamento dell’Italia. Peggio di così è impossibile. Il prestito del Fmi, chiamato da molti analisti internazionali “il Bacio della Morte”, è quello che ha segnato le sorti di tantissimi Paesi in via di sviluppo.