Archivio del Tag ‘crimini’
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Datagate: i falchi della cyber-guerra con Obama dal 2008
Quattro anni e mezzo dopo la sua prima, trionfale elezione, Barack Obama è nella burrasca: i suoi piani di cyber-guerra sono stati smascherati dall’ex analista della Cia e dell’Nsa, Edward Snowden, per catturare il quale la Casa Bianca è giunta a “sequestrare” l’aereo presidenziale di Evo Morales, imponendo ai paesi satelliti – Italia compresa – di negare il diritto di sorvolo al presidente della Bolivia, “atto di guerra” senza precedenti nella storia, in tempo di pace. Rilette oggi, assumono tutt’altro sapore le tempestive cautele che Paolo Barnard espresse già nel novembre del lontano 2008, all’indomani dell’avvento di Obama: «Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è “follow the money”». Cioè: “segui i soldi”, se vuoi capire la vera ragione delle cose. Era già tutto scritto, nell’elenco dei sostenitori del “primo presidente nero”: tra i suoi massimi sponsor, figurava il complesso militare-industriale incaricato di fronteggiare l’ascesa della Cina ricorrendo all’arma decisiva della “guerra informatica”, quella che ora il dissidente Snowden ha messo in piazza così clamorosamente.
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Grecia, Cipro e Siria messe ko, per rubargli il gas dell’Egeo
Grecia, Cipro, Siria. Tre crisi ben distinte, secondo la narrazione mainstream: il debito pubblico non più tollerato dall’Europa del rigore, la fragilità del sistema bancario dell’isola mediterranea, la rivolta armata contro il regime di Assad. Peccato che nessuno veda cosa c’è sotto: ma proprio in fondo, là in basso, nel fondale marino dell’Egeo. Tecnicamente: uno smisurato giacimento di gas. Un tesoro inestimabile, a cui avrebbero accesso – per diritto internazionale – sia i greci massacrati dalla Troika, sia i ciprioti strapazzati da Bruxelles, sia i siriani assediati dai miliziani Nato travestiti da ribelli. Quel tesoro lo vogliono per intero, e a prezzi stracciati, le Sette Sorelle. E’ questo il vero motivo per cui si sta cercando di radere al suolo la sovranità della Grecia, di Cipro e della Siria. Non si tratta di una tesi, ma di fatti che il mondo diplomatico conosce. Parola di Agostino Chiesa Alciator, già console italiano in Francia. Che avverte: il disastro che ci sta rovinando addosso – crisi economica, catastrofe finanziaria, focolai di guerra permanente in ogni angolo del pianeta – ha una precisa di data d’inizio: 11 settembre. Non quello del 2001, le Torri Gemelle. Si tratta di undici anni prima: la caduta del Muro di Berlino.
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Spinelli: se l’Europa si scrollasse di dosso l’America spiona
Alcuni li chiamano talpe, o peggio spie. Altri evocano le gole profonde che negli anni ’70 permisero ai giornali di scoperchiare il Watergate. Sono i tecnici dei servizi segreti o i soldati o gli impiegati che rivelano, sui giornali, le illegalità commesse dalle proprie strutture di comando, dunque dallo Stato. Oggi tutti questi appellativi sono inappropriati. Non servono a indovinare uomini come Edward Snowden o Bradley Manning: le loro scelte di vita estreme, inaudite. Non spiegano la crepa che per loro tramite si sta aprendo in un rapporto euroamericano fondato sin qui su silenzi, sudditanze, smorte lealtà. Continuare a chiamarli così significa non capire la rivoluzione che il Datagate suscita ovunque nelle democrazie, non solo in America; e il colpo inferto a una superpotenza che si ritrova muta, rimpicciolita, davanti alla cyberguerra cinese.
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Minori torturati dalla polizia, ma Israele vieta le indagini
Tortura? Non ci risulta. Per Israele, ufficialmente, non esiste. Neppure nel caso del giovane Mohammed Halabiyeh, arrestato all’età di 16 anni e letteralmente massacrato dagli agenti della Border Police, la polizia di frontiera. Gli hanno rotto una gamba, lo hanno seviziato e pestato proprio sull’arto fratturato, minacciandolo anche di abusi sessuali. Cinque giorni di calvario, poi l’ospedale. Una volta in corsia, i soldati responsabili dell’interrogatorio hanno continuato ad infierire su di lui: gli hanno tempestato il volto di pugni dopo avergli tappato la bocca per evitare che gridasse, e lo hanno percosso con una spranga di ferro. Ogni richiesta di aiuto è stata inutile, così come la denuncia presentata da “Addameer”, l’associazione che tutela il rispetto dei diritti umani dei prigionieri. Mohammed è stato scarcerato tre anni dopo, scontata la condanna inflittagli con l’accusa di aver lanciato una molotov.
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L’America scopre l’avvento del fascismo diretto da Obama
Nel suo libro “Propaganda”, pubblicato nel 1928, Edward Bernays scriveva: «La cosciente e intelligente manipolazione delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse popolari è un elemento importante nella società democratica. Chi controlla questo meccanismo nascosto della società rappresenta un governo invisibile, che è il vero potere dominante del nostro paese». Nipote americano di Sigmund Freud, Bernays inventò il termine “pubbliche relazioni”, un eufemismo per “propaganda di Stato”. Avvertì che la continua minaccia al “governo invisibile” sarebbero stati chi racconta la verità ed un popolo accorto. Nel 1971, il “whistleblower” Daniel Ellsberg (“whistleblower” è chi, dall’interno di un sistema, segnala irregolarità o ne denuncia le cattive prassi) fece trapelare documenti governativi statunitensi conosciuti col nome di “The Pentagon Papers”, in cui si rivelava come l’invasione del Vietnam fosse sistematicamente basata sulla menzogna.
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Larghe intese per la catastrofe, aspettando Hitler
Il Berlusconi che abbaia contro Bruxelles «non è credibile non solo per quello che è e rappresenta, ma anche per quello che ha votato, sia come presidente del Consiglio, sia nell’anno di sostegno al governo Monti». Eppure, quello che ora va dicendo – anche solo per tenere sotto ricatto il governo Letta-Napolitano, chiedendo all’establishment di proteggerlo dalla magistratura, è tragicamente vero: grazie alla scure del rigore, l’Italia rischia di fare la stessa fine della Germania democratica di Weimar, arresasi a Hitler dopo che, negli anni ’20, l’intransigenza rigorista delle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale, Francia in primis, l’avevano costretta alla disperazione per fame. Anche allora, osserva Giorgio Cremaschi, destra e sinistra subirono il diktat del debito. Per poi essere scavalcate da chi lo rifiutò nettamente: i nazisti.
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Siria, strano silenzio sul rapimento di Domenico Quirico
Lo stranissimo silenzio dei media e del governo italiano sul sequestro del cronista della “Stampa”, Domenico Quirico, si accompagna a un “raffreddamento” occidentale verso i “ribelli” siriani. Un po’ troppo qaedisti per essere i “freedom fighters” della propaganda. Una svolta nella guerra alla Siria? Si direbbe proprio di sì. E così, sbaragliate le bande dei “ribelli”, il regime di Assad ricomincia a trovare credito addirittura sui media mainstream, dal giornale di Quirico alla stessa “Reuters”, nonché in non poche cancellerie occidentali, ormai fredde di fronte alla “guerra per procura” finora condotta in Siria, soprattutto attraverso mercenari coordinati dalla Nato. Esercitare pressioni sull’Italia? Potrebbe essere uno degli obiettivi di un simile rapimento. Una cosa è certa: i cosiddetti ribelli sono ormai alle corde e Assad stravincerà le elezioni nel 2014: secondo un sondaggio della Cia, il presidente ha con sé il 75% della popolazione siriana.
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Bce pubblica, liberare l’Europa dai boss della finanza
I maggiordomi europei dei “proprietari universali” hanno inventato e messo in atto di una vera e propria “repressione finanziaria” contro i popoli europei. Essa – dicono e ripetono da cinque anni – ha lo scopo di ridurre il debito, tanto pubblico quanto privato. Ma questo debito è in gran parte il frutto di una truffa ben congegnata. E dunque va respinto come tale a coloro che hanno, per questa via, accumulato immensa ricchezza. In secondo luogo, la riduzione del debito non può essere realizzata con l’ossessiva imposizione di tagli alla spesa pubblica, e con la parallela creazione di maggiori entrate fiscali. Questa linea di presunta austerity è fallita e sta producendo aumento del debito e recessione dovunque si è tentato di imporla. Il taglio del valore reale del debito avviene solo trasferendo risorse dai creditori ai debitori. L’alternativa è tra immolare la vita di centinaia di milioni di persone o sacrificare una categoria di redditieri: il discrimine passa attraverso le regole che prevarranno in questa fase di transizione.
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Colonizzati dal dollaro, dopo che l’euro ci avrà rovinati?
L’anno diplomatico 2013 ha visto come primo significativo evento il comunicato congiunto di Washington e Bruxelles del 13 febbraio sul comune proposito di avviare dei negoziati per dar vita al Ttip, cioè ad una partnership per il commercio transatlantico e per gli investimenti. Si tratterebbe di una vera e propria unione finanziaria e commerciale delle due sponde dell’Atlantico. Il comunicato congiunto però non ha avuto alcuna risonanza sui media ufficiali, anzi sembrerebbe che ci sia stata una vera e propria congiura del silenzio. Ha fatto parzialissima eccezione la testata online “Wall Street Italia”; ma il fatto davvero strano è che una testata specializzata in notizie economico-finanziarie per procurarsi del materiale a riguardo abbia dovuto far ricorso al rilancio di un articolo di Michel Collon, che era stato tradotto e pubblicato su un sito di opposizione, “Come Don Chisciotte”.
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Amoroso: niente ripresa, prima devono ridurci alla fame
La crisi attuale è una crisi economica e sociale provocata dal successo della nuova struttura del processo di accumulazione capitalistico, che si è dato a partire dagli anni Settanta con la globalizzazione. Il cuore del processo è la finanza, cioè la trasfigurazione da un sistema basato sul profitto capitalistico a quello basato sull’esproprio dei redditi e la rapina delle ricchezze materiali e intellettuali. La crisi in corso non ha nulla di ciclico, diversamente dalle crisi economiche del capitalismo industriale, e troverà il suo punto di approdo in un potere assoluto coincidente con l’impoverimento di gran parte dei cittadini. Per questo l’uscita dagli effetti della crisi può avvenire solo con l’uscita dal capitalismo, che oggi è quello della speculazione finanziaria e della rapina di Stato.
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Della Luna: portate i vostri figli in salvo all’estero
Il regime in questi giorni alza l’allarme sulla disoccupazione che si impenna, sulla produzione che si affossa, sulle piccole aziende che muoiono in massa. Il Quirinale grida alla crisi angosciante. Evidentemente, il regime sta creando panico sociale per far passare qualche brutto giro di vite fiscale, giustificato con l’esigenza di salvare posti di lavoro, e che invece produrrà effetti contrari, perché recessivi – come tutti i precedenti. Farà una nuova tassa patrimoniale, o una nuova razzia sui conti correnti, magari convertendo i depositi in azioni della banca depositaria, per risanarla a spese dei clienti, e consentirle così di creare nuove bolle, nuove voragini e nuove emergenze coi giochi speculativi in cui le banche oggi impiegano prevalentemente i propri fondi?
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Giulietto Chiesa: Pd-Pdl agli ordini dei banditi di Bruxelles
Quello che non ci dicono è che la catastrofe finanziaria, energetica e climatica è imminente: deve ancora cominciare tutto, questo è soltanto l’inizio. Dieci milioni di greci e sessanta milioni di italiani, aggiungiamo gli spagnoli, i portoghesi e adesso anche i francesi, sono stati messi in una situazione devastante da un gruppo di persone che dobbiamo individuare. Dobbiamo capire chi ha fatto tutto questo – e si tratta di morti e feriti, strutture sociali devastate. Che Europa è mai questa? E’ l’Europa delle banche, che hanno preso il potere e hanno scritto le leggi europee: questo dovrebbero dire gli economisti onesti. Le leggi europee sono state scritte dai banchieri: non lo dico io, lo dice Tremonti nel suo ultimo libro, ma lo sapevamo già tutti da tempo. Queste norme hanno prodotto una sperequazione sociale gigantesca e hanno creato un debito che è sostanzialmente una truffa. Il “debito buono” è quello che fanno gli Stati con i loro cittadini; il “debito cattivo” è la speculazione, interamente creata dai cosiddetti “mercati” che ci hanno preso per il collo. Perché non diciamo come stanno le cose?