Archivio del Tag ‘credito’
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Vogliono i nostri soldi: loro hanno un piano, noi non ancora
Esplode la voglia di fuggire dall’Europa, adesso che i suoi padroni aizzano i cani della crisi contro i popoli. I proprietari universali hanno fatto alcuni esperimenti da Shock Economy per vedere se gli azzannati riuscivano a difendersi. Volevano collaudare – su scala ridotta, ma non troppo – il modo in cui una società potrebbe essere annichilita da una burocrazia ottusa e feroce e trovarsi impedita se vuole rovesciare la politica dominante. La Grecia avrebbe potuto riassorbire la fase acuta della crisi in pochi mesi, e invece le sono state somministrate per anni ricette economiche prive di qualsiasi apparente logica. Mentre si licenziavano centinaia di migliaia di lavoratori, a quelli che conservavano il posto si imponevano stipendi decurtati e orari ben oltre le 40 ore settimanali. E ora siamo giunti al test di Cipro, non ancora concluso, eppure già adottato dagli eurocrati che gongolano perché lo vogliono ripetere su larga scala.
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Abolire il contante: e se la banca ci rapina, come a Cipro?
Ridurre o eliminare l’uso del denaro contante, in nome della lotta all’evasione fiscale? Proposta contenuta anche nell’ipotesi di programma sostenuta da Bersani. «Di colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato, oltre che di questa forma di libertà, anche dell’unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema bancario», scrive Paolo Cardenà sul blog “Vincitori e vinti”. «Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli». A quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e intangibile, ne deriva che, se non esiste moneta contante da scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che non esiste. «E’ evidente, e le banche festeggiano: il sistema bancario deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza del paese». Che – Cipro insegna – porrebbe anche “scomparire”, per decreto, da un giorno all’altro.
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Warren Mosler: volete il benessere? Meno Iva e più deficit
Il problema dell’economia è che il deficit di bilancio è troppo basso: dev’essere molto maggiore. Ci deve essere più spesa pubblica o una minor tassazione, oppure una combinazione delle due. Comunque, il deficit è troppo basso. E il problema è che tutti i vostri leader politici pensano che il deficit sia eccessivo, e quindi fanno tutto il possibile per ridurlo. Il deficit, però, è uguale ai vostri risparmi: i vostri risparmi sono troppo bassi, voi non avete abbastanza reddito. Avete bisogno di più soldi. C’è disoccupazione e tutti sono praticamente a terra, perché il deficit è troppo basso. Purtroppo, per l’Italia – come parte del sistema euro – non si riesce a incrementare il deficit, perché i mercati vi taglierebbero fuori, e quindi è necessaria una garanzia dalla Banca Centrale Europea. Ne ho parlato fin dal ’95 e alla fine è successo: a maggio, quando Trichet ha proposto che la soluzione di tutti i problemi fosse la banca centrale.
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Imprese strozzate dallo Stato, ridotto in bolletta dall’euro
Il problema numero uno si chiama euro – tecnicamente: impossibilità di emettere moneta sovrana – ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, preferisce parlare di uno dei suoi effetti più vistosi, cioè la mancata liquidazione dei crediti delle imprese da parte della pubblica amministrazione, ridotta in bolletta. Il saldo, secondo gli industriali italiani, potrebbe portare a 250.000 posti di lavoro nel giro di cinque anni, con una crescita del Pil dell’1% per i primi tre anni, per arrivare all’1,5% nel 2018. Robetta, in confronto ai centomila posti di lavoro “immediati” ipotizzati da Luciano Gallino se solo si ricorresse a finanziamenti speciali per i giovani, o ai 200.000 occupati nell’edilizia che secondo Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice, scatterebbero senza costi aggiuntivi con un semplice piano nazionale di riconversione degli edifici, orientato al risparmio energetico.
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Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.
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Stiglitz: basta trucchi, dobbiamo nazionalizzare le banche
«La notizia che la nazionalizzazione delle banche potrebbe essere necessaria anche secondo Alan Greenspan dimostra quanto la situazione sia disperata: come è evidente da tempo, l’unica soluzione è che il nostro sistema bancario sia rilevato dal governo, forse sulla falsariga di quanto fecero Norvegia e Svezia negli anni ‘90». Parola di Joseph Stiglitz, docente della Columbia University e Premio Nobel per l’economia. Nazionalizzare le banche: «Bisogna farlo, e farlo in fretta, prima che altri soldi vadano sprecati in manovre di salvataggio», dopo la catastrofe planetaria provocata da «anni di comportamenti sconsiderati, tra cui la concessione di crediti inesigibili e l’avere giocato d’azzardo con i derivati». Teoricamente, siamo già alla bancarotta: se il governo rispettasse le regole del gioco, sono moltissime le banche che uscirebbero dal mercato. Nessuno sa con certezza quanto sia grande il buco: almeno due-tremila miliardi di dollari, se non di più.
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Mosler: zero tasse sul reddito, e la crisi sarà sconfitta
Cari concittadini americani, andrò dritto al punto. Ho tre nuove audaci proposte per riottenere tutti i posti di lavoro persi, e crearne altri ancora. Di fatto, abbiamo bisogno di almeno 20 milioni di nuovi posti di lavoro per recuperare la nostra prosperità e riportare l’America in alto. Prima di tutto, lasciatemi dire che la ragione per cui si sono persi posti di lavoro nel settore privato è sempre la stessa: si perdono posti di lavoro quando le vendite calano. Gli economisti descrivono la situazione con termini ricercati – la chiamano mancanza di domanda aggregata. In realtà, il concetto è molto semplice: un ristorante non licenzia nessuno quando è pieno di clienti, e non importa se il proprietario odia il governo, la burocrazia e la regolamentazione sanitaria. Uno studio di ingegneri non lascia a casa nessuno se ha ordini arretrati.
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Cremaschi: questi sindacati non servono più a nessuno
Scomparsi, proprio mentre c’è più bisogno di loro: «Bisognerebbe forse rivolgersi a “Chi l’ha visto?” per avere notizie dei gruppi dirigenti di Cgil, Cisl e Uil», i grandi sindacati ormai spariti anche dallo spettacolo mediatico, dopo aver puntato sulle elezioni: «La Cisl è stata promotrice della lista Monti, mentre la Cgil ha investito tutto sulla vittoria di Bersani». Sindacati da rottamare? Dopo la boutade di Grillo, spara senza pietà sulle grandi confederazioni lo stesso Giorgio Cremaschi, già leader della Fiom, da tempo critico contro gli ex colleghi: si sono buttati in politica in un tentativo disperato di affrontare la crisi del sindacalismo, «che ora sta precipitando dopo anni e anni di scivolamento verso il basso». Tentativo fallito, peraltro, «perché un gran numero degli iscritti alle loro organizzazioni non li ha seguiti e ha votato “5 stelle”», non “fidandosi” più di quelle che ormai appaiono soltanto nomenklature, timide nella denuncia di una crisi devastante, che sta provocando l’estinzione del lavoro e una inaudita catastrofe sociale.
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Münchau: bravo Grillo, scuoterà l’Europa contro la Merkel
Karl Marx con le elezioni italiane si sarebbe molto divertito. Il suo saggio “Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte” inizia con una frase: «Hegel da qualche parte scrive che tutti i personaggi e i fatti del mondo tornano sempre una seconda volta. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come una misera farsa». Marx si riferiva al colpo di stato di Luigi Napoleone del 1851 e al paragone con il putsch del suo ben più cattivo zio nel 1799. Si può fare un parallelismo simile fra la Germania di inizio anni ’30 e l’Italia di oggi. In entrambi i casi c’era un sistema di cambi fissi, allora il Gold Standard, oggi l’euro. Ci fu anche allora una politica prociclica guidata dalla follia dell’establishment: l’austerità durante la recessione. Finì con una disoccupazione di massa e la trappola del debito. In Germania la grande depressione terminò con una tragedia. L’Italia ha eletto un comico.
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Obama vuole il petrolio che Chávez restituì al suo popolo
Hugo Chávez è la spiegazione del perché, in America Latina, la parola socialismo ha ancora un significato, mentre in Europa lo ha perduto. Il significato sta nel fatto che là hanno applicato alcuni principi fondamentali: Chávez è stato un protagonista del socialismo, che in Europa è stato totalmente dimenticato. Questa spiegazione sta innanzitutto nei numeri. Nei circa vent’anni del suo governo, Hugo Chávez ha cambiato la faccia del Venezuela in modo radicale. E’ stato il suo potere, la sua guida, che ha portato il Venezuela al primo posto nella riduzione della povertà in quei paesi. Ha portato al dimezzamento della mortalità infantile. Ha portato una rivoluzione educativa che ha trasformato alle radici la cultura di quel popolo, perché adesso l’85% della popolazione sa leggere e scrivere – più di ogni altro paese latinoamericano. Un paese che ha meno disoccupazione di tutti gli altri paesi dell’America Latina, e con un’assistenza sanitaria senza confronti in tutto il continente, con l’aiuto di Cuba.
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Austerity demenziale: così l’Italia ha sconfitto la Merkel
Angela Merkel è la vera perdente nelle elezioni italiane. Quanto la sua euro-politica sia sbagliata, nei giorni scorsi è diventato chiaro a tutti. Mi aspetto che questa strada ci porti al disastro. La sua politica consisteva nel tentare di risolvere la crisi debitoria e di competitività nei paesi del sud Europa con un processo di aggiustamento unilaterale. Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, attraverso una politica di austerità, garantiscono il rimborso del debito e spingono verso una politica di riduzione salariale nel settore pubblico, che si propaga verso il resto dell’economia. In questo modo si pensava di prendere due piccioni con una fava. La speranza era che dopo uno shock breve e acuto, i debiti e i livelli salariali sarebbero tornati in equilibrio. Davvero intelligente, oppure no? Nei sogni. Né l’economia, né la politica funzionano nel modo in cui ci si immagina in Germania. Economicamente è stata un’analisi molto superficiale, senza considerare le conseguenze devastanti sull’economia complessiva.
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Il Guardian: grazie Italia, svolta democratica per l’Europa
«Oh giorno felice. Il risultato elettorale italiano è un trionfo per la democrazia. “Nessun Papa, nessun governo, nessun capo della polizia”, recitava un Tweet a diffusione virale che salutava l’arrivo a Roma della “politica punk”. Il risultato è un antidoto, non solo per la corrotta politica italiana, ma anche per il dogma di austerità che ora prende l’economia dell’Europa per la gola. L’unico modo di allentare la sua presa è attraverso il voto. Congratulazioni, Italia». Così il “Guardian”, attraverso Simon Jenkins, saluta il clamoroso risultato italiano. «Il trionfatore elettorale più spettacolare è Beppe Grillo, un comico satirico scatenato ma con un messaggio chiaro: l’austerità, l’euro e la corruzione tutti insieme sono la causa dei mali continui che tormentano l’Italia. Possiamo discutere i problemi, ma perché preoccuparsi quando nessuno ascolta? Basti dire alle autorità in carica, come fa Grillo, di andare affanculo. Quando i politici hanno bandito Grillo dalle Tv, questi si è messo a usare il blog e la piazza. Il suo colpo da ko è stato il voto».