Archivio del Tag ‘corruzione’
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Fiducia fragile, governo appeso ai voti di Fini
Mai più con Berlusconi: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, vero vincitore della prova di forza del 29 settembre alla Camera – dove la fiducia al governo è passata con il sostegno determinante di “Futuro e libertà”, insieme all’Mpa di Raffaele Lombardo – annuncia al fedelissimi nella sede di “FareFuturo” che dal 2 ottobre avvierà l’iter per trasformare Fli in soggetto politico: sostegno “di legislatura” al governo, senza firmare cambiali in bianco (specie sulla giustizia), sapendo che l’ex fondatore di An non si potrà più candidare a fianco di Berlusconi alle prossime elezioni, che il ministro Maroni (intercettato dalle telecamere de “La7”) scommette che saranno anticipate, a marzo 2011.
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Bocca: in Italia la mafia ha più fortuna della democrazia
Che cosa vuol dire super partes? Peraltro, è giustificato rimanersene super partes quando tutto ti rotola attorno? Se ho una critica per Napolitano, è proprio per la sua freddezza, per la sua distanza. Francamente, certe volte, non capisco il suo silenzio. Di fronte a un’emergenza come quella che stiamo vivendo, popolata di ladri e truffatori, credo che dovrebbe sentire il bisogno di intervenire più spesso. Nella crisi devastante del paese, ci sta anche la crisi dell’informazione. Informazione di regime: televisioni, giornali… asserviti, con rare eccezioni. Berlusconi riesce a imporre ovunque la sua visione propagandistica delle cose. Gli basta mezzo punto in percentuale in più di qualcosa per gridare al miracolo
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P3, fango e ricatti: ma la libertà è più forte della paura
Mentre Berlusconi parla di «calunnie» e «campagne furibonde» contro il governo, c’è in realtà un metodo nel lavoro della cosiddetta P3, che è venuto alla luce con chiarezza: è fatto di affari privati legati al comando pubblico, di istituzioni statali usate a fini personali, di relazioni privilegiate intorno a uomini potenti (Denis Verdini, Marcello Dell’Utri), di personaggi influenti arruolati per premere su personalità decisive – soprattutto nella giustizia – e infine di faccendieri svelti di mano e pronti a tutto, anche a essere bollati dal premier come «pensionati sfigati» quando la rete è scoperta. Ma per riuscire, il metodo ha bisogno di qualcosa in più: infangare, delegittimare, distruggere.
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Corruzione, il cupo trionfo dell’Italia oscura
Le cronache giudiziarie stanno ridisegnando l’Italia come una piramide di comitati d’affari, con vetta a Roma ma poi estesa ovunque, in una specie di federalismo dell’arte di arrangiarsi. La cosiddetta P3 ne è l’ultima immagine, dove riemerge perfino Flavio Carboni, vecchio piduista che ebbe il suo momento ai tempi dell’assassinio del banchiere Roberto Calvi, trent’anni fa. Ma l’elenco è lungo: la cricca di Anemone e gli appalti del G8; gli impuniti della ricostruzione dell’Aquila; le speculazioni ospedaliere in Lombardia dove pure la spesa sanitaria rispetto al Pil è la metà di quella della Campania bassoliniana. Proseguire sarebbe stucchevole. Meglio chiedersi come mai ritorni la corruzione, ingigantita e non di rado bipartisan, mentre l’opinione pubblica sembra indignarsi sempre meno.
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Bavaglio: mani legate ai giudici, altro no dall’Europa
Mentre in Italia riprende la polemica sulla legge-bavaglio con la manifestazione nazionale del 1° luglio all’indomani della condanna di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, dall’estero arriva la terza bocciatura al disegno di legge sulle intercettazioni. Dopo quella del Dipartimento di giustizia americano e quella dell’Ocse, è il Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione) a prendere posizione: «Questa legge potrà creare gravi difficoltà alla lotta alla criminalità organizzata», afferma Drago Kos, già noto come lo “zar” della guerra alle tangenti quando dirigeva la polizia slovena. Oggi, Kos è a capo di questo importante organo del Consiglio d’Europa, che vigila sulle misure legislative per la lotta alla corruzione.
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Saramago: l’Italia abbia più rispetto della sua civiltà
«Ciò di cui ha più bisogno il popolo italiano, di questi tempi, è il rispetto di se stesso». Lo afferma il Premio Nobel portoghese José Saramago, scomparso il 18 giugno, nel suo ultimo messaggio: ho ha registrato in video per la missione della “nave dei diritti” (“Lo sbarco”) che approderà a Genova il 25-26 giugno per contestare il clima politico, la corruzione dilagante e la censura. L’Italia, dice lo scrittore, ha suscitato vere e proprie passioni nella gente: com’è che si è lasciata «cadere così in basso»? Non molto tempo fa, «l’Italia è stata un esempio per l’Europa, con Garibaldi, con Verdi». Letteratura, arti, filosofia. «Com’è che è caduta? Io credo, per quello che fa cadere i popoli: la corruzione».
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Se la politica si suicida, non resta che la corruzione
Mettiamo le cose in chiaro: la magistratura, le inchieste, le intercettazioni, gli indagati e gli arresti non c’entrano (quasi) nulla. La questione è tutta politica. E della politica. Anche perché, altrimenti, il garantismo estremizzato diventa una sudditanza uguale e contraria al giustizialismo esasperato: fino a quando non si è condannati in terzo grado tutto è ok, tutto fila liscio, tutti sono irresponsabili. E così ogni decisione politica, ogni scelta e ogni giudizio di merito sono delegati, nel bene e nel male, alla magistratura. Come se i giudici fossero il centro di gravità permanente di ogni potere democratico.
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Pronti al dopo-Silvio? Inglesi, 10 domande al Pd
«Avete un Obama capace di sfidare Berlusconi in carisma e popolarità ma al tempo stesso di creare una visione, un sogno per gli elettori che dovrebbero votarvi?». E’ il quesito che conclude le “dieci domande” all’opposizione italiana, un decalogo nato dalla conferenza “Berlusconi and beyond: prospects for Italy” promossa a Birmingham da Geoff Andrews, italianista della Open University, con il patrocinio della Birmingham University. Il centro-sinistra ha i programmi, le risorse e i leader per togliere il potere a Berlusconi e attuare una stagione di profonde riforme?
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Monicelli: abusi e scandali, per il potere si arriva a uccidere
Mario Monicelli ha raccontato, senza indulgenza e per mezzo secolo, i vizi nazionali. Che film girerebbe per raccontare questa sinistra impegnata a rincorrere gonne o notti proibite? «Un film durissimo. Una farsa senza sconti. La farsa è il tipo di racconto meno accomodante che esista». Attori? «Buster Keaton o Totò. Nel rappresentare il livello di questa classe politica, non voglio far piangere. Per disperarsi, i motivi, comunque, non mancherebbero». Così il grande regista toscano, 95 anni, intervistato da Malcom Pagani per “Il Fatto Quotidiano”.
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Craxi vittima sacrificale o politico di cui vergognarsi?
Bettino Craxi fu la «vittima sacrificale» offerta per risolvere una crisi «morale e istituzionale» che riguardò «l’intero sistema politico». Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha ricordato così il leader socialista durante un convegno organizzato il 19 gennaio, all’indomani della lettera che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato alla vedova nel decennale della scomparsa dell’ex premier, rifugiatosi in Tunisia per sfuggire ai processi di Mani Pulite. «Aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica – scrive Napolitano – impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana».
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Moni Ovadia: diritti, le battaglie civili che ci attendono
«Papà, cos’è la felicità?», chiedevano le figlie a Karl Marx. E lui rispondeva: «Felicità per me è lottare». Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano: «E’ catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c’è un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona». Finché questa situazione perdura, non ci sono vie d’uscita.
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Ecomafie, Lannes sotto tiro: non mollo, dovrete uccidermi
«Non sono un eroe e non temo la morte. Scrivo per passione, per amore della verità. Appartengo a una specie in via di estinzione. Non mollerò mai». Misteri d’Italia, corruzione, speculazioni, eco-mafie. Gianni Lannes, giornalista freelance per quotidiani e periodici e fondatore di “Italia Terra Nostra”, è un reporter sotto tiro: un’auto incendiata a luglio, promesse di morte arrivate via mail e, nei giorni scorsi, l’esplosione della seconda vettura. «Se pensano di intimidirmi così, perdono tempo. Possono soltanto ammazzarmi», dichiara in una lunga intervista concessa ad Antonella Beccaria per il blog “Xaaraan”.