Archivio del Tag ‘Corriere della Sera’
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Gheddafi azzoppato, sperava nel nostro infinito cinismo
Credere o non credere a Muhammar Gheddafi? Prima di rispondere è bene aspettare i fatti, anche se va detto che il leader libico sta giocando la sua partita definitiva, impegnato nella fatale partita a scacchi con la morte – ricordate il film di Bergman? Però, più che agli scacchi, Gheddafi per ora ha giocato a poker: non conoscendo le regole, forse neppure il decalogo psicologico del gioco, ma praticando con disinvoltura il bluff. Appena il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la tardiva “no-fly zone”, ecco che lo spietato leader è diventato quasi un coniglio e ha accettato – per ora, a parole – le decisioni vincolanti delle Nazioni Unite, di cui il suo paese fa parte.
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Trappola radioattiva: solo il referendum ci salverà
Mentre il Giappone commuove il mondo lottando con la forza della disperazione contro i reattori “impazziti” di Fukushima e l’Unione Europea ormai parla apertamente di «rischio apocalisse», preparandosi a rivedere – e poi archiviare? – l’energia atomica sul vecchio continente, il governo italiano non fa una piega e insiste: vuole le nuove centrali, ripete, anche se in tre anni non è andato oltre i proclami e le stesse Regioni promettono barricate contro i futuri impianti. Una situazione paradossale, in un paese che si è già pronunciato contro l’energia dell’atomo. Ora il nuovo referendum – per bloccare il ritorno al nucleare – è l’ultima speranza: «Non votare sarebbe un suicidio», avverte Adriano Celentano, autore di un accorato appello sul “Corriere della Sera”.
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Quirra, radiazioni pericolose? Sotto sequestro anche il mare
La denuncia arriva da Bettina Pitzurra, attivista dell’Irs e componente del Comitato per la salvaguardia ambientale del Sarrabus. «Dopo un’immersione subacquea nei pressi di Capo San Lorenzo a Quirra, quattro turisti milanesi hanno perso tutti i denti nel giro di pochi mesi», ha dichiarato l’insegnante di Castiadas ai microfoni degli inviati di “Current tv”, il canale satellitare sulla piattaforma Sky di Rupert Murdoch. In più ci sono le denunce raccolte in questi giorni dalla Procura di Lanusei e dalla Squadra mobile di Nuoro: diverse persone hanno dichiarato di essersi ammalate dopo aver fatto il bagno a Quirra», dove si inabissano i missili sparati da Perdas de Fogu.
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Martirio Libia, esercito diviso dal genocidio: è guerra civile
Mille morti nelle strade, migliaia di feriti, sangue e terrore: gli ultimi giorni di Muhammar Gheddafi assediato nel bunker di Tripoli e protetto da miliziani e mercenari si trasformano in un incubo, con almeno 200.000 profughi che cercano scampo via mare. Mentre l’Onu condanna la spaventosa brutalità della repressione – raid aerei con bombe sulla folla – il Colonnello lancia l’estremo, terribile avvertimento: lotterà fino alla morte, seminando strage. Si profila una guerra civile, tra diversi reparti dell’esercito, nel caos più assoluto. E’ il quadro che tutti gli analisti prefigurano: frammentate e divise, senza un riferimento politico dopo 40 anni di black out, le forze armate libiche non sono in grado di risolvere rapidamente la situazione. Si annuncia una vera e propria catastrofe umanitaria.
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Balene, stop alla mattanza: Sea Shepherd piega il Giappone
Il Giappone alza bandiera bianca: per ora sospende la caccia alla balena e probabilmente annullerà la “missione” in corso nelle acque dell’Antartico. La flotta baleniera nipponica, autorizzata ancora una volta a compiere l’ennesima mattanza – bottino, mille cetacei – si arrende per ora agli eco-pirati di Paul Watson, leader dell’associazione Sea Sheperd: con le loro veloci imbarcazioni d’assalto, i “pastori del mare” si interpongono tra arpioni e balene, ostacolando le operazioni di macelleria marittima condotte con l’alibi assurdo della ricerca scientifica. Impossibile manovrare in un mare brulicante di spericolati incursori, scesi in campo a difesa delle balene.
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La Cia, il boia Suleiman e la spazzatura della storia
Quattro morti e 1.500 feriti, museo egizio in fiamme, giornalisti picchiati a sangue: a far precipitare nel caos la protesta rivoluzionaria del Cairo, la comparsa di miliziani pro-Mubarak ora condannata da Obama, che si affretta a chiedere una «transizione immediata» fra il regime assediato – che non si rassegna a cedere il potere – e la vasta ondata popolare che ha portato in piazza milioni di persone, in nome della svolta democratica promossa dalle opposizioni coordinate da Mohammed El Baradei. Una situazione esplosiva, che sembra fatta apposta per esasperare la folla e rianimare così il fantasma dell’estremismo islamico, finora assente dalla contesa egiziana. E mentre Washington getta l’ex alleato Mubarak nella spazzatura della storia, la stampa americana riscopre – in ritardo – il “passato nero” di Omar Suleiman, formidabile aguzzino per conto della Cia durante l’era Bush.
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Finanziare il futuro: ora paghi chi ha già avuto tutto
Dice Silvio Berlusconi che mai e poi mai un governo da lui presieduto varerà una tassa patrimoniale. Rischia così di finire subito in archivio una delle poche proposte concrete e interessanti emerse in un dibattito pubblico monopolizzato dalle note vicende. Ma forse non è il caso di disperare: bisogna prima vedere quanto durerà, il governo in carica, e magari capire se anche Giulio Tremonti è così ostile all’ipotesi di una patrimoniale. Per fortuna, in attesa degli sviluppi politici, un primo risultato è stato messo a segno. I recenti interventi di Walter Veltroni e Giuliano Amato, nonché la dettagliata proposta di tassazione del patrimonio immobiliare avanzata da Pellegrino Capaldo l’altroieri sul “Corriere della Sera”, hanno sdoganato il tema dalla terra di nessuno in cui si trovava
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Dighe italiane in Montenegro: addio all’ultimo paradiso?
Non sbarrate quel fiume: sarebbe una catastrofe per una delle aree naturali più integre d’Europa. L’allarme è partito dal Wwf, che ha denunciato il piano idroelettrico italiano per lo sfruttamento del fiume Morača, in Montenegro, alle spalle della capitale Podgorica: sotto accusa il progetto originario, costituito da quattro giganteschi sbarramenti. «Se fosse attuato, decreterebbe la fine di un autentico santuario della natura, con effetti devastanti anche sull’ecosistema del lago di Scutari, al confine con l’Albania, di cui il fiume è tributario». Niente paura: «Modificheremo il progetto», promettono i costruttori italiani. Ma l’opposizione montenegrina non si fida. E teme che tutti i vantaggi energetici vadano all’Italia, magari dopo aver devastato la valle più verde del paese balcanico.
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Caso Cucchi, sotto processo sanitari e polizia penitenziaria
Tre agenti della polizia penitenziaria, un dirigente dell’amministratore carceraria e nove sanitari, tra medici e infermieri, in forza all’ospedale giudiziario Pertini di Roma: per la morte di Stefano Cucchi 12 rinvii a giudizio e una condanna con rito abbreviato. Le imputazioni: lesioni, falso, abuso d’ufficio e abbandono di incapace. Queste le decisioni prese dal gup Rosalba Liso a conclusione dell’udienza preliminare il 25 gennaio per l’atroce morte del giovane romano, avvenuta il 22 ottobre del 2009 al Pertini, sei giorni dopo l’arresto per droga da parte dei carabinieri. Il processo prenderà il via il 24 marzo davanti alla terza corte d’assise di Roma. «Il gup la pensa come noi: e cioè che Stefano è morto per le botte», commenta a caldo la sorela di Stefano, Ilaria Cucchi.
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Reportage sgraditi alla Fiat: via De Bortoli dal Corriere?
A John Elkann, presidente della Fiat e secondo azionista del “Corriere della Sera”, non sono piaciuti i servizi sul caso Mirafiori e in particolare le analisi di Massimo Mucchetti. Il direttore, Ferruccio De Bortoli, reagisce in modo esplicito: parla di un «establishment economico e finanziario» che «mostra di gradire poco le voci libere e le critiche: preferisce gli amici e i maggiordomi». Lo stesso Elkann ha visitato la redazione dopo aver firmato una lettera di protesta contro la direzione politica del giornale. Ma non c’è solo Fiat: nel Cda di Rcs Quotidiani siedono anche Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Diego Della Valle e Marco Tronchetti Provera.
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Tunisi, il regime si arrende alla rivolta popolare
Dopo quasi un mese di rivolta per il pane e 66 morti nelle piazze, il regime tunisino si è arreso: il “presidente benevolo”, ribattezzato “il Pinochet arabo” dai blogger indipendenti del Medio Oriente, il 13 gennaio ha annunciato in televisione la propria capitolazione, scatenando l’entusiasmo popolare nelle strade nonostante il coprifuoco. Dopo voci che davano per imminente il ricorso all’esercito, Ben Alì – forse dissuaso proprio dai militari, non disponibili a schierare i carri armati – ha annunciato che nel 2014 metterà fine al proprio regno che dura da 23 anni. E intanto ha esaudito le pressanti richieste della folla, inferocita dalla fame e dalla brutale repressione: saranno calmierati i prezzi del pane, del latte e dello zucchero.
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La Cina assorbe il nostro debito: si sta comprando l’Europa
Il sorpasso è vicino. Nel grande portafoglio cinese, gonfio di contratti tedeschi e spagnoli appena firmati dal vicepremier Li Keqiang, presto saranno custoditi più bond europei che titoli di Stato americani. Lo stock del debito pubblico europeo in mani cinesi oggi sarebbe pari a circa 630 miliardi di euro. «L’euro e i mercati finanziari europei – afferma il presidente della Banca Popolare cinese, Gang Yi – sono e saranno uno dei settori di investimento più importanti per le riserve cinesi in valuta estera». Affari e politica, una contabilità doppia: la Cina assorbe il debito e in cambio acquista aziende e tecnologia. Ultimo caso, la Spagna: da una parte intese commerciali per un controvalore di 7,3 miliardi di euro, dall’altra l’impegno di Pechino a sottoscrivere titoli di Stato iberici per circa 6 miliardi di euro.