Archivio del Tag ‘coprifuoco’
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Carpeoro: Mattarella ha salvato l’Italia, esigendo l’aiuto Ue
Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice sortita di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».Premessa: del coronavirus continuiamo a sapere poco. Notizie confuse, non si sa quanto attendibili. Numeri? «Piccoli, tutto sommato: un virus molto aggressivo e contagioso, ma scarsamente letale», specie se si ipotizza che i contagiati siano un numero immenso, ben superiore a quello finora conteggiato. Il dramma, in Italia? «Semplice: troppo pochi i posti letto in terapia intensiva, per chi ha complicazioni serie». La risposta medica risolutiva? Per ora, a quanto pare, non ce l’ha nessuno. Sembra decisiva la relazione tra il coronavirus e una proteina, responsabile dell’attacco ai polmoni: che sia quella, la “corona” da togliere al maledetto virus? E poi: si tratta di un organismo fabbricato in laboratorio e rilasciato dolosamente? Carpeoro non ci crede: propende per un incidente colposo, una “fuga” accidentale del virus. Cosa che avrebbe preso in contropiede la stessa “sovragestione”, cioè la regia occulta dei grandi poteri sovranazionali. Riflessioni che Carpeoro offre il 15 marzo in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”.Massone, dirigente del Movimento Roosevelt, avvocato e autore di romanzi, Carpeoro è impegnato nella pubblicazione, a puntate, della serie di saggi “Summa Symbolica”, che insegna a decifrare il linguaggio dei simboli nei quali siamo immersi, spesso senza accorgercene. Ormai, almeno in Italia, il mondo si è capovolto: all’epidemia di panico (ottimi medici, ma ospedali insufficienti) si è aggiunto il “coprifuoco”. «Una decisione probabilmente giusta – dice Carpeoro – se fosse stata adottata tempestivamente, da subito». Intanto, c’è chi fa lo spiritoso. Un conduttore televisivo britannico, Christian Jessen, se la ride: per gli italiani, dice, la quarantena obbligatoria è solo una scusa per non andare a lavorare. «Se avessimo un vero ministro degli esteri, anziché Di Maio – protesta Carpeoro – quel signore inglese sarebbe già stato licenziato: ve lo immaginate uno come Mentana che insulta un intero popolo e poi resta al suo posto?». Per Carpeoro, il dramma nel dramma è la scarsa credibilità del sistema-Italia, per colpa degli attuali politici. Il flash-mob alle finestre, cantando l’inno di Mameli? «Fuori luogo: del resto, già nel medioevo eravamo un popolo di guitti, più che di sovrani».Certo, ormai il virus dilaga: e negli Usa, dice Carpeoro, la situazione potrebbe farsi catastrofica, data la scarsissima assistenza sanitaria per molti cittadini statunitensi, in un paese in cui la salute è roba da ricchi. C’è chi si consola perché Trump è risultato negativo, al tampone? E’ una non-notizia: «Al cervello, dovrebbero fargli il test: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito con i dazi, e noi non abbiamo fiatato». Ecco il punto: l’Italia non s’è desta, nemmeno per idea. Semmai è stato il presidente della Repubblica, lui solo, a svegliarsi: e la sua protesta, educata ma ferma, è suonata con una minaccia da prendere nel mondo più serio. «L’Italia – spiega Carpeoro – può sospendere il Trattato di Schengen: avete idea di cosa significhi?». L’intera economia continentale (non solo la nostra) potrebbe andare in tilt. Dunque cos’è accaduto, ai piani alti? Ecco la ricostruzione di Carpeoro: in prima battuta, a Christine Lagarde era stato chiesto di non fare sconti al nostro paese, immaginando che, come al solito, non avremmo reagito. Quando invece s’è visto che l’Italia – a sorpresa – ha reagito eccome, tramite Mattarella («l’Ue sia solidale, non di ostacolo all’Italia»), allora la situazione si è capolvolta.«Siamo tutti italiani, non vi lasceremo soli», ha ripetuto – nella lingua di Dante – la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, mentre la stessa Bce provvedeva a correggere il tiro. Secondo Carpeoro, sono stati gli “azionisti” della Lagarde a impartirle il contrordine. Basterà? Non è detto, ovviamente: «Tutto dipenderà da come li useremo, quei miliardi che ora ci lasciano finalmente spendere, incredibilmente, senza che vadano a pesare sul debito: certo, c’è la possibilità concreta di trasformare il coronavirus, da emergenza nazionale e opportunità di rilancio». E’ presto per dirlo, ma la partita potrebbe essere epocale: la fine dell’austerity. E Mattarella? «Ha mostrato la stoffa, tutta democristiana, dei veri statisti. Ricorda il Moro che negli anni Settanta disse “non ci faremo processare nelle piazze”, annusando la possibile Tangentopoli già allora in arrivo». Fino a ieri sempre timido e accondiscente coi poteri europei, perché ora il capo dello Stato non esita a maltrattare Bruxelles? Perché l’Italia è nei guai, ovviamente. E i super-poteri Ue lo temono: sanno che Mattarella fa sul serio. «Anche perché – chiosa Carpeoro – alla sua età, non ha più niente da perdere. Esattamente come il “picconatore” Cossiga: altro democristiano, non a caso».Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice esordio di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».
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Magaldi: ma Conte dovrà pagare, per aver rovinato l’Italia
«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».Probabilmente, aggiunge il leader “rooseveltiano”, «oggi gli italiani si meritano i politici che hanno: sono una masnada di cialtroni, uno peggio dell’altro, dalla maggioranza all’opposizione». La colpa più grave? «Il messaggio inviato al paese: siccome non abbiamo le risorse sanitarie, hanno detto, noi dobbiamo fare la quarantena; dobbiamo chiudere un intero paese, perché le risorse sanitarie non sono sufficienti a curare chi ne ha bisogno». A quanto pare, continua Magaldi, «chiunque, d’ora in poi, potrà pensare di rilasciare dolosamente dei virus per provocare dei danni». La Tv di Stato russa dà per scontato, a torto o a ragione, che il coronavirus sia stato rilasciato di proposito. «Dobbiamo sapere che questa possibilità esiste: mettere in circolazione dei virus oggi è facilissimo, e nel mondo globalizzato non incontrano ostacoli», ammette Magaldi. «E noi che facciamo, nei prossimi anni? Ogni volta chiudiamo l’Italia?». In realtà, «con strutture adeguate all’emergenza, non ci sarebbe bisogno di chiudere il paese».Le conseguenze, intanto, come già sappiamo saranno gravissime: «Qualcuno sovravviverà grazie a indennizzi e sgravi fiscali, ma moltissime aziende falliranno», anche perché si fà per scontato che l’emergenza, purtroppo, non finirà certo il 3 aprile. «Questa è la mazzata finale, per l’Italia», sottolinea Magaldi. «Non erano bastati gli eventi del passato recente: la svendita, le privatizzazioni, il “massacro” della classe politica della Prima Repubblica e il varo di una nuova classe politica, farlocca, che nella Seconda Repubblica ha permesso a poteri altri di fare tutto quello che volevano». Non è bastata la crisi del 2008-2009, non è bastata la “cura” dell’austerity: «Adesso, guardacaso, proprio in Italia si fa qualcosa che nessun altro sta facendo, altrove: e questo comporterà conseguenze catastrofiche». Per Magaldi «siamo al paradosso, alla follia e anche al crimine: e qualcuno dovrà rispondere, di tutto ciò».Secondo il presidente del Movimento Roosevelt, siamo di fronte a una sorta di esperimento: «Come sempre, l’Italia è un campo cruciale per esperimenti sociologici, politologici ed economici. Qualcuno, a un certo punto, ha pensato che fosse la volta buona per ammazzare definitivamente il sistema Italia?». In altre parole: «C’è qualcuno che sta intervenendo, pensando di mettere l’Italia in una condizione di difficoltà a cui, finora, non erano giunte neppure le peggiori politiche imposte dalla “Disunione Europea”?». Inquietante il “cambio di abitudini” evocato da Conte, che ricorda quello inaugurato di fronte allo spauracchio del terrorismo globale: «Dovevamo essere disposti a rinunciare alla nostra libertà in cambio di più sicurezza. E qui, a cosa dobbiamo essere disposti a rinunciare, in futuro?». Secondo Magaldi, è pericoloso «abituare in modo così facile un paese ad “appecoronarsi” alla presunta ragion di Stato, al principio della salute pubblica, in nome del quale si ammazzano intere filiere produttive».Ma intanto, insiste Magaldi, chi oggi si è preso la responsabilità di “chiudere” l’Italia «dovrà pagare, per questo». E se il governo non agirà prontamente per risarcire le aziende che ha colpito, «bisognerà dire agli italiani che, se non sono in condizione di pagarle, forse le tasse non le dovranno pagare, e così i mutui. Ci sono le basi per presentare il conto a chi di dovere». Conte? «E’ un cameriere, fra i tanti: in parte gestisce le cose male, essendo incapace (come i suoi ministri) di governare questo paese». Secondo Magaldi, ha ragione Sgarbi: «Questo Consiglio dei ministri è uno dei peggiori di sempre, composto di persone incompetenti, inette, asservite». Siamo stati gli unici, al mondo, a imporre il coprifuoco all’intero paese: «La Cina aveva chiuso solo la regione di Wuhan, e poteva permetterselo. Così adesso, dopo aver instaurato un meccanismo ultra-draconiano – lo stesso che i minchioni italiani hanno emulato – Xi Jinping ha fatto la sua camminata trionfale nei luoghi dove c’era stata la quarantena e le attività produttive sono riprese». L’Italia, invece, è sull’orlo del baratro: e stavolta con anche il cappio al collo chiamato Mes.«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».
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Virologo: in Italia 18.000 morti di influenza, e i media zitti
Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.Se i media due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000 malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di 750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo ricoverati 650 in tutto). Questi dati confermano che siamo di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media. Ci dicono che in Italia abbiamo il più alto tasso di letalità? I dati più affidabili vengono dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per mille (1/12 dei nostri). Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore (persone infettate) assai ridotto e selezionato: il che ingigantisce falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità. Tra i tanti messaggi che arrivano nei social, spiccano gli appelli dei medici di rianimazione, veramente preoccupanti. Il nostro sistema sanitario pubblico collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del Ssn) è stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi chirurgie e rianimazioni. Questo fatto non sarà mai ribadito e condannato abbastanza.Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i malati gravi con Covid-19, mentre sono condivisibili sul piano umano, sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poi rivelarsi veri e propri “fuochi di paglia”: la Sars del 2002 (8.000 casi in tutto) e la Mers del 2012 (800 casi). Notate che la Sars ebbe una letalità del 9% e la Mers addirittura del 38%.Stanno arrivando voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli Usa che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus. Tanto rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli ultrasessantacinquenni italiani – non solo quell’anno, ma anche negli anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli Usa, come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro ministero della salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24 milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica: di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle Asl. Parlare di Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime elezioni) o di Usa (pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.Cosa penso delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano? Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia “la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria, ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili”, ma mi domando: verso chi? Verso la Ue? Verso la Nato? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni. Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale. E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza e coscienza, io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche vela, e di stare (quasi) zitto.Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da trent’anni di “filibustering” neoliberista, ma anche urlante a squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato, seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di “incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il prodotto Xy come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità (sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità) “spaventosa”. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate; ma un grande quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498 letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone positivo per Covid-19.(Leopoldo Salmaso, dichirazioni rilasciate a Patrizia Cecconi per l’intervista “Il tasso di letalità del coronavirus in Italia è almeno 10 volte inferiore ai dati ufficiali”, pubblicata da “L’Antidiplomatico” l’11 maezo 2020. Epidemiologo e virologo, specialista in malattie infettive, il dottor Salmaso vanta una lunga esperienza internazionale in paesi come la Tanzania, dove conduce progetti sanitari secondo i protocolli prescritti dall’Oms).Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.
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Coprifuoco: siamo in guerra, anche se non si sentono spari
(Siamo in guerra, ma non si sentono spari. C’è solo un ronzio quotidiano, che lascia indovinare un colossale imbroglio. Nessuno sa più quello che sta succedendo, ma tutti credono ancora di saperlo e vivono come in tempo di pace, limitandosi a scavalcare macerie). Treni speciali. Spiegarono che le razioni sarebbero finite e bisognava ripensare la propria strategia familiare. Così dissero. Immaginavano che ciascuno fosse già pronto, da tempo, a contare sulle proprie risorse: indumenti, cibo, utensili. Un profugo si fece avanti con una valigia di euro. Dissero che poteva tenerseli: questione di giorni, e il loro valore sarebbe crollato al di sotto di un chilo di manzo, di un litro di benzina. Uno dei portavoce parlò chiaro: fortunato chi ha un campo, un orto, un pezzo di terra. Avevano compreso? Eccome. Tant’è vero che i montanari e quelli delle colline giravano già armati. E noi? Noi che facciamo, adesso? Quando prese la parola il delegato della circoscrizione metropolitana, la riunione si sciolse. Per voi ci saranno treni speciali per portavi al sicuro, disse in modo evasivo quello che sembrava il capo, sistemandosi il cinturone della tuta mimetica.
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Magaldi: sta cambiando tutto, e adesso ve ne accorgerete
Forse adesso anche i più sprovveduti, i teorici della “follia estiva” del Papeete, capiranno perché Salvini ha staccato la spina al governo gialloverde, una volta capito che Conte e Tria gli avrebbero impedito di alleggerire la pressione fiscale e inaugurare una politica finalmente espansiva. Ultimo tradimento, il voto dei grillini per Ursula von der Leyen alla Commissione Europea. Ragionamento del leghista: guai se resto al governo, costretto a firmare una manovra che rappresenta l’esatto contrario di quanto promesso. Risultato: Salvini ora fa il pieno alle regionali in Umbria (57,5%), umiliando Zingaretti e in particolare Di Maio, con i 5 Stelle al di sotto dell’8%. «Logico che gli italiani, a partire dall’Umbria, puniscano le forze del Conte-bis e la loro manovra finanziaria deprimente, persino preoccupante», con la crociata contro i mini-evasori e la demonizzazione del contante. Gioele Magaldi canta vittoria: il suo Movimento Roosevelt si è schierato con la Tesei sostenendo “Umbria Civica” del battitore libero Nilo Arcudi: «Non per rieditare l’obsoleto e deludente centrodestra, ma per promuovere un dialogo trasversale coi progressisti del centrosinistra, contro i conservatori di entrambe le coalizioni».Un esito scontato: «Nel 2018, i gialloverdi avevano promesso un vero cambiamento: assaporato il quale, ora gli elettori non possono digerire l’imbarazzante Conte-bis», sottomesso ai consueti vincoli-capestro imposti da Bruxelles. Per Magaldi, tutto sta insieme: gli elettori umbri premiano il Salvini che si è circordato di economisti post-keynesiani come Bagnai e Rinaldi, contrari alla “teologia” del rigore Ue. Nel frattempo, Giuseppe Conte è sulla graticola: oltre alla débacle umbra, che taglia le gambe alla grottesca alleanza tra il Pd e i grillini che proprio in Umbria li avevano denunciari, facendo cadere la giunta “rossa” di Catiuscia Marini, il premier teme sviluppi dal caso Russiagate, dopo le strane omissioni (segnalate dal “Corriere della Sera”) che rendono incompleta, se non reticente, la sua prima audizione al Coapasir. Il sospetto: Conte avrebbe usato in modo improprio i servizi segreti italiani, mettendoli a disposizione del ministro statunitense William Barr, impegnato a cercare prove contro Joe Biden, rivale di Trump. Non è tutto: proprio mentre Perugia si trasformava nella Caporetto di “Giuseppi”, il “Financial Times” ipotizzava che Conte potrebbe essere accusato di conflitto d’interessi per aver fatto da consulente a un fondo d’investimento di area vaticana, ora accusato di corruzione.«Me ne compiaccio», dichiara Magaldi, irridente, pensando alla “macchina del fango” scatenata contro Salvini per “Moscopoli”, anche attraverso il servizio di “Report” trasmesso in prossimità dell’audizione di Conte al Copasir e alla vigilia delle elezioni in Umbria. «Segno che tra i cosiddetti “poteri forti” non ci sono soltanto quelli di segno reazionario, che sostengono il Conte-bis, dopo aver sorretto i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni». Esponente italiano del network massonico progressista internazionale (Grande Oriente Democratico, Rito Europeo Universale), Magaldi annuncia: i massoni progressisti sono impegnati in una controffensiva, in tutto il mondo, dopo i decenni devastanti della globalizzazione neoliberista. Il presidente del Movimento Roosevelt cita la Cina, che ha rimosso la governatrice di Hong Kong contestata dalla popolazione, e segnala anche l’esultanza di Trump per l’annuncio della morte del capo dell’Isis, «il massone reazionario e terrorista Abu Bakr Al-Baghdadi, esponente della superloggia “Hathor Pentalpha” fondata dal clan Bush per terremotare il pianeta anche col terrorismo, grazie ad affiliati come lo stesso Osama Bin Laden».Se le creazioni supermassoniche chiamate Isis e Al-Qaeda avevano marcato l’ultima svolta (terroristica) del piano di dominio del pianeta, fondato sulla strategia della tensione internazionale per imporre a mano armata questa globalizzazione a senso unico e senza diritti, secondo Magaldi – autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) – tutto era cominciato l’11 settembre 1973 in Cile, con il golpe di Pinochet che aveva introdotto con la massima violenza la dottrina neoliberista della “scuola di Chicago” di Milton Friedman. A maggior ragione, dice oggi Magaldi, riempie il cuore – oggi – assistere a una protesta spettacolare come quella in corso a Santiago del Cile, sfidando il coprifuoco imposto da un governo che, come allora, ha schierato i carri armati nelle strade. «Tutto sta cambiando, a livello planetario, grazie alla regia della massoneria progresista», avverte Magaldi, lasciando capire che lo stesso Salvini – in apparenza esaltato dai mojito del Papeete, ad agosto – è stato «sapientemente consigliato» sul da farsi. «Salvini sta studiando», disse Magaldi, dopo il divorzio del leader leghista dal governo coi grillini. «E’ vero, sto studiando», ha confermato Salvini, nel “duello” televisivo con Renzi, da Bruno Vespa.«Fortemente trasformata da Salvini, la Lega è comunque ancora caratterizzata da un’impostazione tradizionalista, ad esempio in merito ai diritti civili (unico merito di Renzi, l’aver varato almeno le “unioni civili”)». Tuttavia, aggiunge Magaldi, «il Carroccio di Bossi e Maroni era apertamente liberista, mentre la Lega di Salvini si è affidata a economisti progressisti, dotati di una visione che prevede il ritorno dell’intervento dello Stato nell’economia: meno tasse e investimenti strategici da non inserire nel computo del deficit». Se son rose fioriranno, sembra dire Magaldi: anche perché, in ogni caso, tutti gli altri (Conte e Di Maio, Zingaretti e Renzi, lo stesso Berlusconi) non hanno mai osato neppure ipotizzare un cambio delle regole, da intavolare a Bruxelles. Potrebbe farlo ora l’ipotetico “nuovo” Mario Draghi, che – di colpo – evoca la sovranità monetaria, con l’emissione di denaro illimitata prescritta dalla Modern Money Theory? Meglio non correre con la fantasia, raccomanda Magaldi: Draghi potrebbe sostituire Conte «solo se si facesse garante con Bruxelles di una vera espansione della spesa strategica per l’Italia», e dopo aver fatto ammenda delle sue “malefatte”. «Come per la mafia contano i pentiti, che ne scardinano l’organizzazione, così Draghi dovrebbe dimostrare di essere davvero pentito della sua pessima governance reazionaria e neoaristocratica, prima di Bankitalia e poi della Bce».Forse adesso anche i più sprovveduti, i teorici della “follia estiva” del Papeete, capiranno perché Salvini ha staccato la spina al governo gialloverde, una volta capito che Conte e Tria gli avrebbero impedito di alleggerire la pressione fiscale e inaugurare una politica finalmente espansiva. Ultimo tradimento, il voto dei grillini per Ursula von der Leyen alla Commissione Europea. Ragionamento del leghista: guai se resto al governo, costretto a firmare una manovra che rappresenta l’esatto contrario di quanto promesso. Risultato: Salvini ora fa il pieno alle regionali in Umbria (57,5%), umiliando Zingaretti e in particolare Di Maio, con i 5 Stelle al di sotto dell’8%. «Logico che gli italiani, a partire dall’Umbria, puniscano le forze del Conte-bis e la loro manovra finanziaria deprimente, persino preoccupante», con la crociata contro i mini-evasori e la demonizzazione del contante. Gioele Magaldi canta vittoria: il suo Movimento Roosevelt si è schierato con la Tesei sostenendo “Umbria Civica” del battitore libero Nilo Arcudi: «Non per rieditare l’obsoleto e deludente centrodestra, ma per promuovere un dialogo trasversale coi progressisti del centrosinistra, contro i conservatori di entrambe le coalizioni».
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Caccia al nero, polizia killer: prove generali per Usa 2016
Stava durando a lungo, il silenzio dei media nostrani dagli Usa, che di solito riportano ogni piccolo soffio dal loro baricentro americano. Eppure hanno bucato per giorni una notizia di gran peso: un’importante città statunitense, Baltimora, vive ore di tensione drammatica dopo l’ennesimo episodio di violenza poliziesca, l’assassinio di Freddy Gray, un 25enne troppo poco bianco per gli standard della polizia d’oltreoceano. I nostri media, che cercano brutalità poliziesche solo ad Est, provano a non accorgersi di quel che accade a Ovest, né mettono in primo piano le esplosioni di rabbia che una folla inferocita di baltimoriani sta rivolgendo a ogni livello di autorità in risposta all’ennesima goccia di sangue che fa traboccare il vaso afroamericano. “La Repubblica” on line, per esempio, ha ammortizzato la notizia puntando tutto sul buffo video che mostra un’energica Big Mama prendere a ceffoni il figlio adolescente che partecipa alla sedizione. Il risultato è che il lettore sa poco della sedizione e si immerge nella melassa della “nuova icona social della rivolta”, senza nemmeno accedere allo hashtag autenticamente social del momento, #BaltimoreRiots.A volerle vedere, c’erano ben altre potenti icone. Come ci fa notare il blogger Zeroconsensus, i manifestanti si sono impadroniti perfino del municipio cittadino, ammainando la bandiera americana con i suoi tipici colori blu e rosso per issarne una dove i colori sono sostituiti dal nero. Provo a immaginare una scena simile in una metropoli russa, e immagino quale sarebbe stata la copertura dei nostri media. Secondo una recente statistica, oltre tremila persone sono state uccise dalla polizia statunitense a partire da maggio 2013, con una tendenza all’aumento degli episodi, punta dell’iceberg di un sistema vessatorio diffuso. Per rendersi conto di quanto questo sistema sia abnorme, si consideri che in Regno Unito nel 2013 la polizia non ha ucciso nessuno in un conflitto a fuoco, nel 2012 solo un individuo. “The Economist” calcola grosso modo che un cittadino britannico ha cento volte meno probabilità di un cittadino americano di essere ammazzato da un poliziotto. I dati europei non si discostano di molto. Questo tremendo calcolo di probabilità in Usa ha un’ulteriore distorsione: gli afroamericani sono poco meno del 13 per cento della popolazione, ma sono il 37 per cento delle vittime di uccisioni “legalmente giustificate”.Finisce qui? Macché. Frida Ghitis, in un editoriale sul sito della “Cnn”, spiega che il concetto di uccisioni “legalmente giustificate” contiene un’enorme rimozione, per la quale nessuna agenzia federale vuole fare uno straccio di statistica, ossia: quante sono le uccisioni che non sono legalmente giustificate? L’Fbi compila soltanto le statistiche che le inviano volontariamente appena 750 su 17.000 agenzie incaricate di far rispettare la legge. E le altre 16.250 agenzie che volontariamente non inviano nulla? Gli studiosi di criminologia analizzano in dettaglio queste discrepanze, sollevando di qualche migliaio il già spaventoso numero dei morti. In pratica, anche il “Washington Post” ha descritto una nuova strana forma di segreto di Stato: il non voler sapere. Che poi significa il non voler far sapere un ritratto spiacevole del potere in America. Ecco perché nelle dure manifestazioni di piazza sono tanti i giovani afroamericani che tengono un cartello: “Am I The Next?” (sono io il prossimo?).A Baltimora non bastano più nemmeno gli agenti in tenuta antisommossa. Bande numerose – composte sia da adolescenti sia da rivoltosi adulti – lanciano ogni tipo di oggetto anche sulla nuova generazione di agenti vestiti come Robocop, mentre rifiutano ogni tardiva offerta di dialogo. La polizia fa largo uso di lacrimogeni e proiettili di gomma, con centinaia di arresti e coprifuoco notturno (per i minorenni addirittura anche diurno), intanto che i grossi ipermercati e anche la University of Maryland serrano i loro cancelli. Eppure, non parliamo certo di una città degradata come Detroit, né di un ghetto di New Orleans, ma di una metropoli fra le più prospere degli Usa. Il biotech e l’elettronica militare a Baltimora hanno a disposizione catene brevettuali e centri di ricerca che assicurano lavoro e investimenti di qualità, all’avanguardia nel mondo. Cosa dimostra questo fatto? Dimostra che il caos può accadere ovunque negli Stati Uniti, data la postura della polizia americana, ovunque la stessa, ovunque con il grilletto facile, tanto nelle città scoppiate quanto nelle città in boom.Anche le autorità si sono accorte che la tenuta dell’ordine pubblico non regge alle condizioni attuali. Né tanto meno reggerebbe di fronte a un peggioramento dell’economia, ormai nell’ordine delle cose nonostante la vuota retorica sulla ripresa Usa. In risposta, però, il potere non sceglie “più democrazia”, ma “più tecnologia”, più Swat, più Robocop. Cioè una polizia più arcigna, invadente, militarizzata, meno capace di intelligence sociale, e perciò più pericolosa. Durante l’esercitazione militare denominata Jade Helm 15 – a partire da metà luglio fino a metà settembre 2015 – agenti militari si mescoleranno alla popolazione civile e potranno identificare eventuali “sacche ostili”. Come riassume “L’Antidiplomatico”, la cosa non è rassicurante: «Nonostante le smentite ufficiali dell’esercito che esclude l’introduzione della legge marziale negli Usa, esistono dei manuali operativi in proposito e uno è stato pubblicato nel 2006, utilizzato per un corso presso la scuola di polizia militare a Fort McClellan che fornisce le direttive per contrastare eventuali insurrezioni civili». Intanto a Baltimora sono stati inviati migliaia di soldati della Guardia Nazionale, preceduti da un’avanguardia di decine di automezzi Humvees blindati.Nei due anni finali del mandato del primo presidente nero, Barack Obama, la questione afroamericana ha tutta l’aria di dover pesare costantemente nella nuova campagna elettorale, ormai iniziata. Il clima tuttavia non è quello di una nuova stagione dei diritti civili, né a Baltimora né altrove negli Usa. Il sistema washingtoniano sembra pronto a usare questo clima incandescente per assecondare ogni nuovo salto verso l’aumento dei mezzi di sorveglianza-controllo-repressione, in coerenza con tutta la linea politica usata a partire dai mega-attentati dell’11 settembre 2001. Lo Usa Patriot Act, le nuove leggi liberticide, e poi il sistema totalitario di sorveglianza rivelato dallo scandalo Datagate erano appena i primi assaggi di una nuova strategia della tensione.(Pino Cabras, “Caos razziale a Baltimora, prove generali per Usa 2016”, da “Megachip” del 29 aprile 2015).Stava durando a lungo, il silenzio dei media nostrani dagli Usa, che di solito riportano ogni piccolo soffio dal loro baricentro americano. Eppure hanno bucato per giorni una notizia di gran peso: un’importante città statunitense, Baltimora, vive ore di tensione drammatica dopo l’ennesimo episodio di violenza poliziesca, l’assassinio di Freddy Gray, un 25enne troppo poco bianco per gli standard della polizia d’oltreoceano. I nostri media, che cercano brutalità poliziesche solo ad Est, provano a non accorgersi di quel che accade a Ovest, né mettono in primo piano le esplosioni di rabbia che una folla inferocita di baltimoriani sta rivolgendo a ogni livello di autorità in risposta all’ennesima goccia di sangue che fa traboccare il vaso afroamericano. “La Repubblica” on line, per esempio, ha ammortizzato la notizia puntando tutto sul buffo video che mostra un’energica Big Mama prendere a ceffoni il figlio adolescente che partecipa alla sedizione. Il risultato è che il lettore sa poco della sedizione e si immerge nella melassa della “nuova icona social della rivolta”, senza nemmeno accedere allo hashtag autenticamente social del momento, #BaltimoreRiots.
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Spegnere la movida selvaggia? I Subsonica contro Grillo
Caro Grillo, stavolta hai toppato: “spegnere” la vita notturna è il più classico e clamoroso degli autogol. Parola di Max Casacci, leader dei Subsonica, protagonista di una polemica a distanza col fondatore del “Movimento 5 Stelle”, che plaude all’ordinanza con la quale il neo-sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, vieta ai locali di servire alcolici (all’esterno, in strada) nelle ore serali. Casacci grida all’oscurantismo, evocando il fantasma di Cofferati che archiviò il mito di Bologna, capitale dei giovani italiani negli anni in cui Torino subiva il grigiore del sistema-Fiat, che ne faceva la più tetra città d’Italia. Censurare la movida? Errore fatale: significa tarpare le ali al popolo dei giovani, quelli che studiano e crescono imparando a conoscersi, negli spazi vivi della musica e della cultura. E poi, la sicurezza: i locali notturni non solo il problema, ma la soluzione. Perché sono anche «presidi naturali di presenza, di vigilianza attiva». Ai tempi, la sera, sul centro di Torino calava la paura, mentre ora tra le vie affollate si circola liberamente, senza problemi.
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Contro Wall Street: Usa, primo sciopero generale dal 1946
«Il mondo è stanco delle diseguaglianze causate da questo sistema, è arrivato il momento di fare qualcosa e lo sciopero generale di Oakland è un colpo d’avvertimento per l’1 per cento: la loro ricchezza esiste solo perché il 99 per cento la crea per loro». Parola dei lavoratori del porto di Oakland, uno dei maggiori scali americani, sulla costa pacifica, epicentro della storica agitazione proclamata il 2 novembre: il primo sciopero generale indetto negli Stati Uniti dal 1946. E’ l’evoluzione radicale della protesta spontanea innescata il 17 settembre dal movimento “Occupy Wall Street”, duramente repressa dalla polizia negli ultimi giorni.
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Golpe, l’Honduras come il Cile di Pinochet?
A un mese e mezzo dal colpo di Stato la resistenza del popolo honduregno non cessa e anzi si moltiplica. Così come si moltiplica la repressione con il dittatore Roberto Micheletti che è tornato ad imporre il pugno di ferro del coprifuoco. Per sette settimane il popolo honduregno ha continuato a manifestare contro il colpo di Stato sommando forze nel crescente disinteresse internazionale. Ora continua a manifestare ma in un contesto sempre più confuso fatto di sinistre manovre, con l’infiltrazione nelle manifestazioni di provocatori tendenti a causare un caos che favorisce i golpisti e mentre organizzazioni per i diritti umani mandano rapporti sempre più allarmanti.