Archivio del Tag ‘consumismo’
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Ladri, traditori e golpisti tecnici: morte all’Italia, per legge
Il pareggio di bilancio? «E’ un altro tassello del colpo di Stato strisciante, anticostituzionale, che è in corso in Italia dallo scorso autunno, cioè con l’arrivo al governo della coppia Napolitano-Monti». Giulietto Chiesa non ricorre a perifrasi: parla di “abuso di potere”, firmato da «un Parlamento di zombie, a legittimazione zero», dato che non rappresenta più il popolo italiano. Pareggio di bilancio significa, in pratica, la fine dello Stato: niente più investimenti, non un soldo destinato agli italiani. Per ogni tipo di sviluppo economico e sociale non resterà che una strada: la privatizzazione generale dell’Italia, per cessione diretta di beni e servizi o per via indiretta, cioè attraverso il ricorso ai famigerati “mercati” finanziari internazionali. Un suicidio scientifico, per mano “tecnica”, proprio mentre la politica affonda – non casualmente – nel fango degli scandali, suggerendo la peggiore delle conclusioni: perché andare ancora a votare, visto che ormai la democrazia non serve più?
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Licenziare per crescere? Barnard: siete bugiardi e criminali
Licenziare per crescere? Follia, ossimoro. Ma attenti: il nuovo dogma riciclato dal club di Mario Monti in realtà è roba vecchia. La coniò cent’anni fa l’economista inglese Arthur Cecil Pigou, alfiere della scuola “neoclassica” europea, nemica dell’economia democratica fondata sulla condivisione progressiva della ricchezza prodotta. Quello di Pigou non era un errore, ma un calcolo: impoverire milioni di lavoratori significa innanzitutto concentrare fortune inaudite nelle mani di pochissimi “rentiers”, veri eredi dei nobili che in Francia nel 1789 esasperarono il paese fino a far scoppiare la Rivoluzione. Come può un lavoratore amputato nel reddito essere poi colui che consuma abbastanza da sorreggere l’economia a cui l’azienda stessa si rivolge? E, come disse Keynes: in un’economia che soffre per il calo dei consumi, a loro volta come fanno le aziende ad assumere lavoratori?
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Revelli: naufragio Italia, la sinistra ha abbandonato la nave
Torna un antico fantasma: la povertà. Uno spettro, quello della morte per fame, che la civiltà occidentale si era illusa di aver archiviato per sempre. Ora torna ad affacciarsi, sotto forma di paura, precarietà, indigenza. L’Italia è in piena decadenza, la povertà è in continua crescita e gli italiani sono disorientati: nonostante il vergognoso arricchimento di pochi, i penultimi se la prendono con gli ultimi, mentre la politica ha toccato il fondo e ora si rassegna all’azione dei “tecnici”. Fanno venire i brividi le cifre sciorinate da Marco Revelli nel suo ultimo libro “Poveri, noi”: «Siamo cambiati nell’ultimo quarto di secolo, ci siamo guardati allo specchio e non ci siamo riconosciuti più: un paese, il nostro, sfigurato dal rancore, dall’ostilità reciproca, dalle solitudini, dalla frustrazione, dall’invidia sociale».
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Rifkin: energia da ogni casa, la rivoluzione siamo noi
La seconda rivoluzione industriale, alimentata dal petrolio e dagli altri combustibili fossili, è entrata in un finale di partita molto pericoloso; i prezzi crescono, la disoccupazione resta alta, il debito si è impennato e la ripresa sta rallentando. Peggiora ancora il cambiamento climatico provocato dai combustibili fossili, base energetica dell’attività industriale. Di fronte a un collasso dell’economia globale, l’umanità è alla disperata ricerca di una nuova visione che ci porti nel futuro. Le grandi rivoluzioni economiche della storia si verificano quando le nuove tecnologie della comunicazione convergono con i nuovi sistemi energetici. Le rivoluzioni energetiche possono rendere il commercio più ampio ed integrato. Se accompagnate da rivoluzioni nei mezzi di comunicazione, consentono la gestione di nuove e più complesse attività commerciali.
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Doiron: spiazziamo il potere, mettiamoci a coltivare l’orto
Il mio nome è Roger Doiron e coltivo un piano sovversivo. È così sovversivo infatti che ha il potenziale per modificare radicalmente l’equilibrio di potere non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo. Non c’è niente di particolarmente radicale o rivoluzionario in un prato. Ma comincia a diventare interessante quando lo trasformiamo in un orto. Suggerirei a tutti voi che l’orticoltura è un’attività sovversiva. Pensate al cibo come a una forma di energia. È ciò che ci alimenta e allo stesso tempo una forma di potere. E quando incoraggiamo la gente a coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il potere nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria salute e un po’ di potere sul proprio portafogli. Penso che questo sia veramente sovversivo perché stiamo anche, necessariamente, dicendo di sottrarre quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti sociali che attualmente hanno potere su cibo e salute.
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I banchieri e la decrescita infelice che oggi ci impongono
Dovremo subire una nuova rivoluzione passiva, dopo quella che ha colpito il termine federalismo? Sentiremo parlare di decrescita da parte dei nuovi poteri? Magari, una decrescita ridotta alla miseria condivisa da quasi tutti e all’arricchimento folgorante di pochissimi? Nel suo significato originario, osserva Mario Pezzella, decrescita non significava pauperismo, austerità e regressione, ma una diversa qualità della produzione e dei consumi, capace di rispettare le risorse naturali e di impedirne la distruzione. Ma oggi il termine sta subendo una vera e propria “rivoluzione passiva”, ed è diventato un sinonimo della depressione che le manovre finanziarie stanno imponendo ai paesi deboli dell’Europa del Sud.
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Le lacrime dei tecnocrati incaricati di farci piangere
La ministra Elsa Fornero piange nell’annunciare i sacrifici agli italiani? Niente facili ironie, per favore, su questo «ceto di tecnocrati pazzi», che «piange per il massacro sociale che impone ai deboli: massacro fatto in nome di una crescita che non arriverà». Marino Badiale, dalla trincea critica di “Alternativa”, sanziona nel modo più netto lo stile d’esordio del governo Monti: «Non si può scherzare su ciò che questa gente dalla lacrima facile sta facendo: stanno distruggendo il nostro paese, le nostre speranze, il nostro futuro, le nostre vite. E lo fanno, nei casi migliori, per una fede irrazionale in quelle stesse teorie economiche che hanno portato alla crisi, e che non faranno che peggiorarla». Oppure, nel caso peggiore, agiscono per conto di super-poteri internazionali che «vogliono rapinare ciò che in questo paese non è stato ancora rapinato».
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Basta sprechi: No Impact Day, video-diari a impatto zero
Decrescita? Eccola in arrivo: invocata da Latouche e Pallante come nuovo orizzonte e zattera di salvataggio verso un nuovo umanesimo non più consumistico, la servirà a breve – sotto forma di drastica cura dimagrante – il professor Mario Monti col suo euro-governo ligio ai diktat della Bce, mentre l’economia sta per naufragare in quella che i tecnici chiamano ormai recessione. Non resta che arrendersi al peggio? Niente affatto, sostiene Daniel Tarozzi, direttore de “Il Cambiamento”, newsmagazine web nato per testimoniare la praticabilità di alternative reali e quotidiane: come quelle promosse dal “No Impact Day”, divertente concorso per video e testi. Una scommessa: ridurre consumi inutili e impronta ecologica non è solo virtuoso e “risparmioso”, ma anche bello. Provare per credere.
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Cibo dentro: autopsia visionaria del nostro mondo ibernato
C’è un posto gelido dove si annidano, a nostra insaputa, i sogni insonni che ci fanno compagnia: una topografia sfuggente, elusiva, nascosta nel ritmo quotidiano del pianeta-metropoli che ha ovunque la stessa forma, quella dell’ordinario inferno domestico del supermercato. Vita plastificata sottovetro, liofilizzata, sigillata nel packaging. E soprattutto: surgelata, come un cuore freddo. C’è chi ha provato a entrarci, in quell’anatomia congelata, verso una sorta di autopsia visiva. Un viaggio ravvicinatissimo e dall’esito quasi surreale nella Grande Ibernazione, tra autentiche visioni: un pacco di comuni gamberetti finisce per assomigliare a una sezione di cervello, e i cubetti pressati di spinaci diventano sottosuolo geologico, foresta fossile, aliena frontiera minerale incrostata di permafrost.
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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste
Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
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Lavorare meno e meglio: chi sfrutta l’uomo uccide la Terra
Penso che il fondamento dell’ecologismo sia, in termini generali, osservare e denunciare i mali che si producono sulla natura, ma senza soffermarsi troppo a considerarne le cause, cioè lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, cosa che implica anche lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo. Per questo motivo, perché contiene queste premesse, il marxismo mi ha sempre interessato. L’ecologismo ha criticato molte volte il marxismo per essere eccessivamente operaista e produttivista, a volte a giusta ragione. Ma personalmente difendo una decrescita correlata al marxismo, che elimini lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il lavoro alienato, il consumismo e il produttivismo. Queste idee si possono ritrovare nel pensiero di Marx.
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Eco-furbi: rottamare l’auto inquina, più che cambiarla
Ogni tanto leggo qualche proposta ambientalista che mi lascia di stucco. Come l’ultima ideona sul bollo auto: far pagare di più, in base alle emissioni di CO2. Stabilire il pagamento di una tassa in base alle emissioni, si traduce in “Devi comprarti la macchina nuova altrimenti cacci il grano”, ovvero è una tassa su chi non cambia l’auto ogni tre anni. Molto ambientalista. Considero le emissioni importanti, ossia il problema #318 sulla lista delle questioni ambientali. Una specie di specchietto per le allodole riservato a bambini ed ignoranti, e vòlto ad ignorare i veri problemi ambientali che sono il massiccio inquinamento del territorio, il consumo delle risorse e il problema energetico.