Archivio del Tag ‘consenso’
-
Israele ha distrutto Beirut Est con una nuova arma atomica
Il primo ministro israeliano ha ordinato la distruzione di un deposito d’armi dello Hezbollah a Beirut con una nuova arma che, non ancora ben sperimentata, ha causato ingenti danni, ha ucciso più di un centinaio di persone, ne ha ferite 5.000 e ha distrutto molti edifici. Questa volta Benjamin Netanyahu difficilmente potrà negare. Il 27 settembre 2018, alla tribuna delle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu mostra il deposito che esploderà il 4 agosto 2020, indicandolo come deposito di armi dello Hezbollah. Netanyahu ha autorizzato un’offensiva contro un deposito d’armi dello Hezbollah per mezzo di una nuova arma, testata sette mesi fa in Siria. S’ignora se l’operazione sia avvenuta con il consenso del secondo primo ministro, Benny Gantz. L’offensiva del 4 agosto 2020 ha colpito esattamente il luogo indicato da Benjamin Netanyahu nel discorso tenuto alle Nazioni Unite il 27 settembre 2018. Non si sa che tipo di arma sia stata usata. È stata però testata in Siria a gennaio scorso. Si tratta di un missile, la cui testata contiene un componente nucleare tattico, che provoca il fungo caratteristico delle armi nucleari.Non si tratta evidentemente di una bomba atomica in senso strategico. Quest’arma è stata testata in Siria, in pianura e in aperta campagna, e poi nelle acque del Golfo Persico, contro imbarcazioni militari iraniane. Il 4 agosto è stata utilizzata per la prima volta in un’area urbana, in un ambiente particolare che ha fatto ripercuotere sull’acqua e sull’altura lo spostamento d’aria e le vibrazioni. Non solo ha distrutto il porto di Beirut, ha ucciso anche un centinaio di persone, ne ha ferite almeno altre 5.000 e ha distrutto la parte Est della città (la parte Ovest è stata in gran parte protetta dall’alto edificio che contiene silos per cereali). Mettendo a confronto le foto satellitari, si vede la distruzione del deposito dello Hezbollah e di parte del porto. Israele ha immediatamente attivato le entrature nei media internazionali per nascondere il proprio crimine e accreditare l’ipotesi dell’esplosione accidentale di uno stock di fertilizzante.Come spesso accade, si trovano colpevoli fasulli e la macchina mediatica internazionale ripete fino alla nausea la menzogna, sebbene in assenza d’inchiesta. Eppure tutti hanno potuto vedere il fumo a forma di fungo, incompatibile con la tesi dell’esplosione di fertilizzanti. Il fumo a forma di fungo osservato a Beirut non ha niente a che vedere con quello che avrebbe causato un esplosivo convenzionale. Così come né Siria né Iran hanno reagito dopo essere stati colpiti da questa nuova arma, anche i partiti politici libanesi hanno immediatamente concluso un accordo affinché la verità venga tenuta nascosta, al fine di non demoralizzare la popolazione. È stata aperta un’inchiesta per indagare non già sulla causa dell’esplosione, ma sulla responsabilità del personale portuale nello stoccaggio dei fertilizzanti, spacciati come causa dell’esplosione. Questa menzogna si è però presto ritorta contro i partiti politici che l’hanno architettata. Il Tribunale delle Nazioni Unite per il Libano ha deciso di rinviare di qualche giorno il verdetto sull’affare dell’assassinio nel 2005 del primo ministro Rafic Hariri, che avrebbe dovuto emettere a breve.Nella vicenda dell’assassinio di Hariri, l’esplosione di un furgone mascherò il tiro di un missile caricato con una nuova arma, così come l’esplosione di nitrato ha mascherato il tiro sul deposito di armi dello Hezbollah. Cinque anni dopo – cinque anni troppo tardi! – ho rivelato su una rivista russa come fu ucciso Rafic Hariri; lo Hezbollah diffuse invece un video che dimostrava l’implicazione di Israele. È importante rilevare che l’assassinio del 2005 colpì un primo ministro sunnita, mentre l’attacco del 2020 non colpisce lo Hezbollah sciita, ma l’insieme della Resistenza libanese. Oggi, diverse ambasciate hanno fatto rilevamenti; in particolare hanno prelevato campioni di cereali e filtri ad aria delle ambulanze che si sono immediatamente recate sul posto, materiale che già viene analizzato nei rispettivi paesi.(Thierry Meyssan, “Israele ha distrutto Beirut Est con una nuova arma”, da “Voltaire Net” del 7 agosto 2020).Il primo ministro israeliano ha ordinato la distruzione di un deposito d’armi dello Hezbollah a Beirut con una nuova arma che, non ancora ben sperimentata, ha causato ingenti danni, ha ucciso più di un centinaio di persone, ne ha ferite 5.000 e ha distrutto molti edifici. Questa volta Benjamin Netanyahu difficilmente potrà negare. Il 27 settembre 2018, alla tribuna delle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu mostra il deposito che esploderà il 4 agosto 2020, indicandolo come deposito di armi dello Hezbollah. Netanyahu ha autorizzato un’offensiva contro un deposito d’armi dello Hezbollah per mezzo di una nuova arma, testata sette mesi fa in Siria. S’ignora se l’operazione sia avvenuta con il consenso del secondo primo ministro, Benny Gantz. L’offensiva del 4 agosto 2020 ha colpito esattamente il luogo indicato da Benjamin Netanyahu nel discorso tenuto alle Nazioni Unite il 27 settembre 2018. Non si sa che tipo di arma sia stata usata. È stata però testata in Siria a gennaio scorso. Si tratta di un missile, la cui testata contiene un componente nucleare tattico, che provoca il fungo caratteristico delle armi nucleari.
-
Bizzi: Conte cede sui segreti-Covid dopo la strage a Beirut
Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?Il Tar, ricorda il “Tempo”, aveva ordinato al governo di pubblicare tutti i dossier segreti, in base ai quali era stato deciso il lockdown all”italiana (severissimo, ma scattato in ritardo e deciso sulla base di dati controversi). La presidenza del Consiglio, però, aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato per bloccare tutto, adducendo motivi di ordine pubblico. Il 5 agosto, poi, si è appreso che il Copasir aveva chiesto al governo di visionare le carte, mentre al Senato era andato in scena un pesantissimo intervento del capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, che ha chiesto a muso duro cosa avesse da nascondere il governo. A dare l’annuncio della svolta è stata, attraverso Twitter, la stessa Fondazione Einaudi: «Pochi minuti fa – ha cinguettato alle 21.45 – i nostri avvocati Rocco Todero, Andrea Pruitic ed Enzo Palumbo hanno hanno ricevuto la comunicazione da parte del governo della desecretazione dei verbali del Cts. Ringraziamo per la sensibilità dimostrata dalla presidenza del Consiglio». Ora, naturalmente, aumenta la curiosità per il contenuto delle carte. Curiosità che, scrive sempre il “Tempo”, dovrebbe essere soddisfatta nelle prossime ore, quando – a quanto si apprende – proprio la Fondazione Einaudi dovrebbe pubblicare tutti gli incartamenti.«Non credo che possano desecretare documenti falsi o parzialmente falsificati», scrive Bizzi, su Facebook. «Se Conte ha ceduto, significa che i documenti sono già nelle mani dei servizi. Bisogna però vedere se li renderanno noti tutti». Cosa sta succedendo? «A Bruxelles, nel covo delle vipere, iniziano a rivoltarsi contro la sceneggiata “pandemica”», sostiene Bizzi. «Per quanto l’Unione Europea sia marcia e in mano a una cricca di criminali, non è stata l’artefice di questo tentativo di golpe mondiale: anzi, ne è rimasta decisamente spiazzata, anche se nei primi mesi ha sostenuto la cosa». Adesso, aggiunge Bizzi, i burocrati della Commissione Europea (dietro i quali agiscono «organizzazioni sovranazionali molto potenti, ma che perseguono fini diversi da quelli che hanno scatenato e inscenato la “pandemia”») temono il collasso dell’Unione e la fine dell’euro. «Stanno quindi facendo pressione sugli Stati membri per l’uscita da ogni “emergenza”: hanno infatti impedito il tentativo di un nuovo lockdown in Catalogna e stanno facendo emergere (seppur gradualmente e con cautela) le prove dell’inganno».Per Bizzi, si tratta di una guerra nelle alte sfere: «L’Italia era stata scelta come nazione-pilota per questo golpe mondiale, ed è per questo che la sceneggiata, qui, fino ad oggi ha retto molto più che in altri paesi. Mi auguro che adesso gli cada tutto addosso», conclude lo storico, secondo cui «tutto è talmente evidente, che chi non ci arriva ha gli occhi foderati di prosciutto». Il riferimento alla Suprema Corte tedesca è evidente: l’élite ordoliberista della Germania aveva ispirato la sentenza in cui, mesi fa, i giudici chiedevano al Parlamento di Berlino di opporsi alla Bce, impedendo a Christine Lagarde di assistere finanziariamente i paesi più in difficoltà dopo il lockdown (uno su tutti, l’Italia). Ora la stessa Germania, letteralmente travolta dalle proteste – un milione di manifestanti, a Berlino, contro un eventuale nuovo lockdown – frena anche sulle sanzioni all’Italia? E’ singolare, annota Bizzi, che sul segreto di Stato il governo Conte faccia retromarcia nel giro di poche ore, dopo lo spaventoso attentato di Beirut, in apparenza lontano: come se si cominciasse a prendere le distanze dai metodi della “regia occulta” dei grandi eventi, nel caso esistesse un collegamento tra i sovragestori del virus e quelli del terrorismo stragista.Non va dimenticato che proprio Israele – che a gennaio festeggiò l’omicidio a Baghdad del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della lotta contro l’Isis in Siria – è stato accusato da più parti di aver segretamente sostenuto le armate di tagliagole capeggiate da Abu Bakr Al-Baghdadi, poi bombardate da Putin con il consenso di Trump. Cessata l’emergenza Isis, è scattato l’allarme coronavirus, che ha letteralmente travolto l’Italia, prona ai diktat dell’Oms esercitati dagli alti burocrati inseriti nel governo Conte. La Casa Bianca ha reagito prima negando il proprio contributo economico all’Organizzazione Mondiale della Sanità, dominata dalla Cina e largamente finanziata da Bill Gates, e poi addirittura ritirando gli Stati Uniti dall’organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Due gli scenari sotto osservazione: l’Italia beffata dal Recovery Fund e costretta a un autunno di crisi senza precedenti, a causa del perdurante rigore Ue, e dall’altra parte dell’Atlantico la corsa per le presidenziali americane, con Trump avverso al “partito del rigore sotto forma di coronavirus”. La lettura di Bizzi – l’Europa ora evita di dare il colpo di grazia all’Italia, dopo l’attentato a Beirut (e Conte ne trae le conseguenze, smentendo la sua linea di intransigenza sul segreto di Stato) – suggerisce che tutti questi eventi siano collegati tra loro, e che sia in atto una guerra tra due schieramenti: quello democratico starebbe “rimontando” su quello dittatoriale, che finora ha imbrigliato l’Italia sprofondandola nella paura e nel disastro economico.Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?
-
5 Stelle indecenti: tradito Salvini, e ok al segreto sul Covid
«Mandare Matteo Salvini a processo è al di là di ogni decenza». Non è un leghista a dirlo, tutt’altro. A prendere le difese del leader della Lega accusato di sequestro di persona per il caso Open Arms è Massimo Cacciari. Il filosofo, scrive “Libero“, non ha risparmiato i 5 Stelle, che sulla questione hanno fatto una figura barbina. «I “complici” del fatto – così li definisce l’ex sindaco di Venezia – hanno votato per mandare Salvini a processo». Può anche darsi che Salvini “se la sia cercata”, aggiunge Cacciari, intervistato dall’agenzia “Adn Kronos”. «Ma, al di là di ogni considerazione su Salvini, per il quale non nutro certo alcuna simpatia, mi pare abbastanza indecente e incredibile che i suoi primi collaboratori al governo (a distanza di un anno, non di due guerre civili e tre rivoluzioni) lo rimandino a processo». D’altronde, annota il quotidiano di Feltri e Senaldi, lo stesso Giovanni Tria, all’epoca dei fatti ministro nel governo gialloverde, ha ammesso che la decisione di non far sbarcare i migranti «fu collegiale»: nessuno vi si oppose. Da qui il monito di Cacciari: «Che si rimandassero a processo anche loro, visto che hanno condiviso tutto quello che Salvini ha fatto».
-
Politici sempre in vendita: e questa sarebbe democrazia?
La scoperta di Machiavelli è che l’esercizio del potere, ossia la politica (internazionale e nazionale, compreso il potere giudiziario), è complotto: inganno, finzione, doppiezza, affarismo, segreti, tradimento, calunnia, ricatto, disinformazione, prevaricazione, propaganda, manipolazione, (contro)spionaggio, killeraggio, terrorismo, controllo, limitazione delle libertà – il tutto nascosto o giustificato con ragioni ideali ed etiche. E ovviamente, la politica è anche vigorosa negazione di essere quello che è, soprattutto quando si vuole legittimare come democrazia: vuole il consenso popolare per legittimare i suoi atti contrari all’interesse popolare, consenso che non otterrebbe se non nascondendo e negando la propria natura e sforzandosi di screditare chi la analizza e descrive nella sua realtà complottista, accusandolo di complottismo. Che cosa sono i rapporti tra magistrati e politici, e tra politici e banchieri, emersi da recenti scandali, se non complotti? E i falsi dati sulla cosiddetta pandemia, attribuiti alla Protezione Civile per giustificare l’eversiva sospensione della Costituzione, che ora emergono anche grazie ad onesti giudici del Tar del Lazio, non rivelano un complotto del governo?
-
Casta italiana, predoni stranieri e applausi (cretini) a Conte
Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.Per questo, essa è il problema, anzi la causa del problema, non la soluzione, anche con i suoi tempi biblici che lasciano moltiplicarsi i mali prima di iniziare a reagire, mentre uno Stato, e solo uno Stato, può reagire tempestivamente. Sapete, poveri allocchi, che i 210 miliardi non sono in cassa ma devono essere prima presi a prestito sui mercati? Sapete che di essi 120 sono da restituire con interessi? Sapete che arriveranno dal 2021, e in 7 rate annuali, se arriveranno? Perché tutto è condizionato all’approvazione dei piani di spesa del governo italiano da parte della Commissione Europea e di ogni singolo membro, il quale ha quindi il diritto di veto, perché si dovrà decidere all’unanimità? Sapete che cosa vorrà dire ciò? Che Francia, Germania e altri potranno ricattare l’Italia condizionando l’erogazione di ogni rata degli ‘aiuti’ a cedimenti dell’Italia a loro vantaggio: cedere interessi petroliferi in Libia, per esempio, o permettere la scalata delle imprese nazionali strategiche rinunciando a scalare quelle dei paesi forti. Grazie, Conte! Sapete che il governo italiano finora ha usato gli scostamenti di bilancio per la spesa corrente, non per gli investimenti e le riforme, e che nonostante ciò la cassa integrazione è arrivata a pochi lavoratori, e molti sono alla fame?Sapete che i tempi tra la allocazione e l’effettiva spendita non saranno brevi, dureranno probabilmente più di un anno, in media. Insomma, fra un notevole lasso di tempo si vedrà se e quanto di questi aiuti verrà ricevuto ed effettivamente impiegato e a vantaggio di chi? Voi credete di essere tra i beneficiari? Che ve ne verrà in tasca qualcosa? Sapete che le condizionalità del recovery fund obbligano a usare il fondo non per sostenere le famiglie ridotte alla fame, non per gli investimenti di cui l’Italia avrebbe bisogno (assetto idrogeologico, infrastrutture, ricerca), ma per investimenti ‘ideologici’ di scarsa o nulla capacità efficientante, se non addirittura controproducenti, quali la cosiddetta energia verde e la digitalizzazione? Converrebbe finanziarsi attraverso la Bce, a questo punto, rinunciando a quel minimo risparmio sugli interessi in cambio della libertà di spendere i soldi nel modo più conveniente. Certo è che ora i paesi frugali e quelli che, dietro di essi, si atteggiano a solidali, hanno ricevuto da Conte, illusionista e traditore politico, uno strumento pluriennale, definibile ‘guinzaglio’, con cui ricattare e dirigere la politica italiana, con cui veramente azzerare il residuo di sovranità nazionale è popolare, nell’entusiasmo del popolo bue, che non controlla i numeri.Già si anticipa che le loro richieste saranno di taglio della sanità, delle pensioni e di altre spese sociali. Tagliare le pensioni d’oro e alzare l’età pensionabile può essere ingiusto ma indispensabile, mentre giusto e indispensabile è abolire il reddito di cittadinanza. Però la minaccia è un’altra, è il vero interesse dei paesi frugali e di quelli egemoni al riguardo dell’Italia. Secondo voi, il loro interesse è quello di renderla efficiente, competitiva, forte, quindi in grado di contendere a loro fette di mercato e di trattenere le sue aziende, le sue tecnologie, i suoi capitali, oppure è l’opposto, cioè di indebitarla, indebolirla, e costringerla a cedere i suoi assets migliori tra quelli rimasti e a non fare concorrenza? La storia europea è tutta in questo secondo senso. E d’altra parte, come cercheranno di usare questi soldi i partiti di governo? Essenzialmente per comprarsi i voti necessari per le prossime elezioni politiche e, ancora prima, per le amministrative. Ne hanno per 7 anni! Ma per incassare le rate, dovranno fare i bravi europeisti e svendere l’Italia agli euro-padroni. Bravo, Conte! Hai battuto Monti!Il compromesso naturale tra questi due interessi (quello dei partners europei e quello dei partiti di governo) è che al governo italiano sia consentito di spendere a pioggia in funzione elettorale, quindi fare spesa corrente e improduttiva o a spreco, lasciando così il paese in condizione di competitività decrescente con crescente difficoltà a pagare i suoi debiti, in modo che i capitali stranieri possano fare man bassa fino all’ultimo. Inevitabilmente la maggioranza ha come priorità l’usare il denaro per comperare voti e consensi, e non il rendere efficiente il paese. E’ inevitabile, perché questo e solo questo è il modo in cui da sempre in Italia i partiti comprano e gli elettori vendono il consenso. Il consenso viene da mangiatoie elettorali di parassitismo, di dipendenti inutili o non lavoranti, di falsi invalidi, di imprese sussidiate. E’ un sistema inveterato di produzione del consenso e della legittimazione politica, che ho descritto in “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale), che non si cambia e non si può cambiare per decreto, o nel corso di una legislatura, ancor meno in un anno, e la classe politica non può cercare di cambiarlo perché essa è il prodotto di questo sistema, è stata selezionata ed educata da esso, e non ha una cultura diversa.Neanche saprebbero da dove cominciare, per rendere efficiente il paese. E’ un problema che non si è mai posto a loro. Se si volesse rendere efficiente l’Italia e la spesa pubblica nazionale, allora bisognerebbe sostituire una casta stimata tra 400.000 (Stella e Rizzo) e 1.200.000 persone (Pannella), e lasciare senza stipendio e senza pensione milioni di persone, quasi tutte nel Meridione e a Roma, e ciò non è fattibile. La casta comprende anche la magistratura e gli alti gradi delle forze dell’ordine delle forze armate, e nessuno la sostituisce, nessuno può riformare (realmente) la giustizia o la pubblica amministrazione, perché è così come sono, che esse rendono alla casta in termini di profitto e potere. Perciò il punto di incontro tra gli interessi della partitocrazia italiana e dei predoni stranieri è praticamente predeterminato.(Marco Della Luna, “Applausi cretini per Conte”, dal blog di Della Luna del 23 luglio 2020).Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.
-
L’élite resta padrona dell’Italia grazie a Grillo, già uomo Dc
I 5 Stelle sono la Grande Palude, la grande pianura della convenzione repubblicana. Sono figli di un dissenso, secondo me ben pilotato, che doveva servire a drenare – in un contenitore innocuo e ben governabile dall’establishment – quello che la sinistra perdeva. Quella sinistra, che fu il Pci, arrivò al massimo del suo apice al 35% dei voti, e sommata alla sinistra democristiana superava ampiamente il 60% dei voti, ai tempi di Craxi. Ora tutto questo si è ridimensionato: ex Pci e ex Dc arriverebbero al 20-25%, e con questo l’establishment finanziario non avrebbe governato. Serviva un altro contenitore, che è stato offerto dalla Grillo & Casaleggio Associati. Ricordiamoci chi sono: Grillo è un comico di origine democristiana, cooptato in Rai ai tempi di Nantas Salvalaggio e Pippo Baudo, che fu il crocevia tra la Dc siciliana (con tutto quello che questo significa) e il potere della Rai, fino ai tempi di Biagio Agnes. Quando venne escluso dalla Rai per aver detto “i socialisti sono ladri”, nella questione di Martelli e Craxi, Grillo era ben protetto dalla sinistra Dc. Quindi parliamo di un vecchio uomo di regime, che naviga nelle stanze del potere da mezzo secolo.Grillo si è servito dei Vaffa-Day, dell’antiberlusconismo di massa e dell’esser stato sempre nei crocevia del potere: nel 1992 era sul panfilo Britannia, l’ha detto la Bonino (che era presente), dove veniva spartito il grande para-Stato italiano, quello dell’Eni e dell’Iri. Sul Britannia fu deciso che i grandi partiti dovevano essere eliminati, e che la repubblica sarebbe stata consegnata agli ex Pci (che avevano perso l’appuntamento con la storia) e alla sinistra democristiana. Questo patto venne fatto ai tempi di Tangentopoli. Serviva, allora, un personaggio come Grillo, che gridasse i suoi “vaffa” nelle piazze populiste: e la gente, in qualche modo, poveretta, ci ha creduto. Questo poi si è combinato con la Casaleggio (& Sassoon) Associati. Basta guardare su Internet per vedere chi è la famiglia Sassoon: una importantissima famiglia di origine massonico-ebraica, che ha fatto i primi affari con le stoffe e con le armi a Odessa, a partire dal Seicento, poi era presente nella Guerra dell’Oppio con la Cina ai tempi del Commodoro Perry già nel 1846; quindi una famiglia molto titolata, socia dei Rothschild e quindi potentissima.Gianroberto Casaleggio, che era un visionario – legato comunque all’Olivetti, ai primi computer e al primo mondo della Rete – con un suo scenario utopistico ha offerto intanto un contenitore, per tutto questo (”Gaia”, “uno vale uno”), ma in realtà aveva già saldamente in mano le redini dei 5 Stelle, affidate a una società privata di Milano, la Casaleggio & Associati. Hanno tolto il nome Sassoon perché non conveniva, visto che ormai anche i sassi sanno di cosa di tratta, ma la società serviva comunque a drenare il contenitore. E siccome gli italiani sono ingenui, quando si sono disgustati del Pci-Pds-Pd, della sinistra, della Lega, e si sono disgustati al massimo grado di Berlusconi, hanno pensato: proviamo Grillo, magari andrà bene. E i poveretti, nel 32%, hanno votato per la Casaleggio & Sassoon Associati. Quindi hanno consegnato questo enorme patrimonio elettorale a una società collegata ai grandi centri della finanza internazionale, questa è la verità. Quindi questo blocco storico tra i 5 Stelle e il Pd governa l’Italia. E purtroppo la governerà fino al 2023. Credetemi, non c’è speranza: perché nessuno rinuncerà a questa sterminata maggioranza parlamentare fatta da una massa di peones 5 Stelle che hanno fatto il mutuo con Banco di Napoli, alla Camera, per comprarsi un appartamento a Roma, e piuttosto che andare a casa si faranno scuoiare, voterebbero anche per la Strega di Benevento.(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate a Leonardo Leone nella diretta web-streaming “Cosa di nasconde dietro i governi mondiali”, su YouTube il 15 maggio 2020).I 5 Stelle sono la Grande Palude, la grande pianura della convenzione repubblicana. Sono figli di un dissenso, secondo me ben pilotato, che doveva servire a drenare – in un contenitore innocuo e ben governabile dall’establishment – quello che la sinistra perdeva. Quella sinistra, che fu il Pci, arrivò al massimo del suo apice al 35% dei voti, e sommata alla sinistra democristiana superava ampiamente il 60% dei voti, ai tempi di Craxi. Ora tutto questo si è ridimensionato: ex Pci e ex Dc arriverebbero al 20-25%, e con questo l’establishment finanziario non avrebbe governato. Serviva un altro contenitore, che è stato offerto dalla Grillo & Casaleggio Associati. Ricordiamoci chi sono: Grillo è un comico di origine democristiana, cooptato in Rai ai tempi di Nantas Salvalaggio e Pippo Baudo, che fu il crocevia tra la Dc siciliana (con tutto quello che questo significa) e il potere della Rai, fino ai tempi di Biagio Agnes. Quando venne escluso dalla Rai per aver detto “i socialisti sono ladri”, nella questione di Martelli e Craxi, Grillo era ben protetto dalla sinistra Dc. Quindi parliamo di un vecchio uomo di regime, che naviga nelle stanze del potere da mezzo secolo.
-
Bizzi: patto col diavolo, ecco perché vogliono farci crollare
«Dal Britannia ormeggiato a Civitavecchia sbarca Emma Bonino, fa un bel sorriso e spiega che, a bordo, s’è discusso di cose interessanti e costruttive. Poi sbarca Beppe Grillo, ma rifiuta di rilasciare dichiarazioni al reporter, Enrico Mentana. Io quel servizio l’ho visto, me lo ricordo benissimo. Era il 2 giugno 1992. Il servizio è scomparso: fatto sparire persino dagli archivi del Tg5. E lo stesso Mentana oggi arriva a dire pubblicamente che quel servizio non è mai esistito». E’ uno dei passaggi-chiave dell’intervista in cui Nicola Bizzi, storico fiorentino nonché editore di Aurora Boreale, ha rilasciato alla web-tv di “Come Don Chisciotte”. Tema: perché l’Italia è sul lastrico. Risposta: colpa del “patto col diavolo” stipulato dall’ex sinistra alla vigilia della caduta del Muro di Berlino. «Si prostituirono: avrebbero svenduto il paese al nemico storico dei lavoratori, l’élite finanziaria speculativa. Nel frattempo, il Deep State americano – tramite l’operazione Mani Pulite (appena 7-8 condanne definitive, nonostante i 2.500 indagati) – avrebbe distrutto Craxi, la Dc e i loro alleati. Partiti ad alto tasso di corruzione, che però facevano gli interessi dell’Italia. Andavano sostituiti con qualcuno che cedesse a poteri esterni il timone del paese: da trent’anni, infatti, nessuna decisione viene più presa in Italia. Grazie appunto al “patto col diavolo” siglato allora da politici come Violante, Napolitano, Occhetto e D’Alema».L’Italia, sostiene Bizzi, è stata semplicemente “disarticolata” come sistema-paese: con Craxi era diventata la quarta potenza industriale del mondo, e questo era intollerabile per entità come la Germania. Lo Stato Profondo puntò sull’ex Pci proprio perché era debolissimo: sarebbe stato portato al governo solo a condizione che svendesse il paese. Operazione che andò in porto – ribadisce lo storico – grazie al consenso garantito dai grandi giornali, dalla magistratura influenzata dall’ex Pci e dal sistema culturale e universitario, dominato dall’ex sinistra. «Il patto: vi aiutiamo ad andare finalmente al governo, ma farete solo quello che vorremo noi. Cosa che continua tuttora. E mentre personaggi come Amato, Scalfaro, Ciampi e Napolitano verrano giudicati dalla storia – aggiunge Bizzi – mi auguro che gente come Conte, Zingaretti e Speranza vengano presto processati, per quello che hanno appena fatto agli italiani, creando le premesse per la distruzione definitiva del paese sulla base di un allarme pandemico gonfiato». Bizzi prevede una nuova Tangentopoli in arrivo, sempre innescata dal Deep State statunitense ma stavolta di segno opposto: «A far cadere tutto sarà Renzi, sospettato di aver imposto ai servizi segreti italiani – su ordine di Obama – di fabbricare prove false contro Trump per mettere in piedi il Russiagate».Autore del saggio “La Crisi della Repubblica dei partiti” (Dal crollo del Muro di Berlino a Tangentopoli), Bizzi offre una lettura urticante della nostra storia recente, che tuttavia fornisce una spiegazione coerente dell’altrimenti inspiegabile declino italiano: «A Prodi è stato chiesto di smantellare il colosso Iri, su cui poggiava la nostra economia, mentre tra le vittime di Tangentopoli caddero Gabriele Cagliari dell’Eni e Raul Gardini della Montedison». In altre parole, «l’Italia andava sabotata e messa in condizioni di non nuocere». Di male in peggio: «Oggi scontiamo la classe dirigente peggiore della storia, e abbiamo il peggior governo che sia mai stato insediato a Roma da quando esiste la repubblica: tutte le decisioni dell’esecutivo Conte sono prese fuori dall’Italia e contro l’Italia». Bizzi non si fa illusioni neppure sull’opposizione: «In pratica, un’opposizione non esiste: Salvini e Meloni si limitano a sussurri, solo per restare visibili sul piano elettorale, ma senza contestare il governo, ovvero i poteri forti che lo pilotano». Per Bizzi, il problema è antico: «Da trent’anni, salvo poche eccezioni, tutti i leader e persino i singoli parlamentari sono innocui per il sistema, perché ricattabili dai lobbisti che li “coltivano”, a suon di soldi, dal momento della loro elezione». E il dramma è che gli italiani non se ne accorgono. «Ancora oggi, nonostante tutto, c’è chi approva Conte. La musica cambierà a ottobre, quando sarà chiaro che la cassa integrazione non arriverà mai, e lo Stato sarà costretto a prendere in esame la necessità di tagliare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, esattamente come avvenuto in Grecia».(”Bizzi: patto col diavolo, Italia all’inferno grazie all’élite che da trent’anni impone ai nostri governanti di rovinare il paese”, dalla pagina Facebook di Giorgio Cattaneo del 24 luglio 2020).«Dal Britannia ormeggiato a Civitavecchia sbarca Emma Bonino, fa un bel sorriso e spiega che, a bordo, s’è discusso di cose interessanti e costruttive. Poi sbarca Beppe Grillo, ma rifiuta di fare dichiarazioni al reporter, Enrico Mentana. Io quel servizio l’ho visto, me lo ricordo benissimo. Era il 2 giugno 1992. Il servizio è scomparso: fatto sparire persino dagli archivi del Tg5. E lo stesso Mentana oggi arriva a dire pubblicamente che quel servizio non è mai esistito». E’ uno dei passaggi-chiave dell’intervista in cui Nicola Bizzi, storico fiorentino nonché editore di Aurora Boreale, ha rilasciato alla web-tv di “Come Don Chisciotte”. Tema: perché l’Italia è sul lastrico. Risposta: colpa del “patto col diavolo” stipulato dall’ex sinistra alla vigilia della caduta del Muro di Berlino. «Si prostituirono: avrebbero svenduto il paese al nemico storico dei lavoratori, l’élite finanziaria speculativa. Nel frattempo, il Deep State americano – tramite l’operazione Mani Pulite (appena 7-8 condanne definitive, nonostante i 2.500 indagati) – avrebbe distrutto Craxi, la Dc e i loro alleati. Partiti ad alto tasso di corruzione, che però facevano gli interessi dell’Italia. Andavano sostituiti con qualcuno che cedesse a poteri esterni il timone del paese: da trent’anni, infatti, nessuna decisione viene più presa in Italia. Grazie appunto al “patto col diavolo” siglato allora da politici come Violante, Napolitano, Occhetto e D’Alema».
-
Capestro Mes: quello che Conte, Monti e l’Ue non ci dicono
L’obiettivo del Mes? Farci diventare debitori contro la nostra volontà. Non innanzitutto per ragioni economico-finanziarie (i soldi che mancano), ma squisitamente politiche. Lo spiega al “Sussidiario” Augustín José Menéndez, docente di diritto pubblico e comparato nell’Università Autonoma di Madrid. E il progetto si sta realizzando, scrive Federico Ferraù: finora Conte ha preso tempo, sul Mes, ma forse non aveva calcolato la resistenza interna di una parte dei 5 Stelle. «È vero, ci sarebbe il soccorso di Berlusconi. Ma il Parlamento risulterebbe nettamente diviso, proprio alla vigilia del Consiglio Ue del 16-17 luglio, un appuntamento cruciale perché si parlerà del prossimo bilancio europeo. E sarebbe un vero guaio, per Conte, parteciparvi con un consenso dimezzato e il partito – i 5 Stelle – che lo ha messo a palazzo Chigi diviso al suo interno». A svelare in modo sorprendente la debolezza del governo è stato Mario Monti, con un articolo uscito il 1° luglio sul “Corriere della Sera”. Monti, riassume Ferraù, ha suggerito a Conte di prendere tempo, facendosi dare un mandato parlamentare in cui il Mes venga solo menzionato, senza un rifiuto pregiudiziale. In questo modo – secondo Monti – il governo può guadagnare tempo, permettendo al Mes di perdere «alcuni dei suoi aspetti totemici», facendo «prevalere il pragmatismo».Menéndez, ricorda Ferraù (che l’ha intervistato), è coautore di un recente saggio dedicato proprio al Fondo salva-Stati. Titolo: “Mes. L’Europa e il trattato impossibile”. Tra le altre cose, scrive sempre il giornalista del “Sussidiario”, si spiega bene che il Mes “light” non esiste: il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato concepito come strumento del creditore per controllare politicamente il debitore, e tale è rimasto. «Avere il sostegno di una maggioranza “bipartisan” nel Parlamento nazionale è sempre una risorsa nelle trattative europee», premette Augustín José Menéndez, a proposito della sortita di Monti sul “Corriere”. Ma perché non approfittare della controversia per riformare le regole europee, coinvolgendo altri paesi? Al di là delle rassicurazioni di Romano Prodi sul carattere innocuo del Mes “sanitario”, «il quadro normativo del diritto europeo sull’assistenza finanziaria rimane invariato, e quindi la condizionalità non è diventata un “optional”», avverte il professor Menéndez. «È un bene che i dirigenti europei leggano più Keynes e meno Alesina. Ma se le cose stanno così, la domanda da fare è perché, invece di fare dichiarazioni politiche, non approvano un bell’emendamento alle norme europee che richiedono la condizionalità?».«Se un paese accetta il Mes, il prestito sarà senza condizioni», assicura il tedesco Klaus Regling, gestore del Fondo. Le condizionalità sembrano sparite con il Pandemic Crisis Support (Pcs) o Mes sanitario. Tuttavia, osserva Ferraù, anche la dichiarazione di Regling assomiglia a una “condizionalità”: far accettare il Mes ai paesi, come l’Italia, che fanno resistenza. «Tutte le relazioni di credito sono relazioni di potere», conferma Menéndez. «Pertanto, quando viene instaurata una relazione creditizia su insistenza del creditore e con grande riluttanza da parte del debitore, sembra giustificato chiedersi il motivo per cui il creditore attira il debitore in modo così insistente. Tutto il meccanismo dell’assistenza finanziaria nell’Eurozona – aggiunge Menéndez – è orientato a creare un fortissimo vincolo esterno sul debitore controllato dai creditori». Forse le intenzioni di tanti politici europei sono cambiate, «ma le norme e le strutture istituzionali rimangono quelle che si sono create dieci anni fa». E quindi: «Le parole se le porta via il vento, mentre le norme giuridiche rimangono». Nello specifico, il regolamento Ue prevede una «sorveglianza rafforzata» sul paese debitore, e a certe condizioni «non esclude l’eventuale imposizione di un programma di “aggiustamento” macroeconomico».In pratica, spiega sempre Menéndez, significa che le condizioni “leggere” inizialmente stabilite «possono rapidamente evolvere nella direzione di una condizionalità ben più incisiva». In altri termini, anche aderendo al Mes sanitario, il rischio del temuto “aggiustamento” macroeconomico c’è ancora, così come l’ipotesi della “ristrutturazione” del debito pubblico italiano (e cioè: tagli devastanti alla spesa pubblica). Ricorda il professore: se la Commissione Ue ritiene che sono necessarie «ulteriori misure», e che la situazione economico-finanziaria dello Stato in questione abbia «importanti effetti negativi sulla stabilità finanziaria della zona euro o dei suoi Stati membri», l’autorità europea «può raccomandare allo Stato membro interessato di adottare misure correttive precauzionali o di predisporre un progetto di programma di aggiustamento macroeconomico». Il problema non sono i 36 miliardi della linea di credito del Mes, chiarisce Menéndez: «L’obiettivo del Fondo salva-Stati e di chi lo difende è rafforzare il vincolo esterno, che l’appartenenza all’Eurozona già implica, aggiungendo una nuova leva di controllo».La cosiddetta “governance” economica europea, dice ancora Menéndez, è un mare di norme informali «fatto di guidelines, memoranda of understanding, letters of intention e via dicendo». Sembra tutto molto “chic”, «ma questa informalità ha un prezzo salatissimo». Quale? «La sicurezza», spiega il professore. «Ricordiamoci che i famosi memoranda of understanding ai quali si condizionò l’assistenza finanziaria a Grecia o Portogallo erano riscritti ogni sei mesi appunto perché “flessibili”. I creditori potevano dettare le condizioni a loro volontà, senza essere vincolati neppure a delle condizioni anteriori». Domani, altri commissari potranno cambiare le condizioni del Mes sanitario. Perché allora non modificare regolamenti e trattati? Menéndez critica «la complessità del processo decisionale europeo», che spiega anche «la frequenza delle decisioni emergenziali», oltre che il ricorso a quella strana “informalità” delle prescrizioni. Di fatto, ribadisce Menéndez, l’Italia ha di fronte “gendarmi” come la Germania e l’Olanda: è altamente improbabile, conclude, che i governi dei paesi cosiddetti “frugali” possano dire sì a una proposta di emendamento dei regolamenti.L’obiettivo del Mes? Farci diventare debitori contro la nostra volontà. Non innanzitutto per ragioni economico-finanziarie (i soldi che mancano), ma squisitamente politiche. Lo spiega al “Sussidiario” Augustín José Menéndez, docente di diritto pubblico e comparato nell’Università Autonoma di Madrid. E il progetto si sta realizzando, scrive Federico Ferraù: finora Conte ha preso tempo, sul Mes, ma forse non aveva calcolato la resistenza interna di una parte dei 5 Stelle. «È vero, ci sarebbe il soccorso di Berlusconi. Ma il Parlamento risulterebbe nettamente diviso, proprio alla vigilia del Consiglio Ue del 16-17 luglio, un appuntamento cruciale perché si parlerà del prossimo bilancio europeo. E sarebbe un vero guaio, per Conte, parteciparvi con un consenso dimezzato e il partito – i 5 Stelle – che lo ha messo a palazzo Chigi diviso al suo interno». A svelare in modo sorprendente la debolezza del governo è stato Mario Monti, con un articolo uscito il 1° luglio sul “Corriere della Sera”. Monti, riassume Ferraù, ha suggerito a Conte di prendere tempo, facendosi dare un mandato parlamentare in cui il Mes venga solo menzionato, senza un rifiuto pregiudiziale. In questo modo – secondo Monti – il governo può guadagnare tempo, permettendo al Mes di perdere «alcuni dei suoi aspetti totemici», facendo «prevalere il pragmatismo».
-
Dopo le Sardine, le Zucchine: se il potere si tinge di verde
Dopo le Sardine verranno le Zucchine. La sinistra cerca un nuovo travestimento per le competizioni elettorali e si converte alla Verdura perché tira, dopo il Covid, Greta e l’amazzonico Bergoglio. Vede che in molte parti d’Europa, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania al Nord Europa, il consenso perduto nelle competizioni coi populisti può essere arginato fabbricandosi un populismo eco-compatibile, manipolabile, suggestivo. E così il verde diventa l’ausiliario per le battaglie politico-elettorali, il vaccino populista per battere i populismi sovranisti. Lo hanno capito perfino i due Bismarck dell’alleanza grillo-sinistra: l’esimio Fico dei 5 Stelle, che come dice il suo cognome è un frutto della natura e sta appeso all’albero di Montecitorio; e l’odontotecnico che guida il Pd, Nicola Zingaretti, che per darsi un ruolo oltre quello di filo interdentale della coalizione, si è accorto che per curare gli ascessi politici funzionano bene gli impacchi di verdura cotta sulle gengive arrossate. Entrambi hanno così, in una corrispondenza di amorosi sensi che però apre anche una concorrenza di spietati sensi, esortato all’unisono a buttarsi sul Verde. Tra poco vedrete che anche Conte, in uno dei suoi travestimenti, si trasformerà nel Conte Verde, scriverà nel suo curriculum di avere un passato di verdura, indirà gli Stati Vegetali e farà spuntare dal taschino una foglia di lattuga per dimostrare la sua conversione verde. Intorno voleranno finocchi e cetrioli.I Verdi furono negli anni Settanta la risposta alla crisi energetica, al modello di sviluppo industrialista e all’inquinamento. Ci furono esperienze importanti intorno ai Grünen, sorti dal ’68, superando le ideologie storiciste. Da noi un verde che merita di essere ricordato fu Alex Langer, morto prematuramente; interessanti furono i movimenti comunitari verdi, come quello toscano con Giannozzo Pucci. Nell’ambientalismo diventato giardino pubblico della sinistra radicale e nell’ecologismo che è invece la ruota di scorta e la copertura verde del capitalismo global-progressista (magari in funzione antiTrump), la parola Natura scompare: natura evoca madre natura, il diritto naturale, l’ordine naturale, la gravidanza, la vita secondo natura. Meglio usare un’espressione neutra, paradossalmente asettica, plastificata, come Ambiente, che può funzionare in tutti i campi e in tutti i sensi. Così l’ecologia diventa un ramo fiorito dell’ideologia e la parola ambiente indica tutto, persino l’ambiente di lavoro, le fabbriche e ambienti in cui di natura non c’è neanche l’ombra. La forza dei movimenti verdi è invece nella loro autonomia dalle categorie politiche del Novecento, dalla storia ideologica e dallo schema progressista.Curioso osservare che il fenomeno dei Verdi attecchisce in modo particolare in Germania, dove il primo ministro ecologista fu durante il nazismo, si chiamava Walter Darrè (Hitler era un ecologista rispetto a Lenin, Stalin e Roosevelt…). In realtà l’ecologia è nata conservatrice, patriottica e rurale, mentre le sinistre erano per definizione industrialiste, urbane, internazionaliste e operaiste. Solo con i figli dei fiori si aprì una breccia naturalistica che germogliò poi tra i contestatori innamorati di società preindustriali (la Cina, il Vietnam, il Terzo Mondo). I primi ecologisti della modernità furono i nazionalconservatori noti come Wandervogel, Uccelli migratori. E in Italia le prime leggi a tutela dell’ambiente le fece il fascismo con Giuseppe Bottai. Alla fine degli anni Settanta sorsero movimenti ecologisti anche a destra, soprattutto in ambiente rautiano. Alcune tematiche dell’ambiente degradato incontrano naturaliter la sensibilità di un conservatore, di un patriota, di un cattolico e di un tradizionalista: il rispetto per il creato e per la natura, l’evocazione del mondo incontaminato e genuino di una volta, l’amore per le cose sane e antiche, i borghi d’origine e le tracce del passato, la predilezione per l’agricoltura, per i prodotti chilometro zero e per le attività legate alla natura, il legame con la terra e con le radici, il senso del limite e il realismo. E in negativo la critica alle metropoli invivibili, al progresso senza freni; il rifiuto di cibi manipolati o geneticamente manipolati, il rifiuto dell’inquinamento acustico, l’aria inquinata, il mare sporco, la terra desertificata.Si sa poi che i cittadini a maggior contatto con la natura (dagli agricoltori agli allevatori e ai cacciatori) hanno tradizionalmente espresso preferenze politiche non certo progressiste. Perché regalare la sensibilità verde al grillo-sinistrismo che la usa come foglia di fico e tisana per far digerire bocconi inquinanti della società euro-global? In passato si sono già rubati le querce, gli ulivi, i cespugli e le margherite; perché regalare loro l’intera natura? In difesa della natura, del paesaggio e dell’ambiente hanno scritto diversi autori tra la nuova destra e il pensiero conservatore, da Alain de Benoist a Roger Scruton. Un giovane editore, Francesco Giubilei, ha pubblicato ora un libro, “Conservare la natura”, cercando di riscoprire il legame tra pensiero conservatore e difesa della natura. Trent’anni fa scrissi sui «verdi sentieri dell’ecologia» in “Processo all’Occidente” (1990), sostenendo la necessità di un’alleanza trasversale e comunitaria alternativa alla società global che si profilava. Insomma, il tema verde è molto più serio e profondo di un travestimento elettorale o di una battaglia anti-Trump; e non appartiene certo a una cultura progressista e mao-capitalista. Ma va praticato con realismo, con amore della natura e delle sue leggi, in armonia e non in conflitto con la civiltà e con l’umanesimo. E ricordate: l’amore per la natura è incompatibile con chi vuole modificare geneticamente la natura umana.(Marcello Veneziani, “Per non fermarsi col rosso passano col verde”, da “La Verità” del 1° luglio 2020).Dopo le Sardine verranno le Zucchine. La sinistra cerca un nuovo travestimento per le competizioni elettorali e si converte alla Verdura perché tira, dopo il Covid, Greta e l’amazzonico Bergoglio. Vede che in molte parti d’Europa, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania al Nord Europa, il consenso perduto nelle competizioni coi populisti può essere arginato fabbricandosi un populismo eco-compatibile, manipolabile, suggestivo. E così il verde diventa l’ausiliario per le battaglie politico-elettorali, il vaccino populista per battere i populismi sovranisti. Lo hanno capito perfino i due Bismarck dell’alleanza grillo-sinistra: l’esimio Fico dei 5 Stelle, che come dice il suo cognome è un frutto della natura e sta appeso all’albero di Montecitorio; e l’odontotecnico che guida il Pd, Nicola Zingaretti, che per darsi un ruolo oltre quello di filo interdentale della coalizione, si è accorto che per curare gli ascessi politici funzionano bene gli impacchi di verdura cotta sulle gengive arrossate. Entrambi hanno così, in una corrispondenza di amorosi sensi che però apre anche una concorrenza di spietati sensi, esortato all’unisono a buttarsi sul Verde. Tra poco vedrete che anche Conte, in uno dei suoi travestimenti, si trasformerà nel Conte Verde, scriverà nel suo curriculum di avere un passato di verdura, indirà gli Stati Vegetali e farà spuntare dal taschino una foglia di lattuga per dimostrare la sua conversione verde. Intorno voleranno finocchi e cetrioli.
-
Conte come il despota Cromwell, chi oggi lo stima lo odierà
Mi voglio rivolgere oggi a tutti quegli italiani (a quanto pare non sono pochi) che, incredibilmente, continuano a sostenere l’operato del governo Conte. Non mi interessa, sinceramente, se lo facciano per masochistico asservimento, per appartenenza politica o logica di partito, per cronica ipocondria o perché – cosa ancor più grave – sono veramente convinti, nella loro ingenuità, che questo esecutivo stia operando per il loro bene e per il loro interesse. Ebbene, intendo rivolgere a questi italiani alcune precise domande: vi site accorti che questo governo ha precipitato l’Italia, giorno dopo giorno, in una dittatura orwelliana dominata da un pensiero unico tecnocratico-scientista? Vi siete accorti che la nostra Costituzione è stata ignobilmente calpestata, infangata e cancellata con un tratto di penna proprio da quelle massime cariche dello Stato che avevano giurato di difenderla? Vi siete accorti che nessun membro del governo, nessun governatore di Regione, nessun politico o parlamentare, sia della maggioranza che dell’opposizione (a parte le voci nel deserto di Vittorio Sgarbi e Sara Cunial), da febbraio ad oggi ha più menzionato la parola “democrazia”, ha più parlato dei fondamentali e sacrosanti diritti dei cittadini sanciti dalla Costituzione?Vi siete accorti che chiunque oggi scenda in piazza per difendere tali diritti e la stessa Costituzione che li garantisce viene puntualmente accusato dai nostri governanti e dai media compiacenti di essere un “irresponsabile” o addirittura un “complottista”? Se vi siete accorti di tutto questo e continuate a tacere, se vi siete accorti di tutto questo e vi sta ancora bene l’operato di questo governo, mi dispiace per voi, ma siete indegni di essere italiani e non meritate quei diritti e quelle libertà che vi hanno tolto mentre voi li applaudivate, gridando dai vostri balconi “Andrà tutto bene!”. Tutto bene un kaiser! Alcune settimane fa, commentando un mio articolo, una lettrice evidentemente filo-governativa mi ha accusato di «non avere rispetto per tutti coloro che sono morti». Io le ho prontamente replicato di essere semmai lei a non avere alcun rispetto nei confronti di quelle decine di migliaia di uomini e donne che hanno lottato, combattuto e dato la propria vita per conquistare e difendere la democrazia e la libertà. Almeno ha avuto il buon gusto di non replicare.Negli ultimi mesi si è consumata una vicenda senza precedenti nella storia umana: in seguito ad un allarme sanitario partito dalla Cina, la maggior parte dei governi mondiali, e in modo particolare quelli europei, seguendo tutta una serie di linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (linee guida poi rivelatesi parte di un’agenda già da tempo pianificata), aggirando abilmente ogni legittimo dibattito parlamentare, ha applicato e imposto un prolungato “stato d’emergenza” che ha portato alla sospensione o al restringimento dei più elementari e inalienabili diritti dei cittadini, alla forzata chiusura delle attività commerciali e lavorative, alla deliberata distruzione dell’economia e della classe media e al prolungato confinamento domiciliare di centinaia di milioni di persone. E tutto questo è avvenuto con il medesimo, identico copione, in decine di nazioni, nelle quali la democrazia rappresentativa è stata cancellata con un tratto di penna e sostituita con una dittatura scientista e tecnocratica pronta a imporre con la forza e con la piena complicità dei media un aberrante pensiero unico, e a reprimere con la censura e l’intimidazione ogni forma di dissenso.E l’Italia, in questo contesto, come ben sappiamo si è brillantemente distinta, dimostrando non solo la totale assenza di ogni autentica opposizione politica, ma arrivando a instaurare un inaudito clima mediatico di terrore e di repressione poliziesca. Come uomo libero e di buoni costumi sono stato tra i primi a denunciare con forza fin dall’inizio non solo la pessima gestione, da parte dell’esecutivo, di una “emergenza” pianificata e creata ad arte da quei poteri e quelle lobby che come ben sappiamo tirano da sempre le fila della politica, ma anche le inaudite restrizioni delle nostre libertà fondamentali e dei nostri più basilari diritti costituzionali. Già a marzo avevo con forza denunciato l’illegittimità e l’anticostituzionalità del lockdown e dei decreti della Presidenza del Consiglio, paragonando senza mezze misure Giuseppe Conte ad una figura nefasta come Oliver Cromwell. Chi ha un minimo di cognizioni storiche si ricorderà, infatti, come la spietata dittatura di un “signor nessuno” come Cromwell, nel XVII° secolo, in soli cinque anni, riuscì a precipitare l’Inghilterra in un abisso di orrore e disperazione.Dopo l’abbattimento della liberale monarchia degli Stuart, questo “signor nessuno” (in realtà un burattino manovrato, guarda caso, dalle stesse lobby di potere con cui ancora oggi ci scontriamo), proclamatosi “Lord Protettore” con l’appoggio del Parlamento, cancellò con un tratto di penna i più elementari diritti dei cittadini, compresi quelli di parola e di riunione; fece arrestare, torturare e giustiziare chiunque si opponesse alla sua tirannia eterodiretta; distrusse completamente l’industria, l’imprenditoria e l’economia e, immancabile ciliegina sulla torta, sottrasse allo Stato il potere di emettere moneta, concedendolo interamente a banchieri privati come i Rothschild. E fece tutto questo con il pieno appoggio del Parlamento, semplicemente perché non esisteva più alcuna vera opposizione. Oliver Cromwell non pagò in vita per i suoi crimini, in quanto morì di malaria e complicazioni renali a Londra il 3 Settembre 1658; ma, una volta ripristinate in Inghilterra la giustizia e la legalità, il suo corpo venne riesumato, e poi pubblicamente sventrato, impiccato e decapitato. La sua testa venne poi esposta, su un palo alto sei metri, a Westminster Hall fino al 1685, quando una tempesta la fece rotolare a terra. Sic semper tyrannis!Molto probabilmente la drammatica situazione che, mentre scrivo, stiamo ancora vivendo sarà un giorno menzionata nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti come il più grande inganno degli ultimi secoli. Un grande inganno perpetrato, ai danni dei popoli, da una certa élite di potere che, con il pretesto di una falsa pandemia e servendosi di un “virus” abilmente ingegnerizzato in laboratorio, ha tentato di accelerare il progetto di instaurazione di un nuovo ordine mondiale. Un nuovo ordine mondiale già da molto tempo pianificato e annunciato, fondato sul forzato depopolamento e sul controllo tecnocratico totale dei cittadini di un mondo sempre più globalizzato, con la progressiva accentrazione di tutte le risorse e ricchezze, con la distruzione delle identità etniche, nazionali, culturali e religiose, e con il graduale restringimento, fino ad arrivare alla totale eliminazione, dei diritti civili e delle libertà democratiche sanciti dalle vigenti costituzioni nazionali. Diritti civili e libertà democratiche conquistati dai popoli con il sangue, attraverso secoli di incessanti lotte e battaglie.Questo governo, come ho già scritto in altri miei recenti articoli, molto probabilmente cadrà nelle prossime settimane per via giudiziaria per gli effetti dell’Obamagate e dello scandalo Palamara, e molte verità verranno pienamente alla luce. Soltanto allora molti di coloro che lo hanno ingenuamente legittimato e applaudito apriranno gli occhi e, animati da fervore “giustizialista”, si scaglieranno verbalmente contro Conte, Di Maio, Renzi e Zingaretti, arrivando a negare di averli mai votati o sostenuti. Mentre l’intera Europa scende in piazza e si sta riappropriando dei propri diritti e della propria libertà, qui in Italia continuo a vedere solo un gregge di schiavi impauriti, con tanto di museruola, che parla a vanvera di rispetto dei “morti” senza avere alcun rispetto per i vivi. Un grande uomo e libero muratore chiamato Benjamin Franklin pronunciò queste sacrosante parole: «Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di momentanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza».(Nicola Bizzi, “Il conte Cromwell e i nemici della democrazia”, dalla pagina Facebook di Bizzi del 5 luglio 2020).Mi voglio rivolgere oggi a tutti quegli italiani (a quanto pare non sono pochi) che, incredibilmente, continuano a sostenere l’operato del governo Conte. Non mi interessa, sinceramente, se lo facciano per masochistico asservimento, per appartenenza politica o logica di partito, per cronica ipocondria o perché – cosa ancor più grave – sono veramente convinti, nella loro ingenuità, che questo esecutivo stia operando per il loro bene e per il loro interesse. Ebbene, intendo rivolgere a questi italiani alcune precise domande: vi site accorti che questo governo ha precipitato l’Italia, giorno dopo giorno, in una dittatura orwelliana dominata da un pensiero unico tecnocratico-scientista? Vi siete accorti che la nostra Costituzione è stata ignobilmente calpestata, infangata e cancellata con un tratto di penna proprio da quelle massime cariche dello Stato che avevano giurato di difenderla? Vi siete accorti che nessun membro del governo, nessun governatore di Regione, nessun politico o parlamentare, sia della maggioranza che dell’opposizione (a parte le voci nel deserto di Vittorio Sgarbi e Sara Cunial), da febbraio ad oggi ha più menzionato la parola “democrazia”, ha più parlato dei fondamentali e sacrosanti diritti dei cittadini sanciti dalla Costituzione?
-
Della Luna: svendere l’Italia, Berlusconi complice del Pd?
Il premier olandese Rutte e suoi colleghi rigoristi del Nord Europa hanno affermato e ripetuto che l’Italia deve cavarsela da sola, non può ricevere aiuti ma solo prestiti da rimborsare. Da questa affermazione faccio partire quattro filoni di considerazioni. Primo filone. L’Italia avrebbe bisogno che l’Olanda e altri paesi rispettassero la collaborazione tributaria e che non si prestassero, come paradisi fiscali, per consentire a imprese che lavorano e guadagnano in Italia di non pagare le tasse in Italia, ma da loro. Avrebbe anche bisogno che venissero rispettate le regole sui limiti all’attivo commerciale, sistematicamente violate, in passato, dalla Germania. Cioè avrebbe bisogno che i paesi egemoni dell’Unione Europea smettessero di agire da paesi-canaglia e restituissero perlomeno il maltolto tributario. Secondo filone: l’Italia ha duramente bisogno di moneta affinché gli operatori economici, Stato incluso, possano pagare i debiti contratti internamente e fare investimenti in una fase di contrazione della liquidità; la moneta si produce a costo zero; l’Italia potrebbe produrne quanta gliene serve senza violare i trattati europei, in forma di moneta interna; il governo non lo fa perché serve interessi stranieri, e preferisce prenderla a prestito indebitando il paese verso l’estero per poterlo svendere.Terzo filone: l’Italia prenderà importanti prestiti sia dal Mes che dal Recovery Fund; questa grossa somma sarà nelle mani di partiti politici che si reggono su comitati d’affari dediti alle ruberie, e per giunta in una situazione in cui sono costretti a usare il denaro clientelarmente e assistenzialmente per assicurarsi voti alle prossime elezioni. Il denaro preso a prestito e speso in tal modo produrrà consenso e rielezione, e probabilmente la conferma della coalizione di governo nel breve termine; ma non produrrà un recupero economico, appunto perché speso improduttivamente; perciò, quando sarà da restituire, diciamo tra due o tre anni, l’economia sarà fiacca e saranno dolori per i cittadini, mentre sarà un nuovo Bingo per i politicanti di governo, i quali, avendo da gestire una campagna di privatizzazioni e svendite a capitali tedeschi, olandesi, francesi per rimborsare quei prestiti, potranno realizzare grandi guadagni di intermediazione politica da coloro che compreranno a man bassa approfittando di questa situazione. I virtuosi sciacalli rigoristi prevedono e calcolano sulla corruttibilità e sulla inettitudine della classe politicante italiana per prendersi quel che ancora non hanno preso.Quarto filone: alcuni ipotizzano che l’attuale campagna-di-verità sulla magistratura attraverso la rivelazione delle intercettazioni compromettenti, soprattutto sul versante politico, sia la parte italiana della operazione Obamagate, mirante a colpire chi appoggiò Obama contro Trump nella vicenda sull’Ucraina, ossia Renzi e soci, compreso Gentiloni. Altri dicono che sia invece un’operazione dei servizi segreti tedeschi e francesi perché Silvio Berlusconi, che si è fatto filo-tedesco e filo-europeo, ora chiederebbe un compenso come riabilitazione (senatore a vita) per entrare col suo partito nella maggioranza di governo, sostituendo in tutto o in parte i grillini, divisi sulla suddetta operazione di svendita. Io ho qualche dubbio che le cose possano stare così, e per due ragioni. La prima: già in passato Berlusconi si era reso servo di Berlino lasciando il posto a Monti, votandolo e appoggiando la sua politica anti-italiana e filo-tedesca; eppure, proprio in quel periodo fu umiliato, condannato, espulso dal Parlamento e mandato a servire in un ospizio. La seconda ragione: Berlusconi è orgoglioso, ha amor proprio, non ha bisogno di soldi e dubito che concluderebbe la sua carriera politica facendo qualcosa che lo consegnerebbe alla storia con l’infamia totale e definitiva del tradimento. Però al peggio non c’è limite.(Marco Della Luna, “Il prezzo di un Silvio”, dal blog di Della Luna del 3 luglio 2020).Il premier olandese Rutte e suoi colleghi rigoristi del Nord Europa hanno affermato e ripetuto che l’Italia deve cavarsela da sola, non può ricevere aiuti ma solo prestiti da rimborsare. Da questa affermazione faccio partire quattro filoni di considerazioni. Primo filone. L’Italia avrebbe bisogno che l’Olanda e altri paesi rispettassero la collaborazione tributaria e che non si prestassero, come paradisi fiscali, per consentire a imprese che lavorano e guadagnano in Italia di non pagare le tasse in Italia, ma da loro. Avrebbe anche bisogno che venissero rispettate le regole sui limiti all’attivo commerciale, sistematicamente violate, in passato, dalla Germania. Cioè avrebbe bisogno che i paesi egemoni dell’Unione Europea smettessero di agire da paesi-canaglia e restituissero perlomeno il maltolto tributario. Secondo filone: l’Italia ha duramente bisogno di moneta affinché gli operatori economici, Stato incluso, possano pagare i debiti contratti internamente e fare investimenti in una fase di contrazione della liquidità; la moneta si produce a costo zero; l’Italia potrebbe produrne quanta gliene serve senza violare i trattati europei, in forma di moneta interna; il governo non lo fa perché serve interessi stranieri, e preferisce prenderla a prestito indebitando il paese verso l’estero per poterlo svendere.
-
O facciamo l’Irlanda del Mediterraneo, o moriamo di Troika
I soldi dall’Ue arriveranno tardi e – tolti quelli che sono prestiti da restituire – saranno meno generosi di quanto si finga di credere. In compenso la volontà di fare spesa pubblica corrente non si estinguerà, e alimenterà la spirale del debito pubblico. Lo scenario più probabile, a mio parere, è che entro la fine del 2021 i mercati o le autorità europee presentino il conto. A quel punto saranno dolori: nel giro di 2-3 anni potremmo ritrovarci come la Grecia negli anni 10 di questo secolo. Mai come in questo caso ho desiderato di sbagliarmi. Una strada per evitare questa fosca prospettiva? Non so se ci riusciremo, perché abbiamo già buttato molto, troppo tempo. O facciamo come l’Irlanda, o si muore. Siamo un paese infestato dalla burocrazia; dobbiamo liberarcene, perché uccide le imprese. Cominciamo con l’eliminare la “presunzione di furbizia” che sta alla base dell’ipertrofia delle norme. Poi serve un taglio drastico delle tasse: serve una imposta societaria al 12,5%. Infine è indispensabile che la pubblica amministrazione paghi i debiti verso le imprese. In una recente intervista ho criticato l’impostazione di tutti i precedenti tentativi, di destra e di sinistra, di diminuire la pressione fiscale. Il punto sta nel voler accontentare la più ampia platea possibile di beneficiari, facendo riduzioni modeste: Iva, Imu, Irpef, contributi sociali.Invece bisognerebbe intervenire subito sulle tasse che scoraggiano le attività produttive, Irap e Ires. Solo le imprese realmente produttive e competitive possono risollevare la nostra economia. Chi può farci diventare una “Irlanda mediterranea”? Certamente non questo governo. Nell’inerzia governativa potrebbe esserci anche un elemento di calcolo: lasciar marcire i problemi per prolungare la permanenza al governo ed eleggere un presidente della Repubblica di parte (in barba alle affermazioni del passato, secondo cui il Capo dello Stato andrebbe scelto con il concorso dell’opposizione). La cosa fondamentale che manca, a chiunque abbia il compito di governare, è la conoscenza di quale sarà la situazione a settembre: e senza quella conoscenza, formulare linee guida operative è impossibile. Per ora i dipendenti pubblici hanno aggiunto ai loro privilegi classici quello di lavorare poco e quasi tutti da casa. Quanto al futuro secondo me bisogna distinguere nettamente fra due scenari. Nello scenario A, con crollo del Pil ma senza una crisi finanziaria tipo 2011 o peggio, è probabile che i dipendenti pubblici conservino sostanzialmente i propri stipendi, e che un eventuale aggiustamento venga scaricato sulle pensioni medio-alte. Lo scenario B è crollo del Pil più crisi finanziaria drammatica, con i mercati che non ci rinnovano i titoli di Stato.In quel caso si potrebbe arrivare a una situazione tipo quella della Grecia dieci anni fa: commissariamento da parte della Troika e austerità per tutti, compresi i dipendenti pubblici. Il governo si trova in un’inerzia decisionale preoccupante. È inadeguatezza o calcolo politico? Forse tutte e due le cose. Che i nostri governanti siano gravemente inadeguati, può dubitarne solo chi è accecato dall’ideologia. Il governo Pd-M5S è stato costruito per impedire le elezioni e per evitare che il centrodestra potesse condizionare l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Il prezzo di questa strategia è un ennesimo rinvio dei problemi cruciali, ma soprattutto un aggravamento della situazione economica. Il ritardo con cui si è arrivati al vero lockdown – il blocco degli spostamenti fra comuni – è costato migliaia di morti, che si sarebbero potuti evitare intervenendo ai primi di marzo, come in quei giorni aveva auspicato il professor Andrea Crisanti, anziché tre settimane dopo. Anche all’economia il rinvio è costato molto: se si fosse intervenuti subito e drasticamente, la chiusura delle attività economiche sarebbe durata molto di meno, e anziché perdere 15-20 punti di Pil – come temo succederà – ne avremmo persi parecchi di meno, in linea con i principali paesi europei.Anche volendo, il centrodestra non riuscirebbe a infliggere all’economia danni maggiori di quelli che le sta infliggendo il governo giallorosso. Ma, pur essendo meno pericoloso per l’economia, anche il centrodestra non ha una visione convincente del futuro dell’Italia, né possiede una strategia economica all’altezza della situazione. Mi riferisco in particolare a quattro punti. Primo, le divisioni sul Mes e l’ambiguità del rapporto con l’Europa: Berlusconi pro-Europa, Salvini che conferisce lo scettro dell’economia ad Alberto Bagnai, economista di valore e convintamente anti-euro. Secondo punto: la sostanziale riproposizione del programma di governo del 2018, con la Flat Tax e il condono fiscale (ossia una misura inattuabile e una inopportuna). Terzo: la mancanza di una strategia convincente sul debito pubblico, e la tendenza a richiedere scostamenti di bilancio ancora maggiori di quelli stabiliti dal governo, come se fare ancora più debito fosse una soluzione. Ultimo rilievo: un’eccessiva concentrazione sul lavoro autonomo e sulle piccole imprese, perfettamente comprensibile in termini di acquisizione del consenso ma largamente inadeguata per un paese che ha un gravissimo problema di produttività.(Luca Ricolfi, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù nell’intervista “O facciamo l’Irlanda del Mediterraneo o moriamo di Troika”, pubblicata sul “Sussidiario” il 30 giugno 2020. Ricolfi è docente di analisi dei dati all’Università di Torino e presidente della Fondazione David Hume).I soldi dall’Ue arriveranno tardi e – tolti quelli che sono prestiti da restituire – saranno meno generosi di quanto si finga di credere. In compenso la volontà di fare spesa pubblica corrente non si estinguerà, e alimenterà la spirale del debito pubblico. Lo scenario più probabile, a mio parere, è che entro la fine del 2021 i mercati o le autorità europee presentino il conto. A quel punto saranno dolori: nel giro di 2-3 anni potremmo ritrovarci come la Grecia negli anni 10 di questo secolo. Mai come in questo caso ho desiderato di sbagliarmi. Una strada per evitare questa fosca prospettiva? Non so se ci riusciremo, perché abbiamo già buttato molto, troppo tempo. O facciamo come l’Irlanda, o si muore. Siamo un paese infestato dalla burocrazia; dobbiamo liberarcene, perché uccide le imprese. Cominciamo con l’eliminare la “presunzione di furbizia” che sta alla base dell’ipertrofia delle norme. Poi serve un taglio drastico delle tasse: serve una imposta societaria al 12,5%. Infine è indispensabile che la pubblica amministrazione paghi i debiti verso le imprese. In una recente intervista ho criticato l’impostazione di tutti i precedenti tentativi, di destra e di sinistra, di diminuire la pressione fiscale. Il punto sta nel voler accontentare la più ampia platea possibile di beneficiari, facendo riduzioni modeste: Iva, Imu, Irpef, contributi sociali.