Archivio del Tag ‘complotto’
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Padroni del mondo: la mappa del super-potere invisibile
Conflitto di interessi per Mario Draghi, presidente della Bce e al tempo stesso esponente di punta del “Group of 30”, la super-lobby planetaria con sede a Washington che mira a condizionare le legislazioni a favore degli interessi delle grandi corporation, le multinazionali globalizzate e i colossi finanziari speculativi, registi occulti della grande crisi. Spesso abbreviato in G30, scrive Checchino Antonini nel blog “Il Megafono Quotidiano”, il super-gruppo si definisce un organismo internazionale di finanzieri, leader e accademici che mira ad “approfondire la comprensione” delle questioni economiche e finanziarie e ad “esaminare le conseguenze delle decisioni” prese nei settori pubblici e privati. Il clan è composto di 30 membri e comprende i capi delle principali banche private nonché delle maggiori banche centrali, così come illustri membri del mondo accademico e delle istituzioni internazionali.
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Draghi sotto accusa: lasci la Bce o la “Setta dei Trenta”
Mario Draghi si dimetta dalla Bce o lasci il “Gruppo dei Trenta”, la super-lobby mondiale che tende a “infiltrare” Stati e governi per condizionare le leggi nazionali ed europee, a cominciare dall’international banking, a favore degli interessi esclusivi della grande finanza. A lanciare l’allarme stavolta è il comitato di sorveglianza dell’Unione Europea, che avrebbe avviato un’indagine – per conflitto di interessi – sul presidente della banca centrale di Francoforte. Draghi, salito alla guida della Bce col sostegno decisivo della Germania, è attualmente impegnato per tentare di “salvare l’euro”. Obiettivo: trasformare di fatto la banca centrale europea in “prestatore di ultima istanza”, in grado cioè di assorbire – acquistando titoli tramite il Mes, il nuovo “meccanismo europeo di stabilità” – il debito sovrano dei paesi come Spagna e Italia, messi in pericolo dalla speculazione internazionale e ormai in balia dei “mercati”, in quanto pericolosamente indeboliti dalla catastrofica perdita della sovranità monetaria e costretti a farsi prestare a caro prezzo la moneta comune.
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Rai-choc: bugiardi e criminali, i mandanti di Monti ci odiano
«Ma scusate, quando è sceso lo spread? E’ sceso dopo che la Bce, tra dicembre e febbraio, ha fatto due prestiti alle banche. E non poteva farli prima? Sì, che poteva. Ma non li ha fatti prima, quei prestiti, perché la speculazione viene usata come una clava per obbligare gli Stati a demolire il welfare: demolire i diritti dei lavoratori e, nello stesso tempo, tenerli in vita con la bombola d’ossigeno». Sembra di sentire Paolo Barnard, il promotore italiano della Modern Money Theory, e invece è Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, già ministro prodiano. Ormai, sotto la scure del rigore, Barnard ha fatto scuola: «Non è vero che la speculazione è un incidente», dice ancora Ferrero: «E’ scelta e mantenuta, perché è il modo in cui si riesce a tenere sotto pressione la gente. Per una ragione di fondo: che la gente non ne capisce nulla, della speculazione».
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Barnard: attenti a quei 30, sono loro che ricattano il mondo
Attenti a quei Trenta: ricattano il mondo truccando le regole. E nessuno li può fermare, perché maneggiano 650.000 miliardi di dollari, cioè otto volte il Pil del pianeta. In dieci anni, hanno messo in ginocchio l’economia reale. E sono ancora lì, a dettar legge, a cominciare da uno dei loro specialisti, Mario Draghi. Teoria del complotto? No: storia. Quella del famigerato “Group of 30”, creato alla fine degli anni ’70 da personaggi come David Rockefeller. Obiettivo: piegare le nazioni ai diktat della speculazione finanziaria. Missione compiuta: oggi l’intera Europa è nelle loro mani, e un paese come l’Italia – membro del G8 – è agli ordini della super-lobby che ha commissariato il governo affidandolo al fido oligarca Mario Monti, tecnocrate targato Goldman Sachs, veterano del Bilderberg, della Trilaterale e della micidiale Commissione Europea, quella che oggi dispone il suicidio sociale degli Stati mediante il pareggio di bilancio.
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Soldati e pirati: crisi India-Italia, capolavoro d’ipocrisia
Non sono stati loro a sparare sui pescatori indiani al largo di Kochi, ma rischiano addirittura la pena di morte: se anziché italiani fossero soldati americani, francesi o inglesi, a quest’ora davanti a quel porto ci sarebbe già schierata una portaerei, e l’India non si permetterebbe certo di commettere gli abusi che sta compiendo ai danni del mercantile sequestrato, la Enrica Lexia, e della sua scorta ingiustamente accusata, i “marò” del battaglione San Marco. Lo afferma Gianandrea Gaiani, esperto strategico e direttore di “Analisi Difesa”, in merito alla clamorosa crisi diplomatica esplosa fra Italia e India in seguito al fermo dei due militari italiani, ufficialmente sospettati di aver sparato e ucciso due pescatori indiani dopo averli scambiati per pirati.
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Theodorakis: la Grecia ha aperto la porta al suo assassino
Esiste un complotto internazionale che ha l’obiettivo di cancellare il mio paese. E’ iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.
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L’ultimo diktat: lo Stato sarà condannato a impoverirci
Coventrizzazione: bombardamento a tappeto. Solo che ad essere rasa al suolo non sarà la cittadina inglese di Coventry, spianata nel 1940 dalle bombe della Luftwaffe, ma il Belpaese straziato dai “signori del debito”, i titolari palesi e occulti dell’esposizione italiana: gli stessi che “nominano” i dirigenti della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e, ultimamente, degli stessi governi nazionali: Mario Monti e Lucas Papademos, entrambi “allevati” dalla Goldman Sachs, ora alla guida di Italia e Grecia, mentre in Spagna il neo-premier Mariano Rajoy rivela l’esistenza di un diktat della Bce, l’Ungheria ribelle deve piegarsi alla tecnocrazia di Bruxelles e persino per la Romania in crisi si profila un altrettanto inquietante “governo tecnico”.
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Macché debito, il guaio sono loro: tre criminali e un cretino
Il mondo intero lo sta gridando all’Europa: il problema non è il debito, ma l’euro. Persino un mega-speculatore come Charles Dallara dell’Institute of International Finance americano interviene sui negoziati sulla Grecia: «Non temiamo il debito in sé, ma la loro impossibilità di onorare un debito denominato in una moneta straniera, cioè l’euro». Al coro si aggiungono premi Nobel e prestigiosi macroeconomisti, ma “loro” non vogliono capire. “Loro”, per Paolo Barnard, sono «tre criminali e un cretino». Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, Mario Draghi e Mario Monti. «Insistono con questa demenza devastante secondo cui il dramma che stiamo vivendo in questa caduta ad avvitamento nel baratro è dovuto al debito. Quindi bisogna pareggiare i conti, quindi ci vuole ancora più austerità». Tre criminali e un cretino? «Il cretino è Sarkozy», che non capisce che anche la Francia sarà cannibalizzata dalla Germania.
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Rampini: la Germania scelga, salvare l’Europa o soccombere
La mazzata di “Standard & Poor’s” che declassa mezza Europa è un chiaro avviso alla Germania: la signora Merkel si decida, o anche Berlino finirà travolta dal crollo dei partner europei. L’austerity imposta a Roma, Parigi, Madrid e Atene va controbilanciata con robuste manovre di spesa in Germania e un deciso via libera alla Bce: la banca centrale europea deve poter svolgere lo stesso ruolo strategico, di “prestatore di ultima istanza”, che ha la Federal Reserve americana a sostegno dell’economia. Si tratta di un onere eccezionale a carico della Germania, che è l’unico paese in grado di puntellare l’Europa, secondo l’americano Barry Eichengreen. Una scelta difficile, ma obbligata: in caso contrario, secondo Federico Rampini, «la resa alla disgregazione dell’euro ha costi che neppure Berlino è preparata a sopportare».
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Denaro, chi tocca muore: quando Kennedy silurò la Fed
Chi tocca, muore: il denaro devono continuare a stamparlo banche private, che poi lo prestano agli Stati ricavando lauti interessi, in base alla pratica inaugurata secoli fa dalla Banca d’Inghilterra. Secondo alcuni analisti, quello dei politici che hanno provato a strappare alle banche l’esclusiva sull’emissione di moneta è ormai un affollato cimitero. Per Marco Seba, membro dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata di Ginevra, sono addirittura sette i presidenti americani a cui la questione monetaria sarebbe costata la pelle: Lincoln, Garfield e McKinley uccisi con armi da fuoco, mentre Harrison, Taylor e lo stesso Roosevelt sarebbero stati avvelenati, come sostiene un investigatore di Chicago, Sherman Skolnick. Ma il caso più clamoroso è quello di John Fitzgerald Kennedy, fatto assassinare (dalla mafia?) dopo aver esautorato, di fatto, la Federal Reserve, con un provvedimento da allora rimasto lettera morta: dollari emessi direttamente dallo Stato.
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Spagnoli traditi: Rajoy eseguirà il diktat segreto della Bce
Svalutazione dei salari e mini-contratti di precariato? No, grazie. Il premier spagnolo Zapatero preferì lasciare, piuttosto che ridursi ad eseguire gli ordini imposti dalla Bce: che la scorsa estate, attraverso una lettera riservata, rivolse alla Spagna un diktat analogo a quello destinato all’Italia, che segnò l’inizio della fine del governo Berlusconi. Lo ha rivelato il nuovo premier iberico, Mariano Rajoy, incontrando imprenditori e sindacati: la banca centrale di Francoforte, “braccio armato” della Commissione Europea, è riuscita a piegare al proprio volere anche Madrid, sapendo che sarebbe stato facile colpire un leader come Zapatero, in forte calo di consensi dato il severo giudizio degli spagnoli aggrediti dalla crisi. Di male in peggio: sarà Rajoy ad eseguire le severe prescrizioni del diktat respinto da Zapatero, che prevede drammatici tagli sociali.
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Monti e Draghi condannano l’Italia: salvano solo gli usurai
La manovra e il governo Monti? Non sono “inevitabili”. E per favore, lasciamo perdere l’equità: quello che sta avvenendo è tutto fuorché equo. Quella di Monti non è una “medicina amara”; non è nemmeno una cura: è una vera e propria tragedia, peraltro evitabilissima. Ne è convinto il professor Bruno Amoroso, prestigioso docente di economia internazionale all’Università di Roskilde in Danimarca. I problemi di cui Monti si occupa, dice Amoroso, non hanno niente a che vedere con l’urgenza della crisi, che deriva «da una gigantesca truffa dovuta allo strapotere di gruppi finanziari internazionali». E sono ancora loro i beneficiari della manovra: Italia ed Europa aiutano solo le banche, veicolo del disastro, e tagliano la capacità dello Stato di sostenere l’economia e le famiglie.