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Magaldi: sarà il popolo a fermare i golpisti del coronavirus
Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.«In fondo, un virus è perfetto, per i nemici del popolo: funziona ancora meglio del terrorismo e del rigore finanziario». Autore del bestseller “Massoni” uscito per Chiarelettere a fine 2014 con la mappa esclusiva delle superlogge del potere mondiale, Magaldi ha in cantiere il “sequel” del primo saggio, atteso per novembre e aggiornato tenendo conto dello tsunami-coronavirus. «Stanno emergendo circostanze esplosive», annuncia, in web-streaming su YouTube nella trasmissione “Massoneria On Air”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di osservatori speciali come Gianfranco Carpeoro e Paolo Franceschetti, Marco Moiso, Roberto Hechich. In sostanza, secondo Magaldi – massone progressista, facente parte lui stesso del mondo delle superlogge – sono fonti ancora riservate, d’intelligence, a confermare i peggiori sospetti: il disastro che ci è rovinato addosso, paralizzando mezzo pianeta, è stato concepito dagli eredi dalle stesse “menti raffinatissime” che idearono il golpe in Cile nel 1973, per imporre il neoliberismo a mano armata. Meno diritti, per salvare l’economia? Era la super-bufala del manifesto “La crisi della democrazia”, in Italia propalato con la prefazione di sua maestà Gianni Agnelli. La tesi: troppa democrazia fa male. Poi vennero il boom neoliberista, l’11 Settembre e infine la crisi dei subprime, il collasso degli spread europei, il Rigor Montis. Ora siamo al rigore terminale, quello del virus.Perfetta, la pandemia, per indurre i cittadini a rassegnarsi al peggio. Turismo in coma, negozi sprangati, economia a rotoli. Bar e ristoranti che non riapriranno, cassa integrazione che ancora non si vede, e il “popolo delle partita Iva” che attende tuttora i mitici 600 euro dell’Inps. E il prode Conte? Su Facebook gira un’amara barzelletta: «Arriverà a giugno il decreto di maggio scritto in aprile ma pensato a marzo, per una crisi iniziata a febbraio e conosciuta da gennaio per un virus conosciuto già da dicembre». Un analista autorevole come Marcello Veneziani è spaventato: non s’era mai visto tanto odio, dice su “La Verità”, in un’Italia spaccata in due, divisa tra i supporter di Conte (sempre meno numerosi) e la maggioranza non più silenziosa, che il professor-avvocato venuto dal nulla lo vedrebbe bene addirittura in galera. «La situazione è seria», ammette Magaldi: «Si stanno intensificando i flash-mob improvvisati da cittadini sempre più esasperati». Quelli sanzionati ingiustamente durante il lockdown possono contare sul Sostegno Legale, servizio gratuito offerto dal Movimento Roosevelt, che mette a disposizione avvocati (volontari) per contestare le multe. Altra iniziativa, la Milizia Rooseveltiana: «Una formazione che scenderà presto in campo, anche per disciplinare le proteste e impedire infiltrazioni violente».La rabbia monta, e acceca il raziocinio: c’è persino chi plaude al grottesco paternalismo di Conte, che trova eroicamente il tempo di ascoltare il sindaco novarese giunto a Roma in bicicletta per rinfacciare al premier «la miseria» dei famosi 600 euro. Come un caudillo sudamericano del secolo scorso, Conte interrompe una riunione, dà udienza al primo cittadino ribelle, scomoda telefonicamente il presidente dell’Inps e infine concede pure un’elargizione di tasca sua al ciclista padano, a quel punto conquistato (almeno, a beneficio dei fotografi) dal gran cuore del primo ministro. Che smacco, commenta qualcuno sui social: che lezione, da quel gran signore che sta a Palazzo Chigi. I fan di Conte amano questo imbarazzante, incolore neo-democristiano di ascendenza grillina per il solo fatto di aver rotto con Salvini, fino a ieri dipinto come il demoniaco nemico pubblico dell’italianità “de sinistra”, quella che vent’anni fa avrebbe sbranato vivo Berlusconi se si fosse permesso di infliggere la metà della metà delle punizioni bibliche che “l’avvocato del popolo” ha rifilato agli italiani in soli tre mesi. Potenza del coronavirus: impaurendolo a dovere, puoi calpestare il cittadino riducendolo a suddito, facendogli dimenticare la nozione stessa di libertà.Nel festival dei nuovi mostri furoreggiano i grandi media, complici dei nuovi censori di regime: il padreterno televisivo Burioni chiede di spegnere “ByoBlu”, cioè il video-blog più seguito dagli italiani? Prontamente, YouTube cancella 4 video recentissimi prodotti dal team di Messora. Da Palazzo Chigi – nel silenzio tombale e orwelliano dell’Ordine dei Giornalisti – sulle notizie vigila il Ministero della Verità messo in piedi dal sottosegretario piddino Andrea Martella, con l’aiuto di giornalisti come Riccardo Luna (”Repubblica”) e “debunker” del calibro di David Puente, pupillo di Mentana e colonna portante del newsmagazine “Open”. Farebbe ridere, se non fosse una tragedia: la libertà di stampa fatta a pezzi, rottamata come rifiuto organico di tempi felici e ormai remotissimi. L’odio serpeggia pericolosamente in ogni rivolo: sulla pagina Twitter del Cicap, l’ambiguo comitato fondato da Piero Angela per promuovere le verità ufficiali (a scapito di tutte le altre), c’è persino chi brinda alla morte di Giulietto Chiesa, augurandosi pure quella di Massimo Mazzucco. Si vaneggia: dai derby sconfortanti di ieri (Capitana contro Capitano, Sardine contro Salvini) si è passati all’insulto feroce, e addirittura all’evocare lo scannamento del presunto avversario, senza che il nuovo culto di Giuseppe Conte lasci spazio al dubbio: non è che siamo tutti sulla stessa barca, che oltretutto sta per affondare?«Sarà un autentico disastro, epocale – dice Gianfranco Carpeoro – se i cittadini non apriranno gli occhi e non comprenderanno di poter contare su un’unica risorsa: se stessi». Aprire gli occhi? Tradotto: constatare che il penoso, modestissimo Conte non ha ancora fatto assolutamente niente per evitare il collasso economico del popolo che ha rinchiuso in casa. «Misure tragicomiche come quelle previste per la riapertura di spiagge e ristoranti – sostiene Paolo Franceschetti – lasciano supporre che non ci sia nessuna volontà di aiutare il paese: semmai l’intento sembra quello opposto, di affossarlo di proposito». Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, residente a Londra, allarga l’orizzonte: «In Gran Bretagna, dove peraltro il lockdown non è stato così rigido come in Italia, la cassa integrazione è arrivata subito, e ora è stata prorogata fino a ottobre: nessuno sarà licenziato, e i lavoratori hanno ricevuto immediatamente l’80% dello stipendio, grazie al governo Johnson». Per capire il senso di quel che avviene sotto casa, aggiunge Moiso, conviene guardare più lontano: «Sappiamo che il dramma è partito da Wuhan, ma sbaglieremmo se puntassimo il dito solo contro la Cina, che certo ha sicuramente ritardato l’allarme iniziale».C’è molto altro, nelle retrovie di questa losca vicenda: lo fa capire Trump, che minaccia di trascinare i cinesi in tribunale anche per stanare i non-cinesi in cima a tutti i sospetti, dal dottor Anthony Fauci al suo amicone Bill Gates, il “filantropo” iper-vaccinista che controlla l’Oms, l’organizzazione che a Wuhan “se c’era, dormiva”, attorno a quel laboratorio finanziato anche attraverso Fauci, e con il contributo dei francesi. Dalla sua solitudine d’avorio, si fa vivo persino Bob Dylan (Premio Nobel 2016 per la Letteratura) nell’alludere alla peggiore delle ipotesi: una sinistra connessione tra i “signori del Covid” e gli assassini del Deep State che macellarono John Kennedy a Dallas. Sempre in casa Kennedy, è l’avvocato Robert Junior (figlio di Bob) a sparare sul patron della Microsoft: puzza d’imbroglio, la sua fretta di inondarci di vaccini obbligatori. E se le divinità mondiali tracciano ipotesi precise (e allucinanti) sul nostro futuro prossimo, non tarda a farsi sentire il coretto dei nani nazionali, made in Italy, pronto a ripetere che sì, probabilmente l’eventuale vaccinazione sarà obbligatoria, o comunque vincolante: off limits i luoghi pubblici, per chi oserà sottrarsi alla siringa. E tutto questo, senza uno straccio di dibattito parlamentare. Normale? Di questo passo, sì. Ma non succederà.Ne è convinto Magaldi, che ha fiducia nella riconquista della democrazia, oggi sospesa. «Ma occorre agire e mettere da parte la paura, volutamente alimentata dal governo, così come la sua “sorella” naturale, la speranza, che conia slogan come l’idiota “andrà tutto bene” da recitare affacciandosi al balcone». Sta andando tutto male, anzi malissimo. «E infatti l’Italia sta per esplodere. Ma la stessa società civile, anche attraverso autorevoli giuristi, non ha mancato di farsi sentire», dice il presidente del Movimento Roosevelt. «Quello che abbiamo di fronte è un modello distopico, che qualcuno vorrebbe trasformare nel nostro futuro: sta a noi respingerlo». Gli esempi non mancano: «Si guardi la Svezia: anziché chiudere il Parlamento e trattare i cittadini come bambini, ha rivolto loro raccomandazioni adulte e senza sprangare il paese, con ottimi risultati». Sintetizzando: «Se non vogliamo finire in un Occidente senza più libertà, trasformato in succursale cinese, dovremo stabilire che i diritti costituzionali non possono essere sospesi, mai, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Troppo facile, altrimenti, imprigionare il mondo: basta mettere in circolazione un virus all’anno, terrorizzare la popolazione, e il gioco è fatto. Attenti: è esattamente il piano dei “gestori” del coronavirus».Chi sono? «Circuiti apolidi e supermassonici, sovranazionali e reazionari, che hanno puntato sulla Cina come modello autoritario per il futuro dell’Occidente». Il virus come arma? «Certo, ma si tratta di una mossa dettata dalla disperazione – aggiunge Magaldi – visto l’esito delle iniziative precedenti: volevano impadronirsi del mondo con l’austerity neoliberista e con il terrorismo “islamico”, ma non ci sono riusciti». La grande corsa della Cina, poi, è stata fermata dal campione “populista” Donald Trump: un altolà di portata storica, a cui si è risposto con l’infernale Covid. La “soluzione finale”, in un mondo che sta vedendo crollare i presupposti della globalizzazione neoliberale, e dove la stessa Unione Europea (capolavoro di post-democrazia ordoliberista) sembra sul punto di andare in pezzi. Magaldi riconduce la questione nei termini più semplici: «Vorrebbero che diventasse normale lo spettacolo dei cittadini che piegano la testa, in silenzio, vedendosi confiscare la libertà e assistendo impotenti alla distruzione della loro economia. Ma non accadrà: sarà proprio la durezza della crisi nella quale stiamo precipitando ad aprire finalmente gli occhi ai dormienti, spingendoli a combattere per riconquistare la democrazia perduta e il diritto a una vita dignitosa, non più vessata dalla barbarie artificiosa dell’austerity».Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.
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Miseria e bugie: così Conte ammazza l’Italia, per svenderla
Ancora nessun aiuto a milioni di autonomi, di piccole e piccolissime imprese, che in gran parte non ce la faranno e lasceranno così spazio di mercato alle grandi catene straniere, come vuole l’Europa. E le rassicurazioni di Conte?: «Abbiamo ottenuto il recovery fund dall’Ue». Ma i media tedeschi sbugiardano Conte: spiegano che vende in Italia come grande successo la storia del recovery fund, del quale si è solo parlato, mentre ha rinunciato ai tanto sbandierati eurobonds o coronabonds, davanti alla fermezza tedesca e olandese. Conte sta ammazzando l’economia nazionale, col lasciarla mezza chiusa e senza aiuti, mentre gli altri paesi, i paesi concorrenti, la riaprono e la sovvenzionano ampiamente e prontamente. Ha istituito una commissione di liquidazione nazionale, composta da esperti perlopiù residenti all’estero e legati a interessi “corporate”, e presieduta da un residente all’estero, Vittorio Colao, specializzato appunto nel trasferire a capitali stranieri le imprese italiane. Il governo Conte non è un governo italiano, governa non solo contro la Costituzione, ma per conto di capitali stranieri e interessi euro-germanici.In questa veste, anzi, in questo mandato, esso blocca l’economia, gli spostamenti, l’opposizione, il Parlamento. Li blocca e mantiene il blocco in base ai numeri dell’epidemia che esso stesso costruisce arbitrariamente. Infatti: non ha mai presentato dati di campione statisticamente validi né mai ha precisato la terminologia; i dati sono raccolti perlopiù usando tamponi che danno almeno un 70% di falsi positivi – cioè per ogni 1000 positivi, almeno 700 sono falsi (la macchina Pcr che li valuta non risulta certificata Iso per uso diagnostico); vengono attribuiti al coronavirus tutti i decessi in cui il morto, di qualsiasi causa sia morto, risulti positivo al suddetto tampone; così il numero dei morti a causa virus è stato fatto apparire multiplo del reale per giustificare gli arresti domiciliari e il blocco dell’economia. E soprattutto, con questo modo arbitrario di quantificare i dati epidemiologoci, un domani Conte potrà far risalire artificiosamente il numero dei morti per tornare a limitare le libertà e a governare con pieni poteri, dando la colpa agli italiani indisciplinati e irresponsabili.Io prevedo che lo farà al più tardi in autunno, quando la gente si agiterà a causa di disastro economico, supertassazione, 8 milioni di controlli fiscali e 1,5 milioni di cartelle in arrivo. Prevedo che conti di tirare fino all’arrivo del vaccino, che però non funzionerà perché il virus è mutevole, come quello influenzale, e non lo si potrà aggiornare per tempo. Quindi in realtà Conte mira a cronicizzare la sua dittatura. Perciò, per salvare l’economia, le imprese, il lavoro, il risparmio, la libertà, la Costituzione, bisogna buttar giù questo governo e ancor più chi lo sostiene, al più presto. Questo governo che ha sempre mentito, nascosto, ingannato, violato la Costituzione, sbagliato gli interventi, obbedito a interessi stranieri, e convoca ora una commissione di stranieri per la fase di liquidazione. Fa persino bruciare i cadaveri dei supposti morti per coronavirus in modo che non si può fare l’autopsia per accertare se realmente sono morti di coronavirus.Quanti sono i morti causati dal coronavirus? Su 70 autopsie eseguite a Bergamo e Milano, 70 sono morti di tromboflebite. L’Iss certifica che i morti a causa esclusiva del virus, senza altre malattie, sono solo una piccola frazione di quelli dichiarati dal governo (letalità 0,8%, quasi tutti ultrasettantenni), mentre i morti totali dei primi mesi di quest’anno sono inferiori a quelli dell’anno scorso. E ora sappiamo che i morti per coronavirus sono morti non per la letalità del virus ma per errore diagnostico, perché curati come se avessero una polmonite mentre era una tromboflebite, la quale non necessitava di intubazione, terapia intensiva e antiinfiammatori, ma di tutt’altro. Quindi, se l’industria farmaceutica non si metterà di traverso impedendo le giuste cure per poter vendere i suoi vaccini, in futuro non si morirà più di coronavirus.(Marco Della Luna, “Decreti di miseria e di menzogna”, dal blog di Della Luna del 27 aprile 2020).Ancora nessun aiuto a milioni di autonomi, di piccole e piccolissime imprese, che in gran parte non ce la faranno e lasceranno così spazio di mercato alle grandi catene straniere, come vuole l’Europa. E le rassicurazioni di Conte? «Abbiamo ottenuto il recovery fund dall’Ue». Ma i media tedeschi sbugiardano Conte: spiegano che vende in Italia come grande successo la storia del recovery fund, del quale si è solo parlato, mentre ha rinunciato ai tanto sbandierati eurobonds o coronabonds, davanti alla fermezza tedesca e olandese. Conte sta ammazzando l’economia nazionale, col lasciarla mezza chiusa e senza aiuti, mentre gli altri paesi, i paesi concorrenti, la riaprono e la sovvenzionano ampiamente e prontamente. Ha istituito una commissione di liquidazione nazionale, composta da esperti perlopiù residenti all’estero e legati a interessi “corporate”, e presieduta da un residente all’estero, Vittorio Colao, specializzato appunto nel trasferire a capitali stranieri le imprese italiane. Il governo Conte non è un governo italiano, governa non solo contro la Costituzione, ma per conto di capitali stranieri e interessi euro-germanici.
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Magaldi: Italia in agonia, con Colao e Prodi ancora austerity
«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del network massonico progressista sovranazionale, Magaldi rilancia la contro-proposta formulata tre settimane fa da Mario Draghi sul “Financial Times”: «Draghi è l’unico ad aver chiarito che i debiti contratti oggi, per fronteggiare il coronavirus, non dovranno essere ripagati (esattamente come in caso di guerra)». Altro dettaglio illuminante: «La sola istituzione europea che si sia finora attivata concretamente a favore dell’Italia è la Bce, grazie alla “conversione” di Christine Lagarde, analoga a quella di Draghi». Retroscena: sarebbe stato Draghi a chiedere a Mattarella di protestare formalmente con l’Ue, invocando un allentamento del rigore. Ed era frutto di calcolo anche l’iniziale chiusura della Lagarde («non tocca a noi calmare gli spread»): serviva proprio a suscitare la reazione che poi è arrivata puntuale, costringendo la Commissione Europea (a parole, per ora) a impegnarsi a garantire che l’Ue non continui, in eterno, a essere soltanto un inflessibile gendarme dell’austerità.Spiega Magaldi: già esponenti di quel circuito massonico “neoristocratico” che è stato e resta il grande protagonista occulto del rigore europeo, Draghi e Lagarde hanno recentemente “divorziato” dai loro storici sodali, rinnegando la loro stessa storia recente, «per abbracciare finalmente una prospettiva rooseveltiana, archiviando il paradigma dell’austerity». Non a caso, «Draghi ha insistito – anche dalle colonne del “Financial Times” – per aiuti immediati alle aziende e alle famiglie italiane: aiuti che purtroppo non si sono ancora visti». Punto dolentissimo: solo due mesi dopo l’inizio del “lockdown” arriva col contagocce l’elemosina dei 600 euro per chi ne aveva fatto richiesta. Cifra irrisoria, insultante: nel solo settore del commercio, le associazioni di categoria parlano di 50.000 aziende rassegnate al fallimento, proprio per mancanza di fondi, con una perdita netta di 300.000 posti di lavoro. «Una follia: in casi come questo si dovrebbe erogare in modo immediato un “reddito d’emergenza”, che aiuti tutti – indistintamente – a non soffrire così tanto».Magaldi richiama anche la ricetta dell’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: una moneta nazionale parallela all’euro, non convertibile in oro o in valuta, stampabile a costo zero e senza incidere sul debito. «Spendibile subito, sarebbe un toccasana per le nostre aziende: come sappiamo, infatti, molte di esse potrebbero non sopravvivere al “lockdown”». Proprio l’inerzia di Conte aumenta le chances della cordata Colao-Prodi, un ticket con il quale l’Italia cadrebbe dalla padella alla brace. Per Magaldi, il nome dell’ex manager Vodafone (ennesimo campione del rigore eurocratico) serve a tagliare la strada all’unica ipotesi decisiva oggi per il futuro dell’Italia, ovvero «un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, anche solo per un breve periodo, con un obiettivo epocale: rovesciare il paradigma dell’austerity e far ripartire l’economia con un forte intervento pubblico». Ecco il bivio: chi cavalca il coronavirus per “incatenare” ulteriormente il paese (magari con il Mes, caldeggiato dal Pd e da Gentiloni e Prodi), e chi – al contrario – usa l’emergenza che dimostrare che, se l’Italia agonizza perché l’Ue chiude i rubinetti, il vero problema non è il virus, ma l’attuale sistema europeo post-democratico e neoliberista.Queste, secondo Magaldi, le due opzioni sul tavolo di Mattarella per la “fase due”, al termine della quarantena. «Vedremo – dice il leader “rooseveltiano” – come si muoverà Mattarella, che deve proprio a Draghi la sua elezione al Qurinale: fu l’allora presidente della Bce a convincere Renzi ad appoggiare la sua candidatura». In palio, a quanto pare, non c’è solo l’Italia: il nostro paese «potrebbe diventare il punto di partenza per una storica svolta democratica nella governance europea». Le resistenze – sia a Roma che in Europa – sono fortissime, quanto le pressioni sul capo dello Stato. Lo rivela l’ombra di Colao, che spaventa Conte e serve soprattutto a sbarrare la strada a Draghi. «Dietro le quinte si muove Prodi: altro grande privatizzatore, che però – a differenza di Draghi – non è affatto pentito dei disastri che ha combinato, affossando l’economia italiana come richiestogli dall’oligarchia massonica reazionaria». Settimane decisive, a quanto pare. «Noi comunque faremo di tutto – avverte Magaldi – perché la filiera del rigore non approfitti dell’emergenza coronavirus». Questa élite «deve uscire finalmente sconfitta, dopo decenni di dominio neoliberista e privatizzatore: un regime che ha minato la nostra economia, segnando il declino del paese».«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».
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Guerra per la Terra: l’Italia e i poteri oscuri dietro al virus
Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (e per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete promesso.Al che, ritirata generale: i 5 Stelle si sfilarono subito da ogni impegno elettorale, e Salvini a sua volta ripiegò sul solo problema-migranti, permettendo così all’opposizione-fantasma (storicamente complice dell’eurocrazia post-democratica) di trasformare il leader della Lega nell’unico, vero problema italiano. Amnesie prodigiose: come se il consenso tributato inizialmente ai grillini, e poi il boom dell’ex Carroccio alle europee, non fossero dovuti all’esasperazione crescente, ma a una curiosa patologia psichiatrica dell’elettorato, curabile dalle Ong e dal Quirinale, da qualche magistrato, dalla professoressa Greta Thunberg e dalle Sardine prodiane. Poi, a cancellare tutto, è arrivato il maledetto coronavirus. Grillo e Di Maio s’erano già riallineati all’establishment, alleandosi con il Pd e votando Ursula von der Leyen alla guida della Disunione Europea a trazione anti-italiana. Ma, sotto la pressione dell’emergenza sanitaria, lo stesso Salvini s’è accodato alla linea “cinese” del massimo rigore: quarantena e coprifuoco per tutti, anche se la strage non accenna a ridursi. La polmonite indotta dal misterioso virus, forse prodotto in laboratorio (sotto gli occhi dell’Oms?), provoca infatti una carneficina, nell’Italia devastata dall’austerity: tagli da 37 miliardi firmati da Monti, drastica carenza di terapia intensiva e 70.000 posti letto in meno.L’ipocrisia nazionale trasforma in “eroi” i medici e gli infermieri – martiri al macello, senza protezioni e sfiniti dalle carenze di personale – mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi dell’altro pericolo: la possibili rivolte, innescate dalla rabbia popolare contro un governo che ha chiuso tutti in casa, disastrando l’economia, senza dare garanzie su come sopravvivere a una crisi che si annuncia eterna. Mentre in paesi come la Germania e il Regno Unito è il governo ad accreditare gli indennizzi direttamente sul conto corrente dei “reclusi ai domiciliari”, in Italia – un mese dopo il blocco – non s’è ancora visto un soldo: si lotta per prenotare i primi pietosi 600 euro, combattendo contro il server dell’Inps (andato subito in tilt, nemmeno fosse quello dell’ente previdenziale del Burundi). «Non è possibile che sia un caso, un disastro simile», sospetta l’avvocato Paolo Franceschetti a “Forme d’Onda”: «Proprio in questi giorni abbiamo regalato 50 milioni alla Tunisia». E’ solo l’infernale “lentocrazia” burocratica a inceppare tutto – mascherine, medicinali, fondi salva-vita?Non scherziamo, dicono ormai in molti: siamo di fronte a un piano preciso, che punta esattamente a far esplodere l’Italia (per poi far crollare l’intero sistema neoliberista, cominciando dall’Ue). Sempre su “Forme d’Onda”, lo storico Nicola Bizzi avverte: si stanno verificando, una dopo l’altra, quasi tutte le mosse annunciate – da tre anni – dalla misteriosa sigla Q-Anon, che il mainstream (persino in questi giorni di follia) continua a ridicolizzare, come fosse una semplice barzelletta complottistica. La tesi di Q-Anon: si starebbe dispiegando una controffensiva storica, mondiale, contro il sistema che ci ha portati a questo, cioè a crepare di polmonite (in mancanza di rianimazione), mentre la micidiale eurocrazia nega all’Italia persino gli aiuti alimentari per non impazzire di angoscia, chiusi in casa come topi, «grazie a decreti che lo stesso Conte, fine giurista – secondo Franceschetti – sa benissimo che sono sgangherati e incostituzionali».L’Italia è sprangata: serrande abbassate in ristoranti e negozi, aziende ferme, tribunali chiusi, Parlamento vuoto, governo sbaraccato. Tu chiamalo, se vuoi, colpo di Stato? Di questo si accusa Orban, che però ha avuto almeno il via libera del Parlamento ungherese. Da noi, invece, nessuna legittimazione esplicita. E’ Conte a gestire in solitudine lo stato d’eccezione, i famosi “pieni poteri” che fecero gridare al golpe quando a evocarli fu l’improvvido Salvini. Domanda: chi c’è, dietro a Conte? «Lo stesso network vaticano che gestì Andreotti, allora guidato dal cardinale Achille Silvestrini», sostiene Fausto Carotenuto, allievo di Mino Pecorelli e a lungo analista dell’intelligence. E il Vaticano che fa? Tace, per ora: silenzio assordante. Da che parte sta, il grande potere (finanziario) che Gianluigi Nuzzi chiama Vaticano SpA? Cosa c’e, esattamente, dietro alla solitudine siderale di Papa Francesco? E’ lo stesso Bizzi a parlare del Vaticano, citando il formidabile libro-denuncia “L’altra Europa”, in cui Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta che suo padre, Giacomo, allora plenipotenziario della Santa Sede su incarico di monsignor Montini, futuro Paolo VI, trattò in segreto – mentre ancora infuriava la Seconda Guerra Mondiale – il ridisegno dell’Europa post-nazifascista, con già ben chiaro il progetto dell’attuale, oligarchica Unione Europea.«Realizzeremo il sogno di Comenio», si dicevano i grandi architetti occulti del futuro, sapendo in anticipo che fine avrebbero fatto Hitler e Mussolini. «Comenio visse nel Cinquecento», fa notare Franceschetti: «E’ evidente che una costruzione come l’Ue non si improvvisa in pochi decenni, viene da lontanissimo. Rumor, citando le carte le padre, parla di un’unica reggenza addirittura dinastica, chiamata “La Struttura”, che gestirebbe il mondo in modo ininterrotto, da migliaia di anni». Per questo, conclude Franceschetti, è altamente improbabile che una soluzione alla crisi attuale – resa esplosiva dalla pandemia – venga risolta dalla politica “visibile”. Logico dedurre che lo spettacolo a cui stiamo assistendo (inclusa la crocifissione dell’Italia, senza nessuna anestesia europea) sia il frutto di una colossale operazione planetaria di manipolazione. Una chiave interpretativa la fornisce, a “Border Nights”, un osservatore eretico come Alessandro Sieni, disposto a credere alla narrazione di Q-Anon: ipotetici militari “lealisti” del Pentagono, pretoriani di Trump «impegnati a “bonificare” il pianeta dalla vera infezione mortale, il dominio criminale dell’élite finanziaria, col suo corredo di depravazione: in pochi hanno capito la portata del decreto presidenziale straordinario con cui la Casa Bianca ha trasformato la pedofilia in un problema di “sicurezza nazionale”, un pretesto che a Trump conferisce poteri straordinari».Secondo Sieni, in questi tre anni una parte dell’intelligence militare avrebbe messo insieme non meno di 28.000 dossier. Obiettivo: disarticolare la “piovra” che, da quarant’anni, si è impadronita del mondo. Alleati strategici: paesi come la Russia di Putin, che in Italia (contro il Covid-19) ha inviato aiuti imbarcati su 14 aerei – numero che fa pensare al 14 Luglio francese, la rivoluzione. Fantasie? Non per Sieni: aprite gli occhi, è il suo invito. La spiegazione: «E’ stato il nemico a scatenare il virus, e la rete di Q-Anon ne ha approfittato per ribaltare la situazione». In altre parole: volete la guerra? Bene: useremo contro di voi proprio quei poteri speciali che ora ci costringete ad adottare, e così trasformeremo lo sconquasso mondiale della “vostra” pandemia in un’occasione storica per sbarazzarci di voi parassiti, ridefinendo le regole della politica, dell’economia e della finanza. «Lo stress inflitto all’Italia farà saltare questa Europa, ora che gli italiani vedono finalmente di cosa è capace», aggiunge Sieni. «Ma il primo obiettivo sono i grandi media, principale braccio operativo del potere criminale che tuttora ci domina. E la strategia di Q-Anon è chiara: dissimulare, confondere, non far capire chi sta con chi, né quale sarà la prossima mossa». Facile, da noi: per un anno e mezzo, alle televisioni è bastato fare a pezzi Salvini, a reti unificate, mentre ora è l’Unione Europea a fare a pezzi l’Italia, in mondovisione.Comunque, se così fosse, a vincere non sarebbero “i buoni”, avverte Bizzi: domani, finita la tempesta, potremmo trovarci a fare i conti con “i meno peggio”. Come Mario Draghi, per esempio, che ha clamorosamente disertato dalle fila del grande potere neoliberista: rinnegando la sua stessa storia, oggi si è schierato dalla parte dei keynesiani, intenzionati a distruggere il monopolio privatistico della moneta, causa di ogni male. Lo dimostra la nuda verità del virus: in quanti sarebbero davvero morti di polmonite, se per ogni paziente fosse stato disponibile un letto in terapia intensiva? Di male in peggio: «C’è chi sogna di trasformare l’emergenza sanitaria in una condizione permanente: questa nuova aberrante normalità, mostruosa come il dispotismo di Pechino, relegherebbe la nostra vita in un limbo senza più libertà». E’ la tesi di Gioele Magaldi, che nel bestseller “Massoni” ha svelato le trame della supermassoneria reazionaria, che nel 1975 – attraverso la Trilaterale – avviò la compressione progressiva dei diritti. In Europa siamo arrivati alla post-democrazia dell’Ue. E ora il terrorismo di massa innescato dal coronavirus punta a fare della Cina un modello per l’Occidente: il paradiso degli oligarchi.E’ contro questo incubo distopico, drammaticamente reale nelle sue premesse che si vanno dispiegando, che si è mossa – al contrattacco – quella che Bizzi chiama «la fazione ostile alla Cabala del coronavirus, la “mafia khazariana” che vorrebbe un nuovo ordine mondiale definitivo, targato Rothschild». Magaldi preferisce parlare di superlogge, e avverte: «Ha rotto il silenzio politico persino Bob Dylan, col suo messaggio in codice del 27 marzo. La canzone “Murder Most Foul” parla di Kennedy, evocato contestualmente all’emergenza coronavirus». Come dire: dietro al dramma sanitario c’è la peggior politica. Magaldi, che milita nella supermassoneria progressista, fa una rivelazione clamorosa: «E’ giunto il momento di dare ufficialmente la notizia: anche Bob Dylan è un massone progressista, e non è per nulla casuale la sua scelta di parlare, oggi, dell’omicidio di John Kennedy, proprio mentre Mario Draghi, sul “Financial Times”, annunciava la necessità di cambiare le regole del mondo, gettando a mare 40 anni di “dittatura” finanziaria neoliberista». Aggiunge Magaldi: «Nulla, in questi giorni, avviene per caso». Parole consonanti con quelle che lo stesso Dylan ha scritto sul sito Internet: tenete gli occhi aperti, e mettetevi al riparo. E’ davvero in corso una specie di “guerra dei mondi”, per il controllo della Terra?Si fa un gran parlare di alieni, da quando – mesi fa – la Us Navy ha sdoganato ufficialmente gli Ufo. A “Border Nights”, Tom Bosco riferisce di voci che parlano di strane apparizioni, nei cieli: sciami di luci, bagliori. «Qualche anno fa – ricorda Franceschetti – la Russia ha cambiato improvvisamente la dicitura che compare sui suoi velivoli militari: non più “forze aeree”, ma “forze aerospaziali russe”». L’altro ieri, in modo altrettanto strano, Trump ha varato la sua “Space Force”. «La sua funzione – profetizza Sieni – emergerà col tempo: oggi, nessuno accetterebbe la spiegazione». L’ipotesi: quello che avviene sulla Terra è il riflesso di uno scontro extraterrestre? Il biblista Mauro Biglino non deride certo le tesi della paleostranutica. E ricorda: «Autori antichi, tra cui Giuseppe Flavio e lo stesso Tacito, hanno parlato di battaglie tra “carri celesti” nei nostri cieli, da Gerusalemme all’Umbria». Cos’erano, Ufo dell’antichità? Nel 1200, il fenicio Sanchuniathon – accreditato da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, tramite Filone di Biblo – scrive che gli dei dell’epoca non erano affatto incorporei, ma presenti tra noi in carne e ossa: sono state poi le religioni a velarne l’identità, spiritualizzandoli, dopo la loro scomparsa. Domanda: abbiamo quindi scambiato per divinità quelli che erano antichi astronauti, giunti sul nostro pianeta per impiantare un potere terrestre? Dunque sarebbero ancora loro, a svolazzare sulle nostre teste?Monsignor Loris Capovilla, cameriere segreto di Giovanni XXIII, raccontò che lui e Roncalli si imbatterono in un disco volante, atterrato nel parco di Castel Gandolfo nell’estate del 1961. Dall’astronave sbarcò un individuo in tutto simile a noi, che si appartò col pontefice. Dopo l’addio e il decollo del velivolo, il Papa andò incontro a Capovilla, rimasto in disparte, terrorizzato. «Il Papa era commosso. Mi disse solo questo: i fratelli dello spazio sono dappertutto». Sempre ai cieli guardano gli studiosi di astrologia – quelli che esaminano i cicli celesti, non gli autori degli oroscopi televisivi. «L’attuale configurazione planetaria – dice Bizzi – coincide, in modo sconcertante, con quella che si configurò durante la peste di Firenze all’epoca di Dante e poi durante la peste manzoniana di Milano, nel ‘600». Lo stesso Magaldi, a “Border Nights”, avverte: «Nel 2024, Plutone entrerà in Acquario e ci resterà per vent’anni: esattamente come per lo straordinario periodo che, nel Settecento, si aprì con la Rivoluzione Francese e si concluse con la Rivoluzione Americana». Due eventi da niente, che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi.Fake news spaziali? Impossibile che ne parlino i Mentana, le Gruber e tutto il mainstream che sguazza tra le bufale terrene, ipnotizzando l’audience con pseudo-notizie e polemichette irrilevanti, parrocchiali, fino all’impudenza lunare dei Fazio, dei Floris, che ancora danno la parola agli zombie di ieri, i Bersani e i Cottarelli, le Fornero, le Marie Antoniette rinchiuse nei loro palazzi. Salvo il fatto che, “grazie” al virus, non stia per collassare anche il sistema delle news: su La7, è l’europeista Cacciari a prendere atto che, ormai, questa Unione Europea è indifendibile. E se lo dice persino Cacciari, figurarsi. Mancano le parole – le sintassi – ogni volta che il mondo precipita in una crisi sistemica. Crollano le narrazioni, di fronte all’enormità inesorabile che sta inghiottendo gli italiani. Toccherà a loro, dunque, il battesimo del fuoco? Sarà l’Italia, cioè, la trincea politica destinata a fare da detonatore, smascherando l’impostura finanziaria dell’Ue, a sua volta specchio (spietato) del sistema “usuraio” che ha sventrato la Terra negli ultimi decenni? La vita umana al servizio della tecno-finanza: salterà tutto, davvero, per via dello choc devastante provocato da uno strano virus dotato di “corona”? Ancora non si sa da dove venga, ma forse avrà il sadico potere di svegliare milioni di dormienti. Scopriremo, un giorno non lontano, che nella primavera del 2020 si svolse dietro le quinte una battaglia inimmaginabile, destinata a rivoluzionare la Terra?Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (aggiungendo, per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete appena promesso.
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Pelanda: aggirare la Germania, con soldi in arrivo dagli Usa
Miliardi pronto uso, tramite la Bce di Christine Lagarde. Ma con il debito ridimensionato nel solo modo possibile: tramite l’aiuto della Fed, la banca centrale statunitense. Secondo l’economista Carlo Pelanda, intervistato da Federico Ferraù per il “Sussidiario”, è questo il piano che Mario Draghi tiene nel cassetto, per evitare che la crisi sia peggio del coronavirus. L’Unione Europea appare disarmata e divisa, riassume Ferraù: divisa, perché senza unità di intenti; disarmata, perché lo statuto della Bce non le concede la flessibilità e gli strumenti di cui è dotata la Federal Reserve. Eppure una strada ci saebbe, in due mosse. La prima: «Cercare la garanzia europea di ultima istanza dove il voto è a maggioranza e non vincolato dall’unanimità: la Bce». La seconda: «Assorbire dentro il bilancio della Bce il debito di emergenza che non può essere ripagato», sapendo però che la Germania dirà di no. «La via d’uscita? Un patto con la Fed è inevitabile». Premessa: Ursula von der Leyen rifiuta i coronabond, invocati da Italia, Spagna e Francia. La Germania pone il veto – dice Pelanda – perché teme che gli elettori tedeschi non capirebbero. Meglio aggirarli, tramite la Bce: «Se questa compra debiti in modo illimitato, allora gli Stati potranno fare più debito d’emergenza». Una strada «subottimale», dice l’economista, «per avere soldi e allo stesso tempo non spaccare l’Ue».Sull’espansione del bilancio Bce – dice Pelanda – la Germania, pur contraria, non si opporrà oltre misura. «Anche perché il suo elettorato, come tutti gli altri, non riuscirà a capire le tecnicalità, lasciando al governo uno spazio diplomatico: prendete i soldi dove posso nasconderlo agli elettori tedeschi. Per questo – aggiunge il professore – trovo da dilettanti la richiesta delle nazioni mediterranee di forzare l’impossibile». Intanto, però – sottolinea Ferraù – la nostra economia è entrata in un tunnel. «Decine di imprenditori mi telefonano disperati», racconta Pelanda. «Se il mio cliente tedesco riapre il 14 aprile e io non posso rifornirlo – mi dice uno dei leader mondiali di componentistica avanzata – i tedeschi acquisteranno dai cinesi. Quindi, oltre al problema di cassa d’emergenza, c’è il rischio strutturale di perdita di fette di mercato». La ricetta? «Far ripartire i settori produttivi dove è possibile rendere sicuro il processo, anche perché la ripresa avverrà in presenza del rischio residuo di contagio». Secondo Pelanda, all’Ue si può chiedere solo di allentare il Patto di Stabilità (come già ottenuto) e di lasciare aperti i confini per il commercio.«Altro – dice Pelanda – una Ue che non esiste non può fare, a parte restituire all’Italia (in forma di investimenti e garanzie) i soldi che l’Italia ha già versato ai fondi». L’attenzione, semmai, va indirizzata alla Bce. «Quei 750 miliardi di Qe, estendibili, lanciato senza preoccuparsi delle “capital keys” sono una cosa seria. Metà di quello che poteva, la Bce lo ha fatto». E l’altra metà qual è? «Cominciare a pensare come assorbire, dentro il bilancio della Bce, il debito di emergenza che non può essere ripagato». Se invece dobbiamo ripagarlo, anche con formule diluite nel tempo, «uccidiamo la ripresa, rischiando che il dopo-crisi sia peggiore della crisi epidemica». È quello che Mario Draghi ha evocato nel suo ultimo intervento, sul “Financial Times”. «Senza sterilizzazione o cancellazione parziale del debito – conferma Pelanda – gli Stati non avrebbero più spazio, nella loro politica fiscale, per fare investimenti a sostegno di economia e famiglie». Dunque non basta stampare moneta, «bisogna anche annullare una parte del debito». E come? Attraverso gli Usa: «Siccome il dare facoltà di de-debitazione alla Bce non riuscirà mai a passare, la Fed, con statuto immensamente più flessibile, è destinata a diventare il vero prestatore di ultima istanza anche per l’Eurozona».La convergenza, spiega il professore, avverrebbe «con un trattato commerciale che integri i due mercati, al punto che non possano avere oscillazioni valutarie. Sarebbe la soluzione – via bypass – del problema tedesco». Che è drammatico: «I politici tedeschi capiscono la situazione, non sono sprovveduti. Alle obiezioni sul gap di garanzia di ultima istanza nell’Eurozona rispondono disperati che, se ci diamo una Fed europea, l’elettorato li destabilizza, spaccandosi tra un’estrema destra e un’estrema sinistra. In effetti – aggiunge Pelanda – l’elettorato tedesco è provinciale e non capisce. Inoltre non ha ancora assorbito la sostituzione del marco con l’euro. Bisogna tenerne conto». L’unica possibilità, sostiene Pelanda, è quella di continuare ad avere una Bce incompleta, aggirando il problema mediante un accordo di mercato con gli Usa, modello Ttip. «Questa è la la soluzione, e andrebbe bene a entrambi. Sarebbe l’aggregato economico, finanziario e militare più forte del pianeta. Inoltre, al dollaro conviene avere l’euro come moneta ancillare per mantenere lo status di riferimento mondiale».Miliardi pronto uso, tramite la Bce di Christine Lagarde. Ma con il debito ridimensionato nel solo modo possibile: tramite l’aiuto della Fed, la banca centrale statunitense. Secondo l’economista Carlo Pelanda, intervistato da Federico Ferraù per il “Sussidiario“, è questo il piano che Mario Draghi tiene nel cassetto, per evitare che la crisi sia peggio del coronavirus. L’Unione Europea appare disarmata e divisa, riassume Ferraù: divisa, perché senza unità di intenti; disarmata, perché lo statuto della Bce non le concede la flessibilità e gli strumenti di cui è dotata la Federal Reserve. Eppure una strada ci saebbe, in due mosse. La prima: «Cercare la garanzia europea di ultima istanza dove il voto è a maggioranza e non vincolato dall’unanimità: la Bce». La seconda: «Assorbire dentro il bilancio della Bce il debito di emergenza che non può essere ripagato», sapendo però che la Germania dirà di no. «La via d’uscita? Un patto con la Fed è inevitabile». Premessa: Ursula von der Leyen rifiuta i coronabond, invocati da Italia, Spagna e Francia. La Germania pone il veto – dice Pelanda – perché teme che gli elettori tedeschi non capirebbero. Meglio aggirarli, tramite la Bce: «Se questa compra debiti in modo illimitato, allora gli Stati potranno fare più debito d’emergenza». Una strada «subottimale», dice l’economista, «per avere soldi e allo stesso tempo non spaccare l’Ue».
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Crimi al posto di Conte, da Trump un ribaltone salva-Italia?
L’Italia è conosciuta e temuta nel mondo anche per la mafia. Oggi la mafia tace, non è più la stagione delle stragi. Ma è molto forte, e finora è stata zitta. Le mafie, che si basano su grandi traffici internazionali come quello della droga, controllano una parte della politica. Sappiamo tutti della “trattativa”, di cosa è stato insabbiato: lo possiamo immaginare. Deputati e senatori sarebbero a repentaglio, se qualcuno parlasse troppo? A mio parere, si sta scatenato una situazione di rivolte, nel Sud. Sicuramente sono innescate dal problema sociale: molte famiglie non riescono più a pagare bollette e affitto, né a comprare da mangiare. Molti video che stanno girando i questi giorni, però (assalti alle vetrine delle banche) sembrano costruiti: c’è qualcosa che sta creando un clima di rivolta. Secondo me, sono segnali indirizzati alla politica. Come a dire: «Siamo scontenti, perché non ci lasciate “lavorare”», (visto che la mafia si regge sul lavoro nero e sui traffici). «E allora noi cominciamo a parlare. Parleremo tanto, e vediamo se salta il coperchio della pentola». Questa è una mia interpretazione personale. Ma è uno dei fattori che, secondo me, potrebbero portare a un repertino cambio di governo – che ritengo molto probabile, anche per il quadro internazionale, che sta rapidamente cambiando.Noi non sappiamo cosa sta succedendo. Non sappiamo quali siano i veri accordi fra Trump e Putin. Non sappiamo quanto l’Unione Europea stia realmente collassando (i segnali ci sono). Sappiamo che Macron ormai è con le spalle al muro: probabilmente, come presidente, ha le ore contate. Quindi ci sarà un cambio drastico, in Francia. E abbiamo visto cosa sta succedendo in Inghilterra. Gli americani non riunceranno mai, all’Italia: è strategica, nel Mediterraneo. Però, nello scenario di un accordo collaborativo fra Trump e Putin, è molto probabile che per l’Italia si pensi a un cambio di governo, a fini di concessione di liquidità. Ed è evidente che Conte – un uomo dei gesuiti, che probabilmente prende ordini da Oltretevere – abbia finora salvaguardato il paradigma economico vigente: i primi aiuti limitati a 25 miliardi, e appena 600 euro alle partite Iva, sono cose ridicole. Inoltre, Conte teme molto la situazione: con gli italiani sta facendo il gioco della rana bollita. Sapeva perfettamente com’era la situazione. Se avesse voluto, avrebbe potuto preparsi per tempo (e ne aveva tutta l’autorità). Conte avrebbe potuto preparare gli italiani fin da subito, facendo un discorso – anzi, facendolo fare a Mattarella, che per una volta nella vita avrebbe dovuto fare il presidente della Repubblica.Mattarella avrebbe dovuto dire: italiani, stiamo per avere un enorme problema sanitario. Avrebbe dovuto spiegarlo, senza il timore di provocare panico o reazioni isteriche. Qui invece vanno tutti con i piedi di piombo: il 31 gennaio fanno un decreto senza capo né coda, giuridicamente illecito, dichiatando lo stato d’emergenza fino al 31 luglio. E poi, a piccole tappe, cucinano la rana bollita: restringono, restringono, restringono (dimostrando una cialtroneria allucinante). Quindi è molto probabile, secondo me, che Conte venga silurato dall’alto, magari per decisione di Trump. Si creerebbe una situazione senza precedenti. Un’ulteriore eccezionalità: nella storia italiana, la prima crisi di governo in una situazione di stato d’emergenza, il cui lo stesso governo è già esautorato. Infatti già adesso sta lavorando solo per gli affari correnti. Non solo il Parlamento non funziona e i tribunali sono chiusi, ma lo stesso governo non sta facendo niente, a parte piccoli atti. Andare al voto sarebbe impensabile. Idem un governo di larghe intese. Se Conte viene silurato dall’alto, è probabile che ci sveglieremo una mattina con Vito Crimi presidente del Consiglio.Il nuovo capo politico dei 5 Stelle ha appena minacciato Conte di staccare la spina al governo, se ci fosse un patteggiamento, un cedimento sul Mes. Intanto, Grillo è scomparso, lo stesso Di Battista è sparito. E Di Maio si fa vedere il meno possibile. Secondo me, è verosimile che sia stato fatto un accordo sottobanco per mettere il governo nelle mani di Vito Crimi, con l’appoggio esterno della Lega e forse anche di Fratelli d’Italia (e magari, chissà, pure di Forza Italia). Il compito: far uscire l’Italia dall’emergenza in tempi relativamente brevi, riaprendo gradualmente scuole, fabbriche attività commerciali (mentre Francia, Gran Bretagna e Germania saranno ancora nell’occhio del ciclone: ne risentiranno per mesi). Tagliati i fili che ci legano al rigore europeo e alle logiche di Maastricht, il governo Crimi sarebbe di fatto autorizzato a emettere dal nulla la moneta, facendo venir meno il paradigma del signoraggio bancario. A mio parere, si tornerebbe a banche centrali nazionali, con emissione di valuta priva di debito. Una persona come Crimi, secondo me, potrebbe guidare solo questa transizione, in attesa di elezioni. Sono ipotesi, congetture: vedremo.Escludo invece un governo Draghi. Spesso apprezzo le analisi di Gioele Magaldi, il quale – mesi fa – disse che Draghi sarebbe passato armi e bagagli dall’altra parte della barricata. Io resto scettico: un personaggio come Draghi va messo alla prova. Però, la sua ultima uscita pubblica è clamorosa: dice che sarà necessario stampare moneta e addirittura cancellare il debito privato dei cittadini, cestinando anche le cartelle di Equitalia. Credo che Draghi finirà al Quirinale: ho questo sentore. Mattarella è vicino alla fine del suo mandato. Ipotesi: potrebbero accelerare la sua uscita, magari con un pretesto? So però che ci saranno molti soldi. Trump e Boris Johnson hanno fatto una dichiarazione quasi congiunta. Trump ha detto: se sarà necessario, ai cittadini distribuiremo contanti dagli elicotteri – e quindi scavalcando le banche, contro la logica (del “nuovo ordine mondiale”) dell’abolizione del contante. Boris Johnson ha detto la stessa cosa: denaro contante ai cittadini. Sono dichiarazioni di guerra, secondo me. Il cambio di sistema è già in atto: il paradigma di ieri sta crollando. E’ inevitabile, che ci sia un nuovo paradigma. E speriamo che vada in questa direzione.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 25 marzo 2020 alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, condotta da Stefania Nicoletti. Editore, proprietario della casa editrice Aurola Boreale, Bizzi è uno storico indipendente: è autore di lavori recenti, come lo studio dedicato a Ipazia di Alessandria. Assai rilevante il volume “Da Eleusi a Firenze”, in cui Bizzi ricostruire l’ascendenza della “comunità misterica eleusina” dietro le quinte della storia, per esempio nella fioritura politico-culturale del Rinascimento italiano).L’Italia è conosciuta e temuta nel mondo anche per la mafia. Oggi la mafia tace, non è più la stagione delle stragi. Ma è molto forte, e finora è stata zitta. Le mafie, che si basano su grandi traffici internazionali come quello della droga, controllano una parte della politica. Sappiamo tutti della “trattativa”, di cosa è stato insabbiato: lo possiamo immaginare. Deputati e senatori sarebbero a repentaglio, se qualcuno parlasse troppo? A mio parere, si sta scatenato una situazione di rivolte, nel Sud. Sicuramente sono innescate dal problema sociale: molte famiglie non riescono più a pagare bollette e affitto, né a comprare da mangiare. Molti video che stanno girando i questi giorni, però (assalti alle vetrine delle banche) sembrano costruiti: c’è qualcosa che sta creando un clima di rivolta. Secondo me, sono segnali indirizzati alla politica. Come a dire: «Siamo scontenti, perché non ci lasciate “lavorare”», (visto che la mafia si regge sul lavoro nero e sui traffici). «E allora noi cominciamo a parlare. Parleremo tanto, e vediamo se salta il coperchio della pentola». Questa è una mia interpretazione personale. Ma è uno dei fattori che, secondo me, potrebbero portare a un repentino cambio di governo – che ritengo molto probabile, anche per il quadro internazionale, che sta rapidamente cambiando.
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Bifarini: cari italiani, siamo finiti. Subiremo una catastrofe
Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione, possiamo fidarci che sia stata davvero debellata, da loro? Andavano fatti tamponi a tappeto, come in Corea, per individuare e isolare i contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’Iss confermano che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i tre quarti di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei soggetti più a rischio e adottare misure specifiche, per essi. Non si può fermare l’intero paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane. Maggiore è l’esposizione al rischio, maggiori devono essere le restrizioni e anche le tutele. Sarebbe stato opportuno offrire alle persone più fragili al virus un servizio di consegna a domicilio di cibo e medicinali. Laddove necessario, mettere a disposizione degli alloggi per separare genitori e figli di età adulta, che possono contagiarsi all’interno dello stesso nucleo familiare. È illusorio e ingenuo credere che tra conviventi non avvenga il contagio. Le fasce più deboli hanno bisogno di maggiore protezione: questo è il compito dello Stato, e non riservare lo stesso trattamento restrittivo a tutti.È possibile che i prezzi dei beni di prima necessità aumentino, e che alcuni prodotti diventino introvabili? Per la legge della domanda e dell’offerta che regola il mercato, sì. È chiaro che, se blocchi tutte le attività produttive, prima o poi potrebbe verificarsi una situazione del genere. Inoltre il panico che si è diffuso tra la popolazione spinge a comportamenti istintivi, che aumentano la domanda di alcuni beni per la paura di non trovarli in futuro. Se la situazione non si sblocca velocemente, che fine faranno, tra poco, tutte quelle famiglie che non possono contare sui risparmi? Credo che sia stata innescata una bomba a orologeria. Secondo le stime la disoccupazione italiana, che era finalmente scesa sotto il 10%, arriverà al 20%. Io credo che potrebbe andare ben oltre, considerato che il solo turismo offre il 6% dell’occupazione totale nazionale. Molte aziende ed esercizi commerciali costretti a interrompere la loro attività non riapriranno più. A pagarne le spese per primi saranno tutti quei lavoratori, per lo più giovani e precari, della ristorazione, del commercio e delle Pmi. I primi a essere licenziati saranno loro; senza poter contare su risparmi messi da parte, dovranno tornare a vivere con i propri genitori, laddove ne abbiano la possibilità, non potendo più permettersi un affitto, un’abitazione autonoma.Poi sarà la volta dei loro datori di lavoro che, esauriti gli eventuali risparmi, senza un flusso di liquidità non potranno più sostenere i costi fissi e gli investimenti fatti per la loro attività. Insomma, sarà un effetto domino che travolgerà tutti. Rischiamo rivolte popolari? Quando la povertà si diffonde a tutti gli strati sociali, la situazione diventa fuori controllo. Per il momento viene potenziata la presenza delle forze dell’ordine, e addirittura è previsto l’esercito in strada. Ma siamo di fronte a una situazione inedita, imprevedibile. I 25 miliardi stanziati dal governo? Acqua fresca, purtroppo. Secondo una stima del centro di ricerche Cerved, se questa situazione dovesse protrarsi fino a maggio – ma ormai sembra un’ipotesi irrealistica – la perdita stimata per il nostro tessuto produttivo sarebbe di 275 miliardi di euro, nel periodo 2020/2021. Nel caso in cui invece questa situazione di emergenza dovesse durare fino a dicembre la perdita totale ammonterebbe a 641 miliardi. Ma queste previsioni sono state fatte prima dell’ulteriore stretta delle restrizioni. D’altronde tutta l’economia è ferma, a parte il comparto alimentare: cosa dobbiamo aspettarci?L’Italia tornerà a essere quella che è stata fino a un mese fa? Per un’economia già fragile come la nostra, con un Pil quasi immobile da anni, già vicina alla recessione, questo sarà il colpo di grazia. Abbiamo un debito pubblico già elevatissimo ed è possibile che vengano applicate le misure già sperimentate in Grecia dalla Troika. Difficile trovare soluzioni per uscire fuori da questo disastro annunciato: una volta distrutta l’economia reale, il tessuto produttivo nazionale e quella rete di Pmi che da sempre rappresenta il cuore pulsante nazionale, dell’Italia rimarrà ben poco. Anche il turismo, da sempre nostro settore trainante, faticherà molto a riprendersi, sia per il danno d’immagine che l’Italia ha subito più di altri, sia per un inevitabile e prolungato rallentamento dei viaggi a livello mondiale. Come magra consolazione possiamo dire che neanche per il resto delle economie avanzate la situazione tornerà come prima; ma, sfortunatamente, saremo noi a pagare il prezzo più alto.(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro di Martino per l’intervista “Ecco cosa sta per succedere all’Italia”, ripresa dal blog della Bifarini il 27 marzo 2020).Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.
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Il Covid rovina un’azienda su 10: perderemmo 640 miliardi
Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica”, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.La prima cosa che balza all’occhio, scrive “Repubblica”, è il fatto che, se l’emergenza finisse a maggio, le imprese italiane riuscirebbero già dal prossimo anno a recuperare un livello di fatturato superiore dell’1,5% rispetto a quello ottenuto nel 2019 (secondo Cerved, 2.410 miliardi di euro). «Questo dato è interessante perché, dopo le crisi del 2008 e del 2011 – spiega Mignanelli – l’economia italiana non ce l’aveva fatta a tornare ai livelli precedenti, in parte perché il fallimento di molte aziende aveva ridotto la base produttiva». La aziende che dovessero sopravvivere si calcola che diverrebbero più forti di prima. «Anche in questo caso, però, il costo reale del Covid-19 sarebbe altissimo», scrive il giornale diretto da Carlo Verdelli. «Per stimare il giro d’affari bruciato dal virus bisogna infatti tenere conto dei progressi che molte aziende avrebbero compiuto quest’anno e il prossimo, se non fosse scoppiata l’epidemia: il fatturato, erano le aspettative fino a poche settimane fa, era atteso crescere dell’1,7% quest’anno e del 2% il prossimo, più di quanto avessero fatto nel 2019».È così che Cerved arriva a mettere nero su bianco la cifra di 275 miliardi, che fotografa i ricavi che saranno persi dalle aziende nel biennio 2020-2021, anche se si verificasse lo scenario più “benevolo”. «Una voragine che diventerebbe ancora più profonda – arrivando fino a 641 miliardi – se le cose si mettessero male davvero, e l’emergenza si protraesse fino a dicembre». Scorrendo i numeri dei settori più colpiti, aggiunge “Repubblica”, ci si rende conto di come la crisi cambierà il volto dell’Italia e del suo sistema di imprese. «Nello scenario pessimistico, infatti, il fatturato degli alberghi scenderebbe dai 12,5 miliardi del 2019 ai 3,3 miliardi di quest’anno, un crollo del 73% che sarebbe seguito a ruota da agenzie di viaggio e tour operator (meno 68%), strutture ricettive extra-alberghiere come agriturismi e b&b (meno 64%) e aeroporti (meno 50%). «Ma l’ictus produttivo e il crollo dei consumi assesterebbero una mazzata anche alla manifattura, con un crollo del 45,8% per la produzione di auto (da 39,5 a 21,4 miliardi), di veicoli industriali (da 12,7 a 6,7 miliardi) e del cruciale e diffusissimo settore dei componenti per l’automotive (da 23,3 a 12,6 miliardi), che i produttori italiani esportano o fabbricano direttamente in tutto il mondo».Un altro aspetto interessante è l’impatto sulle diverse regioni: «In cima c’è la Lombardia, “l’epicentro del terremoto”, com’è stata definita sul piano sanitario e come rischia di essere anche dal punto di vista economico, data la sua stazza produttiva». Sempre nello scenario pessimistico, rispetto a quanto avrebbero fatto con le stime ante-coronavirus, le imprese lombarde brucerebbero un fatturato di 182 miliardi, seguite dal Lazio (118 miliardi), dal Piemonte (60), dal Veneto e dall’Emilia Romagna (circa 57 per entrambe). Tanti i fattori: il diverso peso dei vari settori di attività, la propensione all’export e il fatto che i maggiori gruppi, industriali e commerciali, hanno sede a Milano e Roma. «In valori assoluti, ovviamente, l’impatto della crisi sarà più contenuto nelle regioni del Sud o in quelle più piccole». Tra le più colpite, comunque, quelle turistiche: Trentino Alto Adige, Liguria e Valle d’Aosta. «Le peggiori in assoluto, però, nello scenario “horribilis” sarebbero quelle dove l’auto pesa di più sul totale, ovvero Piemonte (meno 4,9%) e Basilicata (-5,1)».Poi c’è addirittira chi guadagna, dalla crisi: per esempio, le aziende che operano nel commercio online, nella grande distribuzione alimentare e nella farmaceutica. Se l’emergenza si protraesse, «il 2020 per molte di esse diventerebbe indimenticabile: nella grande distribuzione alimentare crescerebbero dai 108 miliardi del 2019 a 132 miliardi, nel commercio all’ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali da 33 a 38 miliardi, nel commercio online da 4,3 a 6,7 miliardi». Handicap tutto italiano, la debolezza della digitalizzazione. Ora, i ricavi delle aziende connesse all’informatica o all’automazione non smetteranno di crescere: «La speranza – dice Mignanelli – è che l’epidemia, che costringe le persone a casa, possa contribuire a convincere gli imprenditori – soprattutto i più piccoli – che gli investimenti in tecnologia sono necessari per aumentare la produttività».Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica“, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.
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Magaldi: ma Conte dovrà pagare, per aver rovinato l’Italia
«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».Probabilmente, aggiunge il leader “rooseveltiano”, «oggi gli italiani si meritano i politici che hanno: sono una masnada di cialtroni, uno peggio dell’altro, dalla maggioranza all’opposizione». La colpa più grave? «Il messaggio inviato al paese: siccome non abbiamo le risorse sanitarie, hanno detto, noi dobbiamo fare la quarantena; dobbiamo chiudere un intero paese, perché le risorse sanitarie non sono sufficienti a curare chi ne ha bisogno». A quanto pare, continua Magaldi, «chiunque, d’ora in poi, potrà pensare di rilasciare dolosamente dei virus per provocare dei danni». La Tv di Stato russa dà per scontato, a torto o a ragione, che il coronavirus sia stato rilasciato di proposito. «Dobbiamo sapere che questa possibilità esiste: mettere in circolazione dei virus oggi è facilissimo, e nel mondo globalizzato non incontrano ostacoli», ammette Magaldi. «E noi che facciamo, nei prossimi anni? Ogni volta chiudiamo l’Italia?». In realtà, «con strutture adeguate all’emergenza, non ci sarebbe bisogno di chiudere il paese».Le conseguenze, intanto, come già sappiamo saranno gravissime: «Qualcuno sovravviverà grazie a indennizzi e sgravi fiscali, ma moltissime aziende falliranno», anche perché si fà per scontato che l’emergenza, purtroppo, non finirà certo il 3 aprile. «Questa è la mazzata finale, per l’Italia», sottolinea Magaldi. «Non erano bastati gli eventi del passato recente: la svendita, le privatizzazioni, il “massacro” della classe politica della Prima Repubblica e il varo di una nuova classe politica, farlocca, che nella Seconda Repubblica ha permesso a poteri altri di fare tutto quello che volevano». Non è bastata la crisi del 2008-2009, non è bastata la “cura” dell’austerity: «Adesso, guardacaso, proprio in Italia si fa qualcosa che nessun altro sta facendo, altrove: e questo comporterà conseguenze catastrofiche». Per Magaldi «siamo al paradosso, alla follia e anche al crimine: e qualcuno dovrà rispondere, di tutto ciò».Secondo il presidente del Movimento Roosevelt, siamo di fronte a una sorta di esperimento: «Come sempre, l’Italia è un campo cruciale per esperimenti sociologici, politologici ed economici. Qualcuno, a un certo punto, ha pensato che fosse la volta buona per ammazzare definitivamente il sistema Italia?». In altre parole: «C’è qualcuno che sta intervenendo, pensando di mettere l’Italia in una condizione di difficoltà a cui, finora, non erano giunte neppure le peggiori politiche imposte dalla “Disunione Europea”?». Inquietante il “cambio di abitudini” evocato da Conte, che ricorda quello inaugurato di fronte allo spauracchio del terrorismo globale: «Dovevamo essere disposti a rinunciare alla nostra libertà in cambio di più sicurezza. E qui, a cosa dobbiamo essere disposti a rinunciare, in futuro?». Secondo Magaldi, è pericoloso «abituare in modo così facile un paese ad “appecoronarsi” alla presunta ragion di Stato, al principio della salute pubblica, in nome del quale si ammazzano intere filiere produttive».Ma intanto, insiste Magaldi, chi oggi si è preso la responsabilità di “chiudere” l’Italia «dovrà pagare, per questo». E se il governo non agirà prontamente per risarcire le aziende che ha colpito, «bisognerà dire agli italiani che, se non sono in condizione di pagarle, forse le tasse non le dovranno pagare, e così i mutui. Ci sono le basi per presentare il conto a chi di dovere». Conte? «E’ un cameriere, fra i tanti: in parte gestisce le cose male, essendo incapace (come i suoi ministri) di governare questo paese». Secondo Magaldi, ha ragione Sgarbi: «Questo Consiglio dei ministri è uno dei peggiori di sempre, composto di persone incompetenti, inette, asservite». Siamo stati gli unici, al mondo, a imporre il coprifuoco all’intero paese: «La Cina aveva chiuso solo la regione di Wuhan, e poteva permetterselo. Così adesso, dopo aver instaurato un meccanismo ultra-draconiano – lo stesso che i minchioni italiani hanno emulato – Xi Jinping ha fatto la sua camminata trionfale nei luoghi dove c’era stata la quarantena e le attività produttive sono riprese». L’Italia, invece, è sull’orlo del baratro: e stavolta con anche il cappio al collo chiamato Mes.«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».
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Bolzano regala 15.000 euro a chi apre negozi in montagna
Fino a 15.000 euro in regalo a chi apre un negozio in un paesino, assicurando generi di prima necessità. Succede in Alto Adige, dove la giunta provinciale di Bolzano ha stanziato fondi per un piano speciale di investimenti. Obiettivi: combattere, in modo concreto, lo spopolamento della montagna. Altro che reddito di cittadinanza: fioccano contributi per chi sceglie di tenere vive le Alpi, garantendo alle famiglie residenti i principali servizi di prossimità. E senza scordare i negozi che hanno finora resistito, nelle valli: un cospicuo assegno (da 9 a 11.000 euro) è l’incoraggiamento destinato a chi, in questi anni, ha tenuto duro, mantenendo la presenza di un punto vendita a portata di mano, raggiungibile a piedi. «L’obiettivo è quello di favorire il commercio interno ai paesini, sia tutelando i negozi già presenti sia incentivando l’apertura di nuovi esercizi», scrive Eleonora Angeloni su “GreenMe”. «Il commercio di vicinato rappresenta un vantaggio non solo per i commercianti locali, ma anche per i residenti, che non si trovano costretti a dover percorrere lunghe distanze per avere accesso ai prodotti necessari nella quotidianità».Stando al provvedimento, Bolzano potrà dunque assegnare contributi fino a 15.000 euro per l’apertura di negozietti nelle località che ne sono prive. Per “esercizi di vicinato” si intendono negozi che lavorano in paesi con almeno 150 abitanti e che vendono generi alimentari di prima necessità al dettaglio. «Le attività che possono usufruire di questo contributo devono svolgere uno dei seguenti servizi: vendita di prodotti locali, consegna a domicilio, vendita di giornali o servizio postale». Tra gli altri requisiti: piccolo giro d’affari, ridotta superficie di vendita, massimo tre addetti a tempo pieno. E poi gli orari: il negozio deve restare aperto per sei giorni la settimana, per almeno tre ore. In pratica: un forte incentivo a tenere viva l’economia locale, evitando – oltretutto – l’abbandono del territorio alpino (che, com’è noto, genera costi esponenziali in termini di sicurezza idrogeologica). Calcolando che il territorio dell’intera Penisola è in gran parte montano e collinare, con migliaia di borghi disseminati lungo alture boscose, va da sé che una simile misura socio-economica – se adeguatamente supportata, a livello centrale – avrebbe la capacità di rivitalizzare le aree periferiche di intere Regioni, dal Piemonte alla Sicilia.Ovviamente, i piccoli numeri e il particolare regime amministrativo dell’Alto Adige (statuto speciale) rendono possibile questo “miracolo” in miniatura, destinato anche a supportare indirettamente l’economia turistica. Se a Bolzano si fa di necessità virtù, di fronte all’esodo che sta svuotando le valli e facendo emigrare i consumatori verso gli ipermercati, dietro al progetto altoatesino si può leggere anche una visione “svizzera” del futuro, legata essenzialmente alle risorse del territorio, alle filiere corte, ai prodotti a chilometri zero. Una prospettiva “glocal”, che – senza disconnettersi dalla grande rete planetaria delle informazioni e delle merci – punta sul territorio per alimentare innanzitutto la domanda interna, che (a livello macroeconomico) in Italia è entrata in crisi in decenni di austerity progressiva, fino a crollare poi con il governo Monti. Può sembrare paradossale, la mini-rivoluzione di Bolzano, in un’Ue che sovrasta i governi nazionali imponendo scelte dall’alto. Nel terzo millennio cinese (e tedesco) del super-export, il lavoro si precarizza o sparisce, delocalizzato. E dopo aver eliminato la rappresentanza politica nelle Province, ora si vorrebbe tagliare anche i parlamentari, penalizzando ancora una volta le periferie. Bolzano risponde alla sua maniera, come può, e in modo keynesiano: soldi pubblici, per sostenere l’economia reale (privata) là dove è essenziale che non muoia. Una piccola, grande lezione.Fino a 15.000 euro in regalo a chi apre un negozio in un paesino, assicurando generi di prima necessità. Succede in Alto Adige, dove la giunta provinciale di Bolzano ha stanziato fondi per un piano speciale di investimenti. Obiettivo: combattere, in modo concreto, lo spopolamento della montagna. Altro che reddito di cittadinanza: fioccano contributi per chi sceglie di tenere vive le Alpi, garantendo alle famiglie residenti i principali servizi di prossimità. E senza scordare i negozi che hanno finora resistito, nelle valli: un cospicuo assegno (da 9 a 11.000 euro) è l’incoraggiamento destinato a chi, in questi anni, ha tenuto duro, mantenendo la presenza di un punto vendita a portata di mano, raggiungibile a piedi. «L’obiettivo è quello di favorire il commercio interno ai paesini, sia tutelando i negozi già presenti sia incentivando l’apertura di nuovi esercizi», scrive Eleonora Angeloni su “GreenMe“. «Il commercio di vicinato rappresenta un vantaggio non solo per i commercianti locali, ma anche per i residenti, che non si trovano costretti a dover percorrere lunghe distanze per avere accesso ai prodotti necessari nella quotidianità».
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L’influenza stagionale uccide 1.000 volte più del coronavirus
Se il coronavirus si rivela grave, poiché al momento non sembra esserlo, molte economie potrebbero essere influenzate negativamente. La Cina è la fonte di molte parti fornite ai produttori di altri paesi e la Cina è la fonte dei prodotti finiti di molte aziende statunitensi come Apple. Se non è possibile effettuare spedizioni, le vendite e la produzione al di fuori della Cina ne risentono. Senza entrate, i dipendenti non possono essere pagati. A differenza della crisi finanziaria del 2008, si tratterebbe di una crisi di disoccupazione e di un fallimento delle grandi società manifatturiere e commerciali. Questo è il pericolo a cui il globalismo ci rende vulnerabili. Se le società statunitensi producessero negli Stati Uniti i prodotti che commercializzano negli Stati Uniti e nel mondo, un’epidemia in Cina influenzerebbe solo le loro vendite cinesi, non minaccerebbe i ricavi delle società. Le persone sconsiderate che hanno costruito il “globalismo” hanno trascurato che l’interdipendenza è pericolosa e può avere enormi conseguenze indesiderate. Con o senza un’epidemia, le forniture possono essere tagliate per una serie di motivi. Ad esempio, scioperi, instabilità politica, catastrofi naturali, sanzioni e altre ostilità come guerre e così via.Chiaramente, questi pericoli per il sistema non sono giustificati dal minor costo del lavoro e dalle conseguenti plusvalenze per gli azionisti e bonus per i dirigenti aziendali. Solo l’uno per cento beneficia del globalismo. Il globalismo è stato costruito da persone motivate dall’avidità a breve termine. Nessuna delle promesse del globalismo è stata mantenuta: il globalismo è un errore enorme. Tuttavia, quasi ovunque i leader politici e gli economisti sono protettivi nei confronti del globalismo. Questo per quanto riguarda l’intelligenza umana. A questo punto, è difficile comprendere l’isteria sul coronavirus e le previsioni della pandemia globale. In Cina ci sono circa 24.000 infezioni e 500 morti in una popolazione di 1,3 miliardi di persone. Questa è una malattia insignificante. Rispetto alla normale influenza stagionale che infetta milioni di persone in tutto il mondo e uccide 600.000, il coronavirus finora non equivale a nulla. Le infezioni al di fuori della Cina sono minuscole e sembrano essere limitate ai cinesi. È difficile sapere con certezza, a causa della riluttanza a identificare le persone per razza. Eppure la Cina ha vaste aree in quarantena e i viaggi da e verso il paese sono limitati.Nulla di simile a queste precauzioni è preso contro l’influenza stagionale. Finora questa stagione influenzale nei soli Stati Uniti 19 milioni di persone sono state ammalate, 180.000 ricoverate in ospedale e 10.000 sono morte. L’ultimo rapporto è che 16 persone negli Stati Uniti (forse tutti cinesi) hanno avuto il coronavirus, e nessuno è morto. Forse il coronavirus si sta appena scaldando e molto peggio deve arrivare. In tal caso, il Pil mondiale subirà un colpo. Le quarantene impediscono il lavoro. I prodotti e le parti finiti non possono essere realizzati e spediti. Le vendite non possono avvenire senza prodotti da vendere. Senza entrate le aziende non possono pagare dipendenti e altre spese. I redditi diminuiscono in tutto il mondo. Le aziende falliscono. Se scoppia una micidiale pandemia di coronavirus o di qualosa’altro e c’è una depressione mondiale, dovremmo essere molto chiari nella nostra mente che il globalismo ne sarà stata la causa. I paesi i cui governi sono così sconsiderati o corrotti da rendere le loro popolazioni vulnerabili a eventi dirompenti all’estero sono instabili dal punto di vista medico, economico, sociale e politico. La conseguenza del globalismo è l’instabilità mondiale.(Paul Craig Roberts, “La conseguenza del globalismo è l’instabilità mondiale”, dal blog di Craig Roberts del 5 febbraio 2020).Se il coronavirus si rivela grave, poiché al momento non sembra esserlo, molte economie potrebbero essere influenzate negativamente. La Cina è la fonte di molte parti fornite ai produttori di altri paesi e la Cina è la fonte dei prodotti finiti di molte aziende statunitensi come Apple. Se non è possibile effettuare spedizioni, le vendite e la produzione al di fuori della Cina ne risentono. Senza entrate, i dipendenti non possono essere pagati. A differenza della crisi finanziaria del 2008, si tratterebbe di una crisi di disoccupazione e di un fallimento delle grandi società manifatturiere e commerciali. Questo è il pericolo a cui il globalismo ci rende vulnerabili. Se le società statunitensi producessero negli Stati Uniti i prodotti che commercializzano negli Stati Uniti e nel mondo, un’epidemia in Cina influenzerebbe solo le loro vendite cinesi, non minaccerebbe i ricavi delle società. Le persone sconsiderate che hanno costruito il “globalismo” hanno trascurato che l’interdipendenza è pericolosa e può avere enormi conseguenze indesiderate. Con o senza un’epidemia, le forniture possono essere tagliate per una serie di motivi. Ad esempio, scioperi, instabilità politica, catastrofi naturali, sanzioni e altre ostilità come guerre e così via.
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E’ la Cina a finanziare Erdogan che schiaccia i curdi in Siria
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno più volte richiamato all’ordine la Turchia. Per essere più convincenti, Washington e Bruxelles sono arrivate a minacciare Ankara di una guerra commerciale, tra possibili dazi, tariffe e sanzioni. Tutte armi, queste, capaci teoricamente di fare a pezzi la fragile economia turca. Eppure, nonostante il rischio di vedere il proprio paese in ginocchio, Recep Tayyip Erdogan non intende fermarsi sul più bello: l’operazione militare in Siria del nord deve proseguire a qualunque costo. Che Erdogan sia solo un incosciente è fuori discussione, perché il Sultano ha in realtà fatto i suoi conti e sa bene quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel continuare a fare il bullo di quartiere. Il presidente turco ha lanciato la missione “Fonte di pace” da poche settimane ma i preparativi, in realtà, sono iniziati molti mesi fa. Nel bel mezzo della crisi che stava strozzando la lira turca, diplomatici e tecnici di Ankara si sono rimboccati le maniche per dotare il governo di una sorta di paracadute capace di limitare i danni a una Turchia in caduta libera. E in effetti, senza alcuna protezione, la discesa del paese verso il baratro sarebbe stata rapidissima, sommando la crisi economica alle conseguenze della recente guerriglia contro i curdi.L’assicurazione alla vita della Turchia si chiama Cina. Se la scorsa estate Pechino non avesse effettuato un vero e proprio bailout per salvare la Turchia dal default, oggi Erdogan non avrebbe la forza per muovere neanche un soldato. Secondo quanto riportato da “Bloomberg”, a giugno la Banca Centrale cinese ha trasferito fondi nel paese turco per un valore complessivo di 1 miliardo di dollari, rinsaldando il rapporto lira turca-yuan. Ma non è finita qui, perché Erdogan ha sfruttato al meglio la relazione con Xi Jinping per convincerlo a sborsare 3,6 miliardi di dollari da spendere in vari progetti infrastrutturali. E Xi, considerando la posizione geografica della Turchia, perfetto ponte tra Oriente e Occidente, ha subito accettato, immaginando di potenziare la Nuova Via della Seta. La Cina è insomma riuscita in un colpo solo a rendere vana l’azione economica degli Stati Uniti e rafforzare il progetto della Belt and Road; dall’altra parte, Erdogan si è risollevato e ha potuto organizzare il piano d’invasione della Siria. Il risultato dell’avvicinamento turco alla Cina è che oggi Ankara non si fa impressionare da ipotetiche guerre commerciali. I finanziamenti e i prestiti cinesi consentono alla Turchia di infischiarsene delle minacce statunitensi, almeno per quello che riguarda il breve periodo.Ma Erdogan ha in mente di costruire un ponte stabile che porta dritto nel cuore della Città Proibita di Pechino, perché il Sultano, lo scorso 11 agosto, ha dichiarato di essere pronto a commerciare con la Cina attraverso valute nazionali aggirando il dollaro. Quando gli Stati Uniti hanno minacciato di cancellare l’economia turca, la moneta di Ankara e i rispettivi tassi di interesse locali non hanno battuto ciglio, scendendo di pochissimo. E questo, sottolinea “Asia Times”, è «notevole, data la fragilità della valuta turca all’inizio del 2019». La Cina è un vero e proprio bancomat per Erdogan; ma attenzione, perché il Sultano sta giocando con il fuoco: Pechino sta sì riempiendo la Turchia di soldi, ma il rischio è che il Dragone la inghiotta in un sol boccone non appena lo riterrà necessario. Giusto per rimarcare i rapporti di forza tra Cina e Turchia, vale la pena analizzare il comportamento di Ankara nei confronti degli uiguri. Prima del salvataggio cinese, Erdogan aveva tuonato contro il trattamento cinese riservato alla minoranza turcofona situata nello Xinjiang; dopo il salvataggio, il Sultano si è corretto dicendo che «gli uiguri vivono felici in Cina». Non solo: Ankara ha pure accettato di cooperare con le autorità cinesi per rispedire oltre la Muraglia gli uiguri che si nascondono in Turchia.(Federico Giuliani, “Dietro la Turchia si nasconde la Cina”, dall’inserto “InsideOver” de “Il Giornale” del 22 ottobre 2019).Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno più volte richiamato all’ordine la Turchia. Per essere più convincenti, Washington e Bruxelles sono arrivate a minacciare Ankara di una guerra commerciale, tra possibili dazi, tariffe e sanzioni. Tutte armi, queste, capaci teoricamente di fare a pezzi la fragile economia turca. Eppure, nonostante il rischio di vedere il proprio paese in ginocchio, Recep Tayyip Erdogan non intende fermarsi sul più bello: l’operazione militare in Siria del nord deve proseguire a qualunque costo. Che Erdogan sia solo un incosciente è fuori discussione, perché il Sultano ha in realtà fatto i suoi conti e sa bene quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel continuare a fare il bullo di quartiere. Il presidente turco ha lanciato la missione “Fonte di pace” da poche settimane ma i preparativi, in realtà, sono iniziati molti mesi fa. Nel bel mezzo della crisi che stava strozzando la lira turca, diplomatici e tecnici di Ankara si sono rimboccati le maniche per dotare il governo di una sorta di paracadute capace di limitare i danni a una Turchia in caduta libera. E in effetti, senza alcuna protezione, la discesa del paese verso il baratro sarebbe stata rapidissima, sommando la crisi economica alle conseguenze della recente guerriglia contro i curdi.