Archivio del Tag ‘commercio’
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Maggiani: il Tg parla di scippi, mentre la mafia divora l’Italia
Il troppo e troppo stupidamente dimenticato Gian Carlo Fusco, fulgido esempio di uomo di cultura e pugilato, rarissimo esemplare di spezzino che abbia messo il naso fuori dal Golfo senza rimanerne segnato dallo sconforto e dalla depressione, fu chiamato a Milano da Italo Pietra. Il leggendario direttore del “Giorno” lo chiamò per far valere il suo temperamento di pugile, il suo sguardo acuto e la sua bella scrittura come giornalista di inchiesta. Si era all’inizio degli anni ’60, nel cuore del boom economico e di Milano capitale morale, la città era il punto di incontro delle esperienze culturali e artistiche più avanzate d’Europa e incubatrice delle politiche progressiste del Paese. Eppure, eppure… Gatta ci covava, e Fusco fu incaricato di un’inchiesta ai mercati generali, tanto per cominciare, dove forte era il sospetto che qualcosa non andasse.
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Se il Piemonte azzoppa il Bio, settore in piena crescita
Possibile che il Piemonte si rassegni a “suicidare” il settore strategico dell’agricoltura biologica, in ossequio ai tagli orizzontali decretati dal governo Monti? Grazie al “Movimento 5 Stelle” è approdato al Consiglio regionale piemontese il caso del Crab, il prestigioso sportello del Bio con sede in val Pellice, punto di riferimento – secondo le associazioni di categoria – per l’intero comparto del biologico in Italia. «Grave errore, chiudere un centro di eccellenza come il Crab», protesta Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab, che raduna gli agricoltori biologici italiani. Fa eco Vincenzo Vizioli del Firab, la fondazione nazionale per l’agricoltura biodinamica: «L’attività del Crab è fondamentale per lo sviluppo italiano delle coltivazioni a impatto zero». Che poi sono le uniche in crescita, nonostante la crisi, come segnalano gli ambientalisti italiani, preoccupati per il futuro dell’agricoltura europea: «Bruxelles finanzia le grandi monoculture dal destino ormai segnato – rilevano Wwf, Lipu e Legambiente – mentre ignora le piccole e medie imprese ecologiche, che tutelano il territorio e i consumatori».
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Sciopero europeo, contro il rigore criminale di Bruxelles
La mobilitazione europea del 14 novembre ha un significato inedito, non è il “solito” sciopero: è l’espressione di una protesta generalizzata a livello europeo, che attraversa tutti gli strati sociali, per denunciare l’intollerabilità delle attuali politiche economiche finalizzate a garantire gli interessi delle oligarchie finanziarie che stanno letteralmente distruggendo la vita di milioni di persone. Una protesta partita dai movimenti sociali e dai sindacati spagnoli ed estesasi al Portogallo, alla Grecia e all’Italia e che vede uniti, a livello europeo, lavoratori del pubblico e del privato, studenti, precari, disoccupati, professionisti, commercianti, artigiani, pensionati, insegnanti. Si tratta di interrompere la spirale di politiche che – in nome di un debito che non potrà mai essere estinto a causa dei tassi di interesse imposti – esigono la destrutturazione del lavoro e dei suoi diritti, la fine della sanità e della scuola pubblica, dei beni comuni, e della tutela dell’ambiente. In una parola la fine dello Stato sociale.
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Obama e l’appuntamento peggiore: quello con la guerra
«Nei prossimi mesi, quando Obama avrà incontrato Xi Jinping, suo neo-omologo designato, potremo capire se i numeri uno e due al mondo sono destinati a cooperare o a scontrarsi». Parola di Lucio Caracciolo, che vede “guerre imperiali” appena oltre il giardino della Casa Bianca, all’indomani della conferma di Obama, che è stato rieletto «per salvare l’America da un’altra recessione, non per cambiare il mondo». Ma posti di lavoro e benessere sociale dipendono sempre più «dal modo in cui l’America sta al mondo», ovvero «dalle relazioni politiche, commerciali e finanziarie con il resto del pianeta, Cina in testa, che non accetta più il Washington consensus e non dimentica che la crisi in corso è nata a Wall Street». L’unico non indifferente vantaggio rispetto al primo quadriennio, aggiunge il direttore di “Limes”, è che Obama «non può essere riconfermato, sicché deciderà senza farsi condizionare da pedaggi elettorali».
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Rigore, disastro-Italia: 8 milioni senza uno stipendio sicuro
L’Italia ha di fronte uno scenario apocalittico: 7-8 milioni di persone senza lavoro, e con lo Stato sottoposto all’euro-ricatto del debito. Risultato: la disoccupazione, ovvero «il più grande scandalo che una società possa vivere». Lo sostiene il sociologo dell’ateneo torinese Luciano Gallino, in una recente intervista realizzata da Pietro Raitano per “Altreconomia” e ripresa da “Micromega”. La situazione, aggiunge Gallino, è aggravata dalle sciagurate “riforme” che dagli anni ’90 hanno ulteriormente precarizzato il mercato del lavoro: e la precarietà fa crescere la disoccupazione, perché tra un contratto e l’altro passano mesi. «È una delle conseguenze delle dottrine neoliberali, che – per quanto sconfitte, smentite e sconfessate – sono sempre lì, si insegnano nelle università, costituiscono la forma mentale dominante nei media». Chiunque abia studiato la questione, spiega Gallino, capisce che la flessibilità del lavoro non può far aumentare l’occupazione, in nessun caso.
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Macché antipolitica: preparatevi a fare i conti con Grillo
Per favore, non chiamatela più “antipolitica”: invece di fare discorsi astratti e fumosi, Grillo parla di temi concretissimi, che concernono la quotidianità – trasporti, inquinamento – e che hanno direttamente a che fare col “mestiere di vivere”, la sopravvivenza delle famiglie nell’Italia terremotata dal “rigore”, dopo i leggendari abusi della “casta”. Rifiuti, acqua, energia: sarà anche “terra terra”, scrive Angelo D’Orsi su “Micromega”, ma la politica di Grillo è «sacrosanta», perché «affronta i problemi della vita delle persone». Concorda Laura Puppato, outsider delle primarie Pd: «Credo non sia più tempo di tacciare i grillini di antipolitica». Casomai, «l’affermazione della lista “5 Stelle” va definita per quello che è, “il botto” di un movimento anti-sistema». E il sistema, aggiunge la Puppato sempre su “Micromega” – è quello della politica e dei partiti che l’hanno interpretata fino ad oggi: «Partiti che proprio per questo escono drammaticamente sconfitti».
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Chomsky: i nostri padroni temono libertà e democrazia
«Tutto per noi stessi e nulla per le altre persone»: in ogni età del mondo, sembra sia stata proprio questa «la ignobile massima dei padroni del genere umano». Così la pensava Adam Smith, «un conservatore vecchia maniera, con principi morali», pensando al suo paese, l’Inghilterra, che allora era padrona del pianeta: sono i produttori di merci e i mercanti, diceva Smith, a plasmare la politica secondo i loro interessi, «per quanto sia doloroso l’impatto sugli altri, compreso il popolo inglese» o magari quello indiano, vittima di una «ingiustizia selvaggia» da parte degli europei. E’ la legge del più forte: quella che ancora oggi, secondo Noam Chomsky, guida la supremazia dell’Occidente. Una leadership declinante ma spietata, che – nel resto del mondo – teme una cosa su tutte, la democrazia: guai se i “sudditi” si ribellano alle dittature filo-occidentali, reclamando diritti.
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Armi di distruzione di massa, l’oscuro business italiano
Mezzo milione di morti all’anno, una vittima al minuto. E’ il record delle armi “civili”, pistole e fucili, di cui l’Italia è leader. Sono queste le vere “armi di distruzione di massa”, secondo Kofi Annan: produttrice leader, l’industria italiana ne è il secondo esportatore mondiale. Nel 2011 abbiamo esportato armamenti per tre miliardi di euro, spiega Francesco Vignarca, coordinatore di “Rete Disarmo” e redattore di “Altra Economia”: «Ogni anno è un business che non cala, che coinvolge centinaia di aziende e che poi va a ricadere anche sulle banche, che finanziano e incassano i soldi per questi armamenti, senza controllo, con soldi di finanziamenti pubblici che arrivano addirittura dal ministero per lo Sviluppo economico». Il bombardamento sulla Libia? «E’ stato il più pesante che la nostra aeronautica abbia fatto dalla Seconda Guerra Mondiale». E il giorno in cui scattò l’offensiva contro Gheddafi, l’allora ministro Ignazio La Russa era in Medio Oriente, a una fiera internazionale di armamenti.
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Grecia fuori controllo, ora manifestano anche gli agenti
Di quel che sta accadendo in Grecia non ne parla praticamente nessuno. Se qualche cenno si fa delle manifestazioni in Spagna e Portogallo, la Grecia viene ignorata o al massimo si menziona l’ennesimo “sciopero”. Invece, la situazione per le strade di Atene e delle altre città greche sta degenerando, come racconta tra gli altri l’“Independent”. Sentite che storie: «La polizia ha sparato granate immobilizzanti e gas lacrimogeni, quando decine di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade di Atene per lo sciopero nazionale contro le nuove misure di austerity che dovranno tagliare salari, pensioni e sanità per l’ennesima volta. Dozzine di giovani, con i volti nascosti da caschi e bandane, hanno tirato bottiglie molotov e pietre alla polizia che ha risposto al fuoco nel tentativo di disperdere la folla infuriata intorno al Parlamento. Si pensa che oltre 50 mila persone abbiano partecipato alla manifestazione solo ad Atene».
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Post-crescita, risorse ormai esaurite: c’è vita dopo il Pil?
Se non conoscete Richard Heinberg, vi consiglio di seguire il suo ormai annoso blog “Museletter”. Richard è uno dei migliori divulgatori nel campo ambiente, risorse ed economia. Il suo ultimo post racconta della presa di coscienza del governo australiano per quanto riguarda la situazione delle materie prime. Il ministro delle Risorse ha appena dichiarato alla Tv americana “Abc” che «il boom delle risorse è finito». L’Australia è un Paese minerario, e conta molto sulle esportazioni di materie prime per la propria economia, tanto da aver molto investito in infrastrutture e porti per rifornire il mondo. La crisi globale però si fa sentire: Europa e Usa sono in flessione, di conseguenza la Cina cala la produzione industriale, e ciò si ripercuote sul commercio australiano che esporta meno metalli e carbone.
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Barnard: padroni del nostro destino, la politica ci ascolti
Nel febbraio 2012, praticamente da solo, Paolo Barnard ha organizzato il primo summit sulla Modern Money Theory (Mmt), a Rimini. Il risultato fu sorprendente: 2.200 persone paganti giunte da tutta Italia. Nulla di simile si era mai verificato in Italia, e forse in Europa. Ora, a distanza di qualche mese, Paolo Barnard, giornalista già co-fondatore di Report ma da qualche anno confinato quasi in un esilio informativo che ne fa un raro esempio di giornalista-attivista, rilancia: a fine ottobre, prima a Rimini (20-21) e poi a Cagliari (27-28) si svolgeranno altre due conferenze. Il titolo è esplicito: “Non eravamo i Piigs. Torneremo Italia”. Relatori, Warren Mosler e Mathew Forstater, statunitensi, e Alain Parguez, francese, economista circuitista ed ex consigliere economico di Mitterrand (e quindi molto addentro alle vicende che portarono all’unificazione monetaria europea).
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Regioni in rosso? Ringraziate l’euro, non certo i Fiorito
Nell’Italia dell’euro, cioè nel Paese dove ogni singolo centesimo speso dallo Stato o dalle amministrazioni pubbliche va restituito ai mercati di capitali privati a tassi d’usura, sia la spesa pubblica che, a maggior ragione, la spesa pubblica sprecata/rubata si traducono in crescenti tasse e tagli ai servizi per i cittadini. Per forza: uno Stato come oggi è l’Italia che non può più emettere a costo zero la propria moneta e che deve invece usare una moneta di proprietà di altri (la Bce e i mercati), non ha scelta se non quella di pescare dalla nostre tasche ciò che deve restituire. Ergo: gli spreconi/ladroni alla Fiorito, oggi con l’euro, ci fanno un danno aggiuntivo enorme, oltre a essere laidi. Questo deve farvi capire che il reale problema degli sprechi pubblici oggi non sono gli sprechi di per sé, ma il fatto che tali sprechi sono denominati in una moneta straniera per l’Italia. Infatti…