Archivio del Tag ‘clima’
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Latouche: il capitalismo condanna il mondo al suicidio
Anche se a scuola ti insegnano che è stato Colombo a scoprire l’America, nessuno fa caso al fatto che è vero anche il contrario: è stata l’America a scoprire Colombo, facendone le spese. Comunque, non tutto è perduto: ci sono voluti 500 anni, ma poi i nativi hanno riconquistato San Cristobal de Las Casas, dando il via alla rivolta del Chiapas. Che anticipa di poco l’altra data-simbolo, aprile 2001, con la “guerra dell’acqua” di Cochabamba in Bolivia, contro le multinazionali della privatizzazione. Questa è la storia del pianeta, quella che conta, secondo il professor Serge Latouche, il padre della teoria della decrescita. Il mondo ridotto a merce? Guarire è possibile: archiviando il capitalismo, prima che sia troppo tardi.
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Edilizia verde: EcoBuild 2011, per una volta l’Italia c’è
La casa ecologica del futuro? Un “nido d’acqua”: uno spazio fluido, liberamente interpretabile, caratterizzato dall’acqua come materia in movimento. Questa almeno è la filosofia del Water Nest, abitazione costruita interamente con materiali ecocompatibili, emblema della nuova edilizia “verde” italiana. Il made in Italy sarà per una volta protagonista di Ecobuild 2011, la più importante esposizione a livello mondiale dedicata alla bioedilizia ed alle energie rinnovabili. Vetrina della presenza italiana è la casa acquatica: un “involucro abitativo” che, combinando impianti e corpi luce di design dal basso consumo energetico e alimentati da fonti rinnovabili, prova a testimoniare la reattività delle aziende italiane nel combinare bellezza e tecnologia.
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Pallante: ma la crescita non è il rimedio, è il male
Se il mondo sta franando, è perché ha preteso di crescere in modo folle. La grande crisi? E’ quella della crescita. Finisce un ciclo di 250 anni, quello dell’industria. La politica? Si è limitata a servire l’economia della crescita esponenziale. E adesso che la crescita è finita, perché stanno finendo le risorse planetarie, ecco lo spettacolo del collasso globale: crisi economica, sociale, ecologica, morale. Il denaro come unico valore, la guerra come unica soluzione. La società occidentale sbanda, si disintegra, senza che l’economia riesca a trovare vie d’uscita. Siamo alla vigilia di una catastrofe? Forse. A meno che non si capovolga lo scenario: la crisi è un’occasione d’oro per la rivoluzione culturale di cui il mondo ha bisogno.
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Benessere senza crescita: strategie per la nuova era
Fra quarant’anni, secondo le previsioni dell’Onu, il mondo sarà abitato da 9 miliardi di persone: potrebbero raggiungere lo standard di benessere garantito dai livelli Ocse solo se il volume dell’economia planetaria fosse 15 volte quello attuale, cioè 75 volte quello del 1950. E se poi allunghiamo la proiezione fino alla fine di questo secolo, la popolazione mondiale avrebbe bisogno di una crescita economica pari a 40 volte l’attuale, cioè un volume 200 volte superiore a quello del 1950. Fantascienza? Ovviamente. Lo dimostra la crisi terminale del sistema, scattata nel 2008: se già oggi risulta impossibile puntellare l’edificio che crolla, sarebbe folle pensare che possa crescere ancora. Unica via d’uscita: ripensare il mondo, come un pianeta dove ci sia benessere senza più bisogno di crescita continua.
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La Cina spiazza gli Usa: sì a Kyoto, se firmate anche voi
Eppure qualcosa si muove a Cancun, la città messicana dove il vertice delle Nazioni unite sul clima è entrato nella fase decisiva, quella in cui intervengono i governi – il vero e proprio negoziato politico. Ed è la Cina che ha cambiato le carte in tavola: per la prima volta infatti si è detta disponibile a includere il proprio obiettivo (volontario) di riduzione delle emissioni di gas di serra in una risoluzione (vincolante) delle Nazioni unite, che significa anche sottoporlo a un meccanismo di verifica esterno. Sempre che, ha specificato capo negoziatore cinese Xie Zhenhua, gli Stati uniti si impegnino in modo vincolante a tagliare le proprie emissioni, e tutto questo rientri nel quadro di un accordo per estendere la validità del Protocollo di Kyoto oltre la sua scadenza del 2012.
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L’Onu freni il capitalismo globale, o sarà l’apocalisse
Basta capitalismo. Ma con che cosa lo si sostituisce? Nessuno ha un’idea in testa. Questa è la verità. Non esiste una globalizzazione giuridica, tra l’altro. Questa è a grande differenza con la globalizzazione di tipo medioevale, regolata dalla famosa Lex mercatoria, una legge elaborata dai mercanti, non da un singolo Stato: e per suo mezzo il commercio funzionava. Adesso le grandi imprese lavorano tra di loro. Non c’è più una norma giuridica che ne disciplini i comportamenti: nei confronti della fame nel mondo, dello sfruttamento delle classi più povere, del lavoro minorile, della sicurezza sul lavoro che secondo Tremonti è un lusso. E ovviamente nemmeno nei confronti del pianeta.
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Abbiamo un sogno: facciamo vincere l’Italia, quella vera
I have a dream: un giorno l’Italia si sveglierà diversa e migliore, perché avrà finalmente riscoperto se stessa. Un paese reale che ha voglia di futuro, e non è rassegnato a subire per sempre lo spettacolo dell’ordinaria indecenza organizzato per mascherare la mediocrità di un potere impotente, incapace di opporsi al declino. C’è un’Italia che da tempo si è messa in cammino: in televisione non la si vede, ma sta combattendo ogni giorno porta a porta, casa per casa, per darsi coraggio e programmi, basati sulla civiltà della conoscenza: ecologia, ricerca, energia pulita, lavoro e diritti, dignità. Valori in campo nella vita quotidiana: perché non anche alle elezioni?
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Sachs: solo una catastrofe sveglierà il mondo
Soltanto una catastrofe potrà “svegliare” il mondo, mettendolo di fronte all’evidenza della contraddizione che lo sta facendo esplodere: lo sviluppo fondato sul petrolio è un vicolo cielo, e ormai siamo quasi alla fine della corsa. Lo afferma senza mezzi termini il professor Wolfgang Sachs, esperto di fama internazionale di cambiamenti climatici e riflessi sui diritti umani della popolazione mondiale. Docente universitario in mezza Europa, membro del Club di Roma, Sachs è fra i promotori di “Terra futura” e dirige l’osservatorio strategico del Wuppertal Institut su clima, ambiente, energia. E’ pessimista: «Oggi neanche i governi sanno più cosa fare», e il tempo sta per scadere: il surriscaldamento minaccia la terra.
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Futuro non rinnovabile: avanti con petrolio e carbone
Carbone, petrolio e gas naturale: saranno ancora le vecchie fonti il vero motore energetico dei prossimi decenni, per sostenere il tumultuoso sviluppo di paesi come Cina e India. Lo conferma autorevolmente il leader dei petrolieri sauditi, Khalid Al-Falih, dalla tribuna di Montreal attorno alla quale ogni tre anni si radunano i 5000 rappresentanti di governi e multinazionali energetiche. Insieme al nucleare, le nuove “fonti supplementari” (solare, eolico) non raggiungeranno neppure il 20% del fabbisogno globale: i quattro quinti del consumo energetico del mondo continueranno a dipendere dalle fonti fossili.
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Tumori, infarti e ictus: più malattie se la Terra si surriscalda
Se il pianeta ha la febbre, ci ammaliamo anche noi: non si scappa, il global warming è una colossale calamità naturale a orologeria. I mutamenti climatici hanno un impatto devastante sull’ambiente e anche sulla salute, come documentato nel recente convegno di Arezzo cui hanno aderito studiosi, ricercatori, associazioni come i Medici per l’Ambiente e istituzioni, dalle Regioni al ministero della salute. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si perdono 5 milioni di anni di vita a causa del riscaldamento globale e la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura.
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Petrolio, catastrofe Louisiana: i mandanti siamo noi
Sento il rumore delle grida. Lo sento dentro. Scuote ogni centimetro del mio corpo. Sono grida di dolore, di sconcerto, di paura. Sono le grida degli 11 operai morti e dei 17 feriti (bilancio provvisorio)? Sono le grida degli uccelli, dei pesci, dei cetacei, delle alghe, delle onde del mare, incatramate, soffocate, lentamente uccise dalle tonnellate di petrolio che si stanno riversando nei mari di fronte alla Louisiana. Leggo su Repubblica.it: «La Bp, che inizialmente aveva tranquillizzato sulle conseguenze per l’ambiente, ora lancia allarmi sulla possibilità di bloccare la fuoriuscita di greggio dalle valvole e dalle tubature».
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Incubo fame: tra 40 anni, guerre per il pane
Crisi economica? Deficit energetico? Clima impazzito? Peggio. Il rischio più grande ha un nome antico: fame. E’ lo spettro che comincia a minacciare il pianeta, dove la domanda di cibo nei prossimi quarant’anni raddoppierà. Scenari spaventosi: guerre e rivolte per il pane, domate con le armi. A lanciare l’allarme è l’australiano “Science Alert”, non certo un sito catastrofista. Carenza di cibo: «E’ un problema che non si potrà risolvere come negli anni ‘60, ovvero con la tecnologia». Ormai le risorse tecnologiche non bastano più: «Dobbiamo affrontare nodi più strutturali», ovvero: acqua, terra, agricoltura, mari. Salvare la Terra, o non ci sarà più da mangiare. E scoppierà una guerra planetaria.