Archivio del Tag ‘civiltà’
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Pepino: sommaria giustizia politica gli arresti dei No-Tav
L’emissione, nei giorni scorsi, della misura cautelare nei confronti di alcune decine di esponenti No Tav per fatti avvenuti sette mesi fa non è una forzatura soggettiva (e, anche per questo, sono sbagliate le polemiche e gli attacchi personali). È qualcosa di assai più grave: una tappa della trasformazione dell’intervento giudiziario da mezzo di accertamento e di perseguimento di responsabilità individuali (per definizione diversificate) a strumento per garantire l’ordine pubblico. Provo a spiegarmi con qualche esempio. Primo. Non era in discussione – e non lo è, almeno per me – la necessità di effettuare le indagini necessarie ad accertare le responsabilità per reati commessi nel corso delle manifestazioni. Ma non è indifferente il modo in cui ciò è avvenuto.
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Tino Aime: la solitudine della bellezza che ci hanno rubato
“Considerate se questo è un uomo”, scrisse Primo Levi introducendo il suo diario tristemente universale, battuto a macchina al ritorno da Auschwitz nelle notti insonni trascorse nell’ufficio del suo primo impiego, in valle di Susa. La stessa valle alpina che mezzo secolo dopo sarebbe divenuta famosa per la battaglia popolare No Tav è anche l’osservatorio privilegiato di un grande artista, Tino Aime, amato da scrittori vicinissimi a Primo Levi, come Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern. Un singolare sodalizio lo ha legato ad autori popolari, da Mario Soldati a Nico Orengo, fino a indagatori più appartati come Francesco Biamonti, Davide Lajolo, Massimo Mila, affascinati dal talento visionario di un artista antropologo, perdutamente innamorato delle invisibili periferie del mondo.
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Sacrifici? No, grazie. Prima, vogliamo la verità sul debito
Senza più moneta sovrana, gli Stati europei devono indebitarsi con la finanza privata. Ma quando è la finanza a finire in rosso, allora sono gli Stati a sostenere le banche, che altrimenti fallirebbero. E con che soldi gli Stati aiutano le banche? Con quelli dei cittadini, chiamati ad affrontare “sacrifici” straordinari per arginare il debito pubblico. C’è qualcosa che non funziona, è evidente. Il peccato originale? Il sistema privatizza i profitti e socializza le perdite: enormi guadagni per pochi, sempre gli stessi, e salasso garantito per tutti gli altri, che sono sempre di più. La prima mossa da fare per uscire dal tunnel? Ottenere finalmente la verità sul debito: chi l’ha provocato, chi l’ha gonfiato, chi ci ha guadagnato.
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Salvare il pianeta? Prima, salviamo il genere umano
È più facile rimettere in discussione i nostri sistemi di consumo piuttosto che quelli di produzione? Se nessuno più ignora l’ampiezza della crisi ambientale che l’umanità sta affrontando, la crisi di civiltà a cui questa si accompagna rimane poco conosciuta. Non si può tuttavia uscire dall’impotenza se non la si diagnostica e non se ne misura l’effettiva gravità. Il pianeta Terra, modo di dire per designare il nostro habitat naturale, peggiora a vista d’occhio, ne siamo largamente consapevoli e non c’è formazione politica che non includa, almeno nei suoi discorsi, la causa ecologica. Il pianeta Uomo, modo di dire per designare il genere umano, peggiora in maniera altrettanto allarmante, ma non si è consapevoli del livello di gravità raggiunto e non c’è formazione politica in grado non foss’altro di attribuire alla causa antropologica un’importanza pari a quella ecologica.
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Rocard: smascheriamo la Bce e quest’Europa da buttare
Sono cifre incredibili. Si sapeva già che, alla fine del 2008, George Bush e Henry Paulson avevano messo sul tavolo 700 miliardi di dollari (540 miliardi di euro) per salvare le banche americane. Una somma colossale. Ma un giudice americano ha recentemente dato ragione ai giornalisti di “Bloomberg” che domandavano alla loro banca centrale di essere trasparente sull’aiuto che essa stessa aveva dato al sistema bancario. Dopo aver spulciato 20.000 pagine di documenti diversi, “Bloomberg” mostra che la Federal Reserve ha segretamente prestato alle banche in difficoltà la somma di 1.200 miliardi al tasso incredibilmente basso dello 0,01%. Nello stesso momento, in molti paesi i popoli subiscono piani di austerità imposti da governi a cui i mercati finanziari non accettano di prestare miliardi a tassi di interesse inferiori al 6,7 o al 9%!
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Bocca: se insistete nell’imporre la Tav, tiro fuori il mitra
Se vi sento dire la parola Tav, sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle città. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica.
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Sopravvivere? Un lusso: verso la castrofe, con ottimismo
La crisi del 1929 fu finanziaria. La crisi attuale, iniziata nel 2008, non è soltanto finanziaria. Alla creazione di immense quantità di denaro spazzatura basate sul debito e quindi inesistenti, vanno sommati il cambiamento del clima, che ha sempre più rilevanti aspetti economici, e la scarsità di risorse energetiche. La crisi è quindi una e trina. Finanza, ambiente, energia. E’ la fine di una civiltà (chiamiamola così…) che non può essere arrestata con i soli strumenti finanziari. E’ necessaria una grande visione politica, non bancaria. Va ripensato tutto.
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Contro il nazismo finanziario un nuovo software: l’umanità
Ottobre 2011. La lotta contro la dittatura finanziaria sta esplodendo. I cosiddetti mercati finanziari e i loro cinici servitori stanno distruggendo i fondamenti stessi della civiltà sociale. L’eredità del compromesso postmoderno tra classe operaia e borghesia progressista è stracciata. Le politiche neoliberiste stanno tagliando educazione e sistema pubblico della sanità e cancellando il diritto al salario e alla pensione. Il risultato sarà impoverimento di vasti settori della popolazione, crescente precarietà delle condizioni di lavoro e quotidiana umiliazione dei lavoratori. L’effetto successivo sarà la violenza, perché la gente cercherà capri espiatori per la sua rabbia impotente. Pulizia etnica, guerra civile, cancellazione della democrazia. Questo sistema è nazismo finanziario: Finazismo.
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O la borsa o la vita: anche i ricchi ora devono pagare
Si attribuisce a Paul Valéry, saggista e poeta francese, il detto: «Un autore scrive sempre lo stesso libro». In fondo, anche gli editoriali di Nigrizia degli ultimi decenni incarnano spesso la stessa denuncia: l’intollerabilità delle diseguaglianze sociali; lo sfruttamento sociale diventato sistema; un impianto capitalistico che impoverisce sempre di più i già poveri e che arricchisce i già ricchi (persone o paesi); l’ossessione patologica della crescita e del profitto; una cultura che ha assunto il denaro come unico valore di relazione e di organizzazione sociale; l’egoismo che prevale sulla solidarietà e l’io sul noi.
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Un tempio riscrive la civiltà: così nacque l’agricoltura
Sì, il paradiso terrestre esisteva. E anche se non c’entrano serpenti e mele l’abbiamo perduto, nel momento in cui abbiamo deciso di rompere il patto con la natura: quando abbiamo cominciato a scannarci per il possesso del nuovo bene primario dell’umanità, la terra coltivata. E’ una rivelazione clamorosa, quella dell’archeologo Klaus Schmidt, che ha scoperto in Turchia un tempio gigantesco, che risale a migliaia di anni prima delle Piramidi. Se fino a ieri si riteneva che, per costruire edifici così grandi e impegnativi, la civiltà fosse già in possesso dell’agricoltura, unico mezzo per mantenere sul posto centinaia o migliaia di operai, Schmidt ribalta il concetto: l’agricoltura è nata proprio per questo, per poter costruire quell’edificio religioso.
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Guerra giusta: l’eroe serbo che difese Sarajevo dai serbi
Guerra giusta? Termine pericoloso e spesso abusato, da chi brandisce l’uso della forza per soluzioni sbrigative e sanguinose, fino al genocidio. Ma in circostanze storiche eccezionali, dalla Resistenza partigiana contro il nazismo fino alla mattanza dell’ex Jugoslavia, c’è chi non ha trovato altra via d’uscita che imbracciare le armi, per non soccombere. E’ il caso del generale Jovan Divjak, eroe della difesa di Sarajevo. Lo hanno arrestato il 3 marzo a Vienna, per poi rilasciarlo cinque giorni dopo, su cauzione: i serbi non gli perdonano il ruolo assunto durante l’assedio della capitale bosniaca. Dettaglio decisivo: il generale Divjak era serbo, orgogliosamente membro della minoranza serba di Sarajevo.
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La cultura non si mangia? Ministri senza vergogna
L’ordinamento istituzionale italiano prevede che nel governo repubblicano ci sia la presenza di ministri senza portafoglio, non prevede invece ministri che non conoscono il significato del loro ruolo. Il ministro dell’economia Tremonti, per esempio, afferma che la cultura non si mangia. Ora, a parte la pochezza dell’affermazione, il ministro finge di ignorare che alcuni dei più grandi uomini della storia umana hanno avuto come companatico libri ed arte quando vivevano nell’indigenza. Finge, perché quando partecipa ai convegni promossi da prestigiose istituzioni si esprime in ben altro modo e lascia a casa il putrefatto armamentario populista di cui si serve per infiammare i furori della padanitudine.