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Magaldi: socialismo liberale, il virus salva-Italia siamo noi
«Siamo piccoli, ma attentamente monitorati: ai piani alti, c’è chi si domanda in che modo contiamo di riuscire nell’impresa, e non manca chi vorrebbe attuare le nostre proposte. Che poi sono le uniche in grado di ribaltare la situazione: perché le nostre idee sono uno scandalo, un’eresia. Un virus benefico, destinato a contaminare finalmente il sistema». Gioele Magaldi sintetizza il concetto in due parole: socialismo liberale. Keynes e Roosevelt, Carlo Rosselli, Olof Palme. I semi migliori del Novecento: l’antidoto contro l’ingiustizia. Dove sono finiti? Dispersi: soffocati dalla sovragestione del neoliberismo globalizzato. Ma oggi, per un movimento d’opinione come quello fondato nel 2015 da Magaldi, rappresentano l’unico salvagente per evitare il naufragio della democrazia, schiacciata dalle possenti oligarchie planetarie che ora speculano anche sul disastro del coronavirus. Il loro piano: mantenere il potere a tutti i costi, anche instaurando una sorta di polizia sanitaria mondiale, pronta a usare il ricatto della paura e il fantasma della depressione economica. Risultato: l’Europa ridotta a nullità politica, capace però di tenere in ostaggio un paese come l’Italia, il cui governo – lasciato senza soldi – non ha la minima idea di come evitare il massacro sociale a orologeria che già si annuncia per l’autunno. «Famiglie e aziende avranno l’acqua alla gola, per effetto del terribile lockdown imposto senza nessun vero paracadute economico».«A Conte faremo una proposta che non potrà rifiutare», annunciò Magaldi tempo fa, tra il serio e il faceto, indossando una maglietta con l’icona di Marlon Brando nei panni del “Padrino”. Ora rilancia: «In settimana, il nostro piano salva-Italia sarà pronto e illustrato anche in un video, sul nuovo canale MrTv». Il succo: proposte ragionevoli, il “minimo sindacale” per evitare il peggio. Attenti: «La nostra non è una provocazione arrogante, tutt’altro: sono iniziative che qualsiasi governo (di centrodestra o centrosinistra, non importa) avrebbe dovuto adottare già durante il lockdown». Un pacchetto di misure «attuabili da subito», che il Movimento Roosevelt guidato da Magaldi insiste nel voler impacchettare sotto forma di “ultimatum”: «Sarà recapitato nei prossimi giorni all’esecutivo, che avrà a disposizione l’intera estate per valutare le nostre proposte. L’ultimatum scadrà in occasione dell’election-day del 20-21 settembre». Giuseppe Conte accoglierà quei consigli? Tanto meglio: «Se saranno soddisfatte le esigenze minime degli italiani – dice Magaldi – ne prenderemo atto e ringrazieremo: in una prospettiva laica come la nostra non ci sono nemici, né antagonisti o pregiudizi».Se Conte e i suoi ministri, «da quei brocchi che hanno mostrato di essere sinora, dimostrassero di diventare dei purosangue, a partire da settembre», allora «mi toglierei il cappello e ne sarei felice, come cittadino italiano e come europeo», assicura il leader “rooseveltiano”. «C’è però la “legittima suspicione” che così non sarà», aggiunge: «E allora, in quel caso si avrà il debutto della Milizia Rooseveltiana il 5 ottobre, nell’anniversario della data fatidica del 1789 in cui le donne della Rivoluzione Francese marciarono su Versailles per chiedere al Re perché mai non volesse sottoscrivere la nuova Costituzione». Milizia Rooseveltiana? Una formazione “marziale” solo a livello teatrale, con uno slogan (”dubitare, disobbedire, osare”) che capovolge ironicamente il mussoliniano “credere, obbedire, combattere”. «Missione: incalzare il governo, in modo nonviolento ma divenendo una vera spina nel fianco: nelle piazze italiane, la Milizia chiederà conto – ogni giorno – dell’eventuale, mancato recepimento del piano salva-Italia».Altra avvertenza: non è un’iniziativa di parte, contro Conte. «Neppure l’opposizione ha brillato», sottolinea Magadi: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia «non hanno strutturato una vera proposta alternativa per il paese». Un consiglio? «Qualcuno di loro dovrebbe andare politicamente in pensione. Altri dovrebbero guardarsi dentro e sviluppare un vero progetto per l’Italia, che oggi non hanno». Ce l’ha Magaldi, il progetto? La sua risposta è scontata: certamente sì. Ma chi è, il presidente del Movimento Roosevelt? Due cose insieme: un intellettuale, e un massone. Laureato in filosofia, appassionato storico, tagliente politologo. E’ ultra-trasparente, il suo impegno nel mondo libero-muratorio: nel suo saggio “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere (bestseller italiano, oscurato dai media), da un lato denuncia le superlogge sovranazionali neo-oligarchiche e il loro sogno di Nuovo Ordine Mondiale neoliberista, “neoaristocratico” e post-democratico, e dall’altro rivendica il ruolo della massoneria settecentesca nella fondazione dell’attuale modernità: suffragio universale, libere elezioni, laicità e Stato di diritto.«La democrazia è un’anomalia della storia: e non ce l’ha portata la cicogna, è il frutto della massoneria rivoluzionaria che riuscì ad abbattere l’Ancien Régime in Europa a partire dalla Francia fino poi a guidare il Risorgimento italiano, dopo aver animato la stessa Rivoluzione Americana». Insiste: «L’architettura istituzionale del mondo in cui viviamo è interamente massonica. Per questo mi domando se siano in grado di fare il loro mestiere i magistrati come Nicola Gratteri, che tendono a criminalizzare la massoneria: si rendono conto che la stessa Costituzione italiana nasce dalle idee ultra-massoniche alla base della primissima Costituzione della Repubblica Romana di Mazzini e di Garibaldi, primo “gran maestro” del Grande Oriente d’Italia?». Discorsi lunari, in un’Italia che associa regolarmente i grembiulini alla P2 di Gelli, o a qualche congrega infiltrata dalla mafia. «Quelle sono conventicole che non contano niente, e lo sanno tutti. Ma fingono di non sapere che i grandi decisori dei nostri tempi – anche italiani, da Monti a Napolitano – appartengono tutti all’aristocrazia massonica internazionale: il mondo delle Ur-Lodges, quello che orienta davvero i destini del pianeta».Ne fa parte lo stesso Magaldi, già “iniziato” alla superloggia “Thomas Paine”, punta di lancia del progressismo novecentesco. Una filiera che ha “allevato” e sostenuto personaggi come Gandhi e Papa Giovanni XXIII, i Kennedy e i Roosevelt, Martin Luther King, Nelson Mandela, Yitzhak Rabin. Sempre di massoneria si tratta, ma di segno opposto. Ed ecco il punto: «Il sistema massonico oligarchico stava perdendo la sua presa sul mondo, lo si è visto con l’inattesa elezione di Donald Trump, fiero avversario del globalismo neoliberista: Trump ha imposto uno stop all’egemonia della Cina, che era e resta la creatura preferita dell’élite massonica reazionaria». Il progetto: efficienza economica, ma senza democrazia. Un modello da esportare in Occidente? «Sicuramente è stato esportato il modello-Wuhan per il coronavirus: massimo rigore e sospensione della libertà. Ed è successo appena dopo che Trump ha inflitto a Xi Jinping l’umiliazione dei dazi». Come dire: è in corso una partita cruciale per le sorti del pianeta, di portata epocale. Da una parte i neoliberisti, che si sono riciclati come gendarmi sociali in nome del Covid, favoloso pretesto per rendere eterna l’austerity degli ultimi decenni. Dall’altra, sono in campo quelli che Magaldi chiama massoni progressisti: avversari del rigore già prima della pandemia, e ora impegnati a evitare che il virus diventi un alibi per seppellire quel che resta della nostra democrazia.Di più: per il fronte in cui Magaldi milita, la crisi pandemica è un’occasione irripetibile. Il collasso indotto dal lockdown rappresenta un assist perfetto, per archiviare il dogma della scarsità – solo immaginaria – e il falso riformismo sulla pelle degli altri (”ce lo chiede l’Europa”). Il Piano-B l’ha esposto Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times”: tornare a Keynes. Cioè: inondare di miliardi l’economia, senza paura di spendere. Soldi che non si trasformino in debiti: proprio come in tempo di guerra. Ma Draghi non era il sommo custode dell’ordoliberismo europeo in salsa teutonica? Lo era, dice Magaldi, ma nell’ultimo anno ha abbandonato la comitiva. «Il “fratello” Draghi è tornato alle sue origini keynesiane e ha chiesto di essere accolto nel circuito massonico progressista, come anche la “sorella” Christine Lagarde». A muoversi sono pesi massimi del potere economico, come la stessa Kristalina Georgieva del Fmi e Premi Nobel del calibro di Krugman e Stiglitz. Tutti a dire che non è possibile insistere con la “terapia” che ha impoverito l’Europa: vista la gravità della crisi economica indotta dal Covid, bisogna buttare a mare trent’anni di rigore finanziario e metter mano al “bazooka” dell’emissione monetaria illimitata e gratuita, non a debito, pena il collasso del sistema economico.«Ci stiamo accorgendo che nessun denaro verrà dato all’Italia con spirito solidaristico e risolutivo», riassume Magaldi. «Concedere denaro in prestito, vincolato alle solite condizionalità – poco importa che si tratti del Mes o di altro – è inaccettabile, in questa temperie. E se la classe politica europea non è all’altezza, quella italiana rispecchia perfettamente questa mediocrità complessiva». Così almeno la vede Magaldi: «L’Europa è un nano politico, economicamente sempre più problematico (benché ricco, perché eredita posizioni di privilegio). Ma il nanismo politico, geopolitico, diplomatico e militare, nella nuova guerra fredda tra sistema-Cina e sistema-Usa, con in mezzo la Russia a fare da terzo incomodo, non aiuta i futuri sviluppi economici dell’Europa». Lo spettacolo è eloquente: «L’Ue è incapace di darsi un’unità fiscale, evitando il dumping che molti paesi esercitano, ed è incapace di costruire un tessuto socio-economico più equo e lungimirante». E intanto il mondo non ci aspetta: «La Cina ci ha insegnato che un paese molto povero può aumentare in modo significativo il proprio Pil, anno dopo anno, e proiettarsi sullo scenario globale da protagonista neo-imperiale». Domani, tutto potrebbe cambiare. E noi, semplicemente, subiamo gli eventi: «C’è davvero un’assenza di visione, da parte di tutti i leader europei».A soffrire le pene dell’inferno, tanto per cambiare, è in primo luogo l’Italia: «Troppe famiglie, lavoratori, aziende ed esercizi sono ancora appesi a decisioni che non vengono prese. C’è un menare il can per l’aia, del governo e anche delle opposizioni: litigano e cazzeggiano. Gli uni (al governo) sono del tutto inefficaci, ma non è ben chiaro cosa farebbero al loro posto gli altri, che stanno all’opposizione». La verità, dice il presidente “rooseveltiano”, è che l’emergenza coronavirus non è mai cessata: «Ieri c’era un’emergenza sanitaria, e adesso c’è un’emergenza che è economica e sociale. Ce ne accorgeremo proprio a settembre: molti nodi verranno al pettine e ci sarà il baratro, per molti». A partire da settembre, «diventeranno lampanti i disastri che la cattiva gestione e la mancata reazione del governo provocherà, nella società e nell’economia italiana». E il guaio è che i leader europei sembrano ectoplasmi: «Troppi cincischiamenti, al di là dell’azione benemerita di Christine Lagarde, contro ogni previsione (salvo la mia). Per il resto solo parole, passi indietro e traccheggiamenti odiosamente studiati: quando era forte la pressione mediatica sul lockdown e sull’emergenza sanitaria strombazzata, si parlava del dovere dell’Europa di intervenire subito. E invece, di Recovery Fund stiamo ancora soltanto discutendo».Quest’anno il bilancio è molto negativo, sin qui, perché secondo Magaldi si è persa anche la grande opportunità – generata dal coronavirus – per un cambio di paradigma. Obiettivo mancato: archiviare gli ultimi disastrosi decenni di austerity. «La mia previsione però non è catastrofica: io continuo a rilanciare l’ottimismo della volontà, a patto però che diventi anche “ottimismo del fare”». Spiegazioni: «I massoni progressisti operano dietro le quinte, mentre il Movimento Roosevelt opera davanti alle quinte». Ma da solo non basta: «Si decidano a operare tutti i cittadini, aderendo a strumenti di azione politica». Concretezza e realismo: «Bisogna evitare di andare appresso ai soliti piagnoni apocalittici, che parlano di uscire dalla Nato e dall’euro, e magari strizzano l’occhio alla Russia ma odiano gli americani. Tutto questo “pastone” di “alternativi” non ha mai prodotto nulla, in questi anni, e continuerà a non produrre niente. Se si vuole cambiare la situazione, occorre iniziare dalle cose che si possono fare già da domani: e questo è l’unico cammino serio che il Movimento Roosevelt vuole intraprendere».Piccola profezia: «Il Movimento Roosevelt è destinato a crescere, perché la censura che l’ha finora colpito sarà destinata a crollare». Quel giorno, «risulterà che in questi anni si sono avvicendati partitini e partitoni, grandi e piccoli protagonisti, piccole narrazioni, litanie e piagnistei, mentre il Movimento Roosevelt è stato granitico, dal punto di vista ideologico, nel proporre qualcosa che è ancora un’eresia, uno scandalo». Ovvero: «Il socialismo liberale di cui parliamo noi non è quella parodia che ne ha fatto Renzi, e che tuttora ne fanno Calenda e altri, che declinano una forma di neoliberismo “de sinistra”». Magaldi allude al socialismo liberale in versione rooseveltiana, post-keynesiana, rosselliana. «Ci richiamiamo alla migliore tradizione del socialismo democratico, quella di Olof Palme. E’ il socialismo liberale che, in qualche modo, anche l’esecrato e demonizzato Bettino Craxi aveva comunque cercato di introdurre, tra luci e ombre, nella coscienza politica degli italiani». Già, Craxi: «Ebbe indubbie benemerenze, che però vennero stroncate: in Italia, quei socialisti che non erano subalterni ai comunisti erano definiti “social-traditori”. E Craxi era odiato da quella sedicente sinistra che da Pci si trasformò in Pds, poi in Ds, poi in Pd, e che certo non ha operato bene».Secondo Magaldi, «oggi è paradossale che il Pd appartenga al Partito Socialista Europeo, considerando che non c’è più nulla, di socialista, nella politica del Pd». Peraltro, «non c’è più nulla di socialista neppure nel Pse: dovrebbero vergognarsi, i sedicenti socialisti europei, ricordando l’esempio di personaggi come Olof Palme». Non solo: «Dovrebbero vergognarsi i socialdemocratici tedeschi, come anche i socialisti francesi, guardando a cosa si sono ridotti, e a quanto sono subalterni a narrative neoliberiste che in altri tempi sarebbero state definite “di destra conservatrice”. Il loro è un mondo fasullo, capovolto». Il Movimento Roosevelt, al contrario, rivendica un’assoluta e granitica coerenza: «Parliamo di socialismo liberale e democrazia sostanziale, e denunciamo i riti fasulli, vuoti e retorici di una democrazia priva di anima. Abbiamo idee all’avanguardia sull’istruzione, sull’ambiente, sull’energia, sulla difesa, sull’economia, sulla stessa riforma costituzionale dello Stato. Tutti seguono le nostre mosse con attenzione, e si chiedono cosa ne sarà di queste nostre idee forti, che qualcuno vorrebbe attuare. Domani, io credo che questa nostra influenza uscirà alla luce del sole e diventerà pienamente percepibile». Tanto ottimismo è motivato: «Per fortuna, c’è chi – accanto a noi, a livello globale – agisce dietro le quinte e prepara le condizioni più propizie perché le nostre idee possano affermarsi, presso la coscienza del popolo sovrano».Questo, ribadisce Magaldi, deve fare la differenza: «Il Movimento Roosevelt non vuole candidarsi a raccogliere voti alle elezioni, ma vuole influenzare politica e cittadini in modo solare, come una lobby apertamente dichiarata: una lobby della democrazia e del socialismo liberale». La missione: «Contaminare, come un virus benigno, le coscienze e le istituzioni. E vogliamo farlo in Italia, in Europa e nel mondo: per far sì che diventi un imperativo categorico, quello che è scritto nel nostro statuto, cioè la promozione e l’estensione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Il mondo di oggi è pieno di piaghe: «Democrazia assente, diritti calpestati, disuguaglianze mostruose. Oligarchie e teocrazie che dominano, imperterrite, con la loro arroganza». Ci dimentichiamo, ricorda Magaldi, che nel 1948 tutte le nazioni si erano impegnate a promuovere i diritti umani. «Il Movimento Roosevelt è qui per ricordarlo a tutti. E io credo che la sua influenza si misurerà negli anni e resterà nella storia: il giorno in cui certe cose verranno affermate, non si potrà non ricordare che questo è stato, perché a un certo punto il Movimento Roosevelt ha suonato la campana, e ha detto “la ricreazione è finita”».Pensieri visionari? Forse, dando per scontato che ogni avanguardia tende a esplorare orizzonti lunghi. Il monitor italiano, peraltro, s’è incantato su un fermo-immagine: il paese è a terra, e il governo non sa dove trovare i soldi per rianimarlo. «Quei soldi non c’erano nemmeno prima», dice Magaldi, che già un anno fa parlava di «almeno duemila miliardi» per rimettere in sesto infrastrutture, servizi e occupazione. Come trovare quel fiume di soldi, ora che la crisi post-Covid morde gli italiani? Nel solo modo possibile: creandoli dal nulla, come sempre si è fatto di fronte alle grandi crisi. L’Ue non lo consente? Male: perché l’alternativa non esiste. Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, predica da anni il ricorso – temporaneo – all’emissione di moneta parallela, di Stato, spendibile solo in Italia: un toccasana, per resuscitare stipendi e consumi. Chi pensa in grande – da Draghi in giù – sa che un’Unione Europea così conciata non ha futuro: è indispensabile cambiare le regole, gettando a mare la religione del rigore finanziario. Rosselli credeva nel socialismo come ricetta socio-economica bilanciata dalla giustizia sociale. Un altro campione democratico come Olof Palme, autore del rinomato welfare svedese, impegnò lo Stato per salvare aziende traballanti e posti di lavoro.Lo stesso Roosevelt, che ereditò un’America messa in ginocchio dalla Grande Depressione, adottando le ricette di Keynes trasformò gli Stati Uniti nella prima superpotenza mondiale. E noi che facciamo, stiamo ancora a pietire le concessioni usuraie dei signori di Bruxelles, mentre milioni di italiani tra poco non sapranno come arrivare a fine mese? «Per inciso: Rosselli, Palme, Keynes e Roosevelt erano tutti massoni progressisti», precisa Magaldi, come per rimarcare che – se qualcuno oggi li evoca – intende avvertire il pubblico che s’è messo in moto qualcosa di importante, che affonda le sue radici in cent’anni di battaglie per i diritti sociali. «L’essenziale, in un momento come questo, è non cadere nella tentazione del complottismo stupido che demonizza qualsiasi potere, a prescindere: il cospirazionismo apocalittico è l’alleato perfetto della peggior oligarchia, quella che noi democratici vogliamo abbattere». Ecco perché non è il caso di sottilizzare, su Conte e soci: «Se saranno loro, ad accettare il nuovo corso, benissimo. Ridurre la politica a tifo da stadio è una pessima idea: serve solo ad allungare la vita al sistema che ci ha messo di fronte avversari solo apparenti, come Prodi e Berlusconi, di fatto esecutori dei medesimi diktat». Magaldi ne è certo: sarà la durezza della crisi a imporre le scelte giuste. E allora cadranno, di colpo, tutte le storielle che ci hanno finora propinato: dalla criminalizzazione del deficit all’odio tribale che spinge le tifoserie a dilaniarsi l’un l’altra, come i capponi di Renzo destinati a finire in padella.«Siamo piccoli, ma attentamente monitorati: ai piani alti, c’è chi si domanda in che modo contiamo di riuscire nell’impresa, e non manca chi vorrebbe attuare le nostre proposte. Che poi sono le uniche in grado di ribaltare la situazione: perché le nostre idee sono uno scandalo, un’eresia. Un virus benefico, destinato a contaminare finalmente il sistema». Gioele Magaldi sintetizza il concetto in due parole: socialismo liberale. Keynes e Roosevelt, Carlo Rosselli, Olof Palme. I semi migliori del Novecento: l’antidoto contro l’ingiustizia. Dove sono finiti? Dispersi: soffocati dalla sovragestione del neoliberismo globalizzato. Ma oggi, per un movimento d’opinione come quello fondato nel 2015 da Magaldi, rappresentano l’unico salvagente per evitare il naufragio della democrazia, schiacciata dalle possenti oligarchie planetarie che ora speculano anche sul disastro del coronavirus. Il loro piano: mantenere il potere a tutti i costi, anche instaurando una sorta di polizia sanitaria mondiale, pronta a usare il ricatto della paura e il fantasma della depressione economica. Risultato: l’Europa ridotta a nullità politica, capace però di tenere in ostaggio un paese come l’Italia, il cui governo – lasciato senza soldi – non ha la minima idea di come evitare il massacro sociale a orologeria che già si annuncia per l’autunno. «Famiglie e aziende avranno l’acqua alla gola, per effetto del terribile lockdown imposto senza nessun vero paracadute economico».
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Il complotto dei bugiardi e la Nuova Frontiera che ci attende
Tutti a tifare viva Conte, abbasso Conte, forza Meloni, morte a Salvini. Ma chi se ne accorge, quando certe cose accadono e il mondo finisce per cambiare passo? Lì, per lì, in pochi: per decenni – dice un’autorità culturale come lo storico Alessandro Barbero – abbiamo creduto alla bufala del medioevo, un tunnel di secoli oscuri, quando invece non s’era mai vista, tutta insieme, una tale esplosione di progressi, conquiste, signorie illuminate e benessere socialmente percepito. Mille anni, di cui sappiamo ancora pochissimo. Una sola, grande certezza: tutto quello che credevamo di sapere, dice Barbero, era inesatto, se non falso. Indicatori esemplari: la leggenda barbarica dello jus primae noctis e, meglio ancora, quella del terrore millenaristico; a pochi mesi dal fatidico Anno Mille, si firmavano regolarmente carte e contratti pluriennali, come se il mondo non dovesse finire mai. E se questo vale per l’epoca medievale, oltre che per tanti altri periodi storici (di cui non esistono fonti dirette, ma solo storiografiche e quindi fatalmente soggettive), non potrebbe valere anche per oggi?Lo scorso 26 aprile l’Italia ha perso uno dei suoi osservatori più scomodi, Giulietto Chiesa: emarginato come complottista, quasi che i complotti non esistessero. Davvero? La Guerra del Vietnam esplose dopo l’incidente del Golfo del Tonchino; nel 1964, gli Usa accusarono la marina nordvietnamita di aver attaccato l’incrociatore statunitense Uss Maddox. Ci ha messo quarant’anni, la verità, a emergere: nel 2005, tramite la Nsa, l’intelligence di Washington ha finalmente ammesso che quello scontro navale non era mai avvenuto: era solo una fake news, per inscenare il casus belli. Molto più recentemente, siamo stati capaci di invadere l’Iraq, disastrando un’area che poi sarebbe diventata il brodo di coltura del cosiddetto terrorismo “islamico”, grazie alla maxi-bufala mondiale delle inesistenti armi di distruzione di massa in dotazione a Saddam Hussein. Era anche quella un’invenzione, rilanciata in mondovisione dalla “fialetta di antrace” agitata all’Onu da Colin Powell.La preparazione della realtà virtuale da somministrare al pubblico era stata accuratissima, come sempre. Il britannico Tony Blair, in primis, si era dato da fare per accreditare la bufala, in collaborazione con l’intelligence (anche italiana) che fabbricò la falsa pista del Nigergate, in base alla quale il regime di Baghdad – già armato dagli Usa contro l’Iran, anni prima – avrebbe cercato di approvvigionarsi di uranio in quel paese africano. Non che qualcuno possa rimpiangere (a parte molti iracheni, forse) un regime dispotico come quello di Saddam. Ma possibile che loro, i “padroni del discorso”, debbano ricorrere in modo sistematico alla manipolazione, fondata su clamorose menzogne, per ottenere il consenso necessario a supportare grandi cambiamenti? Non potrebbero autorizzare i nostri governanti a dire semplicemente la verità, ancorché sgradevole? Gliene manca il coraggio?Retropensiero: se tanto impegno viene profuso per raccontare il contrario del vero, non viene il sospetto che la nostra opinione in fondo conti parecchio, nonostante si cerchi di declassarla a fenomeno irrilevante? Certo, votiamo inutilmente: i partiti – tutti – poi si piegano sempre a direttive sovrastanti. Parla da sola la vicenda incresciosa dei 5 Stelle, che hanno tradito per intero le loro promesse elettorali. Idem, la storia tutta italiana dei recenti referendum: regolarmente celebrati, ma poi ignorati; il risultato quasi mai applicato, spesso annacquato se non aggirato e sostanzialmente azzerato. Eppure: se il cosiddetto potere ormai scavalca impunemente la democrazia, mortificandola e sterilizzandola nei suoi effetti, perché si affanna così tanto a imporci la sua narrazione disonesta? Non sarà che teme, nonostante tutto, che prima o poi possa insorgere una reazione, da parte del pubblico?Negli anni Ottanta, agli italiani è stato raccontato che era meglio che Bankitalia smettesse di finanziare direttamente lo Stato, a costo zero: era più trendy avvalersi della finanza privata speculativa, pagandole i salatissimi interessi che fecero esplodere di colpo il famoso debito pubblico. Negli anni Novanta, i medesimi narratori hanno cantato le magnifiche sorti e progressive della sottospecie deforme di Unione Europea fabbricata a Maastricht, quella che oggi impedisce all’Italia – devastata dalle conseguenze del lockdown – di rimettere in piedi le aziende che non riescono a riaprire o che chiuderanno tra poco, quelle che licenzieranno i dipendenti in autunno, quelle che scapperanno all’estero o, meglio ancora, si svenderanno agli attuali committenti esteri, specie tedeschi, prima di cedere il timone al capitale cinese o alla mafia nostrana, che già pregusta il banchetto.Tutti a ridere, nel 2020, quando Giulietto Chiesa scrisse – per primo – che non era possibile credere alla versione ufficiale dell’11 Settembre. Ora la voglia di ridere è passata, dopo che i pompieri di New York hanno cercato di far riaprire le indagini, in base alle loro testimonianze personali e alle evidenze scientifiche schiaccianti fornite dai tremila ingegneri e architetti americani del comitato “Verità sull’11 Settembre”: le torri di Manhattan non potevano crollare in quel modo, su se stesse e in pochi secondi, se non fossero state “minate” ben prima dell’impatto degli aerei. Una cosa però è la verità, e un’altra il suo sdoganamento. Tanto per cominciare, certe verità sono troppo indigeste: se anche venissimo scoperti, dicevano i nazisti, nessuno crederà mai che siamo stati capaci di inventarci una cosa come Auschwitz. E’ un fatto che la mente umana, semplicemente, non accetta. La prima risposta è invariabile: non può essere vero, mi rifiuto di crederlo.Il tempo è galantuomo, si dice; solo che se la prende comoda. Caso classico: John Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963. Tuttora, le fonti manistream – da Wikipedia in giù – seguitano a incolpare Lee Harvey Oswald, presentato come una specie di squilibrato solitario, confinando nelle “ipotesi cospirazionistiche” la nuda verità dei fatti, fiutata da subito ma emersa solo quando l’allora numero due della Cia, Howard Hunt, scomparso nel 2007, ha confessato in punto di morte che quello di Dallas fu un complotto del Deep State, attuato attraverso varie complicità: la Cia, l’Fbi, la manovalanza della mafia di Chicago e ben tre futuri presidenti degli Stati Uniti (Lyndon Johnson, Richard Nixon e George Bush). A sparare a Kennedy non fu Oswald, ma il mafioso Chuck Nicoletti. Ma a far saltare il cervello al presidente della New Frontier fu il killer di riserva, James Files: reo confesso, tuttora detenuto per altri reati e mai interrogato, su quei fatti, da nessun magistrato.Di Kennedy ha riparlato due mesi fa il grande Bob Dylan, con l’epico brano “Murder Most Foul”. L’omicidio di Dallas messo in relazione addirittura con il coronavirus: come se la pandemia che ha paralizzato il mondo nascesse da una regia occulta, direttamente ispirata dagli eredi dei criminali al potere che organizzarono il complotto costato la vita a Jfk. Il 19 giugno è finalmente uscito “Rough and Rowdy Ways”, il disco che contiene la denuncia kennedyana: non si contano gli elogi che la grande stampa profonde per quest’opera musicale del 79enne Premio Nobel per la Letteratura, ma nessun giornalista s’è peritato di scavare tra le righe per decifrare il codice esoterico attraverso cui Dylan lancia un’accusa esplicita, accennando al 33esimo grado che contrassegnava i massoni oligarchici e reazionari che vollero spegnere il sogno di un mondo libero, giusto mezzo secolo fa.Quanto ci vorrà, ancora, prima che un nuovo Howard Hunt confessi il suo ruolo nella strage dell’11 Settembre? Meno di quanto si pensi, forse, calcolando la velocità della crisi in corso e il prestigio dei personaggi che, in vario modo – da Dylan a Mario Draghi, fino a Christine Lagarde e Joseph Stiglitz – si stanno mettendo di traverso, rispetto al copione (emergenza, dunque crisi) messo in scena a livello planetario con la presunta pandemia frettolosamente dichiarata da una strana Oms, supportata dalla Cina. Proprio l’Oms ha provato a imporre ovunque il modello Wuhan, lockdown e coprifuoco, anche a paesi come l’Italia: non avendo più sovrantià finanziaria, a differenza di Pechino, noi non ce lo possiamo proprio permettere, un blocco di tre mesi che già quest’anno costerà 15 punti di Pil e chissà quanti milioni di disoccupati. Questo, almeno, è quello che sta finalmente emergendo, giorno per giorno, agli occhi di tutti: non è stato un affare, rinunciare a Bankitalia. E non era d’oro, la promessa europea che i super-privatizzatori come Prodi avevano fatto luccicare.Unire i puntini? Non è mai facilissimo, specie in mezzo al frastuono assordante di un mainstream che tace l’essenziale e ridonda di gossip politico irrilevante. In primo e piano, ora e sempre, la superficie epidermica della realtà: viene esibita la rozzezza retorica e spesso inaccettabile di Donald Trump, mettendo in ombra il cuore del fenomeno. Un vero e proprio incidente della storia, che ha proiettato alla Casa Bianca un outsider incontrollabile, capace di imporre uno stop alla super-globalizzazione che ha schiantato i lavoratori americani. Istrionico, ambiguo, già aggregato ai democratici, nel 2016 Trump s’è travestito da repubblicano sui generis, riuscendo a fermare il pericolo pubblico numero uno, Hillary Clinton, grande sponsor della nuova guerra fredda contro la Russia. Poi Trump – teoricamente, “di destra” – ha fatto cose che la sinistra (americana ed europea) si poteva solo sognare, negli ultimi decenni: ha dimezzato le tasse e raddoppiato il deficit. Risultato: disoccupazione azzerata. Infine, ha imposto uno storico stop – con i dazi – alla creatura preferita dei globalizzatori atlantici più reazionari e guerrafondai: la Cina.Manco a dirlo, l’emergenza Covid è esplosa a Wuhan un minuto dopo il “niet” inflitto da Trump a Xi Jinping, facendo dilagare la crisi giusto alla vigilia delle presidenziali americane. Come dire: è in gioco qualcosa di enorme, due versioni del mondo. La prima ce l’hanno fatta intravedere anche i prestanome italiani del governo Conte, peraltro non ostacolati minimamente dall’altrettanto farsesca opposizione: lockdown e niente aiuti, repressione orwelliana, distanziamento, mascherine, panico amplificato (bare sui camion militari) e cure efficaci contro il Covid regolarmente oscurate, emarginando i medici che per primi erano riusciti a sconfiggere il nuovo morbo, trasformandolo in malattia normalmente curabile. La seconda ipotesi di mondo – quella per la quale morì Kennedy – è tutta da difendere e da ricostruire, dopo il “golpe” mondiale della finanza neoliberista che s’è inventata persino l’eurocrazia stracciona che impoverisce i popoli e oggi li avvelena, mettendoli l’uno contro l’altro. Di Nuova Frontiera, probabilmente, si può riparlare solo se rivince Trump: se invece perde, prepariamoci a farci spiegare da Bill Gates come sarà la nostra vita domani.(Giorgio Cattaneo, “Il complotto dei bugiardi e la Nuova Frontiera che ci attende”, dal blog del Movimento Roosevelt del 24 giugno 2020).Tutti a tifare viva Conte, abbasso Conte, forza Meloni, morte a Salvini. Ma chi se ne accorge, quando certe cose accadono e il mondo finisce per cambiare passo? Lì, per lì, in pochi: per decenni – dice un’autorità culturale come lo storico Alessandro Barbero – abbiamo creduto alla bufala del medioevo, un tunnel di secoli oscuri, quando invece non s’era mai vista, tutta insieme, una tale esplosione di progressi, conquiste, signorie illuminate e benessere socialmente percepito. Mille anni, di cui sappiamo ancora pochissimo. Una sola, grande certezza: tutto quello che credevamo di sapere, dice Barbero, era inesatto, se non falso. Indicatori esemplari: la leggenda barbarica dello jus primae noctis e, meglio ancora, quella del terrore millenaristico; a pochi mesi dal fatidico Anno Mille, si firmavano regolarmente carte e contratti pluriennali, come se il mondo non dovesse finire mai. E se questo vale per l’epoca medievale, oltre che per tanti altri periodi storici (di cui non esistono fonti dirette, ma solo storiografiche e quindi fatalmente soggettive), non potrebbe valere anche per oggi?
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Abbiamo un problema: siamo in guerra, ma non lo vediamo
Houston, abbiamo un problema. Il pubblico si spella le mani, pro o contro i suoi gladiatori di cartapesta, mentre là fuori impazza una specie di guerra mai vista, spaventosa, insidiosissima perché subdola: c’è in giro un killer, travestito da infermiere. Ha anche aperto una macelleria sfrontata, fino a ieri impensabile: e il peggio non è neppure la disinvoltura delle amputazioni senza anestesia (le pagine oscurate, i blog censurati, i video desaparecidos), ma il fatto che metà del pubblico sbeffeggi come vittimisti e inguaribili visionari gli autori delle denunce “bannate”, cancellate con un colpo di spugna. E’ il pubblico che trova normale che nell’anno 2020 dopo Cristo, non in Corea del Nord ma in un paese dell’Unione Europea, il governo istituisca una sorta di Ministero della Verità, senza vergognarsi di filtrare le informazioni destinate ai sudditi, a loro volta ben divisi in due ostinate tifoserie cementate da un rancore surreale, fuori luogo. Che il genere fantasy sia forse il più appropriato, per descrive l’attuale situazione psico-politica, lo suggerisce il lessico usato da un cardinale nel promuovere Donald Trump come “figlio della luce”, nemico del tenebroso Deep State che usa questa stranissima emergenza sanitaria per imprigionare il mondo nel cerchio magico della paura, oscurando l’orizzonte di una libertà democratica erroneamente data per scontata, ormai al sicuro per sempre.
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Mes, o fine dell’aiuto Bce. Mangia: il Pd ci vende ai tedeschi
Grazie al governo Conte, l’Italia dovrà entrare nel Mes per non vedersi rifiutare gli acquisti di Btp dalla Banca Centrale Europea. Lo afferma Federico Ferraù sul “Sussidiario”, in un’intervista con Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano. Finora, gli avversari del “vincolo esterno” si sono opposti al Mes contando sugli acquisti della Bce: c’è la banca centrale, dunque il Mes non ci serve. Ma se la Bce dovesse interromperli? «Lo scenario è l’ingresso dell’Italia nel Mes come contropartita degli acquisti: il nostro paese dovrebbe entrare nel Meccanismo Europeo di Stabilità per consentire la prosecuzione degli acquisti illimitati». Christine Lagarde ha chiesto di approvare rapidamente il bilancio 2021 e il Recovery Fund: come dire, sbrigatevi, perché il gioco non può continuare. Ma a che servono, i prestiti del Recovery Fund e del Mes, se la Bce sta facendo gli “straordinari”? «A rigore non dovrebbero servire a nulla», sostiene Mangia: «La Bce sta facendo quello che avrebbe fatto la Banca d’Italia prima del divorzio Ciampi-Andreatta del 1981. Che è poi quello che stanno facendo tutte le banche centrali del mondo. Solo che lo deve fare di nascosto, coprendosi dietro cortine fumogene».La Bce, spiega il professore, è stata costretta ad anticipare i tempi: compera tutto quel che deve comperare, e poi qualcuno si attende che si entri nel Mes come contropartita. Da qui le pressioni concentriche, anche da parte di Confindustria. «Non capiscono le implicazioni che avrà il Mes sul sistema bancario italiano e sulle loro possibilità di finanziamento future», avverte Mangia, che segnala la recessione annunciata da Bankitalia (una flessione di almeno il 13% del Pil). Addio possibilità di finanziare le imprese: «Altro che 2011. E con un debito pubblico downgradato dalla presenza di creditori privilegiati, dove andrà il valore del debito pubblico che hanno in pancia?». Sul Mes, pesano le pressioni politiche «soprattutto di qualche partito che, a Mes attivato, spera di continuare a governare l’Italia per conto terzi, come sta facendo adesso». Evidente l’allusione al Pd. E poi ci sono le pressioni degli stessi funzionari del Mes, «che rilasciano interviste da piazzisti promettendo sconti a prestiti che nessuno vuole, a parte il partito del “vincolo esterno”». Insiste Mangia: «Quella del Mes sembra ormai una televendita: più si aspetta, più il prezzo per entrare si abbassa». Ma la fregatura è scontata: «Stupisce chi se ne fa fautore, favoleggiando di rinnovi del sistema sanitario nazionale con un finanziamento a termine e a condizioni capestro».Finora – osserva Ferraù – l’iniziativa di Francoforte ha poggiato esclusivamente sull’importanza dell’Italia per l’Eurozona, sul nostro essere “troppo grandi per fallire”. E invece? «E invece la Bce, pur facendo tutto quel che dovrebbe fare una banca centrale, ha i suoi problemi. In Germania e non solo in Germania il fastidio verso il Pepp è fortissimo, visto che è un aggiramento se non una violazione dei Trattati. Tant’è vero che in Germania è all’ordine del giorno il dibattito sull’opportunità di lasciare la zona euro». Insomma, è Berlino a mettere sotto pressione la Lagarde, che sta aiutando l’Italia. «Cosa succede se dall’oggi al domani la Bce, o meglio la Banca d’Italia su mandato Bce, smette di comperare sul mercato secondario, come già è successo in passato?». Stupisce, secondo Mangia, che il Tesoro non approfitti di una situazione oggi eccezionalmente favorevole, per finanziarsi: «Che si mettano sul mercato 15 miliardi con una richiesta di 100 è singolare, no? Sembra quasi che si voglia restare con la cassa prosciugata per poter dire che non si possono non prendere 36 miliardi e finire in mano alla Troika». Intanto, il 5 giugno persino la Grecia ha detto no al Mes sanitario. «Anche se ormai viene offerto a tassi negativi, il Mes non lo vuole nessuno. E chi se lo è preso (come la Spagna) ne è voluto uscire prima del tempo. Questo dovrebbe dire qualcosa».Dunque lo si vuole solo in Italia, il Mes? «Lo si vuole solo in Italia e solo da qualcuno. Chissà perché. Mi sembra un fatto molto politico e molto poco economico», osserva Mangia, che avverte: prima o poi, sotto la pressione della Germania, gli auti straordinari della Bce finiranno. Il 5 agosto ci sarà la resa dei conti di fronte alla Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe sugli acquisti selettivi della Bce. E non è un mistero che in Bce ci si prepari al peggio. Sull’Italia, buio pesto: «Politicamente, i 5 Stelle non esistono più: servono solo come massa di manovra al Pd in cambio di un prolungamento della legislatura». Per Mangia, «il problema che abbiamo da quasi trent’anni è quello di una Repubblica parlamentare senza più partiti, costretta a farsi governare da presidenza della Repubblica e magistratura». Cosa aspettarsi? «Come minimo, l’assalto delle categorie che si aprirà nel gennaio 2021, quando arriveranno i primi prestiti dall’Europa sotto specie di Recovery Fund. Tutti hanno bisogno di soldi, e quindi è un momento di grandi occasioni che aprirà la sagra del peggio. Tutti alla ricerca di mance e mancette, come ai tempi delle finanziarie di trent’anni fa». Con quale differenza? «Adesso il paese è molto più povero e disarticolato. E senza classe politica», chiosa Mangia. «Tant’è vero che, invece di rivolgersi ai partiti, ci si rivolge alle task force».Grazie al governo Conte, l’Italia dovrà entrare nel Mes per non vedersi rifiutare gli acquisti di Btp dalla Banca Centrale Europea. Lo afferma Federico Ferraù sul “Sussidiario“, in un’intervista con Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano. Finora, gli avversari del “vincolo esterno” si sono opposti al Mes contando sugli acquisti della Bce: c’è la banca centrale, dunque il Mes non ci serve. Ma se la Bce dovesse interromperli? «Lo scenario è l’ingresso dell’Italia nel Mes come contropartita degli acquisti: il nostro paese dovrebbe entrare nel Meccanismo Europeo di Stabilità per consentire la prosecuzione degli acquisti illimitati». Christine Lagarde ha chiesto di approvare rapidamente il bilancio 2021 e il Recovery Fund: come dire, sbrigatevi, perché il gioco non può continuare. Ma a che servono, i prestiti del Recovery Fund e del Mes, se la Bce sta facendo gli “straordinari”? «A rigore non dovrebbero servire a nulla», sostiene Mangia: «La Bce sta facendo quello che avrebbe fatto la Banca d’Italia prima del divorzio Ciampi-Andreatta del 1981. Che è poi quello che stanno facendo tutte le banche centrali del mondo. Solo che lo deve fare di nascosto, coprendosi dietro cortine fumogene».
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Magaldi: avviso a Conte, in autunno la Rivoluzione Italiana
E bravo “Giuseppi”: non lo sa che gli Stati Generali portano male a chi li convoca, specie se non è esattamente in buona fede? Nel 1789, in Francia, condussero velocemente alla Presa della Bastiglia: oggi il piccolo capo di questo Governo della Paura vuol proprio fare, il prossimo settembre, la stessa fine di Luigi XVI? «Anche noi lo aspetteremo al varco: ma anziché il 14 luglio, anniversario dell’inizio della Rivoluzione Francese, gli daremo tempo per meditare sull’ultimatum che riceverà entro una decina di giorni. Gliene chiederemo conto il 20 settembre, ricorrenza della Breccia di Porta Pia. E se non saremo stati ascoltati, scenderemo in piazza il 5 ottobre: data che ricorda la Marcia delle Donne, quando anche le cittadine francesi nel fatidico 1789 fecero rotta sulla reggia di Versailles per reclamare i loro diritti». Gioca con le date, Gioele Magaldi: ma il titolo del gioco è inequivocabile, si chiama rivoluzione. «Grandi cose accadranno, in questi mesi, dietro le quinte del potere: ci saranno botte da orbi, grazie alle manovre intraprese dalla massoneria progressista». Ma la notizia è un’altra: «Nessuna rivoluzione ha mai avuto successo, senza il determinante contributo del popolo».«E’ vero, le élite le progettano: ma poi le rivoluzioni le fa la gente, se capisce che deve scendere in strada al momento giusto. Che nel nostro caso si sta rapidamente avvicinando», assicura Magaldi. «Parlo di un riscatto nazionale, civile ed economico: in palio c’è l’Italia, esattamente come nel Risorgimento, di cui il 20 settembre 1870 rappresenta l’epilogo, con la conquista di Roma». Premessa: il presidente del Movimento Roosevelt, entità metapartitica nata nel 2015 per tentare di rimettere insieme i cocci della politica italiana, di massoneria se ne intende. «Il mondo in cui viviamo è stato interamente progettato da massoni: lo Stato diritto, le istituzioni laiche, il suffragio universale. La democrazia non ce l’ha portata la cicogna: è stata un’idea dei massoni che nel ‘700 rovesciarono l’Ancien Régime, in Francia e in America, dando inizio alla modernità politica». Queste cose, Magaldi le ha ricordate nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. Un bestseller italiano, trasformatosi in long-seller e – dice l’autore – costato il trono a Giorgio Napolitano, nientemeno, indicato come appartenente alla superloggia “Three Eyes”.Grande regista, Napolitano, dell’imbarazzante operazione (interamente massonica) che portò il “fratello” Mario Monti a Palazzo Chigi con l’incarico di inguaiare il paese, tagliando la spesa sociale e quindi determinando deliberatamente una crisi terribile, tale da far crollare il gettito fiscale fino a far esplodere il debito pubblico. Obiettivo: rendere l’Italia sempre più debole, facile preda dei suoi avidi “becchini”. Francia e Germania? «Non esattamente: si tratta di gruppi apolidi, supermassonici, che usano in modo cinico le istituzioni – Ue, singoli paesi – per i loro scopi inconfessabili, speculativi e privatistici. E’ un’élite sovranazionale, economicamente neoliberista e politicamente reazionaria, post-democratica». Di fronte a questo, avverte Magaldi, le antiche distinzioni ideali (destra-sinistra) non contano più niente, da quando – archiviate le ideologie – i politici della sinistra si sono rassegnati, proprio come quelli della destra, ad eseguire ordini impartiti dall’alto: dalla stessa élite senza patria che, dagli anni Settanta in poi, ha cominciato a “smontare” la democrazia sociale dei diritti in tutto l’Occidente, attraverso entità paramassoniche come la Trilaterale, fino ad arrivare, oggi, a guardare alla Cina come modello.Una società autoritaria, quella cinese, basata sulla sorveglianza orwelliana del cittadino-suddito. «Non a caso – fa osservare Magaldi – il disastro Covid è esploso a Wuhan all’indomani della cocente umiliazione inflitta a Xi Jinping dall’unico politico capace di opporsi al dilagare dell’egemonia di Pechino: Donald Trump, oggi infatti assediato dai manifestanti antirazzisti alla vigilia delle elezioni, e alle prese con la drammatica crisi economica indotta dal lockdown, che ha cancellato gli ottimi risultati ottenuti dalla Casa Bianca nel far volare l’economia americana». Beninteso: «Trump farebbe meglio ad ascoltare i manifestanti genuinamente indignati per lo scandalo del razzismo che serpeggia tra i poliziotti stratunitensi: una piaga rispetto alla quale, peraltro, lo stesso Barack Obama, primo presidente “nero”, in otto anni non ha fatto assolutamente niente». Ma attenzione: «I manifestanti violenti sono manipolati: imputano assurdamente a Trump l’omicidio di George Floyd».Ecco perché, aggiunge Magaldi, sarebbe da ciechi non scorgere i manovratori: a loro, del razzismo non importa nulla. «Vogliono solo impedire che Trump venga rieletto, perché ha osato sfidare la loro “creatura”, la Cina, e anche l’opaca Oms foraggiata da Pechino, braccio operativo del “terrorismo sanitario” che ha usato il Covid come un’arma», con obiettivi plurimi: mettere ko l’economia per indebolire i politici, e confiscare – in modo inaudito, in Occidente – le libertà democratiche nelle quali siamo cresciuti. E’ una specie di inferno, quello che si sta spalancando: qualcuno sta cercando di far apparire “normale” il coprifuoco, il distanziamento, la chiusura irreparabile di aziende e negozi. Scenario che in Italia si sta traducendo nella morte civile di interi settori strategici, come il turismo. «E se domani qualcuno si inventa un altro virus, fabbricandolo in laboratorio? Che facciamo: richiudiamo tutto?». Il primo a sentire puzza di bruciato è stato Bob Dylan: con la canzone “Murder Most Foul”, il grande cantautore (Premio Nobel per la Letteratura) a fine marzo ha messo in relazione la pandemia – e i “falsi profeti” del vaccino universale – con la cupola di potere che nel 1963 assassinò John Kennedy a Dallas. Addirittura?Ebbene sì. «Un’unica filiera – dice Magaldi – collega la fine dei Kennedy al manifesto “La crisi della democrazia”, promosso dalla Trilaterale di Kissinger: il primo a sdoganare il regime cinese con l’idea di farne un’alternativa, mostruosa, per un Occidente non più libero, e oggi infatti ricattato dalla paura grazie a un virus “cinese” che, in questo, è ancora più efficace del terrorismo “islamico”, anch’esso coltivato da menti massoniche». Magaldi sa di cosa parla: già “venerabile” della prestigiosa loggia romana Monte Sion del Grande Oriente d’Italia, oggi è il “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, circuito massonico progressista collegato con le superlogge sovranazionali più avanzate, sul piano dell’impegno sociale democratico, come la “Thomas Paine”. Altra notizia: a quel circuito appartiene lo stresso Dylan, «massone ultra-progressista, oggi sceso in campo in prima persona perché il pericolo che stiamo correndo è veramente grande: il mondo rischia di non essere più lo stesso, se gli oligarchi avranno mano libera nel gestire l’emergenza Covid a modo loro».La sensazione è che l’attacco sferrato – l’imposizione del lockdown “cinese”, l’avvento della nuova polizia sanitaria – sia un riflesso di autodifesa, da parte di un’élite che teme di perdere il potere. Parlano da sole le clamorose diserzioni in atto, ai piani alti, tutte annunciate con largo anticipo proprio da Magaldi: Mario Draghi e Christine Lagarde hanno abbandonato il fronte reazionario (dominio finanziario, privatizzazioni) e oggi parlano un’altra lingua, insieme alla stessa dirigenza del Fmi, fino a ieri schierata dalla parte del rigore. «Fine dell’austerity», raccomandò Draghi, a marzo, sul “Financial Times”: se non si inonda l’economia di miliardi a costo zero, che non si trasformino in debito, il nostro sistema produttivo crollerà. «Oggi, gli unici soldi veri che l’Italia sta ricevendo sono quelli della Bce assicurati dalla “sorella” Lagarde», sfidando i falchi tedeschi. E’ così l’importante, l’Italia? Eccome: «Ci crediate o meno, è il luogo in cui si combattono e si combatteranno alcune battaglie decisive per la democrazia e la libertà, per il futuro della globalizzazione», assicura Magaldi.Spiegazione: fuggita la Gran Bretagna, in Ue – a parte il Belpaese – restano solo due grandi player, Germania e Francia: ma i rigidi assetti politici di Berlino e Parigi non consentono margini di manovra. Che l’Italia fosse l’unico laboratorio possibile, per riformare la governance continentale, lo si era già visto nel 2018, col Parlamento nel caos dopo il voto: il boom dell’incognita 5 Stelle, il Pd umiliato tra le macerie del renzismo (riformatore solo a chiacchiere) e l’impennata della Lega, ad archiviare l’obsoleto centrodestra. Come sarebbe andata a finire lo si capì da subito: «Saranno i mercati a insegnare agli italiani come votare», proclamò l’eurocommissario tedesco Günther Oettinger, «massone reazionario», mentre lo spread saliva prontamente. Poteri forti: «Fu Bankitalia – dice Magaldi – a convincere Mattarella a negare il ministero dell’econonia a Paolo Savona, che era lì apposta per provare a cambiare le regole che ci penalizzano da decenni». Il resto è cronaca: lo stesso Salvini la buttò in caciara enfatizzando il problema-migranti, per nascondere il fallimento gialloverde. «Lui e Di Maio dovettero ingoiare il rospo: a loro, Bruxelles non concesse neppure un irrisorio incremento del deficit».Unico accenno di riforma, l’alleggerimento fiscale vagheggiato dal leghista Armando Siri, messo però fuori gioco da un semplice avviso di garanzia. «Salvini si arrese, staccando la spina». Elezioni? Macché: i 5 Stelle – pur di non perdere la poltrona – si aggrapparono al «partito di Bibbiano», abbracciando uno Zingaretti che, fino a tre giorni prima, giurava: «Mai, con quei populisti». Cambiarono i suonatori, ma non lo spartito: ancora e sempre rigore, vigilato dall’emissario di turno dei soliti poteri (Roberto Gualteri, Pd, forgiato dall’eterna tecnocrazia di Bruxelles). Obiettivo: tirare a campare, in un’Italia sempre più precaria e impoverita, senza nessuna speranza nell’unica svolta politico-economica ormai drammaticamente indispensabile: la rottamazione della grande bugia neoliberista, del debito pubblico come colpa nazionale. «Il “fratello” Draghi si è ricordato delle sue origini, citando il New Deal di Roosevelt: senza un massiccio intervento statale, l’economia frana nella spirale della crisi». E’ la lezione di Keynes, oggi rispolverata dal fronte massonico progressista che si oppone alle restrizioni catastrofiche imposte con l’alibi del Covid, tra le mille opacità della gestione italiana della pandemia più strana e più sospetta della storia. Un disastro, per gli italiani. Ma per “Giuseppi”, una grande occasione.Il piccolo, oscuro “avvocato del popolo” – mai sentito nominare da nessuno, prima del 2018 – si è trasformato di colpo in mini-dittatore, miracolato dal coronavirus proprio quando il suo governicchio incolore stava per cadere. «Conte ha sbagliato tutto quello che poteva: ha agito in ritardo nel creare zone rosse e ha permesso la grande “fuga” dalla Lombardia contaminata, poi ha chiuso gli italiani in casa facendo crollare l’economia e in più li ha lasciati senza aiuti: c’è ancora chi aspetta la cassa integrazione». Su che pianeta vive, il Conte che l’11 giugno si è stupito di essere accolto in piazza al grido di “buffone”? Ci tiene proprio, a replicare le gesta delle varie Maria Antonietta della storia? Non si era accorto, che l’esaperazione popolare sta per esplodere? Cattive notizie, per “Giuseppi”: un sondaggio di inizio giugno svela che è Mario Draghi l’italiano che oggi riscuote più fiducia. «Credo che a volte la storia sia sarcastica, ironica, beffarda», commenta Magaldi. «Il Conte che convoca gli Stati Generali, richiamando la Francia del ‘700, non sa che quell’assemblea portò direttamente alla rivoluzione contro chi l’aveva convocata?».«La storia dell’appello agli Stati Generali non andrà a finire bene nemmeno stavolta», dice Magaldi in web-streaming su YouTube. Una pessima suggestione storica: «Chi li aveva convocati nel 1789 credeva di poter manipolare il popolo, fingendo di concedere una consultazione vasta per il bene collettivo: in realtà si volevano propinare le solite ricette, che non concedevano significative riforme – economiche, politiche e sociali». La storia si ripete? «A un sempre più stralunato Giuseppe Conte (e ai suoi consigliori ancor più stralunati, tanto per le questioni comunicative che per quelle economiche e legislative), quella storia avrebbe dovuto consigliare di scegliersi un altro titolo, per questa convocazione», aggiunge Magaldi. «Ma credo ci sia una sorta di “cupio dissolvi”: ognuno persegue il proprio destino – e questo vale anche per Giuseppe Conte e i suoi, che avranno un destino di disfatta. Dunque, se ci sono gli Stati Generali, andranno a finire come nel caso della Rivoluzione Francese. E’ davvero uno scivolone clamoroso: significa quasi attribuirsi in partenza un esito catastrofico, come quello degli Stati Generali parigini».Magaldi annuncia un ultimatim che il Movimento Roosevelt presenterà a Conte entro una decina di giorni: «Faremo una proposta precisa, facile da attuare in tempi brevissimi, per ognuno degli attuali ministeri: c’è bisogno di sostenere gli italiani, subito, con azioni chiare e immediate». Precisa Magaldi: «Noi siamo laici, non “tribali”: non ci interessa chi fa le cose che servono, l’importante è che le faccia». Conte? «Deve liberarsi – testualmente – di tutte le pervicaci e rapaci cazzate che vengono anche dal piano Colao». Privatizzare quel che ancora ci resta: «Tutte storie già viste, stroncate molto bene da Giulio Sapelli, ottimo economista italiano che tiene alta la fiaccola keynesiana: Sapelli ha ricordato che le proposte di Colao assomigliano alle cose che si insegnano nelle scuole per manager, mal digerite e certamente poco adatte alla realtà concreta». Se il governo si libererà «dalle elaborazioni irrisorie che verranno da questi Stati Generali», tanto meglio: «Non ci sarà bisogno, il 5 ottobre, di scendere in piazza». Il problema è anche come affrontarla, la piazza: Magaldi sta creando la Milizia Rooseveltiana, qualcosa che in Italia non sè ancora visto.«Sarà un teatro nonviolento ma fermo, scomodo e inflessibile nel denunciare quello che non va e nel proporre soluzioni ragionevoli». Milzia? Ovvio il riferimento, autoironico, al fascismo delle origini, specularmente capovolto a partire dallo slogan: “Dubitare, disobbedire, osare”, anziché “Credere, obbedire e combattere”. «Mobilitare il popolo è un’operazione complicata, difficile: la maggior parte dei manifestanti sono irrisori, nelle loro dimostrazioni di piazza». Magaldi pensa ai Gilet Arancioni di Pappalardo: «I media li sfottono, come se ormai fosse una follia il solo fatto di protestare civilmente. Ma gli obiettivi che indicano – riforme costituzionali, uscita dall’Ue e dalla Nato – richiedono decenni, a prescindere da come li si giudichi». Sul fronte opposto, c’è l’increscioso modello-Sardine: «Molto rumore per nulla: proposte irrisorie se non pericolose per la democrazia, come la pretesa della censura sui social per i ministri». Magaldi ha le idee chiare: «Non è più tempo di analisi, ma neppure di manifestazioni inutili: si sfila e si intonano cori, ma non si porta a casa niente. Vedrete: finiranno nel nulla anche le manifestazioni contro Trump».Da dove deriva, Magaldi, le sue sicurezze? Ovvio, dalle informazioni riservate di cui dispone: il back-office del grande potere, che oggi è spaccato in due. Da una parte il “partito del lockdown” e della polizia sanitaria, dall’altra i partigiani della democrazia. Gli uni hanno usato il sistema-Cina per forzare la mano e deformare l’Occidente, mentre i loro avversari hanno investito sul più impensabile degli alleati – l’orco Donald Trump – per sfrattare dai piani alti i supermassoni “golpisti”, travestiti da democratici. Esempi? I Clinton: Bill ha relagato i pieni poteri a Wall Street, stracciando il Glass-Steagall Act (voluto da Roosevelt mezzo secolo prima) che impediva alla finanza speculativa di mettere in pericolo in risparmio privato. Quanto a Hillary, ha orchestrato le bolle di sapone dei vari Russiagate, obbedendo al “partito della guerra”. Di mezzo c’è stata la strategia della tensione planetaria gestita, secondo Magaldi, dalla superloggia “Hathor Pentalpha” creata dai Bush: roba loro, l’11 Settembre. Bottino: il saccheggio del Medio Oriente, grazie all’alibi del terrosismo islamico.«Osama Bin Laden – ricorda Magaldi – fu reclutato da Zbigniew Brezisinski in funzione antisovietica ai tempi dell’invasione dell’Afghanistan. Quello che pochi sanno – aggiunge l’autore di “Massoni” – è che Bin Laden fu iniziato alla superloggia “Three Eyes”, la stessa di Brzesinki e Kissinger». Poi i Bush lo dirottarono nella “Hathor”, «che più tardi affiliò anche Abu-Bakr Al Baghdadi, a cui venne dato il compito di mettere in piedi l’Isis, le stragi in Iraq e in Siria, i sanguinosi attentati in Europa». Fu lì, dice sempre Magaldi, che la piramide del potere occulto iniziò a incrinarsi: allo stesso saggio “Massoni”, forte di 6.000 pagine di documenti riservatissimi, hanno contribuito “grandi pentiti” del fronte oligharchico. Massonicamente, Magaldi li comprende: «Se sei consapevole del fatto che è stata la tua organizzazione, a fondare la modernità a colpi di rivoluzioni, un bel giorno puoi anche pensare di farne quello che vuoi, del mondo che hai fabbricato». Grave errore: «Noi progressisti li chiamiamo contro-iniziati: hanno tradito l’impegno massonico, che è per il bene di tutti, non di pochi. La loro è una filosofia: si sentono appartenenti a una sorta di “aristocrazia dello spirito”, si credono gli unici autorizzati a decidere i destini dell’umanità».Per questo, Magaldi li definisce neoaristocratici: «Vorrebbero ereditare il potere assoluto dell’aristocrazia di un tempo, che proprio i massoni abbatterono – in Francia, peraltro, anche con il contributo di elementi della stessa aristocrazia, e persino del clero: le logge del ‘700 erano davvero interclassiste». Discorsi che potrebbero sembrare lunari, non avessimo di fronte un tizio come “Giuseppi”, che qualcuno continua a scambiare per un politico dotato di un qualche spessore, e che ora s’è messo in testa di convocare a settembre gli Stati Generali, come quelli che nel 1789 scavarono la fossa alla corte di Parigi. Magaldi è drasticamente esplicito: «C’è un lavoro possente, condotto ai piani alti: aspettatevi di tutto, nelle prossime settimane». Qualcosa, a dire il vero, s’è già visto: in tempo di pace, non sarebbero mai circolate intercettazioni come quelle che imbarazzano Renzi (i servizi italiani utilizzati per fabbricare prove false contro Trump per il Russiagate) e che travolgono il capo dell’Anm, Palamara, impegnato a trescare col Pd per tagliare le gambe a «quella merda di Salvini», in una palude maleodorante di favori. Ma il bello deve ancora arrivare, assicura Magaldi: crolleranno pezzi interi di establishment.La partita italiana ha rilievo mondiale, insiste Magaldi: solo da qui si può pensare di scardinare l’attuale euro-sistema, che lascia Conte in mutande e gli italiani in bolletta persino di fronte al Covid. «Il governo va incalzato con proposte che non potrà rifiutare: soluzioni ragionevoli, da attuare subito». Giorno per giorno, gli italiani vedono la reale dimensione del dramma: il Mes è un piccolo imbroglio, il Recovery Fund resta un miraggio. Serve qualcuno che, finalmente, prenda il toro per le corna e pretenda quello che ci spetta: miliardi, per uscire dal coma. E non solo: va sfidato, una volta per tutte, il regime bugiardo dell’austerity. Nessuna legge economica vita di metter mano a una super-spesa pubblica, in tempi di crisi. Occorre agire. Se non ora, quando? «Il 5 ottobre, se Conte non ci avrà ascoltato, scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana», annuncia Magaldi. «Le nostre idee devono camminare sulle baionette (nonviolente) della nostra capacità rivoluzionaria, pacifica e gandhiana, che però si esercita in piazza».«Occorre mobilitare sempre più persone, in modo costante e veemente, che gridino il loro “basta”. Persone accigliate, severe. Persone che non hanno più voglia di ridere, perché c’è poco da ridere. Questo è un momento gravissimo, per le sorti dell’umanità e del popolo italiano». Non è più tempo di blog e video su YouTube, di manifestazioni innocue e velleitarie, di analisi acute e controcorrente. «Il punto vero è che poi, queste cose, devono diventano azione (nonviolenta), perché solo nell’azione ci si unisce, e si diventa popolo sovrano». L’azione vera – scandisce Magaldi – è quella di chi dice, «di fronte al potere, al popolo e a quei giornalisti che hanno ancora la schiena diritta», quali sono le cose che si potrebbero fare in uno, due o tre mesi. «La soluzione, oggi, non è nell’infinita analisi e nell’infinito racconto: arriva un momento, che è quello dell’azione». Per inciso: mezzo mondo sta osservando l’Italia, che finora a subito ogni imposizione ma sta cominciando ad agitarsi. Gli Stati Generali a settembre? Brutta storia: per Conte e Colao finirà malissimo, profetizza Magaldi. A una condizione: che a scendere in campo, finalmente, siano gli italiani. Non bastano, le élite democratiche: serve il popolo, per rivoluzionare la governance. Per chi non l’avesse ancora capito: la sgangherata Italia è l’epicentro di questo terremoto mondiale.E bravo “Giuseppi”: non lo sa che gli Stati Generali portano male a chi li convoca, specie se non è esattamente in buona fede? Nel 1789, in Francia, condussero velocemente alla Presa della Bastiglia: oggi il piccolo capo di questo Governo della Paura vuol proprio fare, il prossimo settembre, la stessa fine di Luigi XVI? «Anche noi lo aspetteremo al varco: ma anziché il 14 luglio, anniversario dell’inizio della Rivoluzione Francese, gli daremo tempo per meditare sull’ultimatum che riceverà entro una decina di giorni. Gliene chiederemo conto il 20 settembre, ricorrenza della Breccia di Porta Pia. E se non saremo stati ascoltati, scenderemo in piazza il 5 ottobre: data che ricorda la Marcia delle Donne, quando anche le cittadine francesi nel fatidico 1789 fecero rotta sulla reggia di Versailles per reclamare i loro diritti». Gioca con le date, Gioele Magaldi: ma il titolo del gioco è inequivocabile, si chiama rivoluzione. «Grandi cose accadranno, in questi mesi, dietro le quinte del potere: ci saranno botte da orbi, grazie alle manovre intraprese dalla massoneria progressista». Ma la notizia è un’altra: «Nessuna rivoluzione ha mai avuto successo, senza il determinante contributo del popolo».
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Magaldi: il Covid, guerra mondiale contro la nostra libertà
Sembra una pandemia, e invece è una guerra: scatenata contro tutti noi, da mani solo in apparenza ignote. Una strana guerra: contro la sicurezza sociale, la libertà, la democrazia. Contro il diritto di vivere come prima, contro il diritto alla felicità. Prima ci hanno provato con i golpe e gli omicidi eccellenti, poi con il cannibalismo mafioso di stampo finanziario, neoliberista. Per buon peso hanno aggiunto il terrorismo stragista, le Torri Gemelle, Al-Qaeda, l’Isis, i “regime change” delle rivoluzioni colorate, la sovragestione dell’emigrazione di massa. Ora ci riprovano, ma con un’arma ancora più micidiale: il virus. Attenzione, i registi sono sempre gli stessi. I loro antenati esordirono nel 1963, facendo saltare il cervello a John Kennedy. Dieci anni dopo, uccisero in Cile Salvador Allende. Poi annunciarono che la lunga marcia della democrazia doveva fermarsi, come ricordato (col sangue, ancora) dall’uccisione di Bob Kennedy, Martin Luther King e ogni altro leader veramente scomodo, dallo svedese Olof Palme all’africano Thomas Sankara fino all’israeliano Yitzhak Rabin. Oggi attaccano l’uomo che più temono, Donald Trump, perché ha osato ostacolare la loro principale macchina da guerra: la Cina e il suo alleato strategico, l’Oms. Strano: il flagello Covid è esploso a Wuhan subito dopo l’umiliante stop, imposto dalla Casa Bianca, all’ambiguo espansionismo cinese.Solo a un cieco può sfuggire il disegno: sembra una semplice emergenza sanitaria (sia pure abnorme, capace di paralizzare il mondo), e invece è soprattutto una guerra. Una subdola Terza Guerra Mondiale combattuta sotto falsa bandiera, dove niente è come appare e nessuno è davvero quello che dice di essere. Se la lente deformante del complottismo iperbolico dà una mano ai signori della guerra sporca e ai loro media, aiutadoli a screditare in partenza chiunque provi a leggere dietro la cronaca, c’è chi si sforza di unire i puntini. Lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, per esempio. La sua tesi: il coronavirus è solo l’innesco. Ormai il morbo sembra praticamente estinto, ma la minaccia viene tenuta in vita a tutti i costi. Le cure oggi esistono, ma sono deliberatamente ignorate perché si vorrebbe imporre il vaccino universale, magari anche con il Tso per i refrattari. E il vaccino a sua volta è solo la premessa per tutto il resto: il tracciamento orwelliano, le App occhiute e il microchip sottopelle, magari gestito dalla rete wireless 5G di ultima generazione. Obiettivo: il dominio assoluto sull’individuo, sottoposto a una psico-polizia sanitaria, grazie al ricatto della paura. Fantascienza distopica: qualcosa di mostruoso sta per invaderci? Sì, certo: «Con il Sars-Cov-2 hanno fatto solo la prova generale. Domani, qualcuno potrebbe immettere un virus ben più letale, fabbricato in laboratorio».E’ un’ipotesi evocata da un analista spiazzante come Gioele Magaldi, massone progressista e autore di un bestseller (”Massoni”, appunto) uscito nel 2014 per Chiarelettere: «Il sequel uscirà a novembre e conterrà precise rivelazioni sulla regia occulta dell’operazione coronavirus, tuttora in corso». Un capolavoro infernale: il panico di massa scatenato dall’allarme pandemia «è riuscito a rovinare i grandi successi economici di Trump giusto alla vigilia delle elezioni americane, nonché a schiantare un paese come l’Italia, che ora è sull’orlo del baratro grazie al peggiore dei lockdown, il più severo e insensato». Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Oggi, osserva un reporter come Massimo Mazzucco, è la paura della povertà (milioni di cittadini trasformati in disoccupati, da un giorno all’altro) a incendiare la rabbia, negli Usa, contro la vergogna nazionale del razzismo che ancora ammorba la polizia. «Fa malissimo, Trump, a ignorare la parte genuina della protesta», dice Magaldi: «Migliaia di americani sono giustamente indignati per lo scandalo della violenza sistematica degli agenti contro i neri, come s’è visto anche nel caso di George Floyd». Ma attenzione: «Tutti attaccano Trump senza farsi una domanda: perché Barack Obama, primo presidente “nero”, in otto anni alla Casa Bianca non ha fatto assolutamente nulla per ripulire la polizia da questa piaga ignobile?».Poi, naturalmente, ci sono gli altri protagonisti delle rivolte: le falangi eterodirette, gli squadristi truccati da “antifascisti”. «Un teatro grottesco, inscenato per dare del fascista al “puzzone” Trump: quasi fosse lui il responsabile della morte di Floyd, e non i suoi aguzzini, peraltro immediatamente arrestati». Estremismo pilotato, strategia della tensione: è possibile non accorgersene? Eccome: i fuochi fatui funzionano a meraviglia, per distrarre i meno attenti. In Italia c’è ancora chi perde tempo nel più tragicomico dei derby, quello tra Salvini e le Sardine, mentre il potere – quello vero – paralizza il paese condannandolo alla retrocessione, e gli squali mandano avanti il loro uomo, Vittorio Colao, con una proposta antichissima: svendere tutto quel che resta, ai soliti amici degli amici. Una spettrale riedizione degli anni Novanta, con analoga sequenza: prima la crisi (Tangentopoli, allora), la liquidazione giudiziaria della Prima Repubblica, le bombe mafiose a Milano e Firenze, l’eliminazione dei testimoni più scomodi di certi giochi (Falcone e Borsellino), e infine la grande svendita del paese affidata a terminali come Prodi e Draghi. Risultato: lo scalpo del Belpaese sull’altare di Maastricht, sacrificato al mercantilismo tedesco in cambio dell’adesione della Germania all’euro, pretesa dalla Francia. Insieme al Made in Italy, rottamata anche la politica: prima la finta guerriglia contro l’imbarazzante Berlusconi, poi l’avvento di Monti e le mezze figure a seguire, il fanfarone Renzi, lo sbiadito Gentiloni. E lo sconcertante Conte.Tutto si tiene, avverte Magaldi, che offre il seguente ragionamento: l’offensiva Covid è stata scatenata in tutta la sua potenza (imponendo il lockdown) dopo che il potere neoliberista aveva subito grandi rovesci. Il peggiore? L’elezione di Trump alla Casa Bianca. Ma non solo: «Christine Lagarde, Mario Draghi e la dirigenza del Fmi hanno abbandonato il fronte oligarchico per passare alla massoneria progressista, keynesiana». Parlano i fatti: Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario, dice che l’Occidente muore, se non mette fine all’austerity. L’ex capo della Bce ha esposto il suo pensiero sul “Financial Times”, a fine marzo: servono oceani di miliardi da regalare all’economia, e subito, pena il collasso di sistemi come quello italiano. E la Lagarde, che ha preso il posto di Draghi a Francoforte, ha messo mano al bazooka sfidando la Germania: miliardi a pioggia, anche sull’Italia messa in croce da Conte. «Quelli della Bce – dice Magaldi – sono gli unici soldi veri che stanno arrivando: altro che le ciance sul Mes o sul Recovery Fund che scatterà forse nel 2021: quanti italiani arriveranno, vivi, al 2021? Qui si fanno solo chiacchiere, si dispensano briciole, molti aspettano ancora la cassa integrazione. Migliaia di aziende non riapriranno, decine di migliaia di famiglie non sanno come arrivare a fine mese. Cosa aspettano, a Palazzo Chigi? Vogliono vedere le strade invase da folle inferocite, con le auto rovesciate e incendiate?».Presidente del Movimento Roosevelt, Magaldi annuncia un ultimatum a Conte: «Al governo, faremo proposte precise, salva-Italia, da attuare nel giro di un mese». Le piazze già ribollono, ma col rischio di finire fuori bersaglio, in mezzo al solito chiasso mediatico depistante: «Sfottono Pappalardo e i suoi Gilet Arancioni per il teatro messo in scena, come se protestare fosse ormai vietato, ma è lo stesso Pappalardo a evocare obiettivi che, comunque li si giudichi, sono irrealistici se non in termini decennali: riforme costituzionali, l’uscita dall’Ue e addirittura dalla Nato». Sul fronte opposto, fino a ieri si agitava il perbenismo delle Sardine: «Da loro, solo proposte ridicole e irrisorie. O addirittura pericolose per la democrazia, come la pretesa di imporre sui social la censura ai ministri». In tanti, ancora oggi, si lasciano ipnotizzare dall’odio per Salvini, pesce piccolo (piccolissimo) nell’acquario-Italia, senza vedere la burrasca che sta devastando l’oceano: la guerra ibrida, spaventosamente insidiosa, contro la libertà e la democrazia. Qualcosa che non s’era mai visto prima, in questi termini: un’arma di distruzione di massa in grado di minacciare il mondo, fino a deformarlo per sempre.Il primo a dirlo, a modo suo, è stato Bob Dylan: con la canzone “Murder Most Foul”, il grande cantautore, Premio Nobel per la Letteratura («e massone progressista», assicura Magaldi), ha messo in relazione l’esplosione del Covid con l’omicidio di Dallas: come se gli eredi dei killer di Kennedy avessero a che fare direttamente con il nuovo terrorismo sanitario. A scanso di equivoci, lo stesso Dylan ha presentato il brano “False Prophet” esibendo uno scheletro che impugna una siringa. Contro il “falso profeta” Bill Gates (a cui Conte si è impegnato a regalare milioni, per i suoi vaccini), Robert Kennedy Junior ha scatenato una polemica furibonda, puntando il dito contro il pericoloso triangolo formato da Gates, dal guru Anthony Fauci e dall’Oms foraggiata dalla Cina. Tutti fieri avversari di Trump. Ma il cognome Kennedy non dovrebbe essere all’opposizione del “puzzone” che siede alla Casa Bianca? In teoria, sì. In apparenza. Fino all’altro ieri, almeno. La verità – dice Magaldi, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine” (quella di Gandhi) – nel 2016 la massoneria progressista ha appoggiato in modo decisivo proprio Trump: meglio lui, piuttosto che Hillary Clinton.“The Donald” avrebbe funzionato come ariete, per rompere il dominio dell’élite neoliberista: quella che con Bill Clinton ha regalato i pieni poteri a Wall Street, stracciando il Glass-Steagall Act che separava le banche d’affari dal credito ordinario, e che poi con il clan Bush ha progettato l’inferno del terrorismo “islamico”. C’era quasi riuscito, Trump: aveva fatto volare l’economia americana (meno tasse, più deficit) e aveva fermato l’inarrestabile avanzata della potenza cinese, fatta entrare nel grande gioco mondiale del Wto senza pretendere garanzie democratiche, diritti sindacali e tutele dell’ambiente. «Il problema – avverte Magaldi – non è la Cina, di per sé, ma il potere sovranazionale che usa il sistema-Cina come clava, per “cinesizzare” l’Occidente: lo si è visto benissimo con il lockdown di Wuhan, presentato come modello virtuoso e immediatamente replicato in Italia». Magaldi fornisce occhiali speciali, supermassonici: ricorda che fu Kissinger (superloggia “Three Eyes”) a sdoganare il gigante asiatico. Kissinger, grande regista del golpe cileno, fu il primo a scommettere sul regime dittatoriale di Pechino come alternativa all’Occidente democratico, contro la primavera dei diritti che animava il sogno della New Frontier di Kennedy.Siamo ancora a questo? Allo scontro tra democrazia e oligarchia? Assolutamente sì: è esattamente il tema della grande guerra in corso, sullo sfondo incendiario della rabbia crescente degli italiani e di quella esplosiva degli americani, oggi inferociti contro la polizia. In palio non ci sono singole elezioni, piccole carriere, politicanti di rango nazionale allevati da partiti-fantasma che ancora recitano il minuetto destra-sinistra, seppellito consensualmente col rigore neoliberista alla massima potenza, come nel caso del Rigor Montis (pareggio di bilancio, legge Fornero) convalidato senza fiatare dal “compagno” Bersani. Meglio resettare la lavagna, sollevando finalmente lo sguardo. L’obiettivo è il più alto possibile: la nostra libertà, minacciata dal ricatto del virus con l’alibi della sicurezza sanitaria. Magaldi però non è pessimista: «Non sono riusciti a distruggere la democrazia né col neoliberismo finanziario, né col terrorismo. E non ci riusciranno nemmeno stavolta: ma bisogna sapere quello che sta succedendo davvero. Siamo tutti in pericolo. E occorre essere pronti a combattere, in modo democratico: perché chi ha gestito questo virus ha dichiarato guerra alla nostra libertà».Sembra una pandemia, e invece è una guerra: scatenata contro tutti noi, da mani solo in apparenza ignote. Una strana guerra: contro la sicurezza sociale, la libertà, la democrazia. Contro il diritto di vivere come prima, contro il diritto alla felicità. Prima ci hanno provato con i golpe e gli omicidi eccellenti, poi con il cannibalismo mafioso di stampo finanziario, neoliberista. Per buon peso hanno aggiunto il terrorismo stragista, le Torri Gemelle, Al-Qaeda, l’Isis, i “regime change” delle rivoluzioni colorate, la sovragestione dell’emigrazione di massa. Ora ci riprovano, ma con un’arma ancora più micidiale: il virus. Attenzione, i registi sono sempre gli stessi. I loro antenati esordirono nel 1963, facendo saltare il cervello a John Kennedy. Dieci anni dopo, uccisero in Cile Salvador Allende. Poi annunciarono che la lunga marcia della democrazia doveva fermarsi, come ricordato (col sangue, ancora) dall’uccisione di Bob Kennedy, Martin Luther King e ogni altro leader veramente scomodo, dallo svedese Olof Palme all’africano Thomas Sankara fino all’israeliano Yitzhak Rabin. Oggi attaccano l’uomo che più temono, Donald Trump, perché ha osato ostacolare la loro principale macchina da guerra: la Cina e il suo alleato strategico, l’Oms. Strano: il flagello Covid è esploso a Wuhan subito dopo l’umiliante stop, imposto dalla Casa Bianca, all’ambiguo espansionismo cinese.
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Dylan e Martarossa, musica ribelle da Kennedy al Covid-19
Per chi suona la campana? Domanda sbagliata, rispose Hemingway. “Ring them bells”, rilanciò tanti anni dopo un certo Bob Dylan: svegliatevi, tutti quanti. E suonatele, quelle campane, «per i ciechi e i sordi», visto che «il pastore si è addormentato, e le montagne sono piene di pecorelle smarrite». Era il fatidico 1989, quello del crollo del Muro di Berlino. Non sono mai casuali, le date, per il grande cantautore americano insignito nel 2016 con il Nobel per la Letteratura. Il 19 giugno, un attimo prima del solstizio d’estate, uscirà l’attesissimo “Rough and Rowdy Ways”, anticipato da tre singoli dirompenti – il primo dei quali, l’epico “Murder Most Foul”, evoca lo splendore democratico della stagione di Jfk, denunciando gli assassini del presidente della New Frontier e gettando su di loro un’ombra che si allunga fino all’oscura Era del Covid, nella quale siamo precipitati. L’ultimo brano anticipato sul web, “False Prophet”, è accompagnato dall’immagine della morte che impugna una siringa: riferimento esplicito alla “cupola” del coronavirus, che usa il terrore della pandemia per tentare di imporre una sottomissione mondiale psico-sanitaria.Attenti: quella di Dylan è una discesa in campo. Una sfida, al potere che coltiva sogni totalitari dietro l’alibi della sicurezza. E quel potere – suggerisce Dylan – è l’erede dello stesso establishment, tuttora impunito, che assassinò John Kennedy a Dallas mezzo secolo fa. Date: Kennedy era nato il 29 maggio, anche lui a ridosso dell’esplosione estiva (Dylan ha appena festeggiato i 79 anni, il 24 maggio). «Chissà, forse Jfk tornerà nell’aria sotto forma di musica, anche in Italia». Lo annuncia Gioele Magaldi, segnalando l’imminente uscita – a giugno, praticamente insieme all’album dylaniano – dell’ultimo singolo di Marta Charlotte Ferradini, figlia del caposcuola Marco Ferradini. Una splendida cantante, dotata di uno swing elegante e morbidissimo, premiata nel 2012 ad Aversa tra le migliori nuove voci italiane. Su Spotify, è appena uscita una versione inedita di “Martarossa”, piccolo capolavoro che mette in mostra le sorprendenti capacità autoriali della cantautrice milanese: «La fame agli occhi di aria selvatica, su spiagge notturne di terra umida». Pura confidenza con la poesia. «Qualche volta lacrima nelle tasche l’anima, ma si vuole libera di sentirsi unica». E dov’è il nesso con Kennedy?«Il richiamo a Jfk sta in un brano ancora inedito, ascoltato anni fa», rivela Magaldi, che ricorda: Marta Charlotte Ferradini è stata socia fondatrice del Movimento Roosevelt. «Quella canzone, non ancora pubblicata, intreccia passioni private ed ethos civile e politico. Valori altissimi, trattandosi di Kennedy: diritti, giustizia e dinamismo sociale, equilibrio armonioso di una democrazia pienamente sviluppata». Massone progressista, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che denuncia il ruolo occulto delle superlogge neo-conservatrici nella regia di questa globalizzazione senza diritti, Magaldi tifa per i nuovi talenti italiani: oltre alla Ferradini segnala volentieri il giovanissimo rapper Anastasio, vincitore di X-Factor nel 2018, e l’Enrico Nigiotti di “Baciami adesso”, a Sanremo lo scorso febbraio. Il grande tema? Semplice: la potenza emozionale della musica, specie in un momento come questo. Sapienza: l’arte può dire tanto, anche senza entrare per forza nei dettagli della politica. “Sono solo canzonette”, recitava beffardo Edoardo Bennato, ben sapendo quali universi può smuovere una semplice melodia, magari ricamata attorno a un testo come quello di “Martarossa”. «Nei suoi occhi nevica», recita la poetessa Charlotte, invocando proprio lo spirito capace di infiammare: «Smuovimi dentro, come spazio nel tempo: raccontami il senso di quest’incendio».Quel brano è ormai un baby-classico: «Scivola via leggero, ma ha una profondità, uno spessore: rinvia alla capacità che abbiamo di accenderci quando ci indigniamo, quando vogliamo combattere, rigenerarci e lanciare il nostro messaggio, lasciare un segno: la nostra firma». Riascoltato oggi nella sua nuova veste, sembra l’ennesimo avvertimento, confezionato su misura per i giorni sconvolgenti che stiamo affrontando. «Ormai è chiaro che ognuno dev’essere pronto a fare la sua parte, con i mezzi di cui dispone – dice Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il presidente – visto che questa lenta e graduale liberazione non è scontata: c’è senpre chi vuole mettere in circolo situazioni provocatore e vessatorie, come l’ultimissima trovata delle “ronde” per sorvegliare la movida». E se l’Italia di Conte richiama la “situazione grave, ma non seria” del grande Flaiano, tra le righe lascia però intravedere tutta l’intensa drammaticità del momento: l’Italia come specchio (fragilissimo) di una sorta di “guerra mondiale” particolarmente subdola, sferrata nei mesi scorsi col pretesto della pandemia.Il disastro-Covid è esploso al culmine di una serie di rovesci, subiti dall’élite mondialista oligarchica. L’ultimo, decisivo, è stato l’insediamento di Trump alla Casa Bianca: brutale lo stop imposto, con i dazi, all’espansione geopolitica cinese (protetta dai settori più reazionari della supermassoneria atlantica). Il loro sogno: “cinesizzare” l’Occidente, soffocando i diritti democratici. «Ci hanno provato in tanti modi», sottolinea Magaldi, «a partire dal golpe in Cile nel 1973 che ha insediato il neoliberismo al governo del paese». Per Bob Dylan, questa storia comincia addirittura dieci anni prima: uccidendo Kennedy, si è voluto spegnere sul nascere la lunga marcia della libertà e dell’uguaglianza. A seguire: il manifesto “La crisi della democrazia” promosso dalla Trilaterale di Kissinger (il primo a scommettere sulla Cina come modello per gli occidentali), e la nascita di questa Unione Europea post-democratica, retta da una Commissione non eletta da nessuno, e dove il Parlamento non conta nulla. Nel 2001, poi, la drammatica accelerazione del terrorismo stragistico inaugurato con l’11 Settembre e la fabbricazione di mostri nati in provetta, da Bin Laden all’Isis. «Tutti massoni “controiniziati”, complici di un gioco spregevole fondato sul terrore».Ora siamo alla madre di tutte le paure: «Il virus, sotto questo aspetto, funziona ancora meglio del terrorismo», sostiene Magaldi. E’ un’insidia perfetta, senza volto né bandiere, che non conosce confini. Solo un cieco può non vedere quello che sta accadendo: col pretesto dell’emergenza, avanzano piani per una “tracciatura” di stampo orwelliano, cui sottoporre l’umanità. In più, la crisi-Covid ha azzoppato anche l’economia Usa, che Trump aveva fatto volare tagliando le tasse e aumentando il deficit. Intanto si scopre che l’Oms (largamente finanziata da Bill Gates) aveva un ruolo nel fatidico laboratorio di Wuhan, cinese ma sorretto da programmi come quelli sostenuti da Anthony Fauci. Esplosive rivelazioni sono attese nel sequel di “Massoni”, in uscita a novembre. Sottitolo: “Globalizzazione, Esoterismo e Virus”. Lo stesso Magaldi, salutando il brano “Murder Most Foul”, a fine marzo ha fatto un clamoroso annuncio ufficiale: «Bob Dylan è un massone ultra-progressista, un grande inziato che ha saputo inserire nel suo lavoro artistico, con estrema raffinatezza, le suggestioni dell’esoterismo che studia e pratica da una vita». Aggiunge Magaldi: «Oggi, Bob Dylan si sente un soldato: è in campo per combattere al nostro fianco, per impedire che ci venga tolta la libertà».E non si tratta soltanto di Dylan, aggiunge Magaldi: il cambio di casacca da parte di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato l’oligarchia neoliberista per abbracciare la causa progressista, sono solo le vette di un iceberg mondiale. S’è messo in moto qualcosa di profondo, per smascherare l’impostura che ha retto il pianeta negli ultimi decenni: fake news ufficiali e disinformazione, terrorismo sanguinario e austerity europea. Tutte facce della stessa medaglia, che adesso ha le sembianze dell’emergenza sanitaria. “The times they are a-changing”, finalmente? Parrebbe proprio di sì: «Sarà dura e ci sarà da combattere, ma vinceremo», confida Magaldi. «Volevano piegare il mondo con il rigore finanziario, ma non ci sono riusciti. L’altra paura, il terrorismo, non è bastata a spegnere la democrazia. E falliranno anche stavolta, gli stregoni del terrore che ora cavalcano il virus». In questo panorama, si staglia il prestigio di un gigante come Dylan. Il messaggio: avere il coraggio di non farsi spaventare, impararando a trovare innanzitutto dentro di sé le risorse indispensabili per disegnare un nuovo universo, più comodo per tutti. Risorse emotive, che possono essere svegliate (anche “incendiate”, per citare Marta Charlotte Ferradini) dalla stessa musica. Succede, di fronte a canzoni capaci di regalare occhi nuovi per guardare il mondo, una volta imparato che non è importante sapere per chi suona la campana.Per chi suona la campana? Domanda sbagliata, rispose Hemingway. “Ring them bells”, rilanciò tanti anni dopo un certo Bob Dylan: svegliatevi, tutti quanti. E suonatele, quelle campane, «per i ciechi e i sordi», visto che «il pastore si è addormentato, e le montagne sono piene di pecorelle smarrite». Era il fatidico 1989, quello del crollo del Muro di Berlino. Non sono mai casuali, le date, per il grande cantautore americano insignito nel 2016 con il Nobel per la Letteratura. Il 19 giugno, un attimo prima del solstizio d’estate, uscirà l’attesissimo “Rough and Rowdy Ways”, anticipato da tre singoli dirompenti – il primo dei quali, l’epico “Murder Most Foul”, evoca lo splendore democratico della stagione di Jfk, denunciando gli assassini del presidente della New Frontier e gettando su di loro un’ombra che si allunga fino all’oscura Era del Covid, nella quale siamo precipitati. L’ultimo brano anticipato sul web, “False Prophet”, è accompagnato dall’immagine della morte che impugna una siringa: riferimento esplicito alla “cupola” del coronavirus, che usa il terrore della pandemia per tentare di imporre una sottomissione mondiale psico-sanitaria.
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Sieni: Conte sfascia l’Italia, ma per svegliarci (è un piano)
Thank you, “Giuseppi”. Impresentabile, inadeguato, semplicemente inguardabile: l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato. Intempestivo nell’arginare il Covid, spietato nell’imporre il lockdown più disastroso d’Europa, impotente di fronte alla necessità di rianimare l’economia asfissiata dalle restrizioni. Lui, il becchino del Belpaese, resterà nella storia grazie alla sua impresa: aver sabotato il sistema-Italia in pochi mesi, come nemmeno Mario Monti, mostrando il lato peggiore del potere. Molle come il burro di fronte agli arcigni esattori dell’Ue, ma durissimo coi cittadini – fatti inseguire anche coi droni, in aperta campagna, durante le settimane di “coprifuoco”. Una catastrofe firmata Conte: aiuti scarsissimi e in ritardo, migliaia di aziende che non riapriranno, interi settori messi in ginocchio (il solo turismo vale il 15% del Pil). Parola d’ordine: arrangiarsi. Nessun vero piano d’emergenza per l’economia, solo le briciole potenzialmente usuraie del Mes. Il resto, chiacchiere. Cos’è, esattamente, Giuseppe Conte? Un virus messo in circolazione per stendere l’Italia al tappeto? Al contrario: è l’uomo che sta facendo un favore immenso alla nazione, rendendo evidente la dimensione dell’orrore. Attenti: lo sta facendo di proposito. E’ parte di un piano, che punta al risveglio generale. Un giorno, insomma, diremo grazie a “Giuseppi”: si è sacrificato, indossando i panni del cattivo, per svegliare chi dorme e suscitare una reazione che porti al riscatto nazionale.E’ la tesi – molto suggestiva – che un ricercatore indipendente come Alessandro Sieni rilancia, sulla pagina Facebook, interpretando i “drop” che provengono dalla controversa sigla Q-Anon: una classica “false flag” per alimentare speranze illusorie, del tipo “arrivano i nostri”, o un reale piano dell’intelligence militare Usa vicina a Trump per “liberare” l’Occidente da quei settori del Deep State (finanziari, mediatici, ora anche sanitari) che hanno ingabbiato l’opinione pubblica e la politica nel labirinto di un pensiero unico orwelliano e totalitario? Sieni crede alla seconda ipotesi: ne è assertore convintissimo. «L’endorsement di Trump a Conte (27 agosto 2019) non ha ancora subito variazioni», premette Sieni. Se dovesse essere ritirato, «ciò rappresenterà il passaggio alla fase successiva dell’operazione», cioè: «Caduta di Conte e di questo governo». Obiettivo: «Completare gli step in progressione del progetto di smantellamento del Deep State, continentale e internazionale». L’evento, aggiunge Sieni, sarebbe «deciso da Trump nei tempi e nei modi che egli riterrà più opportuni, per il time-ticking in corso». Visto però che l’appoggio a “Giuseppi” non è ancora stato ritirato, per ora il “compito” di Conte resta invariato. Ovvero: «Tracciare e marcare il nemico: renderlo visibile, esporlo, in tutte le sue forme e derivazioni, agganciandolo alla sua figura istituzionale».E’ questo, sostiene Sieni, che Conte sta facendo: «Fungere da “catalizzatore” di tutto il Deep State (trasversale) per fare in modo che sia completamente visibile da tutti, senza più alcun dubbio e in maniera irreversibile». Tutto ciò, «per fare in modo che nel momento in cui verrà abbattuto, insieme a Conte cada anche il nemico, che nel frattempo si era saldamente ancorato alla sua figura». In altre parole: si innescherà «una reazione a catena, preparata attraverso il dissenso ormai dilagante», che fungerà da “motore” «per il recupero e ricovero delle sovranità (legislativa e monetaria) di quella che tornerà a configurarsi come nazione». Per sintetizzare il ruolo del “grande attore” Giuseppe Conte, Sieni ricorre a una battuta di Lady Macbeth: “Prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso”. E spiega: come pensate si possa distruggere, alla radice, un sistema che da secoli ha infiltrato la nostra società, occupando tutti i media, le istituzioni e le nazioni? «Come si possono creare le premesse perché tutto il marcio che ha pervaso il nostro paese (e non solo) sia finalmente esposto, creando le premesse per una riscossa travolgente, che parta dal popolo in maniera definitiva e irreversibile?». Risposta: basta osservare il disastro che sta facendo Conte, e come i media lo stiano supportando.Lo fa perché “nemico del popolo”? Errore: agisce in questo modo «per aprire (consapevolmente) la strada ad un abbattimento di ciò che egli promulga, proprio da parte del popolo, ormai disgustato in modo palese da quello che accade». In altre parole, un gioco sofisticato: per abbattere il “regime” serve un enorme consenso, che si può ottenere in un solo modo: facendo di tutto per easasperare gli italiani. «È il vostro dissenso, la vostra rabbia, la vostra disillusione, che si vuole ottenere», scrive Sieni. «E come vedete, lo si sta ottenendo. Tutto questo è il carburante che servirà a far partire il motore per il ripristino della sovranità: non solo in Italia, ma in tutta Europa». Lascia sgibottiti, l’analisi di Sieni? Per certi aspetti ricorda quella offerta due mesi fa da Gioele Magaldi, riguardo alla provocazione di Christine Lagarde, autrice di una ruvidissima dichiarazione (non richiesta) sul ruolo della Bce: «Non spetta a noi calmare gli spread», disse, deludendo chi si aspettava acquisizioni-record di titoli, da parte della Banca Centrale Europea, per arginare la falla-Covid. «Missione compiuta», sottolinea Magaldi: «Se oggi l’Italia non è ancora crollata lo si deve esattamente al “quantitative easing” della Bce, innescato proprio grazie all’indignazione iniziale per la sortita (freddamente calcolata) della “sorella” Lagarde, transitata – come Draghi – tra le fila della massoneria sovranazionale progressista».Giochi sottili: se il lupo ringhia, è per sollecitare una reazione che lo sconfigga. Vale addirittura anche per Conte? Alessandro Sieni ne è sicurissimo: Conte, sostiene, si sta “sacrificando” (facendo disastri su disastri) per mettere in evidenza il mostruoso futuro, distopico e orwelliano, che ci attenderebbe, se la “Cabala del Covid” dovesse affermarsi in modo definitivo. Un incubo: impoverimento di massa e vessazioni sociali, con tracciatura “zootecnica” degli ex cittadini, trasformati in sudditi. Stando all’esegesi dei messaggi cifrati di Q-Anon, saremmo nel campo dell’eterogenesi dei fini: io, Giuseppe Conte, mi aspetto che prima o poi vi ribelliate, visto che quello a cui vi sto sottoponendo non è tollerabile. Un altro osservatore indipendente come Nicola Bizzi, editore e storico, fa notare l’importanza di eventi che stanno facendo tremare l’establishment: le soffiate sul ruolo dei servizi italiani sotto i governi Renzi e Gentiloni (avrebbero fabbricato prove false sul Russiagate, contro Trump, su richiesta di Obama) e il terremoto che sta sbriciolando la credibilità dell’Anm, pronta a usare la magistratura per piegare “quella merda di Salvini”, cioè il politico che (sia pure in modo confuso) aveva sventolato la bandiera della sovranità nazionale, invocando anche un regime fiscale meno asfissiante. Ebbene, ragiona Bizzi: da dove credete che provengano, le informazioni riservate che oggi imbarazzano 007 deviati e “toghe rosse”, minacciando di far crollare un intero sistema di connivenze?Nella sovragestione politica del coronavirus, lo psichiatra Alessandro Meluzzi vede l’anticamera dell’inferno: inutili vaccini imposti anche col Tso, e poi il “guinzaglio” definitivo del microchip sottopelle, per registrare ogni nostra mossa, ogni sospiro, ogni singolo acquisto. La “soluzione finale” degli oscuri scienziati del controllo sociale, o – al contrario – l’ultimo disperato attacco di un sistema che ora teme di veder crollare il suo potere? Parla da sola la polemica di Trump contro la Cina e l’Oms finanziata da Bill Gates, a sua volta legato all’iper-vaccinista Anthony Fauci. Dagli States, persino un solitario come Bob Dylan ha speso il suo prestigio per denunciare i “falsi profeti” travestiti da filantropi, che spacciano il vaccino come un regalo ma hanno in mente un piano di dominio pericolosamente totalitario. Sempre negli Usa, lo stesso Robert Kennedy Junior (figlio di Bob) denuncia i maneggi della premiata ditta Gates & Fauci, con la copertura dell’Oms. Su un altro piano – economico-finanziario – si muove invece Mario Draghi, protagonista di una spettacolare conversione: fino a ieri severo guardiano dell’austerity, e oggi tornato alle posizioni keynesiane della sua formazione giovanile.La tesi di Super-Mario: lo Stato deve poter finanziare l’economia in modo illimitato, altrimenti il capitalismo collassa. Tradotto: fine del potere (abusivo) della grande finanza speculativa, che in questi decenni ha sottomesso la politica e ridotto la stessa democrazia a pura ritualità, del tutto irrilevante nella governance del pianeta. La realtà è ormai sotto gli occhi di tutti: mentre i tre supremi fondi d’investimento (Vanguard, State Street e BlakRock) controllano l’intera economia planetaria, un paese come l’Italia – tuttora membro del G8 – non ha le risorse necessarie a impedire che la tragedia sanitaria del coronavirus si trasformi in una catastrofe sociale ed economica: un crollo del Pil come quello annunciato (-15%) produrrebbe, dai prossimi mesi, un’ecatombe di portata incalcolabile, destinata a travolgere la vita di tutti, anche dei “ciechi” che si credono al riparo solo perché, finora, il dramma li ha soltanto sfiorati. Come si può mettere fine a tutto questo? In un solo modo, secondo Alessandro Sieni: facendo esplodere la crisi in tutta la sua devastante visibilità, secondo un’accurata regia che utilizza settori “lealisti” dell’intelligence per minare il terreno e mettere in imbarazzo i gestori del sistema, a cominciare dai grandi media, che in Italia oscurano i numeri reali del disastro, negando l’evidenza in modo sistematico.Mentre crescono i fenomeni di insofferenza sociale, che secondo svariati osservatori potrebbero cominciare a creare seri problemi di ordine pubblico, il paese non si è ancora ribellato in modo frontale: per esempio, assiste al delirio di Nicola Zingaretti che si prepara a imporre il vaccino antinfluenzale nel Lazio (un suicidio sanitario, denunciato dai medici laziali: l’interferenza virale li esporrebbe al Covid, privando il Lazio del personale sanitario). Nessuna ribellione, per ora, neppure di fronte al Ministero della Verità istituito dal piddino Andrea Martella per “filtrare”, in modo sfrontato e dittatoriale, le notizie sul coronavirus. la censura si è fatta impudente: il guru televisivo Burioni chiede l’oscuramento di “ByoBlu”, il video-blog più seguito dagli italiani, mentre Google tarocca i suoi algoritmi per nascondere le voci scomode, e YouTube toglie dalla circolazione i video più imbarazzanti, quelli dei medici che sostengono che il governo Conte abbia fatto il contrario di quello che doveva fare, per proteggere i cittadini da una pandemia ingigantia oltremisura dal terrorismo psicologico gonfiato dai media mainstream. Siamo a un passo dall’inferno evocato da Meluzzi? Al contrario, sostiene Sieni: quello è l’inizio della fine, l’ultimo colpo di coda di un “regime” morente, la cui natura oppressiva è resa finalmente evidente proprio grazie ai “demenziali” decreti di Conte, che affossano il paese.Secondo Sieni, “The Plan” è «la prima grande operazione globale volta al risveglio di quello spirito critico che così tanto spaventa i malati detentori del cosiddetto “potere». In sintesi, quella in corso – sotto copertura – sarebbe «l’unica operazione di congiungimento della ragione al sentire e del sentire alla ragione che abbia mai attraversato questo mondo». Si tratterebbe di «un’operazione iniziata molti secoli fa, e che si è fatto credere fosse stata interrotta». Molti secoli fa? Viene in mente lo sconvolgente saggio “L’altra Europa”, scritto da Paolo Rumor, avvocato vicentino e nipote del più volte ministro e premier Mariano Rumor. La fonte: il memoriale del padre, Giacomo Rumor, a lungo collaboratore del Siv, il servizio segreto del Vaticano, a partire dalle manovre per dar vita all’Unione Europea, già durante la Seconda Guerra Mondiale. La rivelazione contenuta nelle carte di Rumor? Un’unica struttura di potere avrebbe dominato il pianeta in modo ininterrotto, usando la leva finanziaria per piegare Stati, nazioni, economie. Oggi, questo potere – travestito da medico – sarebbe il protagonista della “Cabala del Covid”: un piano totalitario. La buona notizia – dice Sieni – è che il piano fallirà: perché si è messa in moto una coalizione mondiale di forze, abilissime nel dissimulare il loro operato. Doppi e tripli giochi: di cui, giura Sieni, fa parte a pieno a titolo anche il volutamente disastroso “Giuseppi”, al quale – non a caso – Donald Trump non ha ancora ritirato il suo stranissimo endorsement.Thank you, “Giuseppi”. Impresentabile, inadeguato, semplicemente inguardabile: l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato. Intempestivo nell’arginare il Covid, spietato nell’imporre il lockdown più disastroso d’Europa, impotente di fronte alla necessità di rianimare l’economia asfissiata dalle restrizioni. Lui, il becchino del Belpaese, resterà nella storia grazie alla sua impresa: aver sabotato il sistema-Italia in pochi mesi, come nemmeno Mario Monti, mostrando il lato peggiore del potere. Molle come il burro di fronte agli arcigni esattori dell’Ue, ma durissimo coi cittadini – fatti inseguire anche coi droni, in aperta campagna, durante le settimane di “coprifuoco”. Una catastrofe firmata Conte: aiuti scarsissimi e in ritardo, migliaia di aziende che non riapriranno, interi settori messi in ginocchio (il solo turismo vale il 15% del Pil). Parola d’ordine: arrangiarsi. Nessun vero piano d’emergenza per l’economia, solo le briciole potenzialmente usuraie del Mes. Il resto, chiacchiere. Cos’è, esattamente, Giuseppe Conte? Un virus messo in circolazione per stendere l’Italia al tappeto? Al contrario: è l’uomo che sta facendo un favore immenso alla nazione, rendendo evidente la dimensione dell’orrore. Attenti: lo sta facendo di proposito. E’ parte di un piano, che punta al risveglio generale. Un giorno, insomma, diremo grazie a “Giuseppi”: si è sacrificato, indossando i panni del cattivo, per svegliare chi dorme e suscitare una reazione che porti al riscatto nazionale.
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Magaldi: psicologo gratis, per gli italiani rovinati da Conte
E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».In effetti, sottolinea il leader “rooseveltiano”, non c’è solo la catastrofe economica innescata dal lockdown: accanto al disastro dell’economia serpeggia anche l’immenso disagio psicologico di milioni di italiani, rinchiusi per mesi tra le pareti domestiche e ormai preda di ansia, insicurezza e paura. Sono tante, le vittime dello sconcertante “coprifuoco” disposto (in ritardo) da Conte: «Si pensi all’angoscia di chi è costretto a chiudere la propria attività, licenziando i dipendenti», in settori come il turismo e la ristorazione, «letteralmente devastati dalle misure decise da un governo incapace di dare la necessaria assistenza economica ai cittadini». E a soffrire di malesseri psicologici sono anche quegli italiani non colpiti direttamente dalle restrizioni: «Molti sono profondamente scossi dall’accaduto e spaventati dalle conseguenze della crisi: alcuni manifestano anche tensioni e paure decisamente preoccupanti». Insiste Magaldi: «Questi concittadini hanno bisogno di supporto, perché anche in questo caso sono stati lasciati completamente soli: a loro sarà quindi assicurato un aiuto volontario e gratuito da parte degli psicologi mobilitati dal Movimento Roosevelt».Gioele Magaldi condanna senza riserve il governo Conte: «Non ha saputo contrastare il contagio in modo tempestivamente adeguato, né assistere i cittadini costretti a casa: un fallimento catastrofico, che ha innescato una crisi sociale ed economica di gravità inaudita, con inquietanti riflessi sulla vita democratica di un paese che ora si è visto sospendere le proprie libertà costituzionali». Siamo in piena emergenza democratica, sostiene Magaldi, grazie a un esecutivo incapace che non ha ancora trovato una via d’uscita: «Un balletto penoso, tra chiacchiere inconcludenti sul Mes e i coronabond, mentre i mesi passano e l’Italia muore, economicamente». Per Magaldi è indispensabile un cambio della guardia: «Se ne esce solo con un governo a termine, di unità nazionale, presieduto da Mario Draghi». Un governo di scopo, con il compito di reperire risorse finanziarie immediate. Come? «Azzerando l’austerity europea, che è un vicolo cieco: servono centinaia di miliardi, che non si trasformino in debito». In altre parole, «occorre cambiare il paradigma della governance: e solo un governo Draghi potrà capovolgere tutto, in Italia e in Europa, mettendo fine a questa crisi che sembra eterna, determinata da un’élite neoliberista che resta indifferente persino di fronte all’immane tragedia del coronavirus».Frontman italiano della massoneria sovranazionale progressista che si batte contro la “mala gestione” del Covid, usata come pretesto per confiscare diritti democratici, Magaldi espone una visione a tutto campo del problema: l’aspetto sanitario, sostiene, è solo un alibi per tentare di ridurre l’Occidente a qualcosa che assomigli al sistema-Cina, dove i cittadini sono sorvegliati h-24 in modo “orwelliano”. Da più parti, anche in Italia, c’è chi paventa il rischio che l’evidente enfatizzazione del coronavirus – ben oltre la reale pericolosità dell’epidemia – sia solo l’anticamera di un piano di dominio, orientato alla sottomissione delle popolazioni, attraverso i passaggi ulteriori, come il vaccino obbligatorio e il microchip sottopelle. Magaldi preferisce un approccio storicistico e politologico, come quello presentato nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. In sintesi: l’élite massonica reazionaria e post-democratica ha puntato sulla Cina come modello alternativo per un Occidente più controllabile. La premessa: permettere al gigante asiatico di sviluppare un boom economico planetario, ovviamente con regole truccate. A Pechino è stato infatti permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione senza prima democratizzarsi, senza introdurre diritti sindacali né norme a tutela dell’ambiente. Risultato: merci a bassissimo costo, che hanno conquistato i mercati, facendo della Cina il primo player commerciale del mondo.«Con Xi Jinping, Pechino ha allungato il passo, contendendo la leadership agli Usa anche attraverso un’espansione subdola, fondata su iniziative come la Nuova Via della Seta che spesso, per i partner, si trasforma in un pesante fardello debitorio». Attenzione, avverte Magaldi: tutto questo è avvenuto grazie a complicità strategiche, in Occidente, da parte dell’oligarchia “neoaristocratica” che ha scommesso sulla globalizzazione delle merci, ma non dei diritti. Una corsa che era sembrata inarrestabile, fino all’avvento della presidenza Trump, che ha imposto uno stop all’espansionismo cinese. A quel punto, con un tempismo più che sospetto (quasi fosse una contromossa geopolitica), è scattata l’emergenza Covid – che ha rivelato un intreccio opaco tra la Cina e le lobby Usa che fanno capo ad Anthony Fauci e Bill Gates. Collante internazionale, l’Oms (che in Italia ha praticamente “commissariato” il ministero della sanità). Di fatto, è il Belpaese – per intero – a esser stato messo al guinzaglio: parlano da sole le troppe “task force” messe in piedi dal governo Conte, in un paese il cui mainstream ha gonfiato in modo acritico i numeri del Covid, nell’attesa messianica di un ipotetico vaccino, ignorando dati essenziali come la bassissima letalità della patologia.Lo sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità: meno del 4% le vittime senza altre malattie gravi. I media trascurano la presenza di risposte efficaci, dall’eparina al Plaquenil fino alla rivoluzionaria sieroterapia sperimentata a Mantova da Giuseppe De Donno. Ai medici, il Covid-19 non fa più così paura, ma guai a dirlo: verrebbe meno il “movente” per tenere sulla corda 60 milioni di italiani, nel frattempo scivolati sull’orlo di una catastrofe storica, grazie al tracollo dell’economia. «Se finora si è evitato il peggio – dice Magaldi – lo si deve alla Bce guidata dalla “sorella” Christine Lagarde, già esponente delle filiere oligarchiche della massoneria sovranazionale ma ora passata, come Draghi, al circuito progressista». Nessuna speranza che Conte e Gualtieri possano cavare un ragno dal buco: le loro richieste si infrangono a Bruxelles contro i “niet” opposti dalla governance neoliberista dell’Ue, che ha trasformato l’Europa – virtualmente, il continente più ricco del mondo – in una specie di malato cronico. Nella visione di Magaldi, proprio l’Italia è il terreno prescelto per uno scontro destinato a cambiare l’orizzonte. Ed è questo che spiega, anche, la “guerra” scatenata contro Salvini da magistrati che oggi – intercettati – rivelano la loro malafede. «Uno spettacolo in cui lo squallore prevale sull’indignazione».Ieri, il governo gialloverde si era limitato a indicare obiettivi, senza riuscire a raggiungerli. Devastante il dietrofront dei 5 Stelle, pronti a disattendere tutte le promesse elettorali, fino all’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, nel segno dell’eterno ordoliberismo “teutonico”. «Quando si è accorto che lo stesso Conte faceva da tappo, rispetto a qualsiasi riforma (compreso lo sgravio fiscale invocato dalla Lega), Salvini ha staccato la spina, collocandosi giustamente in posizione di attesa». Sorretto dal Pd, Conte ha trascorso mesi vendendo promesse europee fondate solo sulle chiacchiere. E ora, fallimento dopo fallimento, lo stesso Conte s’è ridotto a sperare che l’emergenza Covid duri in eterno. «Gli stessi sondaggi, finalmente, documentano la verità: gli italiani esigono risposte, e capiscono che non è Conte a poterle dare». E’ tutta qui la contesa italiana dietro le quinte: i veri nemici della gestione “cinese” del Covid, fondata sulla paura di massa, puntano su Mario Draghi: intanto per salvare l’Italia dalla depressione, e poi per smontare l’ipocrisia Ue e dar vita a una stagione keynesiana basata sul massiccio intervento dello Stato nell’economia, pena la morte delle aziende. In questo senso, spiega Magaldi, il Movimento Roosevelt è pronto a fare la sua parte, in mille modi: anche con i flash-mob della Milizia Rooseveltiana e con il Sostegno Legale ai multati. Iniziative cui ora si aggiunge il Sostegno Psicologico agli italiani traumatizzati dalla “cura” Conte, il classico rimedio peggiore del male.E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».
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Magaldi: Draghi dopo Conte, per salvare l’Italia dalla paura
Conto alla rovescia, per sfrattare Giuseppe Conte a furor di popolo. Lo annuncia Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, che preme per un governo di salvezza nazionale presieduto da Mario Draghi, con un unico obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi. «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Le attività economiche salteranno: non se ne rende conto, questo governo?». A ricordarglielo provvedono iniziative “rooseveltiane” come il servizio di Sostegno Legale: avvocati gratis per i cittadini che si ritengono vittime di ingiuste sanzioni, subite durante il lockdown. Non solo: Magaldi non esclude azioni legali per chiedere risarcimenti: «Non si possono chiudere le attività economiche, lasciando i lavoratori senza veri aiuti finanziari: quelli di Conte, finora solo promessi, sono una miseria. Spiccioli fuori tempo massimo e soprattutto aria fritta, aiuti immaginari: credito oneroso, che le banche neppure concedono». A mettere sotto pressione la politica sarà anche la Milizia Rooseveltiana, formazione prossima al debutto, nelle piazze: «Sarà un “teatro” nonviolento ma determinato, per rispondere all’ignobile “teatro” che Conte ha imposto agli italiani, con misure restrittive che hanno devastato l’economia senza incidere sul contenimento del coronavirus».Lo confermerebbero i dati: secondo Magaldi, «la situazione italiana è paragonabile a quella di paesi come Svezia, Belgio e Svizzera, che si sono ben guardati dall’imporre un lockdown all’italiana». Per il presidente del Movimento Roosevelt, «è venuto il momento di pretendere che lo Stato di diritto funzioni, con le buone o con le cattive: e per “cattive” intendo una mobilitazione costante e nonviolenta di cittadini organizzati e disciplinati, che sanno quello che vogliono e che inizieranno a lanciare un ultimatum al governo Conte, perché cominciano ad averne abbastanza». Quella che Magaldi annuncia è una “lunga marcia”, a oltranza: «Ci attende una rivoluzione, è venuto il momento di agire: vogliamo presentare le nostre richieste al governo e lottare fino alla fine, fino all’ottenimento dei risultati necessari a cambiare le cose con lungimiranza». Come? Nel modo che Draghi ha spiegato a marzo, nella sua lettera al “Financial Times”: ingenti aiuti di Stato, a fondo perduto. Obiettivo: azzerare il paradigma dell’austerity finanziaria neoliberista. Per avere quei soldi serve un cambio di sistema, e Conte non ne è all’altezza. «L’alternativa, del resto, non esiste: continuare con l’attuale rigore vorrebbe dire condannare l’Italia all’agonia economica o cedere al sistema-Cina, da cui in questo frangente abbiamo pericolosamente mutuato l’autoritarismo assoluto».Attenzione: «Come previsto, la Cina è l’unica potenza a uscire indenne dalla tragedia Covid, “provvidenziale” per resuscitare la sua immagine dopo l’umiliazione inflittale da Trump per mettere un argine alla sua subdola espansione: la Belt and Road Initiative spesso diventa uno strangolamento debitorio, per i paesi coinvolti». Tutto questo, secondo Magaldi, «ci deve far riflettere sulla matrice, sui mandanti della vicenda: è stata dolosa? E in quali momenti? Certamente c’è qualcuno che ci ha guadagnato molto, e questo qualcuno è il sistema cinese, a cui è stato permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione ma senza democratizzarsi». E oggi, aggiunge Magaldi, in Cina la libertà è concessa “a punteggio”, in base al comportamento filogovernativo dei cittadini, strettamente monitorati: «Uno stile a cui tendono ad avvicinarsi le misure adottate in Italia». Democrazia azzerata, economia a pezzi: un disastro epocale. «Nel frattempo, le scimmiette al governo si azzuffano tra loro, non portano soluzioni, deludono le aspettative dei cittadini? Molto bene: aspettiamo che la delusione arrivi al giusto punto di cottura, e poi ci libereremo a calci nel culo di questi signori», avverte Magaldi, sicuro del fatto che a essere chiamato a Palazzo Chigi sarà proprio Draghi, «quando finalmente si capirà che a gestire una situazione come questa non possono essere i Conte, gli Speranza e i Di Maio, tutti figuranti mediocri e inetti».Il presidente del Movimento Roosevelt scommette su «un governissimo a tempo limitato, con alcune cose da fare». Dopodiché, «se Draghi avrà saputo dare concretezza alle cose che ha detto», lo stesso ex numero uno della Bce potrebbe diventare presidente della Repubblica, carica da cui «continuare un’opera di trasformazione radicale del paradigma economico vigente in Italia e in Europa». Secondo Magaldi, Draghi sarà richiamato in servizio «quando i governanti e i partiti avranno il coraggio di ammettere che sono incapaci di trovare un degno rappresentante anche nei consessi internazionali». Nel frattempo, «forse, il popolo italiano (anche radunato nella Milizia Rooseveltiana) potrebbe fare pressione, perché gli attuali governanti se ne vadano». Magaldi li definisce «mascalzoni o piacioni inconcludenti, o addirittura semi-delinquenti: perché poi diventa delinquenza, quella di chi sequestra un paese, senza avere titolo né capacità di governare». Avverte il presidente “rooseveltiano”: «Se poi non se ne vogliono andare, dobbiamo cacciarli a calci in culo, con democratiche manifestazioni di piazza, pacifiche e nonviolente».Conto alla rovescia, per sfrattare “Giuseppi” a furor di popolo: è lo stesso premier a mettersi nei guai, giorno per giorno, rivelando l’inconsistenza assoluta di un governo incapace di sostenere l’economia italiana, dopo averla paralizzata col pretesto del Covid. A grandi passi, di disastro in disastro, sembrano maturare le condizioni per l’avvento di Mario Draghi, ieri grande stratega dell’ordoliberismo eurocratico, ma ora riconvertitosi – clamorosamente – alla filosofia keynesiana. Obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi, con robustissimi aiuti statali a fondo perduto. Servono tanti soldi, centinaia di miliardi: e non è certo il povero Conte a poterli trovare. Occorre qualcosa di rivoluzionario: una svolta che sbaracchi l’attuale sistema Ue, capace solo di produrre crisi. Lo si vede benissimo, oggi più che mai: nessun aiuto all’Italia, a parte il quantative easing della Bce, neppure di fronte alla pandemia. L’unica minestra dell’euro-menù sarebbe il cappio del Mes? Se poi ci si mette anche il Conte-bis, la catastrofe è dietro l’angolo: «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Moltissime attività economiche salteranno: se non se ne rende conto, questo governo, a ricordarglielo saranno gli italiani». E’ così, infatti, che Conte e colleghi si stanno scavando la fossa.
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Magaldi: reddito d’emergenza subito, a tutti, o addio Italia
«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».Secondo Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, una nuova cordata di regolatori della finanza sarebbe pronta a far ripartire le economie europee del post-Covid, tramite un nuovo modello di grandi investimenti, guidato dalla Bce. In Italia, l’operazione potrebbe innescare «progetti su grandi infrastrutture ad alto moltiplicatore economico, al di là del semplice reddito di cittadinanza». Sarebbe un modo per «superare il modello economico basato sul falso dogma della “scarsità di moneta”, che ha dominato l’Unione Europea fino ad oggi: secondo questo schema, debito e spesa pubblica possono esser finanziati solo tramite i mercati finanziari privati». Mentre nel Belpaese il governicchio Conte ancora perde tempo con le briciole del Mes, la grande novità all’orizzonte – dice Moiso – sta nelle intenzioni appena annunciate da Kristalina Georgieva del Fmi. Esattamente come Mario Draghi, la Georgieva ha parlato di azzeramento del debito e iniezioni di capitali, per far fronte alle disastrose difficoltà finanziarie in cui si ritroveranno gli Stati europei all’indomani dell’emergenza coronavirus. «La stessa Christine Lagarde, a capo della Bce, ha chiaramente detto che continuerà ad adottare politiche monetarie di tipo espansivo. E ha rinnovato l’appello agli Stati europei ad agire insieme (e in fretta) per risollevare le rispettive economie».Secondo Moiso, questo epocale cambio di paradigma sarà indispensabile «per fare uscire l’Unione Europea dalla situazione di ostaggio degli interessi dei grandi gruppi finanziari internazionali, in particolare tedeschi», specie dopo l’ennesima frenata di Berlino, che fa parlare la sua Corte Costituzionale per prendere le distanze dal provvidenziale “quantitative easing” della Bce. «Se stiamo ancora dentro questo paradigma autolesionistico, con il finanziamento della spesa pubblica affidato ai soli mercati internazionali, nessuno ci salverà dall’arrivo della Troika, con conseguenze socio-economiche già viste in Grecia». Il resto del mondo, per la verità, si muove ben diversamente: nei paesi sovrani sono le banche centrali (prestatrici di ultima istanza) a rifornire di denaro pronta cassa i governi che ne hanno bisogno. Vale per gli Usa, il Giappone, la Gran Bretagna. Il sistema politico italiano, invece, sembra non porsi neppure il problema. Che cosa aspettano, che il paese crolli? «Un caso veramente increscioso – aggiuge Moiso – riguarda il ricorso alle banche, a cui Conte chiede semplicemente di “mettersi una mano sul cuore”». Risultato: «Di fatto, gli istituti di credito non hanno aderito al “decreto liquidità”, lasciando popolazione e aziende con pochi spiccioli».La situazione sta precipitando, di giorno in giorno: «Settori-chiave come il turismo e la ristorazione sono a terra. E solo un lavoratore su cinque ha finora ricevuto la cassa integrazione». L’Italia sta per esplodere? «A breve, finiti gli ultimi spiccioli – avverte un altro “rooseveltiano” come Gianfranco Carpeoro – le famiglie italiane capiranno finalmente in che guaio le ha cacciate, il governo Conte», che ora prolunga “un’emergenza che non c’è” «per tentare di dimostrare di aver fatto bene, a chiudere tutti in casa». Carpeoro ha le idee chiare: «I numeri dei contagi italiani sono analoghi a quelli dei paesi che hanno evitato il lockdown. La verità sta venendo a galla: questa presa per i fondelli, da parte del governo, non durerà all’infinito». Gioele Magaldi concorda: basta vedere la Svezia, che si è semplicemente appellata al senso di responsabilità, limitandosi a proteggere gli anziani, senza far collassare l’economia del paese. Ma il punto è un altro: «Gli unici veri aiuti finora previsti dal governo – peraltro mai arrivati – erano semplici prestiti bancari, da restituire poi con gli interessi». In altre parole: debito, ancora e sempre. «Draghi, per primo, nel suo clamoroso intervento sul “Financial Times”, a marzo ha annuciato la necessità assoluta di cancellarlo, il debito pregresso (pubblico e privato) come si fa in caso di guerra».Problema: è impensabile azzerare il debito, o garantire un “reddito d’emergenza”, potendo contare solo sul contagocce attuale. «Per risollevarsi, l’Italia ha bisogno di non meno di 2000 miliardi», diceva Magaldi, prima ancora della catastrofe-Covid. «Servono infrastrutture, scuole, ospedali, manutezione del territorio, servizi alla persona. E adesso, poi, si tratta di impedire il tracollo del paese». Nessuno ha finora preso in considerazione il Piano-B avanzato dall’economista Nino Galloni, vicepresidente “rooseveltiano”: moneta parallela, a circolazione solo nazionale, emessa dallo Stato – subito, e a costo zero. Un’iniezione che rianimerebbe consumi e lavoro. Proprio in questa direzione sembrano muoversi gli strateghi non-europei della finanza, sia pure con altri strumenti. Analogo l’obiettivo: inondare di miliardi i nostri conti prosciugati. L’Italia è in avanzo primario da trent’anni: i soldi versati allo Stato dai cittadini, sotto forma di tasse, superano quelli che il governo eroga, in termini di servizi. Risultato: gli italiani si stanno impoverendo, ininterrottamente. Ora, il lockdown è la mazzata finale: si calcola un -15% di Pil, con la perdita di milioni di posti di lavoro. «Serve una cura da cavallo, e Conte perde tempo con i 35 miliardi del Mes», chiosa Magaldi. «La soluzione è strutturale: va rovesciato il paradigma. E per farlo, servono personalità all’altezza della situazione: prima che sia troppo tardi».«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».
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La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?
Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario”, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il processo di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e all’Unione Europea». La Germania, peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento, dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua riunificazione». Poi, durante la crisi economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie alla direttiva del 2014».Adesso, in piena crisi da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a sostenere la piccola e media industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco, squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e viola, per eccesso di giurisdizione, gli articoli 267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni della Bce che hanno salvato l’euro».Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania «ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue «per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi. Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli – perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due mesi di emergenza in Germania e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di «impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte – che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund (solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo di calmare gli spread. Una mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie (puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo causato dai costi dell’emergenza Covid.Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole: helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”). Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea. La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore, perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico, erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo – senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili. Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti” formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno) per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo, c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Quanto ai 5 Stelle, cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista televisivo del Grande Fratello.Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un governo di salvezza nazionale, che abbandoni la linea del finto trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la morte del sistema economico italiano. Se la Germania oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.