Archivio del Tag ‘Chiomonte’
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Tav, bombe e menzogne: storia di una vergogna nazionale
Massimo Numa, destinatario di un misterioso pacco-bomba recapitatogli alla redazione della “Stampa”, è il giornalista più noto in valle di Susa, e il più temuto. Nella rovente estate 2011, gli attivisti lo accusarono direttamente: sostennero che proprio dal suo computer era partita una email-fantasma, firmata “Alessio”, nella quale si tentava di sostenere che un militante No-Tav, gravemente ferito al volto da un lacrimogeno il 23 luglio, fosse in realtà finito all’ospedale per essere semplicemente “caduto da solo”. Lo stesso Numa ammise che quella velenosa mail, palesemente destinata a inquinare la verità, era stata davvero inviata dal suo ufficio, anche se – disse – non era stato lui a spedirla. Nonostante questo increscioso episodio, non solo Numa è rimasto regolarmente in servizio alla redazione della “Stampa”, ma il direttore del giornale, Mario Calabresi, gli ha consentito di continuare a occuparsi quotidianamente della drammatica vertenza della valle di Susa, come se nulla fosse accaduto.
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Manghi: se fossi un pro-Tav, io quei terroristi li pagherei
«Due visioni alternative dell’economia e del rapporto uomo-natura si fronteggiano in cagnesco, fino alla militarizzazione del territorio e al sabotaggio eversivo. Così, un presagio cupo ha preso a serpeggiare per la valle: che adesso ci scappi il morto, perché questi meravigliosi panorami alpini, come denuncia il procuratore torinese Gian Carlo Caselli, rischiano di trasformarsi nell’epicentro dell’antagonismo di tutto il continente europeo». Forse, ai sostenitori della Torino-Lione «potrebbe far comodo ridimensionare a controparte irresponsabile quello che è stato indubbiamente un movimento di popolo No Tav, talmente vasto da avere regalato al “Movimento 5 Stelle” percentuali di voto superiori al 40% perfino in comuni moderati come Susa». Parola di Gad Lerner, il primo opinion leader italiano ad aver ospitato la protesta valsusina in televisione, già nel 2005, quando il movimento No-Tav fece esplodere la protesta nonviolenta che costrinse il governo a ritirare il primo progetto della grande opera più controversa d’Europa.
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Mafia, misteri e affari: quelle strane amnesie sulla val Susa
Prendersela coi giornalisti italiani non è cosa di cui si possa andare fieri: prima di tutto perché è come sparare sulla croce rossa, poi perché si è in (assai) cattiva compagnia: da Cicchitto a Bondi alla Santanché ma passando per D’Alema che lo fanno un giorno sì e uno anche, tranne che nei confronti dei loro “biografi quotidiani” profumatamente pagati tramite finanziamento pubblico. Del resto non è colpa mia se in Italia non esistono gli “editori puri”, tranne poche lodevoli e circoscritte situazioni. Né posso farmi carico del percorso che ha portato ad approdi generalmente più confortevoli anche la maggior parte di coloro che nei primi anni aspiravano a dare attraverso il giornalismo il proprio personale contributo alla rivoluzione – che evidentemente ritenevano imminente. Nel caso di questi ultimi, alla perdita dell’indipendenza di giudizio va aggiunta anche una ulteriore tara che appesantisce non poco le loro cronache: il doversi rapportare con persone che per caso o per determinazione sono rimaste per quanto possibile più coerenti verso le idee che un tempo li accomunavano: persone spesso conosciute o addirittura frequentate negli anni della meglio gioventù.
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Strategia della tensione: l’ombra della violenza-fantasma
«Attorno alla Tav ci sono anche vicende torbide: siamo convinti che non tutti gli attacchi di questi mesi siano riconducibili a persone che fanno parte del movimento». Con queste parole è il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, a evocare il pericoloso clima della strategia della tensione, dopo i recenti incendi notturni che a Bussoleno, Salbertrand e Gravere hanno colpito aziende coinvolte nel cantiere di Chiomonte. Tra le “vicende torbide” a cui Durbiano fa riferimento, probabilmente, ci sono anche i 12 attentati incendiari e dinamitardi che già nella seconda metà degli anni ’90 scossero la valle di Susa, rivendicati da strane sigle come “Lupi grigi” che spinsero i media a parlare di “eco-terroristi”. In carcere finirono – e morirono – i due giovani anarchici “Sole e Baleno”, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas, poi riconosciuti estranei agli attentati, sui quali peraltro non è mai stata fatta piena luce. Fantasmi che tornano tristemente d’attualità, nel clima di scontro che oppone i No-Tav e i promotori dell’opera, senza che la politica si sia ancora degnata di spiegare la presunta necessità di realizzare la contestatissima Torino-Lione.
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Tav-Tir, la guerra dei tunnel: val Susa soffocata dalle bugie
È tempo perso inseguire insulti ottusi e accuse illogiche nella speranza che la logica abbia ancora un ruolo. Pervicacemente proviamo lo stesso. Da qualche tempo, tra gli argomenti dei proponenti senza argomenti, è salita alla ribalta la “sudditanza” del movimento NoTav agli interessi della Sitaf (Società Italiana Traforo e Autostrada del Fréjus), perché si scava in santa pace un tunnel a Bardonecchia, mentre è continuamente ostacolato un identico cantiere a Chiomonte – sotto la stessa montagna, dicono. Per prima cosa vediamo, come sempre, qualche dato. Non è vero che sono le stesse montagne: basta guardare una mappa. Una si chiama, appunto, Fréjus e l’altra Massiccio d’Ambin. Se poi si volesse approfondire, i colori diversi di una carta geologica confermerebbero la disuguaglianza delle coperture rocciose al primo sguardo.
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No-Tav: ingoiare l’orgoglio, prima che ci scappi il morto
(Mi vengono pensieri brutti e cattivi. Scrivo per esorcizzarli. E per la consapevolezza che annunciare un fatto grave forse aiuta a evitarlo). La Torino-Lione è ormai una religione, materia di fede incrollabile e indiscussa come ogni culto che si rispetti. Proprio indiscussa, nel senso che si fonda su dogmi dei quali non è ammesso dubitare, pena l’eresia o l’esorcismo: è strategica, la chiede l’Europa, non possiamo fermarci, porterà lavoro. Insomma, Deus vult! O anche: vuolsi così colà dove si puote e più non dimandare. Come un culto barbaro e pagano, ha bisogno di sacrifici per alimentarsi. E di sacrifici umani, non solo economici, ambientali e sociali. Ne ha già pretesi in passato: nella migliore tradizione classica, ha immolato due giovani, un maschio e una femmina. Ma oggi li ha dimenticati e ne reclama altri. Sarà un carabiniere, un finanziere o un poliziotto, questa volta?
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No-Tav “terroristi”: escalation contro la valle di Susa
«Nessuno chiede impunità a prescindere, i reati commessi vanno perseguiti. Ma il rigore nelle contestazioni e il senso delle proporzioni sono parte integrante di un diritto penale garantista e coerente con la Costituzione: discostarsi da questa strada è un pericolo per tutti, anche per questo la val Susa è un caso nazionale». Così Ugo Mattei, Alberto Lucarelli e l’ex magistrato Livio Pepino contestano l’escalation giudiziaria della Procura di Torino, che ha accusato di “terrorismo” i No-Tav sotto inchiesta per i recenti assalti notturni al cantiere di Chiomonte. L’accusa è di “attentato per finalità terroristiche o di eversione dell’ordine democratico” ai sensi dell’articolo 280 del codice penale, che prevede pene fino a vent’anni di carcere. «Un’intollerabile sproporzione tra eventuali reati e repressione», protesta il presidente della Comunità Montana, Sandro Plano. E se Rifondazione Comunista invoca un ricorso alla corte europea di giustizia, attraverso il parlamentare Ivan Della Valle il “Movimento 5 Stelle” preannuncia la richiesta dell’invio alla Procura di Torino degli ispettori ministeriali, «per verificare che gli inquirenti torinesi agiscano nel pieno rispetto della legalità».
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Salvatores: la val Susa in un film, grazie a Ridley Scott
Gabriele Salvatores racconterà la resistenza civile della valle di Susa contro il progetto Tav Torino-Lione. Lo farà attraverso la piattaforma di social-movie “Life in a Day”, grazie all’incarico ricevuto da Ridley Scott: «Mi ha chiesto di scegliere una situazione in grado di rappresentare l’Italia, e ho deciso che il luogo giusto è la valle di Susa». L’annuncio è storico: Salvatores l’ha dato in diretta, il 14 maggio, al pubblico di Avigliana che ha accolto calorosamente il Premio Oscar, impegnato a presentare il suo ultimo film, “Educazione siberiana”. La decisione è maturata nel giro di poche ore, dopo l’incontro coi militanti No-Tav al “presidio” di Vaie. Confessioni a cuore aperto, col regista, sulle sofferenze di un territorio sorretto da una straordinaria mobilitazione popolare, ormai ventennale, contro una grande opera percepita come ingiusta, inutile, pericolosa e finanziariamente sanguinosa per l’Italia. «Questa storia va assolutamente raccontata: me ne incarico personalmente», ha promesso il regista di “Mediterraneo”.
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Foa: la verità del web spiazza i media e gli spin doctor
Era il 2003 – esattamente dieci anni fa – e un grande libro, completamente ignorato dai media, raggiunse in pochi giorni la vetta delle classifiche, senza neppure una recensione sui giornali. “La guerra infinita”, di Giulietto Chiesa, “spiegava” per la prima volta quello che sarebbe successo da lì in poi, a partire dall’occupazione dell’Iraq col falso pretesto delle inesistenti armi nucleari di Saddam. La menzogna elevata a sistema, su scala mondiale, come vera e propria arma di distruzione di massa. Motivazioni elementari: il declino di un impero, messo alle corde dalla penuria energetica e dal boom demografico del pianeta, ma con ancora un vantaggio formidabile: la supremazia tecnologico-militare. Uso della forza reso accettabile soltanto dall’arma vera: la manipolazione sistematica della verità. In un post visitatissimo su “Byoblu”, Marcello Foa denuncia il ruolo-chiave degli spin doctor nel condizionare il sistema dei media, e cita il caso-Grillo: finalmente, un fenomeno di massa che esplode, nonostante la congiura del silenzio organizzata da giornali e televisioni.
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Laura Puppato coi No-Tav, cade il tabù della Torino-Lione
Vent’anni di tenace interdizione, sorretti da una fede incrollabile nell’opzione-zero, riassunta in due parole: No Tav. «Penso che non sia più tempo di spendere nemmeno un euro se non per investimenti all’insegna della ragionevolezza e del buon senso». Lo afferma Laura Puppato, reduce dalle primarie contro Renzi e Bersani. Incredibile ma vero, l’ex sindaco di Montebelluna si prenota il 23 marzo in valle di Susa per la grande manifestazione nazionale contro l’alta velocità, presidiata dai 163 neo-parlamentari grillini. E’ caduto il tabù della Torino-Lione: nonostante Bersani, Fassino e Chiamparino, ora persino nel Pd è possibile rimettere in discussione l’opera pubblica più inutile d’Europa. «Costa moltissimo, non è supportata da stime di traffici in crescita e la popolazione non la vuole», prende atto la senatrice veneta, che si schiera col presidente della Comunità Montana valsusina, Sandro Plano, e un altro illustre “dissidente” del Pd, il sindaco barese Michele Emiliano, non da oggi vicino alla protesta della valle di Susa.
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Nessuna penale se l’Italia rinuncia alla Torino-Lione
Torino-Lione da rottamare, e a costo zero. Non bastava aver ragione – opera inutile, devastante e costosissima – perché ci voleva una poderosa “spallata” politica, quella di Grillo. La scossa è arrivata, e forse la valle di Susa comincia a vedere la luce in fondo al tunnel: l’incubo della maxi-opera più disastrosa d’Europa potrebbe cominciare perdere consistenza, se non proprio a svanire. Lo conferma la grande aspettativa per la manifestazione “storica” del 23 marzo, con in prima fila i 163 parlamentari eletti dal “Movimento 5 Stelle”, in marcia da Bussoleno a Susa insieme al “popolo No-Tav”. Tira brutta aria per Mario Virano, eterno super-commissario governativo per la Torino-Lione: fiutando il peggio all’indomani delle elezioni, Virano prova a mettere le mani avanti sostenendo che, se l’Italia dovesse rinunciare alla linea, dovrebbe pagare una penale di oltre un miliardo e mezzo di euro. Niente, in confronto ai 21 miliardi della super-linea Tav, ma Pro Natura lo smentisce: tesi priva di fondamento, l’Italia non dovrebbe sborsare neppure un euro.
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Val Susa a 5 Stelle, ora il partito No-Tav assedia Torino
Val Susa a 5 stelle: «Avremo percentuali bulgare», aveva avvertito il portavoce No-Tav Alberto Perino, e così è stato. I grillini sono saldamente il primo partito in tutta la valle minacciata dalla Torino-Lione. Il record spetta a Venaus, paese simbolo della storica “resistenza” del 2005: Grillo rimedia addirittura il 58,1% dei voti, nonostante l’8,8 raccolto dal sindaco Nilo Durbiano, capolista al Senato per “Rivoluzione civile”. Va al “Movimento 5 Stelle” anche Avigliana (37,8%), capoluogo produttivo della valle e città natale di Piero Fassino, oltre che dell’ex sindaco Carla Mattioli, espulsa dal Pd per la sua posizione No-Tav e ora candidata alla Camera con Vendola. A gonfie vele anche Bussoleno, altro centro della protesta contro la Torino-Lione, dove Grillo raccoglie il 46,3% e spedisce a Roma, in carrozza, il neo-senatore Marco Scibona. Sempre a Bussoleno, dove Rifondazione è sempre stata fortemente radicata, Ingroia “supera lo sbarramento” raccogliendo il 4,6% dei voti, nonostante la mancata candidatura di Nicoletta Dosio, storica attivista No-Tav.