Archivio del Tag ‘catastrofe’
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Trappola radioattiva: solo il referendum ci salverà
Mentre il Giappone commuove il mondo lottando con la forza della disperazione contro i reattori “impazziti” di Fukushima e l’Unione Europea ormai parla apertamente di «rischio apocalisse», preparandosi a rivedere – e poi archiviare? – l’energia atomica sul vecchio continente, il governo italiano non fa una piega e insiste: vuole le nuove centrali, ripete, anche se in tre anni non è andato oltre i proclami e le stesse Regioni promettono barricate contro i futuri impianti. Una situazione paradossale, in un paese che si è già pronunciato contro l’energia dell’atomo. Ora il nuovo referendum – per bloccare il ritorno al nucleare – è l’ultima speranza: «Non votare sarebbe un suicidio», avverte Adriano Celentano, autore di un accorato appello sul “Corriere della Sera”.
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La peste atomica che continua a minacciare il mondo
Da Chernobyl a Fukushima, ci ricordiamo del terrore nucleare solo quando ci esplode in faccia. Ma il problema è vastissimo e sotterraneo: una piaga mondiale, generalmente silenziata dai media. I numeri fanno spavento: migliaia di esplosioni e test militari, centinaia di centrali atomiche civili, alcune delle quali funestate da decine di incidenti pericolosi. Emergenze a parte, c’è un corollario spettrale: tonnellate di scorie radioattive che non si sa come smaltire, rifiuti atomici finiti in mare, un’infinita gamma di patologie di origine ambientale, tumori e leucemie. Il nucleare è comunque una bomba innescata, anche quando non “impazzisce”. E nel frattempo minaccia il mondo in silenzio, da decenni. Il velo si squarcia solo quando esplode la tragedia, come ora nel Sol Levante.
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Nucleare: l’inutile follia dell’uomo che si crede Dio
Presidenti, capi di governo, ministri, parlamentari, capi delle multinazionali dell’energia, tecnici specializzati, ingegneri, scienziati, direttori di centrali: loro e le loro sicurezze, i loro calcoli, i loro studi, la loro tecnologia, la modernità, le magnifiche sorti e progressive. Eccolo il loro progresso, la loro modernità, i loro calcoli, la loro infallibilità: un mostro fuori controllo che tiene in sospeso ancora una volta il mondo intero. Ma non doveva essere un caso su milioni che si verificassero eventi del genere? Più che un caso su milioni, ormai siamo a casi ciclici e sempre più frequenti. Lo diciamo da sempre, il nucleare a livello mondiale produce così poca energia in percentuale che basterebbero pochi interventi di risparmio energetico per decretarne la fine immediata.
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Ladri di acqua, cibo e petrolio: sta arrivando una catastrofe
Le pallottole ricoperte di zucchero del “libero mercato” stanno uccidendo i nostri figli. L’atto dell’uccidere è orchestrato, con fare distaccato, attraverso il commercio di programmi per il computer nelle Borse Merci di New York e Chicago, dove vengono stabiliti i prezzi mondiali del riso, del frumento e del granturco. Persone di paesi diversi vengono simultaneamente impoverite a causa del meccanismo del mercato mondiale. Una piccola parte di istituzioni finanziarie e società per azioni mondiali ha la capacità di determinare i prezzi degli alimenti base quotati nelle Borse Merci, con ripercussioni dirette sul tenore di vita di milioni di persone in tutto il mondo.
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Latouche: il capitalismo condanna il mondo al suicidio
Anche se a scuola ti insegnano che è stato Colombo a scoprire l’America, nessuno fa caso al fatto che è vero anche il contrario: è stata l’America a scoprire Colombo, facendone le spese. Comunque, non tutto è perduto: ci sono voluti 500 anni, ma poi i nativi hanno riconquistato San Cristobal de Las Casas, dando il via alla rivolta del Chiapas. Che anticipa di poco l’altra data-simbolo, aprile 2001, con la “guerra dell’acqua” di Cochabamba in Bolivia, contro le multinazionali della privatizzazione. Questa è la storia del pianeta, quella che conta, secondo il professor Serge Latouche, il padre della teoria della decrescita. Il mondo ridotto a merce? Guarire è possibile: archiviando il capitalismo, prima che sia troppo tardi.
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Porto Torres, la marea nera è ancora in viaggio
Dove viene smaltito l’olio combustibile che si è riversato in mare dopo l’incidente avvenuto lo scorso gennaio a Porto Torres? E chi risarcirà tutti coloro che hanno una struttura balneare e subiranno in prima persona le conseguenze del disastro ambientale che, inevitabilmente, ha provocato un danno d’immagine a tutta la Sardegna? Sebbene i riflettori dei grandi media non abbiano dato il dovuto risalto alla vicenda e malgrado la sottovalutazione del disastro da parte delle istituzioni, c’è chi si interroga sulle conseguenze della marea nera che ha invaso le acque e le coste sarde, prezioso tesoro del nostro Paese.
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Tav: come ridurre la val Susa a un corridoio di morti
Non vorrei sembrare troppo pessimista ma, secondo me, sulla questione Tav la valle di Susa ha comunque perso. Ha perso se la faranno, poiché all’oligarchia medievale di questa repubblica afghana poco importa la sorte di 80.000 sudditi intubati in un corridoio di morti. Il potere politico ed economico – che sono poi la stessa cosa – sa perfettamente che i soldi non ci sono ma non può più permettersi di rimandare un’opera già lottizzata e divisa tra famiglie di potenti. Che la Tav sia l’opera più inutile e costosa del XXI secolo lo sostengono tutti i più grandi economisti d’Europa, ma non importa: per noi resterà sempre un’“imperdibile occasione di lavoro e di sviluppo per il territorio”.
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Occidente, profitto genocida: siamo peggio di Stalin
Peggio questo materialismo di quello comunista, di gran lunga. Anzi, dal momento che il liberal-liberismo occidentale ha ormai dato luogo a un nuovo tipo di totalitarismo espresso dal “pensiero unico”, ritengo che ormai il paragone tra questo tipo di totalitarismo e, per esempio, lo stalinismo, sia aberrante e obiettivamente offensivo. L’offeso è lo stalinismo, beninteso. La tirannide staliniana nasceva comunque dalla deformazione statalista e centralistica di un desiderio e di un bisogno profondo – e, alla radice, nobile – di giustizia. La tirannide di quello che Jean Ziegler ha definito “l’Impero della Vergogna” nasce dallo sfrenato individualismo e dalla Volontà di Potenza
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L’Onu freni il capitalismo globale, o sarà l’apocalisse
Basta capitalismo. Ma con che cosa lo si sostituisce? Nessuno ha un’idea in testa. Questa è la verità. Non esiste una globalizzazione giuridica, tra l’altro. Questa è a grande differenza con la globalizzazione di tipo medioevale, regolata dalla famosa Lex mercatoria, una legge elaborata dai mercanti, non da un singolo Stato: e per suo mezzo il commercio funzionava. Adesso le grandi imprese lavorano tra di loro. Non c’è più una norma giuridica che ne disciplini i comportamenti: nei confronti della fame nel mondo, dello sfruttamento delle classi più povere, del lavoro minorile, della sicurezza sul lavoro che secondo Tremonti è un lusso. E ovviamente nemmeno nei confronti del pianeta.
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Germania, annuncio-choc: il petrolio sta per finire
Il petrolio sta finendo. Lo rivela il rapporto riservato di un centro studi strategico, collegato alle forze armate tedesche. La relazione risale a luglio, ma è trapelata solo ora grazie al settimanale “Der Spiegel”. Secondo i tedeschi, il temutissimo spettro del “picco del petrolio”, inzialmente atteso per il 2030, sarebbe invece già stato raggiunto: se così fosse, la produzione mondiale di oro nero non potrebbe più crescere e si appresterebbe a crollare rapidamente. Si annuncia un disastro senza precedenti, un’inarrestabile catena di tragedie economiche, politiche, sociali e ambientali. La progressiva riduzione delle scorte aprirebbe uno scenario da incubo, che potrebbe concretizzarsi nello spazio di una generazione.
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Dopo il disastro, sarà Gheddafi a salvare la Bp?
Troppo grande per poter fallire: l’eventuale crollo della Bp, responsabile della catastrofe ecologica per la fuga di petrolio al largo del Golfo del Messico, investirebbe i maggiori istituti di credito mondiali (Goldman Sachs, Morgan Stanley e Jpm) e, a ruota, attraverso forniture e meccanismi di credito, anche società energetiche, compagnie aree, armatori, autolinee e ferrovie. Secondo il sito web d’informazione finanziaria “Zero Hedge”, l’impatto sarebbe così ampio da consigliare – come per Wall Street – il «salvataggio politico» della compagnia petrolifera inglese, aprendola a nuovi partner. Il più importante – e ingombrante? La Libia di Gheddafi.
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Rifkin: basta catastrofi, archiviamo l’era del petrolio
Ora basta. Questa è una delle più gravi catastrofi della storia americana. È inaccettabile continuare a correre rischi simili: bisogna varare un’immediata moratoria sull’estrazione di greggio offshore in tutto il Golfo del Messico. Bisogna sospendere l´attività delle piattaforme di estrazione di petrolio in tutta l’area. È arrivato il momento di scegliere: da una parte c’è la vecchia economia del petrolio, che ormai produce poco benessere e molte catastrofi, dall’altra la terza rivoluzione industriale basata sull´efficienza, sull´innovazione tecnologica, sulle fonti rinnovabili.