Archivio del Tag ‘casta’
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No-Gronda: i genovesi boicottano l’ultima Grande Opera
Gronda? No, grazie. Genova non vuole la super-tangenziale da 5 miliardi di euro: costosa, devastante, inutile. Come la valle di Susa contro la Torino-Lione, ora anche il capoluogo ligure rifiuta la grande opera. Lo fa nel modo più esplicito: boicottando il Comune, che aveva organizzato una consultazione popolare per eleggere i rappresentanti di un Osservatorio sulla Gronda. Risultato: umiliazione. Su oltre 68.000 aventi diritto, solo 562 abitanti hanno votato, nonostante l’impegno del sindaco Pd, Marta Vincenzi. Alle urne, meno dell’1% della popolazione interessata. Uno smacco. E un verdetto chiaro: la popolazione di Genova vede la nuova autostrada come uno spreco di soldi pubblici, a totale vantaggio delle banche e di un piccolo gruppo di potere.
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Studenti senza futuro? Dai ragazzi uno schiaffo alla Casta
Finisce in prima pagina sul New York Times la clamorosa protesta degli studenti italiani contro la riforma Gelmini: sull’edizione cartacea del quotidiano newyorkese, lo scatto di Giorgio Benvenuti dell’Ansa alla stazione di Bologna, in primo piano uno studente che sferra un calcio contro gli scudi degli agenti antisommossa. «La protesta degli studenti è la prima buona notizia in Italia da tanto tempo», commenta Curzio Maltese di “Repubblica” il 1° dicembre dallo studio di “Exit”, su La7. «E’ un grido di chi chiede di aver diritto al futuro, da parte della prima generazione consapevole che godrà di minori opportunità rispetto a quelle dei loro genitori».
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Grandi opere inutili: il forziere della Casta, Pd incluso
Le grandi opere? Una truffa, per finanziare sottobanco la politica attraverso l’apertura di cantieri spesso inutili, e che non si chiuderanno mai. Parola di Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano. Strade e ferrovie: dopo la celebre lavagna presentata da Berlusconi a “Porta a Porta” con 19 “opere prioritarie”, il numero delle nuove infrastrutture è arrivato a 184 nuove voci, costosissime e per nulla prioritarie, ma sostenute anche dal centrosinistra. Nel mondo sviluppato questi elenchi si chiamano “shopping list”, per distinguerli dai piani razionali di investimento, ma in Italia manca del tutto una valutazione preliminare sulla loro utilità reale. L’importante è spendere, poi si vedrà.
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Grillo: attenti, un operaio incazzato vi entrerà in salotto
«Per 54 secondi», giovedì 23 settembre in prima serata su RaiDue, «la realtà ha fatto irruzione ad Annozero». Dal suo blog, Beppe Grillo commenta così il clamoroso sfogo, sullo schermo, di un operaio di Pomigliano che sta per perdere il posto di lavoro: secondo Grillo, quel giovane lavoratore dal microfono di Sandro Ruotolo «ha fotografato il Paese», scattando «un’istantanea di disperazione». Urla, esasperato: «E’ ora di finirla, state mangiando coi nostri soldi da quarant’anni. Qui si perde il posto di lavoro, e voi passate il tempo a discutere della casa di Montecarlo? Ma quale cazzo di casa! Ho 36 anni, ci avete già rimesso 100 miliardi di debiti. I miei figli hanno i vostri debiti».
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L’Unità: primarie di quartiere, scegliamo noi i candidati
«Scegliamo noi, scegliete voi chi volete in Parlamento: non lasciate che siano i partiti a imporre i candidati». Sono già 22.000 le adesioni all’appello di Concita De Gregorio, direttrice de “L’Unità”, che chiede che siano gli elettori – attraverso consultazioni primarie in ogni collegio – a neutralizzare la “legge porcata” e impedire che i parlamentari siano “nominati” dai vertici della politica. Democrazia dal basso, per costringere le nomenklature a prenderne atto e accettare i candidati più gettonati: un modo per convincere milioni di delusi a non disertare più le urne. Tra i primi sostenitori illustri dell’appello si segnalano Ottavia Piccolo, Fabrizio Gifuni, Nicola Piovani, Dario Fo, Simona Marchini e Sergio Staino.
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Primarie di collegio: candidati scelti dagli elettori
Se proprio si tornerà al voto, e con l’attuale “legge porcata”, senza preferenze e coi candidati imposti dalle segreterie di partito, un modo per rimediare c’è: basta organizzare “primarie di collegio”, sondaggi di gradimento con valore di test, selezionando i potenziali candidati in base all’effettivo consenso riscosso sul territorio. Sarebbero “primarie” vere, perfette per una promozione democratica, dal basso, dei candidati più meritevoli: un modo per dribblare il potere delle nomenklature e restituire ai cittadini la possibilità di un voto convinto, capace di rinnovare finalmente l’esausto parterre del centro-sinistra italiano.
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Grillo avverte la Casta: farete i conti con noi anche a Roma
«Il “Movimento 5 Stelle” si presenterà alle elezioni politiche, che siano ora o nel 2013, e alle elezioni comunali del 2011 che riguardano molti capoluoghi di provincia come Milano, Torino, Bologna e Genova». L’annuncio, non del tutto inatteso e comunque clamoroso, arriva direttamente da Beppe Grillo attraverso il suo blog: sarà la crisi economica, in autunno, a far deragliare il governo Berlusconi, quando saranno esauriti gli ammortizzatori sociali. Si annuncia un salto nel buio. Il rimedio provvisorio? Un governo tecnico di larghe intese, ammette Grillo, per votare il più tardi possibile e con una nuova legge, più democratica. Ma se la situazione dovesse precipitare, avverte, i “grillini” sono già pronti a sfidare lo sbarramento del 4% per varcare la soglia del Parlamento.
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Legge-bavaglio: paura del popolo e della libertà
«Soltanto un potere impaurito poteva decidere di proteggere se stesso con una legge che ostacola la libertà delle inchieste contro la criminalità, riduce la libertà di stampa e limita soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati». Ezio Mauro, direttore di “Repubblica”, ribadisce la missione della campagna che ha accomunato le maggiori testate giornalistiche italiane contro la legge anti-intercettazioni che il governo si sta preparando a far convalidare con un voto “blindato”, dopo le migliorie pretese dai finiani. Aggiustamenti che però non bastano, secondo la stampa italiana, a garantire il diritto democratico all’informazione.
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Stop intercettazioni, la casta disarma giudici e giornali
La commissione Giustizia del Senato ha approvato a maggioranza gli emendamenti del governo al disegno di legge sulle intercettazioni. Sono previste limitazioni inaccettabili ai poteri dell’autorità giudiziaria, una cappa plumbea di silenzio nei confronti delle indagini penali in corso. Inoltre, sanzioni severe per i giornalisti che contravvengono al nuovo regime e, soprattutto, per gli editori che consentono le pubblicazioni illegittime. Una disciplina che lascia stupefatti e che, se dovesse diventare davvero legge dello Stato, cambierebbe il volto delle indagini penali e di parte dell’informazione nel Paese.
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Addio casta, liberiamo la politica dal virus del denaro
Il denaro è il più potente infestante creato dall’uomo. Contagioso più della peste, corrosivo più dell’acido muriatico, devastante più della sifilide. Non esiste una modica quantità di denaro. Soldo chiama soldo. Il denaro in politica è il contrario della politica. Per osmosi la politica diventa denaro, i Comuni società per azioni, i partiti comitati di affari. L’obiezione più scontata è che per fare politica ci vogliono i soldi. Il famoso costo della politica. Chi vuole fare politica se la paghi, se vuole dei contributi li chieda ai cittadini. Se verrà eletto deve essere retribuito correttamente per la funzione sociale che svolgerà, se ha un impiego gli deve essere conservato.
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Ferrero: referendum, per annullare le leggi-vergogna
«Mentre l’Italia affonda, il premier pensa solo a se stesso». Duecentomila persone in piazza del Popolo a Roma il 13 marzo per dire no al governo, puntando tutto sul test delle regionali, grande sondaggio anti-Berlusconi. Regole calpestate, leggi ad personam, giustizia, scuola, lavoro, nucleare, informazione. «E’ ora di cambiare l’agenda del paese», avverte dal palco il leader Pd, Pierluigi Bersani. E da Paolo Ferrero della Federazione della Sinistra arriva una proposta precisa per sancire la ritrovata unità del centrosinistra: nuovi referendum, per annullare tutte le «leggi vergogna» degli ultimi anni.
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Maggiani: addio Pd, rinuncio a votare alle regionali
L’altra mattina ho ricevuto la telefonata di un candidato alle prossime elezioni regionali che mi ha chiesto se gli facevo la cortesia di dichiarare pubblicamente la mia intenzione di voto a suo favore. Ho risposto che no, grazie, e il richiedente si è proclamato sinceramente addolorato per il mio diniego. La sincerità del suo addoloramento mi ha colpito. Quell’uomo è una brava persona, come amministratore so che si è comportato correttamente e so anche che gode di un certo seguito tra i suoi potenziali elettori. Se decidessi mai di andare a votare per il governo regionale, è probabile che nel segreto dell’urna darei a lui la mia preferenza