Archivio del Tag ‘carabinieri’
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Stefano Cucchi: in Italia non si può morire così
Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice. Deve essere semplice. Perché uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici. Perché verità e legalità devono essere “uguali per tutti”, come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una “terra di mezzo” in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l’indifendibile
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Intercettazioni, Ingroia: chi ha paura della verità
Le intercettazioni sono decisive per la lotta alla mafia: senza di esse, le prove sarebbero spesso soltanto indiziarie, affidate alle sole rivelazioni dei pentiti. La mafia le teme, perché sa che proprio dalle intercettazioni sono nate le vittorie dell’antimafia, e non solo. Alcuni “misteri” italiani, tra cui l’assassinio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, potrebbero essere risolti grazie alla rilettura di registrazioni. Lo afferma da Palermo il procuratore aggiunto antimafia Antonio Ingroia, autore di un lungo intervento su “Il Fatto Quotidiano” che ricostruisce il ruolo strategico delle intercettazioni nella lotta al crimine in Italia.
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Morto dopo l’arresto, la famiglia lo rivede solo all’obitorio
Diteci come è morto Stefano Cucchi. L’ex magistrato Felice Casson, ora senatore Pd, chiede di conoscere la verità sullo strano decesso del giovane romano, arrestato dai carabinieri a metà ottobre per il possesso di pochi grammi di droga. Si teme che il ragazzo sia morto in seguito alle percosse subite dopo l’arresto. Il decesso è avvenuto il 23 ottobre nel reparto penitenziario dell’ospedale Pertini di Roma, dove era stato trasferito dopo una breve detenzione a Regina Coeli. «Il ragazzo soffriva di epilessia: per il reato contestato non era necessaria la cercerazione», protesta Andrea Alzetta, capogruppo de “La Sinistra – L’Arcobaleno” al Comune di Roma.
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Polizia in piazza: macché ronde, dateci uomini e mezzi
Che cosa c’è dietro i pacchetti sicurezza e la strategia della paura? Il nulla. Oltre le parole, le ronde e l’annunciato uso dell’esercito nelle strade, c’è una realtà di spaventosa mancanza di mezzi. Nel vero senso della parola: auto ferme con il serbatoio vuoto, o comunque insufficienti a coprire il servizio. Uffici sommersi dalle pratiche, stipendi all’osso e il personale in taglio permanente. «La politica della sicurezza del governo è questa». Così, almeno, le accuse dei sindacati di polizia che il 28 ottobre sono scesi in piazza a Roma per segnalare il crescente disagio degli agenti.
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Berlusconi-Marrazzo, il fair play del premier-editore
Che il capo del governo sia venuto in possesso di un video contro Marrazzo non in quanto capo del governo ma nelle vesti di proprietario di un’impresa di comunicazione è qualcosa di cui sembra non essersi accorto nessuno. Nemmeno i suoi oppositori. Avete forse letto una sola dichiarazione indignata o almeno stupita? Commentavo con tre amici di sinistra la telefonata in cui Berlusconi avverte il governatore del Lazio di un filmato che lo riguarda, dopo averne avuto notizia dai dirigenti della Mondadori ai quali era stato proposto.
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Marrazzo e le primarie Pd, non può essere solo sfortuna
Di sicuro non se la immaginavano così, questa fredda domenica delle primarie. E certo non alla fine di un percorso interminabile e già costellato – qua e là – di «incidenti» più che imbarazzanti. Non potevano supporre che il colpo finale fosse quello che trovano stampato proprio oggi sulla prima pagina di ogni quotidiano. Magari titoli del tipo «Ricatti e trans, Marrazzo si dimette»: il primo tra i governatori del Pd – per l’importanza della Regione che amministra – costretto, insomma, a gettare la spugna per una storia di “vizi privati”, ricatti non denunciati, carabinieri arrestati e zone d’ombra ancora tutte da rischiarare.
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Borsellino, strage annunciata: ora la verità sui mandanti
Chi uccise, davvero, il giudice Paolo Borsellino nella strage di via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992? «Se si riuscirà ad arrivare alla verità sarà il primo caso in Italia in cui saranno identificati i mandanti esterni di una strage». Così risponde a “Libera informazione” il giornalista Maurizio Torrealta , già collaboratore di Michele Santoro e ora caporedattore di RaiNews 24, autore nel 2002 del libro “La Trattativa” (Editori Riuniti). Malgrado il silenzio assordante della politica, ormai sappiamo che la trattativa segreta tra mafia e Stato era stata avviata, dice Torrealta, che rivela che le stragi erano state regolarmente annunciate.
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Stato-mafia, il caso Borsellino e tutte quelle coincidenze
Le date sono importanti. Proviamo a fare un breve riepilogo dei fatti che sono stati finora accertati su quei due anni di stragi e di trattative, poi i magistrati decideranno se ci sono pure dei reati e chi li ha commessi. Si parte dal 30 gennaio del ’92. Prima di Mani Pulite, la Cassazione conferma a sorpresa le condanne del maxi-processo per i boss di Cosa Nostra. Riina fa subito ammazzare Salvo Lima e Ignazio Salvo, fedelissimi di Andreotti in Sicilia. Avevano promesso l’assoluzione e non hanno mantenuto, oppure questa è una coincidenza?
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Trattativa segreta Stato-mafia, Borsellino sapeva
Paolo Borsellino sapeva della trattativa tra mafia e Stato per metter fine alle stragi. Ne venne a conoscenza pochi giorni prima di essere a sua volta assassinato. Lo ha rivelato l’8 ottobre ad “Annozero”, il magazine di Michele Santoro su RaiTre, l’ex ministro della giustizia Claudio Martelli. Secondo Martelli, l’allora direttrice degli Affari Penali, Liliana Ferraro, principale collaboratrice di Giovanni Falcone, fu informata della possibile apertura della trattativa dal capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. La Ferraro lo invitò a riferire la notizia a Borsellino e lei stessa avvertì il giudice.
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Maggiani: non fu Mike a insegnarci l’italiano
Ieri mattina alle dieci in punto il Paese si è fermato, raccolto in un afflato unisono di commozione e rispetto, come solo accade quando è chiamato a considerare la perdita di un grande bene comune, la tragedia di se stesso riflessa nella tragedia di un lutto. Ieri mattina alle dieci, il Paese ha dato il suo addio a Mike Bongiorno, l’immortale genio della televisione a scopo di lucro, creatore del quiz a premi in lingua italiana, antesignano della formula dello show musicale con ospiti, maestro e mentore di tre generazioni di concorrenti alla Ruota della Fortuna.
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L’uomo del mistero dietro le stragi italiane
Esponente di Avanguardia nazionale, protetto da magistrati e servizi segreti, sospettato (e prosciolto) per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, 29 anni fa. Protagonista della prima trattativa tra Stato e mafia nel 1992, informatore dei carabinieri e autore di omicidi come quello di Alceste Campanile (ma non fa un giorno di carcere per prescrizione). Assolto per un altro omicidio che solo poi ha confessato. Insomma, a Paolo Bellini è andata molto bene nella vita: è entrato e uscito da molti “misteri d’Italia” con la facilità di uno che entra nella porta girevole di un hotel.
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Ferrero: ronde xenofobe, pericolose e illegittime
Lo scontro che si è avuto fra sedicenti ronde para-fasciste a tutela della sicurezza e le contro-ronde antifasciste è il prodotto delle scelte sciagurate assunte dal governo Berlusconi, scelte che stanno alimentando in tutto il nostro Paese spinte xenofobe e razziste, ispirate alla logica della “giustizia fai da te”, logica che alimenta reazioni e violenze. I rischi per la democrazia che derivano da simili provvedimenti sono sotto gli occhi di tutti. Con questo provvedimento non si risolvono i problemi della sicurezza, anzi li si aggrava rendendo ancora più difficile da svolgere il ruolo delle forze dell’ordine, che a questo punto sono e saranno sempre più chiamate a “vigilare sui vigilantes”!