Archivio del Tag ‘business’
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Armi alla Libia: l’Italia è il primo fornitore europeo
Caccia, elicotteri, sistemi missilistici. E’ il made in Italy destinato al regime di Gheddafi: l’Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti per il Colonnello. Secondo l’Unione Europea, nel biennio 2008-2009 l’Italia ha autorizzato le proprie aziende all’invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro, vale a dire più di un terzo di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Ue (quasi 600 milioni di euro). Dopo l’Italia, nella “classifica” degli esportatori di armi verso la Libia figurano la Francia (143 milioni di euro), la piccola Malta (quasi 80 milioni), la Germania (57), il Regno Unito (53) e il Portogallo (21). Anche questo – oltre al timore per i connazionali intrappolati dalla rivolta e per il futuro dei pozzi di petrolio – spiega la lunga prudenza delle diplomazie nella crisi libica.
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Missili, miliardi e tumori: il noir della Sardegna radioattiva
I ragazzi di Mama Sabot, gli scrittori e i giornalisti che hanno intrapreso l’inchiesta sul poligono militare di Perdas de Fogu, dalla quale con Massimo Carlotto hanno prodotto l’omonimo romanzo noir mediterraneo, stanno girando la Sardegna e l’Italia per parlare alla gente di questa questione spaventosa che viene regolarmente ignorata dai media locali. Il collettivo sardo sta dando prova di come la letteratura può profondere nella società un grande impegno di rilevanza essenziale. Le loro conferenze sono diventate l’epicentro dei gruppi di azione contro le installazioni militari in tutta Italia. La lettura del romanzo è duplice, gli intenti narrativi nascono da un meticoloso lavoro di inchiesta che parte dalle contorsioni istituzionali, passa per gli interessi della Nato e arriva sino al cuore della Sardegna, che si svela sporco, velenoso e radioattivo.
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Miliardi e stragi: Wikileaks, i mercenari e la Monsanto
Torture, omicidi, stragi di civili. Dall’Iraq all’Afghanistan, affiora anche sui grandi media – grazie alle rivelazioni di Wikileaks, il sito di intelligence di Julian Assange – la verità nascosta sulla “guerra infinita”, i conflitti “asimmetrici” degli ultimi anni, spesso presentati come missioni di pace. Ultime notizie: fino al 2009 in Iraq sono morte oltre 109.000 persone, di cui 66.000 civili, centinaia dei quali sono stati uccisi ai checkpoint dell’esercito americano. Le imbarazzanti informazioni che filtrano da Wilikeaks si saldano con le nuove voci sui retroscena della macchina bellica: strani collegamenti con Al-Quaeda e operazioni sporche affidate ai mercenari della Blackwater, società che qualcuno collega alla multinazionale Monsanto, sostenuta anche da Bill Gates.
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Emergenza rifiuti? Un trucco: l’inceneritore ringrazia
Emergenza rifiuti: un giallo? Ma no, nessun enigma. Qualcuno, semplicemente, interrompe il ritiro della spazzatura per incepparne lo smaltimento. Obiettivo vero: scoraggiare la raccolta differenziata, a tutto vantaggio degli inceneritori. La concorrenza fra riciclaggio ecologico e incenerimento spiega le crisi-rifiuti che si succedono, non solo a Napoli. «Se teniamo al 40 per cento la soglia da raggiungere per la differenziata, la termovalorizzazione non la faremo mai», protesta il ras abruzzese dei rifiuti, che chiede alla Regione – secondo l’intercettazione pubblicata da “Repubblica” il 23 settembre – di «abbassare la quota della differenziata».
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Distruggere e ricostruire: il vero business della guerra
La chiamano “aid industry”. Sono gli aiuti umanitari delle nazioni ricche a quelle povere, pari a 130 miliardi di euro all’anno. Una montagna di soldi che si dovrebbe tradurre in cibo, ponti, strade, edifici,scuole, ospedali. In principio un’ottima cosa, in pratica un po’ meno, per le promesse di spesa non mantenute, per i risultati, per la mancanza di coordinamento internazionale. Se si scorre la classifica dei Paesi che ricevono gli aiuti, il primo è l’Iraq con 9,9 miliardi di dollari all’anno, segue l’Afghanistan con 4,9 miliardi, l’Etiopia con 3,3, la Palestina e il Vietnam con 2,6. Iraq e Afghanistan sono stati distrutti dalle nazioni donatrici guidate dagli Stati Uniti.
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Cricca economy: disastri e business, da Haiti all’Aquila
«La maggior parte delle scuole di New Orleans è in rovina, come le case dei bambini che le frequentavano. Questa è una tragedia, ma è anche un’opportunità», scrive sul Wall Street Journal l’economista Milton Friedman il 9 settembre 2005, pochi giorni dopo le devastazioni dell’uragano Katrina, 1.800 vittime. Steve Quinn, analista finanziario della Hulliburton che gestisce gli appalti dell’occupazione a Baghdad, il 22 novembre 2006 afferma: «L’Iraq è stato meglio del previsto», riferendosi all’andamento di ottobre, buoni affari e 3.709 civili uccisi. Mors tua, vita mea: «Mica c’è un terremoto al giorno», ridevano gli sciacalli “festeggiando” il terremoto dell’Aquila nel 2009.
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Maggiani: portaerei Cavour, misericordia all’italiana
Finito il doloroso compito della ricerca dei nostri connazionali dispersi e dell’assistenza ai superstiti, il nostro Paese si concentra ora sul popolo di Haiti, e la portaerei Cavour, ammiraglia e vanto della nostra flotta, ha salpato le ancore carica dimateriali e uomini alla volta dell’isola caraibica. Nessun altro Paese ha fatto così tanto; gli Stati Uniti hanno mandato molto ma non la corazzata Missouri, la Francia non la portaerei Richelieu, la Federazione Russa non un solo sommergibile nucleare della classe Yurij Dolgorukij.
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Il sistema Rosarno: gli schiavi fruttano milioni alle cosche
Sei milioni di euro in due anni: questo il fatturato del “sistema Rosarno”, basato sullo sfruttamento dei nuovi schiavi. «E’ la dimostrazione del salto di qualità della ‘Ndrangheta, che vent’anni or sono sbarcava coi gommoni i curdi sans-papiers sulle spiagge di Africo, da dove aveva fatto fuggire gli operatori Valtour, perché le coste servivano alle ‘Ndrine per alimentare il traffico di esseri umani disperati; ora dispongono di colletti bianchi efficientissimi che predispongono contratti per i loro braccianti irregolari, che sbarcheranno a Malpensa e Fiumicino».
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Etiopia, il business italiano delle maxi-dighe difettose
Gioiello idroelettrico made in Italy, è crollato a due settimane esatte dall’inaugurazione, avvenuta il 13 gennaio alla presenza del ministro degli esteri Franco Frattini. Si tratta del Gilgel Gibe II, il tunnel di 26 chilometri costruito per generare energia sfruttando la differenza di altitudine fra il bacino della Gilgel Gibe I e il fiume Gibe. Il cuore naturale dell’Etiopia, lungo la valle del fiume Omo, è un paradiso che sta per sparire, ingoiato da grandi interessi: dietro a questo misero flop, infatti, c’è un intreccio di business a nove cifre, sostenuto negli ultimi 15 anni da Etiopia, Italia ed Europa.
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Polonia, il ministro: il vaccino anti-influenza è una truffa
In un intervento al parlamento polacco, il ministro della sanità Ewa Kopacz ha definito ieri il vaccino contro l’influenza H1N1 una vera e propria “truffa” ordita ai danni dei cittadini da parte delle case farmaceutiche che lo producono e dei governi che lo hanno acquistato e lo stanno distribuendo, ben sapendo di fare solamente gli interessi di Big Pharma e non quelli della collettività. Il ministro sollevato dubbi sugli accordi che i vari governi hanno stipulato con i produttori dei farmaci, domandandosi quale sia il dovere di un ministro della sanità: tutelare gli interessi dei cittadini o quelli delle industrie farmaceutiche?
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Rumiz: silenzio sull’acqua, super-business per far cassa
«La storia dell’umanità lo dice chiaro. Chi governa l’acqua, comanda. Le prime forme di compartecipazione democratica dal basso sono nate in Italia attorno all’uso delle sorgenti». Lo scontro dunque non è tra pubblico e privato, ma tra controllo delle risorse dal basso e delega totale dei servizi, con conseguente, lucroso monopolio di alcuni. «Oggi potremmo dover rinunciare a un pezzo della nostra sovranità», scrive Paolo Rumiz su “Repubblica” il 18 novembre, data d’inizio della discussione alla Camera del decreto Ronchi che sancisce la privatizzazione delle risorse idriche, affidate alle aziende multi-utility.
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Acqua privata, costi alle stelle e servizi peggiorati
Al via in Parlamento la battaglia contro l’acqua privata: ambientalisti e associazioni dei consumatori denunciano i rischi di ulteriori aumenti delle tariffe (più 30% tra il 2002 e il 2008) e il peggioramento dei servizi, che nel decennio 1990-2000 ha registrato un calo degli investimenti del 70%. Ad approdare alla Camera è il decreto legge sugli obblighi comunitari, che contiene all’articolo 15 la privatizzazione della gestione dell’acqua: il servizio idrico potrà essere affidato a un privato tramite gara pubblica o in via straordinaria senza gara ma col parere dell’Antitrust.