Archivio del Tag ‘bilancio’
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Denaro, sudditi e sovrani: decide tutto una lobby criminale
Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, durante la recente presentazione a Napoli del suo nuovo libro “La Repubblica delle stragi impunite”, ha affermato: «Il Gruppo Bilderberg è uno dei responsabili della strategia della tensione, e quindi anche delle stragi». Imposimato riferisce di aver trovato per la prima volta menzione della parola Bilderberg nelle carte delle indagini del giudice Emilio Alessandrini, che «venne assassinato durante gli anni di piombo da un “commando” del gruppo terroristico Prima Linea». Tra gli italiani componenti del Gruppo Bildenberg e della Trilateral Commission compaiano Mario Monti, ex presidente del Consiglio, John Elkann, presidente del gruppo Fiat, Pier Francesco Guarguaglini, ex presidente di Finmeccanica, Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, ed Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico e attuale presidente del Consiglio.
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Noi, docili cretini cerebrolesi: avvelenati da cibo e farmaci
Avvelenati per decenni dal cibo e dai farmaci, per costruire una società di automi. E’ la tesi di Roberto Marocchesi, basata su ricerche che studiano gli effetti neurologici dell’assunzione di sostanze chimiche contenute negli alimenti e nei medicinali. «Ci sono più di cinquemila specie di mammiferi sul pianeta, ma solo una di loro è “pazza”»: solo l’homo sapiens «volutamente avvelena pure i suoi figli, iniettando tossine e sostanze chimiche neurolesive nella maggior parte dei membri della specie». Mammiferi, uccelli, rettili e insetti hanno almeno cinque caratteristiche in comune: nessuno di loro mangia alimenti trasformati, assume farmaci, contamina la prole con vaccini tossici tenuti insieme da prodotti chimici nascosti, pratica l’agricoltura meccanizzata chimica e la monocoltura. E nessuno di loro, ovviamente, filtra la realtà in modo artificiale attraverso la Tv o Internet. L’uomo, invece, «la specie più folle del pianeta», s’impegna abitualmente in tutte e cinque queste cose, «avvelenando il corpo, la mente e i propri figli con metalli pesanti, pesticidi, mercurio, conservanti, farmaci che alterano la mente, solventi chimici, Ogm e deliri di programmazione mentale».
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Lordon: la moneta salva-Europa che la sinistra non vuole
La sinistra europea è direttamente responsabile del crimine contro la democrazia chiamato Eurozona, organizzato per conto delle élite che avevano un unico obiettivo: far sparire la sovranità popolare dal vecchio continente, precipitandolo in una crisi inaudita, in cui il lavoro scarseggia e i diritti diventano un lontano ricordo. E’ la conclusione cui perviene l’economista francese Frédéric Lordon, che indica una via d’uscita possibile: al posto dell’attuale “moneta unica”, per superare la crisi servirebbe una “moneta comune” europea, governata in modo sovrano dalle banche centrali nazionali e non convertibile all’esterno se non attraverso «una nuova Bce», che non avrebbe più potere in materia di politica monetaria, ma fungerebbe solo da “ufficio cambi” per le transazioni internazionali tra le nuove “euro-monete” e le altre valute mondiali, come il dollaro.
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Così Obama disonora la memoria di Martin Luther King
Le differenze tra Martin Luther King e Barack Obama non potrebbero essere più evidenti: «L’unica cosa che hanno in comune è il colore della pelle», sentenzia Tony Cartalucci, anche se «i canali d’informazione occidentali sono riusciti a tracciare delle linee di congiunzione tra queste due figure diametralmente opposte». Con la sua apparizione al Memoriale di Lincoln, secondo l’Associated Press l’attuale presidente Usa «era certo di rappresentare la realizzazione del sogno di centinaia di migliaia di persone che manifestarono lì nel lontano 1963», perché Obama «incarna il sogno e la lotta di King». Solo perché è nero, obietta Cartalucci, «o perché interpreta davvero quegli ideali di giustizia, uguaglianza e pace per cui Martin Luther King Jr. si è battuto durante tutta la sua vita e per i quali è morto?». Risposta: «Non esiste modo peggiore di offendere la memoria di Martin Luther King di quello di paragonarlo al presidente Obama, servo di un meccanismo che produce le più gravi disuguaglianze e ingiustizie sulla Terra, alimentato proprio da quegli “interessi corporativi” tanto avversati da King in tutta la sua vita e a causa dei quali probabilmente fu ucciso».
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La minaccia che spaventa gli outsider, da Grillo a Crocetta
Per i prossimi due anni pare che ci sia un copione già scritto. Nel 2015, settantennale della liberazione dell’Europa dal nazismo, gli Usa arriveranno nuovamente a “liberare” l’Europa dall’attuale oppressione tedesca, grazie all’instaurazione del Ttip, il mercato transatlantico o “Nato economica”, che comporterà probabilmente un aggancio delle valute europee al dollaro. In un certo senso è vero che la storia si ripete, poiché, dopo la caduta del Muro di Berlino, la Germania del cancelliere Helmut Kohl effettivamente riprese il sogno hitleriano – illustrato nel “Mein Kampf” – di un sub-imperialismo tedesco in Europa dell’Est all’ombra del super-imperialismo anglosassone. Ma è destino dei sub-imperialismi subire cicliche umiliazioni da parte della razza superiore.
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Si fingono poveri: funziona, per tener buono il popolo
Un Papa italo-argentino che rinuncia ai paramenti d’oro e un principe inglese che vuole che i primi vagiti del figlio vengano emessi in una casa borghese: gesti che, amplificati opportunamente dai media, portano acqua alla stasi sociale. «L’imbonitore mediatico è all’opera nella sua funzione di servizio d’ordine mentale», ed è «più efficace di un corpo d’armata per tenere a bada le rivendicazioni di giustizia e eguaglianza sociale», accusa Maria Mantello. Buonismo di facciata, «per rimuovere finanche le legittime aspirazioni di promozione sociale». Così, «la vittoria del turbo-capitalismo sembra piena, e va a braccetto con la religione che dei poveri fa gli eletti per il regno dei cieli». E i ricchi sempre più ricchi? «Per il momento si accontentano di recitare la parte dei poveri».
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Euro-rigore ad ogni costo: ora si prepara anche l’esercito
L’Italia sta per subire uno choc socio-economico così forte da provocare disordini e rivolte: la profezia che Gianroberto Casaleggio ha affidato a Gianluigi Nuzzi è così realistica che se ne starebbe occupando persino l’esercito, nell’eventualità di dover rinforzare l’ordine pubblico in previsione di sommosse, provocate dal regime europeo dell’austerity. Lo sostengono Eugenio Orso e Anatolio Anatoli, che nel loro blog analizzano la recentissima “Direttiva ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013” emanata dal ministero della difesa, retto dall’ex Pdl Mario Mauro, ora montiano. L’aspetto sconcertante, osservano i due analisti, riguarda l’impegno diretto delle forze armate verso obiettivi non propriamente militari: e cioè il rispetto assoluto dei trattati europei dell’austerity a cominciare dalla intangibilità dell’Eurozona, condizioni che vengono elevate al rango di elementi-chiave per la sicurezza nazionale.
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Cremaschi: l’Italia verso la catastrofe, grazie al Quirinale
Il 23 giugno del 2011 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un indirizzo all’assemblea della Confcommercio, poneva come priorità la riduzione del debito pubblico e a tal fine la rigorosa applicazione dei vincoli europei. Allora il debito era pari a circa il 120% del Pil. Dopo due anni di politiche di austerità in applicazione dei vincoli europei, attuate da governi promossi e sostenuti dal presidente della Repubblica, il debito pubblico è al 130% del Pil, quasi 150 miliardi in più. Questo dato è accompagnato da un milione e mezzo di disoccupati in più, dal calo brutale dei redditi e dei consumi, da una crisi che non accenna minimamente a finire, contrariamente alle chiacchiere di Visco e Saccomanni. La stessa caduta dello spread e degli interessi perde effetto di fronte alla crescita complessiva del debito. Unico dato positivo la Borsa, dove la speculazione ha fatto plusvalenze del 30%, nonostante la caduta della economia reale, creando così le premesse per una nuova bolla pronta ad esplodere.
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Canfora: governati da lontano, come i satelliti dell’Urss
L’Italia di oggi è governata da lontano. Non abbiamo una politica estera nostra, non abbiamo il potere di decidere sui destini della nostra economia, non possiamo neanche decidere il bilancio dello Stato perché esso è stato già stabilito quando Monti ha firmato quegli impegni all’inizio del suo governo. Si potrebbe dire che siamo un paese a sovranità controllata, come si diceva dei paesi-satellite dell’Urss ai tempi di Breznev. Solo che in quel caso si trattava di un’élite sclerotizzata, quasi monumentalizzata, immobile. Le nostre élite sono più duttili. Nel caso italiano, tuttavia, c’è una contraddizione latente tra le potenzialità, anche economiche e tecnologiche, del nostro paese, e la condizione di minorità politica alla quale siamo ridotti. Il governo Letta? È il tappabuchi di una situazione che deve ancora maturare, e che trascende le persone attualmente al governo.
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Auto, declino e debiti: Torino come Detroit, ma guai a dirlo
Detroit chiama Torino. La capitale americana dell’auto dichiara bancarotta, travolta non tanto dal disavanzo di bilancio, ma dal mostruoso indebitamento consolidato: 20 miliardi verso 100 mila creditori. L’annuncio del fallimento è stato dato dal commissario straordinario Kevyn Orr, nominato pochi mesi fa dallo Stato del Michigan con il compito di salvare in extremis la città da una situazione finanziaria catastrofica. Ma dopo alcuni tentativi di ristrutturazione finanziaria, da un lato persuadendo i creditori a pazientare, dall’altro intavolando con i sindacati una trattativa sul taglio degli stipendi e delle pensioni del pubblico impiego, giovedì scorso ha gettato la spugna. E il governatore Rick Snyder, repubblicano, ha accettato la richiesta di Orr di ammettere Detroit all’articolo 9 della legge fallimentare americana. Secondo Snyder, questa sarebbe l’unica soluzione a un problema che si trascina da 60 anni.
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F-35, spreco criminale: è un insulto all’Italia che agonizza
Ogni famiglia, soprattutto in questo momento di grave crisi economica, sa benissimo che per far quadrare il bilancio familiare si deve dare spazio alle priorità e tagliare le cose superflue e non necessarie. Se una cosa superflua una famiglia non può permettersela, la si elimina, perchè le priorità sono altre. È uno dei principi basilari che ogni genitore conosce benissimo. Principio che governo ed esponenti della maggioranza trasversale, sotto l’egida del presidente della Repubblica, sembrano non conoscere. In questo momento di gravissima crisi economica, mentre moltissimi piccoli artigiani e piccoli commercianti sono sommersi di tasse e non riescono a far fronte alle pretese dello Stato, il governo e la maggioranza Pd, Pdl e “Scelta Civica” pensano di usare decine di miliardi di euro di soldi pubblici per acquistare inutili, difettosi e superflui aerei da guerra. Ma le priorità, come tutti sanno, sono altre. Qualsiasi buon padre di famiglia, trovandosi al governo del paese, avrebbe applicato il principio delle priorità e lo avrebbe fatto perché ama la sua famiglia.
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Euro-tagli, e la Regione finisce nella lotteria delle banche
Privatizzare la finanza pubblica, amputandola del suo potere naturale di spesa. Fino all’estrema aberrazione: la perdita della moneta e delle possibilità di manovra che la sovranità finanziaria consente, facoltà particolarmente preziosa in tempi di crisi. Dallo Stato centrale, letteralmente “disabilitato” dal neoliberismo a partire dal divorzio fra Tesoro e Bankitalia, fino alle sue estreme propaggini territoriali, le Regioni. Costrette anch’esse, per finanziarsi, a ricorrere al mercato finanziario privato, secondo procedure fisiologicamente anomale, dal momento che la “mission” delle banche non è ovviamente il bene pubblico ma il profitto privato. Nella trappola è finito anche il Piemonte, negli ultimi anni di boom del credito a basso costo, prima della grande crisi. Visti i tagli crescenti dei trasferimenti statali, la Regione ha acquisito strumenti finanziari per proteggersi dai rischi e tentare di sfruttare le “opportunità” offerte dai prodotti più “innovativi” delle banche. Salvo poi scoprire che i propri funzionari forse non erano così a loro agio con la lingua madre del business, l’inglese.