Archivio del Tag ‘Berlusconi’
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Massacro sociale: ci siamo, l’Italia precipita verso la Grecia
Meno lavoro, meno diritti, meno futuro. Il bilancio per l’Italia del Rapporto sui diritti globali 2012, pubblicato oggi dall’Associazione Società Informazione e promosso da Arci, Cgil e un gruppo di associazioni, è pessimo. «La prima guerra mondiale della finanza ha provocato l’11 Settembre dello Stato sociale e dei diritti», si legge nel Rapporto. La conferma è nei numeri, che raccontano un Paese in cui povertà e disuguaglianze sono in aumento, mentre le voci principali di spesa sociale, tra il 2008 e il 2011, hanno subito tagli complessivi dell’80%. Una tendenza che si aggraverà nel 2013, spiega il Rapporto, che quest’anno si intitola “La Grecia è vicina”. Al centro delle 1300 pagine di questa decima edizione, non poteva che esserci la crisi. Ma se gli Usa hanno provato a dare qualche impulso alla crescita, l’Europa, denuncia il Rapporto, sarebbe tutta concentrata sullo smantellamento dello Stato sociale e dei diritti acquisiti da lavoratori e pensionati.
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Avviso agli italiani: scordiamoci il centrosinistra, è morto
In fondo dobbiamo ringraziare Monti per aver convocato un vertice di sostegno al governo con Abc. Sarà così ancora più chiaro, anche a coloro che nella sinistra, nei sindacati e nei movimenti non riescono o non vogliono capire, che la maggioranza che governa è quella di Monti, Bersani, Berlusconi e Casini, protetti ed ispirati da Giorgio Napolitano. E sarà altrettanto chiaro che, se si vuole davvero cambiare a favore dei diritti sociali e civili, del lavoro e dei beni comuni, bisogna costruire una alternativa contro questa maggioranza. Il fatto invece che in Italia si parli di liste civiche annesse al centrosinistra – quale? – e di immettere i contenuti del lavoro sempre nello stesso ipotetico schieramento – dove? – aggrava solo le nostre difficoltà.
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Grillo: morti i partiti, salvare l’Italia toccherà a tutti noi
«Ora mi tocca diventare moderato, sennò questi partiti spariscono troppo rapidamente. La liquefazione del sistema è talmente veloce che domani rischiamo di svegliarci e non trovarli più. E poi come si fa? Non siamo pronti a riempire un vuoto così grande». Parola di Beppe Grillo, a colloquio con Marco Travaglio per l’intervista-fiume pubblicata il 13 giugno dal “Fatto Quotidiano”. Secondo gli ultimi sondaggi de “La7”, il Movimento 5 Stelle è attualmente il secondo soggetto politico italiano, davanti al Pdl e a soli 5 punti dal Pd. Questione di mesi, e anche il partito di Bersani potrebbe venir scavalcato dal “sarcastic comedian” di cui si sta occupando tutta la stampa europea. Il prossimo Parlamento? «Me lo sogno pieno di rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti. I nostri di Cinquestelle, i No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari».
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Pucciarelli: ecco perché il Pd non è un partito di sinistra
In Italia esistono tre destre: la destra di Berlusconi, che si traduce nel fare gli interessi di Berlusconi; la destra dei tecnocrati, che si traduce nel fare gli interessi di chi ha di più; e poi il Pd, che si traduce nel fare gli interessi di chi ha di più. Cosa cambia fra tecnocrati e Pd? Che i tecnocrati lo fanno con naturalezza, nel Pd lo si fa con lo zelo tipico di chi vuole emendarsi dalle colpe passate. In questo caso, aver militato in un partito denominato “comunista”. Il dirigente piddino ha perduto (volutamente, pervicacemente) ogni legame col proprio passato alla fondazione del Pd stesso. Con la scusa di disfarsi dei vecchi simboli – ricordate?, tutto quell’armamentario fatto di bandiere rosse, feste dell’Unità, la dizione “di sinistra”, le sezioni trasformate in circoli e così via – ha consentito a se stesso di fare il salto di qualità: abiura totale in cambio del fedele servizio alla Causa. Cioè levarsi dai coglioni il mondo del lavoro per sposare il mondo dei datori di lavoro. Scusate se è poco.
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Brancaccio: e la sinistra sarebbe capace di archiviare l’euro?
Al di là delle rettifiche e delle smentite, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi non stanno affatto scherzando. Le loro ormai numerose esternazioni contro la moneta unica hanno una logica: misurare di volta in volta la dinamica dei consensi intorno alla opzione di un’uscita dell’Italia dalla zona euro. I riscontri in effetti sembrano difficilmente equivocabili: da mesi cresce il numero dei cittadini che guarderebbe con favore l’opzione di un ritorno alla moneta nazionale. Non appare dunque molto tempestiva la presa di posizione dell’economista Giacomo Vaciago e dei vari opinionisti che ancora si ostinano a liquidare le proposte di uscita dall’euro con delle battute irridenti. Vaciago sa che il rischio di uno sfascio dell’Unione monetaria europea è concreto, e tra l’altro può evincersi dall’andamento stesso degli spreads. Il tempo in cui si poteva ridurlo al rango di mera boutade è dunque passato da un pezzo.
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Mettiamocelo in testa: noi italiani non contiamo niente
Una sottile ma persistente vibrazione si percepisce nell’aria. Difficile catalogarla, o comunque esplicitarla, comunque sia la sostanza è una: mi pare di capire che non contiamo un cazzo. Siamo sudditi. Vacche da latte, pronte e venire macellate appena smetteremo di produrre qualcosa di confiscabile. Il concetto di “popolo”, in sé, non so quanto possa venir mitizzato. Voglio dire, questo stesso “popolo” italiano ha fatto vincere per ben tre volte Berlusconi (oh, Berlusconi!, tre volte), prima ancora ha sbavato dietro al primo Craxi che passava, quarantamila beoti sfilarono per le vie di Torino contro gli operai in lotta e solo dopo si accorsero di esser stati fregati anche loro, e si potrebbe andare avanti all’infinito e oltre.
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Politica e morti viventi: ma l’Italia non si lascerà seppellire
Di ritorno da Londra, dove con Padellaro, Meletti e Monteverdi abbiamo incontrato centinaia di italiani, quasi tutti giovanissimi, “fuggiti” in Inghilterra da un paese che li trattava da stranieri in patria, mi rimbomba nelle orecchie la domanda che ogni anno questi ragazzi ci pongono: «Quando potremo tornare a casa?». Quest’anno, per la prima volta, ci siamo sentiti di rispondere che, forse, quel momento è meno lontano di quanto possa sembrare. Anzi, se per chi cerca un lavoro l’Italia è ancora terra ostile e campo minato, per chi vuol fare politica l’Italia è il posto giusto. Adesso. Se non ora, quando? C’è il Movimento 5 Stelle, che sta piantando bandierine nel deserto lasciato dai partiti di destra e di sinistra. Ci sono vagiti di liste civiche che sull’onda grillina inevitabilmente, anzi necessariamente dovranno sorgere nei prossimi mesi per non lasciare senza rappresentanza i tanti cittadini (ormai la metà del corpo elettorale) che non la trovano più nelle vecchie e vuote sigle.
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Rai-choc: bugiardi e criminali, i mandanti di Monti ci odiano
«Ma scusate, quando è sceso lo spread? E’ sceso dopo che la Bce, tra dicembre e febbraio, ha fatto due prestiti alle banche. E non poteva farli prima? Sì, che poteva. Ma non li ha fatti prima, quei prestiti, perché la speculazione viene usata come una clava per obbligare gli Stati a demolire il welfare: demolire i diritti dei lavoratori e, nello stesso tempo, tenerli in vita con la bombola d’ossigeno». Sembra di sentire Paolo Barnard, il promotore italiano della Modern Money Theory, e invece è Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, già ministro prodiano. Ormai, sotto la scure del rigore, Barnard ha fatto scuola: «Non è vero che la speculazione è un incidente», dice ancora Ferrero: «E’ scelta e mantenuta, perché è il modo in cui si riesce a tenere sotto pressione la gente. Per una ragione di fondo: che la gente non ne capisce nulla, della speculazione».
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Elezioni: da dove cominciare a cambiare il mondo
«Ho sempre sognato di cambiare il mondo; adesso ho capito da che parte cominciare». Trentanove anni, manager bancario appassionato di informatica. Finalmente, un italiano normale: dal 21 maggio 2012 è il nuovo sindaco di Parma. Al ballottaggio, ha clamorosamente stracciato il potente Pd emiliano grazie al pieno sostegno della città, stremata dalle malversazioni di una “casta” il cui disonore ha finito per travolgere, al di là dei suoi meriti, lo stesso antagonista, Bernazzoli, volto pulito della politica, esponente di spicco del Pd, sostenuto direttamente da Bersani. Il neo-sindaco “grillino” Federico Pizzarotti esordisce con un gesto perentorio: fermare il maxi-inceneritore già progettato, per dimostrare che cambiare tutto è davvero possibile, persino in un’Italia in cui l’arbitro supremo interviene a gamba tesa per tentare di squalificare un concorrente, truccare la gara e provare a salvare il carrozzone di una nomenklatura detestata, che ha consegnato il paese ai gelidi “macellai” di Bruxelles.
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Il tramonto del Pd, la casta che perde a sua insaputa
C’è una nuovo sviluppo nella politica italiana, quella dei partiti che perdono a propria insaputa: così accade nel Pd che canta vittoria non accorgendosi di aver ormai imboccato la strada del disastro. E non è solo la vittoria dei grillini a Parma a definire un quadro fosco, ma principalmente la diserzione dalle urne che segnano le elezioni meno partecipate della storia della Repubblica. Il dato del 51, 4% di per sé striminzito non restituisce la realtà perché è la media delle affluenze nei comuni dove si è votato, ma nei centri di gran lunga più grandi rispetto agli altri, Genova e Palermo siamo al 39% e a Palermo al 41%. Questo significa che sulla platea globale degli aventi diritto al voto, parecchio meno della metà è andata alle urne. La disaffezione è drammatica. La platea degli incerti e degli schifati, una massa enorme.
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Travaglio: l’antipolitica italiana sono loro, destra e sinistra
Oggi, la vera antipolitica è quello che noi chiamiamo politica. E’ scendere in campo salire, è fondare un partito per non andare in galera e non fallire per debiti, è far eleggere gli avvocati e i coimputati sennò poi parlano. E’ possedere aziende o dire “abbiamo una banca” o “ci facciamo un bel Tav”. E’ fare il sindaco di Torino due volte e poi diventare il capo di una fondazione bancaria. E’ stare in Parlamento trenta o quarant’anni pensando che il rinnovamento sia cambiare continuamente il nome al partito. E’ usare le Camere come alternativa al carcere, o alla latitanza, o alla comunità di recupero. E’ usare come ufficio di collocamento per amici, parenti e amanti il Parlamento, la Rai, i giornali, le autorità indipendenti, le Asl, gli ospedali, le aziende pubbliche, le banche, gli istituti culturali, il cinema, la fiction.