Archivio del Tag ‘Berlusconi’
-
“Ho ucciso per molto meno”: la pandemia vista da Rasputin
«Ho ucciso per molto meno», è il refrain del sulfureo Rasputin nelle storie di Corto Maltese, pensate e disegnate dal genio iniziatico di Hugo Pratt. Quante volte saremmo stati “uccisi per molto meno”, ultimamente? Per una questione di decimali, il Berlusconi distratto dalle “cene eleganti” fu ricattato con lo spread e detronizzato brutalmente. Oggi, l’accelerazione esponenziale del famosissimo debito pubblico farebbe impallidire quello di allora, presentato come pietra tombale del sistema-paese. A ruota, Madame Fornero s’incanaglì – con tanto di lacrime di coccodrillo preventive – contro gli anziani lavoratori esausti, a fine corsa, trasformando l’agognata pensione in un miraggio inafferrabile. E ora? S’è perso il conto delle deroghe alle restrizioni imposte al welfare: le facce di latta dell’Unione Europea, i Guardiani del Rigore, hanno svelato che i divieti (presentati allora come limiti assoluti, fisiologicamente invalicabili) sono invece mere convenzioni politiche: tranquillamente stracciabili, all’occorrenza. «Ho ucciso per molto meno», ringhierebbe Grigorij Rasputin, anche di fronte all’ultimo dogma platealmente crollato: che fine avrebbe fatto, il Salvini che straparlò di “pieni poteri”, se avesse osato impugnare anche solo il 10% dei poteri (pienissimi) esercitati in modo ferreo dal mini-premier venuto dal nulla e mai votato da nessuno?La prima cosa che noterebbe, il vecchio Rasputin, è la labilità della nostra memoria, purtroppo cortissima. Davvero è così facile raccontarci qualsiasi storia? Quella della cosiddetta pandemia, com’era prevedibile, ha cancellato in un battibaleno tutte le altre. Ulteriore prodigio, grazie al sapiente uso della paura – maneggiata manipolando i numeri reali della crisi sanitaria – la narrazione corrente non ha spento solo le memorie, ma anche molte altre risorse umane, legate alle capacità collettive di raziocinio. Se ne ricava uno spettacolo spaventoso, il peggiore possibile: da un lato la sceneggiatura omette in modo sistematico l’esistenza delle terapie ormai praticate con successo, dall’altro la platea seguita a dividersi in opposte tifoserie, il plaudente “popolo delle mascherine” contro gli “irresponsabili” che osano protestare, declassati al rango di dementi “negazionisti”. La canzone in voga ormai un secolo fa era semplicissima: “Io resto a casa”. La si cantava da migliaia di balconi, in soave letizia, come se si trattasse di una faccenda di qualche settimana: la classica quarantena. Poi si vide che il copione fiduciosamente illustrato era tutt’altro che attendibile: paura e speranza non erano esattamente gli ingredienti adatti a uscire dai guai. Semplice imperizia italica o colossale imbroglio, cinicamente progettato lontanissimo dai soliti palazzi?«Ho ucciso per molto meno», ripeterebbe il nerissimo “Raspa”, di fronte al devastante show planetario: la reticenza dei sapienti e la censura imposta agli scienziati dissidenti, il bavaglio alle verità scomode (vulgo, “fake news”), l’apparente stato confusionale della politica, i governi in bambola. E le moltitudini annientate nella loro dignità ordinaria di studenti, lavoratori ed esercenti, imprenditori, pensionati, esseri umani. Cittadini del mondo trasformati in pecorelle da zittire, causa forza maggiore, non si sa fino a quando, nell’attesa vagamente umoristica di un vaccino salvifico, sfuggente come la genetica mutevole del virus Rna. Forse, quello che va accadendo inesorabilmente lo si vedrebbe meglio dalla Luna, con un telescopio: la devastazione planetaria finirà per spalancare, uno alla volta, tutti gli occhi che ancora si ostinano a fissare solo l’indice puntato verso il cielo? Alla fine, il senso degli oscuri avvenimenti in corso servirà a riconquistare l’accesso a una nuova dimensione terrestre, orientata dalla luce? In altri termini: era “necessario” un infarto globale di questa portata, per mostrare all’intera famiglia umana l’inderogabile urgenza – a quale prezzo, lo si comincia a vedere – di gettare nella spazzatura il vecchio mondo?E’ nel naufragio, spiega Coleridge, che l’umana stirpe offre sempre il peggio di sé. Quale esito sortirà, dunque, questo naufragio così ferocemente inquinato dalla follia di tante dicerie? Davvero c’è chi crede ancora all’incidente, alla fatalità malata di una piaga senza soluzioni? Davvero c’è chi ancora pensa che, domani, il mare tornerà tranquillo e il campionato ricomincerà? Di fronte agli scettici, Giulietto Chiesa ripeteva: non crediate che un collasso del pianeta non sia da prendere in considerazione, pensate solo a cosa dev’esser stato, all’epoca, il crollo dell’Impero Romano. Negli ultimi decenni c’era chi temeva seriamente per la tenuta dell’ecosistema, e un giorno s’è trovato di fronte la piccola Greta. C’era chi paventava il pericolo di guerre nucleari, e invece ha dovuto fare i conti con terroristi esotici, gente con il turbante e il Rolex d’oro al polso. Altri ancora, inascoltati, segnalavano la stranissima insistenza, da parte di famosi personaggi, sull’improvvisa necessità di un trattamento sanitario obbligatorio, universale, reso letteralmente inevitabile da un’imminente pandemia. Se fosse come Astolfo a cavalcioni della Luna, riuscirebbe l’immortale Rasputin a recitare, ancora – persino da lassù – quella sua mitica battuta, che sembra scritta oggi. Davvero siete conciati così male? Per molto meno – direbbe il furfante – io avrei messo mano alla pistola. E non mi dite, aggiungerebbe, che non è colpa vostra, se non sapete più a chi credere.(Giorgio Cattaneo, “Ho ucciso per molto meno: la pandemia vista da Rasputin”, dal blog del Movimento Roosevelt del 17 ottobre 2020).«Ho ucciso per molto meno», è il refrain del sulfureo Rasputin nelle storie di Corto Maltese, pensate e disegnate dal genio iniziatico di Hugo Pratt. Quante volte saremmo stati “uccisi per molto meno”, ultimamente? Per una questione di decimali, il Berlusconi distratto dalle “cene eleganti” fu ricattato con lo spread e detronizzato brutalmente. Oggi, l’accelerazione esponenziale del famosissimo debito pubblico farebbe impallidire quello di allora, presentato come pietra tombale del sistema-paese. A ruota, Madame Fornero s’incanaglì – con tanto di lacrime di coccodrillo preventive – contro gli anziani lavoratori esausti, a fine corsa, trasformando l’agognata pensione in un miraggio inafferrabile. E ora? S’è perso il conto delle deroghe alle restrizioni imposte al welfare: le facce di latta dell’Unione Europea, i Guardiani del Rigore, hanno svelato che i divieti (presentati allora come limiti assoluti, fisiologicamente invalicabili) sono invece mere convenzioni politiche: tranquillamente stracciabili, all’occorrenza. «Ho ucciso per molto meno», ringhierebbe Grigorij Rasputin, anche di fronte all’ultimo dogma platealmente crollato: che fine avrebbe fatto, il Salvini che straparlò di “pieni poteri”, se avesse osato impugnare anche solo il 10% dei poteri (pienissimi) esercitati in modo ferreo dal mini-premier venuto dal nulla e mai votato da nessuno?
-
Magaldi: violerò i divieti. Delazioni? Denunceremo Speranza
«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzanerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.«Non ho mai capito – premette Magaldi – in nome di quale virtù politica Speranza fosse stato scelto da Bersani per un incarico importante in Parlamento. Ora è addirittura ministro? Evidentemente – aggiunge – per fare il ministro della sanità devi proprio essere un mediocre passacarte: uno che non solo non ha sale in zucca, ma si fa latore delle peggiori stronzate, quando non sono nefandezze». Speranza viene da sinistra, e quindi – per Magaldi – «dovrebbe avere ogni giorno il pudore di dire “non sono comunista”, e invece ora propone l’applicazione di quella che era la peggior consuetudine nella Germania Est, ben rappresentata dal film “Le vite degli altri”, che racconta la delazione quotidiana e il controllo asfissiante sui cittadini». La stessa piaga, aggiunge Magaldi, affliggeva gli italiani anche durante il fascismo: «In ogni condominio c’era chi spifferava alla polizia politica fascista quello che facevano i condomini». Il presidente del Movimento Roosevelt non fa sconti: «Si vergogni, Speranza: l’incitamento alla delazione è una cosa schifosa e vergognosa. Il ministro, oltretutto, è passibile di denuncia: la sua è un’incitazione alla violazione della privacy (che è una cosa pesante, tutelata dalle nostre leggi)».Lungi dal negare l’esistenza dell’epidemia, Magaldi contesta radicalmente la sua narrazione “terroristica” e manipolata, a partire dalle cifre fornite, e senza dimenticare che «purtroppo, la scorsa primavera, ad aggravare il bilancio hanno provveduto anche gli errori iniziali dei medici, nella gestione dei pazienti in terapia intensiva». Oggi, continua il presidente “rooseveltiano”, si gioca ancora sulla paura esibendo la crescita dei contagiati (per lo più asintomatici), fingendo di non sapere che quel numero dipende dall’aumento vertiginoso del volume dei test eseguiti. «Mi domando: per quanto ancora si potrà continuare a raccontare alla gente che siamo insidiati da una sorta di peste nera?». Per Magaldi, la situazione – drammatica per il paese, specie sul lato economico e sociale – ha persino aspetti comici: «Mentre si procura il terrore generale, “giovanotti” non certo di primo pelo (da Briatore a Berlusconi, lo stesso Trump) guariscono dal Covid in pochi giorni, grazie a terapie che ormai esistono. Alla fine, il contrasto tra la narrazione ufficiale e la realtà dei fatti si imporrà di per sé, anche con il nostro aiuto». Certo, a pesare è anche la massa dei cittadini impauriti e rassegnati alla sottomissione: «Ogni dittatura – chiosa Magaldi – si è sempre affermata grazie alla passività dei cittadini e anche alla complicità di molti di essi».«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.
-
Magaldi: e bravi cialtroni, con il loro Sì non saranno rieletti
Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.La democrazia vive di partecipazione: ce l’hanno spiegato quei masnadieri oligarchici della superloggia “Three Eyes” attraverso una loro promanazione come la Trilateral Commission. Nel pamphlet “The Crisis of Democracy” viene detto a chiare lettere che bisogna disinnescare “l’eccesso di democrazia”, scoraggiando la partecipazione politica dei cittadini. Una gestione post-democratica richiede l’apatia dei cittadini: e che c’è di meglio, per favorire l’apatia, che scoraggiare la partecipazione ai referendum, per far mancare il quorum? E’ normale poi che il risultato sia questo, in un paese in cui la Meloni e Salvini si schierano per il Sì, facendo il turpe giochetto di lasciare (come avvenuto nella Lega) che autorevoli dirigenti si dichiarino per il No: un leader non si comporta così. Ma poi qual è il rinnovamento della Lega? Quello che insegue la demagogia dei 5 Stelle? Ma stiamo scherzando? Lo stesso Renzi, del resto, cavalcò a sua volta una certa onda dell’antipolitica, da posizioni ambigue: capeggiava un partito strutturato come il Pd, eppure fu lui a usare il termine “rottamazione”. Ma cosa vogliamo rottamare? Renzi provò a “rottamare” la Costituzione: gli andò male, ma almeno gli schieramenti dei partiti mostravano che era finito in minoranza.Lo dico con compassione e tenerezza, verso i miei concittadini: gran parte degli elettori agiscono come pecore e asini. Un po’ perché manca una formazione civica adeguata sin dalle scuole, e un po’ perché la gente è pigra, svogliata e mediocre nei ragionamenti. Prima parla e poi pensa, prima agisce e poi parla. Ce l’ha detto anche Berlusconi: secondo lui, l’elettore medio ha la coscienza di un dodicenne, cioè di un adolescente incerto e ignorante. O lo istruisci, oppure lo affabuli, lo manipoli. Ma in fondo, che prova ha dato, di sé, questa classe politica? Ho sentito persone che hanno votato No, per una coscienza costituzionale, dire: «Se non dovessi attenermi a una questione di principio voterei Sì, perché questi sono dei cialtroni che andrebbero davvero cacciati, a calci in culo. Altro che dimezzati: andrebbe chiuso il Parlamento». Io capisco poi se arrivano quelli che fanno i golpe, convocano la gente negli stadi e sopprimono le libertà democratiche: perché queste libertà vengono utilizzate molto male. Un cittadino che è stato reso sovrano avrebbe il dovere di documentarsi (su economia, diritto, storia, politologia). Dovrebbe ragionare, sulle cose, anziché fare il troglodita, come avviene allo stadio: ci sono cori, demonizzazioni, violenza verbale. Il tifo da stadio è un modello emotivo: va benissimo in quella dimensione, ma non è esportabile nell’agone politico.Questo è un paese dove alcuni gruppi politici, per anni, hanno demonizzato gli antagonisti: ritenendoli non degli oppositori da battere su determinati programmi, ma degli avversari indegni, da perseguire con la magistratura e da dileggiare e diffamare, tali da evocare il ritorno del fascismo, o (a scelta) del comunismo. Anche Berlusconi – per anni demonizzato come il Cavaliere Nero, il satiro immorale e libertino, il corrotto, il colluso con la mafia – era quello che poi, di fronte a un gruppo di potere come è stata la filiera Pds-Ds-Pd, cioè un gruppo di gente asservita alla destra economica globale, neoliberista, li chiamava “comunisti”, e ancora li chiama così: ma comunisti de che? Dove sta, il comunismo, nella teoria e nella prassi politico-economica del Pds-Ds-Pd? Eppure, Berlusconi giocava su questa affabulazione. La classe politica della Seconda Repubblica ha diseducato gli elettori a ragionare.Accadde già negli Usa contro il New Deal di Roosevelt: fu Edward Bernays, nipote di Freud, a inventare gli uffici stampa, basandosi su criteri di psicologia collettiva per condizionare, sul piano emotivo, l’irrazionalità fanciullesca dei cittadini, con campagne milionarie e messaggi subliminali. Roosevelt si difese con Gallup, il pioniere dei sondaggi, convinto che la si potesse aumentare, la razionalità dei cittadini, offrendo loro una comunicazione leale, e quindi trattandoli da adulti, non da bambini sottoposti alla paura. Oggi, nel mondo, i potenti trattano i cittadini da bambini: li terrorizzano con le bombe, con le sceneggiature dei terrorismo islamico (qualche anno fa i tagliagole dell’Isis ogni settimana in televisione, a reti unificate). Ora li terrorizzano con una pandemia di dubbia origine e di dubbia gestione. E dal terrore nasce, poi, la facile manipolazione. Nel caso del referendum, però, a incidere non è stato il terrore: loro stessi, i politici, hanno per anni che sono corrotti e incapaci. E si sono “tagliati le palle” da soli, visto che al 97% hanno votato per auto-ridursi, salvo poi frignare, a cose fatte. Già, perché i parlamentari italiani sono abituati, a frignare: dopo che hanno fatto le cazzate, frignano.In quanti hanno frignato, dopo aver approvato in modo bypartisan il pareggio di bilancio in Costituzione? Ricordare qualcuno che si sia assunto, a posteriori, la partenità di quell’atto? Sembrava che l’avessero portato i marziani, il pareggio di bilancio: invece era stato il Parlamento, centrosinistra e centrodestra insieme, a consegnare a Monti le spoglie del paese, sotto l’egida di Napolitano. Poi tutti sconfessarono quello che avevano fatto: sono dei cialtroni. Io lotterò affinché, alla fine, ci sia un Parlamento degno di questo nome, che ripristini una maggiore rappresentanza dei senatori e dei deputati, magari con riforme che distinguano i poteri delle due Camere. Però, in empatia paradossale con quelli che hanno votato Sì, che reputo un po’ asini e un po’ pecoroni, lasciatemelo dire: sono contento del fatto che nel prossimo Parlamento ne avremo meno, di questi cialtroni. Si renderanno conto da soli che sono dei deficienti, perché si sono evirati da soli.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streming “Pane al Pane”, di MrTv, su YouTube il 23 settembre 2020).Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.
-
Suicidio Italia: ebbene Sì, ha vinto il Partito della Catastrofe
Ce l’hanno fatta ancora una volta: loro, i demolitori. Il Movimento 5 Stelle, clamoroso depistaggio politico di massa, è riuscito a convincere gli italiani: “meno è meglio”. Meno democrazia, meno rappresentanza, meno spazi di libertà e dissenso. D’ora in poi, i parlamentari – ridotti di un terzo – saranno ancora più lontani dagli elettori e ancora più legati ai boss di partito. Ovvio, da parte di un movimento-caserma che ha espulso in modo sistematico chiunque osasse esprimere un pensiero diverso: tolleranza zero, per le idee elaborate in autonomia. L’esito del referendum confermativo della peggiore riforma costituzionale della storia repubblicana rappresenta un capolavoro, per un grande statista del calibro di Luigi Di Maio, uomo-simbolo dell’Italia allo sbando che è riuscita a insediare a Palazzo Chigi nientemeno che Giuseppe Conte, l’ometto che ha rinchiuso in casa i cittadini per quasi tre mesi, col pretesto del Covid, affondando l’economia. La grande opera dei rivoluzionari all’amatriciana: mettere la guida del governo nelle mani di un prestanome del potere italico più antico e storicamente meno democratico, quello del Vaticano.Osservatori indipendenti come Paolo Barnard, Alessandro Meluzzi e Federico Dezzani – diversissimi tra loro – l’avevano detto fin dall’inizio: lo psico-movimento creato da Gianroberto Casaleggio insieme ad Enrico Sassoon, esponente di un’importante famiglia legata ai Rothschild già dal Settecento, non era altro che una sorta di “psy-op”, un’operazione illusionistica del grande potere. Obiettivo: intercettare l’esasperazione popolare crescente, deviando il dissenso verso lidi innocui. In altre parole: un colossale equivoco, costruito per ingannare gli elettori. Secondo Dezzani, il Movimento 5 Stelle è stato il continuatore naturale di Antonio Di Pietro (di cui ereditò l’elettorato) e dell’operazione-Tangentopoli, con la quale si rottamò la Prima Repubblica, per via giudiziaria. Fondamentale, Mani Pulite, per permettere ai predatori dell’Italia di allungare le mani sul Belpaese. Evento simbolico di quella stagione: il party a bordo del panfilo Britannia, con il gotha della finanza anglosassone. A bordo del Britannia c’era anche Beppe Grillo: l’ha detto Emma Bonino, che era presente, e lo disse (allora) anche Enrico Mentana.Sempre presentato come ex comico, reduce da rumorosi spettacoli giocati in modo abilissimo contro gli abusi del potere, Grillo in realtà era cresciuto all’ombra del potere democristiano. Lo ricorda Meluzzi, secondo cui il futuro leader dei grillini militava in quella sinistra Dc che fu scelta, come socio di minoranza dell’ex Pci, per dar vita – attraverso l’Ulivo – a quella casta italiana asservita ai poteri forti stranieri. Il patto: vi affidiamo il governo, a condizione che cediate ai privati il cuore dell’economia nazionale. A sparigliare le carte è poi sopraggiunto Berlusconi, e proprio l’antiberlusconismo ha gonfiato le fila grilline, grazie al carisma di Grillo e all’abilità “visionaria” di Casaleggio. Crollato il paese sotto i colpi di Monti, dopo l’effimera meteora Renzi è toccato proprio ai 5 Stelle l’onere del governo, e così sono cominciati i guai – per loro, e per gli italiani. Se il bilancio dei pentastellati è catastrofico, sia sul piano politico-elettorale che su quello governativo, non si può dire altrettanto per i loro eventuali mandanti occulti, sempre se si presta fede all’analisi dietrologica dei loro detrattori. E’ un fatto, comunque: coi grillini al governo (e il loro uomo in prestito, Conte), l’Italia si è ulteriormente indebolita in modo spaventoso, e oggi è praticamente in ginocchio. Missione compiuta, dunque?Il taglio dei parlamentari – richiesto per un istinto populistico, retoricamente antipolitico e quindi antidemocratico, senza un riassetto complessivo delle istituzioni – non è mai piacito ai veri partiti in campo, dal Pd alla Lega. Alla sciagurata proposta dei 5 Stelle si piegò Salvini nel 2018, per tenere insieme l’esecutivo di allora, e ora si è piegato Zingaretti, sempre per mantenere viva l’alleanza di governo. A limitare i danni, come si è visto, non sono bastate le dichiarazioni di voto contrario, a favore del No, espresse da leghisti come Borghi, Bagnai e Giorgetti, e da esponenti del centrosinistra come gli ulivisti Prodi e Parisi, senza contare lo stesso Veltroni, fondatore del Pd. Vent’anni di Vaffa e di linciaggio verso i politici hanno centrato il bersaglio: indebolire la politica, quindi la democrazia. Festaggiano giornalisti sfacciatamente “dimezzati” come Travaglio e Scanzi, grandi sponsor di Grillo e Conte: hanno stravinto, anche loro. L’Italia è ko, ma pazienza. Come recita il vecchio adagio ospedaliero: l’operazione è riuscita, anche se il paziente è morto. Ha vinto Di Maio, il ministro più imbarazzante della storia. Ha vinto il Partito della Catastrofe, nonostante abbia tradito tutte le promesse elettorali, dimezzando i propri voti. Ha vinto Conte, l’uomo del lockdown che ha messo in croce il paese. Sono convinti di avere vinto persino gli italiani, quelli che hanno votato Sì.(Giorgio Cattaneo, 22 settembre 2020).Ce l’hanno fatta ancora una volta: loro, i demolitori. Il Movimento 5 Stelle, clamoroso depistaggio politico di massa, è riuscito a convincere gli italiani: “meno è meglio”. Meno democrazia, meno rappresentanza, meno spazi di libertà e dissenso. D’ora in poi, i parlamentari – ridotti di un terzo – saranno ancora più lontani dagli elettori e ancora più legati ai boss di partito. Ovvio, da parte di un movimento-caserma che ha espulso in modo sistematico chiunque osasse esprimere un pensiero diverso: tolleranza zero, per le idee elaborate in autonomia. L’esito del referendum confermativo della peggiore riforma costituzionale della storia repubblicana rappresenta un capolavoro, per un grande statista del calibro di Luigi Di Maio, uomo-simbolo dell’Italia allo sbando che è riuscita a insediare a Palazzo Chigi nientemeno che Giuseppe Conte, l’ometto che ha rinchiuso in casa i cittadini per quasi tre mesi, col pretesto del Covid, affondando l’economia. La grande opera dei rivoluzionari all’amatriciana: mettere la guida del governo nelle mani di un prestanome del potere italico più antico e storicamente meno democratico, quello del Vaticano.
-
Se al Popolo delle Mascherine resta il piacere di votare No
Il minimo che ci potesse capitare, dopo aver dato retta a Greta Thunberg, era di finire confinati in casa per mesi, e poi guardati a vista come pericolosi bricconi, irresponsabili diffusori del Virus della Paura. Milioni di sguardi imbambolati davanti all’epifania scandinava della minuscola fiammiferaia, venuta a raccontarci – insieme ai tecno-narratori dell’Onu – che siamo noi, proprio noi, a surriscaldare pericolosamente il globo. Per la cronaca: è lo stesso pianeta che, solo dodicimila anni fa, passò in un battibaleno dall’inferno dei vulcani alla notte artica dei ghiacci, superando il Grande Diluvio, per poi arrivare alle temperature – più alte di quelle di oggi – dell’epoca dell’Impero Romano, quando cioè non esistevano plastiche né carbone né acciaierie. Tutti a sentire i profetici ammonimenti della piccina, mentre la Terra si riempiva di strane antenne, i cieli erano rigati da strane scie, e dai laboratori fuggivano strani virus. Antenne, scie e virus: tre vocaboli complemanente assenti, nel lessico della maestrina svedese, i cui ricchissimi impresari (dalla Bank of England in giù) erano riusciti a distoglierci dal vero problema, l’avvelenamento ottuso e criminale del suolo, dell’aria e delle acque. E’ colpa vostra, cioè nostra: il Vangelo secondo Greta è lo stesso degli arconti che stabiliscono, da sempre, quanto e come crescere, quanto e come soffrire, e quando infine decrescere, impoverirsi, possibilmente sparire.Sono sempre loro a decidere quale canzone cantare, a seconda dei momenti: il guaio, semmai, è che poi la cantiamo tutti, o quasi tutti, lasciando che siano i medesimi sceneggiatori a scegliere per noi lo spartito del giorno. I pessimisti parlano apertamente di zootecnia, sia pure evolutissima e sapientemente truccata da politica, da informazione, da entertainment culturale. E’ ancora possibile cantare fuori dal coro, entro certi limiti; al momento giusto, però, non manca mai un Vasco Rossi che sappia richiamare all’ordine, da par suo, gli eventuali indisciplinati. Di tanto in tanto, al Popolo delle Mascherine è ancora concesso l’antico lusso della celebrazione democratica, elettorale, a condizione – beninteso – che dal voto non dipenda niente di importante. Bazzecole, piccole faide tra nano-leader, guerriglie tra clan. Da Greta Thunberg a Beppe Grillo, il passo è brevissimo: ci si ritrova con Luigi Di Maio ministro degli esteri, e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. L’unico campionato vinto dal Fratello di Montalbano, per ora, è quello della vaccinazione obbligatoria più inutile del pianeta, il siero contro l’influenza, mentre i suoi fieri oppositori – il barbaro Salvini (l’energumeno al citofono) e la piccola Giorgia («sono italiana, sono cristiana») – si stringono attorno al redivivo Nonno Silvio, che spedisce in aula un fenomeno indimenticabile come Mariastella Gelmini ad aprire ufficialmente la stagione della Vaccinazione Universale Obbligatoria.Al Popolo delle Mascherine è consentito celebrare il rito solenne delle elezioni regionali, tra gossip e sondaggi, già pregustando l’esiziale bilancio che proporrà vincitori e vinti, come se davvero i cambi di casacca e di poltrona portassero in dote un qualche lume capace di rischiarare la lunga notte polare nella quale i sudditi sono stati abbandonati, costretti a subire eventi non spiegati, letteralmente incomprensibili, se non protetti dal segreto. «Questo governo non lavora col favore delle tenebre», ha detto l’umorista Conte, l’ometto che ha proibito la circolazione di ogni possibile notizia giungendo a imporre la supervisione di un Ministero della Verità, abilitato a vigilare e censurare, nemmeno fossimo in Corea del Nord. Un atto d’imperio madornale, scandaloso, contro il quale però non s’è levata alcuna voce, dalle redazioni: non un fiato, né dai telegiornali né dai sindacati; non una sillaba dal mitologico Ordine dei Giornalisti, sempre che esista ancora. Anzi, al contrario: tutti i cantori si sono esercitati nello stesso coro, giungendo a ostracizzare e ridicolizzare anche i Premi Nobel che avessero avuto l’impudenza di esprimere un loro libero pensiero. L’aria che tira è scurissima, nel paese delle Sardine e dei magistrati formato Palamara: forse persino Primo Levi, oggi, rischierebbe di beccarsi del negazionista.Si dirà che è scontato anche questo, presso i sudditi che vivono sui social e si muovono soltanto se hanno in tasca il dispositivo telefonico di tracciamento volontario personale. Tutto ovvio e normalissimo, per chi ha creduto che Barack Obama fosse una specie di Babbo Natale in versione gospel. Normale, per chi ha accolto con un bell’applauso il macellaio Mario Monti, per chi crede ancora che Romano Prodi sia una sorta di filantropo bonario, per chi pensa che la truce Angela Merkel sia meglio dell’aborrita Maggie Thatcher, la Strega del Nord (che almeno ha rovinato solo gli inglesi, lasciando in pace il resto dell’Europa). Normale, per chi ancora crede alla leggenda nera del Debito Pubblico, e pensa che la sbalorditiva solidità italiana – case, risparmi – possa andare benissimo per gli avvoltoi che sognano l’eterna patrimoniale, mentre non valga nulla per il rating dell’Ue (che tratta l’Italia come un pezzente da mettere alla porta, un povero paesucolo insolvente). Tutto normale, per chi riesce addirittura a fare il tifo per i nazi-terroristi prezzolati che portano la guerra nelle strade americane, usurpando senza ritegno persino il nome e le bandiere dell’antifascismo.E in fondo al tunnel, naturalmente, c’è pure un referendum. Anche questo è concesso, ai cittadini in libertà provvisoria: votare per tagliare quel poco di democrazia formale che ancora sopravvive. Massacrare il Parlamento, volontariamente: un harakiri magistrale. Poltrone oggi tristemente inutili, scavalcate da poteri decisivi, eppure ancora temute: per quello che potrebbero diventare, domani, se a occuparle fosse gente d’altra razza. Come – per dire – quel coraggioso Kennedy, capace di scuotere i dormienti con il suo appello berlinese al bene più prezioso, l’orgoglio di sentirsi liberi. I saggi dicono che non serve frugare tra i complotti, per fare l’inventario del disastro: basta e avanza lo spettacolo di un corpo elettorale rassegnato a votare ogni volta con odio, contro qualcuno, anziché per qualcosa. Accadde con Matteo Renzi, nell’improvvida chiamata alle urne che gli costò il posto. Votarono in massa, gli italiani, per zittire il fanfarone (ma nessuna alternativa era in cantiere: dopo di lui lo zombie Gentiloni, e ora addirittura Conte). Cosa farà, stavolta, il Popolo delle Mascherine? Assalterà i seggi, per punire il grottesco ducetto del Distanziamento, l’omino che ha imposto il bavaglio alla nazione? Oppure resterà a casa, davanti alla partita? O peggio: voterà convintamente per suicidare il Parlamento? L’elettore, oggi, sa di essere considerato meno di niente. Gli resta quel miniscolo potere, soltanto per un giorno: dire No. E’ poco, ma è qualcosa. La franchezza di un messaggio: non ci piace, quello che ci avete fatto.(Giorgio Cattaneo, “Al Popolo delle Mascherine resta una possibilità: il piacere di dire No”, dal blog del Movimento Roosevelt del 17 settembre 2020).Il minimo che ci potesse capitare, dopo aver dato retta a Greta Thunberg, era di finire confinati in casa per mesi, e poi guardati a vista come pericolosi bricconi, irresponsabili diffusori del Virus della Paura. Milioni di sguardi imbambolati davanti all’epifania scandinava della minuscola fiammiferaia, venuta a raccontarci – insieme ai tecno-narratori dell’Onu – che siamo noi, proprio noi, a surriscaldare pericolosamente il globo. Per la cronaca: è lo stesso pianeta che, solo dodicimila anni fa, passò in un battibaleno dall’inferno dei vulcani alla notte artica dei ghiacci, superando il Grande Diluvio, per poi arrivare alle temperature – più alte di quelle di oggi – dell’epoca dell’Impero Romano, quando cioè non esistevano plastiche né carbone né acciaierie. Tutti a sentire i profetici ammonimenti della piccina, mentre la Terra si riempiva di strane antenne, i cieli erano rigati da strane scie, e dai laboratori fuggivano strani virus. Antenne, scie e virus: tre vocaboli completamente assenti, nel lessico della maestrina svedese, i cui ricchissimi impresari (dalla Bank of England in giù) erano riusciti a distoglierci dal vero problema, l’avvelenamento ottuso e criminale del suolo, dell’aria e delle acque. E’ colpa vostra, cioè nostra: il Vangelo secondo Greta è lo stesso degli arconti che stabiliscono, da sempre, quanto e come crescere, quanto e come soffrire, e quando infine decrescere, impoverirsi, possibilmente sparire.
-
Se vincerebbe il Sì: come non dare un dispiacere a Di Maio?
«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale, giustizialista, agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.In questa catastrofe epocale, ancor prima che il mondo intero venisse declassato a reparto ospedaliero popolato di pazienti in libertà vigilata, la narrazione del grillismo riesce a deformare anche il grottesco, con le deprimenti sgrammaticature di Di Maio e le solennità tragicomiche ricamate attorno alla barzelletta del reddito di cittadinanza, grazie alla quale poi dichiarare «abbiamo sconfitto la povertà». Tutto questo, un minuto prima che il sistema-Italia si impoverisse per intero e in modo spaventoso, in un colpo solo, precipitando nel baratro del Pil (-15%) per effetto del lockdown “cinese” imposto dall’Oms al prestanome che siede a Palazzo Chigi. Anche lui, l’ex “avvocato del popolo” (in realtà, del potere vaticano amico della Cina), è un regalo del grillismo che ha ingannato il Belpaese, fuorviandolo, proprio mentre cresceva l’insofferenza verso la classe politica. L’ipnosi collettiva ha sdoganato scemenze come il mitico “uno vale uno”, nella caserma politica fondata dal padrone Casaleggio (con Enrico Sassoon) e capitanata dal demiurgo Grillo, che Alessandro Meluzzi definisce «un vecchio arnese del potere democristiano», trasformato in utile pedina dell’élite finanziaria mondiale. «Grillo era in quota alla sinistra Dc alleata dell’ex Pci, e fu chiamato a bordo del Britannia, al servizio dei poteri forti intenzionati a depredare l’Italia, per poi essere riciclato come finto rivoluzionario, allo scopo di depistare la rabbia di milioni di italiani e impantanarla su lidi innocui».Luigi Di Maio è un esemplare perfetto, dello zoo grillino. Prima con Salvini, poi contro. Prima coi Gilet Gialli, poi con Macron. Prima contro l’euro, poi in ginocchio di fronte alla Merkel («ce l’avessimo in Italia, un politico così). Se il mandante occulto è l’élite del Britannia – la “casta”, tradotto in grillese – è persino ovvio che l’ordine sia sempre lo stesso: tagliare l’Italia, rimpicciolendola. Viva la Cina, dunque: e se Pechino non ama la democrazia, tanto meglio. Del resto, dal lockdown in poi, è proprio la democrazia a esser stata tagliata, anche in Italia, e nel modo più brutale, nel silenzio-assenso degli zelanti grillini. Il Parlamento non piaceva granché a Mussolini, e nemmeno a Licio Gelli. Il taglio dei parlamentari era nei piani della P2, ma anche nell’orientamento politico dei magistrati di Mani Pulite, che rasero al suolo i partiti della Prima Repubblica proprio mentre i signori del Britannia allungavano le mani sull’Italia, ormai indifesa. Chiusa la parentesi Berlusconi, comparvero loro: i rivoluzionari all’amatriciana. In pochissimi anni, fino all’attuale apocalisse targata Giuseppe Conte, i grillini sono riusciti a distruggere anche l’ultimo barlume democratico: la fiducia nella possibilità di una politica degna. Scontato, oggi, che premano per tagliare il Parlamento: cosa che andrebbe in porto, «se vincerebbe il Sì». Come resistere, alla tentazione di dare un dipiacere a Di Maio?(Giorgio Cattaneo, 15 settembre 2020).«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale (giustizialista) agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.
-
Magaldi: Sì al referendum? Un voto a Conte, cioè alla Cina
«Altro che taglio dei parlamentari: vorrei che deputati e senatori fossero il doppio degli attuali, e per giunta pagati il doppio. Non siamo ipocriti: se a pagarli adeguatamente non sarà lo Stato, provvederanno i privati (anche in modo illegale). E se le poltrone verranno tagliate, resteranno “sicure” solo quelle destinate a uomini che, anziché ai cittadini, risponderanno unicamente ai leader di partito». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, stronca la proposta referendaria di decurtazione della rappresentanza democratica, in Parlamento. «E’ triste che a volerla siano soprattutto i 5 Stelle, che un tempo caldeggiavano nobili forme di democrazia diretta come i referendum propositivi: un’idea ottima, a mio avviso, per integrare la democrazia rappresentativa. Peccato che i grillini se la siano completamente dimenticata». L’antipolitica dominante, che oggi gonfia i consensi del facile “sì” al taglio dei parlamentari, sotto la sferza della grande crisi innescata dal lockdown all’amatriciana, secondo Magaldi deriva dalla cocente delusione degli italiani per i leader che si sono succeduti negli ultimi anni: «Personaggi come Berlusconi e Renzi, bravissimi a chiacchiere quanto inconsistenti al lato pratico: stando alle riforme introdotte, il loro bilancio è davvero misero».Un caso addirittura grottesco è quello dei grillini: «Volevano “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, e oggi si ritrovano a puntellare un regime neoliberista che, da decenni, non chiede altro che tagliare ogni rappresentanza popolare: il referendum sulla riduzione dei parlamentari, demagogico e irrisorio sul piano del risparmio economico (vale un caffè offerto agli italiani, in un anno) piace molto ai signori dell’austerity, preoccupati di spegnere gli ultimi spazi di democrazia a disposizione dei cittadini». Non è un caso, aggiunge Magaldi, che i più accesi sostentori del “sì” – da Conte a Di Maio – siano anche «esponenti del partito “cinese”, trasversale alle istituzioni, che ha imposto una gestione dell’emergenza in stile Wuhan, agevolando in più occasioni la penetrazione di Pechino nel sistema-Italia». Lo si è visto anche con l’ultimo via libera concesso dal premier a Huawei (lontano dai riflettori) per sdoganare la tecnologia cinese per il 5G a disposizione di Telecom: un atto che ha irritato gli Usa, che avevano chiesto apertamente al governo italiano di non spalancare le porte del Belpaese a quello che ritegono sia il cavallo di Troia, tecnologico, dell’intelligence del gigante asiatico.Sferzante il giudizio di Magaldi su Conte, che ha raccontato di aver proposto Draghi come presidente della Commissione Ue: una dichiarazione patetica, dice il presidente “rooseveltiano”, da parte di un soggetto che – come tutti sanno, in Italia e in Europa – non ha mai avuto alcun titolo per “candidare”, in qualsivoglia sede immaginabile, un personaggio internazionale del calibro di Draghi. «L’avvocaticchio Conte, incidentalmente ancora primo ministro proprio grazie al Covid, presto tornerà al nulla dal quale è venuto», profetizza Magaldi. «Purtroppo per l’Italia – aggiunge – Conte ha avuto il tempo di disastrare la nostra economia: e se oggi si parla di Draghi, è perché il governo in carica non ha la minima idea di come sfruttare in modo adeguato i prestiti europei del Recovery Fund, non avendo uno straccio di idea su come rimettere in piedi il paese». I complottisti tremano, dopo la dichiarazione di Draghi secondo cui per uscire dal tunnel sarebbe necessario il tracciamento sanitario di massa? Non hanno capito bene, dice Magaldi: in questo modo – certificando lo stato di salute dei cittadini – Draghi toglierebbe dalla circolazione l’arma della paura, finora utilizzata come alibi per paralizzare all’infinito il paese.Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che descrive il ruolo delle superlogge svranazionali nella sovragestione occulta del potere mondiale, Magaldi – leader del Grande Oriente Democratico e frontman italiano del circuito massonico progressista – fornisce una personalissima lettura degli eventi: la catastrofe planetaria del coronavirus sarebbe stata sfruttata in modo “terroristico” dalla medesima élite reazionaria, anche atlantica, che già negli anni ‘70 – con Kissinger – aveva scommesso sulla Cina neo-capitalista come modello (non democratico) da imporre un giorno a un Occidente senza più libertà né diritti. L’occasione, ghiottissima, si è presentata con il Covid, che ha permesso all’Oms – oggi largamente finanziata da Pechino e da Bill Gates – di trasformare la pandemia in un pretesto per imporre, al resto del mondo, una sorta di polizia sanitaria: l’alibi della paura, per spegnere ogni dissenso e cancellare lo stile vita occidentale.Mentre negli Usa lo stesso Donald Trump ha cercato di resistere all’imposizione dell’autoritarismo indotto con il lockdown (e in Russia persino Putin ha provato a sdrammatizzare, lanciando un vaccino scaccia-panico in anteprima mondiale), l’Italia si è rivelata l’epicentro della tragedia, in Europa. E il governo Conte – strettamente controllato proprio dall’Oms “cinese” – ha imposto il peggior coprifuoco che sia stato adottato nell’intero continente, mettendo in ginocchio l’economia nazionale e senza neppure la forza di contrattare a Bruxelles un adeguato piano di soccorsi finanziari. Magaldi tifa apertamente per Mario Draghi, e spiega: insieme a Christine Lagarde (e ad altri pezzi da novanta del potere mondiale, interamente massonico), l’ex numero uno della Bce ha abbandonato i vecchi sodali del fronte oligarchico per abbracciare una prospettiva rooseveltiana e keynesiana, fondata sul recupero della sovranità democratica dopo i decenni dell’austerity e della globalizzazione neoliberista. Per questo Draghi fa paura: non tanto all’irrilevante Conte, quanto ai suoi sponsor “cinesi”, ben lieti di imporre agli italiani – col referendum sul taglio del Parlamento – l’ennesima restrizione dei residui spazi democratici.«Altro che taglio dei parlamentari: vorrei che deputati e senatori fossero il doppio degli attuali, e per giunta pagati il doppio. Non siamo ipocriti: se a pagarli adeguatamente non sarà lo Stato, provvederanno i privati (anche in modo illegale). E se le poltrone verranno tagliate, resteranno “sicure” solo quelle destinate a uomini che, anziché ai cittadini, risponderanno unicamente ai leader di partito». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, stronca la proposta referendaria di decurtazione della rappresentanza democratica, in Parlamento. «E’ triste che a volerla siano soprattutto i 5 Stelle, che un tempo caldeggiavano nobili forme di democrazia diretta come i referendum propositivi: un’idea ottima, a mio avviso, per integrare la democrazia rappresentativa. Peccato che i grillini se la siano completamente dimenticata». L’antipolitica dominante, che oggi gonfia i consensi del facile “sì” al taglio dei parlamentari, sotto la sferza della grande crisi innescata dal lockdown all’amatriciana, secondo Magaldi deriva dalla cocente delusione degli italiani per i leader che si sono succeduti negli ultimi anni: «Personaggi come Berlusconi e Renzi, bravissimi a chiacchiere quanto inconsistenti al lato pratico: stando alle riforme introdotte, il loro bilancio è davvero misero».
-
L’asse Trump-Putin contro i “cinesi” Soros, Obama e Merkel
Se Donald Trump verrà rieletto, grazie alla maggioranza silenziosa degli americani (oltre il 60%, secondo i nostri sondaggi), sicuramente aiuterà l’Italia a liberarsi della tirannide burocratica dell’Unione Europea a guida franco-tedesca. Già ora le relazioni tra Usa e Germania sono gelide, come dimostra la decisione della Merkel di non partecipare al G7 negli Stati Uniti. Da decine di anni, i tedeschi usano i soliti sistemi finanziari per ingabbiare l’Italia: hanno sempre ingarbugliato i conti per far sembrare solvente la Germania, mentre le banche tedesche (soprattutto la Deutsche Bank) sarebbero già fallite dieci volte, se fossero state italiane; ma il governo tedesco e i suoi pupazzetti all’Ue continuano a mettere un salvagente sopra l’altro, per aiutare le banche tedesche. Penso che la fine del “Quarto Reich” sarà soprattutto una fine economica, così come quella della Cina comunista. Prima di abbandonare la Casa Bianca, Barack Obama disse: «Lascio ad Angela Merkel il testimone della difesa dell’ordine liberale». Al di là delle etichette (lui di sinistra, lei di destra), Obama e Merkel fanno parte della stessa squadra. Nonostante la censura in atto, il web è pieno di documenti che comprovano i legami di Obama e Merkel con George Soros.Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Ungheria finì nelle mani dei sovietici, George Soros smise l’uniforme delle SS e passò con i comunisti, facendo carriera nei servizi segreti ungheresi. Dopodiché passò al Kgb, dove conobbe una certa Angela Merkel, che nell’allora Germania Est lavorava a sua volta nei servizi segreti: quelli della Ddr, la famigerata Stasi. I due divennero amici. Poi Soros emigrò negli Usa, divenne americano e, fra l’altro, finanziò un certo Barack Obama. Nessuno sapeva chi fosse, Obama, e ancora oggi non si sa bene cosa abbia fatto da giovane (prima in Africa, poi in Indonesia). Si sa solo che era un grande amico di Soros. Obama, Soros e Merkel sono un trio: si conoscono molto bene. Anche sui media italiani, si è scatenata una guerra contro Trump: ogni giorno, il “Corriere della Sera” attacca il presidente americano, mentre “Repubblica” elogia la Merkel. Il “Corriere”, purtroppo, fu infiltrato da gente di Soros già ai tempi di Berlusconi. La propaganda contro Trump è orchestrata a livello internazionale, da elementi filo-cinesi che magari hanno fabbriche in Cina o comunque controllano giornali e televisioni.Gli stessi media, poi, demonizzano Putin come dittatore e invece trattano coi guanti bianchi Xi Jinping. La ragione è la stessa che spinse Hillary Clinton, nelle presidenziali 2016 e anche dopo, con il Russiagate, a criminalizzare Mosca. La sinistra, ormai controllata dal partito comunista cinese, non può immaginare neanche lontanamente la possibilità che gli Stati Uniti e la Russia si stringano la mano e comincino a cooperare. Se queste due superpotenze dovessero cominciare a collaborare, quella tigre di carta che è la Cina di oggi (tigre di carta economica e propagandistica) crollerebbe in pochi mesi. I russi conoscono bene George Soros, ma anche l’ex agente della Stasi Angela Merkel e tanti altri, che sono infiltrati negli Stati Uniti e in altri paesi, compresa l’Italia. I russi hanno in mano tutti i file del vechio Kgb: informazioni che potrebbero passare agli amici americani, se Trump dovesse rimanere presidente. E’ per questo che la Cina, e tutti gli elementi pro-cinesi, stanno facendo una guerra all’ultimo sangue, contro Trump, per fare in modo che gli Usa di Trump e la Russia di Putin non si mettano d’accordo e non comincino a condividere informazioni sulla Cina. Il sistema di potere che ha costruito questa globalizzazione infame sta per crollare. Faremo di tutto, intanto, per aiutare Trump a essere rieletto.(George Lombardi, dichiarazioni rilasciate a Francesco Toscano nella diretta web-streaming di “Vox Italia Tv” del 6 luglio 2020, su YouTube. Noto imprenditore italoamericano, Lombardi è uno stretto collaboratore di Trump).Se Donald Trump verrà rieletto, grazie alla maggioranza silenziosa degli americani (oltre il 60%, secondo i nostri sondaggi), sicuramente aiuterà l’Italia a liberarsi della tirannide burocratica dell’Unione Europea a guida franco-tedesca. Già ora le relazioni tra Usa e Germania sono gelide, come dimostra la decisione della Merkel di non partecipare al G7 negli Stati Uniti. Da decine di anni, i tedeschi usano i soliti sistemi finanziari per ingabbiare l’Italia: hanno sempre ingarbugliato i conti per far sembrare solvente la Germania, mentre le banche tedesche (soprattutto la Deutsche Bank) sarebbero già fallite dieci volte, se fossero state italiane; ma il governo tedesco e i suoi pupazzetti all’Ue continuano a mettere un salvagente sopra l’altro, per aiutare le banche tedesche. Penso che la fine del “Quarto Reich” sarà soprattutto una fine economica, così come quella della Cina comunista. Prima di abbandonare la Casa Bianca, Barack Obama disse: «Lascio ad Angela Merkel il testimone della difesa dell’ordine liberale». Al di là delle etichette (lui di sinistra, lei di destra), Obama e Merkel fanno parte della stessa squadra. Nonostante la censura in atto, il web è pieno di documenti che comprovano i legami di Obama e Merkel con George Soros.
-
Sapelli: Pd e Grillo venduti alla Cina, Conte le regala il 5G
Porte aperte alla Cina (ma di nascosto) nel settore più importante di tutti: le reti. Lo ha rivelato il 21 agosto uno scoop della “Verità”: il governo ha secretato un Dpcm del 7 agosto scorso con il quale si autorizza Telecom ad utilizzare la tecnologia Huawei, scrive Federico Ferraù sul “Sussidiario“. «Il 5G è un tema strategico di rilevanza mondiale ed è al centro della nuova guerra fredda che divide Usa e Cina. È dai tempi del memorandum of understanding del marzo 2019 che il governo italiano ha messo in atto un lento scivolamento politico verso Pechino». Il Dpcm del 7 agosto «è la conferma che il progetto (cinese) di trasformare l’Italia nella testa di ponte della Cina in Occidente va avanti seguendo logiche sottratte al controllo del Parlamento, alla disciplina del “golden power” e, per quanto possibile, anche all’opinione pubblica». In Italia, dice Giulio Sapelli, storico ed economista – intervistato da Ferraù – non ci sono più i partiti: per questo le forze esterne ostili hanno la meglio e gli Usa non possono contrastarle. Porte aperte a Huawei, dunque, ma la decisione è a porte chiuse. «Questo governo, come anche quello precedente, soffre della pericolosa inclinazione a dipendere da forze esterne», dice Sapelli: «Non solo la Francia, la Germania e gli Usa, nostro alleato storico, ma anche la Cina, la cui influenza è sottoposta a forti misure restrittive dalla stessa Unione Europea».
-
Pd-M5S: messaggio all’Ue per sacrificare il disastroso Conte
Questo governo è nato l’anno scorso con l’unica motivazione di bloccare Salvini. Non ha mai avuto un progetto, ma soltanto uno scopo negativo. Anche per questo, dopo un anno di vita, ha prodotto risultati disastrosi. In più ha creato un piedistallo a Conte. Il capo del governo si è imposto su Di Maio e Zingaretti perché dalla mancanza di una visione politica dei partiti di maggioranza ha ricavato un grande spazio di manovra, che la pandemia di Covid-19 ha aumentato. Per “risultati disastrosi” mi riferisco all’incapacità del governo in materia economica, che è davanti a tutti. Il punto è che questi risultati così carenti non interessano né al Pd né ai 5 Stelle. Li infastidisce piuttosto il fatto che Conte sia diventato il dominus della maggioranza. Da qui il “patto di ferragosto” tra Pd e 5 Stelle, che va visto come il tentativo da parte di M5S e Pd di superare la loro debolezza, tentando di stipulare alleanze locali. Diventeranno un solo partito? Impossibile dirlo, adesso: pur essendo da un anno insieme al governo, non hanno elaborato una visione. Essenzialmente per un motivo: il M5S è nato come forza di contestazione della “casta”; ma la casta, intesa come principale forza di governo, è sempre stata il Pd.I Cinquestelle sono arrivati in Parlamento nel 2013, quando c’era il governo Monti e il Pd dava la linea, poi si sono susseguiti vari governi ispirati dal Pd fino al 2018. Tra le due forze, M5s e Pd, l’opposizione era totale. Nel 2019 si sono messi insieme senza uno straccio di riflessione. Ora cercano di creare le condizioni per fare un’alleanza, ma ciò implica che il M5S cambi pelle. Cosa dovrà diventare? Una specie di partito di estrema sinistra, disposto ad allearsi con il partito della sinistra di governo. Non è una peculiarità italiana: mi viene in mente l’esempio di Podemos in Spagna, che ha una consistenza non molto lontana dai 5 Stelle e governa con i socialisti. Ora l’obiettivo di M5S e Pd è dare una base politica all’alleanza. Una prima indicazione verrà dalle elezioni regionali prossime venture. Poi c’è il dato strategico: l’Italia attraversa la più grave crisi dal dopoguerra. Sembra che M5S e Pd vogliano farcelo dimenticare, ma non è possibile nascondere a lungo la polvere sotto il tappeto. Dove sta la questione? Avere una strategia vuol dire capire cosa fare, davanti a un cumulo di problemi enormi. Il Pil registra una caduta dell’11-12%, il debito pubblico lieviterà al 180% del Pil. Intorno a noi la situazione internazionale diventa sempre più complessa e difficile, dalla Libia al Libano, dal Mediterraneo orientale ai rapporti con la Cina.Siamo al centro di una grande area di crisi e non abbiamo una linea di difesa degli interessi nazionali. A settembre, quando riprenderà la vita politica, questi nodi faranno tutt’uno con l’emergenza economica. Affrontare problemi di tale gravità con un’alleanza che non è un’alleanza è veramente un azzardo. In questo patto per sopravvivere: qual è l’elemento più debole, M5s o il Pd? Finora i sacrifici principali li ha fatti il Pd, perché per tenere insieme l’alleanza di governo ha dimenticato la propria storia. È nato come partito a vocazione maggioritaria, adesso vuole il proporzionale e non riesce a ottenerlo. Aveva una vocazione produttivista e vi ha rinunciato. Ha sempre difeso la centralità del Parlamento, dai tempi del Pci a quelli di Berlusconi, e adesso vota il taglio dei parlamentari sulla base di motivazioni anti-casta. Sarà il Pd a diventare grillino? Ci sono fattori strutturali, a impedirlo. Il Pd è un partito organizzato ed è il riferimento primario di forti interessi internazionali. La cosa più rilevante che ha fatto questo governo è stata quella di presentarsi con il cappello in mano in Europa per chiedere più soldi possibili. Li ha ottenuti, peraltro a debito.Ma adesso l’establishment europeo, che secondo me è stato l’artefice vero della nascita del governo Conte 2, è molto preoccupato: perché vede che in Italia c’è un gran pullulare di spese che fanno salire il debito. I bonus non aiutano l’economia, e la cassa integrazione non può durare in eterno. È evidente che, in vista dei passaggi gravi e difficili dell’autunno 2020 e di tutto il 2021, fino all’elezione del presidente della Repubblica, va costruita una guida più salda. Altrimenti l’Italia creerà problemi a tutti. Vuol dire mandare a casa Conte? In Europa viene vista con favore ogni operazione che possa favorire un consolidamento politico, e il rafforzamento – sulla carta – dell’alleanza M5S-Pd è considerato un fatto positivo. Dopodiché, che questa maggioranza continui a essere guidata da Conte o che i due partner preferiscano un altro assetto, è una cosa che decideranno le circostanze. Dunque Conte è sacrificabile. È quasi una legge fisica: più sono deboli i partiti che lo sostengono, più si rafforza il premier in apparenza non politico. Più i partiti si rafforzano, meno determinante diventa il leader non politico. Che cosa potrebbe guastare l’ordito di questo quadro? Alla fine ciò che decide è la gravità della crisi economica.(Antonio Pilati, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Zingaretti-Di Maio, messaggio all’Ue per sacrificare Conte”, pubblicata sul “Sussidiario” il 16 agosto 2020. Saggista, già commissario dell’Agcom, Pilati è stato presidente della Fondazione Rosselli).Questo governo è nato l’anno scorso con l’unica motivazione di bloccare Salvini. Non ha mai avuto un progetto, ma soltanto uno scopo negativo. Anche per questo, dopo un anno di vita, ha prodotto risultati disastrosi. In più ha creato un piedistallo a Conte. Il capo del governo si è imposto su Di Maio e Zingaretti perché dalla mancanza di una visione politica dei partiti di maggioranza ha ricavato un grande spazio di manovra, che la pandemia di Covid-19 ha aumentato. Per “risultati disastrosi” mi riferisco all’incapacità del governo in materia economica, che è davanti a tutti. Il punto è che questi risultati così carenti non interessano né al Pd né ai 5 Stelle. Li infastidisce piuttosto il fatto che Conte sia diventato il dominus della maggioranza. Da qui il “patto di ferragosto” tra Pd e 5 Stelle, che va visto come il tentativo da parte di M5S e Pd di superare la loro debolezza, tentando di stipulare alleanze locali. Diventeranno un solo partito? Impossibile dirlo, adesso: pur essendo da un anno insieme al governo, non hanno elaborato una visione. Essenzialmente per un motivo: il M5S è nato come forza di contestazione della “casta”; ma la casta, intesa come principale forza di governo, è sempre stata il Pd.
-
Conte, dittatore a sorteggio: cabaret, nel paese in rovina
In effetti aveva ragione lui, Giuseppe Conte. Passerà alla storia. L’Italia sarà un caso da studiare, unico, speciale, da manuale. Abbiamo inventato un modello senza precedenti: un regime monocratico, para-dispotico, semi-dittatoriale, in cui l’uomo solo al comando, l’autocrate, non è un dittatore venuto da un golpe militare, non è il capo di un partito o un movimento che conquista il potere, non è un duce salito su dal popolo che marcia sulla capitale e dispone di un consenso popolare e una milizia agguerrita, non è il discendente di una dinastia che decide di incoronarsi monarca assoluto, non è un tecnocrate andato al potere come Massimo Esperto che poi sospende la democrazia per governare coi pieni poteri e non è nemmeno il viceré, il proconsole, il governatore insediato da una potenza straniera alla guida di un paese colonizzato. Ma è un signore chiamato in fretta e furia a Palazzo Chigi per sostituirne un altro che non piaceva a Mattarella e all’Establishment, uno rimediato sull’agendina del capetto di un partito. Così venne sorteggiato un professoricchio di terza fila dal curriculum taroccato, un avvocaticchio subappenninico mai notato nella vita della repubblica, uno che non è mai passato dalle urne, da governi dei tecnici, da commissioni di garanti, da riconoscimenti, da selezioni di miss Italia.Uno arrivato lì per caso, un paio d’anni fa, con una borsa da travet, e insediatosi prima semplicemente come mimo e figurante, prestanome di un’alleanza. E poi giusto un anno fa, con una giravolta che fa impallidire tutti i traditori della storia, insediatosi come Ponte Girevole, come Zelig, come Buono per Tutte le Stagioni. E infine assurto al ruolo di Autocrate grazie a un virus che ha colpito il mondo. Fu allora che approfittando della disgrazia, aggirando il parere dei comitati tecnico-scientifici, snobbando il Parlamento, facendo slalom tra i poteri, giocando di sponda tra due intronati capi-delegazione del governo, più un furbetto giocoliere fiorentino che voleva stupire coi suoi poteri speciali seppur malefici, fu allora, dicevo, che il Passante di Daunia, variante umana del passante di Mestre, si insinuò, si insediò, s’impose. Eccolo, lo Zar Vanesio di tutte le Italie, assistito solo dal suo gran ciambellano cubalibre RoccoCasalino; cominciò a sparare decreti a raffica, istruzioni per l’uso della vita pubblica e privata, soldati e forze armate per le strade d’Italia al fine di arrestare il virus, che si rendeva inafferrabile; ordinò sequestri di intere nazioni in casa, rivolse messaggi diretti alla nazione tutta, appelli da Comandante Unico della Nave Italia a tutti i passeggeri, sparò promesse fantasmagoriche assolutamente prive di fondamento di soldi, benefici, godurie varie, più una selva di autoincoronamenti, autoincensamenti, autoacclamazioni.Da ultimo piegò persino i servizi segreti alla sacra corona dauna, cioè a se stesso. Tutto questo nel mutismo istituzionale di Mattarella, nel balbettamento fesso dei suoi alleati, nella disattenzione dell’Europa, mentre il suo governo dava spettacolo di cabaret dell’assurdo coi suoi ministri tirabusciò e sottosegretari da cancan che mostravano le giarrettiere della loro estrosa ignoranza a scuola, in tribunale, in storia e geografia, in lavoro ed economia, e in ogni altro settore. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo una Dittatura per Caso, dove il premier ha vinto la presidenza a tombola e poi si è impossessato del tombolone; un presidenzialismo senza voto, col gratta e vinci, un potere nato dall’allineamento di tre testicoli alle slot machine. E la beffa aggiuntiva è che il livello della classe politica è così basso, a cominciare dai suoi alleati e protettori istituzionali, che il sorteggiato, il coniglio dauno uscito dal cilindro di Mattarella, fa la sua figura, sembra perfino più serio e affidabile dei politici, arraffa consensi, si mette i partner nel taschino, appare se non brillante almeno in brillantina, impomatato e fiabesco come un Mago Zurlì delle Istituzioni.Ma intanto può spacciarsi per un Taumaturgo in quanto è attorniato da ministri che possono concorrere solo allo Zecchino d’oro. Io ci scherzo perché è agosto, perché ho voglia di essere leggero e vacanziero, perché non ho voglia di occuparmi di questo miserabile teatrino chiamato politica, perché non saprei come e con chi esercitare la lettura “politologica” e attraverso quali categorie della politica. Sono saltati tutti i parametri e ogni residua decenza. Ma il paese rispecchia il premier per caso, l’autocrate vinto con la schedina. Siamo in un paese in cui laqualunque può ereditare venti milioni di euro in un colpo solo, una megacasa milionaria, un appannaggio di un milione all’anno (pari a cento appannaggi di olgettine), affittarsi uno yatch da sessantamila euro a settimana per scorrazzare lei e la sua fidanzata. E così sputare in faccia alla miseria degli italiani. Tutta questa fortuna non perché imprenditrice, inventrice, scienziata, e nemmeno attrice, cantante, indossatrice, femme fatale o almeno mamma dei figli di un nababbo, moglie di un sultano, amante-prostituta di gran lusso (Pascà, pigghia a scopa e scop i’ scaal! Direbbero a Napoli).Non mi interessa polemizzare col lesbo-animalismo della suddetta, sindacare sui suoi gusti sessuali o insinuare che chi la paga tanto vuole che tenga la bocca cucita. Ma no, fatti loro. È che non riesco a sopportare che milioni di persone debbano vivere nel momento peggiore della loro vita, tra incertezza sul lavoro, sulla casa, sulla famiglia, e nessuno abbia nulla da obiettare, da criticare “fortune” di questo tipo e vetrine annesse. E se lo fai, è moralismo o invidia… Ma non vi un po’ schifo tutto questo? Ma quando in un paese uno per caso diventa dittatore, una per casa diventa milionaria, una comitiva di scappati di casa si fa chiamare governo, poi capite dove va a finire un paese, la sua fiducia nel futuro, negli altri, in se stesso… E che scala di priorità, di valori, di stimoli può coltivare un ragazzo che vive nell’era casalina. Benvenuti nell’Italia per caso, dove tutto va a caso di cane.(Marcello Veneziani, “La dittatura a sorteggio, il paese a caso”, da “La Verità” del 9 agosto 2020).In effetti aveva ragione lui, Giuseppe Conte. Passerà alla storia. L’Italia sarà un caso da studiare, unico, speciale, da manuale. Abbiamo inventato un modello senza precedenti: un regime monocratico, para-dispotico, semi-dittatoriale, in cui l’uomo solo al comando, l’autocrate, non è un dittatore venuto da un golpe militare, non è il capo di un partito o un movimento che conquista il potere, non è un duce salito su dal popolo che marcia sulla capitale e dispone di un consenso popolare e una milizia agguerrita, non è il discendente di una dinastia che decide di incoronarsi monarca assoluto, non è un tecnocrate andato al potere come Massimo Esperto che poi sospende la democrazia per governare coi pieni poteri e non è nemmeno il viceré, il proconsole, il governatore insediato da una potenza straniera alla guida di un paese colonizzato. Ma è un signore chiamato in fretta e furia a Palazzo Chigi per sostituirne un altro che non piaceva a Mattarella e all’Establishment, uno rimediato sull’agendina del capetto di un partito. Così venne sorteggiato un professoricchio di terza fila dal curriculum taroccato, un avvocaticchio subappenninico mai notato nella vita della repubblica, uno che non è mai passato dalle urne, da governi dei tecnici, da commissioni di garanti, da riconoscimenti, da selezioni di miss Italia.
-
Caccia ai ladri di polli, in un pollaio già venduto alle volpi
Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca ogni tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?Contro i cinque impresentabili tuona persino il fantasma di Di Maio, forse in memoria delle sue vite precedenti, mentre a fregarsi le mani sono i soliti sovragestori delle vicende italiane: tanto meglio, per loro, se i rappresentanti del popolo perdono anche l’ultima briciola di onorabilità. Quando il copione fu allestito per la prima volta, all’inizio degli anni Novanta, la criminalizzazione della politica ci sprofondò nelle acque in cui si nuota tuttora, con le buche nelle strade e il bilancio italiano scritto direttamente da Angela Merkel. Un piano perfezionato dalla seconda ondata, quella contro l’inguardabile Berlusconi, che propriziò il colpo mortale all’economia del Belpaese e l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, cioè la morte civile dello Stato (inclusi i viadotti che crollano) firmata anche dal giulivo Bersani. Ora a quanto pare siamo all’atto finale: la richiesta, anche formale, di “terminare” l’Italia come potenza industriale e come residuo sistema democratico. Supremi demiurghi dell’illusionismo, i 5 Stelle: strepitarono contro la micro-casta delle auto blu per meglio tacere di fronte alla maxi-casta dell’obbligo vaccinale, fino a estrarre dal cilindro “l’avvocato del popolo”, giunto da lontano sotto mentite spoglie per poi incarcerarlo, il popolo, consegnando la chiave della prigione a menti raffinatissime che non parlano italiano.Il topos umoristico – la volpe a guardia del pollaio – racconta bene gli ultimi tre decenni, dominati da figure sovrastanti come Prodi e Draghi, al servizio dei grandi privatizzatori, fino alla stagione di Grillo e di Colao, della “sindrome cinese” e dei soliti noti che dall’affare-coronavirus pensano di trarre vantaggi definitivi, epocali, in termini di soppressione della sovranità sociale, politica, economica. Quando ancora esistevano i partiti ideologici – quindi, virtualmente, i progetti per il futuro – certo non mancavano i “mariuoli”, ma nemmeno gli statisti. Oggi, le elezioni sono diventate completamente irrilevanti, così come il Parlamento stesso: amputarlo ulteriomente, con il più ipocrita dei referendum (rispamiare due spiccioli per meglio occultare la razzia, la svendita di un intero paese) significa impedire al morto di resuscitare, un giorno, nel caso dovesse ricomparire un brandello di dignità democratica sotto forma di politica. Il popolo delle mascherine correrà in massa a votare per tagliare ulteriormente la rappresentanza, lasciando che siano eletti solo i candidati più lontani dai territori e più fedeli ai leader di cartapesta? Stavolta non servirà nemmeno il quorum, curioso residuato di tempi migliori, in cui il potere politico doveva tener conto almeno degli umori del cosiddetto popolo sovrano.(Giorgio Cattaneo, 12 agosto 2020).Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca qualunque tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?