Archivio del Tag ‘Berlusconi’
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Addio al regime, Fini ha stracciato il patto col diavolo
Un governo balneare, di fine regime: è tutto quello che resta della «grande illusione berlusconiana» che prometteva di cambiare l’Italia e durare per «almeno tre legislature». Dopo la rottura definitiva decretata ufficialmente da Fini, è quasi certo che il terzo esecutivo Berlusconi, nato due anni fa con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana, «non arriverà a concludere nemmeno la sua prima legislatura». E attenzione, non tramonta solo un’illusione di governo: muore anche l’illusione di una nuova destra, moderna ed europea, «che in questo Paese, sotto le insegne del Cavaliere non ha e non avrà mai la possibilità di esistere».
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Crepuscolo solitario: Berlusconi travolto dalla crisi
“Futuro e libertà per l’Italia”: questa la sigla scelta da Gianfranco Fini per i due nuovi gruppi parlamentari coi quali, al Senato ma soprattutto alla Camera, il premier dovrà ora confrontarsi per sperare di restare in sella, dopo lo “schiaffo” inflitto all’ex leader di An, reo di aver di fatto neutralizzato la legge-bavaglio e denunciato il saldo negativo tra Pdl e legalità, dopo i casi Scajola, Brancher, Verdini e Cosentino. Messo fuori dal Pdl, Fini ha schierato le sue truppe in Parlamento: una dozzina di senatori e, a sorpresa, 34 deputati. Quanto basta per condizionare il futuro del governo in nome «dell’interesse generale», ovvero: giustizia sociale (stop alla guerra agli immigrati) e legalità politica (no alla corruzione del potere).
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Legalità e politica, il Pdl deflagra: Berlusconi caccia Fini
«Più che di un divorzio politico, ha l’aria di un licenziamento. Il modo brutale col quale Silvio Berlusconi espelle di fatto Gianfranco Fini dal Pdl riflette la concezione che il Cavaliere ha del partito; e la miscela di spavalderia, rabbia e ingenuità con la quale quattro mesi fa il presidente della Camera ha contestato in pubblico la leadership berlusconiana». Dal “Corriere della Sera”, Massimo Franco commenta così la rottura del 29 luglio con la quale l’ufficio di presidenza del Pdl ha “epurato” Gianfranco Fini: «Viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni». Invitato a farsi da parte, Fini replica: «La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio».
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Feltri: vedrete, Berlusconi mollerà Fini per Casini
Ha fatto più clamore Pier Ferdinando Casini andando a cena una sera in casa di Bruno Vespa che Pier Luigi Bersani stando al vertice del Pd un anno e passa. Basta questa constatazione per capire due cose fondamentali dell’attuale politica italiana: primo, nella sua esiguità numerica, l’Udc è un peso massimo; secondo, nella sua imponenza, il Partito democratico è un peso piuma. E ciò spiega il fatto che Silvio Berlusconi sia più interessato a ingraziarsi Casini che a combattere Bersani, bravissimo a combattere se stesso.
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Piemonte in bilico, il Pdl: golpe giudiziario contro Cota
Sulla scheda elettorale per le regionali del Piemonte, le due liste contestate dal centro-sinistra solo all’indomani del voto (“Al centro con Scanderebech” e “Consumatori”) erano chiaramente incluse tra quelle della coalizione di centro-destra con Roberto Cota candidato presidente. Eppure ora, per giudicare la validità di quei 14.980 voti, forse decisivi, si valuterà caso per caso: il riconteggio delle schede deciso dal Tar il 15 luglio giudicherà inequivocabilmente attribuibili a Cota solo quelle recanti anche una croce sul candidato presidente, e non solo sulla lista collegata. Interpretazione che Cota respinge fermamente, in nome della salvaguardia della «volontà democratica degli elettori», annunciando il ricorso in appello al Consiglio di Stato.
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Corruzione, il cupo trionfo dell’Italia oscura
Le cronache giudiziarie stanno ridisegnando l’Italia come una piramide di comitati d’affari, con vetta a Roma ma poi estesa ovunque, in una specie di federalismo dell’arte di arrangiarsi. La cosiddetta P3 ne è l’ultima immagine, dove riemerge perfino Flavio Carboni, vecchio piduista che ebbe il suo momento ai tempi dell’assassinio del banchiere Roberto Calvi, trent’anni fa. Ma l’elenco è lungo: la cricca di Anemone e gli appalti del G8; gli impuniti della ricostruzione dell’Aquila; le speculazioni ospedaliere in Lombardia dove pure la spesa sanitaria rispetto al Pil è la metà di quella della Campania bassoliniana. Proseguire sarebbe stucchevole. Meglio chiedersi come mai ritorni la corruzione, ingigantita e non di rado bipartisan, mentre l’opinione pubblica sembra indignarsi sempre meno.
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Farefuturo: guai al potere che teme la libertà di stampa
A quelli che dicono che non esistono due destre, a quelli che dicono che non possono esistere due idee di politica all’interno del Pdl, garbatamente rispondiamo che per fortuna in Italia c’è una destra democratica alla quale non verrebbe mai in mente di affermare che la libertà di stampa non è un diritto assoluto, alla quale non verrebbe neanche in mente di recriminare politicamente contro una stampa che - può fare più o meno piacere – fa solo il suo sacrosanto lavoro.
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Mafia, 7 anni a Dell’Utri: la Cupola e l’ascesa di Fininvest
Concorso esterno in associazione mafiosa: condannato anche in appello (7 anni di reclusione) il senatore Marcello Dell’Utri, “architetto” politico di Forza Italia. Secondo l’accusa, Dell’Utri avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa Nostra come Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Vittorio Mangano, poi finito come “stalliere” nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. Rapporti che sarebbero serviti a Dell’Utri per assicurarsi la “protezione” mafiosa per operazioni finanziarie e imprenditoriali da lui gestite per sé e nell’interesse delle società di Berlusconi. In cambio, i boss avrebbero trovato la strada spianata verso i salotti buoni della finanza milanese e nazionale.
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Saramago: l’Italia abbia più rispetto della sua civiltà
«Ciò di cui ha più bisogno il popolo italiano, di questi tempi, è il rispetto di se stesso». Lo afferma il Premio Nobel portoghese José Saramago, scomparso il 18 giugno, nel suo ultimo messaggio: ho ha registrato in video per la missione della “nave dei diritti” (“Lo sbarco”) che approderà a Genova il 25-26 giugno per contestare il clima politico, la corruzione dilagante e la censura. L’Italia, dice lo scrittore, ha suscitato vere e proprie passioni nella gente: com’è che si è lasciata «cadere così in basso»? Non molto tempo fa, «l’Italia è stata un esempio per l’Europa, con Garibaldi, con Verdi». Letteratura, arti, filosofia. «Com’è che è caduta? Io credo, per quello che fa cadere i popoli: la corruzione».
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Spatuzza senza protezione: «Un morto che cammina»
«Da oggi, Spatuzza è un morto che cammina». Così Antonio Di Pietro commenta la decisione del governo di non concedere la protezione definitiva al possibile pentito-chiave delle indagini sulle stragi di Falcone e Borsellino e sul processo Dell’Utri. Nonostante l’esplicita richiesta di tre Procure (Firenze, Palermo e Caltanissetta), il Viminale ha deciso che Gaspare Spatuzza avrà solo “ordinare misure di protezione” ma non sarà ammesso nel programma speciale che tutela i più importanti pentiti di mafia. «E’ la prima volta che si nega una protezione proposta da ben tre Procure», afferma il procuratore antimafia Nino Di Matteo.
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Se Scandalopoli affonda Silvio, è già pronto Tremonti
Che cosa accadrà ora? Nulla. Ovvero, il peggio. Non ci saranno le strombazzate riforme, tantomeno l’agognato federalismo. Per fortuna. Con questa classe dirigente, il federalismo sarebbe soltanto la moltiplicazione dei pani e dei pesci della corruzione. Il governo andrà avanti ancora un po’, certo non fino al termine della legislatira. Forse nemmeno fino al panettone. L’inchiesta sulla cricca di Anemone e compagni rappresenta l’epifania e la fine della Seconda Repubblica, come Mani Pulite lo fu della prima.
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Libertà di stampa, l’Italia all’ultimo posto in Europa
L’Italia scivola dal 44esimo al 49esimo posto per la libertà di stampa nel mondo, dopo Argentina, Spagna, Francia, Cile, Slovenia e Costa Rica, ma prima di Bulgaria, Brasile e Croazia. E’ quanto si evince dal rapporto annuale diffuso da “Reporter senza frontiere” (Rsf) nella giornata mondiale della libertà di stampa. «I giornalisti in Italia affrontano quotidianamente la peggiore condizione lavorativa di tutta l’Unione europea», denuncia Rsf. Secondo il rapporto, l’Italia è «l’unico paese al mondo nel quale il presidente del Consiglio controlla direttamente la quasi totalità delle reti televisive nazionali».