Archivio del Tag ‘Berlusconi’
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L’eterno derby ad personam fa naufragare l’Italia
Michele Santoro che attacca in prima serata la Rai che vorrebbe impedirgli di condurre con serenità “Annozero”, programma di successo con bilancio in attivo (4 milioni di euro l’anno), i giornali della famiglia Berlusconi che agitano dossier su Fini per la storia della casa a Montecarlo finita al cognato, i finiani che giurano si tratti di carta straccia di cui accusano direttamente i servizi segreti, mentre salta il vertice Unicredit e frana tra mille crisi occupazionali l’Italia ad personam ancora senza un ministro per lo sviluppo economico e col Parlamento occupato da incresciose “compravendite” di deputati per scongiurare la nascita di un “governo tecnico” e blindare il premier pericolante da possibili rischi processuali. Uno spettacolo desolante, accusa Piero Ostellino dal “Corriere della Sera”.
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Renzi: i dirigenti Pd sono i migliori alleati di Berlusconi
«Uno sbadiglio ci seppellirà: è venuta l’ora di rottamare i nostri dirigenti». Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, insiste sulla necessità di ricambio totale nei vertici del centrosinistra, all’indomani della chiusura della festa nazionale del Pd. «Io non ho nulla di personale contro D’Alema, Bindi, Veltroni e gli altri: ma non ce l’hanno fatta. E allora lo dico, col massimo rispetto e col massimo dell’umiltà, però lo dico: adesso basta, tocca ad altri. Il loro tempo è davvero finito». Il problema? Aver criticato Berlusconi per quello che ha fatto, anziché per quello che – malgrado le promesse – non ha fatto: l’Italia è in crisi, il Pdl è in riserva, ma il Pd non sembra avere soluzioni alternative.
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Berlusconi ai minimi storici. Avanti Fini, Vendola e Grillo
Berlusconi ai minimi storici, la Lega frena, il Pd è fermo, Di Pietro arretra: volano Fini, Vendola e Grillo, mentre cresce la fiducia degli italiani nel Quirinale e nella magistratura e in un politico come Tremonti, lontano dalle risse politiche, percepito come timoniere della nave nella tempesta della crisi. Questa la recentissima fotografia demoscopica emersa dall’atlante politico di “Demos” dopo il sondaggio condotto nei giorni scorsi: il grande disorientamento degli italiani riflette quello del quadro politico, dando il via a una serie di cambiamenti a catena innescati, dopo 16 anni, dal disastroso smottamento del consenso attorno al premier, ormai alla guida di un governo senza più una maggioranza certa.
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Fini si è sdoganato da solo e ora deberlusconizzerà l’Italia
Nessuno più di Berlusconi poteva rimettere in gioco una destra missina ridotta a pura testimonianza, ma solo Gianfranco Fini ha potuto “sdoganarla” davvero, quella destra, riempiendola di nuovi contenuti politici anche a costo di strappi dolorosi. Dal magazine della fondazione “Farefuturo”, Filippo Rossi è netto: «Il vulnus del rapporto tra destra e uomo di Arcore è tutto lì. In quella stupidissima e pericolosissima bugia che vuole Berlusconi unico splendido magnifico sdoganatore della destra italiana. Una bugia perfida che nasconde una semplice verità: la destra italiana si è sdoganata da sola, con mille difficoltà, con tanta sofferenza, con la politica, quella vera. E non con la declinazione aziendalista che abbiamo tutti conosciuto in questi anni».
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Nessuno lo dice, ma se si vota Berlusconi perde: ecco come
Attenzione: al di là delle minacce ripetutamente ventilate di ricorrere al voto anticipato, Berlusconi sa benissimo che vincere non gli sarebbe facile: la ribellione di Fini, sommata alle possibili diserzioni di Caldoro in Campania e Lombardo in Sicilia, potrebbero privarlo delle Regioni-chiave. Senza contare il Piemonte, sempre il bilico, dove alle regionali Cota ha vinto di un soffio: finiani e Udc potrebbero favorire il successo del centrosinistra. Il rischio di perdere al Senato sarebbe piuttosto alto, scrive lo storico e politologo Aldo Giannuli nel suo blog, e questo per Berlusconi sarebbe una catastrofe anche se vincesse alla Camera: infatti, non avrebbe i numeri per fare il governo e sarebbe altamente improbabile un ennesimo ricorso alle urne.
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Addio Pdl, Fini detta la sua agenda del futuro
Un’ora e mezzo per demolire Berlusconi, senza fornirgli pretesti per la crisi. Da Mirabello, Ferrara, località simbolo della destra missina di Almirante, il 5 settembre Gianfranco Fini ha varcato il Rubicone: il Pdl «non c’è più», ma il premier «ha il diritto-dovere» di governare e finire la legislatura. Vuole i voti dei finiani? Dovrà conquistarseli, trattando punto su punto. Preferisce rompere, non accettando il nuovo «patto di legislatura» che Fini propone? Si assumerà in prima persona la responsabilità delle elezioni anticipate. Una cosa è certa, i finiani non molleranno sui temi chiave del dissenso: diritti, giovani, federalismo «equo e solidale», misure anti-crisi. E soprattutto: giustizia uguale per tutti, non solo per i potenti: «Governare non è comandare, garantismo non significa impunità».
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Se votiamo oggi, Berlusconi si avvicina al Quirinale
Un governo d’emergenza per risolvere due problemi, l’attuale legge elettorale e il monopolio televisivo, e poi tornare alle urne con regole nuove. Se non si ricuce lo strappo tra Berlusconi e Fini, andare alle elezioni anticipate con la “legge porcata” sarebbe un suicidio. Lo afferma la politologa Barbara Spinelli, scrittrice ed editorialista de “La Stampa”, di fronte ai recenti sviluppi politici: «ultimo atto» o solo «ultima scena di uno dei tanti atti della tragedia berlusconiana?». Comunque sia, «non è un bello spettacolo». E il sipario non sembra chiudersi: da questa situazione «di fine regno», in realtà Berlusconi «ha la possibilità di uscire restando in sella e pesando sulla vita politica italiana in modo molto più forte di quanto immaginiamo».
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Cricca economy: disastri e business, da Haiti all’Aquila
«La maggior parte delle scuole di New Orleans è in rovina, come le case dei bambini che le frequentavano. Questa è una tragedia, ma è anche un’opportunità», scrive sul Wall Street Journal l’economista Milton Friedman il 9 settembre 2005, pochi giorni dopo le devastazioni dell’uragano Katrina, 1.800 vittime. Steve Quinn, analista finanziario della Hulliburton che gestisce gli appalti dell’occupazione a Baghdad, il 22 novembre 2006 afferma: «L’Iraq è stato meglio del previsto», riferendosi all’andamento di ottobre, buoni affari e 3.709 civili uccisi. Mors tua, vita mea: «Mica c’è un terremoto al giorno», ridevano gli sciacalli “festeggiando” il terremoto dell’Aquila nel 2009.
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Bossi allontana il voto, Bersani: governo d’emergenza
La Lega ha in pugno il governo Berlusconi: si va avanti così almeno per qualche mese, tentando di scendere a patti con Fini e lasciando perdere Casini. Dopo aver minacciato a gran voce il ritorno anticipato alle urne, Umberto Bossi ha imposto al premier di stringere i denti e provare a prolungare i tempi parlamentari, senza tentare di ricorrere all’appoggio dell’Udc. E’ questo il risultato del vertice del 25 agosto tra i due leader: voto anticipato scongiurato, ma solo «per il momento». Bossi vuole sfruttare la debolezza del Pdl e non permetterà che Berlusconi riguadagni terreno, mentre il leader del Pd, Pierluigi Bersani, lavora per un “nuovo Ulivo” ma intanto è pronto a un governo d’emergenza.
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Farefuturo: vergogna, Berlusconi è davvero il Caimano
Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Eravamo sinceramente convinti che tutto potesse scorrere tranquillamente nei canali della democrazia interna a un partito. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da “editti bulgari”; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con un sogno
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Manovre di Palazzo? Farebbero di Berlusconi un martire
Cari amici e compagni, penso che non si possa continuare a tergiversare. A me pare del tutte evidente che la crisi interna al centro destra più che determinare la fine del berusconismo stia producendo un ulteriore imputridimento della crisi politica. Che i destini del governo e per certi versi della repubblica – visti i propositi anticostituzionali di Berlusconi – siano riassumibili nella diatriba legal giornalistica su un appartamento di Montecarlo non è null’altro che il segno di un degrado senza fine. Nessuno può pensare che il fango tocchi solo gli altri. In questa Weimar al rallentatore che stiamo vivendo da anni lo schifo tocca in egual misura chi lo provoca e chi non è in grado di arrestarlo.
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Bocca: povera Italia, almeno Mussolini non rubava
«Tutti i regimi, alla fine, cadono», anche se quello di Berlusconi ancora non si sa né come né quando cadrà. Parola di Giorgio Bocca, decano dei giornalisti italiani, novant’anni il 18 agosto. Partigiano, giornalista, è un pezzo della storia del giornalismo italiano. E oggi, scrive Gianni Barbacetto sul “Fatto Quotidiano”, assiste allo spettacolo di giornali e tv poveri di notizie e ricchi invece di silenzi, omissioni, pettegolezzi, dossier e ricatti. «E’ un momento difficile per la nostra democrazia», sostiene Bocca, autore di inchieste taglienti, reportage e saggi spietati sulla mala-Italia di ieri e di oggi, un paese ormai «senza regole», senza diritti né futuro.