Archivio del Tag ‘Berlusconi’
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Fortini: come sottrarsi allo scempio che ci assedia
Cari amici, non sempre chiari compagni; cari avversari, non invisibili agenti e spie; non chiari ma visibili nemici. Sapete chi sono. Non sono mai stato né volteriano né liberista di fresca convinzione. Spero di non dover mai stringere la mano né a Sgarbi né a Ferrara né ai loro equivalenti oggi esistenti anche nelle file dei “progressisti”. Non l’ ho fatto per mezzo secolo. Perché dovrei farlo ora? Nessuna “unità” anni Trenta. Meglio la destra della Pivetti. Ognuno preghi i propri santi e dibatta con gli altrui. Tommaso d’Aquino, Marx, Pareto, Weber, Croce e Gramsci mi hanno insegnato che la libertà di espressione del pensiero, sempre politica, è sempre stata all’interno della cultura dominante anche quando la combatteva.
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La salma politica del Cavaliere, mandante di se stesso
Con il turbamento del Quirinale comincia a calare ormai il sipario su un re nudo e sempre più solo. E per questo imprevedibile. Berlusconi esce di scena (a meno di colpi di coda, di cui pure il pittoresco personaggio è sempre capace) non solo per le misere debolezze della carne che l’hanno messo nei guai fino al collo. La fine politica del vecchio statista post-democratico dalle insane voglie si era già consumata con l’immagine dissacrante di Fini che, con il dito indice alzato, rompeva platealmente con un capo sbigottito per la sua suprema potestà violata in pubblico da un possibile delfino.
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Rubygate, Berlusconi teme Letta e i servizi segreti?
L’accerchiamento è sempre più asfissiante. E la paura è che dalla procura di Milano il “grosso” non sia ancora arrivato. Mentre nell’ultimo clamoroso video-messaggio del 19 gennaio, giudicato “eversivo” da molti commentatori, il premier pretende che vadano «puniti» i magistrati che indagano sul “Ruby-gate”, Berlusconi teme che nei cassetti delle redazioni ci siano interi arsenali pronti ad esplodere. Il quadro sembra fuori controllo: non è un caso che Niccolò Ghedini, durante la riunione con tutti gli avvocati del premier, abbia dato voce al sospetto più inquietante: «Ma è possibile che tutti gli apparati sono in mano a uomini non nostri, da D’Alema a De Gennaro, e in questa vicenda non abbiamo avuto comunicazioni su quel che stava accadendo?».
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Sodoma, le notti di Arcore e il prezzo della bellezza
Dovremmo rivedere l’ultimo film di Pasolini «Salò o le centoventi giornate di Sodoma». Chi, quando uscì, lo trovò troppo “forte” e spinto, oggi, alla luce del lugubre spettacolo che ha come protagonisti uomini potenti e minorenni alla Justine, con personaggi di contorno tanto ridicoli quanto violenti, sinistri ruffiani con facce da cabaret, non si scandalizzerebbe più di tanto. Il film di Pasolini, a metà degli anni Settanta, ci raccontava quel che palesemente succede oggi nel nostro Paese. Ci mostrava come il potere, dopo aver svuotato le anime e tolto l’allegria ai sudditi, violentava, deturpava i loro corpi, la loro ultima sacralità: dopo di che diventano carne da macello.
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La mitologia di Silvio e il virus della prostituzione universale
La mia tesi è quella che quest’uomo non è una canaglia, almeno non in primis, non è demoniaco. Lui ha un altro problema: non è normale, in tutti i sensi, ossia è a modo suo straordinario, extra-ordinario, eccedente in tutto e onnivoro nel suo desiderio, ma completamente dominato da questa debordanza ipocondriaca. È un quasi-psicopatico che vuole, oppure è costretto a prendere alla lettera le sue ossessioni metaforiche. Ricordate il serial killer che squarta le sue vittime una dopo l’altra, perché deve prendere il loro cuore, letteralmente, deve dare carne alla sua fantasia desiderante?
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Gogna-sexgate: Berlusconi ridotto a zimbello del mondo
A Berlusconi dice di aver chiesto 5 milioni per tacere, la giovanissima “Ruby” – minorenne all’epoca degli incontri nella villa di Arcore – ora al centro dell’ultimo devastante sexgate che sta facendo traballare il premier. Secondo le carte dell’inchiesta milanese, che ipotizza un giro di prostituzione all’ombra del Cavaliere, Lele Mora avrebbe ricevuto un milione e mezzo, versando migliaia di euro alla minorenne. Ed Emilio Fede, direttore del Tg4 e storico sodale di Berlusconi, al telefono con Nicole Minetti racconta invece di averne dati 10.000 a un’altra ragazza perché non divulgasse le foto scattate col cellulare. La bufera politica raggiunge la massima intensità: può un uomo simile guidare un paese come l’Italia?
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Futuro e dignità: Torino merita un sindaco targato Fiom
La ribellione della dignità. Così viene letta, da ampi strati dell’opinione pubblica, l’orgogliosa e temeraria reazione degli operai di Mirafiori che nonostante l’aperto ricatto di Marchionne (o si lavora alle mie condizioni, o si chiude) hanno osato dire no al nuovo modello imposto dall’azienda: meno diritti per chi è alla catena di montaggio, vietato protestare. Come minimo, vista l’inattesa risposta degli operai – la Fiat e i fautori del “sì” si aspettavano un plebiscito, almeno l’80% dei consensi – ora sarebbe interessante valutare il peso elettorale, per il Comune di Torino, di un leader della Fiom. Cosa accadrebbe se alle primarie scendesse in campo un sindacalista del peso di Giorgio Airaudo?
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Camusso: vogliono trasformare le fabbriche in caserme
E’ l’impostazione della vertenza che rende tutto un po’ incredibile e soprattutto questa idea che bisogna costruire fabbriche come caserme, fatte come caserme autoritarie. Ci abbiamo messo molti anni a introdurre democrazia e libertà nei luoghi di lavoro e questo appare a noi un grande arretramento. Si sta costruendo un vulnus alla democrazia. Le caserme non sono più efficienti e anzi, se ne parliamo in questo Paese lo sono poco, perché rinunciano al contributo delle persone e alla loro partecipazione. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa spettacolo e ha abdicato al suo mestiere. Non mi aspettavo che dimostrasse comprensione verso la minaccia della Fiat di abbandonare Torino: in un paese normale, di fronte a un’impresa che vuole fare investimenti, l’esecutivo avrebbe dovuto chiamare l’impresa e verificare gli investimenti.
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Bravo Brasile, non ceda Battisti a questa Italia indecente
Se io fossi nei panni delle autorità brasiliane non consegnerei Cesare Battisti all’Italia. Che garanzie di giustizia può dare un Paese il cui presidente del Consiglio dichiara quasi quotidianamente, anche in sedi estere, che «la magistratura è il cancro della democrazia italiana», che «all’interno della magistratura esiste un’associazione a delinquere a fini eversivi», che «i giudici sono antropologicamente dei pazzi»? Dice: ma Battisti è stato condannato molti anni fa, nel 1985, nel 1991, nel 1993, prima dell’era berlusconiana. Ma se la Magistratura è il “cancro della democrazia” non lo è diventata improvvisamente dall’avvento di monsieur Berlusconi, se la suo interno ci sono “associazioni a delinquere” ci sono oggi come potevano esserci anche ieri.
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L’ambasciatore: così Roma insabbiò la verità su Calipari
L’Impero colpisce ancora, anche se la conferma della notizia trapela con cinque anni di ritardo, grazie a Wikileaks: dopo aver assassinato Nicola Calipari a Baghdad mentre riportava a casa la giornalista del “Manifesto” Giuliana Sgrena, gli americani ottennero la piena complicità del governo italiano per depistare le indagini e far sembrare un semplice incidente la tragica morte dello 007 del Sismi, ucciso il 4 marzo 2005 per “punire” l’Italia per aver osato trattare coi sequestratori iracheni, che proprio coi sequestri finanziavano la resistenza contro l’occupazione Usa. Roma promise a Washington che avrebbe insabbiato le inchieste: lo scriveva, in dispacci riservati ora pubblicati dal sito di Julian Assange, l’ambasciatore statunitense a Roma, Mel Sembler.
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Annozero, rissa: gli studenti non condannano la violenza
Quei poliziotti asserragliati a difesa del Palazzo e tempestati di lanci di pietre? «Erano lì per difendere l’indegna compravendita dei voti che si stava svolgendo alla Camera il 14 dicembre». Questa la posizione della delegazione studentesca ospite di “Annozero”: due giorni dopo i gravi disordini di Roma, gli studenti invitati alla trasmissione di Michele Santoro non prendono le distanze dal ricorso alla violenza che ha poi provocato la reazione della polizia antisommossa. Scontro al calor bianco in studio col ministro Ignazio La Russa, che zittisce uno studente chiamandolo «vigliacco», e l’ex pm Antonio Di Pietro, pronto a dare del «fascista» al ministro della difesa.
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Berlusconi resiste? Se Fini piange, Vendola ride
Con tre voti di maggioranza, strappati in extremis ai finiani «nell’ultima compravendita notturna», Berlusconi rimane a Palazzo Chigi: per fare che cosa? Quel margine precario, «appeso a mille promesse impossibili», secondo il direttore di “Repubblica”, Ezio Mauro, non consentirà al premier di far approvare più nulla. Gianfranco Fini, il grande sconfitto nella battaglia parlamentare sulla sfiducia, considera quella del Cavaliere una vittoria di Pirro e avverte che «ora ci divertiremo», preannunciando un Vietnam parlamentare che potrebbe accelerare il ricorso alle elezioni anticipate. Niente governo tecnico? A sinistra c’è un solo vincitore: Nichi Vendola.