Archivio del Tag ‘Berlusconi’
-
Gheddafi trema: scontri a Bengasi, s’incendia anche la Libia
Il contagio della rivolta nel mondo arabo e islamico è arrivato anche in Libia, paese che confina con sia con Egitto che con la Tunisia. È di almeno 38 feriti il bilancio degli scontri fra manifestanti e polizia appoggiata dai sostenitori del leader libico Muhammar Gheddafi, scoppiati a Bengasi nella notte fra il 15 e il 16 febbraio. Mentre a Lampedusa – dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza – si ammassano migliaia di profughi tunisini, a tremare è ora il regime di Tripoli, al quale il governo Berlusconi ha affidato il controllo della frontiera mediterranea. Dopo aver fatto il tifo per Ben Alì e Mubarak – i presidenti-dittatori rovesciati dalla furia popolare tunisina ed egiziana – ora Gheddafi deve fare i conti con il popolo libico galvanizzato dall’ondata democratica maghrebina.
-
Prostituzione, Berlusconi a giudizio: prepariamoci a tutto
Ripeterlo è perfino inutile. In qualsiasi altra democrazia al mondo un premier indagato per prostituzione minorile non sarebbe restato un minuto di più al suo posto. Pensate a Cameron, a Sarkozy, a Zapatero. Come avrebbero potuto tirarla in lungo accusando di qualsiasi cosa magistratura e informazione senza rischiare una rivolta di piazza? Figuriamoci se rinviati a giudizio con una motivazione di un giudice terzo, il gip, che parla di “evidenza delle prove”.
-
Cederna: mi vergogno di chi non si vergogna di questa Italia
Nella testa ho due voci, due musiche, due biglietti nel portafoglio: “mi vergogno” e “a testa alta”. Li leggo quasi sempre di seguito, li leggo ogni giorno. Mi vergogno di non riuscire a leggere i giornali; mi sforzo, ma non ci riesco più – be’, non tutti: qualcuno ovviamente lo leggo. Non riesco più a guardare la televisione, ma di questo non mi vergogno: mi vergogno dello schifo che mi fa questa politica; mi vergogno del Capo, mi vergogno dei servi, mi vergogno delle menzogne sulle facce, nelle voci; mi vergogno quando li vedo, mi vergogno quando li sento parlare, mi vergogno di non riuscire a pensare al mio paese senza vergogna.
-
L’élite eversiva e il naufragio dell’Italia, nave dei folli
Josè Saramago nella “Zattera di pietra” immagina che la penisola iberica si stacchi dal Continente e vaghi per l’oceano Atlantico come un’isola ribollente di contrasti e di passioni. Forse non ce ne siamo accorti ma il cataclisma raccontato dal premio Nobel portoghese sta accadendo alla nostra Italia che si è staccata da quasi due decenni dall’Europa e naviga come una nave piena di pazzi nel Mediterraneo. Il prodigio è stato compiuto da un uomo anziano e vigoroso che, a capo di una ciurma nordista, ha segato i confini che ci tenevano legati a un mondo che ci guarda al di là delle Alpi stupefatto e persino divertito.
-
Onesti contro criminali? Caro Saviano, il futuro è altrove
Di gente disposta a votare la Santa Alleanza ce n’è tanta. E a molti è sufficiente un motivo: la gigantesca, ciclopica inopportunità che Berlusconi rimanga a Palazzo Chigi. Ma di motivi ne occorrono altri per sperare di vincere e governare. Mentre la politica stenta ad offrire tali motivi, altri si organizzano in proprio. Lo ha fatto Saviano a Milano. Lo ha fatto il popolo viola manifestando ad Arcore. Lo fanno – dialogando a modo loro sul Corriere della sera di ieri – anche Adriano Celentano e Beppe Grillo (in un crescendo di deliri populisti che da solo potrebbe bastare a convincere un elettore indeciso che Berlusconi, in fondo, non è poi così dissennato).
-
Silvio ormai è cotto, ma resiste ancora: come Mubarak
Silvio Berlusconi, fatte le debite proporzioni, è nella stessa situazione di Mubarak. Dopo sedici anni di regime personale mascherato da democrazia c’è quasi un intero Paese che non ne può più di lui, di questo energumeno che ha monopolizzato per tre lustri la vita politica, e non solo la vita politica, italiana. Importanti pezzi della sua coalizione lo hanno abbandonato, prima l’Udc di Casini, poi il “cofondatore” Fini con Futuro e libertà. Anche giornali, “Libero”, e uomini, Feltri e Belpietro, che lo hanno sempre sostenuto a spada tratta cominciano a prenderne le distanze. Solo tre o quattro anni fa Libero non m’avrebbe mai chiesto di scrivere un articolo, cui è stato dato il posto dell’editoriale, sul tema “Perché sono antiberlusconiano da sempre” (Libero, 29/1).
-
Strappo sul federalismo, Bossi puntella ancora il Cavaliere
Federalismo tributario per decreto: il governo approva, di forza, il provvedimento che il Parlamento ha appena bocciato, con il “pareggio” nell’apposita commissione bicamerale, insufficiente per l’approvazione. E non solo il Carroccio non rompe, ma «prova a tirare a campare, al fianco di un premier sempre più disperato», accettando a sua volta «il rischio di tirare le cuoia». Secondo Massimo Giannini, vicedirettore di “Repubblica”, la data del 3 febbraio «segna un altro passo verso il baratro» nel quale «precipitano le regole democratiche». Una cosa mai vista: un decreto respinto da una Commissione bicamerale e riapprovato, con la stessa formulazione, dal Consiglio dei ministri.
-
Siamo pecore, non osiamo reagire alla Casta feudale
Il benessere ci ha fatto male: il quattrino, lo status symbol, tutte queste cose si sono generalizzate perché non ci sono più quei valori che io chiamo pre-politici e che non riguardano né questo né quel partito ma riguardano l’uomo in quanto tale. Noi ci siamo tremendamente involgariti su tutti i piani, anche su questo. Cominciò Craxi al processo Cusani quando disse che nessuno poteva dirsi innocente? Questo è il vecchio trucco di “tutti colpevoli, nessun colpevole” con cui Craxi tenta di salvarsi. Ed è senz’altro vero che gruppi finanziari molto forti non erano sottoposti a ricatto, ma non c’era appalto senza tangente politica, e questo riguardava anche piccoli e medi imprenditori che certamente non incutevano timore a nessuno ma erano concussi.
-
Tutti contro Silvio? Per paura di Vendola, il Pd si suicida
Il 30 gennaio 2011 a Cagliari si sono svolte le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco. Era in pole position un senatore del Pd, Antonello Cabras, che ha ottenuto un miserrimo 34% dei voti espressi. Ha vinto il consigliere regionale Massimo Zedda, 35enne di Sel, che ha preso il 47%. Briciole agli altri tre candidati. Anche se ha fatto una campagna di efficacia ed efficienza vendoliana, Zedda non ha particolare carisma. Tuttavia, per quanto rimane dell’elettorato Pd, i suoi “dirigenti” sono ormai da non toccare neanche con una canna da pesca. Ovunque il Pd si presenti al giudizio del campione più attivo del suo elettorato, viene avvilito, e se vince, come a Napoli, combina disastri.
-
Spenta la discoteca di Arcore, verrà l’ora di Tremonti
L’ora X di Giulio Tremonti si avvicina. Inesorabilmente? Nei pronostici del dopo-Berlusconi il suo nome è quello più gettonato da mesi. Ogni buon cronista di cose politiche avrà scritto su di lui migliaia di righe raccogliendo le sue parole, sempre più scarse, quelle dei suoi detrattori, sempre più anonime, le voci dei nuovi supporters. A differenza di quanto accade a candidati di una corsa lunga che vedono assottigliarsi le forze e le chanches in vista del traguardo provati dalla lunga fatica, Giulio Tremonti appare invece sempre più pimpante nei suo vestiti chiari molto-ceto-medio, con quel sorrisino ironico che sembra prendersi gioco del teatrino della politica, con le assidue frequentazioni di banchieri di Dio e di leghisti della prima ora.
-
Per favore, spegnete il porno-feticcio: l’Italia è in agonia
A ondate successive, anno dopo anno, si riesce a parlare del nulla per evitare di parlare del tutto. E’ una ripetizione di D’Addario, Papi, Bunga Bunga, Villa Certosa, Cognato di Fini e Topolanek con il pisello di fuori. Questo non è giornalismo e neppure politica. E’ informazione dal buco della serratura, dalla tazza del cesso, da giornalismo diventato reality show. Duale, nel silenzio sui temi importanti, della politica mafiosa degli ultimi vent’anni. Siamo seri, sono più importanti le rivolte di Tunisi e di Tirana, la disoccupazione, il debito pubblico che si avvia alla cifra folle di 2.000 miliardi o le tette al vento di alcune ragazze ospiti di Berlusconi?
-
Dieci milioni di firme? Meglio se fossero voti
Nelle moderne società dominate dai media le principali battaglie di potere si presentano come battaglie culturali e la politica si trasforma in un teatro. Berlusconi ha capito bene questa lezione dei moderni studiosi dell’età dell’informazione e sta trasformando questa drammatica vicenda in un nuovo atto della commedia “noi contro di loro”. Siamo sommersi da messaggi per favorire la nascita di una comunità difensiva identificata con il premier. Giornali e tv amiche tentano di convincere l’elettorato di essere al centro di uno scontro in cui a Berlusconi tocca la parte di Davide contro il Golia rappresentato dai magistrati di sinistra.