Archivio del Tag ‘Beppe Grillo’
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Michele Serra: la sinistra si è arresa alla paura del futuro
Se è presuntuoso pensare che “senza sinistra non c’è futuro”, è però vero il contrario: senza un’idea di futuro, la sinistra muore. Radiografia impietosa, firmata da Michele Serra: la sinistra dà l’impressione di aver «trascurato apposta i suoi doveri e i suoi compiti, pur sapendo bene quali fossero, per viltà o per opportunismo». O peggio, la sua funzione storica si è esaurita «non per calcolo ma per inettitudine, per totale smarrimento». E dire che, dalla Rivoluzione Francese in poi, la sinistra è sempre stata «quella vasta area della politica e del pensiero che pretende di organizzare il cambiamento della società, prima interpretandolo e poi orientandolo: progettare il cambiamento è la sua stessa funzione, la sua ragione d’essere». L’impegno: migliorare quello che Marx chiamava “lo stato delle cose presente”, verso una società più giusta. «Si deve lavorare per cambiarlo. Si deve studiare come cambiarlo (in meglio, si intende) e attraverso quali leve, quali mezzi. Il mondo deve migliorare e la storia deve andare avanti».
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De Gregori: Alfano e Letta meglio dei feticci della sinistra
Le sentenze di Francesco De Gregori, consegnate ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”, hanno invaso il web e i social network e sono state celebrate come la versione definitiva sull’immaturità della sinistra italiana, confessata da una delle sue icone: l’autore di “Rimmel”, “Generale” e “La donna cannone” confessa di sentirsi ancora una persona di sinistra come impostazione ideologica, ma ormai a disagio dal campo politico rappresentato dalla sinistra italiana. «Una disaffezione che è probabilmente iniziata qualche tempo fa – annota Gad Lerner – visto che alle ultime elezioni il cantautore ha votato per la lista di Mario Monti, difficilmente collocabile nell’ambito del progressismo». Infatti, le sue critiche al Pd non sono affatto condotte “da sinistra”: «Il problema maggiore dell’intervista di De Gregori è la superficialità dei suoi giudizi, espressa con una prosopopea da saggio della montagna che forse dovrebbe meglio spiegare come mai ha convissuto così tanti anni, senza alcun problema, con quegli “altarini ideologici” ora sconfessati».
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Sinistra e valori, l’uomo-cannone le spara grosse
Francesco De Gregori rilascia un’intervista al “Corriere della Sera” e incanta i lettori con le sue considerazioni politiche. Il cantautore romano ci fa sapere che non si riconosce più nell’attuale sinistra alla quale, tuttavia, sente ancora di appartenere per via ideale. Fin qui la notizia ci interessa davvero poco. Più interessante è la risposta che l’uomo cannone dà al giornalista, che lo interpella chiedendogli: «Ma secondo lei cos’è oggi la sinistra italiana?». E l’artista risponde: «È un arco cangiante che va dall’idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del “politicamente corretto”, una moda americana di trent’anni fa, e della “Costituzione più bella del mondo”. Che si commuove per lo slow food e poi magari, “en passant”, strizza l’occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me».
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No-Tav “terroristi”: escalation contro la valle di Susa
«Nessuno chiede impunità a prescindere, i reati commessi vanno perseguiti. Ma il rigore nelle contestazioni e il senso delle proporzioni sono parte integrante di un diritto penale garantista e coerente con la Costituzione: discostarsi da questa strada è un pericolo per tutti, anche per questo la val Susa è un caso nazionale». Così Ugo Mattei, Alberto Lucarelli e l’ex magistrato Livio Pepino contestano l’escalation giudiziaria della Procura di Torino, che ha accusato di “terrorismo” i No-Tav sotto inchiesta per i recenti assalti notturni al cantiere di Chiomonte. L’accusa è di “attentato per finalità terroristiche o di eversione dell’ordine democratico” ai sensi dell’articolo 280 del codice penale, che prevede pene fino a vent’anni di carcere. «Un’intollerabile sproporzione tra eventuali reati e repressione», protesta il presidente della Comunità Montana, Sandro Plano. E se Rifondazione Comunista invoca un ricorso alla corte europea di giustizia, attraverso il parlamentare Ivan Della Valle il “Movimento 5 Stelle” preannuncia la richiesta dell’invio alla Procura di Torino degli ispettori ministeriali, «per verificare che gli inquirenti torinesi agiscano nel pieno rispetto della legalità».
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Reddito di cittadinanza: inevitabile, ma come finanziarlo?
Il “reddito di cittadinanza” non è uno slogan, né soltanto un’uscita di sicurezza provvisoria per milioni di disoccupati: se la tecnologia continuerà a far sparire posti di lavoro, quella del sussidio statale garantito sarà l’unica soluzione possibile, perché – senza redditi – crollerebbero, per sempre, anche i consumi su cui si regge l’economia di mercato. «Questa – sostiene Giorgio Gattei – è la prospettiva economica a venire, se non proprio dei nostri nipoti, almeno dei pronipoti», considerata l’evoluzione dello scenario economico-sociale: competizione esasperata e globalizzata, con la corsa al ribasso del costo del lavoro, per prodotti che costino sempre meno e necessitino di sempre minor manodopera. Ecco perché «la discussione attuale sulla “messa in cantiere”, fin da subito, di una qualche misura di “reddito di cittadinanza” potrebbe essere un’utile procedura d’avvicinamento ad una realtà prossima ventura». Sottinteso: il potere sovrano decisionale, incluso quello monetario attualmente detenuto dalla finanza privata, deve tornare per intero all’autorità pubblica.
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L’incredibile Pd, il non-partito che sta suicidando l’Italia
Quando si pensa che il Pd abbia toccato il fondo, ci si sbaglia sempre: dopo la “carica dei 101” che hanno impallinato Prodi nella corsa al Quirinale ecco il governo-inciucio con Berlusconi, l’ex giaguaro da smacchiare, nonché la sospensione dei lavori alle Camere, la votazione pro-F35, il no all’ineleggibilità del Caimano e il salvataggio del ministro Alfano sul caso kazako. Quante volte si è suicidato, il Pd? Eppure è ancora lì, con un suo uomo – Enrico Letta – a capo del governo imposto da Napolitano per rassicurare la Germania e gli altri poteri forti, europei e atlantici. Ormai, dice Giacomo Russo Spena, tira aria di balcanizzazione e guerra tra le correnti. Mentre gli “Occupy Pd” lanciano su Twitter l’hashtag #Mobbasta, molti elettori si sentono giustamente traditi: avevano sostenuto il Pd turandosi il naso, in nome del “voto utile” contro il Cavaliere, e ora l’odiato “nemico” se lo ritrovano al governo. Pd e Pdl «a braccetto, come due novelli sposini».
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Per chi lavora Napolitano, che rottama la Costituzione?
In base alla legge, il presidente della Repubblica dev’essere il massimo garante della Costituzione. Com’è che, al contrario, oggi è diventato il suo rottamatore? Accade da quando al Quirinale siede Giorgio Napolitano. Qualcuno ha osservato che «Napolitano sta cercando di limitare i danni». Davvero? «Altro che limitare i danni, Napolitano è il danno», protesta Aldo Giannuli: «Per molto meno, l’allora Pds stava per chiedere la messa in stato d’accusa di Cossiga per attentato alla Costituzione». Oggi siamo sull’orlo del baratro, se è vero che a cambiare la Carta non sarà il Parlamento, come prescrive la norma democratica, ma il governo, su diretta “ispirazione” del Colle, che proprio per questo ha “spiegato” che l’esecutivo Letta “deve” durare almeno fino al 2015. «E’ arrivato il momento di dire che siamo ad un passo dalla rottura costituzionale e dal colpo di Stato “bianco”», se Napolitano “impone” un presidenzialismo d’imperio per archiviare la Costituzione antifascista che, secondo Jp Morgan, va ormai cestinata perché col suo sistema di diritti “frena il business”.
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Cremaschi: l’Italia verso la catastrofe, grazie al Quirinale
Il 23 giugno del 2011 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un indirizzo all’assemblea della Confcommercio, poneva come priorità la riduzione del debito pubblico e a tal fine la rigorosa applicazione dei vincoli europei. Allora il debito era pari a circa il 120% del Pil. Dopo due anni di politiche di austerità in applicazione dei vincoli europei, attuate da governi promossi e sostenuti dal presidente della Repubblica, il debito pubblico è al 130% del Pil, quasi 150 miliardi in più. Questo dato è accompagnato da un milione e mezzo di disoccupati in più, dal calo brutale dei redditi e dei consumi, da una crisi che non accenna minimamente a finire, contrariamente alle chiacchiere di Visco e Saccomanni. La stessa caduta dello spread e degli interessi perde effetto di fronte alla crescita complessiva del debito. Unico dato positivo la Borsa, dove la speculazione ha fatto plusvalenze del 30%, nonostante la caduta della economia reale, creando così le premesse per una nuova bolla pronta ad esplodere.
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F-35, spreco criminale: è un insulto all’Italia che agonizza
Ogni famiglia, soprattutto in questo momento di grave crisi economica, sa benissimo che per far quadrare il bilancio familiare si deve dare spazio alle priorità e tagliare le cose superflue e non necessarie. Se una cosa superflua una famiglia non può permettersela, la si elimina, perchè le priorità sono altre. È uno dei principi basilari che ogni genitore conosce benissimo. Principio che governo ed esponenti della maggioranza trasversale, sotto l’egida del presidente della Repubblica, sembrano non conoscere. In questo momento di gravissima crisi economica, mentre moltissimi piccoli artigiani e piccoli commercianti sono sommersi di tasse e non riescono a far fronte alle pretese dello Stato, il governo e la maggioranza Pd, Pdl e “Scelta Civica” pensano di usare decine di miliardi di euro di soldi pubblici per acquistare inutili, difettosi e superflui aerei da guerra. Ma le priorità, come tutti sanno, sono altre. Qualsiasi buon padre di famiglia, trovandosi al governo del paese, avrebbe applicato il principio delle priorità e lo avrebbe fatto perché ama la sua famiglia.
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Grillo: misure di guerra, o in autunno l’Italia salta in aria
Ho girato l’Italia in camper, incontrando l’Italia dimenticata dalla politica e ignorata dall’informazione, e ho detto al presidente della Repubblica che servono misure straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra: siamo un paese in macerie, e quelle misure straordinarie non possono più aspettare oltre, neppure un giorno. Non abbiamo più tempo, l’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema, perché essa stessa è il problema. Il governo delle larghe intese, voluto fortemente da Napolitano, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualsiasi paese normale, di democrazia occidentale, non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, tantomeno in Parlamento. La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre – ormai da mesi – il governo Letta si balocca con il rinvio dell’Imu, la cancellazione di un punto dell’Iva, senza trovare una soluzione.
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Furio Colombo: stanno cercando di rubarci la Costituzione
Sta accadendo un fatto strano e difficile da spiegare, che appare più fisiologico che politico o giuridico: la Costituzione si sta trasformando. Cambia di colpo in punti vitali. Per esempio è in atto un progetto che sta svolgendosi all’insaputa dei cittadini, ed è bene saperlo. Il progetto è di mettere mano all’articolo 138 della Costituzione, o meglio di cominciare di lì. Quell’articolo è un cardine: impedisce che la Costituzione possa essere facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura costituzionale. Prescrive due volte il voto di ciascuna camera, e un referendum popolare di approvazione finale. Invece la Commissione dei 40, che segue, nella stranezza e nella anomalia, quella dei dieci saggi che all’inizio di tutta questa vicenda erano stati chiamati a consigliare il Quirinale, comincerà proprio da qui, (queste sono le istruzioni) da un ritocco che renda inutile la barriera dell’articolo 138.
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Ingroia: un uomo solo al comando, come voleva Licio Gelli
Non c’è riuscito Berlusconi ma ora ce la faranno Letta e Alfano, sotto l’alto patronato di Giorgio Napolitano: lo chiameranno presidenzialismo, ma è il vecchio piano di Licio Gelli, quello della P2. Questione di «qualche settimana», e sarà tardi per tutti: avremo un Parlamento che conterà zero, ancora meno di adesso, e i boss della finanza direttamente al potere: a quel punto, con «un uomo solo al comando», obbedire ai loro diktat sarà sempre più facile, con tanti saluti alla democrazia italiana e alla “volontà degli elettori”. Si sente parlare di “riforme istituzionali” – legge elettorale, dimezzamento dei parlamentari – ma quello che stanno preparando, sottobanco, sarebbe un vero colpo di Stato. Parola di Antonio Ingroia, deciso a dare battaglia: comitati di mobilitazione per difendere la nostra Costituzione antifascista, quella che secondo Jp Morgan «frena il business». Ingroia è determinato: «Scriverò al Pd, a Vendola e a Grillo. Si impegnino a impedire che il Parlamento tocchi la Costituzione, senza prima aver consultato gli italiani».