Archivio del Tag ‘Bce’
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Conte va bloccato ora, prima che finisca di demolire l’Italia
I mass media sono impegnati a nascondere tutte le manifestazioni di dissenso contro Conte e a farlo falsamente apparire come gradito alla maggioranza del paese. Conte sta portando avanti due linee di azione: l’eversione costituzionale per instaurare una dittatura tecnocratica; e la rovina economica del paese per consentire il suo saccheggio da parte dei capitali internazionali, che sono i suoi patron politici. Solo tenendo accesi i riflettori sui suoi soprusi si può bloccarlo, impedirgli manovre come inscenare un ritorno del contagio per chiudere nuovamente il paese e dargli la mazzata finale, specialmente in agosto o settembre, quando da un lato si concretizzeranno i danni economici del lockdown e dall’altro la Bce, secondo la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, dovrà cessare il Qe. Quindi potrà esplodere una bella crisi sociale e una protesta di popolo. Parliamo dei patron politico-economici del governo. Vi è un’industria farmaceutica che paga una ricerca e una divulgazione presentate come scientifiche ma sempre meno credute tali, perché sempre più percepite, pagate e dirette dal business nonché contraddittorie, incerte e regolarmente smentite nelle loro affermazioni.Questa industria gestisce i laboratori dove si elaborano virus e batteri, da uno dei quali pare sia uscito il Covid-19; e al contempo elabora e venderà ai governi un promesso vaccino per debellare il virus, nascondendo che questo tipo di virus è mutevole, quindi il vaccino non può essere la soluzione. Conte ha già detto sì a Bill Gates. Altre esigenze premono sul governo: quelle della mafia, che vuole non solo la liberazione dei suoi boss, ma soprattutto una grave e generale crisi di liquidità delle imprese, specie al Sud, per poterle rilevare coi suoi soldi sporchi; quindi vuole più lockdown e niente sovvenzioni alle imprese; quelle di investitori stranieri, pure interessati a che imprese private e pubbliche entrino in crisi, per poterle rilevare; e a partecipare a privatizzazioni necessitate dai bisogni finanziari dello Stato; quelle dei fondi di investimento stranieri, interessati a che si produca una diffusa insolvenza onde poter acquisire a prezzi irrisori i crediti in sofferenza e gli assets immobiliari posti a loro garanzia.Quelle della grande distribuzione, che ha interesse a che le piccole e piccolissime imprese italiane, iniziando dai bar e dai ristoranti, chiudano, onde poter occupare il loro spazio di mercato assorbendo i lavoratori ex autonomi con contratti precari e poco remunerati; quelle della Germania, che mira da un lato ad assicurarsi la continuità della collaborazione subalterna dell’industria italiana nelle sue filiere produttive, e dall’altro a spogliare l’Italia come già ha fatto con la Grecia (assieme alla Francia); quelle della pubblica amministrazione, che deve giustificare o coprire il fatto che ha speso centinaia di milioni e sospeso per mesi molti trattamenti diagnostici e terapeutici negli ospedali per allestire centri Covid-19 basati sulla terapia intensiva e i ventilatori: centri che sono rimasti quasi inutilizzati, anche perché la malattia non è respiratoria ma circolatoria e raramente richiede terapia intensiva; e anche deve nascondere il fatto che quasi tutti i decessi sono dovuti ad errore diagnostici e terapeutici.L’obbedienza ai predetti interessi potrebbe essere la ragione per la quale il governo italiano, in clamorosa differenza da altri governi, non eroga o ritarda i sostegni alle imprese e alle famiglie, mandandole in crisi. Darebbe conto altresì della costituzione della Commissione Colao da parte del governo, in pratica sostituzione del Parlamento, composta da esperti fiduciari dei capitali sovranazionali interessati ad approfittare della situazione, come detto sopra. Potrebbe anche essere la ragione per la quale il governo insiste che concederà la normalità solo quando vi sarà il vaccino, e al contempo manda i Nas a inquisire i medici di Mantova che hanno messo a punto una cura sierologica che minaccia i profitti di Big Pharma. Analogamente spiegherebbe perché il governo italiano non ha preso le misure più ovvie a tutela della salute pubblica: prescrivere l’assunzione di vitamina D e la chiusura degli impianti che emettono polveri sottili, che predispongono alla malattia.Potrebbe spiegare anche il fatto che il governo italiano, per giustificare provvedimenti sospensivi della Costituzione e di diritti costituzionali inviolabili, ha ritardato di circa due mesi gli interventi anticontagio e in seguito ha sempre diffuso dati statistici privi di valore scientifico, esagerati per creare terrore, in quanto riportanti come dovuti al virus tutti i decessi, anche quelli dovuti ad altre malattie – vedasi i dati autoptici, quelli dell’Iss, quelli dell’Istat, dai quali risultano meno morti quest’anno che l’anno scorso, nei primi 4 mesi, anche per malattie respiratorie. Soprattutto bisogna prevenire che Mattarella, da qui a uno, due o tre mesi, quando Conte avrà completato la sua opera a danno del paese, se la possa cavare mandandolo a casa, lasciando addossare a lui la colpa del disastro, mettendo su un nuovo governo e dicendoci: cari italiani, l’Europa ci ha lasciato soli, Conte ha sbagliato a fidarsi, il danno è fatto, mi dispiace, ora dovete pagare, fidatevi del mio nuovo governo. No, venerando Presidente, così non va: sapendo che cosa ha in cantiere, Conte e i suoi decreti incostituzionali vanno fermati adesso, prima che sia troppo tardi. Dopo, nessuno se ne potrà lavare le mani. Presidente, noi vi teniamo d’occhio. Uno per uno.(Marco Della Luna, “Presidente, vi teniamo d’occhio”, dal blog di Della Luna del 10 maggio 2020).I mass media sono impegnati a nascondere tutte le manifestazioni di dissenso contro Conte e a farlo falsamente apparire come gradito alla maggioranza del paese. Conte sta portando avanti due linee di azione: l’eversione costituzionale per instaurare una dittatura tecnocratica; e la rovina economica del paese per consentire il suo saccheggio da parte dei capitali internazionali, che sono i suoi patron politici. Solo tenendo accesi i riflettori sui suoi soprusi si può bloccarlo, impedirgli manovre come inscenare un ritorno del contagio per chiudere nuovamente il paese e dargli la mazzata finale, specialmente in agosto o settembre, quando da un lato si concretizzeranno i danni economici del lockdown e dall’altro la Bce, secondo la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, dovrà cessare il Qe. Quindi potrà esplodere una bella crisi sociale e una protesta di popolo. Parliamo dei patron politico-economici del governo. Vi è un’industria farmaceutica che paga una ricerca e una divulgazione presentate come scientifiche ma sempre meno credute tali, perché sempre più percepite, pagate e dirette dal business nonché contraddittorie, incerte e regolarmente smentite nelle loro affermazioni.
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Magaldi: reddito d’emergenza subito, a tutti, o addio Italia
«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».Secondo Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, una nuova cordata di regolatori della finanza sarebbe pronta a far ripartire le economie europee del post-Covid, tramite un nuovo modello di grandi investimenti, guidato dalla Bce. In Italia, l’operazione potrebbe innescare «progetti su grandi infrastrutture ad alto moltiplicatore economico, al di là del semplice reddito di cittadinanza». Sarebbe un modo per «superare il modello economico basato sul falso dogma della “scarsità di moneta”, che ha dominato l’Unione Europea fino ad oggi: secondo questo schema, debito e spesa pubblica possono esser finanziati solo tramite i mercati finanziari privati». Mentre nel Belpaese il governicchio Conte ancora perde tempo con le briciole del Mes, la grande novità all’orizzonte – dice Moiso – sta nelle intenzioni appena annunciate da Kristalina Georgieva del Fmi. Esattamente come Mario Draghi, la Georgieva ha parlato di azzeramento del debito e iniezioni di capitali, per far fronte alle disastrose difficoltà finanziarie in cui si ritroveranno gli Stati europei all’indomani dell’emergenza coronavirus. «La stessa Christine Lagarde, a capo della Bce, ha chiaramente detto che continuerà ad adottare politiche monetarie di tipo espansivo. E ha rinnovato l’appello agli Stati europei ad agire insieme (e in fretta) per risollevare le rispettive economie».Secondo Moiso, questo epocale cambio di paradigma sarà indispensabile «per fare uscire l’Unione Europea dalla situazione di ostaggio degli interessi dei grandi gruppi finanziari internazionali, in particolare tedeschi», specie dopo l’ennesima frenata di Berlino, che fa parlare la sua Corte Costituzionale per prendere le distanze dal provvidenziale “quantitative easing” della Bce. «Se stiamo ancora dentro questo paradigma autolesionistico, con il finanziamento della spesa pubblica affidato ai soli mercati internazionali, nessuno ci salverà dall’arrivo della Troika, con conseguenze socio-economiche già viste in Grecia». Il resto del mondo, per la verità, si muove ben diversamente: nei paesi sovrani sono le banche centrali (prestatrici di ultima istanza) a rifornire di denaro pronta cassa i governi che ne hanno bisogno. Vale per gli Usa, il Giappone, la Gran Bretagna. Il sistema politico italiano, invece, sembra non porsi neppure il problema. Che cosa aspettano, che il paese crolli? «Un caso veramente increscioso – aggiuge Moiso – riguarda il ricorso alle banche, a cui Conte chiede semplicemente di “mettersi una mano sul cuore”». Risultato: «Di fatto, gli istituti di credito non hanno aderito al “decreto liquidità”, lasciando popolazione e aziende con pochi spiccioli».La situazione sta precipitando, di giorno in giorno: «Settori-chiave come il turismo e la ristorazione sono a terra. E solo un lavoratore su cinque ha finora ricevuto la cassa integrazione». L’Italia sta per esplodere? «A breve, finiti gli ultimi spiccioli – avverte un altro “rooseveltiano” come Gianfranco Carpeoro – le famiglie italiane capiranno finalmente in che guaio le ha cacciate, il governo Conte», che ora prolunga “un’emergenza che non c’è” «per tentare di dimostrare di aver fatto bene, a chiudere tutti in casa». Carpeoro ha le idee chiare: «I numeri dei contagi italiani sono analoghi a quelli dei paesi che hanno evitato il lockdown. La verità sta venendo a galla: questa presa per i fondelli, da parte del governo, non durerà all’infinito». Gioele Magaldi concorda: basta vedere la Svezia, che si è semplicemente appellata al senso di responsabilità, limitandosi a proteggere gli anziani, senza far collassare l’economia del paese. Ma il punto è un altro: «Gli unici veri aiuti finora previsti dal governo – peraltro mai arrivati – erano semplici prestiti bancari, da restituire poi con gli interessi». In altre parole: debito, ancora e sempre. «Draghi, per primo, nel suo clamoroso intervento sul “Financial Times”, a marzo ha annuciato la necessità assoluta di cancellarlo, il debito pregresso (pubblico e privato) come si fa in caso di guerra».Problema: è impensabile azzerare il debito, o garantire un “reddito d’emergenza”, potendo contare solo sul contagocce attuale. «Per risollevarsi, l’Italia ha bisogno di non meno di 2000 miliardi», diceva Magaldi, prima ancora della catastrofe-Covid. «Servono infrastrutture, scuole, ospedali, manutezione del territorio, servizi alla persona. E adesso, poi, si tratta di impedire il tracollo del paese». Nessuno ha finora preso in considerazione il Piano-B avanzato dall’economista Nino Galloni, vicepresidente “rooseveltiano”: moneta parallela, a circolazione solo nazionale, emessa dallo Stato – subito, e a costo zero. Un’iniezione che rianimerebbe consumi e lavoro. Proprio in questa direzione sembrano muoversi gli strateghi non-europei della finanza, sia pure con altri strumenti. Analogo l’obiettivo: inondare di miliardi i nostri conti prosciugati. L’Italia è in avanzo primario da trent’anni: i soldi versati allo Stato dai cittadini, sotto forma di tasse, superano quelli che il governo eroga, in termini di servizi. Risultato: gli italiani si stanno impoverendo, ininterrottamente. Ora, il lockdown è la mazzata finale: si calcola un -15% di Pil, con la perdita di milioni di posti di lavoro. «Serve una cura da cavallo, e Conte perde tempo con i 35 miliardi del Mes», chiosa Magaldi. «La soluzione è strutturale: va rovesciato il paradigma. E per farlo, servono personalità all’altezza della situazione: prima che sia troppo tardi».«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».
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La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?
Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario”, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il processo di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e all’Unione Europea». La Germania, peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento, dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua riunificazione». Poi, durante la crisi economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie alla direttiva del 2014».Adesso, in piena crisi da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a sostenere la piccola e media industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco, squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e viola, per eccesso di giurisdizione, gli articoli 267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni della Bce che hanno salvato l’euro».Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania «ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue «per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi. Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli – perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due mesi di emergenza in Germania e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di «impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte – che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund (solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo di calmare gli spread. Una mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie (puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo causato dai costi dell’emergenza Covid.Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole: helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”). Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea. La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore, perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico, erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo – senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili. Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti” formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno) per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo, c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Quanto ai 5 Stelle, cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista televisivo del Grande Fratello.Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un governo di salvezza nazionale, che abbandoni la linea del finto trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la morte del sistema economico italiano. Se la Germania oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.
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Carpeoro: il guaio non è Bill Gates, ma il consenso a Conte
Bill Gates è peggio dei Rothschild, che almeno non fanno beneficenza coi soldi degli altri. Ho l’impressione che Bill Gates voglia diventare presidente degli Stati Uniti, prima o poi. E comunque, il solo fatto di aspettarsi che sia lui a trovare il vaccino contro il Covid è una cosa che, di per sé, mostra l’attuale livello dell’opinione pubblica. Il vero problema non sono neppure i governanti, ma chi li vota, eleggendo sempre gli stessi. Contineremo a leggere di tutto, se le persone non capiscono che devono parlarsi e mettersi d’accordo per cambiare completamente la grammatica. A essere scarsa è la preoccupazione delle persone rispetto a quello che hanno fatto finora – o meglio, quello che finora non hanno fatto (che nessuno di noi ha fatto). Se la gente è indifesa, deve prendere coscienza del fatto che si deve difendere da sola. E questo salto, la gente non lo sta facendo. Il protagonismo di Bill Gates è solo una conseguenza di questa nostra passività: lui o un altro, sarebbe la stessa cosa. Chiunque oggi sia protagonista, è protagonista di un’opinione pubblica malata e mediocre. E quindi non può che essere un personaggio come quello.Beninteso: io non do tutte le colpe al popolo. Dico che il popolo ha la possibilità di cambiare le cose, e non lo fa. Ma non attribuisco al popolo la colpa delle porcherie che fanno i politici. Il popolo, semmai, ha la colpa di non fare nulla per cambiare le cose. Certo, ci sono leggi elettorali fatte apposta per poi dare vita ai governi Monti, ai governi Conte. Abbiamo allegramente fatto morire tutta una serie di possibilità e di partiti. Per esempio il Partito Radicale (com’era all’epoca, non quello che vorrebbe la Bonino). Quanto alle entità socialiste, prima abbiamo permesso che le pigliassero a monetine, e poi che sparissero e fossero consegnate ai mediocri. Abbiamo consentito che nella sinistra (intesa come Pd) emergesse una specie di conformismo democristiano, che l’ha uccisa. Abbiamo permesso e continuato a votare tutto questo. Il popolo ha anche la possilità di crearle, le alternative: perché la gente non si deve assumere le sue responsabilità? Invece andiamo appresso alle Sardine, ai girotondi. Andiamo appresso anche a una destra che non è una vera destra, che ha vene di superficialità che si esprimono in quel suo sovranismo becero. Perché c’è anche un sovranismo nobile; il sovranismo becero, invece, si allea con l’Ungheria.Si sta profilando un governissimo, forse presieduto da Draghi? In questo momento, il fatto che cada il governo è meno all’ordine del giorno. Se cade, quella non sarà la soluzione – a meno che i numeri del contagio non aumentino a tal punto da avere per forza una soluzione d’emergenza. Renzi ha attaccato Conte? Sì, ma poi è tornato subito nel branco, come sempre. Queste sue sparate, evidentemente, le fa pensando solo ai sondaggi. Il problema del governo è che ha bisogno di nascondere la vera emergenza, che è quella economica, causata dal governo stesso. E il governo Conte la sta nascondendo con delle prese per il culo straordinarie. Devo dire che Conte ha mostrato veramente di essere un personaggio di una meschinità eccezionale. Una specie di prestigiatore da piazza, di quelli che fanno trucchi che tutti capiscono. Questa è la situazione: prese per il culo, abusi e incostituzionalità, mettendo in ginocchio l’unica categoria – piccoli imprenditori, partite Iva, lavoratori autonomi – che in Italia è ritenuta pericolosa, per il “verbo unico”.Gustavo Zagrebelsky ha difeso i decreti di Conte, sostenendo che non violano la Costituzione? Non me ne stupisco: Zagrebelsky è, storicamente, un lacchè di un certo sistema di potere cattocomunista (Prodi, lo stesso Bersani), cioè di una certa sinistra. E’ una star delle Sardine invecchiate. E quindi ha fatto quello che mi aspettavo, da lui. Non ha mai assunto una posizione (politica, ma anche tecnico-giurisdizionale) contro le posizioni ufficiali di questo blocco di potere. Si dice che i casi di Covid stiano crollando? Io posso solo dire che, fin dall’inizio, le misure di restrizione erano assolutamente ingiustificate. Si sono inserite altre motivazioni, in questa conduzione? Non ne ho idea, ma so che il problema di questi politici è la loro incapacità. C’è la tentazione di imporre vaccinazioni di massa, a tutti? Le vaccinazioni sono un business, ormai. Sicuramente, quindi, le motivazioni di business sono alla base di alcune motivazioni inerenti le politiche sanitarie. Ma non sono l’unico problema.Io trovo che ci sia un problema generale, di esercizio del potere, che in Italia fa paura. Non essendoci mai una strategia di governo, la gestione del potere è talmente casuale, a macchia di leopardo, a volte guidata dal business e a volte dall’ambizione individuale e dalla voglia di mettersi in mostra, che il paese sta andando a rotoli. Quello dell’opinione pubblica che non sui sveglia è un problema culturale, di pigrizia, di ignavia e di totale asservimento alla narrazione televisiva. Oggi, Conte ha il consenso del 63% degli italiani. Direte: i sondaggi sono falsi. Non lo so, io ho l’impressione che siano veri. In Italia, l’opposizione non esiste: i personaggi all’opposizione hanno la stessa magagna, nel sistema e nel metodo, che hanno le forze al governo. E oggi, con questa opinione pubblica, non c’è spazio per forze nuove. E’ per questo che, prima, deve cambiare l’opinione pubblica. Se la gente la aiutasse, una forza nuova, in questo momento non sarebbe possibile fermarla.Denunciare Conte in tribunale, come qualcuno propone? Conte ha il 60% del consenso, nel paese: più di quanto abbia mai avuto Craxi, in vita sua. E ho detto tutto. Perché la gente si lascia convincere così facilmente? «O tempora, o mores», diceva Cicerone. Questo è il livello morale, politico e civile delle persone. E a questo ci dobbiamo rassegnare, per ora (cercando di cambiarlo). In Italia succederanno delle cose solo quando esploderà il problema economico. Non sono in grado di dire quando esploderà, perché finché ci sarà una gestione emergenziale potrebbe non esplodere. Ma, quando esploderà, saranno problemi seri. Questo momento potrebbe anche essere vicino: dipende da una serie di fattori. Draghi? Potrebbe farsi dare più soldi dall’Europa, e non è che la cosa mi faccia schifo. E avrebbe tutto l’interesse, a farlo, anche per via delle sue attuali ambizioni. Draghi, quei soldi, saprebbe anche farceli spendere in modo adeguato. Poi a lui piace, passare per salvatore di qualcosa. Comunque, i soldi li farebbe arrivare nel modo giusto, a fondo perduto. Quand’era alla Bce ha mostrato di saperli far arrivare, i soldi, quando vuole.Da dove è uscito, invece, Conte? Dalla baronia universitaria, che è quanto di peggio esista, in questo paese: è la categoria più nepotista. Concorsi vinti per raccomandazione: la baronia universitaria è il peggio del paese. Le entrature di Conte in Vaticano? Be’, le baronie universitarie ce le hanno eccome, le entrature in Vaticano. E oggi il Vaticano conta, come tutto ciò che ha una diffusione capillare sul territorio. Mai come in questo momento, l’Italia dovrebbe alzare la voce, in Europa, e far capire a tutti che i cimiteri sono pieni, di persone indispensabili, e i cimiteri della civiltà sono pieni di enti ritenuti indispensabili. L’Europa è indispensabile se è un’Europa vera; se è un’Europa così, non è indispensabile. Non si vede chi potrebbe alzarla, la voce? E’ quello, il problema. Anche perché la maggioranza dell’opinione pubblica non sosterrebbe chi alzasse la voce, visto che sostiene Conte. La piccola impresa italiana, la più colpita dalle misure del governo, è anche quella che potrebbe essere protagonista del grande cambiamento. Se iniziasse a ragionare correttamente, la piccola impresa farebbe paura. Sciopero fiscale? Certo, non pagare le tasse sarebbe una forma di protesta sicuramente efficace. Ma dovrebbe essere praticata da tutti. E di quel 60% che appoggia Conte, non so quanti lo farebbero.(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube il 3 maggio 2020).Bill Gates è peggio dei Rothschild, che almeno non fanno beneficenza coi soldi degli altri. Ho l’impressione che Bill Gates voglia diventare presidente degli Stati Uniti, prima o poi. E comunque, il solo fatto di aspettarsi che sia lui a trovare il vaccino contro il Covid è una cosa che, di per sé, mostra l’attuale livello dell’opinione pubblica. Il vero problema non sono neppure i governanti, ma chi li vota, eleggendo sempre gli stessi. Contineremo a leggere di tutto, se le persone non capiscono che devono parlarsi e mettersi d’accordo per cambiare completamente la grammatica. A essere scarsa è la preoccupazione delle persone rispetto a quello che hanno fatto finora – o meglio, quello che finora non hanno fatto (che nessuno di noi ha fatto). Se la gente è indifesa, deve prendere coscienza del fatto che si deve difendere da sola. E questo salto, la gente non lo sta facendo. Il protagonismo di Bill Gates è solo una conseguenza di questa nostra passività: lui o un altro, sarebbe la stessa cosa. Chiunque oggi sia protagonista, è protagonista di un’opinione pubblica malata e mediocre. E quindi non può che essere un personaggio come quello.
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Italia spacciata: solo debiti, col Recovery Fund alla tedesca
Nella nostra valutazione dell’impatto economico delle misure finora concordate, sappiamo già gran parte di quanto è necessario conoscere. Il Consiglio Europeo ha trovato un accordo sulla versione di Angela Merkel, e non sui coronabond né sulla proposta spagnola. Come riportato da “Faz” stamattina, il piano prevede che la Ue aumenti il suo bilancio dall’attuale 1,2% al 2% per un periodo di due o tre anni. Questo aumento non avverrà sotto forma di contributi diretti da parte dei paesi membri, ma sotto forma di garanzie. L’articolo stima il volume annuale a una somma di 100 miliardi di euro, ovvero, secondo i nostri calcoli, lo 0,6% del Pil dell’Unione Europea (Eu-27). Il totale dei prestiti che potrebbero essere fatti sarebbe nell’ordine di 250-300 miliardi di euro nell’arco di due o tre anni. Questi prestiti extra non rappresentano il fondo stesso, sul quale la Commissione spera di fare leva per un ammontare maggiore. Una parte dei fondi sarà resa direttamente disponibile sotto forma di finanziamenti. Un’altra parte genererà investimenti tramite prestiti, e su questi si dovrà fare leva finanziaria per raggiungere l’ammontare target.
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Magaldi: Italia in agonia, con Colao e Prodi ancora austerity
«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del network massonico progressista sovranazionale, Magaldi rilancia la contro-proposta formulata tre settimane fa da Mario Draghi sul “Financial Times”: «Draghi è l’unico ad aver chiarito che i debiti contratti oggi, per fronteggiare il coronavirus, non dovranno essere ripagati (esattamente come in caso di guerra)». Altro dettaglio illuminante: «La sola istituzione europea che si sia finora attivata concretamente a favore dell’Italia è la Bce, grazie alla “conversione” di Christine Lagarde, analoga a quella di Draghi». Retroscena: sarebbe stato Draghi a chiedere a Mattarella di protestare formalmente con l’Ue, invocando un allentamento del rigore. Ed era frutto di calcolo anche l’iniziale chiusura della Lagarde («non tocca a noi calmare gli spread»): serviva proprio a suscitare la reazione che poi è arrivata puntuale, costringendo la Commissione Europea (a parole, per ora) a impegnarsi a garantire che l’Ue non continui, in eterno, a essere soltanto un inflessibile gendarme dell’austerità.Spiega Magaldi: già esponenti di quel circuito massonico “neoristocratico” che è stato e resta il grande protagonista occulto del rigore europeo, Draghi e Lagarde hanno recentemente “divorziato” dai loro storici sodali, rinnegando la loro stessa storia recente, «per abbracciare finalmente una prospettiva rooseveltiana, archiviando il paradigma dell’austerity». Non a caso, «Draghi ha insistito – anche dalle colonne del “Financial Times” – per aiuti immediati alle aziende e alle famiglie italiane: aiuti che purtroppo non si sono ancora visti». Punto dolentissimo: solo due mesi dopo l’inizio del “lockdown” arriva col contagocce l’elemosina dei 600 euro per chi ne aveva fatto richiesta. Cifra irrisoria, insultante: nel solo settore del commercio, le associazioni di categoria parlano di 50.000 aziende rassegnate al fallimento, proprio per mancanza di fondi, con una perdita netta di 300.000 posti di lavoro. «Una follia: in casi come questo si dovrebbe erogare in modo immediato un “reddito d’emergenza”, che aiuti tutti – indistintamente – a non soffrire così tanto».Magaldi richiama anche la ricetta dell’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: una moneta nazionale parallela all’euro, non convertibile in oro o in valuta, stampabile a costo zero e senza incidere sul debito. «Spendibile subito, sarebbe un toccasana per le nostre aziende: come sappiamo, infatti, molte di esse potrebbero non sopravvivere al “lockdown”». Proprio l’inerzia di Conte aumenta le chances della cordata Colao-Prodi, un ticket con il quale l’Italia cadrebbe dalla padella alla brace. Per Magaldi, il nome dell’ex manager Vodafone (ennesimo campione del rigore eurocratico) serve a tagliare la strada all’unica ipotesi decisiva oggi per il futuro dell’Italia, ovvero «un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, anche solo per un breve periodo, con un obiettivo epocale: rovesciare il paradigma dell’austerity e far ripartire l’economia con un forte intervento pubblico». Ecco il bivio: chi cavalca il coronavirus per “incatenare” ulteriormente il paese (magari con il Mes, caldeggiato dal Pd e da Gentiloni e Prodi), e chi – al contrario – usa l’emergenza che dimostrare che, se l’Italia agonizza perché l’Ue chiude i rubinetti, il vero problema non è il virus, ma l’attuale sistema europeo post-democratico e neoliberista.Queste, secondo Magaldi, le due opzioni sul tavolo di Mattarella per la “fase due”, al termine della quarantena. «Vedremo – dice il leader “rooseveltiano” – come si muoverà Mattarella, che deve proprio a Draghi la sua elezione al Qurinale: fu l’allora presidente della Bce a convincere Renzi ad appoggiare la sua candidatura». In palio, a quanto pare, non c’è solo l’Italia: il nostro paese «potrebbe diventare il punto di partenza per una storica svolta democratica nella governance europea». Le resistenze – sia a Roma che in Europa – sono fortissime, quanto le pressioni sul capo dello Stato. Lo rivela l’ombra di Colao, che spaventa Conte e serve soprattutto a sbarrare la strada a Draghi. «Dietro le quinte si muove Prodi: altro grande privatizzatore, che però – a differenza di Draghi – non è affatto pentito dei disastri che ha combinato, affossando l’economia italiana come richiestogli dall’oligarchia massonica reazionaria». Settimane decisive, a quanto pare. «Noi comunque faremo di tutto – avverte Magaldi – perché la filiera del rigore non approfitti dell’emergenza coronavirus». Questa élite «deve uscire finalmente sconfitta, dopo decenni di dominio neoliberista e privatizzatore: un regime che ha minato la nostra economia, segnando il declino del paese».«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».
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Usa, Russia e Cina: moneta mondiale, contro il coronavrius
Tenetevi forte: sta per cambiare il mondo? Ovvio: sta già cambiando, sotto la sferza del tremendo “lockdown” imposto con la pandemia (mai avvenuto niente del genere, prima d’ora). Ma la possibile, vera notizia è un’altra. Se confermata, sarebbe di portata storica: sarebbe in arrivo la fine dell’attuale sistema finanziario, fondato sulla creazione occulta di moneta affidata alle banche, tramite il credito. A sparare la “bomba” è il giornalista Marco Saba, economista specializzato in contabilità forense. «Trump, Putin e Xi Jinping hanno lanciato il progetto di una moneta unica globale, digitale e svincolata dal sistema bancario». Fonte, il sito “Medium.com“: «Nel mezzo della crisi del coronavirus Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping, leader di Usa, Russia e Cina, hanno sorprendentemente deciso di unire le forze in una “conference call” per sviluppare un nuovo sistema monetario mondiale basato sulla tecnologia blockchain e sostenuto dall’oro», scrive “Medium.com” il 5 aprile, riportando le parole di Trump: «Stiamo fronteggiando la più grande sfida economica globale che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: solo agendo a livello globale possiamo impedire all’umanità di scivolare in una spirale inarrestabile verso il basso». Per lo scrittore Luca Monti, ospite di “Forme d’Onda” il 9 aprile con Nicola Bizzi e Paolo Franceschetti, è virtualmente arrivata la fine del mondo. O meglio: la fine di un sistema plurisecolare, quello finanziario, ora degenerato nel “ricatto” monetario (Europa docet: l’Italia ne sa qualcosa).
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Lutto in casa Kennedy, e va a fuoco la casa di Mario Draghi
Draghi e Kennedy: due nomi ora anche nelle pagine di cronaca nera, pochi giorni dopo l’uscita mondiale del brano “Murder Most Foul”, in cui Bob Dylan rievoca il complotto del Deep State costato la vita a John Kennedy, ucciso a Dallas nel 1963, mettendolo in qualche modo in relazione con l’attuale emergenza coronavirus. Una denuncia clamorosa, quella di Dylan, in contemporanea con quella di Mario Draghi sulle pagine del “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce – richiamandosi al New Deal di Roosevelt – invoca la fine del rigore finanziario, se si vuole ricostruire l’economia disastrata dalla pandemia. Pochi giorni dopo le esternazioni di Dylan e Draghi, è scomparsa nel nulla Maeve Kennedy Townsend McKean, nipote quarantenne di Bob Kennedy, fratello di John, a sua volta assassinato (a Los Angeles, nel 1968). A una settimana dalla scomparsa – in mare – Maeve Kennedy è stata quindi ritrovata cadavere il 7 aprile, lungo le coste del Maryland. E in serata, a migliaia di chilometri di distanza – a Città della Pieve – i vigili del fuoco sono dovuti accorrere per spegnere lo strano incendio innescatosi nella residenza italiana di Mario Draghi. Le fiamme hanno intaccato il tetto dell’abitazione (sempre il tetto era stato incenerito dal rogo della cattedrale parigina di Notre-Dame, esattamente un anno fa, dando il destro a suggestive interpretazioni simbologiche tra chi sospetta l’origine dolosa del disastro).Secondo il “Corriere dell’Umbria”, i pompieri intervenuti a Città della Pieve, al confine con la Toscana, avrebbero rilevato nella canna fumaria l’origine dell’incendio che ha poi attaccato il tetto della casa italiana di Draghi. L’ex presidente della Banca Centrale Europea, ricorda il giornale, è anche «il potenziale candidato alla presidenza del Consiglio nella successione a Giuseppe Conte in caso di governo di unità nazionale». Secondo Gioele Magaldi, massone progressista e presidente del Movimento Roosevelt (nonché autore del saggio “Massoni”), Mario Draghi – fino a ieri militante nell’ala più reazionaria della massoneria sovranazionale, responsabile dell’austerity europea che ha sabotato l’economia – si sarebbe avvicinato al circuito della massoneria progressista, del quale (assicura Magaldi) fa parte lo stesso Bob Dylan, la cui canzone kennedyana – pubblicata non a caso in piena emergenza coronavirus – richiama l’attenzione su John Kennedy per ricordare la fine violenta delle speranze in un mondo migliore, imposta da un attentato particolarmente infame, che vide coinvolti la Cia, l’Fbi e tre diversi futuri presidenti americani (Johnson, Nixon e Bush senior).Sempre secondo Magaldi, Draghi sarebbe ora sceso in campo per sostenere la “controffensiva democratica” delle forze che – in tutto il mondo, in modo trasversale – tentano di opporsi alla “politica del coronavirus”, che in base al modello cinese sperimentato a Wuhan con la benedizione dell’Oms impone severe restrizioni alle libertà personali, che qualcuno spera diventino permanenti. Magaldi denuncia la “filiera del rigore” inaugurata nel 1975 dal manifesto “La crisi della democrazia” sollecitato dalla Commissione Trilaterale dominata da Kissinger, il potente “massone neoaristocratico” che per primo sdoganò la Cina con l’intento di farne un modello anche per un futuro Occidente post-democratico, quello che si intravede oggi sotto le legislazioni speciali introdotte grazie alla paura del virus. Nel suo lavoro editoriale, Magaldi fa risalire proprio all’uccisione di John Kennedy (seguita a ruota da quelle di Bob Kennedy e Martin Luther King) la fine della speranza in un Occidente migliore, prospero e libero dall’angoscia, patria dei diritti sociali e civili. Dopo di allora, a partire dal golpe cileno del 1973, il neoliberismo è andato direttamente al governo, fino a produrre in Europa la catastrofe socio-economica che ha schiantato l’Italia, fermandone la corsa (il Belpaese era la quinta potenza industriale del mondo, prima che Mani Pulite rottamasse la classe politica della Prima Repubblica).Fa impressione, intanto, l’ennesimo lutto in casa Kennedy ad appena una settimana di distanza dall’omaggio di Dylan a Jfk (oltre 2 milioni e mezzo di visualizzazioni su YouTube, in pochi giorni, per “Murder Most Foul”). Il corpo senza vita di Maeve Kennedy Townsend McKean è stato ritrovato in mare nella Baia di Chesapeake. Il cadavere di Maeve è stato localizzato a sette metri di profondità, quattro chilometri più a sud rispetto alla casa di sua madre a Shady Side, nel Maryland, dove giovedì sera la donna era uscita in canoa insieme al figlio Gideon, di 8 anni, che risulta ancora disperso. Madre e figlio sarebbero stati visti per l’ultima volta allontanarsi a bordo di un kajak: secondo fonti di stampa «stavano cercando di recuperare una palla, ma a causa della corrente non erano più riusciti a tornare a riva». Maeve è la figlia di Kathleen Kennedy Townsend, vice-governatrice del Maryland, a sua volta figlia di Robert Kennedy, fratello di John. Era sposata con David McKean, avvocato di diritti civili a Washington, ed era madre di quattro figli. Lavorava come dirigente alla Georgetown University di Washington, dove risiedeva con la famiglia.Inevitabilmente, i giornali riparlano della “maledizione” della famiglia Kennedy, dopo le perdite di John e Bob. Qualche mese fa era morta un’altra nipote di Robert Kennedy, Saoirse Hill, deceduta a 22 anni «in seguito a un mix letale di droga e farmaci». Un altro fratello di John e Bob, Joseph Kennedy, era morto nel ’44 durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre una sorella, Kathleen, aveva perso la vita nel ’48 in un incidente aereo. Risale al 1984 la morte di David Kennedy, figlio di Robert, ucciso «da un’overdose di farmaci», mentre nel ’97 è scomparso un altro dei figli, Michael, in un incidente sulle piste di sci. Ancora: nel ‘99 aveva perso la vita uno dei figli di Jfk, John, insieme alla moglie e alla cognata, in un incidente aereo lungo la costa di Martha’s Vineyard, in Massachusetts. Nel 2011, infine, ancora una morte prematura: quella di Kara, figlia di Edward Kennedy, «stroncata da un infarto». Lo stesso anno si sarebbe suicidata Mary Richardson, moglie di Robert Kennedy jr., notissimo avvocato, in prima linea – insieme all’attore Robert De Niro – contro gli abusi delle campagne vaccinali e la correlazione tra vaccini e autismo. Robert junior è l’ennesimo Kennedy che dà fastidio al potere (in questo caso, sanitario: quello che si sta affermando a livello modiale, grazie alla gestione “cinese” del coronavirus raccomandata dall’Oms). Un contesto sinistro, che fa da contorno anche alla morte di Maeve Kennedy?Draghi e Kennedy: due nomi ora anche nelle pagine di cronaca nera, pochi giorni dopo l’uscita mondiale del brano “Murder Most Foul”, in cui Bob Dylan rievoca il complotto del Deep State costato la vita a John Kennedy, ucciso a Dallas nel 1963, mettendolo in qualche modo in relazione con l’attuale emergenza coronavirus. Una denuncia clamorosa, quella di Dylan, in contemporanea con quella di Mario Draghi sulle pagine del “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce – richiamandosi al New Deal di Roosevelt – invoca la fine del rigore finanziario, se si vuole ricostruire l’economia disastrata dalla pandemia. Pochi giorni dopo le esternazioni di Dylan e Draghi, è scomparsa nel nulla Maeve Kennedy Townsend McKean, nipote quarantenne di Bob Kennedy, fratello di John, a sua volta assassinato (a Los Angeles, nel 1968). A una settimana dalla scomparsa – in mare – Maeve Kennedy è stata quindi ritrovata cadavere il 7 aprile, lungo le coste del Maryland. E in serata, a migliaia di chilometri di distanza – a Città della Pieve – i vigili del fuoco sono dovuti accorrere per spegnere lo strano incendio innescatosi nella residenza italiana di Mario Draghi, proprio mentre a Bruxelles era riunito l’Eurogruppo. Le fiamme hanno intaccato il tetto dell’abitazione (sempre il tetto era stato incenerito dal rogo della cattedrale parigina di Notre-Dame, esattamente un anno fa, dando il destro a suggestive interpretazioni simbologiche tra chi sospetta l’origine dolosa del disastro).
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Il massone Bob Dylan, Kennedy e i golpisti del coronavirus
Vide il corpo di Kennedy sobbalzare in avanti, e capì che Chuck Nicoletti lo aveva colpito alla schiena, sparando dal palazzo accanto a quello in cui era appostato il futuro capro espiatorio Lee Oswald. Il presidente era ferito, ma in modo non mortale. Un’intuizione millimetrica, lo spazio di un secondo: poi la limousine si sarebbe allontanata dalla fatale collinetta dell’agguato. Fu in quel preciso istante che il secondo killer sparò a sua volta, con il suo Fireball, facendogli saltare il cervello e ribaltando all’indietro il corpo di Jfk. «Sono stato, io a esplodere il colpo mortale», dice James Files – detenuto negli Usa per altri reati – nel documentario (mai distribuito nel circuito televisivo) che svela la vera storia dell’omicidio, realizzato in mondovisione il 22 novembre 1963 a Dallas. Versione confermata in punto di morte da Howard Hunt, allora numero due della Cia. Per l’assassinio del secolo, gli 007 reclutarono la mafia di Chicago. Se ne accorse Zack Shelton, agente dell’Fbi, subito messo a tacere. Altra fonte, un “pentito”: il criminale Chaucey Holt. Conferma Tosh Plumlee, pilota della Cia: fu lui a trasportare a Dallas i gangster incaricati di eliminare Jfk.Alla vigilia, in un drammatico summit nella città texana, il piano venne convalidato dal Deep State: con lo stesso Howard Hunt, nella villa del petroliere Clint Murchinson c’era Edgar Hoover (Fbi) insieme al vice di Kennedy, Lyndon Johnson, e ad altri due futuri presidenti degli Stati Uniti, Richard Nixon e George Bush. Potere criminale: ma perché riparlarne oggi, come fa Bob Dylan, suggerendo un collegamento tra quell’atroce mattanza e il coronavirus? «State attenti e mettetevi al riparo», ha scritto Dylan sul suo sito, il 27 marzo, presentando l’esplosiva “Murder Most Foul”, regalata al pubblico “worldwide”, in modo sorprendente e spettacolare. Una strepitosa ballad lunga 1016 secondi (quasi 17 minuti) che ripercorre “l’omicidio più ignominioso”, facendo di Kennedy il simbolo di un’America che si stava svegliando, anche sulle ali della musica, per uscire dall’incubo della guerra fredda e della segregazione razziale, del terrore nucleare, del Vietnam.Perché farlo proprio adesso? Perché diventa così loquace, un solitario come Dylan, sempre ultra-reticente con la stampa? Probabilmente, la domanda contiene già la risposta: era indispensabile lanciare un avvertimento, sia pure filtrato dall’eleganza del linguaggio artistico. Un messaggio però anche esplicito, con indizi messi lì apposta per lasciarsi decodificare: l’invito a “suonare il numero 3, il numero 9″, cioè la perfezione dell’armonia. Roba da esoteristi: come il massonico 33, evocato a proposito dei “fratelli” che avrebbero organizzato “l’inferno”, a Dallas. «Nessun mistero: Bob Dylan è, da sempre, un massone radicalmente ultra-progressista», afferma – clamorosamente – Gioele Magaldi, evidentemente autorizzato a dare ufficialmente la notizia. «Dylan milita nei medesimi circuiti massonici progressisti ai quali appartengo anch’io», aggiunge Magaldi, che nel 2014 – nel saggio “Massoni”, edito da Chiarelettere – ha denunciato le trame anche golpiste e terroristiche della supermassoneria reazionaria.L’accusa: è stata la superloggia “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, ad architettare l’11 Settembre e il crollo delle Torri Gemelle, per poi inventarsi anche l’Isis. Se qualche sprovveduto crede ancora alla storiella degli aerei che avrebbero abbattuto le Twin Towers (cadute per “demolizione controllata”, come ormai dimostrato da oltre tremila architetti e ingegneri americani), proprio l’omicidio Kennedy – giudiziariamente irrisolto, dopo oltre mezzo secolo – sta lì a ricordare a tutti che, a volte, “l’impossibile” diventa possibilissimo. Tant’è vero che qualcuno ci lascia la pelle: anche in modo inimmaginabile, persino se si tratta di un intoccabile come il presidente degli Stati Uniti. Magaldi mette in fila gli eventi: la stessa élite reazionaria, che nel 1975 usò la Trilaterale di Kissinger per dichiarare guerra alla democrazia sociale, oggi sovragestisce la crisi planetaria della pandemia secondo il modulo Wuhan, fondato sulla sospensione della libertà costituzionale.Attenti, avverte Magaldi: fu proprio il club di Kissinger a sdoganare la Cina, aprendola al mercato globale, per farne una specie di Frankenstein: formidabile efficienza economica, ma niente democrazia. Un modello perfetto da trapiantare in un futuro Occidente distopico, raggelante, oggi con il pretesto psico-sanitario del coronavirus, il coprifuoco imposto a tutti (provvisorio, ma con la prospettiva che le libertà di ieri non tornino mai più). Ed ecco, allora, Bob Dylan. «La sua uscita – sottolinea Magaldi – è perfettamente sincronizzata con l’altrettanto clamorosa lettera di Mario Draghi al “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce (fino a ieri massone neoaristocratico, e oggi tornato ai lidi keynesiani delle origini) dichiara guerra alla “teologia” del rigore neoliberista, evocando addirittura il New Deal rooseveltiano: cioè la necessità di ricorrere a massicci aiuti di Stato per svincolare l’economia dal ricatto della finanza speculativa. Un regime che tuttora strangola l’Italia nella morsa dell’Ue, proprio adesso che il paese ha un bisogno drammatico di fondi che non si trasformino in debito».Draghi e Dylan, strano tandem: in modo diverso paiono dire la stessa cosa. Ovvero: siamo ormai giunti a un bivio esiziale, messi di fronte – con l’accelerazione planetaria della pandemia – a una scelta di campo ormai ineludibile: se la globalizzazione solo finanziaria porta dritti a Wuhan, l’alternativa sta nel riscrivere da zero le regole del mondo. E chi, meglio di John Kennedy, riuscì a esplicitare questo concetto? Era il sogno della New Frontier: un mondo unito, pacificato e libero. Di recente, s’è scoperto un carteggio segreto con Nikita Krushev: i due leader impegnavano Usa e Urss a mettere fine alla guerra fredda entro il 1970. Ma a costare la vita a Kennedy, probabilmente, fu altro: per esempio, la decisione di stampare direttamente banconote di Stato, svincolate dal sistema bancario. Ed ecco che Jfk, riletto oggi, sembra parlare direttamente a noi, alle prese con le maschere dell’euro-rigore “tedesco”. Ma chi era, veramente, Kennedy?«Tra le altre cose, il presidente assassinato a Dallas era un inziato eleusino», rivela lo storico fiorentino Nicola Bizzi, che nel sorprendente libro “Da Eleusi a Firenze” mette a fuoco l’ascendenza “eleusina” del Rinascimento italiano. Ovvero: la regia occulta, nel potere della signoria medicea, della tradizione misterica risalente al 1300 avanti Cristo, quando – secondo la narrazione – la dea Demetra avrebbe rivelato ai fedeli di Eleusi, alle porte di Atene, l’origine “atlantidea” della nostra specie, “creata” dagli dei Titani come Poseidone, signore dei mari. Kennedy eleusino? «Di più: era anche un templare, direttamente collegato a Dante Alighieri». Lo sostiene Luca Monti, autore del volume “Firenze, città santa dei templari”, pubblicato da Aurora Boreale, editrice di cui è titolare lo stesso Bizzi. Collegato alla rete odierna del templarismo, Monti spiega: l’autore della Divina Commedia ereditò la guida segreta dell’Ordine del Tempio dopo il rogo in cui fu arso vivo l’ultimo gran maestro ufficiale, Jacques de Molay. E il collegamento con il presidente assassinato a Dallas? «Il successore dell’Alighieri-templare fu Gherarduccio dei Gherardini, antenato di John Fitzgerald Kennedy», nientemeno.Stupefacente? Be’, sì. Ma questo aiuta a leggere un po’ meglio tra le righe, persino nei riferimenti simbolico-esoterici di cui è gremito l’amletico testo del massone Dylan, “Murder Most Foul”. Va preso sul serio, Luca Monti? Fate voi. Nel 2016, intervistato da Paolo Franceschetti, si sbilanciò con questa previsione: «Nel 2020 succederà qualcosa di inaudito, a livello mondiale». La fonte? Numeri, ancora: nella Commedia di Dante, ricorre il 515. Le profezie contenute nel poema sono intervallate dal medesimo numero di versi, “centodieci e quinque”. «Io penso che questo 515 arriverà verso il 2020», disse Monti, spiegando: «Questo numero rappresenta anche la riunificazione; noi siamo tutti in potenza parti di Dio, particelle divine, e il 515 rappresenta la riunione di noi stessi col divino». Suggestioni da brividi? Certo, si tratta di materiale con cui Bob Dylan ha sempre dimostrato un’estrema confidenza: nessuno come lui ha saputo maneggiare – e con uno slang “pop”, per giunta – la stessa Bibbia e i simboli pescati nei territori dell’alchimia, dell’astrologia, dei tarocchi, della mitologia. Se Kennedy era anche un neo-templare e un iniziato “eleusino”, oltre che un celebrato campione della democrazia, suona sempre meno strano l’omaggio che il grande cantautore gli tributa, in mezzo al panico da coronavirus, come se “Murder Most Foul” fosse anche una dichiarazione di guerra, oltre che un esercizio di pietà.Cade dall’alto, il guanto di sfida lanciato dall’ex ragazzo di Duluth, con alle spalle sessant’anni di carriera, oltre 50 dischi e anche l’Oscar cinematografico per la colonna sonora di “Things have changed”. Il prestigio culturale di Bob Dylan è già scritto nella storia: Premio Pulitzer, Nobel per la Letteratura, Legion d’Onore francese, Premio Principe delle Asturie. Risale al ‘97 il riconoscimento dei Kennedy Center Honors, e al 2012 la Medaglia Presidenziale della Libertà (massimo “award” civile, negli Stati Uniti). Neppure il Dylan politico è una sorpresa, dai tempi di “Blowin’ in the wind” e “Masters of war”. Suo il primo atto d’accusa, frontale, contro la globalizzazione: “Union Sundown”, nel 1983, anticipa profeticamente la tragedia delle delocalizzazioni, in un mondo che sarebbe stato devastato dallo strapotere delle multinazionali. Forte l’attitudine a scendere in campo direttamente, in modo anche spericolato: l’affarista William Zantzinger dichiarò di essere stato rovinato, da Dylan, per la canzone “The lonesome death of Hettie Carroll”, domestica nera uccisa a bastonate. Il pugile afroamericano Rubin Carter, vittima di un caso giudiziario condizionato dal razzismo, fu letteralmente scarcerato in seguito alla campagna per la sua liberazione lanciata da Dylan con il brano “Hurricane”.«Siamo un paese costruito sulla schiena degli schiavi», disse, in prossimità dell’uscita dell’album “Tempest”, pubblicato nel 2012, in cui riecheggia la guerra civile americana nell’interpretazione del poeta Herny Timrod. Sempre rarissime, le interviste, ma quasi tutte memorabili. «Come spiegare la mia longevità artistica? Be’, da giovane ho fatto un patto con il “comandante in capo”». Tradotto: consacro la mia arte alla maggiore delle cause. Obiettivo: far fermentare il talento, alchemicamente, al servizio dell’umanità. Un modo per “tendere al divino”, per citare il 515 dantesco? Più esplicitamente: «Pensate alla trasfigurazione di Cristo, nel Getzemani». Simboli, certo. Positivi e negativi: «Ha vinto Walt Disney», sentenziò anni fa: «Quindi abbiamo perso tutti». Prigioneri della Matrix, in un mondo di plastica? Ecco, forse il velo potrebbe squarciarsi, oggi, di fronte al dramma del coronavirus che sembra distruggere ogni certezza. A patto però – e qui è il “templare” kennedyano che riemerge, il “massone progressista” – che si abbia il coraggio di metterci la faccia. Per esempio regalando ai senzatetto milioni di dollari, ricavati dal disco natalizio “Christmas in the heart” pensato nel 2009 per sfamare gli homeless d’America (gesto di liberalità squisitamente massonico, se non addirittura rosacrociano).A proposito: tra i leggendari Rosa+Croce, elusiva confaternita iniziatica capitanata nel secondo ‘900 dal pittore Salvador Dalì, un simbologo italiano come Gianfranco Carpeoro include il grande Freddie Mercury. E il suo gruppo – i Queen – è l’unico citato da Dylan nella sequenza finale di “Murder Most Foul”, in cui si dispiega lo splendore della colonna sonora degli irripetibili anni Sessanta. Un indizio rivelatore: siamo di fronte a una stretta parentela, non solo artistica? In recenti conferenze, insieme allo stesso Magaldi, Carpeoro ha svelato la cifra massonica di artisti come David Bowie e, in particolare, l’identità anche rosacrociana del massone progressista Michael Jackson, cresciuto nella Prince Hall Freemasonry, l’obbedienza dei neri americani. A costargli la vita, a quanto pare, sarebbe stata la canzone “They don’t care about us”, contro gli abusi del grande potere globalista. Un verso recita: «Tutto questo non succederebbe, se Roosevelt fosse ancora qui». Alla moglie di Franklin Delano, Eleanor, madrina della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il giovanissimo Bob Dylan dedicò “Dear Mrs. Roosevelt”, scritta dal suo antico maestro Woody Guthrie.Sempre Dylan fu tra le star che risposero all’appello di Michael Jackson, autore con Lionel Richie del brano corale “We are the World”, destinato a raccogliere fondi (campagna “Usa for Africa”) per assistere la popolazione dell’Etiopia colpita dalla spaventosa carestia del 1985. Oggi, a quanto sembra, siamo all’ennesimo appuntamento con la storia: si tratta di disseppellire John Kennedy, per aiutare il mondo a ritrovare il suo stesso coraggio. Cambiare tutto, senza paura: né del coronavirus, né nei suoi ipotetici “sovragestori”, che probabilmente sognano un pianeta di neo-sudditi, schiavizzati dal terrore dei virus (oggi il “corona”, domani chissà), e sottoposti alla dittatura orwelliana di una polizia sanitaria capace di imporre vaccini e microchip, azzerando la privacy e la libertà. Messaggio: il momento è cruciale. La sfida è lanciata: “Murder Most Foul” è nell’aria, ne sta parlando il mondo intero. «State al riparo, e state attenti», si congeda il quasi ottantenne Dylan. «E che Dio sia con voi».(Giorgio Cattaneo, 5 aprile 2020).Vide il corpo di Kennedy sobbalzare in avanti, e capì che Chuck Nicoletti lo aveva colpito alla schiena, sparando dal palazzo accanto a quello in cui era appostato il futuro capro espiatorio Lee Oswald. Il presidente era ferito, ma in modo non mortale. Un’intuizione millimetrica, lo spazio di un secondo: poi la limousine si sarebbe allontanata dalla fatale collinetta dell’agguato. Fu in quel preciso istante che il secondo killer sparò a sua volta, con il suo Fireball, facendogli saltare il cervello e ribaltando all’indietro il corpo di Jfk. «Sono stato, io a esplodere il colpo mortale», dice James Files – detenuto negli Usa per altri reati – nel documentario (mai distribuito nel circuito televisivo) che svela la vera storia dell’omicidio, realizzato in mondovisione il 22 novembre 1963 a Dallas. Versione confermata in punto di morte da Howard Hunt, allora numero due della Cia. Per l’assassinio del secolo, gli 007 reclutarono la mafia di Chicago. Se ne accorse Zack Shelton, agente dell’Fbi, subito messo a tacere. Altra fonte, un “pentito”: il criminale Chaucey Holt. Un pilota della Cia, Tosh Plumlee, conferma di aver trasportato a Dallas i gangster incaricati di eliminare Jfk.
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Guerra per la Terra: l’Italia e i poteri oscuri dietro al virus
Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (e per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete promesso.Al che, ritirata generale: i 5 Stelle si sfilarono subito da ogni impegno elettorale, e Salvini a sua volta ripiegò sul solo problema-migranti, permettendo così all’opposizione-fantasma (storicamente complice dell’eurocrazia post-democratica) di trasformare il leader della Lega nell’unico, vero problema italiano. Amnesie prodigiose: come se il consenso tributato inizialmente ai grillini, e poi il boom dell’ex Carroccio alle europee, non fossero dovuti all’esasperazione crescente, ma a una curiosa patologia psichiatrica dell’elettorato, curabile dalle Ong e dal Quirinale, da qualche magistrato, dalla professoressa Greta Thunberg e dalle Sardine prodiane. Poi, a cancellare tutto, è arrivato il maledetto coronavirus. Grillo e Di Maio s’erano già riallineati all’establishment, alleandosi con il Pd e votando Ursula von der Leyen alla guida della Disunione Europea a trazione anti-italiana. Ma, sotto la pressione dell’emergenza sanitaria, lo stesso Salvini s’è accodato alla linea “cinese” del massimo rigore: quarantena e coprifuoco per tutti, anche se la strage non accenna a ridursi. La polmonite indotta dal misterioso virus, forse prodotto in laboratorio (sotto gli occhi dell’Oms?), provoca infatti una carneficina, nell’Italia devastata dall’austerity: tagli da 37 miliardi firmati da Monti, drastica carenza di terapia intensiva e 70.000 posti letto in meno.L’ipocrisia nazionale trasforma in “eroi” i medici e gli infermieri – martiri al macello, senza protezioni e sfiniti dalle carenze di personale – mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi dell’altro pericolo: la possibili rivolte, innescate dalla rabbia popolare contro un governo che ha chiuso tutti in casa, disastrando l’economia, senza dare garanzie su come sopravvivere a una crisi che si annuncia eterna. Mentre in paesi come la Germania e il Regno Unito è il governo ad accreditare gli indennizzi direttamente sul conto corrente dei “reclusi ai domiciliari”, in Italia – un mese dopo il blocco – non s’è ancora visto un soldo: si lotta per prenotare i primi pietosi 600 euro, combattendo contro il server dell’Inps (andato subito in tilt, nemmeno fosse quello dell’ente previdenziale del Burundi). «Non è possibile che sia un caso, un disastro simile», sospetta l’avvocato Paolo Franceschetti a “Forme d’Onda”: «Proprio in questi giorni abbiamo regalato 50 milioni alla Tunisia». E’ solo l’infernale “lentocrazia” burocratica a inceppare tutto – mascherine, medicinali, fondi salva-vita?Non scherziamo, dicono ormai in molti: siamo di fronte a un piano preciso, che punta esattamente a far esplodere l’Italia (per poi far crollare l’intero sistema neoliberista, cominciando dall’Ue). Sempre su “Forme d’Onda”, lo storico Nicola Bizzi avverte: si stanno verificando, una dopo l’altra, quasi tutte le mosse annunciate – da tre anni – dalla misteriosa sigla Q-Anon, che il mainstream (persino in questi giorni di follia) continua a ridicolizzare, come fosse una semplice barzelletta complottistica. La tesi di Q-Anon: si starebbe dispiegando una controffensiva storica, mondiale, contro il sistema che ci ha portati a questo, cioè a crepare di polmonite (in mancanza di rianimazione), mentre la micidiale eurocrazia nega all’Italia persino gli aiuti alimentari per non impazzire di angoscia, chiusi in casa come topi, «grazie a decreti che lo stesso Conte, fine giurista – secondo Franceschetti – sa benissimo che sono sgangherati e incostituzionali».L’Italia è sprangata: serrande abbassate in ristoranti e negozi, aziende ferme, tribunali chiusi, Parlamento vuoto, governo sbaraccato. Tu chiamalo, se vuoi, colpo di Stato? Di questo si accusa Orban, che però ha avuto almeno il via libera del Parlamento ungherese. Da noi, invece, nessuna legittimazione esplicita. E’ Conte a gestire in solitudine lo stato d’eccezione, i famosi “pieni poteri” che fecero gridare al golpe quando a evocarli fu l’improvvido Salvini. Domanda: chi c’è, dietro a Conte? «Lo stesso network vaticano che gestì Andreotti, allora guidato dal cardinale Achille Silvestrini», sostiene Fausto Carotenuto, allievo di Mino Pecorelli e a lungo analista dell’intelligence. E il Vaticano che fa? Tace, per ora: silenzio assordante. Da che parte sta, il grande potere (finanziario) che Gianluigi Nuzzi chiama Vaticano SpA? Cosa c’e, esattamente, dietro alla solitudine siderale di Papa Francesco? E’ lo stesso Bizzi a parlare del Vaticano, citando il formidabile libro-denuncia “L’altra Europa”, in cui Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta che suo padre, Giacomo, allora plenipotenziario della Santa Sede su incarico di monsignor Montini, futuro Paolo VI, trattò in segreto – mentre ancora infuriava la Seconda Guerra Mondiale – il ridisegno dell’Europa post-nazifascista, con già ben chiaro il progetto dell’attuale, oligarchica Unione Europea.«Realizzeremo il sogno di Comenio», si dicevano i grandi architetti occulti del futuro, sapendo in anticipo che fine avrebbero fatto Hitler e Mussolini. «Comenio visse nel Cinquecento», fa notare Franceschetti: «E’ evidente che una costruzione come l’Ue non si improvvisa in pochi decenni, viene da lontanissimo. Rumor, citando le carte le padre, parla di un’unica reggenza addirittura dinastica, chiamata “La Struttura”, che gestirebbe il mondo in modo ininterrotto, da migliaia di anni». Per questo, conclude Franceschetti, è altamente improbabile che una soluzione alla crisi attuale – resa esplosiva dalla pandemia – venga risolta dalla politica “visibile”. Logico dedurre che lo spettacolo a cui stiamo assistendo (inclusa la crocifissione dell’Italia, senza nessuna anestesia europea) sia il frutto di una colossale operazione planetaria di manipolazione. Una chiave interpretativa la fornisce, a “Border Nights”, un osservatore eretico come Alessandro Sieni, disposto a credere alla narrazione di Q-Anon: ipotetici militari “lealisti” del Pentagono, pretoriani di Trump «impegnati a “bonificare” il pianeta dalla vera infezione mortale, il dominio criminale dell’élite finanziaria, col suo corredo di depravazione: in pochi hanno capito la portata del decreto presidenziale straordinario con cui la Casa Bianca ha trasformato la pedofilia in un problema di “sicurezza nazionale”, un pretesto che a Trump conferisce poteri straordinari».Secondo Sieni, in questi tre anni una parte dell’intelligence militare avrebbe messo insieme non meno di 28.000 dossier. Obiettivo: disarticolare la “piovra” che, da quarant’anni, si è impadronita del mondo. Alleati strategici: paesi come la Russia di Putin, che in Italia (contro il Covid-19) ha inviato aiuti imbarcati su 14 aerei – numero che fa pensare al 14 Luglio francese, la rivoluzione. Fantasie? Non per Sieni: aprite gli occhi, è il suo invito. La spiegazione: «E’ stato il nemico a scatenare il virus, e la rete di Q-Anon ne ha approfittato per ribaltare la situazione». In altre parole: volete la guerra? Bene: useremo contro di voi proprio quei poteri speciali che ora ci costringete ad adottare, e così trasformeremo lo sconquasso mondiale della “vostra” pandemia in un’occasione storica per sbarazzarci di voi parassiti, ridefinendo le regole della politica, dell’economia e della finanza. «Lo stress inflitto all’Italia farà saltare questa Europa, ora che gli italiani vedono finalmente di cosa è capace», aggiunge Sieni. «Ma il primo obiettivo sono i grandi media, principale braccio operativo del potere criminale che tuttora ci domina. E la strategia di Q-Anon è chiara: dissimulare, confondere, non far capire chi sta con chi, né quale sarà la prossima mossa». Facile, da noi: per un anno e mezzo, alle televisioni è bastato fare a pezzi Salvini, a reti unificate, mentre ora è l’Unione Europea a fare a pezzi l’Italia, in mondovisione.Comunque, se così fosse, a vincere non sarebbero “i buoni”, avverte Bizzi: domani, finita la tempesta, potremmo trovarci a fare i conti con “i meno peggio”. Come Mario Draghi, per esempio, che ha clamorosamente disertato dalle fila del grande potere neoliberista: rinnegando la sua stessa storia, oggi si è schierato dalla parte dei keynesiani, intenzionati a distruggere il monopolio privatistico della moneta, causa di ogni male. Lo dimostra la nuda verità del virus: in quanti sarebbero davvero morti di polmonite, se per ogni paziente fosse stato disponibile un letto in terapia intensiva? Di male in peggio: «C’è chi sogna di trasformare l’emergenza sanitaria in una condizione permanente: questa nuova aberrante normalità, mostruosa come il dispotismo di Pechino, relegherebbe la nostra vita in un limbo senza più libertà». E’ la tesi di Gioele Magaldi, che nel bestseller “Massoni” ha svelato le trame della supermassoneria reazionaria, che nel 1975 – attraverso la Trilaterale – avviò la compressione progressiva dei diritti. In Europa siamo arrivati alla post-democrazia dell’Ue. E ora il terrorismo di massa innescato dal coronavirus punta a fare della Cina un modello per l’Occidente: il paradiso degli oligarchi.E’ contro questo incubo distopico, drammaticamente reale nelle sue premesse che si vanno dispiegando, che si è mossa – al contrattacco – quella che Bizzi chiama «la fazione ostile alla Cabala del coronavirus, la “mafia khazariana” che vorrebbe un nuovo ordine mondiale definitivo, targato Rothschild». Magaldi preferisce parlare di superlogge, e avverte: «Ha rotto il silenzio politico persino Bob Dylan, col suo messaggio in codice del 27 marzo. La canzone “Murder Most Foul” parla di Kennedy, evocato contestualmente all’emergenza coronavirus». Come dire: dietro al dramma sanitario c’è la peggior politica. Magaldi, che milita nella supermassoneria progressista, fa una rivelazione clamorosa: «E’ giunto il momento di dare ufficialmente la notizia: anche Bob Dylan è un massone progressista, e non è per nulla casuale la sua scelta di parlare, oggi, dell’omicidio di John Kennedy, proprio mentre Mario Draghi, sul “Financial Times”, annunciava la necessità di cambiare le regole del mondo, gettando a mare 40 anni di “dittatura” finanziaria neoliberista». Aggiunge Magaldi: «Nulla, in questi giorni, avviene per caso». Parole consonanti con quelle che lo stesso Dylan ha scritto sul sito Internet: tenete gli occhi aperti, e mettetevi al riparo. E’ davvero in corso una specie di “guerra dei mondi”, per il controllo della Terra?Si fa un gran parlare di alieni, da quando – mesi fa – la Us Navy ha sdoganato ufficialmente gli Ufo. A “Border Nights”, Tom Bosco riferisce di voci che parlano di strane apparizioni, nei cieli: sciami di luci, bagliori. «Qualche anno fa – ricorda Franceschetti – la Russia ha cambiato improvvisamente la dicitura che compare sui suoi velivoli militari: non più “forze aeree”, ma “forze aerospaziali russe”». L’altro ieri, in modo altrettanto strano, Trump ha varato la sua “Space Force”. «La sua funzione – profetizza Sieni – emergerà col tempo: oggi, nessuno accetterebbe la spiegazione». L’ipotesi: quello che avviene sulla Terra è il riflesso di uno scontro extraterrestre? Il biblista Mauro Biglino non deride certo le tesi della paleostranutica. E ricorda: «Autori antichi, tra cui Giuseppe Flavio e lo stesso Tacito, hanno parlato di battaglie tra “carri celesti” nei nostri cieli, da Gerusalemme all’Umbria». Cos’erano, Ufo dell’antichità? Nel 1200, il fenicio Sanchuniathon – accreditato da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, tramite Filone di Biblo – scrive che gli dei dell’epoca non erano affatto incorporei, ma presenti tra noi in carne e ossa: sono state poi le religioni a velarne l’identità, spiritualizzandoli, dopo la loro scomparsa. Domanda: abbiamo quindi scambiato per divinità quelli che erano antichi astronauti, giunti sul nostro pianeta per impiantare un potere terrestre? Dunque sarebbero ancora loro, a svolazzare sulle nostre teste?Monsignor Loris Capovilla, cameriere segreto di Giovanni XXIII, raccontò che lui e Roncalli si imbatterono in un disco volante, atterrato nel parco di Castel Gandolfo nell’estate del 1961. Dall’astronave sbarcò un individuo in tutto simile a noi, che si appartò col pontefice. Dopo l’addio e il decollo del velivolo, il Papa andò incontro a Capovilla, rimasto in disparte, terrorizzato. «Il Papa era commosso. Mi disse solo questo: i fratelli dello spazio sono dappertutto». Sempre ai cieli guardano gli studiosi di astrologia – quelli che esaminano i cicli celesti, non gli autori degli oroscopi televisivi. «L’attuale configurazione planetaria – dice Bizzi – coincide, in modo sconcertante, con quella che si configurò durante la peste di Firenze all’epoca di Dante e poi durante la peste manzoniana di Milano, nel ‘600». Lo stesso Magaldi, a “Border Nights”, avverte: «Nel 2024, Plutone entrerà in Acquario e ci resterà per vent’anni: esattamente come per lo straordinario periodo che, nel Settecento, si aprì con la Rivoluzione Francese e si concluse con la Rivoluzione Americana». Due eventi da niente, che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi.Fake news spaziali? Impossibile che ne parlino i Mentana, le Gruber e tutto il mainstream che sguazza tra le bufale terrene, ipnotizzando l’audience con pseudo-notizie e polemichette irrilevanti, parrocchiali, fino all’impudenza lunare dei Fazio, dei Floris, che ancora danno la parola agli zombie di ieri, i Bersani e i Cottarelli, le Fornero, le Marie Antoniette rinchiuse nei loro palazzi. Salvo il fatto che, “grazie” al virus, non stia per collassare anche il sistema delle news: su La7, è l’europeista Cacciari a prendere atto che, ormai, questa Unione Europea è indifendibile. E se lo dice persino Cacciari, figurarsi. Mancano le parole – le sintassi – ogni volta che il mondo precipita in una crisi sistemica. Crollano le narrazioni, di fronte all’enormità inesorabile che sta inghiottendo gli italiani. Toccherà a loro, dunque, il battesimo del fuoco? Sarà l’Italia, cioè, la trincea politica destinata a fare da detonatore, smascherando l’impostura finanziaria dell’Ue, a sua volta specchio (spietato) del sistema “usuraio” che ha sventrato la Terra negli ultimi decenni? La vita umana al servizio della tecno-finanza: salterà tutto, davvero, per via dello choc devastante provocato da uno strano virus dotato di “corona”? Ancora non si sa da dove venga, ma forse avrà il sadico potere di svegliare milioni di dormienti. Scopriremo, un giorno non lontano, che nella primavera del 2020 si svolse dietro le quinte una battaglia inimmaginabile, destinata a rivoluzionare la Terra?Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (aggiungendo, per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete appena promesso.
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Coronavirus, strani retroscena globali. E quei 14 aerei russi
Otto brigate, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la norma armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.Tutto, infatti, lascia pensare che non lo sia, visto che l’emergenza si sta trasformando in una stranissima guerra mondiale sotterranea, in cui persino la Russia – ufficialmente alleata della Cina – sbarca i suoi militari in Italia, con l’ovvio consenso della Casa Bianca. Cosa sta succedendo? Quali esplosivi retroscena nasconde, il pandemonio globale scoppiato a Wuhan sotto il naso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il corredo dei presunti vaccini prontamente targati Bill Gates, proprio mentre mezza America tentava di disarcionare il Trump più ostile di sempre, verso Pechino? Tra i primi a fiutare l’aria, molti mesi fa, Giulietto Chiesa: vuoi vedere che l’Occidente si sta spaccando in due tronconi, uno atlantista e l’altro pro-Cina? Pietra dello scandalo, la missione della Bank of England a Wall Street, nell’estate 2019. Gli inglesi – ben collegati alla filiera Rothschild trapiantata in Cina – ebbero l’ardire di proporre l’avvento di una super-moneta internazionale, in grado di archiviare il dollaro (cioè l’egemonia statunitense). Possibili partnership collaterali: i colossi americani del web, da Google a Facebook, e la cinese Huawei per la rete 5G (infrastruttura oggi fermata in Svizzera e in Slovenia: anche in Italia si sospetta che possa essere correlata con l’esplosione dei peggiori focolai del virus).C’è in ballo qualcosa di esplosivo e di completamente inaudito – ragionava Chiesa – se una parte della finanza britannica osa sfidare gli Stati Uniti, cercando di spaccarli in due, con la proposta di una moneta mondiale “cinese”. «Esiste una relazione complessa fra gli “spontanei disordini” filo-britannici ad Hong Kong e la tentata scalata aggressiva della Borsa di Hong Kong a quella inglese, London Stock Exchange», scriveva Maurizio Blondet lo scorso 13 settembre, collegando «la proposta del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, avanzata il 26 agosto scorso ai banchieri centrali riuniti a Jackson Hole, di lanciare “una valuta egemone sintetica” (ossia un paniere di varie valute digitali sostenute dalle banche centrali) in sostituzione del dollaro, ormai al tramonto come valuta globale, preferibile ai rischi di transizione “verso un’altra valuta egemonica come il renminbi”». Blondet scorgeva una relazione fra tutti questi eventi «e l’intensa, organizzata e costante “campagna-simpatia” che la famiglia Rothschild sta conducendo in Cina, per inserirsi e cavalcare la potenza egemone prossima ventura, dopo l’impero britannico prosciugato e l’impero americano esaurito».Sempre a fine agosto, osserva Giulietto Chiesa, s’è scoperto che Trump stava negando a Google e Facebook l’autorizzazione alla posa di “Faster”, un cavo sottomarino di 13.000 chilometri tra la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) e Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Dentro quel cavo – spesa inziale, 300 milioni di dollari – ci sarebbe «una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità». “Faster” potrebbe mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android, «facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo», cioè «dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro». Per il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. E “Faster” sarebbe quindi «il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni». Attenzione: «La gestione di queste infrastrutture e la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie», avverte Chiesa. «E porterà con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo». Pericolo: «C’è una sola parola che funge da denominatore comune di tutto ciò: controllo».Adesso – scriveva sempre Giulietto Chiesa, a ottobre – possiamo cominciare a vedere perché il governo americano non concederà l’autorizzazione. Dettaglio: «Google e Facebook non sono soltanto delle imprese private». Sono conglomerati industriali e finanziari «così giganteschi, che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli». E si accordassero con la Cina, in nome del business? I giganti del web «sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare». Ecco il punto: «Quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro – eventualmente davanti al plotone di esecuzione – chiunque cerchi di fermarli». Ecco perché Trump si oppone: «Un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso». Tanto più, aggiunge Chiesa, «quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino».Chiaro, no? Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa “Faster”, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. «C’è per esempio la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G». Poi, si sa, Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, «che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie». Lo scontro con Huawei è partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”. Poi, di colpo, è scoppiato il caos mondiale del coronavirus. Un analista decisamente anomalo come Gioele Magaldi, che è anche parte in causa (esponente del network massonico progressista internazionale), ha avvertito con largo anticipo della tempesta in arrivo: «Prepariamoci a veder accadere cose fino a ieri inimmaginabili». La sua tesi: le forze democratiche, dell’Europa e soprattutto dell’America profonda, sono impegnate in una clamorosa resa dei conti. Nel mirino, l’oligarchia (largamente atlantica) che ha “fabbricato” la Cina odierna, grande potenza economica ma priva di democrazia, per costruire un modello da esportare, verso un Occidente efficientissimo ma senza più libertà.Le “profezie” di Magaldi si sono rapidamente avverate: se il cardine dell’operazione-Cina era il neoliberismo oligarchico, ecco che un fuoriclasse di quella scuderia – Mario Draghi – ha cambiato casacca, schierandosi con i keynesiani. Di fronte alla catastrofe italiana, con l’Ue a guida tedesca che nega a Roma il denaro per affrontare l’emergenza, l’ex capo della Bce ora raccomanda la ricetta di Keynes (soldi statali subito, a palate) evocando addirittura il New Deal di Roosevelt. Durissime le accuse verso Conte, che avrebbe forzato la Costituzione per imporre il modello Wuhan, quarantena e coprifuoco, come per esaudire un desiderio altrui: fare dell’Italia la prima provincia cinese dell’Occidente? In realtà il premier appare smarrito, in preda al caos (e senza il conforto dei suoi presunti “azionisti” vaticani: è addirittura assordante il silenzio con cui le gerarchie ecclestatiche, da Bergoglio in giù, hanno accolto il disastro-coronavirus, dopo aver indondato le televisioni ogni giorno, negli ultimi due anni, per distribuire “consigli” su come trattare, ad esempio, il problema dei migranti).Tutti spariti: cardinali, Greta, le Sardine. “Silenzio, parla il virus”. E intanto, fuori onda, succede di tutto. Avverte lo storico fiorentino Nicola Bizzi: fateci caso, la casa reale britannica (vicina ai Rothschild) è sotto attacco, in quarantena. Idem la Merkel: presente solo in voce, ma non in video, nella prima conferenza europea sull’emergenza, proprio mentre aerei di Stato tedeschi sono stati filmati all’aeroporto di Las Vegas, a due passi dalla base militare di Nellis (cioè a un tiro di schioppo dalla mitica Area 51, sede di leggende “aliene” e di notizie top secret). «Come in cielo, così in terra?» si domanda il giornalista Tom Bosco a “Border Nights”, tra il serio e il faceto, citando segnalazioni che raccontano di rocambolesche “guerre stellari”, in corso nei nostri cieli, forse per “bonificare” la Terra dalle filiere del peggior potere. «Sono voci incontrollabili», ammette Bosco, che però aggiunge: «Sbalordisce la strana sincronicità di troppi avvenimenti sconcertanti che si sono succeduti negli ultimi mesi, a cominciare dalla caduta di Jeffrey Epstein, accusato di pedofilia e amico dei Clinton». Per non parlare della geopolitica: l’uccisione di Soleimani, lo scontro in Siria e la comparsa di Turchia e Russia in Libia, al posto di Italia e Francia. Quindi, chiasso globale a reti unificate sul virus, e silenzio su tutto il resto (silenziosissimo, da settimane, anche Israele).Verticalizzando il ragionamento – per tornare coi piedi per terra – Magaldi sintetizza: l’élite post-democratica che quarant’anni fa si era alleata anche con potenze non democratiche, come la Cina, sta subendo in queste ore una controffensiva storica. E’ in campo un’alleanza mondiale, trasversale, decisa a cancellare dal mondo la dittatura finanziaria che ha confiscato a democrazia nei nostri paesi. La reazione si sarebbe scatenata quando il fronte progressista si è accorto che la gestione autoritaria dell’emergenza coronavirus, in salsa cinese, voleva essere il pretesto per congelare la democrazia in Occidente. Nel mirino dunque Pechino, ma anche l’Ue e istituzioni sovranazionali come l’Oms, sospettata come minimo di omessa vigilanza sull’ipotetica fabbricazione del virus. E in attesa di vedere il seguito del film – con Trump che mette mano al bazooka finanziario statale – si moltiplicano i messaggi spiazzanti. Il solitamente taciturno Bob Dylan, per esempio: con esplicito riferimento al coronavirus («mettetevi al riparo, siate prudenti») ha pubblicato un inedito, in cui denuncia il complotto che assassinò John Kennedy. Retromessaggio implicito: dietro alla pandemia c’è forse la medesima filiera dell’orrore? La stessa che pretese la riduzione dei diritti (”The crisis of democracy”), per poi magari organizzare l’ecatombe dell’11 Settembre?Dai media, naturalmente, nessuna speranza di ottenere spiegazioni su quanto sta davvero avvenendo: chi sta con chi, e contro chi? Domande: com’è che Putin (teoricamente, alleato della Cina) manda in Italia – non a Milano, ma a Roma – una delegazione militare decisamente insolita, a bordo di mezzi con su scritto “Dalla Russia con amore?”. La missione è guidata da un generale d’alto grado, di cui il ministro degli esteri italiano faticava a sostenere lo sguardo. Da che parte sta, Putin, veramente? S’è schierato con l’Italia, certo: una mossa anche pubblicitaria e che oscura persino gli Usa, un po’ lenti ad assistere il Belpaese, ma mette in imbarazzo soprattutto i gestori dell’austerity europea, Germania in primis. L’Italia come crocevia strategico tra le due opzioni, sovranità o dominio? Se si sta realmente profilando la possibilità di un nuovo mondo – una nuova America, una nuova Europa – perché Putin prenota un ruolo così eclatante, per la Russia, scegliendo senza indugi l’Italia? E con quei numeri, poi: otto brigate, 160 uomini. E 14 aerei. Rivoluzione e resurrezione?Otto unità operative, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la regola armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (arruolato tra i conservatori della superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.
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Pelanda: aggirare la Germania, con soldi in arrivo dagli Usa
Miliardi pronto uso, tramite la Bce di Christine Lagarde. Ma con il debito ridimensionato nel solo modo possibile: tramite l’aiuto della Fed, la banca centrale statunitense. Secondo l’economista Carlo Pelanda, intervistato da Federico Ferraù per il “Sussidiario”, è questo il piano che Mario Draghi tiene nel cassetto, per evitare che la crisi sia peggio del coronavirus. L’Unione Europea appare disarmata e divisa, riassume Ferraù: divisa, perché senza unità di intenti; disarmata, perché lo statuto della Bce non le concede la flessibilità e gli strumenti di cui è dotata la Federal Reserve. Eppure una strada ci saebbe, in due mosse. La prima: «Cercare la garanzia europea di ultima istanza dove il voto è a maggioranza e non vincolato dall’unanimità: la Bce». La seconda: «Assorbire dentro il bilancio della Bce il debito di emergenza che non può essere ripagato», sapendo però che la Germania dirà di no. «La via d’uscita? Un patto con la Fed è inevitabile». Premessa: Ursula von der Leyen rifiuta i coronabond, invocati da Italia, Spagna e Francia. La Germania pone il veto – dice Pelanda – perché teme che gli elettori tedeschi non capirebbero. Meglio aggirarli, tramite la Bce: «Se questa compra debiti in modo illimitato, allora gli Stati potranno fare più debito d’emergenza». Una strada «subottimale», dice l’economista, «per avere soldi e allo stesso tempo non spaccare l’Ue».Sull’espansione del bilancio Bce – dice Pelanda – la Germania, pur contraria, non si opporrà oltre misura. «Anche perché il suo elettorato, come tutti gli altri, non riuscirà a capire le tecnicalità, lasciando al governo uno spazio diplomatico: prendete i soldi dove posso nasconderlo agli elettori tedeschi. Per questo – aggiunge il professore – trovo da dilettanti la richiesta delle nazioni mediterranee di forzare l’impossibile». Intanto, però – sottolinea Ferraù – la nostra economia è entrata in un tunnel. «Decine di imprenditori mi telefonano disperati», racconta Pelanda. «Se il mio cliente tedesco riapre il 14 aprile e io non posso rifornirlo – mi dice uno dei leader mondiali di componentistica avanzata – i tedeschi acquisteranno dai cinesi. Quindi, oltre al problema di cassa d’emergenza, c’è il rischio strutturale di perdita di fette di mercato». La ricetta? «Far ripartire i settori produttivi dove è possibile rendere sicuro il processo, anche perché la ripresa avverrà in presenza del rischio residuo di contagio». Secondo Pelanda, all’Ue si può chiedere solo di allentare il Patto di Stabilità (come già ottenuto) e di lasciare aperti i confini per il commercio.«Altro – dice Pelanda – una Ue che non esiste non può fare, a parte restituire all’Italia (in forma di investimenti e garanzie) i soldi che l’Italia ha già versato ai fondi». L’attenzione, semmai, va indirizzata alla Bce. «Quei 750 miliardi di Qe, estendibili, lanciato senza preoccuparsi delle “capital keys” sono una cosa seria. Metà di quello che poteva, la Bce lo ha fatto». E l’altra metà qual è? «Cominciare a pensare come assorbire, dentro il bilancio della Bce, il debito di emergenza che non può essere ripagato». Se invece dobbiamo ripagarlo, anche con formule diluite nel tempo, «uccidiamo la ripresa, rischiando che il dopo-crisi sia peggiore della crisi epidemica». È quello che Mario Draghi ha evocato nel suo ultimo intervento, sul “Financial Times”. «Senza sterilizzazione o cancellazione parziale del debito – conferma Pelanda – gli Stati non avrebbero più spazio, nella loro politica fiscale, per fare investimenti a sostegno di economia e famiglie». Dunque non basta stampare moneta, «bisogna anche annullare una parte del debito». E come? Attraverso gli Usa: «Siccome il dare facoltà di de-debitazione alla Bce non riuscirà mai a passare, la Fed, con statuto immensamente più flessibile, è destinata a diventare il vero prestatore di ultima istanza anche per l’Eurozona».La convergenza, spiega il professore, avverrebbe «con un trattato commerciale che integri i due mercati, al punto che non possano avere oscillazioni valutarie. Sarebbe la soluzione – via bypass – del problema tedesco». Che è drammatico: «I politici tedeschi capiscono la situazione, non sono sprovveduti. Alle obiezioni sul gap di garanzia di ultima istanza nell’Eurozona rispondono disperati che, se ci diamo una Fed europea, l’elettorato li destabilizza, spaccandosi tra un’estrema destra e un’estrema sinistra. In effetti – aggiunge Pelanda – l’elettorato tedesco è provinciale e non capisce. Inoltre non ha ancora assorbito la sostituzione del marco con l’euro. Bisogna tenerne conto». L’unica possibilità, sostiene Pelanda, è quella di continuare ad avere una Bce incompleta, aggirando il problema mediante un accordo di mercato con gli Usa, modello Ttip. «Questa è la la soluzione, e andrebbe bene a entrambi. Sarebbe l’aggregato economico, finanziario e militare più forte del pianeta. Inoltre, al dollaro conviene avere l’euro come moneta ancillare per mantenere lo status di riferimento mondiale».Miliardi pronto uso, tramite la Bce di Christine Lagarde. Ma con il debito ridimensionato nel solo modo possibile: tramite l’aiuto della Fed, la banca centrale statunitense. Secondo l’economista Carlo Pelanda, intervistato da Federico Ferraù per il “Sussidiario“, è questo il piano che Mario Draghi tiene nel cassetto, per evitare che la crisi sia peggio del coronavirus. L’Unione Europea appare disarmata e divisa, riassume Ferraù: divisa, perché senza unità di intenti; disarmata, perché lo statuto della Bce non le concede la flessibilità e gli strumenti di cui è dotata la Federal Reserve. Eppure una strada ci saebbe, in due mosse. La prima: «Cercare la garanzia europea di ultima istanza dove il voto è a maggioranza e non vincolato dall’unanimità: la Bce». La seconda: «Assorbire dentro il bilancio della Bce il debito di emergenza che non può essere ripagato», sapendo però che la Germania dirà di no. «La via d’uscita? Un patto con la Fed è inevitabile». Premessa: Ursula von der Leyen rifiuta i coronabond, invocati da Italia, Spagna e Francia. La Germania pone il veto – dice Pelanda – perché teme che gli elettori tedeschi non capirebbero. Meglio aggirarli, tramite la Bce: «Se questa compra debiti in modo illimitato, allora gli Stati potranno fare più debito d’emergenza». Una strada «subottimale», dice l’economista, «per avere soldi e allo stesso tempo non spaccare l’Ue».