Archivio del Tag ‘Barack Obama’
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Paolo Barnard: il vero potere mondiale ci vuole schiavi
Chi decide il nostro futuro? Quegli «ometti in doppiopetto blu» che in teoria possiamo promuovere o bocciare col voto? No, purtroppo: quelle sono solo «le marionette del vero potere», che risiede lontano, protetto da palazzi inaccessibili, da cui dirama ordini attraverso il più micidiale degli strumenti: la finanza. Il mondo ci sta franando addosso? Non è un caso: era tutto perfettamente previsto. Anzi: organizzato. Da chi è al lavoro da decenni per compiere “il più grande crimine”: lo smantellamento della democrazia, la fine della sovranità, la privatizzazione degli Stati, l’eutanasia della politica. Una piovra elusiva, senza volto, ma pressoché onnipotente e dalle mille sigle: Bilderberg, Wto, Unione Europea e Bce, Fmi, con tanto di lobby e think-tanks, banche centrali, mafie.
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Reichlin: schiavi del denaro, nel vuoto della non-politica
L’avatar di Berlusconi che davanti al Parlamento balneare dice che va tutto bene, Bersani che replica che «le banche vanno male perché le aziende vanno male, e il mondo lo sa», e poi Casini, l’unico che propone qualcosa (a parte la sostituzione del premier): tanto vale, dice, bere subito la medicina amara dei super-tagli di Tremonti, imposti da Bruxelles ma assurdamente posticipati al 2013. Un funerale in diretta, a reti unificate: nessuna soluzione per uscire dalla crisi. Nessuna diagnosi, a parte la rituale condanna del Cavaliere ad personam. E soprattutto, nessuna alternativa: stando ai partiti che siedono in Parlamento, domani l’Italia avrà di fronte la stessa non-politica di oggi, al massimo emendata dall’ingombro dell’uomo di Arcore. Più che altrove, a Roma si riflette quello che Alfredo Reichlin chiama «il vuoto mondiale».
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Solo un mega-attentato potrà salvare il marchio Obama
Lo avevano accolto come un Cristo salvatore, ma ormai solo 17 americani su cento hanno ancora fiducia in Barack Obama. La sua gestione della crisi del debito gli sta regalando una certezza matematica: alle presidenziali del 2012 sarà clamorosamente sconfitto. A meno che, rivelano alcuni consiglieri del partito democratico, il capo della Casa Bianca non inciampi in un “regalo” mediatico clamoroso: un attentato. Solo se scampasse a un agguato spettacolare, scrive Paul Joseph Watson su “Prison Planet”, Obama potrebbe riguadagnare il perduto sostegno popolare. Ma dev’essere un vero terremoto: simile a quello dell’11 Settembre, o almeno all’attentato dinamitardo di Oklahoma City che nel 1995 fece 168 vittime e rafforzò la leadership di Bill Clinton.
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Usa, rischio default: ogni giorno 4,5 miliardi di debito
Il 3 agosto 2011, quasi dieci anni dopo le Torri Gemelle, si potrebbe consumare la vendetta di Bin Laden. Gli Stati Uniti sono sull’orlo del default. Se il Congresso non troverà entro il 2 agosto un accordo per alzare il tetto del debito, fissato per legge a 14.294 miliardi di dollari, il Paese più potente del mondo andrà in bancarotta. Sembra fantaeconomia, ma è tutto vero. Cosa c’entra Osama con il debito pubblico americano? Prima dell’11 settembre, il debito era sotto controllo, inferiore ai 6.000 miliardi. Dopo gli attentati è esploso a causa delle spese militari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Oggi ha largamente superato i 14.000 miliardi. Una jihad economica di Al Qaeda.
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Vogliono far fallire l’Italia per comprarla a prezzi stracciati
L’attacco della speculazione che l’8 luglio è stato diretto dalla finanza internazionale contro la Borsa italiana (-3,47%, una perdita di 14 miliardi), non è una semplice operazione finanziaria. Chi continua a parlare dei “mercati finanziari” come di una divinità che organizza la vita delle società contemporanee sa perfettamente che i “mercati” sono diretti da uomini e gruppi con precisi interessi e obiettivi. In questo caso, destabilizzare l’Italia: che ora viene attaccata perché meglio di altri ha retto alla crisi finanziaria del 2007, dato che cittadini e imprese non hanno ascoltato le sirene della globalizzazione finanziaria. Aziende, banche e compagnie assicurative oggi rappresentano un appetitoso boccone per chi spera di poterle ricomprare fra qualche mese a prezzi stracciati.
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Barack Obush, l’America in declino venderà cara la pelle
Che significa e come si è svolta l’oscura uscita di scena di Osama bin Laden? Che fine ha fatto Al-Qa’ida, ed è mai stata come ci hanno raccontato? Chi sta andando al potere in Egitto e altrove, dopo le primavere arabe, e in che modo gli Stati Uniti tentano di controllare la riorganizzazione del potere? Chi sono i cirenaici a sostegno dei quali gli Usa e noialtri abbiamo deciso di far guerra a Gheddafi? Eroici difensori della libertà o i complici di turno dell’impero? Che svolgimento avranno i tesissimi rapporti con Iran e Siria? In che modo la crisi dei Paesi europei più deboli è legata alla guerra euro-dollaro? E che cosa stanno tentando di fare gli Stati Uniti, segretamente o meno, per controbilanciare la rapidissima ascesa cinese?
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Imboscata a Obama, ridotto a comparsa del Silvio-spot
Attenti, ne vedremo delle belle: l’avvertimento di chi temeva colpi di scena berlusconiani dopo il ko del primo turno a Milano è stato confermato dal festival di slogan creativi come la “zingaropoli islamica” di Pisapia e la sparata leghista – finita subito in ridicolo – del trasloco dei ministeri al nord. Ma il 26 maggio al G8 di Deauville la realtà ha superato la fantasia: a scoprirsi semplice comparsa nell’ultimo spot elettorale del Cavaliere, in mondovisione, è nientemeno che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Berlusconi fiuta la preda, la abborda, le parla: le rivela che è vittima della quasi-dittatura delle “toghe rosse”. E Obama? Il malcapitato ascolta esterrefatto, senza fiatare: nemmeno la Cia avrebbe potuto architettare una trappola così perfetta. Per di più, ai danni del capo della Casa Bianca, costretto ad ascoltare l’omino di Arcore tra gli sbuffi spazientiti di Sarkozy, Merkel e soci.
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Pax petrolifera, Palestina: ora Obama scarica Israele?
Sostegno alle riforme, sfida ai dittatori e partnership economica con Medio Oriente e Nord Africa. E soprattutto: rilancio del negoziato israelo-palestinese. Sono i quattro pilastri della nuova ricetta Obama sui «grandi cambiamenti in atto» grazie alle rivolte arabe. Per la prima volta, un presidente Usa scende in campo personalmente sulla questione più spinosa, la “guerra infinita” tra Israele e Palestina, che ha congelato la regione petrolifera per mezzo secolo. Applausi da Anp ed Europa, mentre il governo Netanyahu rifiuta l’idea di «tornare alle frontiere del 1967» disegnate dall’Onu, e Hamas per ora non si fida dell’America, che giudica «di parte», come in effetti è stata finora. La svolta di Obama però lascia intravedere un cambio d’orizzonte radicale, decisamente spiazzante.
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Sdoganare Al Qaeda: Obama-Osama, convergenza postuma
Obama e Osama d’accordo nel sostenere le rivoluzioni arabe. Il discorso pronunciato dal presidente degli Stati Uniti e il messaggio postumo di Bin Laden, diffuso poche ore prima dalla solita agenzia privata d’intelligence legata al governo Usa (il Site), contengono lo stesso elogio della “primavera araba”. A parte i riferimenti di circostanza ai tradizionali nemici di al Qaeda (gli ebrei e l’Occidente), le parole del defunto sceicco del terrore potrebbero benissimo essere sottoscritte dal presidente Usa. Come si spiega questa inattesa convergenza politica?
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Usa, guerra totale permanente: poteri speciali a Obama?
Chi si illudeva che con l’uccisione di Bin Laden gli Stati Uniti avrebbero proclamato la fine della ‘guerra al terrorismo’ contro al Qaeda dichiarata dopo l’11 settembre 2001, si sbagliava. Al contrario, l’America sta valutando di ampliare i limiti geografici, politici e temporali del conflitto, trasformandolo in una guerra globale permanente. In questi giorni la commissione Difesa del Congresso Usa – dallo scorso novembre a maggioranza repubblicana – sta esaminando il testo di una nuova dichiarazione di guerra (dal “National Defense Authorization Bill” per l’anno 2012, sezione 1034, pagina 20) che ‘aggiorna’ quella approvata il 18 settembre 2001.
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Noi che non abbiamo mai “dovuto” ammazzare nessuno
Che ne sappiamo, in fondo? Come possiamo sapere cos’è realmente accaduto, dietro la cortina spesso fumogena delle news, dal fatidico 11 settembre 2001 al misterioso blitz di Abbottabad in Pakistan – culminato, secondo il presidente Barack Obama, con la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden, il “ricercato numero uno”, incolpato nientemeno che dell’attacco alle Torri, ovvero l’attentato terroristico più controverso e sconvolgente della storia? Che cosa sappiamo, davvero, di tutto quello che i media ci hanno raccontato, fino all’epilogo narrativo della villa-bunker? Lasciamo perdere i dettagli, taglia corto l’ex ministro Gianni De Michelis: l’esperienza consiglia di rassegnarsi a sorvolare su queste “operazioni coperte”, da cui è onestamente impossibile pretendere – specie a caldo – ricostruzioni attendibili.
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Il generale: basta trucchi, l’uomo ucciso non era Bin Laden
L’uomo ucciso ad Abbottabad non era Osama Bin Laden, e non è escluso che i servizi segreti pachistani riescano a dimostrarlo, smentendo clamorosamente Barack Obama davanti al mondo intero. Lo sostiene il generare Hamid Gul, potente ex capo dell’Isi, l’intelligence di Islamabad, uomo-chiave per anni dei rapporti con gli Usa per le operazioni tra Pakistan e Afghanistan. Il generale Gul non crede alla versione ufficiale sul blitz di Abbottabad, che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalla inaccettabile sparizione del cadavere, “sepolto in mare”. Ma se un giorno Obama dovesse riuscire a dimostrare – esibendo foto e video autentici – che l’uomo ucciso era davvero Bin Laden, sarebbe peggio: come “martire”, sarebbe più pericoloso da morto che da vivo.