Archivio del Tag ‘banche’
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Financial Times: euro-panico e nazisti, la storia si ripete?
Gli anni Trenta stanno davvero ritornando tra noi? E’ l’allarme lanciato da Martin Wolf, l’editorialista più importante del Financial Times. La crisi bancaria che sta paralizzando l’Europa a tre anni e mezzo dal crollo delle Borse seguito al fallimento di una delle più importanti merchant bank, Lehman Brother, ricorda sempre più la Grande Depressione. Allora il crack di Wall Street arrivò nell’ottobre del 1929, ma gli effetti più nefasti per l’economia europea iniziarono con i crolli bancari che distrussero la fragile Repubblica di Weimar, spianando così la strada all’avvento del nazismo. Martin Wolf rimarca con costernazione le analogie tra il crollo del gold standard e l’implosione dell’area euro, l’unione monetaria più prossima all’antico sistema monetario basato sull’oro. Le democrazie possono implodere distrutte dalla crisi, come dimostra la deriva della Grecia.
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Finanzieremo le banche, all’infinito: ecco spiegata la Tav
Svelato il “mistero” della Torino-Lione: il vero motivo per cui si vuole realizzare a tutti i costi la maxi-infrastruttura più inutile d’Europa sarebbe l’incremento illimitato del debito pubblico. I “mandanti” dell’operazione? Le banche, innanzitutto: di fronte a cui passerebbero in secondo piano la potente “casta” politica Pro-Tav, gli interessi di Confindustria e persino le infiltrazioni della mafia, considerata in pole position nell’aggiudicazione “a cascata” degli appalti faraonici. Secondo analisti e critici, chi eredita l’affare del secolo è prima di tutto la finanza, a cui lo Stato dovrebbe ricorrere sia per la costruzione dell’opera, sia poi per il mantenimento. Per la sola sicurezza, senza che sia ancora stato impiantato il cantiere, a Chiomonte la “militarizzazione” del sito è già costata 27 milioni di euro: grossomodo, il 10% di quanto sborserebbe l’Unione Europea, per una linea Tav che costerà almeno 20 miliardi. Spesa nominale: perché poi, avverte la Corte dei Conti, il costo potrebbe aumentare anche di otto volte, in vent’anni di cantieri, arrivando alla teorica cifra-mostro di 100 miliardi di euro.
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L’evasione? Un dramma, ma solo da quando c’è l’euro
L’evasione fiscale? Una tragedia, certo: ma solo da quando siamo rimasti al verde, cioè senza moneta sovrana, costretti a elemosinare l’euro, a tassi da usura. Da quel momento, sottrarre denaro allo Stato significa toglierlo davvero alla comunità dei contribuenti onesti, visto che l’Italia – come gli altri paesi dell’Eurozona – è ridotta a batter cassa presso i cittadini e le aziende per mandare avanti i servizi pubblici. Ma attenzione: solo adesso. Perché prima, al tempo della lira, lo Stato la sua moneta se la “inventava” creandola dal nulla: per finanziarsi, non aveva nessun bisogno delle tasse. Gli evasori fiscali? «Non erano certo dei patrioti», eppure – all’epoca della sovranità monetaria – persino l’evasione «era una risorsa, non un danno», perché il denaro-ombra finiva per rientrare dalla finestra, producendo crescita, occupazione e consumi. La devastazione, insiste Paolo Barnard, ha un altro nome: si chiama euro.
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Fine dell’euro in sei mesi, prima che salti in aria l’Europa
Assurda moneta senza Stato: tecnicamente, un mostro. La fine dell’euro è vicina: ormai è questione di pochi mesi, secondo il finanziere George Soros. «Oggi le alternative secche sono due», conferma l’economista Aldo Giannuli: «O il debito dei vari paesi membri viene assunto dalla Ue in quanto tale e si va rapidamente ad un’unione politica (cioè ad uno Stato europeo), o la moneta salta in aria». Quello che fino a ieri era fantascienza, oggi è un’ipotesi verosimile: potrebbe collassare la Grecia, scatenando una reazione a catena, o potrebbe sfilarsi la stessa Germania. «Nessuno più esclude che questo possa accadere», dice Giannuli, dato che i presupposti ci sono tutti: la Grecia «non sarà mai in grado né di restituire il suo debito né di pagare gli interessi che man mano si accumulano», e il Portogallo «non è in condizioni migliori». Quanto alla Spagna, il suo sistema bancario «non è in grado di reggere la pressione dei mercati internazionali». E l’Italia? Forse potrà reggere, ma solo “svenandosi” in un martirio infinito.
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Amoroso: la volpe a guardia del pollaio ci trascina in guerra
Attenti, stiamo entrando in guerra: e sarà una nuova, terribile guerra fredda. Provate a pensarci: perché gli architetti dell’Eurozona vogliono indebolirci, massacrando l’Europa del Sud? Perché confina col Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente, cioè il forziere energetico del mondo. Oltre la frontiera nevralgica dell’Iran, avanza l’impero della Cina, che “ragiona” come gli altri paesi emergenti: non tollera più il monopolio privilegiato degli Stati Uniti. L’Europa meridionale? Pericolosa e “inaffidabile”, come l’Italia: meglio tenerci sotto controllo, con l’acqua alla gola, commissariati e stretti nella morsa della crisi e del debito artificiale, creato apposta dalla mafia della finanza criminale. Aprite gli occhi: è proprio per questo che hanno messo “la volpe a guardia del pollaio”. Draghi alla Bce, al servizio dello strapotere della Germania: funziona, per impedire all’Europa di smarcarsi e sviluppare una sua politica economica democratica, aperta al futuro.
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Euro-rancore: la Germania che non perdona gli ebrei
È una messa in scena che sta iniziando a diventare vecchia: quando Thilo Sarrazin, un provocatore di tutta la vita che da un paio d’anni si è trasformato in un autore di successo, presenta una sua nuova teoria, in Germania inizia una discussione che assomiglia a uno spettacolo teatrale con personaggi e parti fisse: lo spettro politico condanna compatto, il coro degli intellettuali avverte del pericolo, arriva precisa l’accusa di “agitatore” e puntuali le proteste a tutte le sue presentazioni e conferenze stampa con i cartelli “chiudi la bocca!”. Parallelamente poco a poco compaiono sui forum di internet anche i fan, forti dell’argomento: «Finalmente qualcuno osa dire le cose come stanno!».
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Dittatura-Bruxelles: più rigore per tutti, salvo le banche
Avanti tutta, contro di noi: attacco al lavoro e al welfare, stabilità dell’euro, blindatura del sistema bancario. E progressiva centralizzazione della vita del continente: in materia economica e fiscale ma anche diplomatica e militare. E’ l’obiettivo dei vertici della tecnocrazia europea, reduci da una cena riservata per mettere a punto il nuovo piano, che il settimanale tedesco “Welt am Sonntag” definisce “segreto”, perlomeno nei dettagli. «Le nostre discussioni hanno dimostrato che abbiamo bisogno di portare l’Unione economica e monetaria in una nuova fase», aveva annunciato Herman Van Rompuy dopo il vertice Ue di fine maggio. A quanto pare, aggiunge il giornale tedesco, le massime autorità europee starebbero mettendo a punto un nuovo progetto «per rafforzare l’euro e favorire la ripresa dell’economia nell’Eurozona».
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Debito, denaro e banche: chiedetevi perché siamo schiavi
Vi siete mai chiesti perché il Canada è indebitato? Vi siete mai chiesti perché il governo impone ai canadesi così tante tasse ? Vi siete mai chiesti perché i banchieri delle più grosse banche canadesi siano sempre più ricchi ed il resto di noi no? Vi siete mai chiesti perché il nostro debito nazionale supera gli 800 miliardi di dollari e perché noi diamo 160 milioni di dollari ogni giorno a banchieri privati per soli interessi sul debito nazionale? Sono 60 miliardi di dollari l’anno. Vi siete mai chiesti il perché di questi 60 miliardi di dollari? Le banche ed i governi sono collusi nello schiavizzare economicamente la gente del Canada. Vi darò ora delle informazioni che saranno di vostro interesse e di stimolo per continuare le ricerche per conto vostro e per invitare il nostro governo a fermare questa rapina del popolo del Canada.
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Come resuscitare l’Emilia terremotata? Facile: senza l’euro
Emilia in emergenza per il terremoto? Certo, ma l’altra metà del problema ha un nome altrettanto catastrofico: euro. «Ora che lo Stato dovrebbe salvarci dai crolli economici e anche fisici di questi mesi, incluso il disastro emiliano, nulla è possibile», protesta Paolo Barnard: «Siamo incatenati e dobbiamo soffrire, per generazioni», quando invece «tutto sarebbe risolvibile in poche ore», se solo l’Italia terremotata disponesse del suo strumento operativo naturale: la moneta sovrana, il “motore” per eccellenza della ricostruzione. «Se all’Italia non fosse stata sottratta la sovranità monetaria, se non ci fossero stati imposti il Patto di Stabilità, i Trattati sovranazionali pro-finanza, il Fiscal Compact, e se oggi non fossimo in regime di “golpe finanziario” con Mario Monti, il governo italiano potrebbe sedersi in Consiglio dei Ministri e deliberare adesso la salvezza delle zone disastrate con mezzi inauditi (per gli standard correnti)».
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Giulietto Chiesa: il 2 Giugno non si tocca, la benzina sì
Il nostro Paese è attraversato da una grave crisi, ma più che una crisi finanziaria credo si tratti di una crisi morale. La vicenda della parata del 2 giugno, difesa dal peggior Presidente della Repubblica che noi abbiamo avuto da quando esiste la Repubblica, ne è esempio. Questa parata poteva perfettamente essere sospesa, rinviata, annullata. E invece si getteranno via milioni di euro in un’impresa autocelebrativa che non ha assolutamente nulla da dare alla gioventù di questo paese. Una manifestazione che non ci dà assolutamente niente. Siamo di fronte a un dramma umano, politico, collettivo. Siamo incapaci di fermare una macchina che abbiamo messo in moto in un altro momento, con altre ragioni, con altri scopi. A ciò si aggiunge l’aumento delle accise sulla benzina. Questa è la classica operazione di uscita di sicurezza per evitare di affrontare i problemi.
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Sciagurati eurocrati, cosa state facendo al nostro paese?
L’economia italiana sanguina copiosamente. L’emorragia di redditi e risparmi passa dagli spread, dalla caduta della domanda interna e del Pil, dal deficit corrente della Bilancia dei Pagamenti. E provoca fughe di capitali (depositi bancari) e di capitale umano (giovani laureati). Alcune conseguenze del rapido impoverimento sono l’aumento della pressione fiscale (stimo un 47% a fine anno), della disoccupazione (il 22% della forza lavoro, scoraggiati e cassintegrati inclusi), dei debiti privati e pubblici, la caduta dei valori di borsa, immobiliari, delle pensioni integrative, l’allungamento dei tempi di pagamento, la disperazione di molti imprenditori, le file alle mense Caritas.
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Smascherare Torino: chi comanda, all’insaputa dei torinesi
«I guai, per il sindaco di Torino, cominceranno quando i torinesi si accorgeranno di quello che sta per succedere: pensano che la Torino-Lione sia un problema della valle di Susa, mentre l’impatto della grande opera – tra rumore, polveri, disagi, rischi per la salute, crollo del valore degli immobili – assumerà proporzioni enormi quando i cantieri dovessero lambire la città, le sue periferie e la sua cintura». Marina Clerico, docente del Politecnico torinese nonché assessore della Comunità Montana valsusina, spiega che la grande opera non è ancora stata percepita come pericolo grave dalla popolazione di Torino, grazie ai media così spesso reticenti. Con qualche eccezione, naturalmente: «Secondo un ingegnere della Regione Piemonte – dice Luca Rastello, che ha firmato un recente reportage su “Repubblica” – il tracciato Tav alle porte di Torino taglierebbe irrimediabilmente la falda idropotabile che alimenta i rubinetti della metropoli: una pazzia catastrofica, di cui a Torino per ora nessuno parla».