Archivio del Tag ‘banche’
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Un partito nuovo, utile e degno? Ce l’avevamo: era il Pci
Molti ne parlano e ne strillano… Ma sinceramente non vedo molte idee all’orizzonte. Un modo diverso di fare un partito esiste? Sono tutti in crisi. Il vecchio modello di partito non regge più. Con cosa lo sostituiamo? Lasciamo perdere se chiamarlo partito o movimento… Andiamo al sodo. In questo momento esiste un solo modello alternativo, quello di Grillo. Sicuramente è il meglio che si può fare. È stato individuato un sistema per selezionare in modo democratico i candidati, oltre a evitare di inserire gente sotto processo. Ottimo. Questo è il meglio che si può fare adesso. Ma io immagino qualche cosa di più… Il partito del futuro. Come potrebbe essere? Innanzi tutto immagino un partito che sta in mezzo alla gente. Il Pci degli anni ’50 era proprio questo in alcune regioni del centro Italia, che non a caso sono rosse ancora adesso.
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Italiani, attenti: se obbedite alla Merkel finirete in Grecia
«Attenzione, se continuate a fare quello che vi chiede la Germania rischiate di fare la fine della Grecia». Roberto Lavagna è l’economista che traghettò l’Argentina fuori dalla drammatica crisi esplosa nel Natale del 2001. Fu lui a governare l’emergenza. Nominato ministro dell’economia subito dopo il tracollo di Buenos Aires – con il Pil precipitato del 20%, i conti correnti congelati dalle banche e buona parte della classe media finita a rovistare nei cassonetti della spazzatura – riuscì a risollevare le sorti di un Paese dato ormai per spacciato, applicando ricette economiche finalizzate innanzitutto a restituire potere d’acquisto alla popolazione. “El ministro milagro” lo chiamano (anche i nemici) a Buenos Aires. Ora dice di noi: «Tagliare il welfare non vi farà uscire dalla crisi: o andate a disturbare settori improduttivi e prendete i soldi da lì, o vi ritroverete come Atene».
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Ci comandano i tedeschi, potevamo evitare il Risorgimento
Amo gli italiani, anche se tutti ne parlano male: trovo invece che siano un popolo straordinario. Sono una persona che è stata convinta che l’Unione Europea, come progetto, fosse totalmente sbagliato fin dall’inizio. Tanto che, da quando c’è stato Maastricht, ho scritto due libri contro l’Europa: uno intitolato proprio “Contro l’Europa”, che ha avuto diverse edizioni, poi un altro alla fine del 2010, “La dittatura europea”. Questo per dire che non è una mia posizione di oggi vista la crisi: sono assolutamente certa che è un progetto sbagliato e che chi l’ha fatto sapeva che era sbagliato. Non sono degli stupidi tutti coloro che hanno lavorato al progetto per la Ue. Togliamocelo dalla mente, sono persone che sanno quello che fanno. L’unica vera finalità del progetto è l’eliminazione degli Stati nazionali. Hanno mandato avanti l’euro per non dire esplicitamente la verità ai popoli, sapendo che tutti i popoli – non soltanto il popolo italiano – sono contrari all’idea di perdere la nazione, l’indipendenza, la libertà, la lingua.
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Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti?
Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti? Nel nome della “spending review” ora si accinge a tagliare altri 7400 posti letto: quello che rimane del sistema sanitario nazionale viene smantellato, giorno dopo giorno, grazie alla complicità dei tre partiti di maggioranza, ovvero Pd, Udc e Pdl. «Poi uno si chiede il perché del successo del Movimento 5 Stelle». Massimo Ragnedda, docente della Northumbria University, è esasperato: se proprio bisogna batter cassa, perché Monti non fa come la Germania, che si è accordata con la Svizzera per un prelievo forzoso dei capitali nascosti nelle banche elvetiche? «Basterebbe una tassa del 30% – sempre meno di quanto pagano gli italiani che onestamente pagano le tasse – per avere un gettito di 35/40 miliardi di euro». Perché non tassare quei capitali? «Sono soldi che ci spettano e che stanno fuggendo al fisco italiano». Macché, è più comodo tagliare altri 300 milioni, togliendoli all’assistenza dei malati.
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Germania kaputt: l’euro-rigore uccide i suoi stessi clienti
Incredibile ma vero: anche la Germania è ufficialmente in recessione. «Il costrutto dell’Eurozona è insostenibile, distruggerà tutta l’Unione Monetaria, non solo Italia o la Grecia. Infatti. Ora il veleno sta lambendo proprio lei, la signora teutonica degli sprezzanti strali contro noi “Maiali”», afferma Paolo Barnard, sostenitore della Modern Money Theory messa a punto dall’americano Warren Mosler: privare gli Stati della sovranità monetaria condanna a morte la loro economia. «Il mostro si rivolta contro chi l’ha creato, il virus sta uccidendo lo scienziato che l’ha fatto vivere». E ora «la Germania è attonita, non si capacita: ma come? Come è possibile?». Barnard lo chiama «l’economicidio delle democrazie del sud Europa», attuato «per mezzo della creazione di una moneta unica».
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Riformisti e moderati: barzellette, mentre l’Italia crolla
Berlusconi ormai irrilevante dopo vent’anni di regno, e con lui Bossi, D’Alema e Veltroni, nonché lo stesso Di Pietro e gli altri simboli di una stagione definitivamente sepolta, archeologica, lontana anni luce dal dramma che anche l’Italia sta cominciando a vivere: il conto della Grande Crisi, socialmente devastante, imposto dall’élite finanziaria europea attraverso il Rigor Montis sotto forma di Fiscal Compact e pareggio di bilancio. Come in un teatro dell’assurdo, i media ripropongono l’antico vocabolario dell’Ottocento: destra e sinistra, riformisti e moderati. Ruggisce Grillo, spaventando tutti e demolendo i rottami della vecchia casta, ma senza ancora entrare in tema: di chi è la responsabilità della catastrofe? Dei “ladri di polli” o di qualcuno molto più in alto di loro, così in alto da non correre il rischio di essere perseguito dalla magistratura di un paese un tempo libero e sovrano?
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Salari da fame, Gallino: attenti, la Germania può esplodere
«La nostra situazione è più simile a quella della Spagna che a qualunque altro paese europeo», anche se quello più a rischio – nonostante l’apparenza – è la Germania. Nella terra di Angela Merkel, gli indici di disuguaglianza sono addirittura «astronomici». Per Luciano Gallino, proprio la Germania è «un paese sull’orlo dell’esplosione sociale», perché a 5 milioni di persone sono corrisposti 500 euro al mese per 15 ore di lavoro la settimana, e il 22% dei lavoratori dipendenti, soprattutto operai, ricevono meno della metà del salario mediano. E’ il frutto della drammatica contrazione dei salari, decisa dal capitalismo in crisi che colpisce il lavoro per trasferire i profitti ai manager. Oppure, l’impresa compra azioni proprie per far salire il valore di mercato, perché su questo si misura l’operato del manager. «Il risultato è la crescita delle disuguaglianze», denuncia Gallino: «I salari italiani sono fermi dal ‘95, negli Usa fermi addirittura dal 1975 e si stima anzi siano leggermente regrediti». Il fenomeno riguarda l’80, 90% della popolazione, mentre si è enormemente arricchito il famoso 1%.
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Giulietto Chiesa, appello: Grillo, possiamo salvare l’Italia
Stiamo uscendo dal porto e si comincia a ballare – per fortuna. Il terremoto c’è stato, in Sicilia, e continuerà in tutto il paese. La destra sta collassando. Il Palazzo – tutto il Palazzo – è nel panico: andiamo a una ricomposizione complicata e tumultuosa delle forze politiche. La spallata del “Movimento 5 Stelle” c’è stata – noi l’avevamo prevista e l’abbiamo appoggiata – ed è molto importante: cambia il quadro della situazione. Ma gli effetti sono, per ora, molto incerti: i rapporti di forza attuali – quelli di oggi, in questo momento – ci dicono che, se si rivota con il “Porcellum”, avremo un “governo-inciucio” tra il Pd, l’Udc, Sel e rottami vari che si aggregheranno. Avremo un governo delle banche, che avrà una maggioranza schiacciante (con il premio di maggioranza) e potrà fare quello che vuole. Un governo che ci manterrà nella posizione di colonia, a sovranità zero. E subito dopo, non dimentichiamolo, ci sarà un presidente della Repubblica che si chiama Mario Monti. Appunto: il presidente delle banche, che ci porterà in guerra a breve termine.
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Se Grillo sale, tornano in azione i golpisti dello spread
«Se Grillo sale, tornano in azione i golpisti dello spread». Parola di Pino Cabras, redattore di “Megachip” e stretto collaboratore di Giulietto Chiesa, col quale lo scorso anno ha firmato il saggio “Barack Obush”. «Quasi un anno fa, proprio a novembre – scrive Cabras – erano giorni trionfali per la sovversione dall’alto in Italia, decisa a livello di classi dominanti globali: era quando il presidente della Repubblica nominava senatore a vita Mario Monti, fra tutti i tecnocrati disponibili quello più organico all’élite planetaria (essendo Mario Draghi già a capo della Bce)». Quelli, ricorda Cabras, erano i giorni in cui “Il Sole 24 Ore” strillava, a titoli cubitali: “Fate presto”. Obiettivo: «Dare il massimo risalto alla paura dello spread e piegare la sovranità di una nazione». Un anno dopo, ci risiamo: «Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ora che i risultati elettorali premiano Beppe Grillo, in vista delle elezioni del 2013 la minaccia descritta dal “Sole 24 Ore” è di nuovo chiara: lo spread sarà ancora la leva per sottomettere gli italiani, e piegare Grillo».
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Hanno paura di Grillo, non del rigore che ci sta uccidendo
Primarie e grandi manovre a destra e sinistra, sotto il panico crescente targato Grillo: dopo l’exploit siciliano ora tremano anche le due princiali Regioni italiane, Lombardia e Lazio, travolte dagli scandali, mentre l’establishment – politico e mediatico – annaspa tra improbabili sondaggi a caccia di macerie di elettorato, inesistenti leadership e logori marketing dei tempi che furono. Tante sigle, ma il programma è uno solo: convincere gli italiani a subire l’impossibile, a continuare a sopportare l’insopportabile, il “massacro sociale” inaugurato dal “golpe finanziario” che alla fine del 2011 – col ricatto terroristico dello spread – ha sfrattato quel che restava dell’imbarazzante governo in carica. Il diktat della Bce, lo sbando del Pdl, la compiacenza del Pd e la regia di Napolitano. Ed ecco i tecno-banchieri agli ordini di Bruxelles, decisi ad attuare la “soluzione finale” dell’economia e della società italiana: colpire il risparmio, tosare i cittadini, mettere in ginocchio le aziende e mandare a spasso i dipendenti.
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Anime morte: i media oscurano Mosler e le ricette anti-crisi
Poche ore di sonno alle spalle. Mi sveglio. Impossibile riposare con così tanta adrenalina. Mi vesto e scendo sotto senza perdere altro tempo: voglio leggere i quotidiani per vedere cosa dicono di noi i giornalisti. Napoletano, de “Il Sole 24 Ore”, ha scritto un articolo di fondo sul summit di Rimini e sul fatto che l’austerità aumenta il debito pubblico, non il contrario. “Cambiare direzione con la Mmt, ora!” è il titolo. “La Repubblica” ospita un pezzo di Scalfari che commenta le parole di Mosler: «La disoccupazione è un crimine contro l’umanità», asserendo che il progetto dell’Ue è morto e l’euro è un’arma di distruzione di posti di lavoro. De Bortoli, ispirato dalle parole di Alain Parguez, scrive di essersi pentito del suo articolo del 2 giugno, quello de “l’€ non deve morire” poiché non conosceva i dettagli che soggiaciono alla creazione della moneta unica.
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Grecia, un reporter smaschera i super-evasori: arrestato
L’ha fatta franca il deputato neo-nazista che prese a cazzotti una collega comunista in diretta tv, mentre le manette sono scattate per il giornalista che ha osato pubblicare la lista dei duemila super-evasori greci. Tra questi, figurano tre ex ministri, l’attuale presidente del Parlamento, molti funzionari pubblici, diversi uomini d’affari ellenici e giornalisti, nonché un importante consigliere dell’attuale premier Antonis Samaras e lo stesso leader del partito di governo “Nea Dimokratia”. Kostas Vaxevanis, direttore della rivista “Ad Hoc”, è finito in carcere poche ore dopo la diffusione dell’elenco di 2.059 presunti evasori fiscali, accusati di possedere conti in Svizzera. E dire che quella lista, spiega Marco Santopadre su “Contropiano”, era stata trasmessa nel 2010 al governo ellenico dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, «oggi odiata direttrice dell’Fmi».