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5G, vaccini e “fake”: la post-verità, nell’Era del Coronavirus
Vaccini e 5G sono di gran voga, in tempi di coronavirus, nella cosiddetta narrativa complottista. Ne parla anche Massimo Mazzucco, denunciando il “ministero della verità” allestito a Palazzo Chigi e la spettacolare, duplice manovra in atto da parte dell’establishment: da un lato si raccomanda la fruizione dei soli media ufficiali (spesso i primi a spacciare “fake news”) e dall’altro si criminalizzano le fonti alternative di informazione. Esemplare il caso del Patto per Scienza di Burioni, che chiede addirittura ai magistrati di spegnere “ByoBlu”, reo di avere ospitato uno scienziato “eretico” come Stefano Montanari. L’allarme di Mazzucco è esplicito: c’è da temere che si approfitti del coprifuoco imposto dal coronavirus per poi magari limitare la nostra libertà di informazione anche domani, quando l’emergenza sarà finita. Motivo: social, video e blog vantano ormai milioni di visualizzazioni, dunque rappresentano una potenziale minaccia per chi volesse mentire agli italiani attraverso i canali ufficiali della comunicazione tradizionale.Nella sua ricostruzione giornalistica, Mazzucco – autore di importanti documentari sull’11 Settembre, trasmessi anche da Canale 5 in prima serata – cita alcune clamorose “fake news” veicolate dai grandi network televisivi: dagli inesistenti “200 bambini morti a Londra per il morbillo” (evocati da Beatrice Lorenzin negli studi di Vespa e Formigli) alle affermazioni di Rex Tillerson su Putin “criminale di guerra” (distorte da Giovanna Botteri). Il record – nella classifica di Mazzucco – spetta ad Andrea Purgatori, che su La7 ha spacciato le sequenze di un videogame per “le immagini dell’uccisione del generale Soleimani”. In studio ha assicurato: sembra un videogioco, ma non lo è. Smascherato, su Twitter ha ammesso: sì, è vero, quelle immagini erano di un videogame. E questi, si domanda Mazzucco, sarebbero i campioni dell’informazione seria, gli unici di cui dovremmo fidarci, come ripete lo spot che Mediaset sta trasmettendo a ciclo continuo?Mazzucco, naturalmente, passa per complottista. La sua colpa? E’ stato il primo a realizzare un film che demolisce, prove alla mano, la versione ufficiale sull’11 Settembre. L’Oscar del Complottismo gli è stato tributato per il documentario “American Moon”. I suoi detrattori lo accusano di negare l’avvenuto sbarco sulla Luna del 1969. Se invece uno si prende la briga di visionare il filmato, scopre che Mazzucco – suffragato dal parere dei alcuni tra i più importanti fotografi, da Peter Lindbergh a Oliviero Toscani – si limita, per così dire, a dimostrare che quelle storiche immagini sarebbero state realizzare in studio, sulla Terra (per quale motivo, non è dato saperlo). Comunque la si pensi, socraticamente, il contributo di Mazzucco invita a coltivare il dubbio: cosa che lo stesso giornalismo per primo dovrebbe sempre fare, come ricorda lo statunitense Seymour Hersh, secondo cui negli ultimi anni il mondo ha vissuto troppe guerre, con troppe vittime civili, anche a causa della reticenza della stampa, che secondo Hersh ha permesso ai decisori di avventurarsi nelle peggiori imprese manipolando l’opinione pubblica grazie alle “fake news” veicolate dai grandi media.Sono proprio le “fake news ufficiali” a scatenare la degenerazione complottistica, che inonda il web di vere e proprie bufale: un regalo favoloso, per chi volesse spegnere (insieme a quelle dei “terrapiattisti”) anche le voci autorevoli, onestamente impegnate a cercare verità irrintracciabili nel mainstream. Il cospirazionismo appare perfettamente funzionale al peggior potere: incrementa la credulità dei più ingenui e, al tempo stesso, squalifica i ricercatori seri. Nella sua ottusità dogmatica, il complottismo è speculare al negazionismo: i complottisti pensano che qualsiasi evento sia sempre e solo il frutto di una bieca cospirazione, mentre i loro apparenti avversari negano, semplicemente, che i complotti esistano. E’ la stessa storia a insegnarci che i complotti si susseguono, da sempre, ma non è detto che poi vadano in porto. In una infinita scala di grigi, come si può pensare che tutto sia soltanto bianco o nero? Questo non-pensiero semplificato, automatico, fa sicuramente comodo a chi maneggia il consenso in modo spregiudicato, fabbricando nemici su misura per ogni stagione, con il relativo corollario di odio, paura e tifo calcistico.Il problema, avverte Mazzucco, è che ora la situazione starebbe cambiando a vista d’occhio: sotto la fortissima pressione psicologica e sociale dell’emergenza da coronavirus, si annuncia un progressivo soffocamento, anche governativo, delle voci indipendenti. Il che – statistiche alla mano – potrebbe preludere a qualcosa di francamente inquietante: un futuro in cui, come già avviene in Cina, sia espressamente vietato far circolare idee eterodosse? Ovvero: siamo alla vigilia del peggior incubo distopico di matrice orwelliana, coi cittadini sorvegliati passo passo, elettronicamente? Domande che pesano, e che Mazzucco propone agli ascoltatori. Dato il coprifuoco imposto per via del Covid-19, non c’è bisogno di ricordare che, in guerra, la prima vittima è sempre la verità. Sul misteriosissimo coronavirus, finora, si è detto tutto e il contrario di tutto: medici e ricercatori stanno lottando, ogni giorno, per venirne a capo e trovare una cura risolutiva e rassicurante. Nel frattempo, il complottismo si scatena: il Covid-19 sarebbe il frutto di una cospirazione mondiale, e la virulenza del morbo sarebbe accentuata dalle microonde della rete 5G. In parallelo, specularmente: silenzio assoluto, dai grandi media, sia sulle problematiche da vaccino che sui potenziali rischi del wireless di quinta generazione.In Italia, negli ultimi anni, la grande stampa ha regolarmente silenziato le notizie allarmanti via via emerse, da fonti autorevoli, riguardo alla somministrazione improvvisamente obbligatoria di vaccini polivalenti di ultima generazione. Sulla scorta di consulenze mediche, la commissione parlamentare guidata da Gian Piero Scanu additò alcuni vaccini come concausa di gravi patologie a danno dei nostri militari. La Regione Puglia – unica, ad aver istituito un monitoraggio speciale (farmacovigilanza attiva) dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale in Italia, ha fornito le percentuali – altissime – delle reazioni avverse registrate dai bambini vaccinati. E il presidente dell’ordine dei biologi italiani, Vincenzo D’Anna, ha rilevato la presenza di vaccini “sporchi”, tra le dosi distribuite in Italia. Voci autorevoli e argomentazioni serie: non per negare l’utilità dei vaccini, ma verificare le condizioni particolari della loro attuale somministrazione obbligatoria. Se ne avessero parlato diffusamente, giornali e televisioni, magari avrebbero scoperto – come ricorda lo stesso Mazzucco – che negli Usa gli eventuali errori delle aziende produttrici di vaccini sono “depenalizzati” per legge: a indennizzare le eventuali vittime provvede lo Stato. E dagli anni ‘80, l’amministrazione Usa ha già dovuto sborsare 4 miliardi di dollari per risarcire persone che la giustizia ha riconosciuto vittime di “danni da vaccino”.La parola magica – fake news – incombe anche su chi si azzardasse a menzionare il fantasma del 5G, cioè “l’Internet delle cose” appena bloccato da paesi come Svizzera e Slovenia, preoccupati per l’assenza di prove certe – per ora, almeno – sull’innocuità di questa nuovissima tecnologia, connessa con i satelliti appena messi in orbita, a migliaia, da Elon Musk. Fa male alla salute, il 5G? I complottisti ne sono certissimi. Gli scienziati invece sono divisi: alcuni escludono pericoli, altri temono che le frequenze del 5G possano nuocere alle nostre cellule. In molti esprimono dubbi: sostengono che siano necessari test più approfonditi, per giungere a conclusioni incontrovertibili, in un senso o nell’altro. Intanto, a mettere in relazione il 5G addirittura con il coronavirus è anche Gunter Pauli, consigliere economico di Giuseppe Conte. Ma la vera notizia, probabilmente, è un’altra: per i grandi media, il 5G è come se non esistesse. Semplicemente non ne parlano, anche se l’avvenimento pubblico di cui parlare ci sarebbe: sono ormai quasi 200 i Comuni italiani che si sono opposti all’installazione delle antenne.Daccapo: se un tema è dibattuto presso l’opinione pubblica, perché non parlarne con precisione e serenità? Se i timori legati all’eventuale abuso di alcuni vaccini fossero infondati, perché non smontarli – una volta per tutte – sulla base di prove inoppugnabili? Idem: se quelle sul fantomatico 5G sono soltanto bufale, perché non demolirle – in modo serio, scientifico – a reti unificate? Il silenzio, viceversa, alimenta inevitabilmente ogni tipo di illazioni. Ragiona Mazzucco: alle domande scomode si evita di rispondere, preferendo tacciare comodamente di complottismo chi osa rilanciarle, quelle domande. Attenzione: domande, non tesi dogmatiche. L’obiettivo non è propagandare verità prefabbricate, magari apocalittiche, ma raggiungere una verità ragionevolmente accertabile. E non è nemmeno questione di vaccinazioni e antenne: la vera posta in gioco è la trasparenza, su tutto. Dove finisce, la democrazia, se l’opinione pubblica non è innanzitutto informata dei fatti che la riguardano? Il lavoro dei tanti ricercatori che in questi anni hanno offerto analisi disponibili solo sul web, purtroppo, mina una volta di più il prestigio dell’informazione mainstream. E questa non è affatto una buona notizia.Messi finalmente da parte complottismi e negazionismi, simmetriche deformazioni della conoscenza, una quota accettabile di verità dovrebbe emergere dal terreno intermedio della vera informazione, laica, onesta, in buona fede. Avvertiva Indro Montanelli: guardatevi da chi dichiara di diffondere notizie “oggettive”; fidatevi invece di chi si limita a fornire narrazioni sincere (magari anche erronee, ma sbagliando in proprio). Sbagliare fa parte del mestiere: la stessa scienza deve il suo progresso proprio all’ammissione dei suoi errori. Torna in mente l’immagine usata dal filosofo Bertrand Russell: più cresce il fascio di luce che rischiara il buio, più cresce la consapevolezza della vastità delle tenebre, cioè dell’ignoto. Di fronte all’ignoto che oggi minaccia di colpo miliardi di individui – la strana comparsa del Covid-19 – forse è bene concludere che non esistono risposte semplici, e che le testi preconcette (complottiste e negazioniste) non aiutano a risolvere il problema. Se poi i decisori mostrano apertamente di temere la proliferazione di voci incontrollate, forse c’è di che preoccuparsi. Quanta strada avrebbero fatto, i peggiori complotti, se l’opinione pubblica non fosse stata ipnotizzata dai suoi incantatori? Il pifferaio più celebre, Hitler, riuscì a far credere ai tedeschi che le loro disgrazie fossero imputabili agli ebrei. Il film “Il tamburo di latta”, di Volker Schlöndorff, tratto dall’omonimo romanzo di Fassbinder, si conclude con queste parole: credevamo di aver aperto la porta a Babbo Natale, e invece era l’uomo del gas.(Giorgio Cattaneo, “5G, vaccini e Ministero della Verità: complottismo e negazionismo nell’Era del Coronavirus”, dal blog del Movimento Roosevelt del 14 aprile 2020).Vaccini e 5G sono di gran voga, in tempi di coronavirus, nella cosiddetta narrativa complottista. Ne parla anche Massimo Mazzucco, denunciando il “ministero della verità” allestito a Palazzo Chigi e la spettacolare, duplice manovra in atto da parte dell’establishment: da un lato si raccomanda la fruizione dei soli media ufficiali (spesso i primi a spacciare “fake news”) e dall’altro si criminalizzano le fonti alternative di informazione. Esemplare il caso del Patto per la Scienza di Burioni, che chiede addirittura ai magistrati di spegnere “ByoBlu”, reo di avere ospitato uno scienziato “eretico” come Stefano Montanari. L’allarme di Mazzucco è esplicito: c’è da temere che si approfitti del coprifuoco imposto dal coronavirus per poi magari limitare la nostra libertà di informazione anche domani, quando l’emergenza sarà finita. Motivo: social, video e blog vantano ormai milioni di visualizzazioni, dunque rappresentano una potenziale minaccia per chi volesse mentire agli italiani attraverso i canali ufficiali della comunicazione tradizionale.
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Martin Pall: sfuggirà al coronavirus chi resta lontano dal 5G
La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.Questi risultati sono casuali o il 5G ha un ruolo “causale” nell’esacerbazione epidemica del coronavirus? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo determinare a valle gli effetti. L’attivazione di Vgcc aggrava la replicazione virale, gli effetti dell’infezione virale, specialmente in quelli che hanno ruoli nella diffusione del virus, e anche il meccanismo con cui questo coronavirus provoca la morte. Di conseguenza, la replicazione dell’Rna virale è stimolata dallo stress ossidativo. La principale causa di morte per questo coronavirus è la polmonite. La polmonite è notevolmente esacerbata da ciascuno di quei cinque effetti a valle dell’attivazione del Vgcc, calcio intracellulare eccessivo, stress ossidativo, elevazione di Nf-kappaB, infiammazione e apoptosi. La prima delle citazioni elencate di seguito mostra che i bloccanti dei canali del calcio, lo stesso tipo di farmaci che bloccano gli effetti dei campi elettromagnetici, sono utili nel trattamento della polmonite. Ciò prevede che i campi elettromagnetici, agendo tramite l’attivazione di Vgcc, renderanno sempre più grave la polmonite; quindi, le radiazioni 5G – così come altri tipi di campi elettromagnetici – possono aumentare i decessi per polmonite.Tutti sostengono che è probabile che le radiazioni 5G esacerbino notevolmente la diffusione del coronavirus e aumentino notevolmente la mortalità delle infezioni da esso prodotte. La buona notizia è che è probabile che quelli di noi che vivono in aree senza radiazioni 5G e che evitano altri campi elettromagnetici, ove possibile, probabilmente sfuggiranno a molti degli impatti di questa potenziale pandemia globale. È altamente probabile che una delle cose migliori che Wuhan può fare per controllare l’epidemia in città sia spegnere il sistema 4G e 5G. In sintesi, abbiamo una serie di eventi collegati al 5G che si sono verificati in più di una situazione, in cui noi abbiamo dimostrato meccanismi plausibili con cui le radiazioni 5G possono causare effetti biologici dannosi. Questi includono: effetti neurologici e neuropsichiatrici, segnalati sia in Svizzera che a Stoccarda in Germania; effetti simili ma più gravi degli effetti causati da altre esposizioni ai campi elettromagnetici (tre suicidi a 11 giorni l’uno dall’altro nel personale delle ambulanze); effetti cardiaci, riportati anche in Svizzera e a Stoccarda: effetti simili a quelli trovati nell’uomo in seguito ad altre esposizioni ai campi elettromagnetici e in esperimenti su animali.Abbiamo due casi di morte cardiaca improvvisa, quasi istantanei, all’attivazione del 5G: uno nel Paesi Bassi e uno nel Regno Unito. Abbiamo casi di panico di massa nei bovini e comportamenti aggressivi insoliti nei bovini e negli ovini. Abbiamo diversi casi di difetti alla nascita degli arti umani in Francia e Germania. Abbiamo diversi casi di incendi collegati al 5G in Corea e nel sud della California. Abbiamo notevoli aumenti apparenti dell’Ehs (elettrosensibilità) a Stoccarda, Germania. Mentre questo è un singolo esempio, a le mie conoscenze, simili anche se più lentamente sviluppando esempi di Ehs, hanno dimostrato che si verificano negli studi sull’esposizione professionale ai campi elettromagnetici e in due studi sui “contatori intelligenti”. Il caso potrebbe essere qui più debole, perché si basa esclusivamente sull’esempio di Stoccarda, ma è ancora sostanziale.Quattro effetti a valle prodotti da campi elettromagnetici che agiscono tramite l’attivazione di Vgcc, stress ossidativo, Nf-elevazione, infiammazione e apoptosi di kappaB stimolano notevolmente entrambi i processi infettivi del coronavirus, compresi gli aspetti coinvolti nella diffusione virale e anche la polmonite (causa predominante di morte nell’epidemia). Ne consegue che la “coincidenza” è quella con Wuhan, la prima città 5G “intelligente” della Cina, nonché prima “autostrada 5G” cinese. L’altra “coincidenza” è che l’epidemia è stata scoperta per la prima volta quando è iniziata un’elevata densificazione delle antenne 5G, con la gravità dell’epidemia e il tasso di mortalità che aumenta molto rapidamente quando migliaia di antenne 5G sono state installate in tutta la città di Wuhan. È quindi altamente probabile che non siano coincidenze. Lasciatemi ripetere che qualsiasi effetto visto con il “lancio” iniziale della radiazione 5G sarà una piccola frazione di quelli previsti da un sistema 5G nella massima diffusione, che interagisce con “l’Internet delle cose”.Gli otto effetti 5G apparenti sopra elencati non includono altri effetti massicci previsti della radiazione 5G, dove non abbiamo prove del fatto che si stiano verificando o meno; abbiamo invece prove di importanti ruoli causali di altre esposizioni ai campi elettromagnetici. Questi includono: 1. Impatti massicci sulla riproduzione maschile, in cui le radiazioni 5G possono produrre crash molto rapidi nella riproduzione maschile per chiudere a zero. 2. Insorgenza di demenza di Alzheimer (Ad) ad esordio quasi precoce. Qui sappiamo tutto su come indurre l’Ad “universale” o quasi universale, ad esordio precoce, in un modello di ratto: basta dare una serie di impulsi Emf durante un giorno o anche durante un secondo. Se dai impulsi ogni giorno, ottieni l’Alzheimer “universale” o quasi universale nei ratti di sei mesi (all’incirca, l’età equivalente di un bambino di 12 anni). 3. Autismo universale o quasi universale: sappiamo, da studi genetici, che l’autismo umano è causato dall’eccessiva attività Vgcc, e poiché questo è il principale meccanismo d’azione dei campi elettromagnetici, tra cui Emf a onda millimetrica 5G, è altamente plausibile che il 5G possa causare l’autismo “pulsato”, universale o quasi universale.4. Livelli molto elevati di mutazioni della linea germinale causate dall’impatto della radiazione 5G che agisce tramite Vgcc, con l’attivazione sul Dna degli spermatozoi umani e sul Dna degli ovociti umani. Ciò che si sostiene è che la riproduzione umana potrebbe essere fortemente influenzata da livelli molto elevati di mutazione. Le possibili conseguenze delle radiazioni 5G avrebbero potuto essere testate in precedenza da studi su modelli animali, prima di qualsiasi lancio del 5G. Ritengo che si tratti di un’atrocità di proporzioni quasi incredibili che nessun test del genere sia stato fatto. Tutto ciò porta a sostenere che il 5G presenti minacce di un tipo che non abbiamo mai visto prima: molteplici, imminenti minacce esistenziali alla nostra sopravvivenza.(Martin Pall, “Sfuggirà alla pandemia chi vive senza 5G, è una minaccia alla nostra sopravvivenza”, da “Oasi Sana” del 18 marzo 2020. Docente dell’università di Washington, il professor Pall ha ricercato la correlazione ambientale con meccanismi infiammatori che causano patologie gravi, concentrandosi soprattutto sull’elettrosmog. Non sorprende che le sue tesi fatichino tuttora a trovare piena cittadinanza nell’attuale mainstream scientifico).La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.
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Gli anarchici: Covid, l’infame bancarotta del sistema-Italia
Di fronte a questa crisi, Stato e capitale stanno mostrando, con un’evidenza mai raggiunta prima, tutti i propri enormi limiti e la loro strutturale incapacità di tenere conto delle necessità e della salute delle persone. In Italia, le scelte politiche dei governi hanno costantemente tagliato la sanità pubblica (più che pubblica, statale). Parte delle poche risorse è stata dirottata verso la sanità privata, anche durante l’emergenza attuale. La contemporanea “regionalizzazione”, secondo un modello aziendalista-capitalista, ha poi reso questo servizio, che in teoria dovrebbe essere di carattere universale, fortemente differenziato tra regione e regione, tra regioni ricche e regioni povere. I pazienti sono diventati clienti e le cure prestazioni d’opera monetizzate in un quadro generale di competizione e profitto. Questa impostazione del servizio sanitario svela in questo momento drammatico il suo vero volto lasciandoci tutti in balìa della sua filosofia che non è certo quella della pietà umana e del riconoscimento dell’altro come un nostro simile bensì quella del calcolo delle esigenze materiali minime per il massimo profitto che si traducono ora nella carenza di strutture attrezzate, di personale assunto, di materiale di consumo nei magazzini.Il risultato è che i sempre più risicati fondi e il sempre più ridotto personale, già sfruttato al limite nell’ordinario, non lasciano margini per le situazioni di emergenza. Salvo poi ammettere che i posti in terapia intensiva si stanno esaurendo, il personale scarseggia, i respiratori non ci sono e sarà necessario effettuare delle scelte su chi curare. E tutto questo quando lo Stato sborsa senza batter ciglio 70 milioni di euro al giorno per spese militari. Con i 70 milioni spesi in uno solo dei 366 giorni di quest’anno bisestile si potrebbero costruire ed attrezzare sei nuovi ospedali e resterebbe qualche spicciolo per mascherine, laboratori di analisi, tamponi per fare un vero screening. Un respiratore costa 4.000 mila euro: quindi si potrebbero comprare 17.500 respiratori al giorno, molti di più di quelli che servirebbero ora. Abbiamo assistito in queste settimane a una totale cialtroneria del ceto politico nell’affrontare l’emergenza, con esponenti di tutte le aree che hanno affermato tutto e il contrario di tutto, invocando la chiusura e l’apertura a seconda di ciò che invocava l’avversario. Abbiamo visto il governo impugnare la chiusura delle scuole marchigiane salvo poi chiudere tutto il paese pochi giorni dopo, abbiamo visto opportunismi ributtanti e ora assistiamo alla retorica del “ce la faremo”.Se ce la faremo, non sarà certo grazie ai governi nazionale e regionali. Non sarà certo grazie alla massiccia militarizzazione di città e confini. Non sarà certo grazie alle imprese, che tramite Confindustria hanno gettato la maschera scegliendo esplicitamente il profitto. Lo hanno dichiarato in modo chiaro e netto, senza giri di parole, senza vergogna: non chiudiamo, la produzione deve andare avanti. Questo ha portato a scioperi spontanei in molte aziende, con le centrali sindacali a inseguire le lotte dei lavoratori che non hanno voluto cedere supinamente alle pretese padronali. L’inseguimento dei sindacati di regime ha raggiunto il traguardo del ridicolo protocollo siglato il 14 marzo, contenente solo obblighi per i lavoratori e solo raccomandazioni per le imprese. Questo disgustoso cinismo, questa fame di profitto unita al disprezzo per la salute di chi lavora, proprio perché espressi in un momento così eccezionale, non devono passare e lor signori ne devono rendere conto. Questa crisi la sta pagando soprattutto chi lavora in sanità ed è sotto la pressione continua di turni massacranti e dei crescenti casi di contagio e di morti fra il personale stesso.Nessun media mainstream ha ripreso la denuncia degli avvocati dell’associazione infermieri, un’istituzione che non ha nulla di sovversivo. Nella narrazione dominante infermiere ed infermieri sono descritti come eroi, purché si ammalino e muoiano in silenzio, senza raccontare quello che succede negli ospedali. Gli infermieri che raccontano la verità sono minacciati di licenziamento. A quelli che vengono contagiati non viene riconosciuto l’infortunio, perché l’azienda ospedaliera non sia obbligata a pagare indennizzi a chi si trova ogni giorno a lavorare senza protezioni o con protezioni del tutto insufficienti. Questa crisi la sta pagando chi ha un lavoro saltuario o precario, al momento senza reddito e senza nessuna certezza di riavere il lavoro a epidemia conclusa. La sta pagando chi si trova a casa in telelavoro a dover conciliare una presenza casalinga spesso molto complessa con bambini o persone da accudire e contemporanei obblighi produttivi. La sta pagando chi è costretto ad andare nel proprio luogo di lavoro senza nessuna garanzia per la salute. La sta pagando chi è povero, senza casa, chi sopravvive per strada o in un campo nomadi.La stanno pagando i lavoratori e le lavoratrici che hanno fatto scioperi spontanei contro il rischio di contagio e sono stati a loro volta denunciati per aver violato gli editti del governo, perché manifestavano in strada per la loro salute. La stanno pagando i reclusi nelle carceri dello Stato democratico che hanno dato vita a rivolte in 30 prigioni in difesa della propria salute. Durante le rivolte ci sono stati quattordici morti. Quattordici persone che – ci raccontano – sarebbero morte tutte per overdose da farmaci auto indotta. Quattordici persone sottomesse alla responsabilità di un sistema a cui forse non è parso vero di poter applicare con pugno di ferro altre misure di contenimento, non tanto dell’infezione ma dei carcerati stessi. In una situazione esplosiva a causa delle condizioni già ai limiti dell’umano che da anni – in modo strutturale e non eccezionale – si vivono all’interno delle carceri il governo ha pensato bene di bloccare ogni visita senza prendere misure efficaci a tutela della salute dei carcerati.Purtroppo sappiamo bene che una volta conclusa e superata questa fase di emergenza saranno sempre le stesse persone a rimetterci in termini di impoverimento e di ulteriore sfruttamento. Perché anche se nessuno di noi ha la sfera di cristallo, si può già prevedere che useranno la scusa della “ripresa”, del “risanamento economico”, del “superamento della crisi”, per comprimere sempre di più gli spazi di lotta nei posti di lavoro e le libertà civili e politiche. Non sarà certo una sorpresa se la retorica della “responsabilità” sarà utilizzata per affinare ulteriormente i dispositivi disciplinari e di controllo sociale, per limitare ancor di più la libertà di movimento, per limitare ancor di più la libertà di scioperare e manifestare, che ora è di fatto sospesa. Già adesso il numero dei denunciati per la violazione dei decreti supera quello dei contagiati. Su questo saremo chiamati a vigilare e agire senza tentennamenti. Siamo solidali con tutti coloro che in questo momento stanno rischiando la propria vita per salvarne altre, con tutto il personale in servizio negli ospedali, con chi lavora e sciopera per garantire condizioni di sicurezza per sé per gli altri, con tutti coloro che non possono permettersi di #restareacasa perchè una casa non ce l’hanno.Siamo solidali con chi ha paura perché teme per sé e per i propri cari. Siamo solidali con tutti coloro che si sono ammalati e sono stati strappati da casa senza poter avere contatti con i propri cari a causa dell’assenza di dispositivi di protezione, siamo solidali con tutti coloro che stanno morendo con cure palliative per l’assenza di strutture di emergenza adeguate e lo siamo anche con chi ha dovuto prendere delle decisioni in merito alle vite altrui su chi intubare e chi no nel disperato tentativo di ridurre il danno al minimo quando il danno è comunque certo. Non ci dimenticheremo di chi è la responsabilità di quello che accade oggi: è dei governi e degli Stati che hanno sacrificato la salute di noi tutti scegliendo il profitto, la guerra e il rafforzamento del loro potere. Ma non si illudano: le lotte non andranno in quarantena.(”Coronavirus ed emergenza: non ci dimentichiamo da quale parte della barricata siamo”, dichiarazione della Commissione di Corrispondenza della Fai, Federazione Anarchica Italiana, pubblicata su “Umanità Nova” il 20 marzo 2020).Di fronte a questa crisi, Stato e capitale stanno mostrando, con un’evidenza mai raggiunta prima, tutti i propri enormi limiti e la loro strutturale incapacità di tenere conto delle necessità e della salute delle persone. In Italia, le scelte politiche dei governi hanno costantemente tagliato la sanità pubblica (più che pubblica, statale). Parte delle poche risorse è stata dirottata verso la sanità privata, anche durante l’emergenza attuale. La contemporanea “regionalizzazione”, secondo un modello aziendalista-capitalista, ha poi reso questo servizio, che in teoria dovrebbe essere di carattere universale, fortemente differenziato tra regione e regione, tra regioni ricche e regioni povere. I pazienti sono diventati clienti e le cure prestazioni d’opera monetizzate in un quadro generale di competizione e profitto. Questa impostazione del servizio sanitario svela in questo momento drammatico il suo vero volto lasciandoci tutti in balìa della sua filosofia che non è certo quella della pietà umana e del riconoscimento dell’altro come un nostro simile bensì quella del calcolo delle esigenze materiali minime per il massimo profitto che si traducono ora nella carenza di strutture attrezzate, di personale assunto, di materiale di consumo nei magazzini.
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Salute a rischio: Svizzera e Slovenia fermano le antenne 5G
Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della conferedazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.Non sarà certo rassicurante, poi, sapere il 5G sia classificato “sicuro” dall’Oms, coinvolta nel laboratorio di Wuhan da cui si sospetta possa essere scaturito il contagio da coronavirus. Per contro, Swisscom assicura che i regolamenti svizzeri sono dieci volte più severi di quelli dettati dall’Oms. In ogni caso, scrive sempre “Techradar”, l’associazione medica svizzera ha consigliato cautela. E attenzione: in base alla democrazia diretta che governa la Svizzera, qualsiasi petizione con oltre 100.000 firme può innescare un referendum sulla questione. Due sono già sul tappeto: una lascerebbe gli operatori responsabili per eventuali danni causati dalle radiazioni, un’altra imporrebbe limiti alle emissioni, lasciando decidere le comunità locali. Intanto, dopo la moratoria triennale in Svizzera, anche la Slovenia ha ufficialmente bloccato “l’Internet delle cose”. La posizione slovena – annuncia Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica, «al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018», con la vendita “al buio” delle nuove frequenze del 5G, «senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario».L’agenzia slovena Akos (reti e servizi di comunicazione) è stata incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. «La moratoria slovena è sostenuta dal ministro della pubblica amministrazione Rudy Medved, che – di fronte alle forti preoccupazioni della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze – ha optato per l’adozione del principio di precauzione. «La tecnologia 5G – afferma – non è stata stabilita, nella pratica, nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo». La decisione, racconta “Oasi Sana”, è scaturita dopo che il governo di Lubiana ha convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G. La richiesta: «Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e in tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente». Da qui lo stop in tutto il paese, che a differenza della Svizzera è membro dell’Ue.L’attuale posizione slovena, ricorda sempre Martucci, è analoga a quella adottata in Belgio dal sindaco di Bruxelles (che ha vietato le antenne 5G in città) e in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo. Inoltre, «la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta dall’istituto nazionale di sanità pubblica». In Olanda, infine, la fondazione “Stop 5G” ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il wireless di quinta generazione senza prima una regolare valutazione ambientale e sanitaria: «Non è stato adeguatamente studiato il rischio per la salute». Il gruppo olandese conferma che gli stessi studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno già mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante. Secondo gli olandesi, l’aumento dell’intensità di radiazione – nel caso del 5G – avrebbe «un impatto importante sulle persone e sull’ambiente». Dal governo italiano, silenzio assoluto. Con un’unica eccezione: Gunter Pauli, consigliere economico di Conte, ipotizza una connessione tra antenne 5G e focolai del coronavirus in Lombardia.Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della confederazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.
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Bifarini: cari italiani, siamo finiti. Subiremo una catastrofe
Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione, possiamo fidarci che sia stata davvero debellata, da loro? Andavano fatti tamponi a tappeto, come in Corea, per individuare e isolare i contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’Iss confermano che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i tre quarti di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei soggetti più a rischio e adottare misure specifiche, per essi. Non si può fermare l’intero paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane. Maggiore è l’esposizione al rischio, maggiori devono essere le restrizioni e anche le tutele. Sarebbe stato opportuno offrire alle persone più fragili al virus un servizio di consegna a domicilio di cibo e medicinali. Laddove necessario, mettere a disposizione degli alloggi per separare genitori e figli di età adulta, che possono contagiarsi all’interno dello stesso nucleo familiare. È illusorio e ingenuo credere che tra conviventi non avvenga il contagio. Le fasce più deboli hanno bisogno di maggiore protezione: questo è il compito dello Stato, e non riservare lo stesso trattamento restrittivo a tutti.È possibile che i prezzi dei beni di prima necessità aumentino, e che alcuni prodotti diventino introvabili? Per la legge della domanda e dell’offerta che regola il mercato, sì. È chiaro che, se blocchi tutte le attività produttive, prima o poi potrebbe verificarsi una situazione del genere. Inoltre il panico che si è diffuso tra la popolazione spinge a comportamenti istintivi, che aumentano la domanda di alcuni beni per la paura di non trovarli in futuro. Se la situazione non si sblocca velocemente, che fine faranno, tra poco, tutte quelle famiglie che non possono contare sui risparmi? Credo che sia stata innescata una bomba a orologeria. Secondo le stime la disoccupazione italiana, che era finalmente scesa sotto il 10%, arriverà al 20%. Io credo che potrebbe andare ben oltre, considerato che il solo turismo offre il 6% dell’occupazione totale nazionale. Molte aziende ed esercizi commerciali costretti a interrompere la loro attività non riapriranno più. A pagarne le spese per primi saranno tutti quei lavoratori, per lo più giovani e precari, della ristorazione, del commercio e delle Pmi. I primi a essere licenziati saranno loro; senza poter contare su risparmi messi da parte, dovranno tornare a vivere con i propri genitori, laddove ne abbiano la possibilità, non potendo più permettersi un affitto, un’abitazione autonoma.Poi sarà la volta dei loro datori di lavoro che, esauriti gli eventuali risparmi, senza un flusso di liquidità non potranno più sostenere i costi fissi e gli investimenti fatti per la loro attività. Insomma, sarà un effetto domino che travolgerà tutti. Rischiamo rivolte popolari? Quando la povertà si diffonde a tutti gli strati sociali, la situazione diventa fuori controllo. Per il momento viene potenziata la presenza delle forze dell’ordine, e addirittura è previsto l’esercito in strada. Ma siamo di fronte a una situazione inedita, imprevedibile. I 25 miliardi stanziati dal governo? Acqua fresca, purtroppo. Secondo una stima del centro di ricerche Cerved, se questa situazione dovesse protrarsi fino a maggio – ma ormai sembra un’ipotesi irrealistica – la perdita stimata per il nostro tessuto produttivo sarebbe di 275 miliardi di euro, nel periodo 2020/2021. Nel caso in cui invece questa situazione di emergenza dovesse durare fino a dicembre la perdita totale ammonterebbe a 641 miliardi. Ma queste previsioni sono state fatte prima dell’ulteriore stretta delle restrizioni. D’altronde tutta l’economia è ferma, a parte il comparto alimentare: cosa dobbiamo aspettarci?L’Italia tornerà a essere quella che è stata fino a un mese fa? Per un’economia già fragile come la nostra, con un Pil quasi immobile da anni, già vicina alla recessione, questo sarà il colpo di grazia. Abbiamo un debito pubblico già elevatissimo ed è possibile che vengano applicate le misure già sperimentate in Grecia dalla Troika. Difficile trovare soluzioni per uscire fuori da questo disastro annunciato: una volta distrutta l’economia reale, il tessuto produttivo nazionale e quella rete di Pmi che da sempre rappresenta il cuore pulsante nazionale, dell’Italia rimarrà ben poco. Anche il turismo, da sempre nostro settore trainante, faticherà molto a riprendersi, sia per il danno d’immagine che l’Italia ha subito più di altri, sia per un inevitabile e prolungato rallentamento dei viaggi a livello mondiale. Come magra consolazione possiamo dire che neanche per il resto delle economie avanzate la situazione tornerà come prima; ma, sfortunatamente, saremo noi a pagare il prezzo più alto.(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro di Martino per l’intervista “Ecco cosa sta per succedere all’Italia”, ripresa dal blog della Bifarini il 27 marzo 2020).Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.
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Diario folle del coronavirus: come organizzare un disastro
Diecimila morti di influenza in tutto il mondo fermano il pianeta. Invece di stanziare qualche milione di euro per allestire in fretta ospedali da campo, grazie all’aiuto dei militari (cosa che avrebbe magari dato una spinta all’economia, con nuove assunzioni, nuovi acquisti di materiali vari, ecc.), si decide di bloccare l’economia di un paese, segregando la gente in casa, senza tenere conto del numero dei morti che ci saranno per suicidi o altre complicazioni (come disordini sociali e altro ancora). In sostanza, invece di usare soldi e militari per risolvere il problema, li si usa per risolvere il problema creato dai problemi che il governo stesso ha creato. Le decisioni in Italia vengono annunciate non dal Parlamento o da Palazzo Chigi, ma via Facebook, in modo generico, dopo un’ora di ritardo e snervante attesa che sembra fatta apposta per creare ancora più tensione. A questo punto ci aspettiamo i prossimi provvedimenti via Whatsapp. Persino Vespa e Mentana, che non sono propriamente dei complottisti, iniziano a sollevare qualche “leggerissimo” dubbio sulle legittimità di tutta la situazione, con un Parlamento che non si riunisce se non una volta a settimana, e un premier che dà le notizie più importanti in modo incompleto e via Facebook. Vespa dichiara: «I casi sono due: o il Parlamento non serve, e questo sarebbe terribile, o il Parlamento serve e non va a lavorare. E questo è ancora più grave».Sorprendentemente, a questa decisione italiana seguono altre nazioni, tra cui gli Usa (che bloccano tutto con soli 5000 contagi e 100 morti). In sostanza: una nazione che stanzia migliaia di miliardi di dollari per mandare i suoi soldati in tutto il mondo a morire (a botte di milioni di morti) e far morire a sua volta milioni di persone (in Vietnam, Corea, Iraq, Afghanistan, ecc.), questa volta, per qualche centinaio (che diventeranno migliaia) di morti di influenza, blocca la sua economia. E non ritiene di avere fondi necessari per allestire nuovi ospedali e nuovi posti letto. I provvedimenti con cui da noi vengono emanate le restrizioni sono provvedimenti amministrativi (quindi illegittimi dal punto di vista costituzionale); i provvedimenti di presidenti di Regione e sindaci, lo sono ancora di più; ma essendoci una paralisi di tutto il paese, il paradosso è che non si può neanche fare una battaglia legale per ottenere una pronuncia della Corte Costituzionale su tali provvedimenti. Quando in Cina l’epidemia si ferma, e a Codogno ci sono zero contagiati, invece di diffondere queste notizie rassicuranti, si preferisce accelerare ulteriori provvedimenti amministrativi, con ulteriori misure sempre più restrittive.Nel frattempo, i media sciorinano le seguenti notizie: una cassiera di supermercato morta di coronavirus; ma sulla sua bacheca Facebook compare un parente, che dice “ma quale coronavirus. E’ morta di infarto”. A Mortegliano c’è un morto di coronavirus; quello che non dicono è che la morta aveva 102 anni. L’importante è terrorizzare. Il 19 marzo l’Agcom emana un comunicato con cui invita i gestori delle piattaforme Facebook, Twitter, Instagram, a rimuovere le notizie false sul coronavirus, o non corrette o non diffuse da fonti scientificamente accreditate. Chi dovrebbe decidere quali notizie siano scientificamente accreditate non si sa. “Le Iene” fanno un servizio per denigrare il dottor Roberto Santi di Genova, reo di aver consigliato vitamina C ad alte dosi per combattere il coronavirus (era noto anche ad Ildegarda di Bingen, nel 1200, che rafforzare il sistema immunitario diminuisce il rischio di contagio, e nel 1500 era il rimedio consigliato da Paracelso e Nostradamus, quindi un consiglio di una banalità al limite dell’ovvio); un provvedimento disciplinare dell’Agcom colpisce anche Adriano Panzironi, sospendendo tutte le trasmissioni in cui egli compariva, per lo stesso motivo (consigliava oltre alla vitamina C anche la D). Nel frattempo circola una raccomandazione che proviene dal nucleo dell’esercito denominato “Tuscania”; che raccomanda ai propri militari di assumere… Già, proprio vitamina C e D. In sostanza, il dottor Santi, che pure è un medico, non dovrebbe essere considerato parte della comunità scientifica. Ma i militari possono però seguire consigli non accreditati.Diventa virale un video di un medico, Fabrizio Lucherini, il cui titolo è “Stasera mi girano i coglioni e mò basta cazzate, però”, dove spiega che il conteggio dei contagiati e dei morti, in Italia, è completamente erroneo, perché tra i morti vengono conteggiati anche quelli che avevano gravi patologie pregresse, mentre non vengono conteggiate le persone che, non avendo fatto il tampone, potrebbero avere il coronavirus senza saperlo. E che in sostanza ribadisce quello che sanno tutti: hanno tagliato la sanità, da anni, e il vero problema è la mancanza di posti letto negli ospedali, non il virus in se stesso. Il problema vero però non è l’aumento dei Tso in tutta italia, i suicidi che già ci sono e che ci saranno, o la madre decapitata a casa dal figlio malato di mente a Roma (che non entrerà mai nelle statistiche dei morti del coronavirus, ma dovrebbe entrare in quella dei morti provocati dai provvedimenti emessi dal governo); il problema vero sono i runner, in tutto il paese. Anche chi va a correre in boschi e campagne, e la polizia fa controlli pure nei boschi e nella campagne. E da alcune parti vietano (sempre a mezzo di provvedimenti amministrativi illegittimi) anche gli orti. Non è una necessità, insomma, coltivare da se stessi il proprio cibo, né curare eventuali animali; tanto c’è il supermercato. Quale danno possa fare e quale pericolo di contagio possa esserci per uno che va a coltivare il proprio orto non è dato saperlo.In Francia, dove non hanno il bidet, i militari devono presidiare le scorte di carta igienica nei supermercati. Mia sorella, che è in Germania in quarantena a causa di un contatto con dei contagiati, dove anche lì non hanno il bidet, mi manda le foto di centinaia di rotoli di carta igienica. Nel frattempo, nonostante siano chiuse tutte le attività imprenditoriali, continua a rotta di collo il taglio degli alberi per far posto al 5G; si plaude alla ricerca di nuovi vaccini; e chi se ne frega se illustri scienziati come Stefano Montanari e molti altri continuano a dire che i vaccini danneggiano anziché aiutare. Che ci sia una correlazione tra questo virus e il 5G (dato che tra l’altro, guarda caso, si scopre che il virus pare sia stato creato a Wuhan, la stessa città da cui è partita la progettazione e la creazione del 5G, tanto che Wuhan è la prima città al mondo con copertura interamente 5G), o addiritura che muoiano di più le persone vaccinate rispetto a quelle non vaccinate, sono teorie complottiste.Se i provvedimenti del governo sono assurdi e illegittimi, non meno assurde sono le “proposte” che vedo nascere in rete. Si va da denunce precompilate contro Conte per fargli avere l’ergastolo, a decreti del popolo sovrano, emanati dal “Ministero del popolo sovrano” (sic) che dovrebbero essere firmati dai cittadini per togliere lo stipendio ai parlamentari e darlo ai medici in prima linea col coronavirus; e poi proposte di scendere tutti in piazza e mobilitarci, effettuate in profili che hanno al massimo 30 “mi piace” e 3 condivisioni. In sostanza, nonostante questa situazione abbia reso palese a tutti che non è mai esistita una democrazia, e che per sospendere la nostra libertà basta un’influenza, e che il potere, in ogni tempo e in ogni luogo, ha sempre concesso al popolo quella giusta quantità di libertà che riteneva saggio concedergli, c’è qualcuno che ancora pensa che il popolo possa fare qualcosa e decidere qualcosa, e per giunta proponendo soluzioni da Armata Brancaleone. Dovrebbe essere inoltre palese che il potere non è in Conte, o nei ministri, o nel parlamento, o nella magistratura, ma altrove. Ma evidentemente non solo non è palese, ma purtroppo la gente continua a pensare che siamo in democrazia.Nel frattempo, molti commentatori si concentrano sulla Cina, affermando che essa ha un danno economico da questa situazione e magnificando i rapporti esistenti tra Italia e Cina. Senza capire che la Cina non avrà alcun danno economico da tutta questa situazione, perché avendo capitali pressocché infiniti, a seguito di questa situazione ci “aiuterà” economicamente, come ha fatto con la Grecia, dove l’aiuto economicamente più consistente non è venuto dall’Europa (che ha provocato solo danni alla loro economia) ma dalla Cina, che ha acquistato il porto del Pireo per 370 milioni di euro, e investito in altre infrastrutture. Succederà anche da noi, ovviamente. Ed è un processo, quello dell’acquisizione cinese dei principali comparti strategici mondiali, che è inarrestabile. Perché tra i due modelli, quello occidentale e quello cinese, il modello vincente è quello cinese. Il modello occidentale infatti si basa sul fare la guerra a tutto e tutti, spendendo soldi per guerre inutili (sono secoli che noi Europei andiamo ovunque, Australia, Usa, Hawaii, Sudamerica, uccidendo i nativi e soppiantandoli con la nostra cultura a colpi di cannone); il modello cinese si basa sul non fare la guerra a nessuno (tranne in alcuni momenti storici con i paesi confinanti), ma comprando economicamente tutto. Due modelli diversi (l’uno basato sulla forza; l’altro sul denaro), entrambi negativi per l’evoluzione dell’uomo, si scontrano sullo scenario mondiale. C’è da sperare che ne emerga un terzo, intermedio. Ma quando?Tutto questo mi rimanda ai primi tempi di quando aprii il mio sito. Mi occupavo di bambini scomparsi, e a nessuno interessava nulla tra le persone che mi circondavano. Mi occupavo di omicidi, portando alla luce fatti gravissimi, mentre la mia collega e amica Solange toglieva il velo alle principali stragi italiane. Ma non era un problema per nessuno. Anzi. Ero un fastidio per molti. Ma se avevo l’influenza, mi domandavano: “Azz… ma ti serve qualcosa? Riguardati”. Una volta sfuggii per caso ad un tentativo di farmi fuori, e per lo shock ebbi l’influenza e la sciatica per quindici giorni; quando raccontavo il fatto mi consigliavano di prendere un’aspirina. «Sì mamma, ho l’influenza. No mamma, non me ne fotte nulla del fatto che ho la febbre, ne ho diverse l’anno, il problema è che mi hanno inseguito per farmi fuori e se non c’era la Carlizzi… Sì mamma ok, prendo l’aspirina». Vivevo in una sorta di incubo, in cui mi pareva che per tutti l’unico problema veramente importante fosse l’influenza. Oggi, come ieri, si ripropone lo stesso incubo. Il problema è l’influenza. Mica i milioni di morti di tumore in tutto il mondo; mica i milioni di morti per fame ovunque; mica le centinaia di bambini che scompaiono ogni anno in Italia (sono molte di più in Francia o negli Usa, migliaia l’anno); mica i morti provocati da guerre assurde in tutto il mondo.Quando viaggiavo negli Usa, mi colpivano i supermercati e gli autogrill con le foto dei bambini scomparsi nel nulla, nell’indifferenza dei media e delle autorità. Ma 100 morti di influenza bloccano gli Usa, e alcune migliaia di morti bloccano il mondo. Stamattina, alle 6, mi chiama una madre a cui hanno sottratto il bambino. Come si fa a tutelarla in questo momento in cui ogni garanzia è sospesa? (Non che prima si potesse fare nulla, in realtà. Ma almeno qualche speranza c’era, qualcosa si poteva fare. Oggi nulla, perché non c’è libertà di movimento, le forze dell’ordine sono impegnate in altro, i giornalisti parlano solo del coronavirus, e tutto è paralizzato). Quanti altri bambini sottratti saranno oggi nell’impossibilità di essere tutelati dai loro genitori? Concludo dicendo che sono un soggetto particolarmente a rischio perché – chi mi conosce bene lo sa – ho da sempre 5-6 influenze l’anno. Non so per quale motivo – sarà che sono un Ariete, e pare che gli Arieti siano soggetti più degli altri alle febbri – sarà per motivi psicosomatici (come sono propenso a credere), ma prendo regolarmente tutte le influenze che girano, e qualcuna in più. La mia migliore amica, con cui ho da anni uno strano rapporto simbiotico, è anestesista in un ospedale in prima linea nella lotta al virus e – come tutti i medici e gli infermieri in genere – è tra i soggetti più a rischio, ma mi dice: «Non preoccuparti; muoiono solo le persone che hanno patologie pregresse. Che, in sostanza, non muoiono di coronavirus, ma di altre complicanze preesistenti».Il problema sono i posti letto negli ospedali, non il virus in sé. Che, se destinassimo ai reparti di terapia intensiva anche solo la somma che costa un F-35 (circa 100 milioni di euro, secondo le stime de “Il Sole 24 Ore”), non sarebbe un problema. Non sono preoccupato né per lei né per me, e non a caso quando stiamo insieme parliamo di bambini scomparsi, non di influenza, ed è lei che mi ha aperto gli occhi sulle scomparse di bambini in Francia, facendomi vedere dei documenti impressionanti. Il problema diventa tale perché questa epidemia è lo specchio della nostra umanità. Dove il problema delle persone è riguardarsi contro l’influenza. Spiritualmente, questa situazione è solo lo specchio di ciò che tutti hanno dentro; il riflesso esterno, di ciò che è all’interno delle persone e all’interno della società. Una società che si preoccupa dell’influenza, ma quando scompaiono i bambini se ne fotte, al massimo mettono le loro facce sui cartoni del latte, come in Usa, e che se mettono il 5G pensa che sarà un gran vantaggio perché cosi potrà connettersi più velocemente, ma che si mette in fila come le pecore per farsi vaccinare, come è successo a Bergamo, perché il vero problema di ciascuno di noi è l’influenza. E allora, se questi sono i presupposti, è logico che poi a fronte dell’influenza, venga schierato l’esercito. E’ una questione di priorità da parte della società.(Paolo Franceschetti, “Diario folle del coronavirus”, dal blog “Petali di Loto” del 23 marzo 2020).Diecimila morti di influenza in tutto il mondo fermano il pianeta. Invece di stanziare qualche milione di euro per allestire in fretta ospedali da campo, grazie all’aiuto dei militari (cosa che avrebbe magari dato una spinta all’economia, con nuove assunzioni, nuovi acquisti di materiali vari, ecc.), si decide di bloccare l’economia di un paese, segregando la gente in casa, senza tenere conto del numero dei morti che ci saranno per suicidi o altre complicazioni (come disordini sociali e altro ancora). In sostanza, invece di usare soldi e militari per risolvere il problema, li si usa per risolvere il problema creato dai problemi che il governo stesso ha creato. Le decisioni in Italia vengono annunciate non dal Parlamento o da Palazzo Chigi, ma via Facebook, in modo generico, dopo un’ora di ritardo e snervante attesa che sembra fatta apposta per creare ancora più tensione. A questo punto ci aspettiamo i prossimi provvedimenti via Whatsapp. Persino Vespa e Mentana, che non sono propriamente dei complottisti, iniziano a sollevare qualche “leggerissimo” dubbio sulle legittimità di tutta la situazione, con un Parlamento che non si riunisce se non una volta a settimana, e un premier che dà le notizie più importanti in modo incompleto e via Facebook. Vespa dichiara: «I casi sono due: o il Parlamento non serve, e questo sarebbe terribile, o il Parlamento serve e non va a lavorare. E questo è ancora più grave».
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Covid: la dismisura dell’alieno, nuovo padrone del mondo
Lo spettacolo delle bare sui camion militari, l’overdose quotidiana di ansia somministrata dalla televisione, gli ospedali ridotti a pietose trincee alle prese con una disfatta catastrofica. L’Italia in preda al panico sembra una drammatica finestra sul mondo, a sua volta travolto dall’apocalisse. Si assiste a un crescente delirio di paura e caos, voci contraddittorie, misure d’emergenza, accuse incrociate e sospetti. Storie di ordinaria follia, ormai, dilatate dalle dimensioni di un’enormità dilagante, intercontinentale, in apparenza inarrestabile, di fronte a cui qualsiasi ragionevole constatazione – i tagli alla sanità, riflesso criminale dell’infame scure neoliberista – rischia di perdere il suo impatto decisivo, addirittura storico. E appaiono sempre più surreali, oggi, le perduranti divisioni geopolitiche tra l’Impero del Mare e l’Eurasia, gli opposti sistemi di governance messi a dura prova dal cosmopolitismo biologico del virus: di qua una post-democrazia imperiale e militarizzata, aggressiva e manipolatrice, svuotata di sovranità e dominata dalle fake news di regime; di là un autoritarismo arcaico, apertamente brutale, che per ora fa a meno della finzione democratica.
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Com’è pericolosamente facile rinunciare alla nostra libertà
Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.Tutti sappiamo che bisogna limitare la nostra libertà, perché non c’è bene che valga la salute. Ma c’è modo e modo. Le multe, il carcere, l’autocertificazione. Per sopravvivere, ma entro i limiti sopportabili, senza editti minacciosi. Andate a prendere chi fa pic-nic nei parchi, chi sale e scende dai treni di mezz’Italia per andare nella casa al mare o in montagna. Chi si accampa nei giardini fumando canne o spacciando, prima loro. Perché è facile colpevolizzare tutti, inondarci di curve epidemiologiche terrorizzanti, adesso. Magari ci si poteva pensare prima, quando fioccavano inviti ad abbracciarsi, a bere aperitivi in compagnia, quando ci si attardava a emanare decreti richiesti a gran voce da chi sapeva dove drammaticamente si stava andando a finire. La zona rossa della Lombardia a tempo debito avrebbe permesso a tante Regioni del Sud di vivere ancora liberamente, con le dovute cautele, e risparmiare l’estensione di un contagio che non era inevitabile, se si impediva a decine di migliaia di studenti di tornare da mamma. Un sacrificio accettabile.Siamo in quarantena stretta da due settimane, i morti continuano a crescere, e tutto lo sforzo che stiamo facendo ci sembra inutile, quando ci avvertono che comunque il picco è lontano, e il coronavirus si estenderà a tutt’Italia, fatale. Non esiste il fato. Esistono previsioni intelligenti e misure ponderate per tempo. Non si gioca sulla paura della gente, sui sensi di colpa con chi s’arrabatta per tirare avanti, con tutti i problemi e le preoccupazioni che già soffocano, per il lavoro, per la scuola dei figli, perché non sai dove metterli, loro e gli anziani che non puoi nemmeno visitare. Non si fa leva sulla paura per coprire gli errori, le incertezze, per imporre regole sempre più restrittive, con roboanti dichiarazioni non sempre attendibili. Non ci fidiamo del numero dei contagi, non ci fidiamo del numero dei posti in rianimazione, non ci fidiamo abbastanza delle rassicurazioni alternate ad allarmi sempre più cupi. Vale la pena perdere libertà se si intravede una fine. Se si individua una strada soppesata nel bilanciamento tra diritti e doveri. Stiamo attenti, a sopportare passivamente qualsiasi privazione per amor patrio, attenti alla retorica del “siamo i primi e i migliori”. Non è così. Ai divieti ci si abitua. Ci si abitua a uno Stato che chiude le chiese. A uno Stato che ti chiede il numero di telefono se vai a fare due passi. Ci si abitua in fretta a consolidare un potere quando si è fragili.(Monica Mondo, “Com’è facile rinunciare alla nostra libertà in cambio di niente”, dal “Sussidiario” del 19 marzo 2020).Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.
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Magaldi: tutti buoni, di colpo? Ringraziate Christine Lagarde
Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?Magistrale performance, quella della grande attrice Christine Lagarde, oggi anche socia in incognito dello stesso Draghi, l’altro grande “pentito” dell’euro-rigore. Chi lo dice? Gioele Magaldi, in modo esplicito: siamo stati “noi”, sostiene, a chiedere alla Lagarde di fare quella parte orrenda, di proposito: per suscitare sdegnate reazioni contrarie. Scusi, Magaldi: “noi” chi? Se si è letto il saggio “Massoni”, uscito a fine 2014 per Chiarelettere, si capisce esattamente di cosa parli, il presidente del Movimento Roosevelt: in quel libro – bestseller italiano amato dai lettori e snobbato dai media, nonostante sia ormai un long-seller di cui a novembre uscirà il sequel – si denunciano, per la prima volta, le malefatte delle superlogge reazionarie che gestirebbero il super-potere alle spalle delle istituzioni europee. In prima linea proprio loro, Draghi e Lagarde: grandi burattinai, in grembiulino, dell’oligarchia neoliberista che ha rottamato la democrazia, annullando la sovranità degli Stati.Sul fronte opposto: superlogge progressiste come la “Thomas Paine”, a cui lo stesso Magaldi è stato “iniziato”, prima di fondare il Grande Oriente Democratico. Missione: demolire il dogma neoliberale e tornare a Keynes. Se lo Stato torna a spendere a deficit senza paura, l’economia si salva. E la gente non ci rimette la pelle, se c’è in giro il coronavirus, perché non mancheranno ospedali e medici, infermieri e respiratori. La grande novità, rispetto ai decenni di piombo, è che Draghi & Lagarde hanno cambiato casacca. Illuminanti avvisaglie già alla vigilia del loro avvicendamento alla Bce. Lui ha evocato il ricorso alla Mmt, la teoria monetaria moderna: liquidità illimitata a costo zero, il contrario dello strozzonaggio somministrato col contagocce dall’Eurozona. Lei, a sua volta, si è spinta ad auspicare l’avvento degli eurobond per supportare i debiti sovrani, cancellando gli spread, e ricordando che «la moneta appartiene al popolo». Davvero? Non certo l’euro, gestito da una banca centrale (privata) che si rifiuta di agire come “prestatore di ultima istanza”. Cos’è successo, ora, se il quadro sembra capovolgersi?Semplice: una parte dell’élite massonica fino a ieri “neoaristocratica”, dice Magaldi, si è accorta che l’ordoliberismo Ue (”guai a chi osa spendere”) avrebbe aggravato la crisi ed esasperato masse sempre maggiori di cittadini. Di qui il clamoroso “pentimento” di Draghi e Lagarde, che si sono “messi a disposizione” del fronte massonico progressista, smentendo la loro stessa storia professionale degli ultimi decenni. Tutto vero? Sì, conferma Magaldi: «Sono state filiere massoniche progressiste a chiedere espressamente alla “sorella” Lagarde di fare quelle improvvide dichiarazioni, non certo dovute, e che – come lei stessa sapeva – le sarebbero costate l’ostilità generale». Magaldi parla di tecniche raffinate, da intelligence, appannaggio di chi – nel grande potere – conosce la portata, epocale, della partita sotterranea in corso, a livello planetario, e i metodi per combatterla: sofisticati, diplomatici, sottili.«La “sorella” Lagarde ha accettato di essere messa alla prova: si è presa “palate di merda”, in faccia, letteralmente, dagli stessi che fino a ieri le leccavano le scarpe. Tanto di cappello, per il coraggio dimostrato: sta facendo un gioco rischioso e spericolato. E spero che il “fratello” Draghi la imiti, su questa strada». Sorride, Magaldi, pensando a chi si è affrettato ad accusare la Lagarde di aver commesso una gaffe. «Ma vi pare che possa commettere gaffe di questo tipo, un vecchio “animale” del potere come Christine Lagarde? Suvvia: sapeva benissimo cosa sarebbe successo. E meno male che è successo. A lei, come previsto, è piovuto addosso il fango. E all’Italia, invece – come da copione – sono arrivati i soldi». Per questo, Magaldi ringrazia pubblicamente la “sorella” Christine Lagarde, per aver acettato di recitare – come richiestole – la parte dell’euro-strega. «La sua azione ha indotto persino il nostro tremebondo ed ectoplasmatico presidente della Repubblica a ruggire – sempre un po’ da coniglio, ma a ruggire – costringendo i maggiori interpreti dell’austerity a dire che, per l’Italia e per tutti, d’ora in poi si sarà di manica larga».Quello che è seguito era prevedibilissimo, insiste Magaldi: finalmente, scandisce, «stiamo scoprendo che una crisi può significare la sospensione del paradigma dell’austerity». Facendo la faccia feroce, e quindi «offrendo il petto», la neopresidente della Bce «ha alzato una palla, per dare il coraggio di agire a chi non l’aveva avuto in tutti questi anni». Scontato il risultato: «Quando è troppo, è troppo», si sono detti in molti, dal Quirinale a Berlino, da Francoforte a Bruxelles. «Di fronte a una ventilata reiterazione del rigore più intransigente è stato costretto a intervenire persino Mattarella, che è stato un custode servizievole del paradigma neoliberista dell’austerity e della Disunione Europea – austera, micragnosa, restrittiva e castrante nei confronti degli interessi italiani», sottolinea Magaldi. «Non scordiamcelo: è lo stesso Mattarella nel 2018 che ha impedito che Paolo Savona diventasse ministro dell’economia, ricordando agli italiani che sono “i mercati”, e non gli elettori, ad avere l’ultima parola». E’ questa, la post-democrazia a cui ci avevano ridotti, i “maggiordomi” dell’eurocrazia fino a ieri intoccabile, “teologica”. E voilà: quello che ieri era “impossibile”, oggi è realtà.Insieme a Mattarella, di fronte alla necessità di dare «almeno un po’ di respiro economico agli italiani prostrati dal coronavirus (o meglio, dall’emergenza creata dai tagli storici alla sanità)» sono state costrette a intervenire «persino Angela Merkel e Ursula von der Leyen, disposte ad aprire i cordoni della borsa». Ma il merito, ribadisce Magaldi, è tutto di Christine Lagarde: ha offerto un formidabile assist «a tutti coloro che, finalmente, dopo anni, hanno trovato il coraggio per rivendicare libertà economica per le entità statuali in caso di crisi». Che la sfida sia appena all’inizio, però, lo dicono i fatti: «Bisognava attenedere il coronavirus – osserva Magaldi – per rivendicare quello che andava fatto in anni e anni di crisi economica gravissima, che ha schiantato tante persone». In ogni caso, per il presidente del Movimento Roosevelt, «i danni delle politiche neoliberiste di austerity di questi decenni sono molto superiori ai danni che sta facendo il coronavirus».Sulla Christine Lagarde del passato, Magaldi non ha dubbi: «E’ stata senz’altro tra i masnadieri della filiera massonica neo-aristocratica che ha ammorbato il mondo e l’Europa con l’austerity neoliberista. Come Draghi, è stata uno dei principali terminali di un potere mefitico, contro-iniziatico sul piano massonico nonché esiziale, funesto, sul piano economico. Attenzione, però: «Quelli che oggi criticano la Lagarde», nell’establishment italiano, «ieri le baciavano le mani». Di fatto, dalla poltronissima della Bce, la presidente si è “immolata” in modo calcolato, per provocare i decisori e spingerli verso l’agognata flessibilità. «Ha ottenuto quello che voleva. E cioè: stabilire che l’Italia ha il diritto (e il dovere) di poter spendere a deficit per risollevare l’economia, che è in grave crisi e lo sarà sempre di più – certo non aiutata in modo significativo dai primi spiccioli distribuiti da Conte, che fanno ridere i polli».Magaldi in ogni caso denuncia l’ipocrisia di chi condanna Christine Lagarde esaltando invece Mario Draghi, celebrato in modo grottesco come salvatore dell’euro. Il “niet” della Lagarde sugli spread – chiarisce l’autore di “Massoni” – era un esplicito riferimento alla analoga condotta di Draghi durante la crisi finanziaria di dieci anni fa. Prima di agire, infatti, l’allora Super-Mario attese un anno intero. Ce ne siamo già dimenticati? «Prima di intervenire per calmare gli spred, Draghi ha consentito a speculatori vari di razziare quello che andava razziato». Lasciò sprofondare nel disastro paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, che su “consiglio” dell’Ue si affidarono alle cure di Papademos, Rajoy e Monti. Letteralmente immobile per dodici mesi, sordo a tutti gli Sos, il presidente della Bce si decise ad attivarsi fuori tempo massimo, cioè solo dopo che quei paesi erano stati commissariati da governi «pronti a implementare gravissimi tagli alla spesa pubblica con le manovre di austerity: tagli che hanno riguardato anche e soprattutto la sanità».Inutile negarlo: «Lui e la Lagarde sono stati entrambi pessimi». Oggi, però, hanno cambiato orizzonte: «Giocano un gioco spregiudicato e pericoloso per loro stessi». Tuttavia, fin qui – e specialmente con questa prova, «superata ma rischiosa» – Christine Lagarde merita il massimo rispetto: «Si è dimostrata sincera, in questo gioco abile, spericolato e complesso che è stato inaugurato in queste ultime settimane». Quanto al suo “collega” italiano, Magaldi auspica «un nuovo Draghi, spericolato come la Lagarde, che aiuti l’affermazione di un nuovo paradigma, keynesiano e rooseveltiano». Sono patetici, quelli che oggi ricordano solo il “bazooka” di Draghi, scordando che fu usato – deliberatamente – in ritardo. C’era anche questo spiacevolissimo “memento”, tra i compiti dell’attrice francese travestita da Strega del Nord: costringerci a ricordare. C’è da ribaltare l’Europa, e forse un “aiuto” sta arrivando proprio dal minaccioso coronavirus. Ma attenti: superata l’emergenza, niente sarà più come prima.Guai – sembra suggerire la Lagarde, in versione “sfinge” – se la Bce resterà quella di oggi: impossibilitata a soccorrere i paesi che hanno bisogno di soldi. Non lo vedete, dove siamo finiti? A forza di tagli, mandiamo in giro gli infermieri senza nemmeno la protezione delle mascherine. Come dire: scontiamo un’eredità mortifera, pesantissima, direttamente responsabile dell’attuale catastrofe economica, sociale, sanitaria. Al solo Monti si imputano 37 miliardi di tagli al sistema-salute. Motivazione delirante: ripianare i conti pubblici, arrivando al pareggio di bilancio. Pochi sanno che l’Italia è da trent’anni in avanzo primario: i soldi versati in tasse sono più di quelli che lo Stato spende per i cittadini. Scontato (anche se mostruoso) che oggi si possa morire, solo perché in terapia intensiva non c’è posto per tutti. Questione di soldi, non di virus: è questa, la lezione che l’ex strega Christine Lagarde, con la sua apparente gaffe, ha voluto che apprendessimo. L’austerity uccide, ecco tutto. E purtroppo non si smonta in tre giorni, l’immane piramide di menzogne che ha protetto questo regime criminogeno. Anche se, a quanto pare, l’Era del Virus ci sta facendo viaggiare alla velocità della luce.Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?
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Coprifuoco: siamo in guerra, anche se non si sentono spari
(Siamo in guerra, ma non si sentono spari. C’è solo un ronzio quotidiano, che lascia indovinare un colossale imbroglio. Nessuno sa più quello che sta succedendo, ma tutti credono ancora di saperlo e vivono come in tempo di pace, limitandosi a scavalcare macerie). Treni speciali. Spiegarono che le razioni sarebbero finite e bisognava ripensare la propria strategia familiare. Così dissero. Immaginavano che ciascuno fosse già pronto, da tempo, a contare sulle proprie risorse: indumenti, cibo, utensili. Un profugo si fece avanti con una valigia di euro. Dissero che poteva tenerseli: questione di giorni, e il loro valore sarebbe crollato al di sotto di un chilo di manzo, di un litro di benzina. Uno dei portavoce parlò chiaro: fortunato chi ha un campo, un orto, un pezzo di terra. Avevano compreso? Eccome. Tant’è vero che i montanari e quelli delle colline giravano già armati. E noi? Noi che facciamo, adesso? Quando prese la parola il delegato della circoscrizione metropolitana, la riunione si sciolse. Per voi ci saranno treni speciali per portavi al sicuro, disse in modo evasivo quello che sembrava il capo, sistemandosi il cinturone della tuta mimetica.
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Montanari: non temete il virus, quello che vi dicono è falso
Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che il coronavirus battezzato Sars-Cov-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio. Fatto apposta? Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica ce lo vengono a raccontare. Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui evito di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappiate, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice, ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo; e per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui coronavirus.Se ne conoscono diversi ceppi, alcuni dei quali possono provocare patologie negli esseri umani, da un volgare raffreddore a polmoniti, e il nuovo virus cinese condivide tantissime caratteristiche con i suoi fratelli. Si muore? Bisogna impegnarsi parecchio. Premesso che di quel virus in particolare sappiamo poco, stante la novità della sua comparsa, non esistono dati che indichino una mortalità significativamente diversa da quella di una qualunque influenza. È indispensabile aggiungere che i pochissimi che sono morti ad oggi non sono morti di coronavirus ma “con” il coronavirus, il che è molto diverso. Si trattava di pochissimi casi di persone molto avanti negli anni e già affette da patologie gravi. Per loro sarebbe bastato un normale raffreddore, per il tracollo. Indicare come responsabile della loro morte il coronavirus ha lo stesso grado di comicità che aveva incolpare il morbillo della manciata di morti sopravvenute in pazienti terminali. Se non fosse comicità, dovremmo tirare in ballo condizioni come l’ignoranza e la truffa (che non vogliamo tirare in ballo). E allora, fermiamoci alla comicità.Una comicità piuttosto costosa: questo è uno degli aspetti curiosi su cui ho solo domande e nessuna risposta. Cominciamo dall’inizio, e sono certo di dimenticare qualche passaggio. Almeno da mesi io sto vedendo delle strane forme influenzali con polmoniti che faticano a rispondere non solo ai farmaci ma all’omeostasi, cioè alla capacità di autoguarigione che, in maggiore o minor misura, abbiamo tutti. Piano piano quei pazienti sono guariti e diventano difficilmente indagabili, anche perché non sono rintracciabili. Dunque, nessuna prova che si tratti del virus cinese. Mi chiedo come mai qualche mese fa si mise in atto una simulazione centrata su un’epidemia teorica, guarda caso da coronavirus, che avrebbe fatto 60 milioni di morti nel mondo. Poi mi chiedo come mai qualche centinaio di soldati americani siano stati ospitati proprio a Wuhan, appena prima del manifestarsi della malattia. Altra domanda: perché i passeggeri dell’aeroporto di quella città venivano irrorati con un aerosol della cui natura niente è stato detto, e questo settimane prima che venisse denunciata l’esistenza del virus? Ma è di fronte alla reazione dei governi che resto ancora più perplesso.Oggettivamente ci troviamo di fronte a ben poco: un virus, non importa il suo stato di famiglia, che ha un grado di patogenicità bassissimo e una mortalità irrilevante. Di patogeni infinitamente più diffusi e infinitamente più aggressivi ne abbiamo a iosa, e nessuno si agita. Anzi, la stragrande maggioranza di loro è perfettamente sconosciuta alla massa e nessuno ne parla né, tanto meno, se ne preoccupa. Restando all’Italia, in termini di popolazione lo 0,8% del pianeta, abbiamo 49.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale: l’avete mai visto riportato a titoli cubitali? O avete mai visto ospedali chiusi, per questo? Ogni giorno più di 130 persone muoiono nella sola Italia per malattie infettive, e spesso si tratta di affezioni respiratorie, contratte nel corso di un ricovero in ospedale. Insomma, uno va a farsi togliere l’appendice ed esce con la polmonite: una malattia che, ovviamente, nulla ha a che fare con l’infiammazione dell’appendice ileo-ciecale. Questo semplicemente perché il grado d’igiene dei nostri ospedali è largamente insufficiente, e i batteri e i virus strisciano e saltellano allegramente, per usare un’informazione scientifica che ci regalò la ex ministra Lorenzin.E se a morire sono in 130 al giorno o pochi di più, pensate a quanti si ammalano e guariscono. E pensate a quanti muoiono a distanza dal ricovero, senza che la loro morte rientri nel calcolo. Di questo non si parla, e tutti vivono felici. Perché non se ne parla? Io la risposta ce l’ho, ma, essendo suddito di un regime molto attento a non correre rischi sulla propria sopravvivenza, me la tengo. Dico solo che tenere pulito un ospedale non garantisce vantaggi sulla cui natura lasciatemi sorvolare. Tornando al coronavirus: perché si sta paralizzando l’Italia? Ecco: è a questo che non trovo una risposta. Insomma, a chi giova? I numeri sono impietosi anche se si finge che chi è morto con il coronavirus sia morto a causa del coronavirus. Comunque si guardi la cosa, siamo di fronte all’irrilevanza. E allora, a chi conviene massacrare la nostra economia già comatosa? A chi conviene dare al mondo l’immagine di un paese di appestati? Proprio ieri sera mi telefonava mio figlio da Tenerife, dove abita da anni, e mi diceva che una signora incontrata per caso alla cassa del supermercato, sentendo l’accento, gli ha chiesto se fosse italiano e, ricevuta la ferale conferma, è inorridita.Del resto, è la reazione che non pochi italiani hanno verso i cinesi che incrociano per strada, come se il virus prediligesse un’etnia. Il fatto è che la percezione che rischiamo di dare è quella dei lebbrosi o degli appestati. Proteggersi contro il virus? Ognuno deve essere libero di comportarsi come crede meglio. Io posso dire che chiudere dei territori e dei luoghi di aggregazione, scuole comprese, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Vedere gente che fa a botte per comprare a qualunque prezzo le mascherine di carta è tristemente ridicolo, se non altro perché molte di quelle proteggono dai virus come un’inferriata protegge dalle zanzare. E pure l’amuchina… La gente è convinta che basti bagnarsi le mani con l’amuchina; di fatto, basta quello che chiamiamo commercialmente varechina, insieme con alcool etilico, per essere al riparo da virus e batteri. La gente aspetta con ansia il vaccino? Dei vaccini e della loro totale inutilità ho parlato molte volte, portando prove inoppugnabili e certificate. In questo caso è possibile che ci troviamo nelle condizioni del vaccino contro il tetano.Il tetano è una malattia decisamente rara, non trasmissibile da uomo a uomo, e che non dà immunità. Il che significa che, a differenza di quanto accade con malattie come il morbillo, la varicella, la pertosse e non poche altre, chi si è ammalato può ammalarsi di nuovo. Insomma, non si acquisisce immunità. Non è affatto improbabile che il virus cinese sia nella stessa condizione, esattamente come i tanti virus influenzali con i quali condivide affinità: uno sia ammala d’influenza e si può ammalare di nuovo all’infinito, perché la malattia non induce alcuna immunità. Quindi, come è il caso dell’influenza, quel vaccino potrebbe essere assurdo fin dalle basi teoriche. Insomma, la solita illusione a spese di chi ci casca, e un’illusione con gli effetti collaterali inevitabili per qualunque farmaco ma senza alcuna contropartita vantaggiosa. Che fare, allora? Niente. Ovvero: niente di più di quello che si fa normalmente per evitare di prendersi il raffreddore o l’influenza.Posso aggiungere che un’alimentazione razionale, senza tante delle porcherie che mangiamo e che, ancora peggio, rifiliamo ai nostri bambini, fa miracoli. Con quella non si guarisce: si previene. Tenere in ordine l’intestino, tenere equilibrato il chilo e mezzo di batteri, funghi e virus che ci abitano e che costituiscono il microbiota è fondamentale. Le riserve armate del nostro sistema immunitario, quello che ci difende dalle malattie infettive, stanno in grande maggioranza proprio lì. Poi, se l’infezione arriva, è indispensabile non cercare di eliminare la febbre. Il rialzo della temperatura ha due effetti fondamentali complementari: migliora le nostre difese e indebolisce i patogeni. Dunque, la Tachipirina? E’ solo uno dei tantissimi farmaci che contengono paracetamolo, un principio attivo che abbassa la temperatura corporea e che, quando è male utilizzato (come, purtroppo, è nella stragrande maggioranza dei casi) fa danni. Forse per togliersi di torno le mamme fastidiose che non hanno voglia di accudire i bambini con la febbre, i pediatri propinano paracetamolo a piene mani, infischiandosi del fatto che, così facendo, annientano la prima e più efficace difesa di cui disponiamo. E poi c’è l’abuso degli antibiotici, troppo spesso somministrati a casaccio.Gli antibiotici sono farmaci mirati. Il che vuol dire che ognuno di loro è efficace nei confronti di certi batteri e non di altri. Quando non si è certi di quale sia il batterio che ha provocato la malattia, si ricorre quasi di regola agli antibiotici chiamati ad ampio spettro, vale a dire farmaci che si spera arrivino dove il medico non è arrivato con la sua diagnosi. Ma peggio ancora si fa quando si somministrano antibiotici per una malattia virale. Qui c’è l’assoluta certezza che il farmaco sarà inutile. E in medicina, ciò che è inutile è invariabilmente dannoso, non esistendo nessun medicinale privo di effetti dannosi. Aggiungo che l’abuso di antibiotici ha creato ceppi batterici sempre più resistenti, con questo indebolendo fino, non di rado, ad annullare l’efficacia di quella classe di farmaci formidabili. A margine, dico che anche la chirurgia soffre di questo problema. Perché, quando il chirurgo lavora, espone il suo paziente al mondo esterno: e il corpo non è preparato a questa interferenza. Di qui l’indispensabilità di una copertura antibiotica. Ma se l’antibiotico funziona poco…Quindi non ci sono antibiotici contro il coronavirus, come non ci sono per i virus in generale, compresa la varietà di coronavirus responsabile di tanti raffreddori. Di fatto, i farmaci antivirali di cui disponiamo hanno un’efficacia modesta, e per il coronavirus non c’è niente che abbia un’efficacia provata. Le vitamine A, E, D e C sono utili nella prevenzione, così come sono utili certi alimenti. Per esempio lo zenzero, la curcuma (sempre presa con il pepe nero, altrimenti perde efficacia), l’echinacea… Poi gli alimenti fermentati come i crauti o il kefir. E ancora: le verdure, specie quelle in foglia. Insomma, se si mangia correttamente, se si fa una vita sana evitando ad esempio il fumo, si mantiene l’organismo capace di difendersi. Se vogliamo restare al coronavirus che tanto terrorizza la gente, la difesa più immediata è quella che riguarda l’efficienza dei polmoni. Di qualunque cosa s’illudano i fumatori, i loro polmoni non sono in condizioni ideali. E uno dei problemi è quello dello strato eccessivo di muco, spesso con caratteristiche non proprio sane, che ricopre i bronchi e che fa scivolare profondamente i patogeni entrati per inalazione.In aggiunta, le ciglia vibratili, specie di fruste che sono presenti sulla parete interna dei bronchi, sono paralizzate dal fumo e non sono più capaci di spingere fuori dei polmoni gli aggressori. E allora, anche il coronavirus trova una bella porta aperta. Ma la cosa vale per qualunque patogeno che passi attraverso il sistema respiratorio, comprese le particelle di cui mi occupo da decenni. Insomma, per stare bene bisogna comportarsi bene. E se la paura è utile perché ci fa essere pronti a difenderci, la paura indebolisce le difese. Dunque, è utile solo se è motivata e se è contenuta nei limiti della razionalità. Qui, invece, siamo al cospetto di una manifestazione d’isteria collettiva, indotta per motivi che ignoro da chi approfitta dell’ignoranza e della fragilità intellettuale della gente. Un consiglio? Usate la ragione e non date credito a chi vi usa come animali da reddito. Spesso l’imperatore è nudo.(Stefano Montanari, intervista rilasciata a Roberta Doricchi sul coronavirus, ripresa da Massimo Mazzucco sul blog “Luogo Comune”. Quando Montanari l’ha pubblicata sul suo sito, il medesimo è stato hackerato: il post è scomparso e il sito è andato in blocco senza motivo apparente, spiega Mazzucco. Dopo aver ottenuto lo sblocco dal provider, Montanari l’ha pubblicata di nuovo, ma il sito è stato nuovamente bloccato. Nel frattempo – aggiunge Mazzucco – l’intervista è stata ripresa da diversi siti, per cui circola comunque in rete. Laureato in farmacia con una tesi in microchimica, Montanari è autore di diversi brevetti nel campo della cardiochirurgia, della chirurgia vascolare e della pneumologia. Lo scienziato ha progettato sistemi e apparecchiature per l’elettrofisiologia, eseguendo consulenze scientifiche per varie aziende e dirigendo, tra l’altro, un progetto per la realizzazione di una valvola cardiaca biologica. Dal 1979 collabora con la moglie, Antonietta Gatti, in numerose ricerche sui biomateriali. Dal 2004 dirige il laboratorio Nanodiagnostics di Modena, in cui si svolgono ricerche e si offrono consulenze di altissimo livello sulle nanopatologie. Docente in diversi master nazionali ed internazionali, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Da anni svolge un’intensa opera di divulgazione scientifica nel campo delle nanopatologie, soprattutto per quanto riguarda le fonti inquinanti da polveri ultrafini).Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che il coronavirus battezzato Sars-Cov-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio. Fatto apposta? Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica ce lo vengono a raccontare. Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui evito di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappiate, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice, ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo; e per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui coronavirus.
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Paura e morte, la dittatura della superpotenza democratica
Il dittatore della Nato, Erdogan, ora fa a botte a viso aperto con la Siria, protetta dalla Russia. Nemmeno la Siria è la patria della democrazia, ma almeno non minaccia di precipitare anche l’Italia in qualche guerra. La Siria, come narrato dal generale clintoniano Wesley Clark, era – con la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan e l’Iran – tra gli obiettivi imperiali della superpotenza democratica. Sarebbe stata devastata, dalla potenza democratica e dai suoi tentacoli, per una serie di ragioni. Perché si era rifiutata di ospitare un gasdotto scomodo per l’egemonia energetica russa. E perché il governo di Damasco continua, imperterrito, a chiamare Territori Occupati le regioni della Cisgiordania che Israele ha rubato ai palestinesi, in barba alle inutili disposizioni delle Nazioni Unite. Soprattutto, il regime di Assad è laico, avanzato, progredito, largamente sostenuto dalla maggioranza della popolazione: è l’ultimo residuo del partito Baath, il fantasma del socialismo panarabo sorto con il sovranismo egiziano di Nasser, durante la decolonizzazione, e sopravvissuto con Saddam Hussein, il despota già alleato dell’impero democratico ma poi abbandonato, sconfitto e infine impiccato dalla superpotenza che ha arrostito donne e bambini con il fosforo bianco nella fornace di Fallujah, violando qualsiasi convenzione Onu sull’uso delle armi di distruzione di massa, in questo caso scatenate anche contro l’inerme popolazione civile.Nel 2020, tecnicamente, in molte regioni del mondo la parola democrazia non significa niente, nella migliore delle ipotesi (nella peggiore, equivale al rituale ricorrente di bombardamenti, guerre, milioni di esuli e rifugiati, tra inconfessabili calcoli economici e reciproche convenienze, tacitamente stipulate da oligarchie formalmente nemiche ma in realtà alleate, sottobanco). Il capolavoro della superpotenza democratica, in Medio Oriente, negli ultimi anni è stata la sua micidiale doppiezza: massimo appoggio alla peggiore di tutte le dittature dell’area, l’Arabia Saudita, e guerra sporca contro ogni altro attore della regione, destabilizzato dalle rivoluzioni colorate o brutalmente devastato attraverso bande armate di tagliagole. Lo spettacolo della democrazia atlantica in versione mediorientale lo hanno lungamente scontato, sulla loro pelle, prima gli iracheni e poi i siriani. Questi ultimi, in particolare, sono stati letteralmente assaliti dalle milizie terroristiche organizzate, protette, armate e finanziate dalla superpotenza democratica e dai suoi camerieri regionali. I tagliagole hanno seminato orrore, terrore e morte, fino a quando non è intervenuta la Russia. Liberata la Siria e restituito il territorio ai siriani, il turco Erdogan – uno dei manovali terroristici reclutati dalla superpotenza democratica – ora non accetta il verdetto militare, e prova a negare ai siriani il diritto a una vittoria compiutamente definitiva.Un vero e proprio eroe del riscatto nazionale siriano, il generale Qasem Soleimani – numero due del regime teocratico di Teheran, fiero avversario dell’Isis prima in Iraq e poi in Siria – è stato assassinato in modo brutale, a tradimento, con un raid terroristico a suon di missili ordinato dalla superpotenza democratica. La colpa di Soleimani? Una: era abile, stimato, autorevole. Legato all’oligarchia medievale dell’Iran, credeva nell’espansione della Mezzaluna Sciita come contrappeso geopolitico alla legge del taglione imposta dalla superpotenza democratica. Soleimani ha fatto la fine di Saddam, di Gheddafi, e di chiunque altro si opponesse – a vario titolo – alla spietata dittatura della superpotenza democratica. La cosiddetta opinione pubblica, nella patria mondiale della democrazia, è dominata da quattro famiglie, cui fanno capo centinaia di reti televisive. Un unico telegiornale, declinato in più modi, trasmette – 24 ore su 24 – le stesse notizie, distillate dalle medesime fonti. Ogni quattro anni, naturalmente, si vota. George Walker Bush divenne presidente a tavolino, per decreto, grazie a clamorosi brogli in Florida. Il suo successore, Barack Obama, aveva promesso – mentendo – di cambiare le regole del gioco: è stato il presidente che ha fatto assassinare più persone, nel mondo, attraverso gli omicidi mirati affidati ai droni.Obama, che ha dichiarato di aver ucciso anche Osama Bin Laden (spegnendo così il clamore sulle indiscrizioni riguardanti la sua vera origine – si sospettava che non fosse nato alle Hawaii, ma in Africa, cosa gli avrebbe impedito di candidarsi alla Casa Bianca) è stato anche il presidente che, dopo aver amnistiato i bari di Wall Street, si è inventato i Russiagate contro Putin, ha spintonato l’Europa per imporre le sanzioni alla Russia, ha fatto spiare anche il telefono privato di Angela Merkel. Poi la superpotenza democratica ha voltato pagina, con una nuova entusiasmante sfida elettorale: da una parte la cannibale Hillary Clinton, dall’altra il rozzo Donald Trump. Ora sono tutti d’accordo, ai piani alti, nel tagliare le unghie alla Cina: erano stati loro a delocalizzare in Asia (in paesi senza democrazia) la grande industria americana, ma adesso – visto che la Cina ha superato il maestro – pensano sia giunta l’ora di fare retromarcia, e intanto si godono le delizie del coronavirus. Nel frattempo, tra poco si rivota. Un candidato, Bernie Sanders, spara a zero sugli abusi razzisti del governo israeliano e si schiera con i palestinesi. Secondo tutti i bookmaker, non ha nemmeno una possibilità su mille di diventare il nuovo presidente della superpotenza democratica. Ecco il gioco: post-democrazia contro non-democrazia. Trovare la differenza.(Giorgio Cattaneo, 1° marzo 2020).Il dittatore della Nato, Erdogan, ora fa a botte a viso aperto con la Siria, protetta dalla Russia. Nemmeno la Siria è la patria della democrazia, ma almeno non minaccia di precipitare anche l’Italia in qualche guerra. La Siria, come narrato dal generale clintoniano Wesley Clark, era – con la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan e l’Iran – tra gli obiettivi imperiali della superpotenza democratica. Sarebbe stata devastata, dalla potenza democratica e dai suoi terminali, per una serie di ragioni. Perché si era rifiutata di ospitare un gasdotto scomodo per l’egemonia energetica russa. E perché il governo di Damasco, imperterrito, continuava (e continua) a chiamare Territori Occupati le regioni della Cisgiordania che Israele ha rubato ai palestinesi, in barba alle inutili disposizioni delle Nazioni Unite. Soprattutto, il regime di Assad è laico, avanzato, progredito, largamente sostenuto dalla maggioranza della popolazione: è l’ultima residua incarnazione del partito Baath, il fantasma del socialismo panarabo sorto con il sovranismo egiziano di Nasser, durante la decolonizzazione, e sopravvissuto con Saddam Hussein, il despota già alleato dell’impero democratico ma poi abbandonato, sconfitto e infine impiccato dalla superpotenza che ha arrostito donne e bambini con il fosforo bianco nella fornace di Fallujah, violando qualsiasi convenzione Onu sull’uso delle armi di distruzione di massa, in quel caso scatenate anche contro l’inerme popolazione civile.