Archivio del Tag ‘austerity’
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Bizzi: Conte cede sui segreti-Covid dopo la strage a Beirut
Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?Il Tar, ricorda il “Tempo”, aveva ordinato al governo di pubblicare tutti i dossier segreti, in base ai quali era stato deciso il lockdown all”italiana (severissimo, ma scattato in ritardo e deciso sulla base di dati controversi). La presidenza del Consiglio, però, aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato per bloccare tutto, adducendo motivi di ordine pubblico. Il 5 agosto, poi, si è appreso che il Copasir aveva chiesto al governo di visionare le carte, mentre al Senato era andato in scena un pesantissimo intervento del capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, che ha chiesto a muso duro cosa avesse da nascondere il governo. A dare l’annuncio della svolta è stata, attraverso Twitter, la stessa Fondazione Einaudi: «Pochi minuti fa – ha cinguettato alle 21.45 – i nostri avvocati Rocco Todero, Andrea Pruitic ed Enzo Palumbo hanno hanno ricevuto la comunicazione da parte del governo della desecretazione dei verbali del Cts. Ringraziamo per la sensibilità dimostrata dalla presidenza del Consiglio». Ora, naturalmente, aumenta la curiosità per il contenuto delle carte. Curiosità che, scrive sempre il “Tempo”, dovrebbe essere soddisfatta nelle prossime ore, quando – a quanto si apprende – proprio la Fondazione Einaudi dovrebbe pubblicare tutti gli incartamenti.«Non credo che possano desecretare documenti falsi o parzialmente falsificati», scrive Bizzi, su Facebook. «Se Conte ha ceduto, significa che i documenti sono già nelle mani dei servizi. Bisogna però vedere se li renderanno noti tutti». Cosa sta succedendo? «A Bruxelles, nel covo delle vipere, iniziano a rivoltarsi contro la sceneggiata “pandemica”», sostiene Bizzi. «Per quanto l’Unione Europea sia marcia e in mano a una cricca di criminali, non è stata l’artefice di questo tentativo di golpe mondiale: anzi, ne è rimasta decisamente spiazzata, anche se nei primi mesi ha sostenuto la cosa». Adesso, aggiunge Bizzi, i burocrati della Commissione Europea (dietro i quali agiscono «organizzazioni sovranazionali molto potenti, ma che perseguono fini diversi da quelli che hanno scatenato e inscenato la “pandemia”») temono il collasso dell’Unione e la fine dell’euro. «Stanno quindi facendo pressione sugli Stati membri per l’uscita da ogni “emergenza”: hanno infatti impedito il tentativo di un nuovo lockdown in Catalogna e stanno facendo emergere (seppur gradualmente e con cautela) le prove dell’inganno».Per Bizzi, si tratta di una guerra nelle alte sfere: «L’Italia era stata scelta come nazione-pilota per questo golpe mondiale, ed è per questo che la sceneggiata, qui, fino ad oggi ha retto molto più che in altri paesi. Mi auguro che adesso gli cada tutto addosso», conclude lo storico, secondo cui «tutto è talmente evidente, che chi non ci arriva ha gli occhi foderati di prosciutto». Il riferimento alla Suprema Corte tedesca è evidente: l’élite ordoliberista della Germania aveva ispirato la sentenza in cui, mesi fa, i giudici chiedevano al Parlamento di Berlino di opporsi alla Bce, impedendo a Christine Lagarde di assistere finanziariamente i paesi più in difficoltà dopo il lockdown (uno su tutti, l’Italia). Ora la stessa Germania, letteralmente travolta dalle proteste – un milione di manifestanti, a Berlino, contro un eventuale nuovo lockdown – frena anche sulle sanzioni all’Italia? E’ singolare, annota Bizzi, che sul segreto di Stato il governo Conte faccia retromarcia nel giro di poche ore, dopo lo spaventoso attentato di Beirut, in apparenza lontano: come se si cominciasse a prendere le distanze dai metodi della “regia occulta” dei grandi eventi, nel caso esistesse un collegamento tra i sovragestori del virus e quelli del terrorismo stragista.Non va dimenticato che proprio Israele – che a gennaio festeggiò l’omicidio a Baghdad del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della lotta contro l’Isis in Siria – è stato accusato da più parti di aver segretamente sostenuto le armate di tagliagole capeggiate da Abu Bakr Al-Baghdadi, poi bombardate da Putin con il consenso di Trump. Cessata l’emergenza Isis, è scattato l’allarme coronavirus, che ha letteralmente travolto l’Italia, prona ai diktat dell’Oms esercitati dagli alti burocrati inseriti nel governo Conte. La Casa Bianca ha reagito prima negando il proprio contributo economico all’Organizzazione Mondiale della Sanità, dominata dalla Cina e largamente finanziata da Bill Gates, e poi addirittura ritirando gli Stati Uniti dall’organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Due gli scenari sotto osservazione: l’Italia beffata dal Recovery Fund e costretta a un autunno di crisi senza precedenti, a causa del perdurante rigore Ue, e dall’altra parte dell’Atlantico la corsa per le presidenziali americane, con Trump avverso al “partito del rigore sotto forma di coronavirus”. La lettura di Bizzi – l’Europa ora evita di dare il colpo di grazia all’Italia, dopo l’attentato a Beirut (e Conte ne trae le conseguenze, smentendo la sua linea di intransigenza sul segreto di Stato) – suggerisce che tutti questi eventi siano collegati tra loro, e che sia in atto una guerra tra due schieramenti: quello democratico starebbe “rimontando” su quello dittatoriale, che finora ha imbrigliato l’Italia sprofondandola nella paura e nel disastro economico.Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».
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Casta italiana, predoni stranieri e applausi (cretini) a Conte
Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.Per questo, essa è il problema, anzi la causa del problema, non la soluzione, anche con i suoi tempi biblici che lasciano moltiplicarsi i mali prima di iniziare a reagire, mentre uno Stato, e solo uno Stato, può reagire tempestivamente. Sapete, poveri allocchi, che i 210 miliardi non sono in cassa ma devono essere prima presi a prestito sui mercati? Sapete che di essi 120 sono da restituire con interessi? Sapete che arriveranno dal 2021, e in 7 rate annuali, se arriveranno? Perché tutto è condizionato all’approvazione dei piani di spesa del governo italiano da parte della Commissione Europea e di ogni singolo membro, il quale ha quindi il diritto di veto, perché si dovrà decidere all’unanimità? Sapete che cosa vorrà dire ciò? Che Francia, Germania e altri potranno ricattare l’Italia condizionando l’erogazione di ogni rata degli ‘aiuti’ a cedimenti dell’Italia a loro vantaggio: cedere interessi petroliferi in Libia, per esempio, o permettere la scalata delle imprese nazionali strategiche rinunciando a scalare quelle dei paesi forti. Grazie, Conte! Sapete che il governo italiano finora ha usato gli scostamenti di bilancio per la spesa corrente, non per gli investimenti e le riforme, e che nonostante ciò la cassa integrazione è arrivata a pochi lavoratori, e molti sono alla fame?Sapete che i tempi tra la allocazione e l’effettiva spendita non saranno brevi, dureranno probabilmente più di un anno, in media. Insomma, fra un notevole lasso di tempo si vedrà se e quanto di questi aiuti verrà ricevuto ed effettivamente impiegato e a vantaggio di chi? Voi credete di essere tra i beneficiari? Che ve ne verrà in tasca qualcosa? Sapete che le condizionalità del recovery fund obbligano a usare il fondo non per sostenere le famiglie ridotte alla fame, non per gli investimenti di cui l’Italia avrebbe bisogno (assetto idrogeologico, infrastrutture, ricerca), ma per investimenti ‘ideologici’ di scarsa o nulla capacità efficientante, se non addirittura controproducenti, quali la cosiddetta energia verde e la digitalizzazione? Converrebbe finanziarsi attraverso la Bce, a questo punto, rinunciando a quel minimo risparmio sugli interessi in cambio della libertà di spendere i soldi nel modo più conveniente. Certo è che ora i paesi frugali e quelli che, dietro di essi, si atteggiano a solidali, hanno ricevuto da Conte, illusionista e traditore politico, uno strumento pluriennale, definibile ‘guinzaglio’, con cui ricattare e dirigere la politica italiana, con cui veramente azzerare il residuo di sovranità nazionale è popolare, nell’entusiasmo del popolo bue, che non controlla i numeri.Già si anticipa che le loro richieste saranno di taglio della sanità, delle pensioni e di altre spese sociali. Tagliare le pensioni d’oro e alzare l’età pensionabile può essere ingiusto ma indispensabile, mentre giusto e indispensabile è abolire il reddito di cittadinanza. Però la minaccia è un’altra, è il vero interesse dei paesi frugali e di quelli egemoni al riguardo dell’Italia. Secondo voi, il loro interesse è quello di renderla efficiente, competitiva, forte, quindi in grado di contendere a loro fette di mercato e di trattenere le sue aziende, le sue tecnologie, i suoi capitali, oppure è l’opposto, cioè di indebitarla, indebolirla, e costringerla a cedere i suoi assets migliori tra quelli rimasti e a non fare concorrenza? La storia europea è tutta in questo secondo senso. E d’altra parte, come cercheranno di usare questi soldi i partiti di governo? Essenzialmente per comprarsi i voti necessari per le prossime elezioni politiche e, ancora prima, per le amministrative. Ne hanno per 7 anni! Ma per incassare le rate, dovranno fare i bravi europeisti e svendere l’Italia agli euro-padroni. Bravo, Conte! Hai battuto Monti!Il compromesso naturale tra questi due interessi (quello dei partners europei e quello dei partiti di governo) è che al governo italiano sia consentito di spendere a pioggia in funzione elettorale, quindi fare spesa corrente e improduttiva o a spreco, lasciando così il paese in condizione di competitività decrescente con crescente difficoltà a pagare i suoi debiti, in modo che i capitali stranieri possano fare man bassa fino all’ultimo. Inevitabilmente la maggioranza ha come priorità l’usare il denaro per comperare voti e consensi, e non il rendere efficiente il paese. E’ inevitabile, perché questo e solo questo è il modo in cui da sempre in Italia i partiti comprano e gli elettori vendono il consenso. Il consenso viene da mangiatoie elettorali di parassitismo, di dipendenti inutili o non lavoranti, di falsi invalidi, di imprese sussidiate. E’ un sistema inveterato di produzione del consenso e della legittimazione politica, che ho descritto in “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale), che non si cambia e non si può cambiare per decreto, o nel corso di una legislatura, ancor meno in un anno, e la classe politica non può cercare di cambiarlo perché essa è il prodotto di questo sistema, è stata selezionata ed educata da esso, e non ha una cultura diversa.Neanche saprebbero da dove cominciare, per rendere efficiente il paese. E’ un problema che non si è mai posto a loro. Se si volesse rendere efficiente l’Italia e la spesa pubblica nazionale, allora bisognerebbe sostituire una casta stimata tra 400.000 (Stella e Rizzo) e 1.200.000 persone (Pannella), e lasciare senza stipendio e senza pensione milioni di persone, quasi tutte nel Meridione e a Roma, e ciò non è fattibile. La casta comprende anche la magistratura e gli alti gradi delle forze dell’ordine delle forze armate, e nessuno la sostituisce, nessuno può riformare (realmente) la giustizia o la pubblica amministrazione, perché è così come sono, che esse rendono alla casta in termini di profitto e potere. Perciò il punto di incontro tra gli interessi della partitocrazia italiana e dei predoni stranieri è praticamente predeterminato.(Marco Della Luna, “Applausi cretini per Conte”, dal blog di Della Luna del 23 luglio 2020).Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.
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Della Luna: Conte e i frugali, una recita penosa. Ciao Italia
Nel Risorgimento l’unificazione d’Italia fu un progetto franco-britannico in funzione anti-germanica, coperto con ideali fabbricati privi di riscontro nei popoli coinvolti, giustificato e portato avanti da un clero intellettuale massonico-progressista. Questo progetto ha prodotto l’Italia, un organismo politico artificioso, fallimentare a causa della sua composizione, con parti non adatte a stare insieme per loro caratteristiche storiche consolidate, che perciò ha prodotto impoverimento e violenze, dapprima, ai danni del Meridione, e poi una meridionalizzazione africaneggiante dello Stato e della politica ai danni del Settentrione. Simile per concetto e per effetti è il progetto dell’unificazione europea: creare un blocco in funzione di contenimento dell’Urss-Russia al servizio degli Usa, guidato dalla Franco-Germania, mettendo questa in condizioni di rastrellare le risorse dai paesi subalterni; il tutto ammantato da ideali fasulli, propagandati da un clero mercenario pseudo-intellettuale, massonico-progressista. Anche questo progetto ha prodotto un organismo artificiale, fallimentare a causa della sua composizione con parti non adatte a stare insieme per loro caratteristiche storiche consolidate, che perciò ha prodotto e produce impoverimento e violenze, per ora ai danni dei paesi meridionali e a vantaggio di quelli egemoni del Nord.Nella corrente trattativa per i soccorsi all’Italia e ad altri paesi molto danneggiati dalla gestione della pandemia, vediamo Mark Rutte fare il poliziotto cattivo per consentire alla Merkel con Macron di fare il poliziotto buono – ma il disegno non è cambiato, è sempre quello predatore-accentratore sopra indicato, del famoso Piano Funk, ratio essendi della ‘costruzione europea’. Sarebbe una buona cosa se le condizioni richieste dai paesi rigoristi all’Italia per concederle prestiti e aiuti fossero condizioni idonee ad assicurare un uso produttivo, anziché partitico-clientelare-assistenziale-elettorale, di quei soldi, inclusa l’abolizione del demenziale reddito di cittadinanza, della moralmente giusta ma insostenibile Quota 100, dei criminali sprechi per i clandestini. Ma quelle condizioni paiono essere grecificanti: tagli agli investimenti, tasse più alte, servizi peggiori – quindi un colpo alla domanda interna per distruggere del tutto l’economia, e un colpo alle possibilità di aumento della produttività, per relegare l’Italia al ruolo di protettorato.Si auspica il compromesso, che può essere nei seguenti termini: i paesi virtuosi concedono a Conte e ai suoi una certa quantità di soldi da spendere in funzione elettorale, così da farlo restare in sella; e in cambio Conte accetta di aprire un pertugio per una futura Trojka e si accontenta di aiuti che la gente senta come già acquisiti, ma che saranno concretamente disponibili tra due o tre anni (tra allocazione europea e spendita in Italia passano anni, per ragioni tecnico-burocratiche). Vi è chi ipotizza, in caso di mancato accordo, la sostituzione di Conte con Draghi e il supporto di Berlusconi (reso pro-Mes e pro-Eu dalla speme di sentenze propizie contro Vivendi e dall’ottenuto permesso di acquisire il 15% di ProSiebenSat1, così da divenirne il primo azionista e da inserirla nel suo Media to Europe). Così acconciamente rilegittimato, il regime potrà evitare le elezioni (magari anche quelle amministrative di settembre, importando immigrati contagiatori e lasciandoli evadere dalla quarantena così da giustificare un nuovo lockdown) e completare la riforma in senso autoritario ed esterocratico dello Stato-protettorato italia (la minuscola è intenzionale).Un governo italiano culturalmente onesto e politicamente leale al paese chiamerebbe il bluff austro-olandese, spiegando che non ha senso ragionare in termini di risparmio di moneta, dato che la moneta oggi è creata a costo zero, essendo simbolica e non convertibile, e non costituendo obbligazione. E’ invece necessario usarla in modi validi, produttivi, al fine di prevenire inflazione monetaria e il diffondersi del parassitismo. Allora, se i virtuosi, ossia i ciarlatani economici, si incaponiscono sulle loro posizioni (in realtà, perché vogliono mettere l’Italia in ginocchio per costringerla a svendere i suoi ‘pezzi’ migliori ai loro ‘investitori’), nessun problema: l’Italia può, entro i vigenti trattati, generare moneta interna statale a costo zero, e smascherare così, assieme ai ciarlatani del risparmio, tutto il bluff delle regole finanziarie europee, del Mes, dei vincoli, del 3%, rendendo evidente la finzione criminale applicata dall’Unione alla Grecia a tutela dei banksters, con tutte le migliaia di morti che ha causato. E che causerà anche all’Italia. Altro che solidarietà europea: genocidio.(Marco Della Luna, “Il bluff genocida dei frugali”, dal blog di Della Luna del 20 luglio 2020).Nel Risorgimento l’unificazione d’Italia fu un progetto franco-britannico in funzione anti-germanica, coperto con ideali fabbricati privi di riscontro nei popoli coinvolti, giustificato e portato avanti da un clero intellettuale massonico-progressista. Questo progetto ha prodotto l’Italia, un organismo politico artificioso, fallimentare a causa della sua composizione, con parti non adatte a stare insieme per loro caratteristiche storiche consolidate, che perciò ha prodotto impoverimento e violenze, dapprima, ai danni del Meridione, e poi una meridionalizzazione africaneggiante dello Stato e della politica ai danni del Settentrione. Simile per concetto e per effetti è il progetto dell’unificazione europea: creare un blocco in funzione di contenimento dell’Urss-Russia al servizio degli Usa, guidato dalla Franco-Germania, mettendo questa in condizioni di rastrellare le risorse dai paesi subalterni; il tutto ammantato da ideali fasulli, propagandati da un clero mercenario pseudo-intellettuale, massonico-progressista. Anche questo progetto ha prodotto un organismo artificiale, fallimentare a causa della sua composizione con parti non adatte a stare insieme per loro caratteristiche storiche consolidate, che perciò ha prodotto e produce impoverimento e violenze, per ora ai danni dei paesi meridionali e a vantaggio di quelli egemoni del Nord.
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Recovery, cioè super-rigore: d’ora in poi ci governa Berlino
Come sarebbe andata a finire lo si poteva capire già nella notte di domenica, quando Giuseppe Conte, rivolgendosi all’olandese Mark Rutte, ha detto: «Il mio paese ha una sua dignità. C’è un limite che non va superato», aggiungendo il dubbio che «si voglia piegare il braccio a un paese perché non possa usare i fondi». In quel momento è stato inevitabile ripensare ad Alexis Tsipras, in un’altra notte di luglio, quella del 2015, che nella stessa sede (solo qualche faccia diversa) si era alzato togliendosi la giacca per porgerla alla Merkel sbottando: «A questo punto, prendetevi anche questa…». Poi, com’è noto, la Troika si precipitò rapace su Atene, assumendone il pieno controllo e dando il via al saccheggio di tutto quel che di pubblico poteva essere svenduto (porti, aeroporti, centrali, ecc), tagliato (salari, sanità e pensioni), impegnato. All’Italia di Conte è andata leggerissimamente meglio, in apparenza, visto il diverso peso economico in Europa – terza economia dell’Unione – che renderebbe il tracollo senza freni di questo Paese un detonatore devastante per tutti, più della pandemia. Ma per separare con chiarezza la realtà di quanto “concordato” dalla “narrazione” che ne viene fatta già a botta calda, sarà bene vedere i singoli punti del compromesso finale, firmato alle 5.32 del mattino, al quinto giorno di un vertice che doveva durarne due.Il “successo” della Ue sta solo nel fatto che ne sia stato firmato uno, cosa che ad un certo punto sembrava persino improbabile. Ma nessuno dei 27 leaderini spaventati e feroci poteva tornare a casa senza questo risultato. Avrebbe significato la fine di un sistema di trattati e istituzioni, sanzionato pesantemente dai “mercati” e quindi un moltiplicatore degli effetti negativi della pandemia che avrebbe alla fine travolto anche chi si sente meno esposto. Qui si consuma tutta la “vittoria” del povero Conte. Alla fine viene confermata la cifra di 750 miliardi complessivi, 390 dei quali in “trasferimenti” (dovevano essere 500, definiti impropriamente “a fondo perduto”) e 360 in normali prestiti (e relativo aumento del debito pubblico). Per l’Italia, viene detto con grande enfasi su tutti i canali, c’è addirittura una cifra superiore alle attese, almeno sul piano astratto: 209 miliardi, invece degli originari 170, anche se con una ripartizione parecchio diversa tra trasferimenti (grants, 81 miliardi) e prestiti (loans, 127). La differenza è quasi 38 miliardi, ossia quelli ottenibili con il famigerato Mes, ma con condizioni pressoché identiche, se non anche peggiori (lo sapremo da un esame più dettagliato).Da dove vengono fuori questi soldi, lo abbiamo spiegato molte volte e dunque non ci dilunghiamo nei dettagli. Vengono reperiti sui mercati tramite “titoli europei”, garantiti dai singoli Stati pro quota, in percentuale sul Pil. In questo senso, si tratta di una “condivisione del debito” una tantum, limitatamente a questo episodio che si vorrebbe irripetibile. Dunque neanche la parte “a fondo perduto” è fatta di “soldi regalati”. Anzi, si tratta di “soldi nostri” che possono essere spesi solo col permesso altrui e secondo “direttive” che, come quasi sempre, ci massacrano come popolazione. Ogni paese dovrà versare la sua parte – sotto forma di interessi sul debito comune, e il normale rimborso a scadenza dei titoli, quindi nel futuro più o meno lontano – e ricevere una percentuale leggermente diversa a seconda della gravità dei danni ricevuti dalla pandemia. Su questa parte, dicevamo altrove, va fatto il calcolo del dare e dell’avere, e vedere se c’è una differenza positiva oppure no. Non c’è, già secondo il meccanismo originariamente proposto da Merkel, Macron e von der Leyen. Vedremo il quanto non appena avremo fatto i calcoli con la versione appena firmata. Il vero cuore del lunghissimo conflitto è stato su questo punto, in tutta evidenza politico.Nessuno contestava la necessità di un “intervento straordinario”, visto che tutti i paesi sono stati duramente colpiti dalla crisi. Ma tutti capivano che questa era una straordinaria occasione per riscrivere le gerarchie dei poteri fra i 27 e dentro le istituzioni comunitarie, stabilendo con chiarezza definitiva chi comanda e chi si impoverisce. Che l’Unione Europea sia soltanto un ring dove partner teorici si scambiano calci sotto la sedia, sgambetti, agguati dietro ogni angolo, per guadagnarci a scapito degli altri (in una “economia chiusa”, almeno in parte, il gioco è sempre a somma zero), lo abbiamo spiegato spesso. Ma ora si è visto con chiarezza. Per quattro lunghi giorni che hanno messo “europeisti” media mainstream in fortissimo imbarazzo. Il nocciolo dello scontro, come riferito con disarmante sconforto da ogni inviato a Bruxelles, riguardava il “potere di veto” preteso dall’olandese Mark Rutte su ogni tranche di erogazione del fondo ad ogni singolo paese (ma in primo luogo all’Italia, eletta a “sorvegliato speciale”, e non da ora).Un meccanismo folle – uno qualsiasi dei 27 avrebbe potuto bloccare tutto in ogni momento, in un infermo di veti incrociati e prevedibili ritorsioni che avrebbe significato la paralisi del Recovery Fund e della stessa Ue – che metteva in discussione le stesse istituzioni comunitarie create per questo (Commissione Europea, Eurogruppo, Mes, ecc). Su questo, non a caso, c’è stata l’ultima sospensione del vertice – intorno alla mezzanotte – per cercare un “compromesso specifico” che accontentasse chi voleva poter tirare un “fremo d’emergenza” e chi, comprensibilmente, riteneva questo “un’offesa alla dignità” del proprio paese, oltre che una stronzata sul piano istituzionale. Alla fine la posizione contraria di Conte (condivisa da Spagna, Grecia, Portogallo) è stata schiacciata senza pietà. Segno certo che dietro il gruppetto dei sedicenti “frugali” c’è la ben più potente mano tedesca, che ha usato i “nanerottoli uniti” per imbavagliare un “paese grande” senza doversi esporre più di tanto (anzi, facendo la parte del “poliziotto buono”).Vediamo il meccanismo infine approvato: quando, in autunno, ogni governo proporrà il suo “Piano nazionale di riforme”, precondizione per accedere al Recovery Fund, la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo in base a quanto rispetta le indicazioni comunitarie in materia di politiche verdi, digitali e, soprattutto, delle raccomandazioni Ue 2019-2020. Per l’Italia, in particolare, si tratterà di mettere in campo le riforme di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. A scanso di equivoci, visto che si tratta di ridurre sul lungo periodo un debito pubblico che in questo frangente necessariamente aumenta, si parla di tagli draconiani su tutti questi capitoli (che costituiscono del resto, come in ogni paese europeo, il grosso della spesa pubblica). Altro che “autunno caldo”, potremmo avere parecchi anni vulcanici, come temperatura sociale oggettiva…Fin qui, il giudizio sulla “ammissibilità” o meno dei singoli piani nazionali spettava alla Commissione Europea, insomma il “governo” comunitario guidato dalla von der Leyen. Ora, accettando di fatto la posizione olandese (e tedesca, altrimenti non sarebbe mai passata), il giudizio di Bruxelles sarà però votato anche dai ministri a maggioranza qualificata. In pratica basta un gruppo di paesi che rappresenta il 35% della popolazione dei 27 a bloccare ogni singola erogazione delle “rate” del Recovery. I “frugali” non dispongono di quelle dimensioni, perciò è chiarissimo che questo meccanismo prevede l’intervento di un “grande paese”, con capitale Berlino. A sua discrezione… Nei fatti, le singole decisioni sui pagamenti della Commissione dovranno essere confermate dagli sherpa dei ministeri delle finanze della zona euro (Efc) «per consenso»: non proprio un “diritto di veto”, ma qualcosa che ci somiglia molto. Non a caso, al momento dell’ennesima sospensione notturna, il testo dell’accordo recitava: «Se uno o più governi» dovessero vedere «serie deviazioni dai target», avrebbero potuto chiedere che la situazione di un singolo paese venga poi discussa al successivo Consiglio Europeo, mentre la Commissione avrebbe dovuto bloccare i pagamenti.Al di là dei giochini da azzeccagarbugli – classici, anche a questo livello, visto che la Ue è un sistema di “contratti”, più che di trattati – ne esce rafforzatissima la “sorveglianza” sui singoli paesi, a partire ovviamente da quelli mediterranei, che hanno gli scostamento più significativi rispetto ai parametri di Maastricht. Lo si vede anche dalla dimensione dei “rebates” (sconti sui contributi nazionali da versare nella “cassa comune europea”) di cui usufruiscono da anni molti “frugali” e che escono fortemente aumentati da questo “accordo”. Il tutto con una torsione dello stesso funzionamento istituzionale della Ue, perché il baricentro della governance viene spostato dalle strutture comunitarie a “gruppi di paesi” sufficientemente decisi a inchiodare un “partner” considerato un concorrente da disossare. Una furbata, in apparenza, ma che rischia di diventare ben presto una miscela esplosiva per tensioni interne che, si è visto, nessuno è in grado di governare davvero con soddisfazione di tutti gli interessi in campo. Naturalmente la narrazione subito messa in campo dice l’esatto opposto. “Vittoria”, “isolamento dei frugali” e sciocchezze varie inventate di sana pianta. Un cerotto su ferite sanguinose che si vedranno a breve termine, peraltro.Già alla fine dell’anno, infatti, ci potrebbe essere il primo stop sulla prima rata da riscuotere – ben che vada – a metà del prossimo anno, quando gli effetti della crisi sul sistema produttivo e la tenuta sociale di molti paesi, a partire dal nostro, saranno già esplosi. Che questa narrazione sia fasulla, lo si è visto proprio dagli schieramenti in campo a Bruxelles, dove “europeisti” e “populisti” si sono allegramente mescolati tra loro per affermare, semplicemente, il massimo dell’interesse puramente nazionale. E altrettanto avviene in Italia, con Berlusconi e Meloni “comprensivi” con il governo e il solo Salvini a fingere una bellicosità critica a fini puramente elettorali. I capitoli su cui ogni governo dovrà mettere le mani sono chiarissimi, scritti neri su bianco: pensioni (quelle in essere, visto che quelle future sono già quasi azzerate), istruzione, sanità, mercato del lavoro, amministrazione pubblica e “giustizia” da efficientare per garantire che le imprese non restino impigliate in processi civili dalla durata decennale. Le “misure impopolari” che anche il governo Conte aveva in preparazione (ma non annunciate, chissà perché…), e che anche Mark Rutte apprezzava, saranno la quotidianità per lungo tempo. La Grecia del 2015, del resto, è stata sacrificata proprio per costituire un precedente inequivocabile. Ora tocca a noi, e non solo a noi…(Dante Barontini, “Da oggi in poi ci governa Berlino”, analisi pubblicata da “Contropiano” e ripresa da “Come Don Chisciotte” il 21 luglio 2020).Come sarebbe andata a finire lo si poteva capire già nella notte di domenica, quando Giuseppe Conte, rivolgendosi all’olandese Mark Rutte, ha detto: «Il mio paese ha una sua dignità. C’è un limite che non va superato», aggiungendo il dubbio che «si voglia piegare il braccio a un paese perché non possa usare i fondi». In quel momento è stato inevitabile ripensare ad Alexis Tsipras, in un’altra notte di luglio, quella del 2015, che nella stessa sede (solo qualche faccia diversa) si era alzato togliendosi la giacca per porgerla alla Merkel sbottando: «A questo punto, prendetevi anche questa…». Poi, com’è noto, la Troika si precipitò rapace su Atene, assumendone il pieno controllo e dando il via al saccheggio di tutto quel che di pubblico poteva essere svenduto (porti, aeroporti, centrali, ecc), tagliato (salari, sanità e pensioni), impegnato. All’Italia di Conte è andata leggerissimamente meglio, in apparenza, visto il diverso peso economico in Europa – terza economia dell’Unione – che renderebbe il tracollo senza freni di questo Paese un detonatore devastante per tutti, più della pandemia. Ma per separare con chiarezza la realtà di quanto “concordato” dalla “narrazione” che ne viene fatta già a botta calda, sarà bene vedere i singoli punti del compromesso finale, firmato alle 5.32 del mattino, al quinto giorno di un vertice che doveva durarne due.
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Magaldi: gli apprendisti stregoni del Covid hanno già perso
«Gli apprendisti stregoni che hanno provato a usare il Covid come cavallo di Troia per cinesizzare l’Occidente possono rassegnarsi: hanno già perso, anche nel caso in cui il loro nemico numero uno, Donald Trump, non dovesse essere rieletto». Se lo dice Gioele Magaldi, sostenitore di Trump nel 2016 – quando si trattava di fermare Hillary Clinton – c’è da drizzare le antenne: significa che l’establishment Usa, anche quello anti-trumpiano, ha varcato il Rubicone. Ovvero: indietro non si torna. Fine dell’accondiscendenza illimitata verso lo strapotere di Pechino, “drogato” dal decisivo aiuto (occidentale, americano) fornito a suo tempo dai massoni reazionari della “Three Eyes”, in primis il fuoriclasse Kissinger, decisi a fare della Cina post-maoista una specie di Frankenstein, un mix di turbo-capitalismo di Stato in mano a un regime dittatoriale. Modello perfetto, per gli amanti dell’horror: il paradiso degli oligarchi, ideale per rimpiazzare la democrazia occidentale. Fino a ieri, c’erano riusciti truccando le regole: la Cina fu ammessa nel Wto senza obblighi democratici, senza sindacati, senza leggi a tutela dell’ambiente e con clamorosi aiuti in termini di know-how industriale. Il piano: farne la manifattura del mondo, mettendo in crisi i lavoratori occidentali e i loro diritti. Dumping spietato: concorrenza sleale, grazie a prodotti a bassissimo costo. Poi è arrivato Trump, con il suo “America First”. Cocente, l’umiliazione inflitta Xi Jinping con l’imposizione dei dazi. Un minuto dopo, è esploso il coronavirus a Wuhan. La notizia? Ormai l’hanno capito tutti, a cosa doveva servire il Covid.Chi crede ancora alla Befana e ai giochini per la prima infanzia – Trump il puzzone, cattivo e razzista, combattuto da legioni di eroici paladini della giustizia – può a fare a meno di seguire le esternazioni di Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt nonché frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale. Nel saggio “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere sulla scorta di 6.000 pagine di documenti riservati, ha chiarito qual è il campo di gioco: a tirare le fila sono una quarantina di superlogge mondiali, da cui discendono – a valle – le tante entità paramassoniche (dal Bilderberg alla Trilaterale, dalla Chatham House al Council on Foreign Relations) erroneamente considerate onnipotenti. Ancora più sotto stanno governi, partiti, singoli leader. I loro margini operativi sono minimi: destra o sinistra, le decisioni che contano vengono prese a monte. Tra i grandi centri del potere visibile, aperto e contendibile con le elezioni, il più importante resta la Casa Bianca. «Trump è un “cavallo pazzo”, e siede a Washington grazie alla massoneria progressista che lo appoggiò perché, a differenza di Hillary, poteva sparigliare le carte, mettere fine all’ipocrisia finto-progressista dei democratici e tutelare i lavoratori americani massacrati da questa globalizzazione taroccata». Missione compiuta: ha tagliato le tasse, aumentato il deficit e realizzato la piena occupazione. Restava la mossa finale, fermare Pechino. Detto fatto: ed ecco il freno all’export cinese. Una dichiarazione di guerra, a cui gli oligarchi – dietro il paravento dell’Oms – hanno riposto con il virus e la sua gestione “terroristica”.«La prima vittima dell’operazione-Covid – dice Magaldi, in web-streaming su YouTube – doveva essere proprio Trump, “colpevole” di aver fermato l’avanzata neo-imperiale della Cina. Nel mirino però c’era l’intero Occidente, dove si sperava di ridurre stabilmente la libertà con la scusa della sicurezza sanitaria». Magaldi però annuncia che ora il peggio è passato: «L’establishment Usa, non solo quello trumpiano, ha ormai compreso che non è possibile rassegnarsi all’egemonia politico-economica della Cina di Xi Jinping, dove non c’è ombra di democrazia». Un obiettivo storico: creare un “mostro” di efficienza economica che fungesse da modello per un Occidente non più democratico. «Di fronte allo “stop” imposto finalmente da Trump – accusa Magaldi – un minuto dopo è scattata la pandemia a Wuhan, sotto gli occhi dell’Oms: e ormai, nel potere americano, tutti si sono accorti di questa clamorosa sincronicità». Magaldi è ottimista: «Indietro non si tornerà, neppure nel caso dovesse finire alla Casa Bianca l’evanescente Joe Biden: non rivivremo più la situazione pre-Covid, in cui alla Cina si consentiva di invadere impunemente i nostri mercati grazie al poderoso sostegno delle banche statali di Pechino».Nella sua analisi, Magaldi ribadisce che Trump era (e resta) il primo obiettivo del “partito del Covid”: «Si erano illusi – dice – che bastasse abbattere l’attuale presidente, per ripristinare lo strapotere del network, anche occidentale e statunitense, che conta sulla Cina come modello alternativo al nostro, verso una società meno libera e dominata da una durissima disciplina sociale». Insiste il leader “rooseveltiano”: «Questi nemici di Trump, che sono massoni “neoaristocratici”, hanno già perso in partenza, anche qualora Trump dovesse mancare l’obiettivo della rielezione alla Casa Bianca». Certo, ci sarà comunque da ballare parecchio: «Prepariamoci a vivere un’estate ricca di colpi di scena, a livello mondiale ma anche europeo e italiano». A proprosito di Belpaese: a Giuseppe Conte, nelle prossime ore il Movimento Roosevelt presenterà il suo “ultimatum”, lungamente annunciato: in pratica, si tratta di una serie di misure salva-Italia, applicabili subito. Il pacchetto di proposte sarà presentato «non appena sarà terminata questa grottesca messinscena dell’ultimo vertice Ue, che servirà solo a propiziare “botte da orbi” per il governo italiano». Magaldi boccia Conte senza riserve: «E’ un personaggio stucchevole, un narcisista che vive di superficialità assoluta e tradisce la sua imbarazzante insipienza. Oggi poi in Europa fa una voce grossa che non ha, ed è seduto su un ramo che gli stanno già segando».In sintesi: «L’umiliazione non è di Conte ma dell’Italia, che ha un premier a cui non affiderei nemmeno un condominio». Scontato che torni a Roma con in mano un pugno di mosche, mentre nelle retrovie del grande potere – quello che conta – si segnala «l’altissimo profilo che sta tenendo Mario Draghi, candidato naturale alla successione a Mattarella». Non a caso, Papa Bergoglio ha appena inserito Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, prestigiosa consulta vaticana «retta da un prodiano», il bolognese Stefano Zamagni. Per Magaldi, il messaggio di Bergoglio è esplicito: «Promuovendo Draghi, il pontefice chiede a Romano Prodi – che brama il Quirinale, e per questo è pronto a “riabilitare” persino Berlusconi, sperando di procacciarsene i voti – di dimostrarsi all’altezza dell’ex presidente della Bce, che nell’ultimo anno è stato capace di ammettere i suoi gravi errori, mettendosi a disposizione di un progetto di rinascita nazionale, socio-economica e democratica». Lo storico liquidatore dell’Iri resta ben lontano dalle vette toccate da Draghi: «Romano Prodi è un massone conservatore e oligarchico, quindi un contro-iniziato di lusso», afferma il presidente “rooseveltiano”, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico.«Come Draghi, l’ex leader dell’Ulivo ha partecipato alla disastrosa privatizzazione dell’Italia e all’instaurazione dell’ordoliberismo eurocratico fondato sull’austerity, ma a differenza di Draghi – che se n’è emendato, giungendo a cambiare a casacca impegnandosi con la massoneria progressista – Prodi non ha mostrato la capacità di ammettere i suoi errori: anzi, nel suo ambire al Quirinale (per la terza volta) dimostra solo di essere dominato dal desiderio, che in termini esoterici è la base della cattiva stregoneria». Per Magaldi, «Prodi resta un nemico di abbattere, a meno che non si arrenda e compia una conversione come quella di cui è stata capace Christine Lagarde, altra esponente della massoneria reazionaria passata al fronte progressista». Quanto a Conte, pesce piccolissimo nell’acquario del potere visto che «si limita a eseguire ordini», nelle prossime ore riceverà “l’ultimatum” del Movimento Roosevelt. «Conterrà indicazioni precise su come agire, in modo immediato, per evitare in autunno il disastro socio-economico della nazione. Qualora non ci ascoltasse – avverte Magaldi – Conte se la vedrà con la Milizia Rooseveltiana, nelle piazze: se gli “apprendisti stregoni” del Covid e la loro “polizia sanitaria” speravano di trasformare gli italiani in pecore ubbidienti, si accorgeranno di dover fare i conti con lupi gagliardi e determinati».Chi crede alla Befana può anche continuare a credere che Giuseppe Conte sia una specie di leader, anziché un cameriere destinato a sparire dalla scena senza lasciare traccia. Può pensarlo chi è così cieco da immaginare che sia un semplice incidente, l’enormità del lockdown mondiale: un cortocircuito epocale, senza precedenti nella storia, con ripercussioni mostruose sugli equilibri economici, sociali e geopolitici del pianeta. E sono ancora le famose fette di prosciutto davanti agli occhi a suggerire, ai non vedenti, l’idea che il premier olandese Mark Rutte, «massone reazionario», sia davvero frenato in qualche modo dalla collega e “sorella” Angela Merkel, che finge di mediare tra falchi e colombe con l’unico obiettivo di inguaiare l’Italia, cioè l’unico peso massimo europeo rimasto senza aiuti, con imprese alla canna del gas e un governo-fantasma, agli ordini delle direttive “cinesi” dell’Oms. Uno spettacolo penoso, dal finale scontato: il disastro economico. «Proprio per questo – chiosa Magaldi – c’è chi sogna una “seconda ondata” per poter imporre in autunno un nuovo lockdown». Ma ha fatto male i suoi conti, avverte il leader “rooseveltiano”: ogni mossa, in questa recita drammatica, avrà un prezzo carissimo. E in ogni caso, “lassù”, la decisione è presa: Trump o non Trump, il “partito del rigore” (ieri finanziario, oggi psico-sanitario) non riuscirà a trasformarci in neo-sudditi orwelliani.«Gli apprendisti stregoni che hanno provato a usare il Covid come cavallo di Troia per cinesizzare l’Occidente possono rassegnarsi: hanno già perso, anche nel caso in cui il loro nemico numero uno, Donald Trump, non dovesse essere rieletto». Se lo dice Gioele Magaldi, sostenitore di Trump nel 2016 – quando si trattava di fermare Hillary Clinton – c’è da drizzare le antenne: significa che l’establishment Usa, anche quello anti-trumpiano, ha varcato il Rubicone. Ovvero: indietro non si torna. Fine dell’accondiscendenza illimitata verso lo strapotere di Pechino, “drogato” dal decisivo aiuto (occidentale, americano) fornito a suo tempo dai massoni reazionari della “Three Eyes”, in primis il fuoriclasse Kissinger, decisi a fare della Cina post-maoista una specie di Frankenstein, un mix di turbo-capitalismo di Stato in mano a un regime dittatoriale. Modello perfetto, per gli amanti dell’horror: il paradiso degli oligarchi, ideale per rimpiazzare la democrazia occidentale. Fino a ieri, c’erano riusciti truccando le regole: la Cina fu ammessa nel Wto senza obblighi democratici, senza sindacati, senza leggi a tutela dell’ambiente e con clamorosi aiuti in termini di know-how industriale. Il piano: farne la manifattura del mondo, mettendo in crisi i lavoratori occidentali e i loro diritti. Dumping spietato: concorrenza sleale, grazie a prodotti a bassissimo costo. Poi è arrivato Trump, con il suo “America First”. Cocente, l’umiliazione inflitta Xi Jinping con l’imposizione dei dazi. Un minuto dopo, è esploso il coronavirus a Wuhan. La notizia? Ormai l’hanno capito tutti, a cosa doveva servire il Covid.
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Rispunta Draghi, e brucia un’altra cattedrale in Francia
Tanti anni fa, Guido Ceronetti scrisse che in fondo al cuore malato di ogni piromane c’è sempre un impulso irrefrenabile e sacrilego, forse neppure consapevole, nel fare strage dell’ancestrale sacralità del bosco, a lungo venerato come antica dimora delle divinità. Nel medioevo furono i maestri massoni, dall’alto delle loro conoscenze vitruviane e pitagoriche, a erigere spettacolari cattedrali dominate da imponenti colonnati, vere e proprie “foreste di pietra” che ricordano da vicino la maestà dei grandi alberi. Lo sottolinea Michele Giovagnoli, nel saggio “La messa è finita” (UnoEditori): dopo aver sterminato gli alberi secolari, il culto romano sostituì il bosco naturale con quello artificiale, urbano e marmoreo. Giovagnoli cita il Concilio di Nantes, che si svolse attorno all’anno 890, quando le campagne europee brulicavano ancora di ferventi pagani: all’epoca, scrive l’autore, l’albero millenario – meta di pellegrinaggio – era venerato come un’entità divina. Per questo, la Chiesa medievale dispose che le grandi querce venissero abbattute, eradicate, fatte a pezzi e infine bruciate: un rogo rituale, come quello destinato agli eretici. Fa notizia, oggi, l’incendio che il 18 luglio ha devastato proprio la cattedrale di Nantes, irrequieta città storicamente incline a essere associata alla Bretagna, più che alla Francia.E’ il secondo incendio, nel giro di un anno, che colpisce una cattedrale francese: il 15 aprile 2019 andò in fumo il tetto di Notre Dame de Paris, monumento-simbolo della capitale e grandiosa chiesa di origine templare consacrata alla Maddalena, patrona della Francia, paese che ancora oggi coltiva la memoria leggendaria del presunto sbarco in Camargue, a Sainte-Marie-de-la-Mer, delle “Marie venute dal mare”, dopo i fatti di Gerusalemme, a diffondere il cristianesimo in Europa. Una missione che si vuole propiziata dal misterioso Giuseppe d’Arimatea, il potente armatore che secondo la tradizione evangelica riscattò da Pilato le spoglie del Nazzareno dopo la crocifissione. Un evento su cui in tanti hanno ricamato storie, fino al “Codice da Vinci” di Dan Brown, ipotizzando una discendenza terrena di Jeoshua-Gesù. Il templarismo, che sognava una sorta di unità europea ante litteram basata sul superamento delle frontiere, custodiva probabilmente il ricordo della primissima Chiesa cristiana, quella di Giacomo, lungo la rotta del “campo di stelle” (Compostela), un tratto di Via Lattea destinato a unire idealmente Gerusalemme a Roma. Sulle rive del Tevere, invece, in capo a tre secoli si sarebbe poi insediato il potere cattolico, per volere dell’imperatore Costantino: una solidissima burocrazia religiosa basata sull’alleanza – storicamente infondata – degli apostoli Pietro e Paolo, quelli a cui è dedicata la cattedrale di Nantes ora colpita dalla furia incendiaria.Era l’8 aprile 2020 quando prese fuoco, a Città della Pieve, il tetto della dimora umbra di Mario Draghi: dell’ex presidente della Bce si parlava con insistenza, come possibile successore di Giuseppe Conte. A fine marzo, con una clamorosa lettera pubblicata dal “Finacial Times”, Draghi aveva annunciato una svolta copernicana per uscire dalla crisi economica prodotta dall’austerity europea e aggravata dal lockdown imposto in occasione del coronavirus. La sua ricetta: emissione illimitata di moneta, per soccorrere Stati, aziende e famiglie con aiuti immediati e a fondo perduto. In passato artefice di primissimo piano dell’euro-sistema basato sul rigore finanziario, Draghi ha compiuto un dietrofront inaudito, richiamandosi al New Deal di Roosevelt e alla lezione di Keynes basata sull’intervento diretto dello Stato nell’economia. Afferma Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014): già distintosi tra i massimi leader del fronte massonico reazionario, protagonista del neo-feudalesimo europeo basato sull’austerity, Draghi ha abbandonato i circuiti massonici “neoaristocratici” per essere accolto nei ranghi della massoneria sovranazionale “progressista”, che predica la fine dell’attuale governance Ue dominata da oligarchie finanziarie neoliberiste e post-democratiche. Si tratta di un network massonico sovranazionale che, secondo Magaldi, è lo sponsor occulto del nuovo superpotere globale cinese, vero protagonista dell’evento-Covid interpretato come laboratorio anche sociale, fondato sulla sospensione delle libertà occidentali.Sui giornali, lo stesso Draghi è tornato il 10 luglio scorso, quando Papa Francesco lo ha nominato tra i membri eccellenti della prestigiosa Pontificia Accademia delle Scienze Sociali: un “endorsement” decisamente vistoso, che sembra preludere a un imminente ingresso di Draghi alla guida dell’Italia. Evento che pare confermato dai recenti, reclamizzati colloqui con politici italiani, tra cui lo stesso Di Maio, proprio mentre Giuseppe Conte (vicinissimo all’Oltretevere) annaspa ancora nella palude di Bruxelles, senza riuscire a portare a casa alcun risultato utile a risollevare l’economia nazionale, ormai in stato di drammatica emergenza. Segnali incrociati: luce verde a Draghi, che in ultima analisi punterebbe al Quirinale dopo Mattarella, e fuoco doloso – ancora – ad accompagnare, in qualche modo, il ritorno sulla scena pubblica dell’ex banchiere centrale europeo? E’ forse un oscuro messaggio indirizzato al Vaticano, il rogo della cattedrale consacrata a Pietro e Paolo in un paese come la Francia, oggi retto dall’oligarca Macron, già banchiere della scuderia Rothschild? Semplici coincidenze, curiose analogie o precise suggestioni cifrate? Solo due anni fa, Bergoglio accolse Macron in Vaticano con tutti gli onori, proprio mentre il presidente francese conduceva un durissimo attacco contro il governo italiano, allora “gialloverde”, col pretesto della politica contro i migranti (a cui però la Francia, per prima, aveva chiuso le frontiere).Negli ultimi anni, sempre la Francia è stata al centro di eventi oscuri come l’opaco “neoterrorismo” targato Isis, dalla strage di Charlie Hebdo (gennaio 2015) alla carneficina di Nizza (14 luglio 2016), passando per la mattanza del Bataclan. Identico il copione: il terrorista spara sulla folla – mai sui simboli del potere – per poi essere ucciso dalle forze di sicurezza, prima di poter essere interrogato. Nel saggio “Dalla massoneria al terrorismo” (Revoluzione, 2016) il simbologo Gianfranco Carpeoro ha svelato la precisa simbologia – non islamica, ma massonica – dietro a quei sanguinosi attentati europei, imputati a una torbida “sovragestione” favorita da settori dell’intelligence, come quelli risultati coinvolti nel fornire le armi al commando di Charlie Hebdo (da cui la decisione del governo francese di “tombare” le indagini sul caso, apponendo il segreto di Stato). Oggi, l’Europa vive un momento decisivo: l’Italia, allo stremo, chiede soccorso all’Ue degli oligarchi ma rimedia l’ennesimo rifiuto, con l’alibi dell’intransigenza olandese. Nel frattempo, Mario Draghi si scalda in panchina, anche col placet del Papa. E pochi giorni dopo va a fuoco la cattedrale di Nantes. Il rogo è doloso: gli inquirenti hanno rinvenuto tre inneschi. Dal canto suo, Magaldi annuncia: sono in vista rivolgimenti epocali, nel mondo massonico fino a ieri dominato dall’ala reazionaria, fautrice del rigore. C’è dunque un nesso, con gli incendi? Nel paese più amato dai neo-terroristi, c’è chi fa sapere di non gradire l’ipotetica svolta che si preparerebbe?Tanti anni fa, Guido Ceronetti scrisse che in fondo al cuore malato di ogni piromane c’è sempre un impulso irrefrenabile e sacrilego, forse neppure consapevole, nel fare strage dell’ancestrale sacralità del bosco, a lungo venerato come antica dimora delle divinità. Nel medioevo furono i maestri massoni, dall’alto delle loro conoscenze vitruviane e pitagoriche, a erigere spettacolari cattedrali dominate da imponenti colonnati, vere e proprie “foreste di pietra” che ricordano da vicino la maestà dei grandi alberi. Lo sottolinea Michele Giovagnoli, nel saggio “La messa è finita” (UnoEditori): dopo aver sterminato gli alberi secolari, il culto romano sostituì il bosco naturale con quello artificiale, urbano e marmoreo. Giovagnoli cita il Concilio di Nantes, che si svolse attorno all’anno 890, quando le campagne europee brulicavano ancora di ferventi pagani: all’epoca, scrive l’autore, l’albero millenario – meta di pellegrinaggio – era venerato come un’entità divina. Per questo, la Chiesa medievale dispose che le grandi querce venissero abbattute, eradicate, fatte a pezzi e infine bruciate: un rogo rituale, come quello destinato agli eretici. Fa notizia, oggi, l’incendio che il 18 luglio ha devastato proprio la cattedrale di Nantes, irrequieta città storicamente incline a essere associata alla Bretagna, più che alla Francia.
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Svolta progressista, tandem Prodi-Draghi grazie al Papa?
Romano Prodi verso il Quirinale, con la benedizione del Vaticano e della massoneria progressista che vede in Mario Draghi un nuovo campione? Si profilano alleanze fino a ieri impensabili, per seppellire finalmente la stagione del rigore europeo? «Attenti a Papa Bergoglio: nominare Mario Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali significa invitare al dialogo il mondo massonico del laico Draghi e il mondo massonico del cattolico Prodi». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale (Gran Maestro del Grande Oriente Democratico), saluta con estremo favore la recente mossa di Papa Francesco: «Dimostra un impegno preciso: propiziare il dialogo tra componenti decisive, che ieri hanno contribuito alla disastrosa austerity di cui ha fatto le spese l’Italia, ma che domani – sulla carta – potrebbero collaborare per superare questa pagina buia, di cui la crisi innescata dal coronavirus (con le sue conseguenze economico-finanziarie) non è che l’ultimo capitolo». In altre parole: proprio mentre l’Italia di Conte annaspa in modo allarmante, a corto di liquidità dopo il blocco imposto all’economia a causa del Covid, sta per crollare il “Muro di Bruxelles” che ha finora costretto il paese a indicibili sofferenze finanziarie?Nel saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014), Magaldi ha messo a nudo il ruolo delle superlogge sovranazionali nel back-office del potere mondiale: tra i “cattivi” del passato recente, l’autore mette sia Draghi che Prodi, due super-privatizzatori in grembiulino. «I loro demeriti storici sono incancellabili: come direttore generale del Tesoro, Draghi ha agevolato le disastrose privatizzazioni all’italiana, e poi – una volta alla Bce – non ha fatto nulla per aiutare l’Italia durante la crisi dello spread che portò al tragico governo Monti». E Prodi? «Prima ha smantellato l’Iri, privando il paese di un fondamentale supporto economico, e poi ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani obbligando l’Italia ad accettare un cambio lira-euro più che svantaggioso». Poi, la più inattesa delle svolte: già nei mesi scorsi, lo stesso Magaldi aveva segnalato il clamoroso riposizionamento di Draghi, tornato – dopo decenni – all’impostazione keynesiana delle origini. Lo dimostrano svariate sortite pubbliche di Draghi, fino alla lettera-manifesto consegnata al “Financial Times” a fine marzo, in cui l’ex presidente della Bce esorta l’Ue ad abbandonare la linea del rigore, ricorrendo a massicci investimenti a fondo perduto per superare i contraccolpi della devastante crisi economica provocata dal coronavirus.Non solo: il “fratello” Draghi – ha spiegato Magaldi – ha chiesto di essere accolto nelle fila della massoneria progressista, dopo aver abbandonato il circuito “neoaristocratico” in cui aveva militato, divenendo uno dei massimi architetti dell’euro-rigore. Da parte di Draghi, quindi, un’inversione di rotta davvero inequivocabile. «Non si può dire che Prodi abbia fatto altrettanto», precisa Magaldi, che però sottolinea le recenti aperture di Prodi nei confronti di Berlusconi: come se si preparasse a dialogare con tutti (accettando quindi anche i voti di Forza Italia in vista della sua possibile elezione al Quirinale, dopo Mattarella), nel segno di una prospettiva di unità nazionale che porti l’Italia fuori dal vicolo cieco in cui è finita, dopo il lockdowm imposto da Conte, senza alcun aiuto sostanziale da parte dell’Ue. Prodi al Quirinale, anziché Draghi? «A noi massoni progressisti non interessano i nomi, ma i programmi», chiarisce Magaldi. «Staremo a vedere se Prodi farà seguire impegni precisi». Intanto, aggiunge, la clamorosa “promozione” di Draghi, da parte del pontefice, indica un intento preciso: unire le forze, per uscire dalla crisi.Chiarissimo, per Magaldi, il messaggio di Bergoglio: tentare di costruire un dialogo tra “anime” massoniche distinte, chiamate a collaborare per salvare il paese dalla catastrofe incombente: «E’ ormai chiaro a tutti – dice il presidente “rooseveltiano” – che il tipo di lockdown imposto all’Italia è stato sproporzionato, rispetto al reale tenore della minaccia sanitaria. Misure così severe – aggiunge Magaldi- sono state imposte dalla gestione dell’emergenza ispirata dalla super-massoneria reazionaria, che ha fatto della Cina una sorta di “mostro” economico senza diritti, vero e proprio laboratorio per un ipotetico Occidente post-democratico». Ribadisce Magaldi: «Il popolo cinese ha sbalordito il mondo con i suoi spettacolari successi economici, ma la stessa élite politica di Pechino è “prigioniera” dell’oligarchia massonica incarnata da figure come Kissinger, che hanno voluto fare del colosso asiatico una specie di “Frankenstein”, senza diritti né democrazia: una “macchina da guerra”, capace di sfidare pericolosamente il mondo occidentale».Proprio nell’opaca gestione del Covid, ispirata da Pechino con la supervisione dell’altrettanto opaca Oms, Magaldi vede un tentativo di ridurre gli spazi democratici. «Noi massoni progressisti – avverte – romperemo le corna, letteralmente, ai “terroristi” che insistono nello spaventare gli italiani evocando una “seconda ondata” del Covid, al solo scopo di imporre una “dittatura sanitaria” che serva a cancellare la nostra democrazia, riducendo l’Italia a una sorta di provincia cinese». Fino a ieri, Romano Prodi elogiava senza riserve il sistema-Cina. Ora le cose potrebbero cambiare? Magaldi è ottimista: «A livello mondiale, si moltiplicano i segnali di un cambio di rotta epocale: Donald Trump ha citato Martin Luther King nel suo discorso del 4 luglio dal Monte Rushmore, e il premier inglese Boris Johnson ha evocato esplicitamente il New Deal di Roosevelt come unico mezzo per risollevare l’economia, facendo suonare le campane a morto per la funesta egemonia del neoliberismo che ha prodotto la grande crisi europea fondata sul rigore». E ora, Bergoglio: «Nel valorizzare Draghi presso le istituzioni accademiche vaticane, si legge la volontà di favorire un dialogo tra forze che potrebbero coalizzarsi per porre fine all’intransigenza dell’Ue, che oggi nega all’Italia i fondi indispensabili per uscire dalla crisi, già gravissima e ora resa catastrofica dal lockdown».Nella sostanza, lo stesso Prodi potrebbe imitare la recente “conversione” progressista di Draghi (e di Christine Lagarde), abbandonando la supermassoneria reazionaria, neoliberista e privatizzatrice? Segnali clamorosi, osserva Magaldi, in linea col “divorzio” della Gran Bretagna da Huawei (cavallo di Troia del regime cinese), dopo i dazi che Trump ha imposto, a muso duro, a Xi Jinping. Fino a ieri, Romano Prodi sembrava allineato alla massoneria “neoaristocratica” che domina il regime di Pechino, conclude Magaldi: «Ora, dopo Draghi e la Lagarde, altri grandi nomi dell’establishment italiano sembrano in procinto di “traslocare” finalmente nello schieramento progressista, con un obiettivo fondamentale: smantellare il dogma del rigore finanziario, che ha trasformato questa Unione Europea in una trappola, decretando la crisi infinita di economie come quella italiana». Da Bergoglio – che chiama a sé Draghi, nel mondo accademico vaticano – arriva dunque un assist clamoroso, per indurre i massimi “big” italiani a fare squadra? Possibile obiettivo: rimediare agli errori del passato e impegnarsi ad abbattere la camicia di forza dell’ordoliberismo, l’ideologia reazionaria di un potere supermassonico che, negli ultimi decenni, ha spedito l’Italia in zona retrocessione, rendendola sola e indifesa di fronte a un’emergenza economica come quella provocata dalla “malagestione” del Covid.Romano Prodi verso il Quirinale, con la benedizione del Vaticano e della massoneria progressista che vede in Mario Draghi un nuovo campione? Si profilano alleanze fino a ieri impensabili, per seppellire finalmente la stagione del rigore europeo? «Attenti a Papa Bergoglio: nominare Mario Draghi nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali significa invitare al dialogo il mondo massonico del laico Draghi e il mondo massonico del cattolico Prodi». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale (Gran Maestro del Grande Oriente Democratico), saluta con estremo favore la recente mossa di Papa Francesco: «Dimostra un impegno preciso: propiziare il dialogo tra componenti decisive, che ieri hanno contribuito alla disastrosa austerity di cui ha fatto le spese l’Italia, ma che domani – sulla carta – potrebbero collaborare per superare questa pagina buia, di cui la crisi innescata dal coronavirus (con le sue conseguenze economico-finanziarie) non è che l’ultimo capitolo». In altre parole: proprio mentre l’Italia di Conte annaspa in modo allarmante, a corto di liquidità dopo il blocco imposto all’economia a causa del Covid, sta per crollare il “Muro di Bruxelles” che ha finora costretto il paese a indicibili sofferenze finanziarie?
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Ma gli italiani hanno vissuto al di sotto delle loro possibilità
Uno dei vantaggi del mio lavoro è quello di girare spesso per le grandi città internazionali e di passarci anche diversi giorni, costretto a documentarmi e ad usare i servizi pubblici per risparmiare. Inoltre, caso vuole che alcune città ormai le abbia visitate più e più volte. E’ per questo che posso dire con assoluta serenità che il luogo comune per il quale “l’Italia è il paese più bello del mondo” è il più veritiero che ci sia. Non c’entrano un tubo i ricordi personali, gli affetti, l’istinto e il cordone ombelicale: l’Italia è oggettivamente il paese più bello del mondo, e chi sostiene il contrario è perchè ne ha una conoscenza molto superficiale. Gi stranieri non si permetterebbero mai di dirlo; la stragrande maggioranza lo sa benissimo che il loro luogo d’origine, rispetto all’Italia, è una cloaca, e per quanto nazionalisti possano essere, mai sentirete dire che l’Italia non è bella. Sono appena tornato da Napoli, città che molti italiani e molti stranieri considerano un immondezzaio invivibile. C’ero stato almeno altre 6 volte. Il turismo del Golfo è quasi tutto straniero: i media hanno detto agli italiani che Napoli è pericolosa, che ti stuprano, che ti scippano coi motorini, che ti imbrogliano di sicuro e che è piena di immondizia. Dunque, al massimo ci si va con la gita della scuola, protetti da professori e touring operator, come fosse una crociera sul Nilo.Da adulti, con i bambini piccoli al seguito, invece, ci vanno quasi esclusivamente americani, inglesi, spagnoli (e chissà come mai). La realtà è che a Napoli sembra di essere dentro un film, e che ogni cosa è di una bellezza irripetibile. La mia guida alla città sotterranea – Francesco – quasi aveva le lacrime agli occhi mentre spiegava come i napoletani di tremila anni fa avessero costruito la città scavando nel tufo fino a 40 metri di profondità e portando blocchi di quintali in superficie, morendo a centinaia, salendo e scendendo nelle viscere della terra senza alcuna sicurezza. Ai Campi Flegrei, a Pompei, al castello del Maschio Angioino, dopo i racconti delle guide, ti dispiace di non essere napoletano. Ti sembra quasi di doverli invidiare. E sono tutte guide che raccontano aneddoti personali, fanno battute, uno si è messo anche a cantare. Al British, al Louvre, al Museo di Sissy, invece, sono solo capaci (al triplo del costo) di rifilarti una fottuta, impersonale e noiosissima audioguida coi numeretti da pigiare. E ho preso Napoli ad esempio solo perchè l’ho appena visitata e perchè viene dipinta sempre malissimo; ma cosa si potrebbe dire del resto d’Italia? Non basterebbero tutti i blog del mondo.A cosa è dovuta questa bellezza? Il paesaggio naturale, senza dubbio, ma allora anche la Grecia o la Spagna o la Tunisia dovrebbero essere così. E invece non lo sono manco per niente. La Tunisia o la Francia stanno all’Italia come una busta di fave sta a Belen Rodriguez, pur avendo anch’esse paesaggi naturali di pari dignità. Non è solo una questione di paesaggio, ma è soprattutto una questione di storia, di lavoro impiegato e di tanta ricchezza prodotta in questi secoli di civiltà e di fatiche dei nostri progenitori. Ancora oggi, la Pompei degli scavi archeologici è una città dalla struttura intelligente, molto più di tante cittadine – anche nuove – realizzate in giro per il mondo e invivibili per posizione e rete viaria. Come mai gli italiani avevano ponti, acquedotti, ville mastodontiche, fontane e strutture termali migliaia di anni fa, quando nel resto del mondo non c’era un emerito cazzo? Perchè erano ricchi… Non c’è un’altra risposta. Erano mediamente molto più ricchi e più colti di tutte le altre civiltà, anche di quella greca, per il semplice fatto che quella italiana durò molto più a lungo, se consideriamo – dopo i fasti dell’Impero Romano – anche il dominio mondiale della Chiesa, il Rinascimento e Venezia.Ancora oggi, dopo essere diventati colonia americana e dopo che ci hanno affamati, gli altri Stati non riescono a raggiungere un tale grado di bellezza. Il che, se pensiamo all’evoluzione tecnologica che c’è stata, ha davvero dell’incredibile. Eppure ci raccontano, con riferimento agli ultimi 50 anni, che solo per il fatto di avere un lavoro, un mutuo per la casa e la pensione, noi italiani “siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”. Ma è vero proprio l’opposto: la civiltà più ricca del mondo, con le sue bellezze naturali, agricole, produttive e monumentali, ha permesso ai suoi cittadini solo un lavoro dipendente malpagato e una pensione. Questo significa vivere al di sotto delle proprie possibilità, e non al di sopra. Oggigiorno, il paese che al mondo offre la ricchezza maggiore ai suoi cittadini è la Svizzera. Parliamoci molto chiaramente: in Svizzera ci sono 4 mucche e 3 galline, e non necessariamente in quest’ordine. Ci sono scomode montagne e le città hanno edifici e monumenti risibili, rispetto ai nostri. Il successo della Svizzera è dovuto a 3 cose: sono democratici nel senso “greco” del termine (le decisioni le prendono assieme a livello locale: nemmeno in condominio puoi entrare, se il resto dei condomini ti giudica sfavorevolmente); sono fuori dall’Unione Europea; conoscono la finanza.Sul punto 1 e 3 arrancheremo sempre, ma il punto 2 sarebbe così facile da risolvere a nostro favore. Tornando però al tema, mi rendo conto che l’esempio “turistico” può apparire limitante: vogliamo allora passare all’agricoltura italiana? L’Italia è lo 0,5% della superficie del mondo, con 14 milioni di ettari coltivati su 800 milioni. Eppure rappresenta, senza se e senza ma, l’eccellenza dell’agroalimentare nel mondo. E’ l’unico luogo al mondo dove l’incontro tra i venti del mare dal Sud e quelli delle montagne del Nord produce un microclima unico. Abbiamo 7.000 specie di flora vascolare e di vegetali mangiabili (il secondo paese al mondo ne ha solo la metà, 3.300); abbiamo 58.000 specie animali (il secondo paese al mondo ne ha 20.000); abbiamo 1.200 vitigni autoctoni (il secondo ne ha 222), abbiamo 533 cultivar di ulivi (il secondo paese al mondo ne ha 70). E si potrebbe andare avanti. Però, per lo scemo del villaggio, viviamo “al di sopra delle nostre possibilità”. Vado avanti? Vado avanti. L’Italia è la seconda manifattura d’Europa. Con una moneta, l’euro, che è unica solo per lo schifo che fa, riusciamo comunque ad essere saldamente sul podio a fronte della concorrenza di altri 27 paesi. Come dite? La Germania produce di più?Già, i tedeschi ci battono, ma c’è un particolare che solo malafede e ignoranza possono trascurare: i tedeschi sono 80 milioni, mentre gli italiani 60. Detto diversamente, se proporzionassimo la produzione al numero di abitanti, anche in questo settore (dopo aver preso merda nel turismo e nell’agricoltura) i tedeschi mangerebbero la polvere. Chiudo con parole non mie, ma di Gianluca Baldini, parole sante che non posso che sottoscrivere come fossero mie: «A dispetto della retorica pro-austerità che ha accolto la narrazione distorta della storia degli ultimi anni, noi non abbiamo affatto vissuto “al di sopra delle nostre possibilità”, né in termini individuali, né considerando le finanze dello Stato. Questo mantra, tornato in auge dopo un’intervista rilasciata da Angela Merkel nel 2012 a “Bbc news” che apostrofava i Piigs come spendaccioni, trova spesso conforto nella fallace lettura della dinamica del debito pubblico esploso negli anni ’80 e viene condita con l’aneddotica abituale che descrive l’Italia come paese dei balocchi, in cui falsi invalidi, evasori totali e dipendenti pubblici nullafacenti vivono allegramente alle spalle della collettività».«L’Italia è stata ed è ancora oggi il paese con il più elevato livello di risparmio privato, tanto in termini monetari quanto sotto forma di patrimonio immobiliare. Tra i big players europei è il paese con il più basso debito privato e anzi, se escludiamo i paesi dell’ex Urss, possiamo dire che l’Italia è in assoluto il paese col più basso debito privato d’Europa e dunque dell’Occidente industrializzato. Se consideriamo questi dati e forniamo una lettura oggettiva alla dinamica del debito degli anni ’80, che è cresciuto per la componente interessi e non già per un aumento della spesa pubblica, e a ciò aggiungiamo che siamo il paese che da ormai 25 anni circa registra le migliori performance sui conti pubblici realizzando sistematicamente avanzi primari, possiamo concludere che siamo evidentemente l’unico paese che ha davvero vissuto al di sotto delle proprie possibilità. Il nostro risparmio privato basterebbe per pagare 5 volte il debito pubblico e 2,5 volte il debito complessivo (cioè pubblico+privato). Non credo esista un altro paese al mondo così affidabile da questo punto di vista».(Massimo Bordin, “Gli italiani hanno vissuto al di sotto delle loro possibilità”, da “Micidial” del 30 giugno 2020).Uno dei vantaggi del mio lavoro è quello di girare spesso per le grandi città internazionali e di passarci anche diversi giorni, costretto a documentarmi e ad usare i servizi pubblici per risparmiare. Inoltre, caso vuole che alcune città ormai le abbia visitate più e più volte. E’ per questo che posso dire con assoluta serenità che il luogo comune per il quale “l’Italia è il paese più bello del mondo” è il più veritiero che ci sia. Non c’entrano un tubo i ricordi personali, gli affetti, l’istinto e il cordone ombelicale: l’Italia è oggettivamente il paese più bello del mondo, e chi sostiene il contrario è perché ne ha una conoscenza molto superficiale. Gi stranieri non si permetterebbero mai di dirlo; la stragrande maggioranza lo sa benissimo che il loro luogo d’origine, rispetto all’Italia, è una cloaca, e per quanto nazionalisti possano essere, mai sentirete dire che l’Italia non è bella. Sono appena tornato da Napoli, città che molti italiani e molti stranieri considerano un immondezzaio invivibile. C’ero stato almeno altre 6 volte. Il turismo del Golfo è quasi tutto straniero: i media hanno detto agli italiani che Napoli è pericolosa, che ti stuprano, che ti scippano coi motorini, che ti imbrogliano di sicuro e che è piena di immondizia. Dunque, al massimo ci si va con la gita della scuola, protetti da professori e touring operator, come fosse una crociera sul Nilo.
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Magaldi: Trump salvi l’Italia, se ci tiene ai voti progressisti
Cosa sta succedendo? Giuseppe Conte annaspa, tra i malumori di chi ormai vorrebbe scaricarlo, di fronte a un’Italia che sta prendendo nota di quanto fossero vane le sue promesse. Impietoso l’ultimo report di Bankitalia: il lockdown più severo d’Europa, non compensato da veri aiuti economici per chi è stato rinchiuso in casa, sta colpendo il reddito di metà della popolazione. Un vero massacro sociale, a partire dai lavoratori autonomi: «Un terzo delle famiglie ha riserve per soli 3 mesi, e nel 40% dei casi gli italiani sono in difficoltà con il mutuo», riassume l’Ansa. Di fronte a una catastrofe come la pandemia – chiarì Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times” – c’è un’unica strada: metter mano al bazooka e spargere miliardi a fondo perduto, come in tempo di guerra. Dove trovarli? Chiedendo all’Ue di fare la sua parte, smettendo quindi di accettare i diktat dei signori di Bruxelles. Oppure, Piano-B, l’ipotesi caldeggiata dal “rooseveltiano” Nino Galloni: emissione a costo zero di moneta parallela, non a debito, spendibile solo in Italia. Un toccasana, per puntellare stipendi e consumi. Giuseppe Conte? Non pervenuto: dopo aver preso in giro gli italiani anche coi prestiti bancari (mai erogati) e la cassa integrazione (tuttora attesa), seguita a cianciare di chimere solo ipotetiche come il Recovery Fund, che scatterebbe soltanto nel 2021 e solo dopo l’accettazione, da parte dell’Italia, di un prestito-capestro come quello del Mes. La soluzione? Più che a Roma, probabilmente risiede a Washington.Ad affermarlo è Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt nonché esponente italiano del network massonico che appoggiò Trump nel 2016 contro Hillary Clinton, progressista solo a parole. «Se vuole essere rieletto alla Casa Bianca con l’aiuto dei massoni democratici, come già avvenne quattro anni fa – avverte Magaldi – il presidente uscente si impegni a cambiare volto all’Europa sostenendo l’Italia, inguaiata dal lockdown imposto da Conte e frenata dall’oligarchia Ue, dominata dai kapò franco-tedeschi che usano Olanda e Austria come “cani da guardia” del rigore». Le affermazioni di Magaldi, rilasciate il 7 luglio nell’ambito della trasmissione in web-streaming “Pane al pane”, su YouTube, risuonano in una giornata particolare, in cui “Libero” dà per imminente la caduta di Conte dopo presunti contatti riservati fra Trump e Mattarella. Altro segnale, quello lanciato dal viceministro alla sanità, Pierpaolo Sileri: «Non ci sarà una seconda ondata di coronavirus, in autunno», ha detto, a “La Verità”: «E comunque, quand’anche fosse pronto un vaccino anti-Covid, non dovrà in nessun caso essere imposto alla popolazione». Parole seccamente dissonanti rispetto a quelle appena pronunciate dal ministro Roberto Speranza, giunto a ventilare la possibilità di sottoporre a Tso gli italiani contagiati dal virus.In altre parole, Sileri ha l’aria di sfilarsi da un bastimento che sembra stia per colare a picco: lo stesso Speranza è stato denunciato, insieme al resto del governo Conte, dai 2.000 medici, avvocati e giudici dell’associazione “L’Eretico”, guidata da ricercatore Pasquale Bacco, dal virologo Giulio Tarro e dal magistrato Angelo Giorgianni. Gravissima l’accusa, inoltrata alla Procura di Roma: il governo avrebbe ostacolato le cure per il Covid, nel frattempo messe a punto, obbligando i sanitari a insistere nel trattare i pazienti con terapie sbagliate, che ne avrebbero provocato la morte, trasformando così in una strage (35.000 vittime) un’epidemia che sarebbe stata facilmente controllabile con un’oculata politica sanitaria. Tanti i medici, come Alberto Zangrillo, che rilanciano le accuse: assurdo reiterare allarmismo e restrizioni, per un virus che ormai non uccide più nessuno, e per il quale i medici italiani hanno trovato, da mesi, tutte le contromisure cliniche. Perché allora Speranza insiste – come la stessa Oms – a parlare di seconda ondata, e addirittura di Tso? «Scoveremo i contagiati stanandoli casa per casa», avvertiva minaccioso il governatore emiliano Stefano Bonaccini, altro campione – come il veneto Zaia – del terrorismo psicologico provocato cavalcando il Covid.«Quella costruita attorno al coronavirus è stata una psicosi alimentata dallo stesso Conte», ricorda Magaldi: «Il governo stava per cadere già a inizio anno, e così ha scommesso sull’emergenza per prolungare la sua vita politica». Solo che adesso, a quanto pare, è arrivato al capolinea. «Probabilmente cadrà fra pochi giorni, entro luglio», scommette lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, tra i primi a leggere – tra le righe della cronaca – il destino di “Giuseppi”, la cui caduta sarebbe accelerata dagli Stati Uniti: «Si può scorgere la mano dell’intelligence di Trump dietro le due grandi bombe a orologeria che stanno squassando l’establishment italiano succube dell’Ue, che finora ha sorretto Conte: l’Obamagate e lo scandalo Palamara». Due terremoti: il primo indebolisce Renzi e Gentiloni, che avrebbero chiesto ai servizi italiani (su ordine di Obama) di fabbricare prove false contro Trump per il Russiagate. Il secondo sisma, che Bizzi paragona alla Tangentopoli degli anni ‘90, è quello che sta travolgendo la magistratura: il verminaio delle correnti, della giustizia a orologeria, degli scambi di favori di cui avrebbe beneficiato soprattutto l’area Pd.«E’ impossibile – dice Bizzi – che dietro alla pubblicazione di tutte queste intercettazioni non vi sia l’opera dei servizi Usa, decisi a colpire e abbattere un sistema corrotto che ha sacrificato l’Italia per favorire interessi stranieri, e in occasione dell’emergenza Covid ha fatto anche di peggio: ha sospeso le libertà costituzionali, obbedendo alle direttive dell’Oms ispirate direttamente dal regime cinese». A Washington guarda anche Magaldi, indossando i panni del massone progressista ben inserito nel circuito sovranazionale delle superlogge. Un mondo parallelo, che lo stesso Magaldi ha svelato nel saggio “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014: un bestseller italiano divenuto ormai un long-seller, nonostante il tenace silenzio dei grandi media. «In Italia – accusa l’autore – si scade invariabilmente nel ridicolo, quando si parla di massoneria: i giornali strillano periodici titoloni su ipotetiche infiltrazioni mafiose tra logge che non contano niente, mentre continuano a ignorare il carattere supermassonico dei maggiori player politici». Che Monti, Napolitano e lo stesso Draghi siano esponenti di importanti Ur-Lodges «non è certo un mistero, per i giornali: e il fatto che non ne parlino mai dimostra la loro sostanziale insincerità».Nel fingere di non conoscere il ruolo democratico della massoneria, ribadisce Magaldi, l’Italia sconta la sua storia, a partire dallo scontro col Vaticano – che arrivò a sostenere Mussolini pur di colpire i massoni democratici che avevano voluto l’Unità d’Italia e la fine dello Stato Pontificio. «Da noi resiste ancora un tenace atteggiamento massonofobico e ipocrita, dovuto al culturame del retaggio clerico-fascista, cui si è aggiunta l’altrettanto liberticida tradizione comunista». Tra massoneria e politica, invece, «in paesi come la Francia e il Regno Unito intercorrono normalissimi rapporti alla luce del sole». E questo è tanto più vero negli Usa, aggiunge Magaldi: chi regge quel paese sa bene che gli Stati Uniti, con la loro Costituzione, sono una costruzione interamente massonica. Non fa eccezione il “fratello” Trump, che nel 2016 fu preferito alla “sorella” Hillary Clinton. «Se vuole, Donald Trump sa essere molto sollecito nel recepire le nostre indicazioni, pubbliche e riservate», dice oggi Magaldi: «Abbiamo infatti apprezzato il richiamo a Martin Luther King che ha espresso il 4 luglio nel suo discorso ai piedi del Monte Rushmore».«Sono stati proprio personaggi come Martin Luther King a “fare grande l’America”, insieme a Roosevelt e ai Kennedy», precisa Magaldi: «Certo, Trump non ha loro statura, e come massone non è né progressista né reazionario. E’ un Maverick, un “cavallo pazzo”: noi massoni progressisti lo ritenemmo adatto a sparigliare le carte, smontando l’ipocrisia finto-progressista dei democratici, troppo legati all’esuberanza dei grandi poteri finanziari». Missione compiuta? «Prima del disastro-Covid, l’economia americana viaggiava a gonfie vele: sono stati costretti ad ammetterlo anche gli avversari di Trump». La politica della Casa Bianca? Meno tasse, e maxi-deficit. Risultato: crollo della disoccupazione, a beneficio dei lavoratori americani. Ovvio che la regia “cinese” della crisi Covid, esplosa un minuto dopo lo stop imposto da Trump alla Cina con l’instaurazione dei dazi, rischia di complicare la sua rielezione. «Se ci tiene a essere riconfermato a Washington con il nostro appoggio – afferma Magaldi, a nome del circuito massonico progressista – è bene che Trump si impegni a farla “tornare grande” davvero, l’America: recuperi il terreno perduto, a livello geopolitico, dall’insipiente Obama, a cominciare dall’Europa e dall’Italia».«Con l’aiuto americano – sostiene Magaldi – il nostro paese può essere il punto da cui far ripartire un vero progetto europeo, pienamente democratico e social-liberale, che sappia far dimenticare l’austerity imposta dai sovranismi franco-tedeschi». Sono gruppi di potere «pilotati da élite massoniche di segno reazionario, più affini all’oligarchia cinese e alla “democratura” di Putin che non al liberalismo occidentale, difettoso fin che si vuole ma fondato pur sempre sui diritti democratici, inclusi quelle delle minoranze». I neri, per l’appunto: «Proprio il Martin Luther King citato da Trump sarebbe potuto diventare il vicepresidente degli Stati Uniti, se non fosse stato ucciso insieme al candidato alla presidenza, Bob Kennedy». Era il “ticket” su cui puntava la massoneria “rooseveltiana”, che tanti anni dopo – archiviata «la fiction del terrorismo globale recitata dai Bush» e le ambiguità finto-democratiche di Obama e Hillary – ha scommesso su “The Donald”, per mettere fine al dominio di un progressismo solo di facciata, asservito all’élite finanziaria speculativa, braccio operativo dell’oligarchia massonica reazionaria che ha promosso i diritti civili affossando i diritti sociali, fino a imporre la Cina come modello per un Occidente non più democratico.Bene ha fatto, Trump, a evocare Martin Luther King – dice Magaldi – per smarcarsi dalle accuse strumentali di chi gli rinfaccia di non aver fatto nulla per eliminare il razzismo che ancora serpeggia in vasti settori della polizia. «Un problema rispetto al quale Obama, il primo presidente “nero”, in otto anni di presidenza non ha fatto assolutamente nulla: e questo va ricordato, per onestà intellettuale». Attenzione: «La massoneria neoaristocratica è filo-cinese, e quindi avversa a Trump». Se vuole essere rieletto, avverte Magaldi, il presidente uscente dovrà prestare ascolto ai “grembiulini” progressisti, che negli Usa restano molto influenti: «Parliamo di grandi elettori, deputati, governatori, circoli e associazioni, ma anche militari: la presenza di tanti massoni progressisti tra i vertici del Pentagono è dimostrata dal rifiuto di impiegare le forze armate per reprimere le proteste, pure violente e inaccettabili, contro gli abusi della polizia nei confronti degli afroamericani». L’appoggio degli Usa, sottolinea Magaldi, è di fondamentale importanza per aiutare l’Italia a non subire più i diktat dell’oligarchia finto-europeista che – attraverso l’austerity – ha creato una Disunione Europea composta da paesi che ormai si guardano in cagnesco.L’alternativa? «Una sola: far nascere, davvero, l’Unione Europea. Chi oggi chiede “più Europa” – sostiene Magaldi – parla di qualcosa che non esiste». Altrettanto vuote, per il presidente “rooseveltiano”, sono le posizioni velleitarie di chi invoca l’uscita dall’Ue, e magari dall’euro e dalla Nato, «magari senza accorgersi di essere sapientemente manipolato da quella stessa oligarchia massonica sovranazionale che negli Usa scommette su Joe Biden e in Europa sulla Merkel, strizzando l’occhio a Putin e aprendo le porte dell’Europa all’egemonia della Cina». Per gli Usa, la situazione non è confortante: come riporta Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera”, l’ultimo sondaggio Demos rivela che solo il 31% di italiani dichiara simpatie per gli Stati Uniti, mentre è cresciuta la fiducia nei confronti della Cina (26%) e della Russia (28%). In più, lo stesso sondaggio dimostra che il favore degli italiani verso l’Ue è sceso al di sotto del 50%. «In occasione dell’emergenza coronavirus – ricorda Magaldi – Donald Trump accolse con prontezza i nostri consigli, affrettandosi a inviare aiuti concreti all’Italia». Oggi, la partita è doppia: da un lato le presidenzali americane di novembre, dall’altro il baratro in cui l’Italia sta sprofondando dopo il severo lockdown imposto dal governo Conte, a cui il Movimento Roosevelt sta per inviare un “ultimatum” con la richiesta di misure urgenti per tamponare il disastro economico.«A Trump – ribadisce Magaldi – come massoni progressisti chiediamo di lanciare segnali precisi già da adesso, in campagna elettorale, per un impegno concreto». Patti chiari, amicizia lunga: «Deve impegnarsi a recuperare lo storico legame privilegiato con l’Italia: è la premessa per fare del nostro paese un protagonista della rinascita democratica di un’Europa più giusta e più forte, fondata su precisi diritti sociali». Obiettivo: «Uscire da questa lunghissima crisi e mantenere le distanze da regimi come quello russo e cinese, dove sarebbe impensabile assistere a proteste contro la polizia come quelle che abbiamo appena visto negli Usa». Anche per questo, Magaldi diffida dei “fronti popolari per l’alternativa” che fioriscono da ogni parte, spesso animati dalle migliori intenzioni: «Intanto, i gruppetti “alternativi” non hanno mai ottenuto niente. E spesso il loro radicalismo, nutrito anche di antiamericanismo, è usato sapientemente proprio dall’oligarchia reazionaria che credono di combattere». Un po’ come per il complottismo: chi detiene il potere non ha nessuna paura chi le spara grosse, perché sa che otterrà invariabilmente la diffidenza della maggioranza. Magaldi ragiona da insider, e ha il pregio di parlare chiaro: si sappia che l’Italia uscirà dal tunnel solo se sarà aiutata dagli Usa, nel caso rivincesse Trump. E a sua volta, il presidente è avvisato: se vuole essere rieletto, ascolti le richieste dei massoni progressisti.Cosa sta succedendo? Giuseppe Conte annaspa, tra i malumori di chi ormai vorrebbe scaricarlo, di fronte a un’Italia che sta prendendo nota di quanto fossero vane le sue promesse. Impietoso l’ultimo report di Bankitalia: il lockdown più severo d’Europa, non compensato da veri aiuti economici per chi è stato rinchiuso in casa, sta colpendo il reddito di metà della popolazione. Un vero massacro sociale, a partire dai lavoratori autonomi: «Un terzo delle famiglie ha riserve per soli 3 mesi, e nel 40% dei casi gli italiani sono in difficoltà con il mutuo», riassume l’Ansa. Di fronte a una catastrofe come la pandemia – chiarì Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times” – c’è un’unica strada: metter mano al bazooka e spargere miliardi a fondo perduto, come in tempo di guerra. Dove trovarli? Chiedendo all’Ue di fare la sua parte, smettendo quindi di accettare i diktat dei signori di Bruxelles. Oppure, Piano-B, l’ipotesi caldeggiata dal “rooseveltiano” Nino Galloni: emissione a costo zero di moneta parallela, non a debito, spendibile solo in Italia. Un toccasana, per puntellare stipendi e consumi. Giuseppe Conte? Non pervenuto: dopo aver preso in giro gli italiani anche coi prestiti bancari (mai erogati) e la cassa integrazione (tuttora attesa), seguita a cianciare di chimere solo ipotetiche come il Recovery Fund, che scatterebbe soltanto nel 2021 e solo dopo l’accettazione, da parte dell’Italia, di un prestito-capestro come quello del Mes. La soluzione? Più che a Roma, probabilmente risiede a Washington.
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Della Luna: svendere l’Italia, Berlusconi complice del Pd?
Il premier olandese Rutte e suoi colleghi rigoristi del Nord Europa hanno affermato e ripetuto che l’Italia deve cavarsela da sola, non può ricevere aiuti ma solo prestiti da rimborsare. Da questa affermazione faccio partire quattro filoni di considerazioni. Primo filone. L’Italia avrebbe bisogno che l’Olanda e altri paesi rispettassero la collaborazione tributaria e che non si prestassero, come paradisi fiscali, per consentire a imprese che lavorano e guadagnano in Italia di non pagare le tasse in Italia, ma da loro. Avrebbe anche bisogno che venissero rispettate le regole sui limiti all’attivo commerciale, sistematicamente violate, in passato, dalla Germania. Cioè avrebbe bisogno che i paesi egemoni dell’Unione Europea smettessero di agire da paesi-canaglia e restituissero perlomeno il maltolto tributario. Secondo filone: l’Italia ha duramente bisogno di moneta affinché gli operatori economici, Stato incluso, possano pagare i debiti contratti internamente e fare investimenti in una fase di contrazione della liquidità; la moneta si produce a costo zero; l’Italia potrebbe produrne quanta gliene serve senza violare i trattati europei, in forma di moneta interna; il governo non lo fa perché serve interessi stranieri, e preferisce prenderla a prestito indebitando il paese verso l’estero per poterlo svendere.Terzo filone: l’Italia prenderà importanti prestiti sia dal Mes che dal Recovery Fund; questa grossa somma sarà nelle mani di partiti politici che si reggono su comitati d’affari dediti alle ruberie, e per giunta in una situazione in cui sono costretti a usare il denaro clientelarmente e assistenzialmente per assicurarsi voti alle prossime elezioni. Il denaro preso a prestito e speso in tal modo produrrà consenso e rielezione, e probabilmente la conferma della coalizione di governo nel breve termine; ma non produrrà un recupero economico, appunto perché speso improduttivamente; perciò, quando sarà da restituire, diciamo tra due o tre anni, l’economia sarà fiacca e saranno dolori per i cittadini, mentre sarà un nuovo Bingo per i politicanti di governo, i quali, avendo da gestire una campagna di privatizzazioni e svendite a capitali tedeschi, olandesi, francesi per rimborsare quei prestiti, potranno realizzare grandi guadagni di intermediazione politica da coloro che compreranno a man bassa approfittando di questa situazione. I virtuosi sciacalli rigoristi prevedono e calcolano sulla corruttibilità e sulla inettitudine della classe politicante italiana per prendersi quel che ancora non hanno preso.Quarto filone: alcuni ipotizzano che l’attuale campagna-di-verità sulla magistratura attraverso la rivelazione delle intercettazioni compromettenti, soprattutto sul versante politico, sia la parte italiana della operazione Obamagate, mirante a colpire chi appoggiò Obama contro Trump nella vicenda sull’Ucraina, ossia Renzi e soci, compreso Gentiloni. Altri dicono che sia invece un’operazione dei servizi segreti tedeschi e francesi perché Silvio Berlusconi, che si è fatto filo-tedesco e filo-europeo, ora chiederebbe un compenso come riabilitazione (senatore a vita) per entrare col suo partito nella maggioranza di governo, sostituendo in tutto o in parte i grillini, divisi sulla suddetta operazione di svendita. Io ho qualche dubbio che le cose possano stare così, e per due ragioni. La prima: già in passato Berlusconi si era reso servo di Berlino lasciando il posto a Monti, votandolo e appoggiando la sua politica anti-italiana e filo-tedesca; eppure, proprio in quel periodo fu umiliato, condannato, espulso dal Parlamento e mandato a servire in un ospizio. La seconda ragione: Berlusconi è orgoglioso, ha amor proprio, non ha bisogno di soldi e dubito che concluderebbe la sua carriera politica facendo qualcosa che lo consegnerebbe alla storia con l’infamia totale e definitiva del tradimento. Però al peggio non c’è limite.(Marco Della Luna, “Il prezzo di un Silvio”, dal blog di Della Luna del 3 luglio 2020).Il premier olandese Rutte e suoi colleghi rigoristi del Nord Europa hanno affermato e ripetuto che l’Italia deve cavarsela da sola, non può ricevere aiuti ma solo prestiti da rimborsare. Da questa affermazione faccio partire quattro filoni di considerazioni. Primo filone. L’Italia avrebbe bisogno che l’Olanda e altri paesi rispettassero la collaborazione tributaria e che non si prestassero, come paradisi fiscali, per consentire a imprese che lavorano e guadagnano in Italia di non pagare le tasse in Italia, ma da loro. Avrebbe anche bisogno che venissero rispettate le regole sui limiti all’attivo commerciale, sistematicamente violate, in passato, dalla Germania. Cioè avrebbe bisogno che i paesi egemoni dell’Unione Europea smettessero di agire da paesi-canaglia e restituissero perlomeno il maltolto tributario. Secondo filone: l’Italia ha duramente bisogno di moneta affinché gli operatori economici, Stato incluso, possano pagare i debiti contratti internamente e fare investimenti in una fase di contrazione della liquidità; la moneta si produce a costo zero; l’Italia potrebbe produrne quanta gliene serve senza violare i trattati europei, in forma di moneta interna; il governo non lo fa perché serve interessi stranieri, e preferisce prenderla a prestito indebitando il paese verso l’estero per poterlo svendere.
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Bifarini: senza soldi, Italia in trappola. Disastro inevitabile
Al netto della propaganda e dei toni enfatici con cui è stato annunciato da politici e media, il Recovery Fund al momento non rappresenta nulla di compiuto. Le trattative sono ancora in corso e c’è una forte resistenza da parte dei cosiddetti paesi frugali a che vengano concessi finanziamenti a “fondo perduto” a quegli Stati, come il nostro, che hanno risentito più di altri dei danni economici legati al coronavirus. Di fatto poi si è parlato di un ammontare di 173 miliardi destinati all’Italia, ma in realtà oltre la metà (92 miliardi) sarebbero prestiti da restituire. Per i restanti 81 si tratta di fondi legati al bilancio europeo e, considerato il contributo dell’Italia, al netto si tratterebbe di una cifra tra i 20 e i 30 miliardi. Inoltre, sempre che l’accordo venga raggiunto, saranno disponibili dal prossimo anno, mentre la nostra economia ha un bisogno urgente di liquidità, e la loro erogazione verrà scaglionata in un piano pluriennale. Insomma, l’entusiasmo dei media va molto ridimensionato. Recentemente ho paragonato gli Stati Generali a quanto avvenne nel 1992 sul panfilo Britannia. Stiamo per svendere altri pezzi del nostro paese? Gli Stati Generali sono un consesso a porte chiuse e senza telecamere, contravvenendo a ogni principio di trasparenza e democrazia, intesa come coinvolgimento dell’elettorato.È piuttosto incoerente che, nel perdurare dell’allarme pandemico e dell’esortazione alla popolazione a mantenere il distanziamento sociale, politici, industriali e altri rappresentati sociali si trovino in un tavolo gomito a gomito. Ma, al di là delle modalità, la loro ragione d’essere sarebbe la decisione su come spendere i soldi del Recovery Fund che, come abbiamo detto, sono pochi e non certi. Dunque, per realizzare i tanti obiettivi e progetti presentati con il piano Colao, che parla di investimenti ma non di fondi, non rimane che la strategia di vendita di beni nazionali, come è già successo in passato. D’altronde è il principio dell’austerity, caposaldo dell’Unione Europea e dell’attuale paradigma economico in generale: dove non si arriva aumentando la tassazione (da noi già alle stelle) e tagliando la spesa pubblica, si procede con la privatizzazione e la vendita di asset pubblici. Il Mes? Ammonta a 37 miliardi: nulla, rispetto alle perdite subite dall’economia reale del paese e dal suo tessuto produttivo. Questo fondo potrà essere utilizzato unicamente per spese sanitarie legate al Covid-19, cercando di recuperare quindi i danni fatti dalla scure dell’austerity sul nostro sistema sanitario, vera causa dell’emergenza e del conseguente disastro legato al coronavirus.Come sappiamo, il panico è nato da una carenza di posti in terapia intensiva, diminuiti a seguito dei tagli imposti negli ultimi anni. È il motivo per cui paesi come la Germania, che ha 6 volte il numero delle nostre terapie intensive, ha potuto gestire la situazione con più lucidità e buonsenso. Nel mentre, si è intervenuto – attraverso anche donazioni private – a sopperire almeno parzialmente a tali mancanze. Di fatto, oggi non esiste più tale emergenza, e la minaccia del Covid-19 sembra che stia rientrando definitivamente. Il Mes invece prevede come condizione di supportare la spesa sanitaria per cure e prevenzione relative al Covid-19. Un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. È possibile quindi che parte dei fondi venga utilizzato per acquistare il vaccino, anche se non è ancora chiaro nel mondo scientifico quanto si rivelerà efficace e necessario. L’Italia si è contraddistinta in questa emergenza sanitaria per aver adottato in modo rigoroso misure coercitive che hanno limitato fortemente i diritti democratici ed economici. Il paese è stato trasformato in uno Stato di polizia, con le forze dell’ordine che davano la caccia al runner untore e offrendo scene davvero grottesche, come inseguimenti in spiaggia e controlli tramite droni.Questo clima di odio e terrore ha danneggiato il tessuto sociale in un momento in cui era necessario mantenere lucidità e ragionevolezza da parte di tutti. I media, attraverso una comunicazione sensazionalistica basata sull’emotività, hanno sovraeccitato gli animi: e anziché placare le paure, le hanno amplificate. È stata messa in scena una sorta di dittatura paternalistica supportata dai virologi, presenti ovunque e a tutte le ore in Tv, dalle cui labbra pendeva una popolazione in preda al panico. Sarebbe stato preferibile adottare un approccio da democrazia matura, capace di informare e responsabilizzare i propri cittadini e non trattarli come infanti. Purtroppo, l’Italia ha avuto la sventura di essere stato il primo paese occidentale a essere colpito dall’epidemia, o almeno a denunciarne i casi. Ciò ha comportato l’adozione del lockdown prima di altri, l’essere stati considerati dall’opinione pubblica internazionale una sorta di lazzeretto e la scelta da parte del governo, colto comprensibilmente dall’impreparazione di fronte a un virus e una situazione inediti, di un comportamento di esemplare rigore.L’economia non poteva che presentare il conto. Finito il lunghissimo lockdown, molte imprese e attività commerciali, che per oltre due mesi non hanno registrato entrate ma solo uscite, non hanno retto il colpo e sono rimaste chiuse per sempre. Quelle che hanno riaperto si ritrovano una clientela ridotta e nessuna prospettiva immediata di tornare alla “normalità”. Il nostro paese, più di altri, ha un tessuto industriale fatto di Pmi, che più di tutte hanno risentito della chiusura forzata, e dipende per il 13% dal turismo, che alimenta un floridissimo indotto. Proprio ieri è stata diffusa la notizia della perdita di 31 milioni di turisti stranieri, con uno scenario per gli anni a venire piuttosto cupo. Si prevede un ritorno agli standard pre-Covid solo nel 2023, sempre che nel mentre non venga annunciata un’altra pandemia o un colpo di coda di quella attuale. Speriamo di no, ma ad ogni modo tornare ai livelli di benessere precedenti sarà davvero difficile: la perdita stimata per il nostro Pil supera il 10% ed è tra le più alte al mondo. Poi rimane la questione del debito pubblico, che presto tornerà centrale. Insomma, previsioni poco rosee. Se ho scaricato l’App Immuni? Me ne guardo bene. D’altronde, sono in molti a sollevare questioni sulla violazione della privacy e sulla reale utilità. La Norvegia ad esempio ha sospeso la propria app di tracciamento.(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro Martino per l’intervista “Stati Generali e crisi economica: ecco cosa ci aspetta”, trasmessa da “Oltre Tv” e ripresa sul blog della Bifarini il 22 giugno 2020).Al netto della propaganda e dei toni enfatici con cui è stato annunciato da politici e media, il Recovery Fund al momento non rappresenta nulla di compiuto. Le trattative sono ancora in corso e c’è una forte resistenza da parte dei cosiddetti paesi frugali a che vengano concessi finanziamenti a “fondo perduto” a quegli Stati, come il nostro, che hanno risentito più di altri dei danni economici legati al coronavirus. Di fatto poi si è parlato di un ammontare di 173 miliardi destinati all’Italia, ma in realtà oltre la metà (92 miliardi) sarebbero prestiti da restituire. Per i restanti 81 si tratta di fondi legati al bilancio europeo e, considerato il contributo dell’Italia, al netto si tratterebbe di una cifra tra i 20 e i 30 miliardi. Inoltre, sempre che l’accordo venga raggiunto, saranno disponibili dal prossimo anno, mentre la nostra economia ha un bisogno urgente di liquidità, e la loro erogazione verrà scaglionata in un piano pluriennale. Insomma, l’entusiasmo dei media va molto ridimensionato. Recentemente ho paragonato gli Stati Generali a quanto avvenne nel 1992 sul panfilo Britannia. Stiamo per svendere altri pezzi del nostro paese? Gli Stati Generali sono un consesso a porte chiuse e senza telecamere, contravvenendo a ogni principio di trasparenza e democrazia, intesa come coinvolgimento dell’elettorato.