Archivio del Tag ‘armamenti’
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Theodorakis: la Grecia ha aperto la porta al suo assassino
Esiste un complotto internazionale che ha l’obiettivo di cancellare il mio paese. E’ iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.
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Atene e l’Europa: smascheriamo il fantasma della paura
Lo dico da anni. La fine del ventesimo secolo ha visto la nascita di un modo osceno di dominare le masse, si chiama ‘la politica della paura’. Cioè, le masse vengono costantemente distratte dall’impegno nella lotta per i loro diritti da fantasmi tanto terrifici quanto inesistenti e/o inconsistenti: il pericolo rosso (gli Usa di Nixon sapevano benissimo che l’Urss era alla bancarotta sia finanziaria che militare); l’Islam radicale, la Sars, la mucca pazza, l’Aviaria, il debito pubblico, il deficit, l’inflazione. E le masse ci cascano, ci caschiamo, perché siamo noi le masse. La “politica della paura” in queste ore sta costringendo un intero popolo, i greci, a regredire al medioevo, nei redditi, nei diritti, nella dignità.
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Debito sovrano e moneta alternativa: a lezione dai nazisti
I tedeschi hanno il terrore che l’eccesso di debito pubblico spinga la Bce a stampare grandi quantità di moneta, facendo scoppiare l’inflazione. Intransigenza sui bilanci da risanare, niente emissione di Eurobond e zero acquisti di titoli del debito pubblico da parte della Bce: la cancelliera Merkel sta spingendo l’Europa in una pericolosa recessione e in una crisi di fiducia che potrebbero avere conseguenze devastanti. Ma i tedeschi dovrebbero ricordarsi di ciò che accadde dopo la Prima Guerra Mondiale, avverte Stefano Sylos Labini dal blog “Sbilanciamoci”: solo lo Stato, attraverso l’emissione di “moneta alternativa”, permise di far uscire la Germania dal baratro nel quale era sprofondata. Titoli pubblici non spendibili, disoccupazione, imprese ferme: un’enorme disponibilità potenziale, che gli Stati europei potrebbero sbloccare trasformando i titoli di Stato in moneta complementare.
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L’altra faccia di Obama, l’uomo che ha beffato il mondo
Boston, 27 luglio 2004: in quella calda sera d’estate tutta l’America si accorse del giovane e carismatico Barack Obama, un tizio semi-sconosciuto, dal nome difficile e dalle origini esotiche. Alla convention democratica che incoronò John Kerry come sfidante di Bush, Obama non era ancora neppure senatore, eppure gli fu affidato il “kenyote speech”, l’attesissimo discorso introduttivo. Già allora c’era chi aveva scommesso su di lui: la cupola finanziaria americana, il super-potere che domina ogni grande decisione planetaria. Per capire chi fosse davvero il neopresidente Obama, bastava la lista dei suoi finanziatori miliardari e quella del suo staff alla Casa Bianca. Barack Obama non era uno di loro: ma è stato scelto e promosso da loro. Ecco perché la sua politica oggi non è molto diversa da quella di Bush.
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Grecia, folle riarmo: affari d’oro per Francia e Germania
Sessanta caccia Eurofighter per 3,9 miliardi di euro, fregate francesi per oltre quattro miliardi, motovedette per 400 milioni, e poi carri armati, elicotteri Apache e sommergibili tedeschi per altri 2 miliardi di euro. E’ la lista della spesa militare per il prossimo futuro. E la notizia ha dell’incredibile: perché il paese che sta per impegnare queste cifre in armamenti è la Grecia, che forse in primavera lascerà l’euro per tornare alla dracma. Gli ospedali di Atene trattano solo i casi urgenti, gli autisti degli autobus sono in sciopero, nelle scuole mancano ancora i libri di testo e migliaia di dipendenti statali manifestano contro il proprio licenziamento. Il governo greco annuncia un nuovo piano di rigore che non risparmierà nessuno. A parte l’esercito e l’industria delle armi: due settori neppure sfiorati dall’austerity che sta terremotando il popolo greco.
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Siamo sotto occupazione: l’Italia fa gola agli ex alleati
Le banche italiane hanno oggi una capitalizzazione che supera di poco i 30 miliardi di euro, ma gestiscono una quantità di denaro che è cinque volte superiore. Eppure, acquistarle tutte assieme costerebbe meno che acquistare la sola Bnp Paribas. Finmeccanica ha una capitalizzazione di 2 miliardi, ma possiede beni immobili che da soli valgono 4 miliardi. Francesi e tedeschi, ma non solo, si preparano a comperare i pezzi pregiati della nostra industria, e lo faranno anche per eliminare dei rivali. In fondo, la guerra in Libia non è servita a sottrarre interessi strategici all’Italia? Ci sono due modi per togliere di mezzo un rivale: soffiargli i contratti, come in Libia, oppure comprarlo e farlo passare sotto il proprio controllo, come rischia di succedere alle aziende italiane.
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“Ribelli” di Bengasi in Siria per la prossima guerra Nato
Sta arrivando una guerra ancora più sporca di quella appena conclusa in Libia per rovesciare Gheddafi col pretesto umanitario. Nuovo obiettivo: Damasco, anticamera di Teheran. “Libia 2.0” uguale Siria? No, peggio: «E’ più “Libia 2.0 remix”», col solito alibi “R2p”, cioè “responsabilità di proteggere”, ovvero «i civili bombardati fino alla democrazia», ma stavolta senza neppure la copertura dell’Onu, perché Russia e Cina opporranno il veto. E mentre anche la Turchia soffia sul fuoco, Hillary Clinton scalda i reattori degli F-16: alla televisione indonesiana ha appena annunciato che in Siria sta per scatenarsi «una guerra civile», ben finanziata e «ben armata» da un’opposizione zeppa di disertori, ma non solo: il nuovo regime di Tripoli ha inviato al confine siriano 600 miliziani, reduci della “rivoluzione” contro Gheddafi.
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Nuovo stile, stesso ombrello: indovinate a chi toccherà?
Si parla di stile quando non si può parlare di sostanza. Quindi fino ad oggi il governo Monti è stato descritto con i toni elegiaci tipici di chi si sveglia da una lunga seduta di ipnosi e torna alla vita reale. Il confronto è impietoso e i grandi giornali fanno a gara per farlo notare: al confronto dell’ Alvaro Vitali che avevamo prima a capo del governo, ora abbiamo Shakespeare. Quello usava l’aereo di Stato per andare dal salotto alla piscina, questo prende il treno. Quello di prima mentiva come un venditore di tappeti, questo parla a stento con le frasi secche di un bancomat: «È possibile effettuare una nuova operazione».
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Spaventano la Sardegna i top-gun che terrorizzano Gaza
Manovre acrobatiche nei cieli della Sardegna, così pericolose da mettere a repentaglio l’incolumità dei piloti e quella dei residenti: evoluzioni compiute “senza motivo né vantaggio”, stando al tribunale militare israeliano che ha condannato a sette giorni di carcere (e un anno di sospensione dal volo) il pilota dell’F-16 che giusto un anno fa, durante l’operazione italo-israeliana “Vega”, compì uno spericolato “tonneau” (giro della morte, rotazione a 360 gradi) troppo vicino al suolo e al di fuori di aree di sicurezza. Sotto accusa, il 106° squadrone della Iaf, la Israeli Air Force: il caccia, scrive “PeaceReporter”, ha anche oltrepassato il muro del suolo, causano un “bang sonico” (effetto bomba) non autorizzato e al di sotto dell’altitudine consentita: come quelli che l’aviazione israeliana compie a Gaza, producendo terrorismo psicologico.
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Non coi miei soldi: la rivoluzione etica comincia in banca
Come Banca crediamo sia arrivato il tempo in cui ognuno, come cittadino, risparmiatore, lavoratore, pensionato e consumatore, debba fare la propria parte e debba prendere coscienza che l’utilizzo del proprio denaro ha conseguenze dirette sul futuro suo, dei suoi simili e dei suoi figli. E’ alla luce di queste scelte e della forza di oltre 36.000 soci, che Banca Etica ha la legittimità di ribadire con forza che accanto al modello finanziario dominante esiste un’alternativa che funziona e che interroga il mondo dell’economia sull’urgenza di un cambiamento profondo. Ogni cittadino è parte integrante del sistema economico e finanziario: lavora, percepisce un reddito, risparmia, investe, acquista titoli di stato, quote di fondi di investimento, deposita liquidità su conti di risparmio, sottoscrive polizze assicurative.
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Armamenti e maxi-debiti: Spagna in crisi, tagli alla difesa
«Non avremmo dovuto acquistare sistemi d’arma che non utilizzeremo, per scenari di guerra che non esistono e, ciò che è più grave, con soldi che non avevamo allora e non abbiamo ora». Costantino Mendez, segretario spagnolo alla Difesa, denuncia così il collasso finanziario creato dalla corsa al riarmo: in Spagna la crisi colpisce anche un settore che non conosce crisi, e i militari si trovano costretti a tirare la cinghia. Quattro legislature – in percentuale dell’85% sotto il governo del Pp – hanno prodotto un debito di 26 miliardi di euro, che la Difesa deve saldare entro il 2025. Armamenti avanzatissimi, per teatri bellici assolutamente improbabili, come la “minaccia” di Iran e Corea del Nord.
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Noi, vittime quotidiane della Guerra dell’11 Settembre
Giulietto Chiesa la chiamò “la guerra infinita”, titolando un bestseller italiano all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle. Dieci anni dopo, un giornalista del “Guardian”, Jason Burke, la ribattezza in modo analogo e ancora più esplicito: la Guerra dell’11 Settembre. Cominciata a Manhattan e proseguita nel resto del mondo: sia in teatri finiti sotto i riflettori dei media, come l’Iraq e l’Afghanistan e ora la Libia, sia in latitudini meno frequentate dai reporter e delle loro narrazioni “embedded”, dai deserti del Sudan alle montagne del Tagikistan, dal mare delle Seychelles alle foreste indonesiane. Il conto delle vittime è spaventoso, ma rivela l’identità degli sconfitti: tutti noi, regolarmente all’oscuro dei piani.