Archivio del Tag ‘antifascismo’
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Bilderberg: i fanatici del rigore dietro le stragi di Stato
C’era il Bilderberg dietro alle stragi impunite, quelle degli “anni di piombo”. Lo rivela Ferdinando Imposimato, che da magistrato inquirente si occupò dei casi più scottanti, dal rapimento Moro all’attentato al Papa. A “inciampare” nella potentissima lobby politico-finanziaria mondiale, oggi accusata di pilotare l’euro-crisi per restituire il potere assoluto alle élite planetarie amputando la nostra sovranità democratica col ricatto del debito, fu il giudice Emilio Alessandrini, assassinato dai terroristi di “Prima Linea” nel 1979. Impegnato nelle indagini su piazza Fontana, Alessandrini “scoprì” il ruolo dell’allora oscuro Bilderberg trent’anni prima che il grande pubblico venisse a conoscenza della sua esistenza. Il più esclusivo club finanziario mondiale era direttamente responsabile delle stragi e della strategia della tensione, sostiene oggi Imposimato, che ha scovato documenti inediti, pubblicati nel libro “La Repubblica delle stragi impunite”.
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Nel paese dei collusi, rischia il carcere chi canta Bella Ciao
Indagati, inquisiti, processati e condannati dal tribunale di Isernia. Nell’aula gip viene partorito, il bollente 12 luglio, un provvedimento che passa alla storia. Accusati, i sette cittadini-imputati, di collusioni mafiose? Riciclatori incalliti? Maxievasori? No. Nel corso di una manifestazione dell’ottobre 2011, in pieno centro, «gridavano slogan del tipo “Il Molise è antifascista”, intonando la canzone Bella Ciao» (testuale dal dispositivo). I delinquenti hanno però la possibilità di scegliere tra otto giorni di galera e 206 euro di ammenda, oppure una complessiva multa da 1350 euro, pagabile entro 10 giorni presso un comodo ufficio di Equitalia. Sorge a questo punto spontanea la triplice domanda: siamo su scherzi a parte, ai confini della realtà o in un’aula di giustizia di casa nostra?
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Serve un Partito d’Azione, contro la Coalizione del Colle
Qualcuno deve aver fatto credere al Colle più alto che in Italia sia già stato introdotto il (semi) presidenzialismo alla francese, visto che Giorgio Napolitano si comporta ormai quotidianamente come se agenda, priorità, orientamenti dell’attività di governo fossero in suo potere. Del resto, quando si cominciano ad accampare pretese di “prerogative” inesistenti (vedi accuse alla Procura di Palermo), è facile che venga la bulimia, se il coro partitocratico e massmediatico intona il “Te Deum” anziché pronunciare l’altolà che logica e buon senso vorrebbero. Perciò succede questo: da qualche giorno Roma è tappezzata di manifesti del “Popolo della libertà” di Berlusconi e Alemanno, che “sparano” il presidenzialismo come cosa fatta, precisando che l’approvazione è solo del Senato in un corpo tipografico più pudibondo.
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Organizzare la speranza, oltre il massacro che sta arrivando
La prima notizia è che le cose vanno di male in peggio: si profila il taglio epocale del sistema di welfare sul quale si sono basati decenni di progresso e pace sociale. Decenni turbati da crisi profonde, ma con sempre una luce in fondo al tunnel: un sistema di diritti e di solidarietà garantite, nonché la fiducia in un avvenire migliore, per sé e per i propri figli. La seconda notizia forse è ancora più preoccupante: la società civile non reagisce e, per ora, si limita a subire in silenzio le spietate punizioni di massa che gli scienziati europei del “rigore” hanno commissionato a Mario Monti. Dietro la maschera del saggio guaritore incaricato di organizzare la “ripresa” mediante le più drastiche “riforme strutturali”, medicina amara ma necessaria, il tecnocrate del Bilderberg e della Goldman Sachs, esponente dell’élite finanziaria mondiale, sta inoculando nel sangue italiano tossine mortali, in grado di stroncare per decenni qualsiasi economia.
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Monti, lo stalinista americano che devasterà gli italiani
I colpi di Stato? Oggi non si fanno più coi carri armati, ma con un’abile gestione extraparlamentare di magistrati, giornalisti ed economisti. «È il post-moderno, bellezza!», ironizza il filosofo Costanzo Preve, che denuncia due golpe: «Quello di Monti del 2011 non è il primo ma il secondo, dopo quello di Mani Pulite del 1992», un “colpo di stato giudiziario” per abbattere il sistema partitico della Prima Repubblica, «non certo più corrotto di quello venuto dopo, ma pur sempre garante di un certo assistenzialismo sociale e di una sovranità monetaria dello Stato nazionale, sia pure all’interno dello schieramento post-bellico americano». Stavolta non c’è stato neppure bisogno di manette: «Sono bastati i mercati internazionali e soprattutto la regia di Napolitano, il rinnegato ex-comunista passato al servizio degli americani».
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Preve: intellettuali e rinnegati di sinistra, feccia di venduti
Domenica 4 dicembre, gli italiani hanno assistito in diretta televisiva «alla somatizzazione della crisi capitalistica» sotto forma di pianto: quello di Elsa Fornero, membro della giunta tecnocratica di Mario Monti. Lacrime di coccodrillo? Senz’altro, se sgorgano nel momento supremo in cui il “governo tecnico” spiega quanto e come abbatterà la sua scure sul totem sociale delle pensioni. Eppure, il filosofo Costanzo Preve valuta positivamente lo sfogo della neo-ministra: «Monti e Draghi, serpenti british senz’anima, non lo avrebbero fatto mai». Insomma, «forse non tutto è ancora perduto», dice Preve, «se il complesso di colpa si intrufola nel gruppo sociale più osceno della storia umana». Lacrime o meno, il pericolo sono proprio loro: gli intellettuali che, per il pensatore comunitarista, hanno “tradito il popolo” nel modo più subdolo.
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Ribellarsi al sudiciume: che ne dite, onesti militanti del Pd?
Da un bel po’ di tempo ci ho alcune domandine che mi ronzano fastidiosamente per la testa ma ieri, mentre sul “Fatto Quotidiano” leggevo la replica di Luigi Zanda alle affermazioni, decisamente tranchant, di Giorgio Bocca sulla corruzione all’interno del Partito Democratico, il ronzio è diventato un frastuono tremendo. La lettera di Zanda era casualmente (forse) piazzata proprio sotto un articolo che rievocava alcuni personaggi di prim’ordine della cultura italiana (fra gli altri, Cesare Pavese e Piero Calamandrei) i quali patirono sì sotto il fascismo, ma in silenzio, desolati ma inerti.
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Monicelli e l’epica italiana: cialtrona, ma grande
«Se dovessi essere costretto a una vita che non è vita, la farei finita anch’io». Mario Monicelli me lo disse anni fa, a casa sua nel rione Monti. Erano i giorni del caso Welby. Sembrava più una presa di posizione intellettuale di un grande laico che non una confessione personale. A novant’anni era ancora bellissimo, elegante, ironico, sempre dentro qualche battaglia. L’altro giorno era ancora in piazza a protestare contro i tagli alla cultura. Questa notte ha deciso lui dove mettere la parola fine. Con Monicelli se ne va un genio e un maestro del cinema, anche se entrambe le definizioni l’avrebbero fatto sorridere.
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Lavoro e diritti, in un film la grande lezione di Trentin
«Qualche volta vien da pensare a come sarebbero andate le cose in questo Paese se non ci fosse stato, quaranta anni or sono, l’autunno caldo, con quel suo carico di conquiste di democrazia, con quella sua capacità di contaminare poi tutto il mondo del lavoro, ma anche del sapere, innestando altri movimenti. A cominciare dal movimento delle donne. Fu un moto che percorse luoghi di lavoro, scuole, istituzioni: un processo di democrazia e libertà». Bruno Ugolini presenta così il film che dal 30 novembre “L’Unità” propone per ricordare Bruno Trentin e lo storico autunno del 1969.
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Brunetta, “élites di merda” e popolarità senza prestigio
«A partire dal fascismo, l’odio per le élite (vedi il complotto demo-pluto-giudo-massonico) è un classico del populismo autoritario. Ricchi malvagi, gelosi dei loro privilegi, tramano nell’ombra per contrastare l’avvento luminoso di una nuova era». Così Michele Serra su “Repubblica” il 20 settembre, commentando l’uscita del ministro Renato Brunetta che, a Cortina, se l’è presa con le “élite di merda che vivono di rendita”. «Gli archivi di “Libero” e del “Giornale”, quando gli storici vorranno occuparsene sono da questo punto di vista una illuminante e annosa collezione di tutto o quasi il malanimo che la piccola borghesia di destra, elettrice dei Brunetta e lettrice dei Feltri, nutre per le cosiddette élite».
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Scarpinato: storia criminale della classe dirigente italiana
Uno dei più raffinati uomini di potere della storia occidentale, il cardinale Mazzarino, gesuita di origine italiana