Archivio del Tag ‘alta velocità’
-
I No-Tav alla polizia: fermiamo insieme la rapina dell’Italia
Il movimento No Tav lancia un appello ai cittadini in divisa che dovrebbero mettere in pratica quanto richiesto dalla politica. Il mondo politico e imprenditoriale auspica con bellicose dichiarazioni una soluzione “militare da parte delle Forze dell’Ordine” per liberare entro il 31 maggio l’area de La Maddalena per non perdere il finanziamento europeo alla nuova, inutile e devastante linea ferroviaria Torino Lione… Invitiamo tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine di qualsiasi corpo e grado a riflettere profondamente sulla situazione e sulle cause che l’hanno originata. Siete chiamati a facilitare con la forza l’avviamento di un progetto voluto dalle lobby politico/imprenditoriali/mafiose al solo scopo di poter mettere le mani su centinaia di milioni di euro di denaro pubblico.
-
Tav, nessuna pietà: piegare la valle di Susa ad ogni costo
Nessuna pietà per la valle di Susa: questione di ore, e i militanti No-Tav saranno nuovamente attaccati dalle forze antisommossa, pronte a sgombrare il campo “ad ogni costo” su ordine del governo per consentire l’apertura a Chiomonte del primo cantiere della Torino-Lione entro il 31 maggio. Si teme che l’assalto venga sferrato nella notte fra domenica e lunedì, scrive “Il Fatto Quotidiano”, una volta diradatasi la folla accorsa numerosa, sabato 28, per colorare la protesta lungo i tornanti del Colle delle Finestre su cui si è arrampicato il Giro d’Italia. Ma non c’erano solo attivisti valsusini: ha raggiunto i No-Tav una delegazione di operai della Fincantieri, per sostenere la resistenza della valle di Susa contro la maxi-opera «inutile», mentre i cantieri navali di Genova e Napoli sono sotto minaccia di chiusura.
-
Tav, valle di Susa: sotto assedio l’Italia di domani
Mercedes Bresso o Roberto Cota, non cambia niente: quella linea ferroviaria va fatta ad ogni costo. La valle di Susa non la vuole e sono 17 anni che si batte per fermarla? Non importa: la valle di Susa non conta nulla. Gli oppositori dimostrano che la Torino-Lione, la più grande opera pubblica italiana, è completamente inutile? Pazienza. Quel treno veloce dovrà sfondare la vallata e bucare le Alpi, comunque. Anche se intanto Pisapia fa vacillare il Muro di Milano, se Fassino eredita il trono di Chiamparino, se Bruxelles non fa che annuciare tagli alla spesa sociale. Tremonti e la sua finanziaria “lacrime e sangue”? La Grecia che rischia la bancarotta e la folla di Madrid che avverte che così non si può andare avanti? Non fa niente: la Torino-Lione è protetta dagli dèi. E se la politica non la sa giustificare, si rifugerà ancora una volta dietro ai reparti antisommossa.
-
Grillo in val Susa: Tav, un favore a partiti e mafie
«L’Italia è allo sfascio, e voi state facendo la storia. E’ tempo di rivoluzioni: magari cominciando proprio da qui». Tra gli applausi dei No-Tav al lavoro per ultimare il tetto della “baita della resistenza” che sarà inaugurata l’8 dicembre alla Maddalena di Chiomonte sull’area del futuro cantiere per la Torino-Lione, Beppe Grillo ha violato i sigilli della magistratura, che considera un abuso edilizio la piccola costruzione che fungerà da presidio per opporsi all’arrivo delle ruspe. Il 5 dicembre il comico genovese è tornato in valle di Susa per sostenere la battaglia civile dei No-Tav: «La Torino-Lione è una truffa, che pagheremo tutti». Intanto, l’Unione Europea avverte l’Italia: se il cantiere non parte, addio finanziamenti.
-
Tav: come ridurre la val Susa a un corridoio di morti
Non vorrei sembrare troppo pessimista ma, secondo me, sulla questione Tav la valle di Susa ha comunque perso. Ha perso se la faranno, poiché all’oligarchia medievale di questa repubblica afghana poco importa la sorte di 80.000 sudditi intubati in un corridoio di morti. Il potere politico ed economico – che sono poi la stessa cosa – sa perfettamente che i soldi non ci sono ma non può più permettersi di rimandare un’opera già lottizzata e divisa tra famiglie di potenti. Che la Tav sia l’opera più inutile e costosa del XXI secolo lo sostengono tutti i più grandi economisti d’Europa, ma non importa: per noi resterà sempre un’“imperdibile occasione di lavoro e di sviluppo per il territorio”.
-
Chiomonte, una baita No-Tav per fermare l’ecomostro
Una baita di pietre, nel cuore del bosco di castagni incendiato dai colori dell’autunno. «Sarà il nostro caposaldo civile: da qui resisteremo». Sembra un rifugio alpino. Lo stanno costruendo i volontari No-Tav accanto al sito neolitico della Maddalena di Chiomonte, sopra Susa, all’imbocco del futuro euro-tunnel della Torino-Lione. Seimila anni fa, in piena Età del Ferro, proprio in quei boschi una piccola comunità preistorica elaborò metodi di sussistenza oggi testimoniati dal piccolo museo: utensili per la vita quotidiana, alle pendici delle Alpi. Migliaia di anni dopo, un’altra comunità si organizza per opporre all’apocalisse delle Grandi Opere il suo modello civile: «Vogliamo continuare a poter vivere qui, in modo semplice, grazie ai frutti della terra dei nostri antenati».
-
No-Tav, se i ferrovieri festeggiano la “valle che resiste”
Il concentramento per la manifestazione era a Vaie, non si riusciva a partire perché dai paesi vicini subito prima e subito dopo Vaie (Sant’Antonino e Condove), e relative stazioni ferroviarie, un fiume in piena di gente si rovesciava letteralmente in strada così che altri cortei (in senso opposto) si stavano formando. Che sarebbe stata una grande, grandissima manifestazione lo si era capito subito. I progetti resi pubblici avevano portato la maggior parte dei consigli comunali a cadere uno dopo l’altro sotto le delibere in opposizione alla grande opera. Le notizie che giungevano aiutavano a mantenere viva l’incazzatura.
-
Val Susa, protesta-fiume: 50.000 No alla Torino-Lione
Cinquantamila “no” alla Torino-Lione: 25 sindaci in fascia tricolore ad aprire sette chilometri di corteo, con davanti una ventina di trattori della Coldiretti e 70 mucche. «Ci vogliono cancellare? Hanno sbagliato tutto». Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, incarna la “resistenza” della valle di Susa contro la Tav Torino-Lione. Dalla manifestazione-fiume del 9 ottobre, attacca: «Scandaloso che il governo ci escluda dal tavolo di lavoro a Roma il 14: non vogliono parlare con chi è contrario all’alta velocità, cioè la stragrande maggioranza». Cinque anni dopo il trionfo popolare del 2005, che bloccò il primo progetto, la valle di Susa è di nuovo pronta a fermare il super-treno dei misteri: chi vuole la Torino-Lione continua a non spiegare, cifre alla mano, a cosa servirebbe l’opera pubblica più costosa d’Italia.
-
Resistenza No-Tav, l’autunno caldo della valle di Susa
Tunnel geognostico: tecnicamente, un grosso scavo orizzontale di prospezione. L’ultimo che la valle di Susa ricorda costò nel 2005 l’abbandono del cantiere e del progetto, dopo lo sgombero violento dei manifestanti e la rivolta popolare che ne seguì, a carattere pre-insurrezionale, scatenata da migliaia di abitanti: 48 ore di blocchi stradali, autostradali e ferroviari. A cinque anni dalla “battaglia” di Venaus, è scattato un nuovo conto alla rovescia: nonostante la ferma contrarietà della popolazione, l’Osservatorio per la Tav Torino-Lione guidato da Mario Virano ha annunciato per dicembre-gennaio l’avvio del nuovo tunnel a Chiomonte, alle falde dei monti che separano la valle di Susa dalla Francia.
-
Bonsignore: la Torino-Lione costa troppo e nasce vecchia
Quando non ci sono soldi per gli asili nido e per altri servizi ai cittadini, è giusto chiedersi se spendere 20 miliardi per realizzare un’opera che, così come ci viene proposta, arriverà clamorosamente in ritardo rispetto allo sviluppo logistico del resto d’Europa e avrà costi elevatissimi e servirà solo al trasporto passeggeri. Di fronte al rischio di sperperare soldi pubblici in un momento di crisi non è possibile restare in silenzio. Non sono assolutamente un No-Tav, anche se partendo da argomentazioni completamente differenti la mia conclusione è paradossalmente analoga a quella di chi per anni si è opposto a questo progetto.
-
Tav, l’ecomostro torna a minacciare la valle di Susa
Insensibile a tutto – crisi economica, disastro politico, sfacelo generale di un paese che sembra smarrito – l’ecomostro ferroviario delle Alpi occidentali si presenta puntualissimo all’ultima fermata, quella dell’ennesimo autunno caldo della valle di Susa, alle porte di Torino: una popolazione di quasi centomila abitanti, che dopo dieci anni di resistenza attiva e la bocciatura a furor di popolo del primo progetto nel 2005, è ora costretta ad esaminare nuovamente le carte dell’alta velocità Torino-Lione, progetto numero due. Le avvisaglie sono quelle di una catastrofe annunciata: abitazioni rase al suolo, falde acquifere tagliate, ambiente devastato. E tutto per un’infrastruttura faraonica, miliardaria e “intoccabile”, anche se chi la propone continua a non spiegarne l’utilità
-
No-Tav a Strasburgo: dossier contro la Torino-Lione
Avanti con la Torino-Lione, nonostante le proteste della valle di Susa, l’incertezza assoluta sui finanziamenti e i dubbi sull’utilità strategica dell’infrastruttura ferroviaria: conferenza-spettacolo a Torino il 18 maggio per esibire un plastico e annunciare a breve l’avvio della progettazione, proprio mentre i No-Tav, in quelle stesse ore, hanno incontrato a Strasburgo la Commissione Trasporti per Parlamento Europeo per consegnare un dossier che ribadisce la forte opposizione delle popolazioni: opera di impatto devastante, costosissima (20 miliardi di euro) e forse completamente inutile, visto che ormai le merci provenienti da Genova imboccano la via di Rotterdam anziché quella per Lione.