Archivio del Tag ‘alta velocità’
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Chiesa: la Apple ruba e Bruxelles tace, tanto paghiamo noi
Pubblicità fantastiche, la faccia di Steve Jobs presentato quasi come un profeta. Ma ora si scopre che la Apple, quella che con gli i-phone ci ha reso tutti felici, ha evaso negli Stati Uniti 44 miliardi di dollari di tasse. Poi è venuta in Europa e ha ottenuto dal governo irlandese di pagare solo il 2% dei suoi profitti, all’Irlanda e quindi in qualche misura anche a noi europei. In Irlanda si paga il 12,5% di tasse, che è sempre la metà di quello che si paga in Francia e in Germania, e molto meno della metà di quello che si paga in Italia. Bene, la Apple paga solo il 2%. E così è riuscita a sfangare altri 12 miliardi di euro di tasse. Ecco, a proposito del Fiscal Compact: ma la Bce dove stava? Perché è bene che si sappia che lo scandalo della Apple non è stato sollevato dagli europei, dalla Banca Centrale Europea o da Bruxelles. Lo scandalo è stato sollevato negli Stati Uniti, che si sono indignati perché la Apple gli ho portato via 44 miliardi di dollari.
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L’Italia crolla, ma per fortuna c’è Lupi che tifa Tav
Ci si domanda da quale assurdo mondo parallelo escano le sgangherate parole del partitocrate Maurizio Lupi, oggi ministro, secondo cui la mostruosa e inutile linea Tav Torino-Lione si deve fare, punto e basta, in quanto opera di valore strategico. Trent’anni fa, le onnipotenti élite planetarie in piena globalizzazione modellavano le prime fantasie ferroviarie in chiave post-sovietica, manovrando alla bisogna la servile tecnocrazia europea. A quei tempi era normale ascoltare amenità persino divertenti sul futuro dei trasporti, puro trionfalismo avveniristico di khrusceviana memoria. Molti entusiasti camerieri locali, politici di professione con amici cementieri, all’epoca finirono dietro le sbarre. Ma i loro successori non persero il vizio: certe superstizioni fanta-ferroviarie erano dure a morire. Una in particolare, la Torino-Lione, divenne col passare degli anni una specie di leggenda: il treno superveloce per passeggeri che avrebbe sostituito l’aereo. Il mito resistette persino all’avvento – quello sì rivoluzionario – dei voli low cost: per tenere in vita la bufala della Torino-Lione bastò convertire il progetto, da passeggeri a merci.
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Salvatores: la val Susa in un film, grazie a Ridley Scott
Gabriele Salvatores racconterà la resistenza civile della valle di Susa contro il progetto Tav Torino-Lione. Lo farà attraverso la piattaforma di social-movie “Life in a Day”, grazie all’incarico ricevuto da Ridley Scott: «Mi ha chiesto di scegliere una situazione in grado di rappresentare l’Italia, e ho deciso che il luogo giusto è la valle di Susa». L’annuncio è storico: Salvatores l’ha dato in diretta, il 14 maggio, al pubblico di Avigliana che ha accolto calorosamente il Premio Oscar, impegnato a presentare il suo ultimo film, “Educazione siberiana”. La decisione è maturata nel giro di poche ore, dopo l’incontro coi militanti No-Tav al “presidio” di Vaie. Confessioni a cuore aperto, col regista, sulle sofferenze di un territorio sorretto da una straordinaria mobilitazione popolare, ormai ventennale, contro una grande opera percepita come ingiusta, inutile, pericolosa e finanziariamente sanguinosa per l’Italia. «Questa storia va assolutamente raccontata: me ne incarico personalmente», ha promesso il regista di “Mediterraneo”.
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Lupi farà la guardia ai cantieri Tav, alla faccia della crisi
Il superministero di Corrado Passera non c’è più. Forse per esigenze di spartizione, forse per presa d’atto dei fallimentari risultati del banchiere prestato alla politica, Enrico Letta torna all’antico, separando sviluppo economico da infrastrutture e trasporti. Sul primo spezzone chiama il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, bersaniano per fede politica e anche per riconosciuto pragmatismo. Sul secondo lascia accomodare Maurizio Lupi, 53 anni, uomo di Cl, da sempre vicinissimo a Roberto Formigoni e alla Compagnia delle Opere. La nomina di Lupi caratterizza il governo Letta in modo netto: chiude la strada a ogni ripensamento sulla politica delle grandi opere. L’ex assessore milanese è sempre stato schieratissimo in favore di ogni iniziativa che abbia un significativo contenuto di cemento. Il Tav prima di tutto, ma anche il ponte sullo Stretto di Messina, il Mose di Venezia, strade e autostrade e via elencando.
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Nato e Bce, con tanti saluti all’Italia (e minacce a Grillo)
Dall’ultra-atlantista Emma Bonino, pronta a tutte le più sanguinose guerre decise da Washington, all’ultra-europeista Fabrizio Saccomanni, direttore di Bankitalia con esperienze sia alla Bce che al Fmi, dopo gli studi alla Bocconi e alla Princeton University. Due ministri-chiave, esteri ed economia, già delimitano in modo inequivocabile il perimetro del secondo “governo Napolitano”, con Letta premier e Alfano vice, più altri mestieranti della nomenklatura: Gaetano Quagliariello alle riforme, probabilmente per una legge elettorale anti-Grillo e un presidenzialismo all’italiana, Maurizio Lupi a infrastrutture e trasporti (leggasi: Tav Torino-Lione), nonché il redivivo Dario Franceschini (rapporti col Parlamento) e i “presentabili” Nuzia De Girolamo (agricoltura), Beatrice Lorenzin (sanità) e l’ex sindaco padovano Flavio Zanonato (sviluppo). Ministri-vetrina: la campionessa Josefa Idem (sport), il direttore della Treccani, Massimo Bray (cultura), il presidente dell’Istat Enrico Giovannini (altro“saggio”, ora incaricato di gestire lavoro e welfare) e la italo-congolese Cécile Kyenge, medico e primo ministro di colore nella storia italiana, delegata all’integrazione.
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La Bonino che non t’aspetti e la carica degli impresentabili
Salvare Berlusconi dai processi e garantire a Bersani un vero incarico per un governicchio: è questa la missione delle trattative per il Quirinale? Peccato che i candidati dei partiti «sono da fare accapponare la pelle», protesta Marco Travaglio, che passa in rassegna la nomenklatura quirinalizia come una galleria degli orrori. A cominciare dall’ex “dottor sottile” di Craxi, Giuliano Amato, il premier che fece pestare a sangue i disoccupati a Napoli un anno prima del G8 di Genova, dopo essersi fatto detestare nel fatidico ’92 con il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti degli italiani, un bottino da 93.000 miliardi di lire. Un uomo d’oro, da 31.000 euro al mese, presidente dell’Antitrust ignaro del super-trust Mediaset, consulente della Deutsche Bank, membro della Treccani e della scuola San’Anna di Pisa, nonché consigliere di Monti per i tagli ai costi della politica (mai tagliati). Berlusconi lo candidò al Quirinale, il centrosinistra l’ha riempito di cariche: «Nella speciale classifica degli impresentabili è uno dei vincitori di diritto».
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Altre tasse, l’euro-funerale dell’Italia officiato da Monti
Altro che stop all’Imu, diminuzione delle tasse e cancellazione del punto in più di Iva che scatterà a luglio. Nessuno di questi risultati – puntualmente elencati da chi chiede ai partiti di “fare in fretta” – potrà essere raggiunto da un eventuale nuovo esecutivo. Perché la strada economica è stretta e tutta in salita. Primo scoglio, l’eredità lasciata dal Def, il Documento di Economia e Finanza presentato dal governo uscente. «Un’amarissima sorpresa», secondo Stefano Fassina del Pd, perché «il governo Monti lascia manovre da fare per 1,4 punti percentuali del Pil all’anno a partire dal 2015». Ma dov’è la sorpresa? Sorretto da Pd e Pdl per tutto il 2012, l’esecuto Monti non ha fatto che applicare i dettami di Bruxelles, a partire dal micidiale Fiscal Compact, contro cui centrodestra e centrosinistra non hanno detto neppure una parola per tutta la durata della campagna elettorale di febbraio.
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Haarp-Muos, guerra climatica: prove tecniche di apocalisse
Inondazioni, siccità, terremoti e tsunami: dopo le “guerre stellari”, i cataclismi telecomandati? Bomba climatica, un fantasma si aggira per l’Europa: si scrive Muos, si legge Haarp. Antenne potentissime, in grado di “bombardare” la ionosfera e pilotare “rimbalzi” devastanti su scala mondiale? Per l’economista canadese Michel Chossudovsky, il sistema installato in Alaska è una vera e propria arma di distruzione di massa: oltre a interferire sulle comunicazioni, le sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore, correnti naturali di elettricità da un milione di megawatt. «E’ possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici». Radiazioni ad alta frequenza: il programma di ricerca più controverso al mondo s’incrocia con le attività dell’Nrtf di Niscemi, il sistema “Naval Radio Transmitter Facility” che da più di vent’anni assicura le comunicazioni con navi e sottomarini nucleari. Cui ora si affianca il “Mobile User Objective System”, l’eco-mostro di cui la Sicilia ha paura.
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Foa: la verità del web spiazza i media e gli spin doctor
Era il 2003 – esattamente dieci anni fa – e un grande libro, completamente ignorato dai media, raggiunse in pochi giorni la vetta delle classifiche, senza neppure una recensione sui giornali. “La guerra infinita”, di Giulietto Chiesa, “spiegava” per la prima volta quello che sarebbe successo da lì in poi, a partire dall’occupazione dell’Iraq col falso pretesto delle inesistenti armi nucleari di Saddam. La menzogna elevata a sistema, su scala mondiale, come vera e propria arma di distruzione di massa. Motivazioni elementari: il declino di un impero, messo alle corde dalla penuria energetica e dal boom demografico del pianeta, ma con ancora un vantaggio formidabile: la supremazia tecnologico-militare. Uso della forza reso accettabile soltanto dall’arma vera: la manipolazione sistematica della verità. In un post visitatissimo su “Byoblu”, Marcello Foa denuncia il ruolo-chiave degli spin doctor nel condizionare il sistema dei media, e cita il caso-Grillo: finalmente, un fenomeno di massa che esplode, nonostante la congiura del silenzio organizzata da giornali e televisioni.
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Laura Puppato coi No-Tav, cade il tabù della Torino-Lione
Vent’anni di tenace interdizione, sorretti da una fede incrollabile nell’opzione-zero, riassunta in due parole: No Tav. «Penso che non sia più tempo di spendere nemmeno un euro se non per investimenti all’insegna della ragionevolezza e del buon senso». Lo afferma Laura Puppato, reduce dalle primarie contro Renzi e Bersani. Incredibile ma vero, l’ex sindaco di Montebelluna si prenota il 23 marzo in valle di Susa per la grande manifestazione nazionale contro l’alta velocità, presidiata dai 163 neo-parlamentari grillini. E’ caduto il tabù della Torino-Lione: nonostante Bersani, Fassino e Chiamparino, ora persino nel Pd è possibile rimettere in discussione l’opera pubblica più inutile d’Europa. «Costa moltissimo, non è supportata da stime di traffici in crescita e la popolazione non la vuole», prende atto la senatrice veneta, che si schiera col presidente della Comunità Montana valsusina, Sandro Plano, e un altro illustre “dissidente” del Pd, il sindaco barese Michele Emiliano, non da oggi vicino alla protesta della valle di Susa.
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Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.
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Grazie a Grillo, Grasso e la Boldrini guidano il Parlamento
«Senza Grillo, ci saremmo sorbiti Franceschini e la Finocchiaro». Lapidario, Enrico Mentana, nel commentare su Twitter l’esito delle nuove presidenze istituzionali: Laura Boldrini alla Camera e Pietro Grasso al Senato. «Fuori dal mondo», per il direttore del telegiornale de La7, la scelta del Pdl di insistere su Schifani: «Se il Pd avesse scelto Topolino chi gli avrebbe contrapposto, il Pdl: Gambadilegno?». La seconda carica dello Stato è oggi l’ex procuratore nazionale antimafia, mentre al posto di Gianfranco Fini siede l’ex direttrice dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, eletta con Sel. «Chi fra Grasso e Schifani ha votato scheda bianca se ne ricorderà con imbarazzo», commenta Gad Lerner, secondo cui «il cambiamento è possibile». Peccato che, per vedere alla guida del Parlamento nomi come Grasso e la Boldrini, sia stato necessario lo “tsunami” grillino: la valanga di quelli che, fino al giorno prima del voto, per i partiti maggiori e i grandi media erano solo i teppistelli dell’antipolitica.