Archivio del Tag ‘Afghanistan’
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Gino Strada: chi ha paura del nostro ospedale?
Il giorno dopo sembra quasi più duro. Gli operatori di Emergency sono liberi perché innocenti. Ma l’evidenza non basta, ci sono giornalisti che affermano – eh, perbacco, hanno le fonti! – che la liberazione sia avvenuta per uno scambio politico: fuori i tre possibili terroristi in cambio della chiusura dell’ospedale. Un accordo, insomma. L’ipotesi, peraltro già smentita dalla Farnesina, dal governo afghano e da Emergency, è tuttavia affascinante e induce a qualche riflessione. Se fosse vero che la liberazione sia stato il frutto di uno scambio, ciò non sarebbe altro che una conferma di quel che Emergency ha detto e scritto dopo l’aggressione all’ospedale di Lashkargah
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Lilin: conosco l’orrore, per questo stimo Emergency
Desidero unirmi al messaggio di solidarietà per ciò che sta accadendo a Emergency in Afghanistan. Da ex militare conosco la situazione di guerra e so quanto è importante l’impegno di chi fa volontariato nei territori coinvolti da un conflitto armato. Da cittadino italiano sono orgoglioso che proprio dalla mia nazione sia partito il progetto Emergency, e sono contento che nel corso degli anni, grazie all’impegno profuso da parte dei volontari, Emergency si sia guadagnata la reputazione di un’organizzazione seria, importante per l’umanità, un’organizzazione che attraverso i suoi impegni porta valori democratici nei posti difficili, colpiti da guerre, crisi umanitarie, dittature.
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Gino Strada: guerra preventiva contro il nostro ospedale
«Questo è un attacco all’ospedale, sono allibito. Un atto di guerra preventiva, magari in previsione di una nuova offensiva militare nel territorio, nel quale siamo rimasti gli unici, scomodi, testimoni». Così Gino Strada reagisce alla notizia dello strano arresto dei tre volontari di Emergency «sequestrati» il 10 aprile dai servizi segreti Afghani e dalle forze Nato mentre lavoravano all’ospedale di Lashkargah. Testimoni scomodi: «Non ci sono altri ospedali in Helmand e non ci sono giornalisti», rileva “PeaceReporter”: in quel paese senza legge, dominato dal narco-traffico, i medici volontari di Emergency sono un pericolo per i signori della droga e per quelli della guerra.
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Vergogna Afghanistan: giù le mani da Emergency
«Giù le mani da Emergency». Fortissime reazioni nell’opinione pubblica italiana all’arresto in Afghanistan di tre operatori della Ong «indipendente e neutrale» fondata da Gino e Teresa Strada, che dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre due milioni e mezzo di feriti afghani nei suoi centri sanitari d’emergenza: tre ospedali, un centro-maternità e 28 posti di primo soccorso. «Ridicola e grottesca», secondo Strada, l’accusa di terrorismo costata l’arresto il 10 aprile all’infermiere Matteo Dell’Aria, al chirurgo Marco Garatti e al dirigente logistico Matteo Pagani, volontari all’ospedale di Lashkargah.
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Carlotto: attenti alla Tav, l’ecomostro fa gola alla mafia
«Una follia, una devastazione del territorio: va assolutamente impedita». Massimo Carlotto, autore di tanti noir politici sulla corruzione del nord-est, interviene in valle di Susa contro l’alta velocità Torino-Lione, ospite del Valsusa Filmfest dopo Giorgio Diritti e Erri De Luca. E lancia un’accusa: «Attenti, dietro alle grandi opere c’è sempre la mafia. Non quella di Provenzano, che è la preistoria della mafia. Ma la mafia di oggi, che ha bisogno di investire i proventi delle sue attività illecite, col decisivo appoggio di settori del mondo imprenditoriale, finanziario e politico. Per i capitali mafiosi, i grandi appalti sono l’investimento più sicuro».
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«Macché Talebani, la Nato vuole la nostra eroina»
Il distretto afghano riconquistato con l’operazione “Moshtarak” resterà il maggiore centro di produzione di oppio del paese, ora che è passato sotto il controllo Nato. Malgrado le iniziali rassicurazioni, le autorità locali consentiranno infatti ai contadini di continuare a coltivare i papaveri. «Governo e americani sono coinvolti nel business della droga: lo scopo dell’operazione era riprendere il controllo della principale zona di produzione di oppio del paese», accusa l’ex parlamentare democratica Malalai Joya, nota per il coraggio dimostrato nel denunciare i crimini e la corruzione dei governanti afghani protetti dall’Occidente.
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Cardini: guerra vicina, l’unica bomba dell’Iran è l’euro
Una dittatura che si regge su brogli elettorali, che minaccia Israele, che si sta fabbricando l’atomica e quindi sta per essere isolata dal resto del mondo? «Calunnie, falsità totali». L’insigne medievista Franco Cardini non ha dubbi: sull’Iran sta per concentrarsi la stessa tempesta che travolse l’Iraq. Innescata dal medesimo copione basato su identiche premesse: disinformazione e menzogne. Perché a far tremare gli Usa non è l’improbabile atomica degli ayatollah, ma il nuovo “cartello” petrolifero del Golfo, basato non più sul dollaro ma sull’euro: «E’ quella l’unica vera bomba nucleare iraniana».
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Afghanistan, la guerra contro i bambini: vergogna
Vergogna. E’ quella che proviamo tutti qui all’ospedale di “Emergency” a Lashkargah, Afghanistan, dopo l’inizio dell’ennesima ‘grande operazione militare’, che ogni volta è la più grande… Un profondo senso di vergogna per quello che la guerra, qualsiasi guerra, fa. Distruzione, morti, feriti. Sangue, pezzi di carne umana. Urla feroci e disperate. Non fa altro. Ma qualcuno ancora pensa che sia un buon modo per esportare ‘pace e democrazia’. In effetti la pace la stavano portando anche a Said Rahman, noto ‘insurgent’ della zona, ma quella eterna però. Si è beccato un proiettile in pieno petto, di mattina presto, mentre era in giardino.
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Povera America, tradita dalla retorica di Obama
Partiamo dalla seguente considerazione: Obama promise un cambiamento al quale possiamo credere e ha mantenuto un non-cambiamento certamente credibile, tradendo coloro che lo hanno votato. Le sue azioni non concordano con la sua retorica, sicché perderà pesantemente alle elezioni di medio termine. Un presidente per una volta? Peggio, forse per mezza volta; la sua presidenza inetta è bell’e finita. Neppure per una volta. Prendiamo lo scudo missilistico in Polonia-Cechia: “annullato”, avevano trovato di meglio. La Polonia è di nuovo coinvolta, in uno schieramento molto anti-russo, con in più la Romania, il Salt non procede.
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Missili Patriot attorno all’Iran, il cappio Usa si stringe
Tutto è pronto per avviare l’attesa escalation militare destinata a colpire l’Iran e il controverso regime degli ayatollah. Il giro di vite annunciato dall’Italia sulla necessità di “sanzioni” dopo l’assalto all’ambasciata tricolore di Teheran fa parte delle variabili di un piano orchestrato da tempo. Mentre le immagini (muscolari) di esercitazioni missilistiche in Iran riempiono gli schermi occidentali ingenerando l’impressione di una minaccia incombente, nessuno ha fatto caso alla vera notizia: gli Usa stanno per circondare l’Iran con batterie di missili Patriot, per neutralizzare la risposta iraniana ad un eventuale attacco.
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Afghanistan, all’Italia la guerra costa 50 milioni al mese
Una guerra da 50 milioni di euro al mese. Questi i costi della missione italiana in Afghanistan, del cui rifinanziamento si è inziato a ridiscutere alla Camera. Per i primi sei mesi del 2010, osserva “PeaceReporter”, sono stati stanziati 308 milioni di euro (51 milioni al mese) che serviranno per mantenere operativi sul fronte afgano 3.300 soldati, 750 mezzi terrestri (tra carri armati, blindati, camion e ruspe) e 30 velivoli, ossia 4 caccia-bombardieri, 8 elicotteri da attacco, 4 da sostegno al combattimento, 10 da trasporto truppe e 4 droni.
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Amanda Simpson, diritti trans e terrore planetario
Forse è eccessivo l’entusiasmo con il quale è stata accolta la notizia della nomina di Amanda Simpson come consigliere del Dipartimento del Commercio di Washington: la prima transessuale ad assumere un incarico governativo negli Usa, grazie al presidente Barack Obama, ha finora diviso le opposte tifoserie (progressisti in festa, conservatori scandalizzati) mettendo in ombra il ruolo – tutt’altro che trasparente – del colosso militare industriale dalla quale la Simpson proviene, e i cui interessi si teme sia destinata a tutelare, direttamente dalla sua nuova posizione nel governo federale statunitense.