Archivio del Tag ‘Afghanistan’
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Cia e Pakistan: verità a doppio fondo e omicidi eccellenti
Osama Bin Laden “venduto” dal Pakistan, che lo aveva sempre protetto, sottraendolo alla vistosa caccia scatenata dalla Casa Bianca dopo l’11 Settembre 2011? E’ una delle ipotesi che affiorano dopo lo storico blitz del 1° maggio nel compound di Abbottabad, nel quale sarebbe stato prima catturato e poi ucciso – con due colpi alla testa – lo “sceicco del terrore”, secondo quanto annunciato direttamente dal presidente Obama, responsabile della spettacolare operazione contro l’uomo-simbolo del terrorismo antiamericano. In attesa che gli Usa si decidano a rendere pubbliche le immagini che metterebbero fine ai dubbi sulla reale dinamica degli eventi, ci si interroga sul ruolo del Pakistan: i cui servizi segreti sono notoriamente addestrati dalla Cia.
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Foa: e ora addio per sempre alla verità sull’11 Settembre
Giustizia è fatta? Così almeno dice il presidente Obama. Giustizia, o meglio: vendetta. Lo scrive a caldo Marcello Foa, editorialista del “Giornale”, il giorno della notizia a reti unificate della morte di Osama Bin Laden. Che in attesa di precisi riscontri resta oscura, gravata da «alcuni dubbi irrisolti». Morto Osama, finisce anche la minaccia terroristica? E perché ci sono voluti dieci anni per chiudere i conti dell’attacco alle Torri Gemelle? Come mai la Cia ha tardato tanto a intervenire? E soprattutto: perché uccidere il super-ricercato, ritenuto il mandante della strage del World Trade Center? Una cosa è certa: tolto di mezzo il “principe del terrore”, quello dell’11 Settembre rischia di restare un mistero. Per sempre.
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Bin Laden: niente foto, mistero anche sull’ultimo atto
«Ma cosa aspettano a mostrare le foto?», si domanda Federico Rampini su “Repubblica”, perplesso per l’incredibile black out di informazioni seguito all’annuncio trionfale dell’uccisione di Osama Bin Laden. «L’attesa delle foto sta diventando snervante», scrive Rampini: comprensibile la prudenza e il vaglio dell’intelligence, ma «più aspettano, più le “teorie” hanno tempo di attecchire e proliferare: dopotutto, a 66 anni di distanza c’è ancora chi pensa che Hitler non morì in quel bunker di Berlino». E che dire della “notizia” della sepoltura in mare della salma? «Se venisse confermato sarebbe assurdo, perché così sparirebbe la prova della sua morte», dice il decano dei giornalisti pachistani, Rahimullah Yusufzay.
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Chi era davvero il Frankenstein creato e allevato dalla Cia
Figlio di un magnate delle costruzioni di origine yemenita (Mohammed Awad Bin Laden) e di una donna di origine siriana, Osama nasce il 10 marzo 1957 a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita. All’età di 13 anni perde il padre. A 17 si sposa con la prima delle tre mogli, una ragazza siriana, sua parente. Il matrimonio a una così giovane età fa parte – per il suo carattere di protezione dalla corruzione e dall’immoralità – della rigida educazione religiosa che gli viene impartita. Compie tutti i suoi studi nelle scuole della città di Gedda, fino a conseguire la laurea in Management ed Economia all’università Re Abdul Aziz.
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Obama: abbiamo scovato e giustiziato Bin Laden
Buona sera. Questa notte posso riferire alla gente d’America e al mondo che gli Stati Uniti hanno portato a termine un’operazione in cui è stato ucciso Osama Bin Laden, il leader di Al Qaeda, un terrorista che è responsabile dell’omicidio di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Sono passati quasi dieci anni da quel giorno luminoso di settembre oscurato dal peggiore attacco della nostra storia contro americani. Le immagini dell’11 settembre sono scolpite nella nostra memoria nazionale: aerei dirottati comparire all’improvviso in un limpido cielo di settembre; le torri gemelle collassare al suolo; un fumo nero alzarsi dal Pentagono; il disastro del volo 93 in Shanksville, in Pennsylvania, dove le azioni di cittadini eroici hanno consentito di evitare una distruzione e un dolore ancora maggiori.
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Terroristi islamici made in Usa: il nostro agente a Tripoli
Prima che la sua barba profetica, il suo kalashnikov e il suo sinistro sorriso diventassero l’icona planetaria della “minaccia islamista anti-occidentale”, Osama Bin Laden e il network che siamo abituati a sentir chiamare Al Qaeda erano una leva strategica della Cia per minare l’impero sovietico a partire dall’Afghanistan. Nessuna sorpresa, dunque, se poi si scopre che sono stati proprio veterani “afghani” a trapiantare il network anche in Cirenaica, contro il dittatore Gheddafi: era quello che serviva all’intelligence angloamericana, l’alibi perfetto per infiltrare la sicurezza del Colonnello fino ai massimi vertici: rappresentati dall’ex ministro ed ex capo dei servizi libici Moussa Koussa, «il nostro agente a Tripoli», oggi disertore riparato a Londra.
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Armi, mafia e potere: ombre sull’export della guerra
Cannoni, missili, carri armati, fucili, pistole, caccia e bombardieri. Produciamo strumenti di guerra di ogni tipologia per il mercato globale, finanche braccialetti e manette che provocano scariche elettriche da 50.000 volt, veri e propri sistemi di tortura per detenuti e migranti. Un business che non conosce crisi e che consente all’industria militare di affermarsi tra le prime cinque produttrici al mondo. Tra il 2008 e il 2009, quando tutti i settori produttivi del made in Italy registravano tassi di crescita negativi, l’export di armamenti è cresciuto del 74%. E’ un mercato criminale, accusa Antonio Mazzeo, ricercatore e reporter, perché fa strage di innocenti e fa prosperare il malaffare: lobby coinvolte con i clan mafiosi.
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Crimini di guerra, Londra fa sparire il libro della vergogna
Un libro eretico, che va fatto sparire prima che possa provocare “pericolose” conseguenze. “Dead men risen”, narrazione delle gesta delle Guardie Gallesi in combattimento, sottotitolato “La vera storia della guerra britannica in Afghanistan”, è il volume messo all’Indice dal ministero della Difesa di Sua Maestà. E’ stato il generale Peter Wall, capo di Stato maggiore dell’Esercito, a sollevare il problema: acquistate tutte le stampe della prima edizione o ci saranno rischi per la sicurezza nazionale, un enorme imbarazzo politico, conseguenze per le elezioni in Estonia e il possibile ritiro delle truppe baltiche del Paese mediorientale.
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11 Settembre, la strage era prevista da un’esercitazione
Alla vigilia dell’11 Settembre, il Pentagono stava progettando un’esercitazione basata su uno scenario allora inedito: un aereo che si schianta sulle Torri Gemelle. Lo rivela il generale Peter Chiarelli, allora responsabile dell’area “operazioni, reattività e mobilitazione” di fronte a eventi straordinari, con possibili stragi di massa. L’alto ufficiale, racconta “Shoestring 9/11”, fu trasferito in quel reparto un mese prima della catastrofe. E i preparativi per l’esercitazione furono messi a punto esattamente una settimana prima dell’attentato del secolo, per il quale fu poi accusato Bin Laden e furono scatenate due guerre, in Afghanistan e in Iraq. La notizia si aggiunge all’impressionante casistica sull’11 Settembre, che il grande pubblico continua ad ignorare o trascurare.
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L’inizio della fine: dittature ko, tutti gli autogol dell’Impero
Le rivolte popolari in Tunisia, Egitto, Libia, Algeria, Marocco, Bahrein segnano l’inizio della fine dell’Impero americano, e occidentale, in quelle regioni. Da quando hanno vinto la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti, nonostante tutte le loro belle parole di democrazia, hanno sostenuto i dittatori più infami, corrotti e sanguinari, purché gli facessero comodo, quando non hanno fomentato direttamente dei golpe militari. E questa realpolitik imperialista gli si è sempre ritorta contro o li ha messi in situazioni insostenibili.
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Più mercenari che soldati: cresce l’esercito fantasma
E’ un esercito fantasma, con il compito peggiore: fare il lavoro sporco, quello di cui i generali non si assumono la responsabilità. Ma è un’armata imponente: il numero delle unità operative impegnate in battaglia ormai supera addirittura quello dei soldati in uniforme. E’ la guerra-ombra dei mercenari, che oggi si chiamano “contractor”. Sono decine di migliaia, combattono e muoiono. Una vera ecatombe: almeno duemila i caduti, nelle guerre “americane” in Iraq e in Afghanistan. Lo rivela la rivista statunitense “Service Contractor”, che chiede che sia reso pubblico – e quindi riconosciuto – l’oscuro “sacrificio” dei soldati-fantasma che combattono nell’anonimato, a fianco delle truppe regolari.
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Siamo pecore, non osiamo reagire alla Casta feudale
Il benessere ci ha fatto male: il quattrino, lo status symbol, tutte queste cose si sono generalizzate perché non ci sono più quei valori che io chiamo pre-politici e che non riguardano né questo né quel partito ma riguardano l’uomo in quanto tale. Noi ci siamo tremendamente involgariti su tutti i piani, anche su questo. Cominciò Craxi al processo Cusani quando disse che nessuno poteva dirsi innocente? Questo è il vecchio trucco di “tutti colpevoli, nessun colpevole” con cui Craxi tenta di salvarsi. Ed è senz’altro vero che gruppi finanziari molto forti non erano sottoposti a ricatto, ma non c’era appalto senza tangente politica, e questo riguardava anche piccoli e medi imprenditori che certamente non incutevano timore a nessuno ma erano concussi.