Archivio del Tag ‘Affari’
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Le dimissioni di Ratzinger: sicuri che non c’entri lo Ior?
Nella storia della Chiesa c’è un unico precedente, quello di Celestino V di cui sappiamo tutti per aver studiato la “Divina Commedia” negli anni del liceo. Gli altri sono tutti morti in carica; non tutti per morte naturale, va detto: ci sono stati i martiri della prima cristianità, poi qualche papa assassinato nel Medioevo… poi forse qualche altro. In Vaticano pare vada molto in voga il caffè corretto…Il codice canonico prevede la possibilità di dimissioni del Papa, ma la cosa è sempre parsa molto sconveniente. La Chiesa è monarchica e non ama i dualismi: pensate solo al problema della convivenza fra un Papa in carica ed uno emerito. Ogni starnuto del secondo (e questo scrive libri e twitta che è un piacere) potrebbe suonare come sconfessione del precedente. Poi, sul piano simbolico, la cosa può apparire come una fuga dalle proprie responsabilità. Quando Wojtyla era già molto grave chiesero ad un prete se avrebbe potuto dimettersi e la risposta fu: «Può dimettersi Gesù dalla croce?».
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Fermare i nazisti bianchi e i loro uomini, Bersani e Monti
Dunque anche il governo americano si è convinto che la crisi della finanza mondiale è stata sfruttata e creata da un’azione criminale. E chiama in giudizio, dopo tre anni di indagini, “Standard & Poor’s”. Il che fa venire in mente che la Procura di Trani, che aveva preso di mira la filiale italiana di “S&P”, aveva visto giusto. L’agenzia di rating più famosa del mondo, la più grande, è accusata di aver dato “voti” troppi alti a una ventina di “Cdo” (collateralized debt obligations, una forma di derivati), cioè di aver tratto in inganno gli investitori americani e di tutto il mondo, provocando il collasso di grandi banche come la Bear Stearns e la Lehman Brothers. Ma non solo le banche americane: ha fatto esplodere anche banche europee come la Royal Bank od Scotland, che poi è stata salvata dal governo di Londra, e la Kbc belga, salvata dal governo di Bruxelles.
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Finmeccanica, la super-holding per la guerra che ci attende
Per metà “bancomat” destinato ad alimentare il sistema di corruzione politico nazionale, e per metà centro dispensatore di incarichi, consulenze e prebende per mogli, amanti e figli dei potenti di turno. Dopo la Fiat, Finmeccanica è la seconda holding industriale d’Italia: produce aerei, elicotteri, locomotive, carri armati, missili, satelliti e centri di telecomunicazione, con una spiccata vocazione per gli strumenti di morte da esportare ad ogni esercito in guerra. Dal 2009 è tra le dieci regine del complesso militare industriale mondiale e ha intrecciato partnership con i giganti d’oltreoceano moltiplicando ordini e commesse. Una gallina dalle uova d’oro per manager e azionisti, inclusi il ministero dell’economia e delle finanze, che ancora controlla il 30,2% del pacchetto azionario.
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Pd & Mps, massoni e Opus Dei. Giannuli: serve l’ergastolo
Pene pesantissime per i criminali finanziari: da vent’anni di carcere all’ergastolo, magari anche con il regime speciale del 41/bis, quello dei boss mafiosi. «Pensate che i reati finanziari siano meno pericolosi di quelli di terrorismo e mafia?». E’ la ricetta di Aldo Giannuli per uscire dalla crisi su cui lo scandalo Montepaschi ha aperto una voragine anche mediatica. Fermare la pirateria finanziaria? Col carcere duro, con la messa al bando dei titoli derivati e con la separazione tra banche d’affari al servizio della sola finanza e banche commerciali sane, al servizio dell’economia reale. E per favore: senza più ingerenze da parte della politica. Lo scandalo Mps cade come il cacio sui maccheroni, perché «mette a nudo una serie di questioni di cui proprio non si fa cenno in questa sordida campagna elettorale». Scandalo a orologeria, per ostacolare il Pd? Ovvio. Ma nessuno finga di sorprendersi: era noto a tutti, da anni, che il bubbone sarebbe esploso.
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Perché Berlusconi non attacca il Pd per lo scandalo Mps
«Non voglio espormi dando un giudizio su qualcosa che non conosco bene e su un’istituzione a cui voglio bene». Avrebbe potuto pronunciare parole di fuoco sulla banca rossa, e sui legami tra Monte dei Paschi e il gruppo dirigente del Pci-Pds-Ds, proprio come accadde ai tempi del caso Unipol. E invece stavolta Silvio Berlusconi evita la polemica: non solo rinuncia all’attacco, ma depotenzia le raffiche velenose del Pdl sui fondi che il governo ha dato in prestito all’Mps. Una cifra, dicono Alfano e Cicchitto, pari ai soldi incassati con l’Imu. Ma Berlusconi rinuncia all’affondo. Il nesso tra Mps e Imu? «Credo sia una coincidenza casuale a cui non credo si debba dare importanza». Motivo di tanta prudenza? La “banca rossa”, pilotata dal Pd, è la stessa che supportò il sistema di potere di Berlusconi. Lo racconta Alessandro De Angelis su “Huffington Post”: proprio a Siena si incrociano i grandi affari del Cavaliere e quelli dell’ex Pci.
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Debito lacrime e sangue? No, basta un lingotto di platino
Sta’ a vedere che, per uscire dal ricatto del debito, può bastare un semplice “gettone” di platino, sia pure targato Federal Reserve e con impressa la classica dicitura “In God we trust”. Hanno fiducia in Dio? Sì, naturalmente. Specie se si tratta dell’onnipotente divinità statunitense di Buffalo Bill, quella che “protegge la frontiera e custodisce la ferrovia”. E che oggi, per volere del Segretario al Tesoro, autorizza la creazione di un mini-lingotto in metallo pregiato, del valore di un trilione di dollari, che il Segretario di Stato potrà depositare nella cassaforte della banca centrale. Da quel preciso momento, scrive Giulietto Chiesa, il governo di Washington «potrebbe tranquillamente spendere quella cifra per fare ciò che uno Stato che si rispetti deve fare: che so, pagare le pensioni, o finanziare l’assistenza agli anziani, o quella sanitaria, o costruire scuole o qualunque altra attività saggiamente programmata».
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Bersani premier, Draghi al Quirinale e Monti a Bruxelles
Mario Draghi al Quirinale dopo Napolitano: l’abbandono anticipato della Bce da parte del super-banchiere italiano aprirebbe a Mario Monti la via di Bruxelles, col pieno sostegno del Pd, nel caso alle elezioni di febbraio – come probabile, visti i sondaggi – l’uomo della Bocconi non raggiungesse un risultato brillante. Sarebbe questa, secondo “Dagospia”, l’offerta avanzata da Pierluigi Bersani in un recente contatto riservato con Monti: convinto di uscire nettamente vincitore dalla tornata elettorale, il Pd si prepara a sostenere la candidatura del premier uscente al Consiglio d’Europa o addirittura alla presidenza della Commissione Europea, offrendo intanto a Monti la “prima scelta” su ministeri-chiave, come Economia ed Esteri, e puntando su Draghi per il Colle.
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Affari e Finmeccanica: ecco perché l’India trattiene i marò
Non è possibile che un incidente come quello di cui sono stati protagonisti i due marò del San Marco, colpevoli o innocenti che siano, possa portare a una crisi così clamorosa nei rapporti fra Italia e India. Lo sostiene Davide Giacalone, editorialista di “Libero”, secondo cui i due militari sarebbero soltanto due sfortunate pedine di un gioco molto più grande, fatto di affari legati alle commesse di un’azienda strategica, Finmeccanica. Mazzette promesse e poi non versate? Al di là delle clamorose “tifoserie” che il caso ha letteralmente scatenato, secondo Giacalone «si dimostra che le autorità indiane non ce l’hanno con i due militari, ma con l’Italia», e che la contesa «non è esclusivamente su una competenza e una procedura penale, ma sugli interessi dei due Paesi». I due soldati sono accusati d’omicidio: «E noi dovremmo credere che si concede la licenza a due presunti omicidi, dopo il pagamento di una cauzione (826 mila euro) non destinata a garantire la libertà fino al processo, ma il ritorno a casa per le feste natalizie?».
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Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 40 anni fa
C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti contro quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.
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Crolla l’edilizia. Unica salvezza: riconversione energetica
Centinaia di migliaia di disoccupati-fantasma: sono i lavoratori dell’edilizia, lasciati a casa dalla crisi. Una strage silenziosa, denunciano gli organismi di categoria, perché nel “mattone” il lavoro è organizzato per piccoli gruppi e, quando si esaurisce, fa meno rumore. Anche se in questo caso si tratta ormai di un crollo, di proporzioni storiche: secondo l’Istat, supera il 40% la caduta di mutui, finanziamenti e altre obbligazioni immobiliari nel secondo semestre del 2012. Il mercato delle costruzioni, conferma il blog “Cado in piedi”, segna un nuovo e più pesante crollo: nel secondo trimestre le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari risultano in calo del 23,7% su base annua. Lo rileva sempre l’Istat, con riferimento a dati sulla statistica notarile. Nel secondo trimestre si registrano così le variazioni tendenziali più sfavorevoli dal primo trimestre del 2008: nel dettaglio, le compravendite di immobili residenziali diminuiscono del 23,6%.
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La moneta? Un bene comune, tranne che nell’Eurozona
È un particolare curioso del dibattito in Francia: mentre i Paesi anglosassoni, per combattere la crisi, discutono apertamente e serenamente di monetizzazione per lottare contro la crisi, in Francia questo resta un tabù, malgrado le quantità colossali di monetizzazione realizzate in favore delle banche. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, come riferisce un lungo e appassionato saggio dell’“Economist”, si può dibattere in merito alla monetizzazione con calma. È così che il settimanale inglese pone la questione del bisogno di una nuova ondata di “Quantitative Easing” (Qe) a sostegno di una crescita solida. La Banca d’Inghilterra ha appena aumentato il suo programma da 50 miliardi a 375 miliardi di sterline – a partire dall’inizio della crisi – ossia circa il 5% del Pil per ogni anno.
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Wuerth: stop forniture all’Italia in rosso, colpa del rigore
Niente più viti, bulloni ed altre componenti meccaniche di montaggio per l’Italia, fino a quando le 60.000 aziende che ricevevano questo ed altro materiale non pagheranno le fatture arretrate. Lo annuncia in un’intervista al quotidiano “Handelszeitung” Reinhold Wuerth, il re tedesco del bullone e delle viti, secondo il quale la Germania farebbe bene a pagare per mantenere nell’euro i paesi in crisi del Sud Europa, anziché sottoporli al ricatto infinito del rigore, ben interpretato – in Italia – dal tecno-governo “suicida” di Mario Monti, responsabile di una recessione senza precedenti nel nostro paese. Wuerth spiega che il suo giro d’affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto «quasi a zero», poiché «mancano i soldi, e i clienti non sono più in grado di pagare». Aziende in rosso, crisi di liquidità, credito introvabile: è il capolavoro di un’ideologia che, tagliando la spesa pubblica, devasta a catena anche il settore privato.