Archivio del Tag ‘Affari’
-
Attenti: il regime Napolitano-Berlusconi durerà a lungo
Se tanto mi dà tanto, qui è stato il (presunto) tonno ad aprirci come una scatoletta (di ventresca). Infatti, tra maldestri rivoluzionari a fumetti e rinnovatori intermittenti, quanto infine ha prevalso è stata la determinazione proterva e inaffondabile della corporazione trasversale del Potere. Sotto l’accorta regia di Giorgio Napolitano, il dato per morto Silvio Berlusconi è rifiorito a nuova vita, per farsi finalmente tutti gli affaracci suoi e – al tempo stesso – fornire l’abituale alto contributo all’interminabile esproprio di democrazia e decenza; esproprio che perdura dal momento lontano in cui lo strappo di Tangentopoli fu ricucito grazie alla chiamata dell’intero arco costituzionale, da allora allargato ai neo fascisti, a difesa della politica politicante e alla contestuale rimozione della “questione morale” (intorno al 1993). Vent’anni esatti, che minacciano di proseguire ancora a lungo.
-
Hollande: diritti gay per mascherare le purghe neoliberiste
La chiamano “primavera francese”, in consonanza con le celebrate rivolte arabe: in apparenza, un milione di cittadini è sceso in piazza per opporsi al nuovo disegno di legge sui matrimoni gay, adozioni incluse, ma in realtà la folla protestava contro le nuove politiche neoliberali del detestato governo Hollande, che ha reagito con la brutalità della polizia antisommossa e l’arresto di 67 dimostranti. Stando ai sondaggi, il “compagno” Hollande è il presidente di gran lunga più impopolare di sempre: il suo partito, teoricamente socialista, «va avanti con le sue politiche neoliberali, stavolta d’accordo con sindacati docili». La malvagia Strega dell’Ovest è morta, ma il suo spirito è ancora con noi, dice Israel Shamir, riferendosi alla Thatcher. I ministri “con conti all’estero” stanno rovinando i francesi: col nuovo “accordo nazionale”, le aziende potranno aumentare le ore di lavoro, ridurre i salari al minimo e applicare la “mobilità lavorativa” coatta: chi rifiuta il trasferimento può essere licenziato su due piedi e senza indennizzo.
-
Król: l’ingiustizia in Europa farà espodere una rivoluzione
Quando la classe media e i giovani sono sistematicamente esclusi dai vertici economici e sociali l’unica via di sbocco è la sovversione del sistema. I leader europei non dovrebbero dare per scontata la stabilità. Al contrario di quello che si pensa, in Occidente non sono i poveri e i più sfortunati a fare le rivoluzioni, ma le classi medie. È quello che è successo in tutte le rivoluzioni a cominciare dalla Rivoluzione Francese e con la sola eccezione della Rivoluzione d’Ottobre, che fu un colpo di Stato compiuto in una situazione di estremo disordine politico. Ma quand’è che la classe media decide di lanciarsi in una rivoluzione? In primo luogo non si tratta della classe media nel suo insieme né di un gruppo organizzato né tantomeno di una comunità, ma dei leader della classe media, quegli stessi che oggi vincono le elezioni in Europa e che sono definiti irresponsabili (perché non appartengono alla geriatrica classe politica tradizionale) e che all’improvviso si rivelano non solo molto popolari, ma anche incredibilmente efficaci.
-
Clamoroso: la Russia cede alla Cina i diritti sull’Artico
Abbiamo parlato molte volte di petrolio (e gas) artico, delle prospettive per i nuovi giacimenti e delle battaglie per i diritti di sfruttamento tra i vari paesi del Nord, in particolare ora che con lo scioglimento dei ghiacci si aprono nuove possibilità. Ma non era mai accaduto finora che tali diritti diventassero oggetto di accordi internazionali sulle forniture di petrolio. La prima volta succede tra Russia e Cina, e questo è un segnale di come si stiano ridisegnando le mappe energetiche mondiali. L’accordo è stato firmato dal presidente cinese Xi Jinping in Russia, e prevede che la Cina raddoppi le importazioni di petrolio dalla Rosneft a 620 mila barili al giorno, sfidando la Germania come principale acquirente dei russi. Inoltre, si stabilisce anche la costruzione di un gasdotto sempre tra Russia e Cina.
-
Foa: la verità del web spiazza i media e gli spin doctor
Era il 2003 – esattamente dieci anni fa – e un grande libro, completamente ignorato dai media, raggiunse in pochi giorni la vetta delle classifiche, senza neppure una recensione sui giornali. “La guerra infinita”, di Giulietto Chiesa, “spiegava” per la prima volta quello che sarebbe successo da lì in poi, a partire dall’occupazione dell’Iraq col falso pretesto delle inesistenti armi nucleari di Saddam. La menzogna elevata a sistema, su scala mondiale, come vera e propria arma di distruzione di massa. Motivazioni elementari: il declino di un impero, messo alle corde dalla penuria energetica e dal boom demografico del pianeta, ma con ancora un vantaggio formidabile: la supremazia tecnologico-militare. Uso della forza reso accettabile soltanto dall’arma vera: la manipolazione sistematica della verità. In un post visitatissimo su “Byoblu”, Marcello Foa denuncia il ruolo-chiave degli spin doctor nel condizionare il sistema dei media, e cita il caso-Grillo: finalmente, un fenomeno di massa che esplode, nonostante la congiura del silenzio organizzata da giornali e televisioni.
-
Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.
-
Renzi fa le pulci a Bersani, mentre l’Europa spolpa l’Italia
Il peso economico degli assunti del Pd vale ogni anno circa 12,5 milioni di euro, cui vanno sommati i soldi pubblici che escono dalle Camere: solo per Montecitorio, scrive il “Fatto Quotidiano”, il gruppo ha ricevuto per ogni anno di legislatura 9,5 milioni di euro, ovvero un milione in più delle stime del “dossier” Renzi, fatto circolare per terremotare la segreteria Bersani alle prese con le manovre post-elettorali, tra gli amletici grillini e il “malato” Berlusconi inseguito dai magistrati. Dilagano sui media – da “Dagospia” in giù – le cifre dei presunti stipendi di segretarie e funzionari: se Bersani accettasse di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, sostiene il sindaco di Firenze, significherebbe «fare la pace non con me, ma con gli italiani». Questo il tenore del dibattito politico, in un paese dove una regione avanzata come il Piemonte è costretta a cedere alla finanza privata i propri ospedali, visto che lo Stato – devastato dal regime dell’euro e piegato dal “Rigor Montis” – non è più in grado di ripianare le spese vitali per la salute pubblica.
-
Gli affari d’oro dei sondaggisti, star della politica televisiva
Strano osservatore: un po’ arbitro, un po’ allenatore. E’ la figura chiave, da anni, di qualsiasi tornata elettorale: il sondaggista. Così spesso anche opinion maker, guru mediatico, star televisiva. Membro a pieno titolo del gran circo, che qualcuno ha l’abitudine di chiamare “casta”. Magari perché, grazie al sistema dei partiti, fattura fortune e investe milioni, in titoli e in case di lusso. Come Renato Mannheimer, gioviale “principe dei numeri”, che ha «la bellezza di 6 immobili per complessivi 4 milioni di euro al centro di Milano». Ai quali, «per non rinunciare a qualche peccato di gola, aggiunge una piccola partecipazione in un ristorante sui Navigli». Lo racconta Stefano Sansonetti, reduce da un’incursione giornalistica post-elettorale nel piccolo impero dei re delle percentuali, i maghi dei pronostici a cui si appella chiunque tenti di affrontare gli elettori.
-
Euro-rigore, i predoni della nostra vita truccano le carte
Politici e tecnocrati che parlano a agiscono come boss, recitando una commedia che, nella realtà, si trasforma nella nostra tragedia quotidiana: roba da leggere ai bambini come fiabe della buonanotte, dice Monia Benini, non fosse che il racconto della nostra crocifissione è fatto apposta per generare incubi. Come quelli che affiorano all’indomani della famigerata cena a bordo del panfilo Britannia ormeggiato a Civitavecchia nel giugno del ’92, con a bordo Mario Draghi e la super-lobby degli “invisibili” che avrebbe fatto un sol boccone delle privatizzazioni italiane. Le risorse del risparmio delle famiglie italiane, liberate dai titoli di Stato grazie anche al crescente interesse degli “investitori esteri” verso i titoli del nostro debito, sarebbero confluite nelle casse delle banche, attraverso i “fondi”, e questi li avrebbero a loro volta investiti nelle partecipazioni delle imprese privatizzate. Partita di giro, col trucco: i risparmi alle banche, per regalare loro l’industria statale. «Speculazione, scommesse sul nulla, gioco d’azzardo con imprese, con gli Stati e contro gli Stati».
-
Il coraggio al governo, o l’Italia sarà rottamata da Renzi
Don Andrea Gallo, Salvatore Borsellino, Carlo Rubbia, Roberto Scarpinato, Giulietto Chiesa. E magari anche Jeremy Rifkin e Pepe Mujica, «se l’Uruguay ce lo prestasse». E’ il fanta-profilo del “governo dei sogni” che Simone Santini disegna per “Megachip”, immaginando che sia Grillo a proporlo al Capo dello Stato. E Napolitano? «Credo che lo stiano ancora raccogliendo dal pavimento». Scherzi a parte: o Grillo rilancia, chiedendo un super-governo clamoroso, o dovrà subire l’assalto di partiti e media intenzionati a “smontare” il suo movimento, per insediare il tandem prossimo venturo, formato da Renzi e Montezemolo, ovvero la “Dc 2.0” incaricata di non cambiare niente e continuare ad obbedire agli ordini del super-potere. Dunque: meglio giocare il tutto per tutto, ora o mai più. Obiettivo: un’altra Europa, un’altra energia, un altro made in Italy. E lavoro per tutti, nel solo modo possibile: cioè con l’intervento diretto dello Stato.
-
Politici muti: pagati e ricattati dalla mafia della finanza
Mps, tangenti, Finmeccanica? Sono solo la vetta dell’iceberg, che spesso esplode – a orologeria – col pretesto puntuale della corruzione, grazie a dossier tenuti nel cassetto per il momento opportuno: vedi la liquidazione improvvisa di Di Pietro e della Lega, anch’essa travolta da strani scandali, e persino le intimidazioni che, da Siena, minacciano il Pd: guai a sgarrare, a deviare dall’agenda Monti. E’ la mafia, bellezza: e tu non puoi farci niente. Lo sostiene un economista europeo come il professor Bruno Amoroso. La mafia di cui parla è quella della finanza, che adotta gli stessi metodi di Cosa Nostra: usa i politici, li compra, li ricatta e li fa fuori quando non servono più o, addirittura, quando minacciano gli affari. Il grande business? Aver permesso di inquinare, con “titoli spazzatura”, il portafoglio delle banche. Ricostruzione-choc: i nostri politici sono tutti sotto ricatto, perché hanno accettato – a suon di miliardi – di svendere il sistema bancario alla finanza tossica, senza protestare.
-
Tangenti Finmeccanica: le regole del mestiere delle armi
«Non è possibile che un incidente come quello di cui sono stati protagonisti i due marò del San Marco, colpevoli o innocenti che siano, possa portare a una crisi così clamorosa nei rapporti fra Italia e India». Parola di Davide Giacalone, editorialista di “Libero”, secondo cui i due militari sarebbero solo due pedine di un gioco più grande: “extracosti” legati alle commesse di Finmeccanica, cioè mazzette promesse e poi non versate fino in fondo. Il caso esplode ora con l’arresto di Giuseppe Orsi, ad e presidente della grande azienda. L’accusa: corruzione internazionale. Per la precisione: 50 milioni di euro versati – guardacaso – all’India, per una fornitura di elicotteri italiani. Nel gioco delle parti, ora l’India minaccia di depennare Finmeccanica dalla lista fornitori, inserendola nella “black list”. Suona perlomeno ipocrita, stando a quello che lo stesso Giacalone scriveva, con franchezza, già a gennaio: «In tutto il mondo si fanno affari pagando extracosti o consulenze, alias mazzette, specie nel settore militare».