Archivio della Categoria: ‘segnalazioni’
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Mentana a La7, la Nazionale dell’informazione Tv
«Ora che gli azzurri senza Balotelli, Totti, Cassano e Materazzi sono stati eliminati (forse anche a causa degli auguri ricevuti in extremis da Umberto Bossi), possiamo occuparci di un’altra squadra cresciuta in questi anni, senza troppo dare nell’occhio, con modestia e appartatezza, mentre gli altri gufavano scommettendo sul fallimento del terzo polo televisivo italiano». Così Gad Lerner saluta l’arrivo di Enrico Mentana alla guida del Tg de La7, massima espressione di un team che, «sul campo delle news e dell’approfondimento giornalistico», schiera «personalità diverse tra loro, diverse collocazioni politiche e culturali, varie tonalità di linguaggio ma una caratteristica in comune: a La7 le notizie si danno. Tutte. Comprese quelle che altrove non si danno».
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Afghanistan, svolta di Obama: arriva lo stratega di Baghdad
Il generale David Petraeus, stratega della stagione post-bellica in Iraq, al posto del “ribelle” Stanley McChrystal, insofferente verso i limiti imposti dalla Casa Bianca al punto da rivolgere insulti a Barack Obama attraverso l’ormai celebre intervista pubblicata da “Rolling Stone”, nella quale il comandante delle forze Nato in Afghanistan ha accusato Washington di incompetenza. Con qualche giorno di anticipo sull’evoluzione della crisi – e l’inevitabile liquidazione di McChrystal da parte di Obama – il generale Fabio Mini, già a capo della missione internazionale in Kosovo, ha indicato a “PeaceReporter” la soluzione in arrivo: via il rozzo McChrystal, per fare posto a Petraeus, generale più adatto al tipo di gestione, tattica ed elastica, che l’Afghanistan impone e che Washington auspica.
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«Hanno ammazzato Saviano», la copertina di Max
Un po’ Cristo morto del Mantegna un po’ Aldo Moro nel bagagliaio della Renault, ma tra i corpi martoriati evocati dalla foto choc pubblicata dal mensile “Max” in edicola venerdì 24 giugno non c’è solo quello di Pier Paolo Pasolini sul litorale di Ostia, ma anche quello di Roberto Saviano, disteso su un lettino da obitorio, il sudario verde, i ferri che gli sostengono la testa, al piede il funereo cartellino identificativo. Trattasi ovviamente di fotomontaggio, elaborazione in Photoshop firmata dallo specialista Gian Paolo Tomasi. Un pugno allo stomaco, che sta già innescando molte inevitabili polemiche.
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Ora basta, aprite gli archivi: chi ha assassinato Sankara?
A quando la verità sul brutale omicidio politico di Thomas Sankara, rivoluzionario presidente del Burkina Faso e apostolo del riscatto dell’Africa? «Se il Burkina Faso sarà solo nel chiedere l’annullamento del debito – disse nell’estate 1987 al vertice africano di Addis Abeba – io l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza». Meno di tre mesi dopo, fu trucidato mentre era al lavoro nel suo ufficio. Un nuovo appello internazionale ora chiede l’apertura di un’inchiesta indipendente su quello che fu un assassinio annunciato: fu lo stesso Sankara a paventare l’eliminazione fisica dei leader africani decisi a rompere le catene neo-coloniali della schiavitù finanziaria.
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Il Vaticano condanna Saramago, anche da morto
Non è ancora stato sepolto che Josè Saramago riceve l’ultima dura critica dal Vaticano: una contrapposizione che ha una lunga storia, mai sopita neppure dal Nobel per la letteratura che lo scrittore ebbe nel 1998. Anzi. Al centro del dissidio non solo l’ideologia di Saramago, apertamente marxista, ma anche due libri: “Il vangelo secondo Gesù Cristo” (Einaudi 1991) e “Caino” (Feltrinelli 2010). Oggi l’Osservatore Romano – in un articolo dal titolo “L’onnipotenza (presunta) del narratore” – lo ha definito un ideologo anti-religioso, «un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo».
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Bloody Sunday, l’Inghilterra ammette: feroce massacro
“I can’t believe the news today”: non posso credere alle notizie, oggi, cantavano gli U2. Bloody Sunday, domenica 30 gennaio 1972. A Derry, il primo battaglione del reggimento paracadutisti britannico aprì il fuoco contro una folla di inermi, manifestanti per i diritti civili, colpendone 26. Tredici erano giovanissimi e morirono sul colpo, uno morì quattro mesi più tardi. A quasi quarant’anni di distanza, la Gran Bretagna ammette: fu un’infamia dell’esercito inglese a insanguinare uno dei giorni più infausti e traumatici per l’Irlanda del Nord. Un atto di barbarie, senza possibili attenuanti, deciso a freddo per assassinare la protesta.
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Spatuzza senza protezione: «Un morto che cammina»
«Da oggi, Spatuzza è un morto che cammina». Così Antonio Di Pietro commenta la decisione del governo di non concedere la protezione definitiva al possibile pentito-chiave delle indagini sulle stragi di Falcone e Borsellino e sul processo Dell’Utri. Nonostante l’esplicita richiesta di tre Procure (Firenze, Palermo e Caltanissetta), il Viminale ha deciso che Gaspare Spatuzza avrà solo “ordinare misure di protezione” ma non sarà ammesso nel programma speciale che tutela i più importanti pentiti di mafia. «E’ la prima volta che si nega una protezione proposta da ben tre Procure», afferma il procuratore antimafia Nino Di Matteo.
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Diritto alla felicità: raccontare il senso della vita
Felicità raggiunta: si cammina per te su fil di lama. Agli occhi, sei barlume che vacilla; al piede, teso ghiaccio che s’incrina. E dunque, conclude Montale: non ti tocchi chi più t’ama. Felicità: maneggiare con cura. Il mondo sta crollando, fra crisi e guerre? La piattaforma della Bp sta vomitando petrolio nell’Oceano, manco fosse una piaga biblica? Ok, tutto vero. Ma guai a perdersi d’animo. Se un mondo felice è pura utopia, il diritto alla felicità esiste, eccome: sancito dalla dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, e ora “interpretato” da un coro di voci e volti, famosi e non, pronti a dire la loro sulla merce più preziosa dell’umanità.
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Tav, la valle di Susa sfratta il summit nel castello
Se la valle di Susa considera la Tav Torino-Lione una maxi-opera faraonica e “coloniale”, imposta da un potere “feudale”, lontano dal popolo, niente di meglio – per dar ragione ai No-Tav – che organizzare un summit sulla nuova linea ferroviaria nientemeno che nel cuore del feudalesimo valsusino, il Castello della Marchesa Adelaide di Susa. Stratega della suggestiva trovata, il coordinatore dell’Osservatorio-Tav, Mario Virano, costretto a battere in ritirata: di fronte alla minaccia di un “assedio” No-Tav, simbolico e medievale quanto il summit pro-Tav nel castello, il 12 giugno gli organizzatori ripiegheranno sui più sicuri palazzi torinesi, dove gli ospiti – imprenditori italiani e francesi – non saranno disturbati.
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Ecomafia: vale 20 miliardi l’anno l’impero dei rifiuti
Ecomafia: un business che vale 20 miliardi di euro l’anno, cioè il doppio della manovra biennale “lacrime e sangue” predisposta da Tremonti. «Quello dei rifiuti – scrive Roberto Saviano nell’introduzione al dossier di Legambiente sugli eco-mafiosi, in libreria dal 9 giugno – è uno dei business più redditizi, che negli anni ha foraggiato le altre economie». Non solo il narcotraffico, ma anche l’interramento abusivo di scorie tossiche ha permesso ai clan di accumulare i capitali per specializzarlsi in altri settori: catene di negozi, imprese di trasporti, proprietà di interi condomini, investimenti nel settore sanitario, campagne elettorali. «Sono tutte economie sostenute con i rifiuti».
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I turchi: sbarcheremo a Gaza, con navi da guerra
«Sbarcherò a Gaza personalmente, per rompere l’assedio dal mare: voglio vedere se avranno il coraggio di fermare anche me». Dopo l’infuocata denuncia nella quale ha accusato Israele di pirateria internazionale, terrorismo di Stato e crimini contro l’umanità per l’assassinio di 9 pacifisti a bordo della “Mavi Marmara”, l’ammiraglia della flotta di pace “Freedom Flotilla” aggredita il 31 maggio al largo di Gaza dalle forze speciali israeliane, il premier turco Recep Tayyp Erdogan avverte: presto si imbarcherà lui stesso su una nuova flottiglia di aiuti umanitari. Le navi faranno rotta sulla Striscia, scortate stavolta dalla marina militare turca.
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Il Fatto on line, Travaglio chiede aiuto ai blogger
Dunque ci siamo. Tra poche settimane Il Fatto Quotidiano sarà finalmente on line. In queste ore i nostri tecnici e i nostri giornalisti sono al lavoro per stabilire la data definitiva dell’uscita del sito in versione Beta. Poi, per tutta l’estate vedremo come funzionano le cose, ascolteremo i suggerimenti che ci arriveranno dalla rete, e entro l’autunno lanceremo la versione definitiva. Abbiamo molte idee. Le principali sono comunque due. La prima: fare anche sul web informazione senza padroni e censure. La seconda: dar vita a un sito che possa accogliere le opinioni e i pensieri di tutti, selezionando quanto ci sarà inviato o troveremo in Rete.