Archivio della Categoria: ‘segnalazioni’
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Gheddafi trema: scontri a Bengasi, s’incendia anche la Libia
Il contagio della rivolta nel mondo arabo e islamico è arrivato anche in Libia, paese che confina con sia con Egitto che con la Tunisia. È di almeno 38 feriti il bilancio degli scontri fra manifestanti e polizia appoggiata dai sostenitori del leader libico Muhammar Gheddafi, scoppiati a Bengasi nella notte fra il 15 e il 16 febbraio. Mentre a Lampedusa – dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza – si ammassano migliaia di profughi tunisini, a tremare è ora il regime di Tripoli, al quale il governo Berlusconi ha affidato il controllo della frontiera mediterranea. Dopo aver fatto il tifo per Ben Alì e Mubarak – i presidenti-dittatori rovesciati dalla furia popolare tunisina ed egiziana – ora Gheddafi deve fare i conti con il popolo libico galvanizzato dall’ondata democratica maghrebina.
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Basta speculazioni: anche Berlino rivuole l’acqua pubblica
Dopo Parigi, anche Berlino vuole l’acqua pubblica. Chiamati alle urne, i berlinesi hanno infatti votato “sì” al referendum per l’annullamento della privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici. Si è trattato di una vittoria schiacciante: su più di 678.000 elettori, il 98,2%, ha votato a favore di una maggiore trasparenza dei contratti. Il referendum chiedeva infatti la pubblicazione integrale del contratto con cui nel 1999 la capitale tedesca, per riempire le casse cittadine, vendette alle società Rwe e Veolia il 49,9% dell’azienda dei servizi idrici comunali (Berliner Wasserbetriebe). Secondo i sostenitori del referendum, da allora i prezzi dell’acqua sono aumentati del 35% e sono tra i più alti di qualsiasi altra città tedesca.
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Blowin’ in the wind: basta il vento a dare energia al mondo
The answer, my friend, is blowin’ in the wind: dopo Bob Dylan, a scommettere sul vento per avere una risposta definitiva – in questo caso, sull’energia – è un professore di Harvard. Si chiama Michael McElroy, insegna scienze del pianeta e ha scoperto che la sola forza dell’aria, se adeguatamente sfruttata, sarebbe sufficiente a produrre 42 volte l’energia oggi utilizzata nel mondo. Basterebbe solo attrezzarsi con pale eoliche nei punti giusti della terra: in pole position Russia, Canada e Stati Uniti. Senza dimenticare la Cina: disponendo generatori sullo 0,5% del suo territorio – un’area grande quanto la Francia – il colosso asiatico riuscirebbe a rispondere completamente alla sua nuova, mostruosa fame di energia.
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Gaza, martirio infinito: condannati a morire di cancro
Dopo il terrore e la strage, con le bombe al fosforo bianco lanciate in mezzo alle case fino a sterminare 1.300 persone, come ammesso dal Rapporto Goldstone delle Nazioni Unite, verrà l’ora della morte lenta: quella provocata dai tumori che minacciano la popolazione costretta a bere acqua inquinata dagli agenti tossici, eredità velenosa dell’Operazione Piombo Fuso scatenata dalle forze israeliane a cavallo tra 2008 e 2009. Una vera emergenza sanitaria incombe ora sul milione e 400.000 abitanti che vivono in condizioni quasi disperate nei 360 chilometri quadrati della Striscia di Gaza, stretta fra Israele, Egitto e Mediterraneo. La denuncia parte da Roma: a parlare sono le analisi inquietanti effettuate dal Cnr e dall’università La Sapienza.
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Sindrome di Quirra: ora si indaga sul poligono dei tumori
Sotto inchiesta il “poligono della morte”, sospettato di provocare tumori nella popolazione sarda che vive ai confini della zona militare. La Procura della Repubblica di Lanusei ha aperto un’indagine sul Salto di Quirra, il poligono militare interforze di Perdasdefogu, dopo la segnalazione dei veterinari delle Asl secondo cui il 65% dei pastori si sarebbe ammalato di leucemia. L’accusa, ipotizzata dal romanzo “Perdas de fogu” di Massimo Carlotto e rilanciata da comitati, associazioni e opposizione di centro-sinistra, è che i test balistici e missilistici – delle forze Nato ma anche di singoli produttori di armamenti, a cui il poligono viene affittato – possano diffondere nell’aria, in mare e sul terreno le micidiali “polveri di guerra”, radioattive come l’uranio impoverito responsabile di tante morti fra militari e civili.
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Via Mubarak, incognita Mediterraneo: l’ora della Turchia
Dopo la Tunisia, l’Egitto: e adesso trema l’Algeria insieme allo Yemen, mentre anche il Marocco scende in piazza a festeggiare la caduta di Mubarak insieme alle folle libanesi, giordane e palestinesi. Si sgretola la geografia post-coloniale di Nord Africa e Medio Oriente, congelata per cinquant’anni: da una parte le autocrazie petrolifere arabe commissariate dagli Usa, dall’altra la supremazia militare di Israele nella regione. Unica forza estranea al composito quadro che ora va disgregandosi, la potenza iraniana dell’Islam sciita: a sua volta destabilizzata dalle recenti pulsioni democratiche represse nel sangue, la Persia di Ahmadinejad tenta di attribuirsi meriti per la svolta egiziana, festeggiandola con Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano, mentre sale il prestigio del possibile stato-guida di domani, la Turchia.
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Stop al treno nucleare, attivisti arrestati in valle di Susa
Due arresti e una trentina di denunce: questo il bilancio della protesta contro le 13 tonnellate di scorie radioattive provenienti da Saluggia, nel Vercellese. Era il carico del “treno nucleare” diretto in Francia, che le autorità hanno bloccato in valle di Susa il 7 febbraio, prima dell’alba. Ad allarmare gli agenti, il “presidio” No-Tav organizzato dai militanti valsusini alla stazione di Chiusa-Condove: una cinquantina di attivisti, decisi a segnalare un transito ritenuto pericoloso. «Le leggi prescrivono che in situazioni simili la popolazione sia avvertita e venga predisposto un piano di evacuazione in caso ad esempio di incidente ferroviario», dice Guido Fissore, attivista No-Tav e consigliere comunale di Villarfocchiardo. Dopo un’ora di tensione, gli agenti antisommossa – presenti in forze – hanno sgomberato l’area: il blitz si è concluso con due attivisti fermati e 29 denunciati.
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La Fiat verso Detroit: più vicino l’addio all’Italia?
La Fiat verso Detroit: il gruppo industriale potrebbe presto diventare un’entità unica, con sede negli Stati Uniti. Lo ha detto l’ad Sergio Marchionne parlando da San Francisco: è la prima volta che ipotizza apertamente di trasferire oltreoceano la “testa” della casa automobilistica italiana. «Ormai gli annunci importanti Marchionne li fa quando si trova in America, e anche questo è un segnale», commenta Giorgio Airaudo della Fiom, addossando alla politica – nazionale e torinese – la responsabilità di «non aver saputo trattenere la Fiat in Italia». Preoccupato il sindaco torinese Sergio Chiamparino: «Chiederò subito un incontro urgente con i vertici della Fiat per chiarire il significato delle parole espresse dell’amministratore delegato e capire quali siano le prospettive».
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Usa: città fantasma, senza più soldi per pagare la polizia
La notizia arriva da “Time/Cnn”. La città di Camden, New Jersey, ha licenziato 167 dei suoi 373 poliziotti e 1/3 dei suoi pompieri. Essendo Camden la seconda città degli Stati Uniti per crimini commessi, la notizia è piuttosto sorprendente. Tuttavia, il sindaco si è giustificato dicendo che il deficit comunale è tale che non c’era più altra possibilità. Per una città di 79.000 abitanti con circa 2000 crimini commessi e 33 omicidi ogni anno si tratta di una tipica “bad news”. Intere aree della città resteranno senza sorveglianza, il crimine naturalmente aumenterà, il mercato immobiliare crollerà e i pochi abitanti che potranno se ne andranno.
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Il Wwf: salvare il mondo, solo energia pulita dal 2050
Se vuole, il mondo può ancora salvarsi, fermando il terremoto climatico e mettendo la propria economia al riparo dalle crisi che colpiscono petrolio e gas: entro il 2050 potremmo avere, da fonti rinnovabili, tutta l’energia di cui abbiamo bisogno. A due condizioni: tagliare gli sprechi (dimezzando l’energia oggi bruciata per il riscaldamento degli edifici) e investire ogni anno 3,5 trilioni di euro per trasformare gli edifici e sviluppare gli impianti alternativi di generazione energetica. Ad affermarlo è l’ultimo rapporto di Wwf international, che studia la possibilità di mettere fine alla dipendenza dalle fonti fossili, utilizzando le nuove tecnologie già a disposizione. Sarebbe «un’assicurazione sull’instabilità dei prezzi di gas e petrolio», dice il direttore delle politiche energetiche del Wwf, Stephan Singer.
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La Cia, il boia Suleiman e la spazzatura della storia
Quattro morti e 1.500 feriti, museo egizio in fiamme, giornalisti picchiati a sangue: a far precipitare nel caos la protesta rivoluzionaria del Cairo, la comparsa di miliziani pro-Mubarak ora condannata da Obama, che si affretta a chiedere una «transizione immediata» fra il regime assediato – che non si rassegna a cedere il potere – e la vasta ondata popolare che ha portato in piazza milioni di persone, in nome della svolta democratica promossa dalle opposizioni coordinate da Mohammed El Baradei. Una situazione esplosiva, che sembra fatta apposta per esasperare la folla e rianimare così il fantasma dell’estremismo islamico, finora assente dalla contesa egiziana. E mentre Washington getta l’ex alleato Mubarak nella spazzatura della storia, la stampa americana riscopre – in ritardo – il “passato nero” di Omar Suleiman, formidabile aguzzino per conto della Cia durante l’era Bush.
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Fame: la minaccia del grano su Cairo e Algeri
Al grido “Aish! Aish!” (pane), milioni di egiziani presero d’assedio i forni di tutto l’Egitto. Era il marzo del 2008. In 15 giorni, nelle interminabili file morirono quindici persone; schiacciate dalla folla, percosse dalla polizia, o nelle liti per strapparsi la pagnotta a prezzi sussidiati. Morti per accaparrarsi un alimento base che ironicamente, in arabo (Aish), significa anche vita. Come in questi giorni, la rabbia si riversò contro il presidente Hosni Mubarak. Reo, agli occhi di molti egiziani, di aver forgiato un sistema dove la corruzione detta le regole e permea ogni strato della società.