Archivio della Categoria: ‘segnalazioni’
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Biglino: bugie e manipolazione zootecnica, fin dall’antichità
Ci stanno manipolando in modo “zootecnico”, come fossimo animali d’allevamento? Non c’è da stupirsene: secondo i testi antichi, è sempre successo. E l’élite che manipola l’umanità è anche quella che le impone la sua versione della storia. Lo sostiene il biblista Mauro Biglino, già autore di 19 traduzioni dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo. Ridicolo, secondo Biglino, parlare di complottismo: oggi, a lanciare certe accuse sono personaggi come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, cui fa eco padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, ma anche un giornalista come Aldo Maria Valli, storico vaticanista della Rai, che (sul suo blog) accenna a una manipolazione occulta dell’umanità che risalirebbe almeno all’epoca della Rivoluzione Francese. Biglino va oltre: la stessa Bibbia dimostra il carattere “zootecnico” della dominazione esercitata sugli umani. E un libro come “L’altra Europa”, di Paolo Rumor, ipotizza l’esistenza di una struttura-ombra, la cui origine risalirebbe addirittura a migliaia di anni fa. A segnalare un’enorme deformazione della “storiografia” è anche un vescovo cattolico dei primissimi secoli, Eusebio di Cesarea, basandosi su un sacerdote fenicio del XII secolo avanti Cristo: la prima falsificazione l’avrebbe compiuta la casta sacerdotare, “inventando” le religioni (con tanto di miti e allegorie) per nascondere la vera storia della nostra origine.«Le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale: un piano mondiale, denominato Great Reset», ha scritto Viganò. «Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare le libertà delle persone e dei popoli». In un accattivante video su YouTube, Mauro Biglino (autore di bestseller basati sulla traduzione letterale della Bibbia) mette Viganò in relazione diretta con il libro di Rumor, uscito nel 2010. “L’altra Europa” parla del memoriale del padre, Giacomo, cugino di Mariano Rumor (più volte primo ministro democristiano) e già rappresentante del Vaticano durante le trattative segrete per la rifondazione dell’Europa postbellica. Se Viganò scrive – nelle sue lettere a Trump – che questa crisi serve a «rendere irreversibile» il Grande Reset, «in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale alla instaurazione di una disumana tirannide senza volto», Rumor parla dell’esistenza di una “entità” super-riservata, fatta di persone che «non esitano a ricorrere a tecniche di suggestione, o dissimulazione, per pilotare l’opinione pubblica, le sue aspettative, le sue aspirazioni mentali, e conseguentemente far accettare cambiamenti strutturali che coinvolgono le comunità nazionali».«L’attività dei singoli governi – aggiunge Rumor – non sembra avere la capacità di interferire con la citata programmazione». Fuori causa anche i partiti politici, «totalmente esclusi da quella che, in gergo, viene chiamata “la Grande Opera”». Questa misteriosa “entità” sarebbe «una sorta di struttura trasversale, che funge da catalizzatrice a determinate decisioni contingenti – di natura economica, sociale e politica – in concomitanza con certi momenti storici importanti». Rumor parla di una struttura-ombra, che esisterebbe «fin dalle origini delle civiltà». La sua missione? Manipolarci, a nostra insaputa. Biglino ricorda che lo stesso Rudolf Steiner, già all’inizio del ‘900, «parlava di élite che, in modo occulto, cercano di mettere in piedi e gestire programmi di controllo dell’umanità». Le clamorose accuse di Viganò – sottolinea Biglino – sono state ora rilanciate dal direttore di “Radio Maria”, secondo cui oggi saremmo tutti vittime di «un colpo di Stato sanitario e massmediatico». Attenzione: “Radio Maria” è un network a diffusione mondiale, gestito da 20.000 volontari e seguito da 30 milioni di persone; trasmette in più di 70 nazioni, con programmi in oltre 50 lingue. Biglino non si scompone: «La gestione della storia è fondamentale, per chi vuole governare». E cita Orwell: «Chi controlla il passato controlla il futuro, e chi controlla il presente controlla il passato».Vietato stupirsene, avverte Biglino: i testi antichi ci svelano che, di fatto, siamo manipolati da sempre. Clamoroso il caso del vescovo cattolico Eusebio di Cesarea, “Padre della Chiesa”, che nel III-IV secolo rivaluta lo storico greco Filone di Byblos, il quale a sua volta presenta gli studi del sacerdote fenicio Sanchuniaton, vissuto nel XII secolo avanti Cristo. La denuncia di Sanchuniaton? Le religioni sarebbero state “inventate” dall’antica casta sacerdotale, che ha fabbricato mitologie e allegorie «per nascondere la verità» sulla reale identità delle “divinità” con cui l’uomo era stato in contatto. La stessa Bibbia, ricorda Biglino, ne fornisce una documentazione più che esplicita. Nel Deuteronomio, in premessa, al popolo che si è scelto (i giudei) Yahweh dice: «Tu dominerai molte nazioni, ma su di te esse non domineranno». E già qui, annota Biglino, si introduce il concetto di élite. «Per arrivare a questa gestione dell’umanità, bisogna che noi uomini siamo considerati come merce, come strumenti da utilizzare. Quali sono, dunque, i semi di questa concezione?». Nell’Esodo, sempre Yahweh («che quindi non è affatto onnisciente») dispone di censire la “sua” popolazione: «Aveva soprattutto bisogno di sapere su quanti maschi validi potesse contare, per combattere le sue guerre di conquista». Nel censire i giudei, Yahweh istituisce una sorta di tassazione: «Ciascuno pagherà il riscatto per la propria vita a Yahweh». In pratica: io ti censisco, e tu mi paghi. «Capite, qual è il concetto di proprietà sugli individui?». C’è anche il prezzo: mezzo siclo (circa 10 grammi d’argento).«E’ un concetto duro: io ti censisco e tu mi paghi, perché la tua vita è mia. Tu la puoi riscattare pagandola, e io – il preteso dio spirituale, trascendente, onnisciente, onnipotente – mi arricchisco con il tuo argento». Questo, osserva Biglino, «ci fa comprendere quanto i semi del passato siano presenti nell’attualità, e quanto questo ci aiuti a capire – almeno a livello ipotetico – che cosa ci stanno forse preparando, per il futuro». Tutto ha un prezzo, da versare come riscatto alla “divinità”: uomini, animali, case. Se qualcuno poi ha impegnato i suoi beni con il Tempio (cioè il “demanio” dell’epoca: il fisco), li potrà riscattare versando il loro valore, maggiorato del 20%. «In pratica: l’Iva». Ognuno ha un prezzo: un maschio dai venti ai sessant’anni “vale” 50 sicli d’argento, mentre un anziano 15, una donna 30, una vecchia 10. «Arriviamo quindi a una mercificazione addirittura spaventosa delle persone». Tutto questo, ragiona Biglino, ci fa capire come un sistema parta dall’antichità (la Bibbia), venga ipotizzato anche da famiglie politiche importanti (i Rumor) e venga documentato da scrittori del 1.200 avanti Cristo (Sanchuniaton). «Un sistema che si è davvero protratto nei secoli, e che dice: io controllo il passato, e attraverso la gestione delle conoscenze del passato gestisco il presente e programmo il futuro. Non meravigliamoci, se qualcuno dice che oggi sarebbe in atto una programmazione sociale di tipo zootecnico, su scala mondiale».Ci stanno manipolando in modo “zootecnico”, come fossimo animali d’allevamento? Non c’è da stupirsene: secondo i testi antichi, è sempre successo. E l’élite che manipola l’umanità è anche quella che le impone la sua versione della storia. Lo sostiene il biblista Mauro Biglino, già autore di 19 traduzioni dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo. Ridicolo, secondo Biglino, parlare di complottismo: oggi, a lanciare certe accuse sono personaggi come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, cui fa eco padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, ma anche un giornalista come Aldo Maria Valli, storico vaticanista della Rai, che (sul suo blog) accenna a una manipolazione occulta dell’umanità che risalirebbe almeno all’epoca della Rivoluzione Francese. Biglino va oltre: la stessa Bibbia dimostra il carattere “zootecnico” della dominazione esercitata sugli umani. E un libro come “L’altra Europa”, di Paolo Rumor, ipotizza l’esistenza di una struttura-ombra, la cui origine risalirebbe addirittura a migliaia di anni fa. A segnalare un’enorme deformazione della “storiografia” è anche un vescovo cattolico dei primissimi secoli, Eusebio di Cesarea, basandosi su un sacerdote fenicio del XII secolo avanti Cristo: la prima falsificazione l’avrebbe compiuta la casta sacerdotare, “inventando” le religioni (con tanto di miti e allegorie) per nascondere la vera storia della nostra origine.
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Il virus massacra solo l’Occidente, e regala l’Italia alla Cina
«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero”, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».Al tempo stesso, «conoscendo la Cina e non fidandosi dell’Oms», i paesi asiatici hanno comunque adottato misure rigorose di contenimento del coronavirus. «Il confronto con le nazioni dell’Occidente – scrive Cicchitto – dà il senso del disastro che sta avvenendo in quest’area del mondo, che pure è decisiva ai fini delle sorti della libertà e della democrazia». Snocciolare le cifre propone un confronto imbarazzante. Usa: 11 milioni e 300.000 contagiati e 247.000 deceduti. Italia: 1 milione e 180.000 contagiati, con 45.000 vittime. Germania: 803.000 contagi e 12.000 deceduti. Spagna: un milione e 460.000 contagiati, di cui 40.769 morti. Austria: 204.000 contagiati e 1.829 morti. Gran Bretagna: un milione e 370.000 contagiati, di cui 51.000 morti. In Svezia, paese che ha rifiutato di effettuare il lockdown, i contagi sono 177.000 e i decessi 6.164 decessi. La questione di fondo, secondo Cicchitto, è stata posta da uno studioso dei rapporti fra l’Occidente e l’Asia, Parag Khanna: a suo parere, i governi e i popoli dell’Asia si sono dimostrati molto più capaci di affrontare la pandemia, rispetto a quelli dell’Occidente. La prima ragione? «Sta nel fatto che hanno avuto l’esperienza Sars: da allora hanno imparato quanto sia importante avere sistemi sanitari solidi e rispondere con rapidità a questi focolai».In quei paesi, aggiunge Khanna, il livello di preparazione sociale e politica è più alto: intanto «mai dibattuto sull’utilità delle mascherine: tutti le portavano fin dall’inizio». Ma a pesare, in realtà, è «la fiducia dei cittadini nei governi: credono nella loro competenza e nel fatto che vogliono proteggere la vita e il benessere». Al di là delle nostre beghe, scrive Cicchitto, esistono questioni di fondo che – partendo dalla pandemia – possono mutare gli equilibri mondiali. La crisi politica tuttora aperta negli Stati Uniti e lo scontro al Parlamento Europeo con il voto di Polonia e Ungheria, paesi contrari all’allentamento del rigore finanziairo, «aprono interrogativi sul fatto che la pandemia può mettere alle corde l’Occidente sul piano politico, economico e culturale». Per quello che ci riguarda, «il problema lo abbiamo in casa: perché fino a qualche tempo fa il M5S è stato molto legato alla Cina». Per questo, il precedente governo «ha fatto aderire l’Italia, unico paese del G7, alla Nuova Via della Seta, operazione a suo tempo celebrata dal leader Xi Jinping venuto in Italia». Tutto ciò «si è verificato nella disattenzione generale», senza che Pd, Forza Italia e Lega si opponessero. «Nel frattempo, dobbiamo anche pensare a che fine stanno facendo i porti di Trieste e di Taranto, mentre il Copasir si sta occupando delle implicazioni riguardanti Huawei», sulle quali il governo «deve fare realmente i conti».«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero“, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».
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Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
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La verità su virus e Cina in Italia: ora si indaga alla Camera
È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario”: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».Quali sono gli elementi che non tornano? «Il grande ritardo nella comunicazione della pandemia all’Oms da parte della Cina, e poi dell’Oms al mondo. Come è stato ampiamente osservato, l’Oms si è dimostrata indulgente nei confronti della Cina. Fattori geopolitici inducono a mettere in relazione questo elemento con la penetrazione della Cina in Africa, compreso il paese – l’Etiopia – di provenienza del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus». Sulla pandemia, sottolinea Formentini, non esiste ancora un’indagine dipendente. Era stata «richiesta a gran voce da più di un centinaio di paesi», ma ancora oggi «tutto procede a rilento». Motivo? «Per coordinarla sono state scelte figure pregiudizialmente favorevoli alla Cina, come l’ex presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf. E i panel di lavoro risultano composti da scienziati graditi alla Cina o scelti direttamente da Pechino. Passano i mesi – aggiunge Formentini – e su ciò che è accaduto a Wuhan si continua a non sapere niente di più di quanto Pechino ha concesso di sapere».Formentini ricorda che la Lega ha chiesto inutilmente al governo Conte se l’Italia volesse imitare gli Usa, che dall’Oms si sono ritirati. Durante un’audizione alla Camera, lo stesso Formentini ha chiesto a Ranieri Guerra (Oms) se potesse escludere al 100% che il virus possa avere una origine artificiale. «Guerra, dopo mille premesse e cautele, mi ha detto che no, in modo assoluto non poteva escluderlo». La situazione è confusa: la virologa cinese Li-Meng Yan ha parlato di produzione del virus in laboratorio, mentre altri autorevoli virologi come Giorgio Palù non lo escludono, ma sospendono il giudizio in attesa di verifiche. Formentini insiste sull’aspetto geopolitico del problema: «È solo dopo ripetuti richiami, da ultimo quello di Mike Pompeo, che il nostro governo sembra essersi ricollocato in un’ottica filo-atlantica, malgrado la presenza del M5S». Un nodo spinoso, a quanto pare: «Il rapporto dei 5 Stelle con la Cina è sicuramente un elemento da mettere sul tavolo. In ogni ufficio di presidenza della commissione esteri chiedo ormai da mesi che il ministro Di Maio venga in audizione e illustri lo stato attuale delle relazioni bilaterali Italia-Cina». Con quali risultati? «Zero. Non è mai venuto, e questo sta creando imbarazzo».Paolo Formentini sostiene che la Lega abbia accolto con scetticismo, nel marzo 2019, l’accelerazione politica che ci fu sul “memorandum of understanding” sulla Nuova Via della Seta. Colpa del governo gialloverde, che «non funzionava». Ovvero: «Ognuno dei due partiti cercava di dettare l’agenda politica e si procedeva a scatti con grande difficoltà, tanto è vero che poi è finita come sappiamo. Però Salvini disse subito: commerciamo con tutti, ma senza mettere in pericolo la sicurezza nazionale, questo è il punto di caduta». Quanto al 5G, aggiunge Formentini, «fino a prova contraria siamo tra quelli che si sono spesi più di tutti gli altri contro il 5G di Huawei e Zte: chiedere a Raffaele Volpi, presidente del Copasir». La mancanza di trasparenza sul virus da parte di Cina e Oms – domanda Ferraù – è l’unico aspetto che attende chiarezza? No, assicura Formentini. «Nella primavera scorsa c’è stata una vera e propria infodemia: la Cina ha scatenato una guerra dell’informazione e invaso i social con commenti pro-Pechino. Lo ha dichiarato anche l’Unione Europea, con un report uscito il 24 aprile scorso, di cui diede notizia a suo tempo un servizio di “Formiche”».«A me interessa segnalare il pericolo di una deriva geopolitica del nostro paese verso la Cina», aggiunge il deputato leghista. «In marzo-aprile scorso, il governo e i principali media raccontavano che la Cina stava aiutando e salvando l’Italia. Non è esattamente così», dice Formentini. «Il Copasir ha approvato una relazione in cui documenta che la penetrazione commerciale e finanziaria della Cina in Italia è aumentata in conseguenza del coronavirus». Intanto, rimarca Ferraù, nella scorsa primavera «abbiamo assistito a un’overdose informativa, sul Covid». Nei mesi precedenti può aver inciso una “zona grigia” sotto il profilo dell’informazione, anche istituzionale? «Se “zona grigia” c’è stata, e il condizionale è d’obbligo perché la commissione d’inchiesta dovrà valutarlo in modo rigoroso – dice Formentini – il pensiero che sorge spontaneo è che sia stata dettata dall’enorme fiducia che il nostro governo aveva nei confronti della Cina, la stessa fiducia che dimostrava verso l’Oms». Lo dimostra anche l’esito dell’interrogazione leghista per valutare la sospensione dei contributi italiani all’Oms: «La risposta è stata un elogio a tutto campo dell’Oms».È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario“: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».
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Magaldi: dall’8 dicembre, stop al lockdown dei mascalzoni
«Ci sono momenti, nella storia, in cui bisogna saper combattere per la propria libertà». Quel momento, a quanto pare, è arrivato: «Chi ha il coraggio di essere sanzionato, e magari fermato, venga con noi a violare il coprifuoco». Gioele Magaldi annuncia che si sta avvicinando l’ora della protesta definitiva, dalla quale non si torna indietro, per mettere fine alla “dittatura sanitaria” che si è letteralmente impossessata del paese. «Adesso basta, non c’è più tempo: il Movimento Roosevelt presenterà al governo Conte un ultimatum, per chiedere di mettere fine al massacro sociale degli italiani». Magaldi, spiega che l’ultimatum – pronto nelle prossime ore – scadrà l’8 dicembre. «Se sarà disatteso, scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana: ignoreremo platealmente il coprifuoco e tutte le assurde restrizioni imposte con la scusa del Covid, dando vita ad azioni eclatanti. Sempre lealmente annunciate a viso aperto, e senza mai provocare le forze dell’ordine, saranno destinate a svegliare chi ancora non ha capito quello che sta succedendo». Ovvero: «Col pretesto di una presunta pandemia si sta letteralmente devastando in modo irreversibile l’economia». Già si parla di un Natale “blindato”: «Gli italiani devono capire che, proprio grazie alla loro rassegnata obbedienza, c’è chi pensa di prolungare questa emergenza all’infinito».Non a caso, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, dopo che i medici hanno espresso le prime perplessità sul vaccino anti-Covid, che verrebbe distribuito senza aver completato i test ordinari per le vaccinazioni, che richiedono anni, gli ambienti governativi già si affrettano a dire che il vaccino (fino a ieri presentato come panacea assoluta) potrebbe non bastare per mettere fine alla politica del distanziamento. «Ci rendiamo conto della gravità della situazione?», si domanda Magaldi. «Ormai credono di poter trasformare in “normalità” questa prassi aberrante: sospendere libertà e democrazia, alle prime avvisaglie di una qualsiasi epidemia. Ma così facendo si uccide l’umanità: si smettere di vivere, lavorare, andare a scuola, socializzare. Ebbene: noi glielo impediremo». Magaldi conta sulle performance dimostrative, «teatrali ma risolute fino alla massima durezza», della Milizia Rooseveltiana, formazione simbolicamente paramilitare: «Il suo nome richiama di proposito la milizia fascista, in modo provocatorio, proprio per evocare il fantasma della dittatura». Di fatto, la Milizia – agendo anche di notte, a partire da Roma – compirà «azioni clamorose, anche se nonviolente, destinate a svegliare le “pecore” che ancora tremano, indossando la mascherina».Al governo Conte, intanto, il Movimento Roosevelt si prepara a fare tre richieste. La prima: fine dello stato d’emergenza, dei lockdown, delle “zone rosse”, del distanziamento e di ogni possibile restrizione. La seconda: “ristori” immediati (e adeguati) per l’immane danno economico provocato dall’emergenza scattata la scorsa primavera. La terza: usare fondi speciali, anche europei, per risollevare il paese, partendo dalla sanità territoriale: «Dal Covid ci si deve poter curare benissimo da casa, senza panico, e smettendo di obbligare gli italiani a indossare mascherine che sono del tutto irrisorie, come argine all’epidemia, ma in compenso – se usate per ore – si rivelano certamente dannose per la salute». Il distanziamento all’italiana? «Quello sì, ha causato danni devastanti: economici, sociali, psicologici e anche sul piano della stessa salute, compromettendo la possibilità di curare pazienti affetti da altre patologie, decisamente gravi». Magaldi contesta radicalmente la politica emergenziale italiana: «Un paese come la Svezia, che ha preso sul serio la sua democrazia e infatti non ha adottato nessun lockdown, registra un bilancio sanitario paragonabile al nostro, con la differenza che non ha avuto l’economia distrutta e la cittadinanza traumatizzata».E’ imperdonabile, per Magaldi, «accettare di barattare un danno certo (economico, sociale e psicologico) in cambio di una sicurezza solo presunta: quella di non contrarre un virus, peraltro falsamente rappresentato come molto letale, nemmeno fosse la peste bubbonica». L’alternativa? «Chi ha paura stia a casa quanto vuole, mettendosi in auto-lockdown, ma non impedisca agli altri di lavorare e di continuare a vivere in modo umanamente dignitoso». E se, dopo il coronavirus, ne arrivasse un altro? «Che facciamo? Ogni volta chiudiamo tutto e costringiamo i cittadini a vivere come pecore? Ma stiamo scherzando?». Duro il giudizio sui «cialtroni e mascalzoni» del governo Conte, «asserviti a poteri ben più inquietanti», quelli cioè che – con l’alibi del “terrorismo sanitario” – vorrebbero imporre anche all’Occidente lo stile di vita del sistema-Cina, senza libertà né democrazia. Un gioco al quale, purtroppo, si è finora prestato anche il governo italiano, composto da incolori prestanome. In pratica, secondo Magaldi, «è stata gonfiata a dismisura la paura del Covid, moltiplicando i tamponi e fingendo di scambiare i semplici contagiati per malati veri, col risultato di intasare gli ospedali, fino a imporre le “zone rosse” e proiettare anche sul Natale il clima di terrore».Per il presidente del Movimento Roosevelt si tratta di «una scandalosa manipolazione, attuata con la piena complicità dei grandi media». L’obiettivo? «Non è certo proteggere la popolazione, ma terrorizzarla e impoverirla per renderla sottomessa, facendole dimenticare i propri diritti democratici». Ora la misura è colma, sottolinea il leader “rooseveltiano”: «Nell’estate, ci si era illusi che la situazione potesse tornare gradualmente alla normalità, e che le aziende e gli esercizi colpiti dalle restrizioni potessero essere adeguatamente risarciti, ma così non è stato». Non solo: «In modo cialtronesco, sono stati criminalizzati i giovani, additati come untori, per la loro “movida”: quasi fosse una colpa, il fatto di provare a ricominciare a vivere, oltretutto restituendo un minimo di ossigeno a tanti locali, disastrati dalle folli chiusure imposte dal governo». Ora ci risiamo: c’è chi parla di un Natale “spirituale”, senza raduni familiari, coi nipoti separati dai nonni. «Ora basta, è ora di mettere fine a questa farsa ipocrita, vergognosa e criminale», annuncia Magaldi: «Dall’8 dicembre, prepariamoci: la Milizia Rooseveltiana farà parlare di sé, con il sostegno dei tanti che ormai vedono distrutta la propria economia familiare».«Ci sono momenti, nella storia, in cui bisogna saper combattere per la propria libertà». Quel momento, a quanto pare, è arrivato: «Chi ha il coraggio di essere sanzionato, e magari fermato, venga con noi a violare il coprifuoco». Gioele Magaldi annuncia che si sta avvicinando l’ora della protesta definitiva, dalla quale non si torna indietro, per mettere fine alla “dittatura sanitaria” che si è letteralmente impossessata del paese. «Adesso basta, non c’è più tempo: il Movimento Roosevelt presenterà al governo Conte un ultimatum, per chiedere di mettere fine al massacro sociale degli italiani». Magaldi, spiega che l’ultimatum – pronto nelle prossime ore – scadrà l’8 dicembre. «Se sarà disatteso, scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana: ignoreremo platealmente il coprifuoco e tutte le assurde restrizioni imposte con la scusa del Covid, dando vita ad azioni eclatanti. Sempre lealmente annunciate a viso aperto, e senza mai provocare le forze dell’ordine, saranno destinate a svegliare chi ancora non ha capito quello che sta succedendo». Ovvero: «Col pretesto di una presunta pandemia si sta letteralmente devastando in modo irreversibile l’economia». Già si parla di un Natale “blindato”: «Gli italiani devono capire che, proprio grazie alla loro rassegnata obbedienza, c’è chi pensa di prolungare questa emergenza all’infinito».
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Usa, brogli informatici: milioni di voti taroccati da Dominion
«Le evidenze stanno arrivando così velocemente che non riesco neanche a processarle: non posso rivelarvi cosa so, ma non farei mai affermazioni che non posso provare». Lo afferma l’avvocato Sidney Powell il 15 novembre: la donna fa parte dello staff legale di Trump, che sta analizzando i volumi (impensabili: 3,8 milioni di voti) della frode elettorale che sarebbe stata commessa per via elettronica. «Trump ha vinto con milioni di voti in più rispetto a Biden», dice l’avvocatessa, in una dichiarazione ripresa da “Fox News” e rimbalzata su Facebook. Parla dei voti che «sono stato spostati a Biden grazie al software Dominion, che era stato concepito esattamente per quello scopo». Aggiunge Powell: «Abbiamo prove che risalgono anche al 2016, che ci stanno arrivando come fossero sparate con un idrante. Ho un sacco di prove per dimostrarvi questo, ma non posso dirle sulla Tv nazionale. Vi dico solo che potevano prendere tutti i voti di Trump e, con quel software buttarli, essenzialmente nel cestino». Precisa la donna: «Abbiamo identificato matematicamente l’algoritmo esatto per modificare i voti. Più “backdoor”, “patch usb”, monitoraggio di Internet e anche tangenti ai funzionari corrotti per l’adozione del software Dominion. Tutto comincia a sembrare un “Major Cyber Attack” contro gli Stati Uniti».
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Una gamba per Oscar, nel Venezuela “orfano” di Chavez
Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.Il momento è difficile, per il Belpaese messo alla frusta dalla politica emergenziale. Ma i guai dell’Italia impallidiscono, di fronte a quelli del Venezuela di oggi, orfano di Chavez. «La moneta venezuelana non ha più nessun valore», racconta Oscar: «Ormai, lo stipendio medio di una persona è di appena 3 dollari al mese». Entendido? Tre dollari al mese. Oscar ha una sorella, Carolina, che vive nel nostro paese da molti anni. Opera nel settore del commercio equo-solidale in provincia di Torino. Suo marito, Massimo, è un agronomo rinomato: un pioniere, in Piemonte, dell’agricoltura biologica. Sono stati loro, anni fa, a scattare fotogrammi indimendicabili del Venezuela di Chavez. «Mérida era isolata in mezzo alle montagne, e dopo due anni ci abbiamo trovato un’autostrada costruita in pochi mesi, alla velocità della luce». Una mattina, Carolina avverte Massimo: «Ci rivedremo non prima di stasera, devo andare all’anagrafe a rifare i documenti». Un’ora dopo, la telefonata: «Sto arrivando, è già tutto sistemato: l’ufficio l’hanno automatizzato. Procedure immediate, digitali: non ci potevo credere». Erano in tanti, in effetti, a non riuscire a credere al Venezuela di Chavez. Imperfetto, certo, ma rivoluzionario, in un continente atavicamente letargico e sottomesso alla miseria e all’arretratezza.Condizioni nelle quali, per ragioni controverse, oggi il Venezuela è nuovamente sprofondato, trascinando con sé milioni di persone: tra cui Oscar. «Nel 2010 – racconta – mi era stato diagnosticato un tumore, un sarcoma maligno di terzo grado». Risposta ospedaliera: l’ordinario trattamento di chemioterapia. Un anno di speranze. «Poi però nel 2011 è stata individuata una recidiva alla tibia sinistra». Destino segnato: «Nel 2012 mi è stata amputata la gamba, sotto il ginocchio». Da allora, Oscar si aiuta con una gamba artificiale. Problema: «Le protesi vanno cambiate dopo alcuni anni, per il mutamento della forma del moncone e per la scadenza dell’attrezzo ortopedico». Altro problema: «Al momento non ho la possibilità di permettermi il costo di una nuova protesi». Normale, nel paese dove in media, ormai, si guadagnano 3 dollari al mese. «E così, mi sono deciso a chiedere aiuto a chi può darmi una mano». Obiettivo: «Poter tornare a camminare su due gambe, anche se una artificiale». Il tam-tam utilizza il crowdfundig per una somma modesta (2.500 euro), fissata come obiettivo della raccolta solidale. Il premio in palio, invece, è altissimo: la gratitudine di Oscar.«I soldi saranno usati per l’acquisto della protesi e saranno inviati direttamente a lui come donazione», spiega Carolina: «Non può farla lui, la raccolta, proprio per i grossi problemi del Venezuela, di carattere politico ed economico». Eppure, nei giorni della grande paura (la primavera 2020), persino il Venezuela riuscì a essere vicinissimo all’Italia, spedendo i suoi medici nei nostri ospedali. Medici del tutto speciali, anche cubani: il paese di Chavez li aveva barattati col petrolio che cedeva all’isola di Fidel Castro. Ai cubani la benzina, ai venezuelani l’assistenza sanitaria. «Per la prima volta nella storia – ricordano Carolina e Massimo – tutti ebbero diritto alle cure gratuite di un dottore, in Venezuela». E oggi eccoci qua, in mezzo al disastro spaventevole del mondo intero, precipitato nella crisi più strana e terribile che si ricordi. Con un’aggravante, nel caso di Oscar: una gamba sola, nel paese che vive con tre dollari al mese. Si sa come l’umanità, prima o poi, riesca a riscattarsi. E a proposito, quanto vale, il sorriso di Oscar? «Il tuo aiuto, anche se piccolo, per me è molto importante», dice lui, da Mérida. «Grazie di cuore, davvero, a chi potrà darmi una mano».(Per fare una donazione a favore di Oscar basta un clic sulla piattaforma “Gofundme”).Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.Il momento è difficile, per il Belpaese messo alla frusta dalla politica emergenziale. Ma i guai dell’Italia impallidiscono, di fronte a quelli del Venezuela di oggi, orfano di Chavez. «La moneta venezuelana non ha più nessun valore», racconta Oscar: «Ormai, lo stipendio medio di una persona è di appena 3 dollari al mese». Entendido? Tre dollari al mese. Oscar ha una sorella, Carolina, che vive nel nostro paese da molti anni. Opera nel settore del commercio equo-solidale in provincia di Torino. Suo marito, Massimo, è un agronomo rinomato: un pioniere, in Piemonte, dell’agricoltura biologica. Sono stati loro, anni fa, a scattare fotogrammi indimendicabili del Venezuela di Chavez. «Mérida era isolata in mezzo alle montagne, e dopo due anni ci abbiamo trovato un’autostrada costruita in pochi mesi, alla velocità della luce». Una mattina, Carolina avverte Massimo: «Ci rivedremo non prima di stasera, devo andare all’anagrafe a rifare i documenti». Un’ora dopo, la telefonata: «Sto arrivando, è già tutto sistemato: l’ufficio l’hanno automatizzato. Procedure immediate, digitali: non ci potevo credere». Erano in tanti, in effetti, a non riuscire a credere al Venezuela di Chavez. Imperfetto, certo, ma rivoluzionario, in un continente atavicamente letargico e sottomesso alla miseria e all’arretratezza.Condizioni nelle quali, per ragioni controverse, oggi il Venezuela è nuovamente sprofondato, trascinando con sé milioni di persone: tra cui Oscar. «Nel 2010 – racconta – mi era stato diagnosticato un tumore, un sarcoma maligno di terzo grado». Risposta ospedaliera: l’ordinario trattamento di chemioterapia. Un anno di speranze. «Poi però nel 2011 è stata individuata una recidiva alla tibia sinistra». Destino segnato: «Nel 2012 mi è stata amputata la gamba, sotto il ginocchio». Da allora, Oscar si aiuta con un arto artificiale. Problema: «Le protesi vanno cambiate dopo alcuni anni, per il mutamento della forma del moncone e per la scadenza dell’attrezzo ortopedico». Altro problema: «Al momento non ho la possibilità di permettermi il costo di una nuova protesi». Normale, nel paese dove in media, ormai, si guadagnano 3 dollari al mese. «E così, mi sono deciso a chiedere aiuto a chi può darmi una mano». Obiettivo: «Poter tornare a camminare su due gambe, anche se una artificiale». Il tam-tam utilizza il crowdfundig per una somma modesta (2.500 euro), fissata come obiettivo della raccolta solidale. Il premio in palio, invece, è altissimo: la gratitudine di Oscar.«I soldi saranno usati per l’acquisto della protesi e saranno inviati direttamente a lui come donazione», spiega Carolina: «Non può farla lui, la raccolta, proprio per i grossi problemi del Venezuela, di carattere politico ed economico». Eppure, nei giorni della grande paura (la primavera 2020), persino il Venezuela riuscì a essere vicinissimo all’Italia, spedendo i suoi medici nei nostri ospedali. Medici del tutto speciali, anche cubani: il paese di Chavez li aveva barattati col petrolio che cedeva all’isola di Fidel Castro. Ai cubani la benzina, ai venezuelani l’assistenza sanitaria. «Per la prima volta nella storia – ricordano Carolina e Massimo – tutti ebbero diritto alle cure gratuite di un dottore, in Venezuela». E oggi eccoci qua, in mezzo al disastro spaventevole del mondo intero, precipitato nella crisi più strana e terribile che si ricordi. Con un’aggravante, nel caso di Oscar: una gamba sola, nel paese che vive con tre dollari al mese. Si sa come l’umanità, prima o poi, riesca a riscattarsi. E a proposito: quanto vale, il sorriso di Oscar? «Il tuo aiuto, anche se piccolo, per me è molto importante», dice lui, da Mérida. «Grazie di cuore, davvero, a chi potrà darmi una mano».(Per fare una donazione a favore di Oscar basta un clic sulla piattaforma “Gofundme”).Era il marzo del grande terrore, quello che gli italiani non dimenticheranno. Negli ospedali presi improvvisamente d’assalto, non s’era ancora capito con che razza di mostro si avesse a che fare, e con quali terapie affrontarlo. Giorni orribili, scanditi da immagini destinate a restare nella memoria: da una parte le bare caricate su camion militari fatti sfilare in piena notte, dall’altra la luce verde degli aeroporti. A Pratica di Mare atterrarono, come fantasmi buoni, 14 giganteschi Ilyushin russi carichi di attrezzature e personale sanitario. Non furono i soli: sbarcarono in Italia anche medici sudamericani e caraibici. Provenienti da Cuba, per esempio, e da un altro paese della regione, anch’esso a lungo “eretico” e assistito dalla Russia: il Venezuela, già miracolato da Hugo Chavez. «Vedi quella collina? Prima c’erano solo baracche. Poi, invece, è stato costruito – da zero – un quartiere nuovo di zecca: case pulite e dignitose, per i più poveri». La città è Mérida, oltre duecentomila abitanti arroccati a 1.600 metri di altitudine, a 200 chilometri da Maracaibo e 500 dalla capitale, Caracas. A Mérida vive Oscar, 40 anni appena compiuti. Laureato in economia, lavora come amministratore di una società. Da otto anni ha un problema: gli manca una gamba. E’ lui, oggi, ad aver bisogno dell’Italia.
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Usa, rivoluzione colorata: così Cadavere imbrogliò Buffone
Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.Blu, la simulazione, è stata di un livello superiore, perché, a differenza di quelle passate, il punto di partenza non è stata una semplice insurrezione, ma una pandemia. E non una pandemia qualsiasi, ma una pandemia globale, veramente cattiva, con un esplosivo tasso di mortalità inferiore all’1%. Per una fortunata coincidenza, questa letale pandemia ha permesso agli operatori di Blu di promuovere il voto per corrispondenza come procedura elettorale sicura e socialmente distanziante. Il tutto poi collegato ad una serie di sondaggi, che prevedevano una quasi inevitabile vittoria elettorale di Blu, magari anche un’Onda Blu. La premessa è semplice: abbattere l’economia e fare le scarpe presidente in carica, la cui missione dichiarata è portare l’economia ad una forte espansione. Allo stesso tempo, convincere l’opinione pubblica che andare di persona alle urne è un pericolo per la salute. Il comitato di produzione di Blu non ha corso rischi, annunciando pubblicamente che avrebbe contestato qualsiasi esito che osasse contraddire il risultato preconfezionato: la vittoria finale di Blu in un organo democratico bizzarro, anacronistico e contorto chiamato “collegio elettorale”.Se dovesse in qualche modo vincere Rosso, Blu aspetterebbe fino a quando ogni singolo voto non sarà stato contato e debitamente contestato ad ogni livello di giurisdizione. Facendo affidamento sull’enorme supporto dei media e sul marketing dei social media spinto al parossismo, Blu proclama che “in nessun caso” sarebbe consentito a Rosso di dichiarare vittoria. Arriva il giorno delle elezioni. La verifica dei voti procede senza intoppi, il conteggio delle schede arrivate per posta, il conteggio di quelle di giornata, conteggi aggiornati al minuto, però soprattutto a favore di Rosso, specialmente nei tre Stati da sempre essenziali per la conquista della presidenza. Rosso è in testa anche in quelli che vengono definiti “swing States”, gli “Stati incerti.” Ma, proprio mentre una rete televisiva annuncia prematuramente la vittoria di Blu in uno Stato che, presumibilmente, avrebbe dovuto essere di Rosso, prima della mezzanotte il conteggio dei voti viene fermato nelle principali aree urbane dei principali Stati incerti con governatori Blu, ma con Rosso in vantaggio.Gli scrutatori Blu smettono di contare, per verificare se sia plausibile lo scenario di una vittoria blu senza dover visionare le schede arrivate per posta. Il loro meccanismo preferito è manipolare la “volontà del popolo”, mantenendo un’illusione di equità. In ogni caso, possono sempre fare affidamento, come Piano B, su schede postali a volontà, calde e fredde, fino a quando Blu non riesce ad intrufolarsi in due Stati incerti particolarmente importanti, stati che Rosso si era già aggiudicato in una precedente elezione. Ecco cosa succede. A partire dalle 2 del mattino, e più tardi nella notte, pacchi di voti “magici” arrivano in questi due Stati chiave. L’improvviso “aggiustamento” verso l’alto include il caso di un lotto di oltre 130.000 voti, tutti da una singola contea, pro-Blu e senza neanche un voto per il Rosso, un miracolo statistico grande come lo Spirito Santo. Ingolfare le urne è la tipica truffa messa in atto nella Rivoluzione Multicolorata di questa Repubblica delle Banane.Gli scrutatori di Blu utilizzano il collaudato metodo che viene utilizzato nei mercato dei futures sull’oro, quando con un improvviso calo dei naked shorts si fa scendere il prezzo dell’oro, proteggendo così il dollaro Usa. Gli scrutatori di Blu giocano sul fatto che la compiacente alleanza fra media mainstream e Big Tech non metterà in dubbio che, beh, all’improvviso, il voto si è spostato verso il blu con un margine di 2 a 3 o di 3 a 4. Scommettono che non verranno poste domande su come mai, in alcuni stati, una previsione di voto dal 2% al 5% a favore di Rosso si sia trasformata in una tendenza dallo 0,5% all’1,4% a favore di Blu, intorno alle 4 del mattino. E sul perché questa discrepanza si sia verifica quasi simultaneamente in due Stati incerti. E sul perché alcune circoscrizioni abbiano generato più voti di quanti fossero i votanti. E su come mai negli Stati incerti, il numero di questi ultramisteriosi voti per Blu supera di gran lunga i voti espressi per i candidati al Senato di questi Stati, quando è noto che il totale dei votanti nelle elezioni per Camera/Senato è tradizionalmente paragonabile a quello delle votazioni presidenziali. E l’affluenza alle urne in uno di questi Stati sarebbe stata dell’89,25%.Il giorno dopo a quello delle elezioni sono apparse vaghe spiegazioni sul fatto che uno dei possibili scarichi di voti postali [ballot dump] sia stato solo un “errore materiale”, mentre in un altro stato conteso non è stata data alcuna giustificazione per l’accettazione di schede senza timbro postale. Gli operatori di Blu si rilassano, visto che l’alleanza tra media mainstream e Big Tech spazza via ogni lamentela, definendola una “teoria del complotto”. Non si può dire che i due candidati alla presidenza facciano tutto il possibile per perorare la propria causa. Nome in codice Cadavere, in un lapsus freudiano, aveva rivelato che il suo partito aveva messo in piedi il progetto di frode più ampio e “diversificato” mai realizzato. Non solo Cadavere sta per essere indagato per una losca truffa di tipo informatico. È un paziente con demenza di stadio 2, con una personalità in rapido disfacimento, mantenuto a malapena funzionale dai farmaci, che però non possono impedire alla sua mente di spegnersi lentamente. Nome in codice Buffone, fedele al suo istinto, ha messo le mani avanti, dichiarando che l’intera votazione è una frode, ma senza offrire la prova decisiva. Così viene continuamente smentito dall’alleanza media mainstream/Big Tech e accusato di diffondere “false affermazioni”.Tutto questo mentre un’astuta, vecchia e amareggiata maneggiona non solo aveva dichiarato che l’unico scenario ammissibile era una vittoria di Blu, ma si era anche già posizionata per un incarico della massima importanza. Blu prevede anche che Rosso intraprenda immediatamente un’azione risoluta: arruolare di un esercito di avvocati che chiedano la verifica di tutti i registri elettorali per spulciare, rivedere e verificare ogni singola scheda elettorale per corrispondenza, un vero e proprio processo di analisi forense. In ogni caso, Blu non può prevedere quante false schede verranno smascherate dai riconteggi. Mentre Cadavere è pronto a cantar vittoria, Buffone pensa al gioco lungo ed è disposto ad andare fino alla Corte Suprema. Lo schieramento di Rosso aveva già previsto tutto, poiché conosceva perfettamente quali sarebbero state le mosse di Blu. La Controrivoluzione Rossa ha il potenziale di dare scacco matto strategico a Blu. Si tratta di un attacco su tre fronti, perchè Rosso può avvalersi della Commissione Giustizia, del Senato e del Procuratore Generale, tutti sotto l’autorità di nome in codice Buffone fino al giorno dell’insediamento.Lo scopo del gioco, dopo una feroce battaglia legale, è rovesciare Blu. I migliori strateghi di Rosso hanno la possibilità, su richiesta della Commissione Giustizia, di istituire una Commissione Senatoriale, o richiedere un Consigliere Speciale, che sarà nominato dal Dipartimento di Giustizia, per indagare su Cadavere. Nel frattempo, per certificare il vincitore delle presidenziali, sono necessari due voti del collegio elettorale, ad un mese di distanza. Queste votazioni avverranno nel mezzo di una o forse due indagini incentrate su Cadavere. Qualsiasi Stato rappresentato al collegio elettorale può opporsi all’investitura di un Cadavere sotto inchiesta; in questo caso sarebbe illegale per quello stato consentire ai suoi grandi elettori di certificare i risultati presidenziali dello Stato. Cadavere potrebbe anche essere messo sotto impeachment dal suo stesso partito, in base al 25° Emendamento, a causa del suo irreversibile declino mentale. Il caos risultante dovrebbe essere risolto da una Corte Suprema di tendenza Rossa. Non esattamente il risultato sperato da Blu.Il nocciolo della questione è che questo gioco di think-tank trascende sia Rosso che Blu. Riguarda il gioco finale del Deep State. Non c’è niente come una massiccia operazione psicologica in un’arena del Wrestling sotto il segno del divide et impera per scatenare una guerra dei poveri, con metà della folla che si ribella contro quello che percepisce come un governo illegittimo. Lo 0,00001% intanto osserva comodamente dall’alto una carneficina non solo metaforica. Anche se il Deep State, usando i seguaci di Blu, non avrebbe mai permesso a nome in codice Buffone di prevalere, ancora una volta, il divide et impera potrebbe essere visto come il risultato meno disastroso per il resto del mondo. In teoria, un contesto di guerra civile distrarrebbe lo Stato Profondo dal bombardare altri paesi nel Sud del mondo, vista la distopica farsa di “democrazia” che sta mettendo in atto. Oppure, un blocco all’interno dell’Impero del Caos potrebbe incoraggiare ancora più avventure all’estero, come indispensabile diversivo, necessario per mandare avanti la baracca.(Pepe Escobar, “Banana Follies: la madre di tutte le Rivoluzioni Colorate”, da “Unz.com” del 6 novembre 2020, articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.
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Trump contesta Biden: il popolo ha diritto a elezioni oneste
«Sappiamo tutti perché Joe Biden si sta affrettando a fingersi falsamente vincitore e perché i suoi alleati dei media stanno cercando così duramente di aiutarlo: non vogliono che la verità sia rivelata». E’ una dichiarazione di guerra, quella con cui Donald Trump il 7 novembre ha risposto all’acclamazione (mediatica) di Joe Biden. «Il semplice fatto è che queste elezioni sono tutt’altro che terminate», precisa il presidente uscente, deciso a non riconoscere nel candidato democratico il vero “winner” delle presidenziali 2020. «Joe Biden non è stato certificato come il vincitore, per non parlare di nessuno degli Stati altamente contestati, diretti a riconteggi obbligatori, o Stati in cui la nostra campagna ha sfide legali valide e legittime che potrebbero determinare il vincitore finale». Poi, Trump si sofferma su alcuni dei casi più contestati: «In Pennsylvania, ad esempio, ai nostri osservatori legali non è stato consentito un accesso significativo per osservare il processo di conteggio». Sintetizza l’uomo tuttora insediato alla Casa Bianca: «I voti legali decidono chi è presidente, non i media». E annuncia: a partire da lunedì 9 novembre, «la nostra campagna inizierà a perseguire il nostro caso in tribunale, per garantire che le leggi elettorali siano pienamente rispettate e che il legittimo vincitore sia insediato».Nell’ultima comunicazione ufficiale, Trump ribadisce la sua linea irremovibile: «Il popolo americano ha diritto a un’elezione onesta: ciò significa contare tutte le schede legali e non contare le schede illegali. Questo – sottolinea – è l’unico modo per garantire che il pubblico abbia piena fiducia nelle nostre elezioni». Durissima l’accusa rivolta agli avversari: «Rimane scioccante che la campagna di Biden si rifiuti di concordare con questo principio di base – scrive Trump – e voglia che le schede siano contate anche se sono fraudolente, fabbricate o espresse da elettori non ammissibili o deceduti». Un’imputazione frontalmente imbarazzante: Trump parla del voto postale “fabbricato in serie”, pervenuto fuori tempo massimo o addirittura inautentico, persino confezionato attribuendo le schede a cittadini morti da tempo. «Solo una parte coinvolta in azioni illecite terrebbe illegalmente gli osservatori fuori dalla sala di conteggio e poi combatterebbe in tribunale per bloccarne l’accesso», aggiunge Trump. «Allora – si domanda – cosa nasconde Biden?». La chiosa è più che una promessa: «Non mi fermerò – averte Trump – finché il popolo americano non avrà il numero di voti onesto che merita e che la democrazia richiede».A suffragio delle tesi di Trump, i suoi sostenitori citano “pacchi di schede” a spasso per l’America, nonché la gaffe di Biden, che avrebbe annunciato “la più grande frode elettorale della storia” (intendendo invece “la più grande sorpresa”). Soprattutto, i trumpiani ricordano le uscite delle due principali lady democratiche, alla vigilia dell’election-day: Hillary Clinton aveva dichiarato di aver chiesto a Biden di non riconoscere in nessun caso l’eventuale vittoria di Trump, mentre a Nancy Pelosi era scappato detto che, scrutinio a parte, alla fine avrebbe vinto Biden, in un modo o nell’altro. Imbarazzante e senza precedenti l’atteggiamento dei media: anche se per legge il presidente viene proclamato solo a dicembre, dal voto parlamentare dei grandi elettori, stampa e network televisivi (insieme a molti politici anche europei, come l’eurocommissario italiano Paolo Gentiloni) si sono affrettati a “incoronare” Biden, esprimendo sollievo per la “sconfitta” di Trump, ancora una volta presentato come il male assoluto. Peggio ancora: Twitter ha oscurato i messaggi di Trump, e la “Cnn” è arrivata a interrompere una diretta del presidente, togliendogli l’audio e smentendolo in tempo reale, avendo “deciso” che le sue contestazioni sarebbero infondate, leggibili solo come la riprovevole ostinazione dello sconfitto che non vuole arrendersi all’evidenza.A proposito di evidenza: il primo dato che emerge è che il presidente uscente ci mette la faccia, mettendo a rischio la tenuta della nazione, per sostenere la tesi dei brogli che avrebbero avvantaggiato Biden. Escludendo l’instabilità mentale, questo potrebbe significare una sola cosa: e cioè che Trump sia realmente convinto di poter dimostrare le sue gravissime accuse, innanzitutto in sede legale, a costo di far impallidire i sospetti di manipolazione elettorale rivolti a paesi come la deprecata Bielorussia. C’è davvero qualcosa di indicibile, nelle urne del 2020, se non ci si ferma neppure di fronte al rischio di lesionare in modo forse irreparabile il prestigio democratico della superpotenza? L’atteggiamento di Trump – inaudito, ma non del tutto inatteso, da parte di un politico ininterrottamente dipinto come “mostro” da tutto il mainstream politico-mediatico – conferma i peggiori timori di chi vede un complotto mondiale dietro la stessa gestione dell’epidemia Covid, che Trump ha contestato fin dall’inizio. Ricorda l’economista Ilaria Bifarini: Trump è la prima, vera vittima politica del coronavirus, perché – avendo centrato il record della piena occupazione – senza il virus avrebbe stravinto. Sempre ammesso, appunto, che la partita non sia ancora finita.«Sappiamo tutti perché Joe Biden si sta affrettando a fingersi falsamente vincitore e perché i suoi alleati dei media stanno cercando così duramente di aiutarlo: non vogliono che la verità sia rivelata». E’ una dichiarazione di guerra, quella con cui Donald Trump il 7 novembre ha risposto all’acclamazione (mediatica) di Joe Biden. «Il semplice fatto è che queste elezioni sono tutt’altro che terminate», precisa il presidente uscente, deciso a non riconoscere nel candidato democratico il vero “winner” delle presidenziali 2020. «Joe Biden non è stato certificato come il vincitore, per non parlare di nessuno degli Stati altamente contestati, diretti a riconteggi obbligatori, o Stati in cui la nostra campagna ha sfide legali valide e legittime che potrebbero determinare il vincitore finale». Poi, Trump si sofferma su alcuni dei casi più contestati: «In Pennsylvania, ad esempio, ai nostri osservatori legali non è stato consentito un accesso significativo per osservare il processo di conteggio». Sintetizza l’uomo tuttora insediato alla Casa Bianca: «I voti legali decidono chi è presidente, non i media». E annuncia: a partire da lunedì 9 novembre, «la nostra campagna inizierà a perseguire il nostro caso in tribunale, per garantire che le leggi elettorali siano pienamente rispettate e che il legittimo vincitore sia insediato».
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No al Covid, sì alla democrazia: le urne premiano Trump
Lo spettacolo elettorale più importante del mondo rischia di protrarsi per giorni, e magari di sfociare in scontri armati nelle strade? La notte americana, intanto, sancisce alcune verità clamorose: Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden, dato per stra-vincitore da tutti i sondaggi, ancora una volta sbagliatissimi. Lo Zio Matto, l’aveva ribattezzato Barack Obama, l’ex presidente che rischia l’incriminazione per aver fabbricato le prove false che nel 2016 dovevano servire a inventare il Russiagate a beneficio di Hillary Clinton. Dato per morto e sepolto dai grandi media, in prima linea i potenti network televisivi e i grandi player del web, lo Zio Matto ha resistito all’assalto di Sleeping Joe: il voto reale (quello tradizionale, delle urne), conferma Donald Trump presidente degli Stati Uniti. I “democrat” sperano nel controverso voto postale, introdotto grazie al Covid? Dalla Casa Bianca – in modo tagliente – lo Zio Matto ha fatto sapere, via Twitter, di considerarsi il vincitore legittimo. Peggio: dando fuoco alle polveri, Trump sostiene che non permetterà agli avversari di “rubargli” la vittoria, nel caso in cui dovessere essere proprio lo scrutinio dei voti postali a determinare l’esito elettorale della decisiva Rust Belt, la cintura industriale che, come già nel 2016, anche stavolta – alle urne – ha chiaramente scelto l’uomo dell’America First.Tra gli osservatori si fanno largo gli scenari più apocalittici, del resto ipotizzati già alla vigilia dagli stessi capi della polizia: all’imponente battaglia legale annunciata dagli uomini di Trump per contestare i voti pervenuti a mezzo posta potrebbe infatti sovrapporsi lo scenario del caos, con intere città messe a ferro e fuoco dalle opposte tifoserie. In questo caso ci sarebbe da temere il peggio, e già nelle settimane precedenti si è parlato di un possibile intervento diretto dell’esercito, sul suolo nazionale, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti: o per supportare Trump, o addirittura per farsi garanti della Costituzione e sostituirlo temporaneamente, alla guida del paese, nell’attesa di una chiarificazione definitiva del reale verdetto elettorale. Un esito inaudito, che difficilmente la superpotenza si potrebbe permettere, senza vedere danneggiato in modo irreparabile il proprio prestigio internazionale e quindi il suo peso geopolitico, proprio nel momento in cui gli Usa – già critici con l’Unione Europea – si sono “messi di traverso” rispetto alla Cina, preparandosi a una guerra (per ora commerciale, politica e di intelligence) che non ha precedenti, negli ultimi decenni, da quando cioè a Pechino è stato permesso di diventare la “manifattura del mondo”, a basso costo, mettendo nei guai l’industria occidentale.La più grande vittoria di Donald Trump, sia pure provvisoria e condizionata dalle incognite dell’infinito election-day, è quella riportata contro il grande protagonista del 2020: il coronavirus, o meglio la gestione “terroristica” di un’epidemia che l’Oms (largamente finanziata dalla Cina) ha trasformato rapidamente in pandemia, con la pretesa di sostituire la politica con una sorta di “dittatura dell’emergenza”, sospendendo diritti, libertà e democrazia. Al regime del “China-virus” si è opposto in modo vigoroso proprio Donald Trump, vero e proprio bersaglio di una campagna – americana e mondiale – condotta a mezzo stampa e non solo: inaudite, infatti, le violenze squadristiche che nei mesi scorsi hanno devastato molte grandi città statunitensi, strumentalizzando (contro Trump) l’iniziale, genuina indignazione popolare per il razzismo della polizia, esplosa dopo la barbara uccisione dell’afroamericano George Floyd. Chi confida nella vittoria di Trump, oggi più che mai, spera che il presidente – se confermato – possa compiere passi decisivi per far uscire il mondo dall’incubo del Covid, facendo luce sull’opaca origine del virus e smascherando la vera natura del problema, più politica che sanitaria. Obiettivo: un pieno ritorno alla democrazia, non solo in America.Lo spettacolo elettorale più importante del mondo rischia di protrarsi per giorni, e magari di sfociare in scontri armati nelle strade? La notte americana, intanto, sancisce alcune verità clamorose: Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden, dato per stra-vincitore da tutti i sondaggi, ancora una volta sbagliatissimi. Lo Zio Matto, l’aveva ribattezzato Barack Obama, l’ex presidente che rischia l’incriminazione per aver fabbricato le prove false che nel 2016 dovevano servire a inventare il Russiagate a beneficio di Hillary Clinton. Dato per morto e sepolto dai grandi media, in prima linea i potenti network televisivi e i grandi player del web, lo Zio Matto ha resistito all’assalto di Sleeping Joe: il voto reale (quello tradizionale, delle urne), conferma Donald Trump presidente degli Stati Uniti. I “democrat” sperano nel controverso voto postale, introdotto grazie al Covid? Dalla Casa Bianca – in modo tagliente – lo Zio Matto ha fatto sapere, via Twitter, di considerarsi il vincitore legittimo. Peggio: dando fuoco alle polveri, Trump sostiene che non permetterà agli avversari di “rubargli” la vittoria, nel caso in cui dovessere essere proprio lo scrutinio dei voti postali a determinare l’esito elettorale della decisiva Rust Belt, la cintura industriale che, come già nel 2016, anche stavolta – alle urne – ha chiaramente scelto l’uomo dell’America First.
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Magaldi: violeremo il coprifuoco, è imposto da mascalzoni
«A quel cialtrone di Giuseppe Conte trema la voce, ormai, nell’annunciare le nuove, inutili e devastanti restrizioni? Fa bene, ad avere paura: sa di essersi spinto troppo oltre, nel prestarsi a fare test di massa per dimostrare fino a che punto è possibile opprimere la popolazione, annullando democrazia e libertà, come vuole l’élite reazionaria che da decenni sta deliberatamente deprimendo l’Occidente». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ha una visione chiara dell’origine della crisi in corso: «Prima il terrorismo economico-finanziario, poi la farsa hollywoodiana del terrorismo jihadista, e adesso la pandemia da operetta: sempre le stesse forze manipolano la realtà e la politica contro gli interessi delle collettività, in Italia e nel mondo». Magaldi sfida Conte e i fautori del “coprifuoco” in arrivo: «Saremo la cattiva coscienza di questi mascalzoni, esecutori e mandanti di questa tragicommedia chiamata pandemia». E avverte: «Chi ha ancora sangue nelle vene sarà felice di partecipare alle imminenti “passeggiate” della Milizia Rooseveltiana: senza mascherina e violando il coprifuoco, inviteremo le forze dell’ordine a fare obiezione di coscienza, nei confronti di misure assolutamente inutili in chiave anti-Covid ma micidiali per dare il colpo di grazia all’economia familiare di milioni di italiani».Autore nel 2014 del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), che svela il ruolo occulto delle superlogge “neoaristocratiche” nell’imposizione del globalismo mercantilista neoliberale, in cui emerge la Cina come modello alternativo a quello occidentale (efficienza economica, ma senza libertà), Magaldi accusa il “partito cinese”, trasversale e influente anche tra le fila del governo Conte, di aver manipolato l’emergenza sanitaria a scopo di potere. «Il governo ha offerto un atteggiamento paternalistico e dispotico. Bisognava dire, sia agli anziani (fragili) che agli ipocondriaci paurosi: state a casa, voi sì. Siate liberi di mettervi in lockdown, se non volete contagiarvi e quindi immunizzarvi. Conosco tanti anziani che hanno contratto il Covid, si sono curati e oggi stanno meglio di prima. Chi invece ha paura, stia casa: si trinceri in un auto-lockdown responsabile, ma non impedisca agli altri di vivere e lavorare». Magaldi torna a citare un virologo mainstream come Guido Silvestri, secondo cui un nuovo lockdown sarebbe irreparabile. «Silvestri dice: state calmi, ormai ci si cura e si guarisce da casa». Ovvio che il numero dei contagiati dipende dall’enorme numero di tamponi effettuati. «Se poi però il numero dei contagiati viene usato dai media come una clava per fare terrorismo psicologico, e su questo i politici costruiscono le loro restrizioni, tra ordinanze e Dpcm, è tutto un montare di una colossale manipolazione».Insomma, si decidano ad ammetterlo: «L’aumento delle rilevazioni dei contagi non comporta affatto un’ecatombe», afferma Magaldi. «Piuttosto, così facendo, abbiamo perso altro tempo prezioso: in questi mesi bisognava infatti rafforzare la medicina territoriale e allestire comunque, anche a costo di lasciarli vuoti, dei centri di terapia (intensiva e non). E invece non è stato fatto nulla, di tutto questo. E ora il governo pensa davvero di cavarsela con un nuovo lockdown?». Per Magaldi, occorrerebbe invece «tranquillizzare la popolazione, togliere qualunque coprifuoco, favorire la ripresa di tutte le attività economiche». E inoltre, «spiegare che la contagiosità è un dato fisiologico ampiamente previsto, e che la gran parte dei contagiati stanno bene e non sono in pericolo: la piccola parte di popolazione che avrà complicazioni sarà curabile all’ospedale e soprattutto da casa, in assoluta sicurezza». In altre parole: nulla di quanto serviva è stato fatto, mentre non si è esitato a varare misure demenziali e suicide per l’economia. Anche per questo è durissimo, il presidente “rooseveltiano”, con il governo Conte: «Molti protagonisti di questa fase storica – sottolinea – andranno processati: per danni alla salute fisica e psichica dei cittadini e per i danni irreparabili arrecati all’economia, quindi alla sicurezza sociale, oltre che per grave attentato alla Costituzione».Il “partito cinese”, trasversale e annidato anche nel governo italiano, «sta sfruttando la pandemia per devastare l’economia, che già era in sofferenza, in modo da ottenere un maggior controllo sociale», sostiene Magaldi, che spiega: «Una persona che sia privata della sua autonoma via alla libertà economica sarà più incline a sottomettersi al “padrone” istituzionale che gli dà la mancia, e parliamo di istituzioni oggi occupate da gente che ha in odio la democrazia». Il leader “rooseveltiano” ammette di provare «dolore», di fronte allo spettacolo degli italiani costretti a rinunciare a lavorare, e quindi a sostentarsi economicamente, con anche «la paura di chi vede esaurirsi gli ultimi risparmi: le nostre città sono diventate spettrali, i cittadini già rimpiangono la vita che non c’è più e che di questo passo non potrà più esserci, per lunghi anni». Al tempo stesso, però, secondo Magaldi questa è anche una formidabile opportunità: «E’ la grande occasione per mostrare chi è davvero coraggioso e chi è vigliacco, chi ha voglia di combattere e chi è soltanto un “leone da tastiera”, chi ha coscienza dei propri diritti e anche coscienza del proprio dovere, di difendere i suoi diritti e quelli degli altri».Se qualcuno aveva sperato che il governo Conte risarcisse le imprese azzerate dal lockdown e riportasse il paese verso la normalità è rimasto deluso. Al contrario, ora si corre verso nuove, devastanti restrizioni. «La misura è colma», sentenzia Magaldi, pronto a mobilitare la Milizia Rooseveltiana, formazione creata dal movimento da lui presieduto, sorto nel 2015 per democratizzare la politica. «Abbiamo bisogno che, ogni settimana, gruppi “rooseveltiani” (anche esigui) infrangano il lockdown, infrangano il coprifuoco e si facciano portare nei commissariati, diventino dei “fuorilegge” riconosciuti, naturalmente nel senso alto e nobile della disobbedienza civile. E’ quella cosa per la quale, di solito – aggiunge Magaldi – i rivoluzionari pacifici e nonviolenti vengono poi riconosciuti, dalle istituzioni e dello stesso popolo, come benemeriti eroi», ben distinti dai teppisti che devastano vetrine e si scontrano con le forze dell’ordine. «Chi lancia molotov non ha capito che, spesso, poliziotti e carabinieri sono assolutamente simpatetici con le ragioni dei manifestanti: sono cittadini anche loro, e si rendono ben conto di trovarsi a fare i “cani da guardia” di qualcosa che è profondamente iniquo, figlio di una volontà più proterva rispetto a quella dei cialtroni del governo italiano». La missione civile dei “rooseveltiani” è precisa: «Facciamo in modo che il mondo diventi consapevole che il danno di questa pandemia non è nel virus, ma è nelle cattive misure politiche prese per fronteggiarlo».Magaldi offre anche un preciso sguardo geopolitico, alla vigilia delle presidenziali Usa. «Col virus, il “partito cinese” voleva azzoppare Trump, sperando di poter utilizzare Biden come ariete dell’oligarchia, sorretta dai partner occulti dell’unico vero fascismo di oggi, cioè il comunismo cinese». “Ordo ab chao”, si dice in massoneria, intendendo il ricorso al caos per instaurare un nuovo ordine. «Ebbene: il caos è stato abbondantemente prodotto con il coronavirus, senza il quale la riconferma di Trump sarebbe stata scontata. Oggi le chance di Biden sono cresciute, ma attenzione: i sondaggi erano sbagliati già nel 2016, quando davano sicura vincente Hillary Clinton». Aggiunge Magaldi: «Sappiate che gli astri di Trump sono migliori di quelli di Biden: non significa per forza che vincerà, ma vuol dire che la sua storia ha da dare qualcosa di più fruttuoso, alla comunità americana e a quella mondiale». Joe Biden? «Sarebbe solo un comprimario, altri deciderebbero al suo posto: e questo è un bene». Grazie a un preciso patto supermassonico, spiega Magaldi, l’eventuale presidenza Biden sarebbe infatti co-gestita da una cabina di regia concorde su un punto: «La necessità di proseguire nel contrasto della pericolosa egemonia del “partito cinese” sull’Occidente, che oggi viene esercitata anche attraverso l’autoritarismo indotto dalla cosiddetta pandemia».«A quel cialtrone di Giuseppe Conte trema la voce, ormai, nell’annunciare le nuove, inutili e devastanti restrizioni? Fa bene, ad avere paura: sa di essersi spinto troppo oltre, nel prestarsi a fare test di massa per dimostrare fino a che punto è possibile opprimere la popolazione, annullando democrazia e libertà, come vuole l’élite reazionaria che da decenni sta deliberatamente deprimendo l’Occidente». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ha una visione chiara dell’origine della crisi in corso: «Prima il terrorismo economico-finanziario, poi la farsa hollywoodiana del terrorismo jihadista, e adesso la pandemia da operetta: sempre le stesse forze manipolano la realtà e la politica contro gli interessi delle collettività, in Italia e nel mondo». Magaldi sfida Conte e i fautori del “coprifuoco” in arrivo: «Saremo la cattiva coscienza di questi mascalzoni, esecutori e mandanti di questa tragicommedia chiamata pandemia». E avverte: «Chi ha ancora sangue nelle vene sarà felice di partecipare alle imminenti “passeggiate” della Milizia Rooseveltiana: senza mascherina e violando il coprifuoco, inviteremo le forze dell’ordine a fare obiezione di coscienza, nei confronti di misure assolutamente inutili in chiave anti-Covid ma micidiali per dare il colpo di grazia all’economia familiare di milioni di italiani».
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Abbiamo di fronte mesi terribili, avvelenati dalle menzogne
«Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune”, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.Ad aggiungere sconcerto, fra le tante, è l’ultima intervista di “ByoBly” al professor Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo dell’Ospedale Maggiore di Novara: la corsa autunnale al pronto soccorso nasce dall’inerzia delle autorità, che non hanno predisposto nessun protocollo per creare una diga contro l’epidemia di coronavirus, abilitando i medici di famiglia a intervenire tempestivamente con procedure concordate e farmaci efficaci, ormai notissimi. Peggio: a quasi un anno dall’inizio del dramma, non esiste ancora neppure un unico protocollo ospedaliero nazionale, valido per tutto il paese. E un farmaco salvavita come l’idrossiclorochina, in primavera rivelatosi decisivo nelle fasi iniziali della malattia Covid-19, non è più prescritto da nessuno (salvo esplicita richiesta, del medico e del paziente), dopo la “guerra” con cui Big Pharma – tramite un articolo menzognero del “Lancet” – si è sbarazzata del celebre antimalarico, collaudatissimo ma poco costoso. La tragedia è un’altra ancora: come la stessa “ByoBlu” precisa, l’intervista a Garavelli non viene neppure proposta su YouTube, per evitare l’oscuramento del canale social.Siamo a questo: la verità – clinica, nella fattispecie – è diventata clandestina, come negli anni bui delle peggiori dittature, che pensavamo relegati nelle pagine dei libri di storia (oltre che nell’attuale Cina, ormai vicinissima). Vergogna urlante: da YouTube sono spariti gli esemplari video girati da “Come Don Chisciotte”, storica voce indipendente dei blog italiani. Immagini imbarazzanti: il pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano (quello dell’arcigno professor Galli) praticamente deserto, con solo tre persone in attesa, e le vie di Stoccolma – capitale della Svezia che ha rifiutato lockdown e mascherine, puntando sull’immunità di gregge – affollate di umanità tranquilla, a zonzo per i negozi, con l’ospedale principale della città completamente libero da qualsiasi intasamento. Notizie raggelanti dal Canada, dove un deputato dell’Ontario, Randy Hillier, ha scoperto che il governo di Ottawa pensa a lockdown estesi fino all’estate 2021 e a imprecisati “campi di detenzione” per eventuali renitenti.Dal caos rabbioso di questi giorni, in Italia, emergono voci come quelle di Guido Bertolaso, già capo della Protezione Civile: segnala che gli ospedali ricevono dalle Regioni 2.000 euro al giorno per ogni paziente, a prescindere dalla gravità delle sue condizioni di salute, dando quindi forma a una sorta di grottesco business dei ricoveri, dove gli anziani in crisi respitoria vengono contati insieme agli asintomatici positivi al tampone, semplicemente spaventati dall’allarmismo televisivo e non intercettati, a monte, da nessuna rete sanitaria ragionevole costituita dai medici di base. Se l’intero Occidente sembra in preda al panico, coi governi che appaiono in stato confusionale, l’Italia eccelle: il dicastero della sanità è tuttora retto dal ministro che ad aprile rifiutò di rispondere ai 30 specialisti che gli segnalavano l’efficacia del banale cortisone, mentre a Palazzo Chigi, all’ombra dell’oscuro premier venuto dal nulla, opera la “task force” contro le “fake news” che censura il web, oscurando le notizie scomode e privando i cittadini dell’unica fonte potenzialmente attendibile di informazioni vitali.Paura, angoscia, insicurezza e rabbia: c’è chi ancora perde tempo a insultare chi la pensa diversamente. Il culmine della follia passeggia sui social, esibendo il revival fotografico di medici e infermieri presentati come gli “eroi” della “prima ondata”, testimonial viventi della verità ufficiale, quella del Grande Terrore, drammaticamente superiore a quella dei poveri scettici, trasformati (medici e scienziati compresi) in mentecatti irresponsabili e incorreggibili “negazionisti”. Visto?, dicono: avevamo ragione noi. La soluzione? Tremare di paura, a vita. Trincerarsi in casa per sempre, e obbedire a qualsiasi ordine. Vietato pensare, vietato informarsi, vietato ragionare sulla base di dati certi. Vietato parlare, vietato respirare, vietato dissentire o anche solo avanzare perplessità. Vietatissimo smascherare i tanti imbrogli di questa storia sanguinosamente fraudolenta e verminosa, fatta di decretazione emergenziale e terapie proibite, autopsie pazzescamente negate e salme incenerite d’imperio, nel silenzio spettrale – televisivo – dei cortei funebri di camion militari.La verità è altrove: un pensiero che era solo un sospetto, e che oggi esplode davanti agli occhi di chiunque abbia un briciolo di cervello ancora funzionante, non ancora disabilitato dalla disinformazione terroristica quotidiana, imposta a mano armata da un mainstream che ha gettato la maschera e ormai si mostra violento e aggressivo, con la vocazione totalitaria di chi non tollera più la minima voce dissonante e quindi la emargina, la soffoca, la spegne. A prescindere dalle libere opinioni di ciascuno – in materia sanitaria o politica – non può sfuggire il carattere esiziale del momento, se persino un alto prelato come l’ex nunzio apostolico negli Usa sostiene che il maledetto virus che ha paralizzato il mondo è stato solo il mezzo per instaturare una sorta di dittatura planetaria, destinata ad azzerare la democrazia e le libertà dell’individuo, la sua dignità di essere umano, dando corso a un piano “infernale” di dominazione definitiva, capace di archiviare nel modo più spietato l’intera nostra civiltà, ovvero la modernità forgiata alla fine del Settecento dalle rivoluzioni massoniche contro l’assolutismo dell’Ancien Régime sorretto dal plurisecolare oscurantismo vaticano, nemico della scienza del progresso.In uno dei suoi tanti capolavori, “Piccolo testamento”, Eugenio Montale evoca il giorno in cui «spenta ogni lampada, la sardana si farà infernale», e allora «un ombroso Lucifero scenderà su una prora del Tamigi, dell’Hudson, della Senna, scuotendo l’ali di bitume semi-mozze dalla fatica, a dirti: è l’ora». Il grande poeta pensava alla marea hitleriana della Seconda Guerra Mondiale. Quella il corso – la Terza? – obbliga gli spettatori frastornati, molti dei quali atterriti dalla rovina economica che sta per inghiottire le loro famiglie per prime (poi seguiranno anche le altre, inevitabilmente), a farsi qualche domanda sulla natura di questo potere, abbondantemente bugiardo, che sta abilmente “sovragestendo” il panico in tutte le sue declinazioni: sanitaria, sociale, economica, politica, psicologica. Tutto crolla, giorno per giorno: lavoro, scuola, consumi, sicurezza, Pil, certezze, visione del futuro. E la perdita di ogni riferimento socio-culturale, persino antropologico, viene spacciata come fatalità a cui rassegnarsi, verso una “nuova normalità” vagamente mostruosa.Il Grande Terrore sta dettando i tempi della sua agenda: si è imposto come un tiranno, ringhiando, e riducendo al silenzio qualsiasi potenziale antagonista. La vita stessa è diventata una questione di coronavirus. Nessuna umanità, da parte dei reggenti: nessuna compassione, nessuno sforzo di sincera comunicazione, di condivisione. Regna il caos, l’incorenza assoluta: si abbaiano ordini, non si spiega mai niente. Ricorda qualcosa, questo? Qualcosa che non avremmo mai voluto rivedere? E’ precisamente di questo, che molti forse hanno bisogno, per cominciare a capire – meglio tardi che mai – in che razza di guaio è sprofondato, il genere umano preso in giro per decenni con leggende economiche e religioni scientiste? Domande inevitabili: in mezzo all’oceano di mediocrità e incapacità esibite a ogni livello politico, governativo e amministrativo, si può leggere anche il filo rosso (o meglio, nero) di una regia sapiente, al servizio dell’apocalisse? L’eventuale guarigione, par di capire, non potrà che passare dalla capacità di trovare finalmente una risposta – chiara, seria – all’unico quesito, decisivo, sulla vera origine di questa crisi, i cui effetti (devastanti) sono solo una conseguenza, aggravata dallo stato comatoso del sistema-mondo.«Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune“, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.