Archivio della Categoria: ‘segnalazioni’
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Vaccino eterno, e niente cure: è il patto del 12 aprile?
Occhio alla data: 12 aprile. Il primo a evocarla, in Italia, era stato Nicola Bizzi. Tema: l’inizio della fine, per le restrizioni Covid, sulla base di un patto che sarebbe stato siglato, lontano dai riflettori, a fine 2020. Ora una conferma viene dal Regno Unito: è stato Boris Johnson in persona, dopo aver stra-vaccinato gli inglesi, ad annunciare che il 12 aprile la Gran Bretagna avrebbe riaperto i battenti, compresi quelli notturni dei pub. L’effetto del patto evocato da Bizzi? L’accordo – dice lo storico, editore di Aurola Boreale nonché massone e in contatto con fonti di intelligence – avrebbe riguardato la stessa piramide del grande potere, spaccatasi in due: al progetto originario dei “falchi” (prolungare l’emergenza “sanitaria” fino al 2023) si sarebbe opposta la fazione delle “colombe”, capitanata dai Rothschild, decisa a far cessare l’allarme in tempi più ragionevoli. Precisamente, a partire dal 12 aprile 2021. La contropartita, concessa ai “falchi”: il business planetario dei vaccini, al quale peraltro sembra aver dato il via libera lo stesso Mario Draghi, che dichiara di vedere nella vaccinazione di massa l’unica possibile via d’uscita dal Covid.Come dire: vi lasciamo fare, comprandovi tonnellate di dosi vaccinali, a patto che voi – a vostra volta – non ostacoliate la normale ripresa dell’economia e, in generale, della vita sociale. E’ davvero così? Certo, la precisione della “profezia” di Bizzi fa pensare: 12 aprile. Quanto a Draghi, se un simile tacito accordo esistesse davvero, potrebbe non essere incoerente con l’intera traiettoria dell’azione politica dell’ex capo della Bce. Gioele Magaldi lo presenta come “neoaristocratico pentito”, supermassone già ai vertici dell’élite europea del rigore, ma poi convertitosi e tornato ai lidi keynesiani dell’economia democratica (alla cui scuola, peraltro, il giovane Mario era cresciuto, sotto la guida del professor Federico Caffè). Come si sta muovendo, Draghi? E’ abbastanza evidente: cerca di traghettare l’Italia fuori dai guai, ma senza smascherare gli “inventori” dell’emergenza che ha quasi schiantato il paese, da un lato imponendo il lockdown e dall’altro evitando (per un anno intero) di curare i malati a casa, col risultato di provocare l’inevitabile corsa all’ospedale, spesso fuori tempo massimo.Pare sia davvero il maggiore dei tabù: fior di medici anche italiani, come i volontari dell’associazione “Ippocrate”, dimostrano che – intervenendo tempestivamente, e con i farmaci giusti – dal Covid si guarisce praticamente sempre, evitando di finire all’ospedale. Il dottor Mariano Amici, di Roma, vanta un bilancio invidiabile: 2.000 pazienti guariti, in un anno, grazie alle cure precoci. Nessuna perdita, nessun ricovero. Chiave di volta: le terapie domiciliari, somministrate in modo sollecito. Domanda: ma se dal Covid si guarisce così, che senso ha vaccinarsi? E che senso ha costringere alla vaccinazione i sanitari, quando sono gli stessi scienziati “vaccinisti” ad ammettere che il vaccino non impedisce al vaccinato di restare contagioso? Poi ovviamente ci sono le incognite di questi farmaci, che in realtà sono “preparati genici” ancora sperimentali: com’è possibile imporne l’inoculo, per legge? E Mario Draghi – sponsorizzato dalla massoneria progressista – non avrebbe dovuto essere il garante di certi diritti, a presidio delle libertà sospese nel tragico 2020?Non solo: prende quota il “partito” che vorrebbe imporre il “pass vaccinale”. Corollario: dato che i vaccini genici per il Covid garantiscono un’ipotetica copertura solo per qualche mese, si prefigura una sorta di campagna vaccinale permanente, teoricamente prolungabile in eterno, per la gioia di Big Pharma. E’ sempre l’effetto del patto segreto di cui parla Bizzi? In altre parole: all’emergenza eterna si è sostituito l’obbligo vaccinale perenne? Sono domande a cui prima o poi occorrerà rispondere, se si immagina una vera “ripartenza” per il sistema-Italia. Oltretutto, il “corona” non sarà certo l’ultimo virus ad apparire sulla scena: e se si instaura la prassi corrente che cosa facciamo, ogni volta il lockdown in attesa del “salvifico” vaccino? Trattasi, evidentemente, di una deformazione logica, prima ancora che politica o sanitaria.Dall’incubo – ormai appare evidente, agli osservatori attenti – si uscirà in un solo modo: chiarendo com’è facile, sotto controllo medico, guarire presto e bene. Ma dirlo, ancora, non si può. E lo stesso Draghi finge di non saperlo. Il che la dice lunga, probabilmente, sul genere di minaccia che incombe: se ai “falchi” non si lascia il “premio di consolazione” del vaccino, dobbiamo aspettarci il peggio? In questi termini, la missione di Draghi (dando per buono il suo impegno per il paese) si mostra estremamente ardua: come se l’Italia non potesse permettersi di svelare il trucco, dovendo innanzitutto uscire dal ruolo di Cenerentola europea, al quale l’hanno relegata gli oligarchi dell’austerity. Quasi che Draghi, tra le righe, dicesse: posso mettercela tutta per far cessare il rigore, ponendo le basi per un cambio di paradigma storico, a livello europeo; ma non chiedetemi anche di denunciare il raggiro del “terrorismo sanitario”. Non ce la possiamo ancora consentire, dunque, la verità sul Covid?In realtà, non se la consente quasi nessuno, in Europa: Germania e Francia sono allineate alla consegna del coprifuoco, e la Gran Bretagna – che in modo quasi spavaldo voleva puntare sui contagi in libertà per raggiungere l’immunità di gregge, è stata riconcotta all’ovile (è il caso di dirlo) con “l’incidente” che ha portato Boris Johnson in serio pericolo di vita. A cantare tutt’altra canzone sono paesi come la Svizzera e la Svezia, per non parlare della Russia: la prima, con Putin, a decretare l’uscita dall’emergenza. Ancora una volta: decisioni politiche, non sanitarie. Sembra che tutti la conoscano, la “vera vertà”, ma non se la possano permettere: passi, che a subire il copione fosse – in Italia – un signor nessuno come l’imbarazzante prestanome Giuseppe Conte, prono a qualsiasi diktat. Se però ad accodarsi all’ipocrisia generale è anche un certo Mario Draghi, tuttora presidente del Gruppo dei Trenta, significa che la partita – ancora pienamente in corso – ha un rilievo che probabilmente non è sbagliato definire storico.Occhio alla data: 12 aprile. Il primo a evocarla, in Italia, era stato Nicola Bizzi. Tema: l’inizio della fine, per le restrizioni Covid, sulla base di un patto che sarebbe stato siglato, lontano dai riflettori, a fine 2020. Ora una conferma viene dal Regno Unito: è stato Boris Johnson in persona, dopo aver stra-vaccinato gli inglesi, ad annunciare che il 12 aprile la Gran Bretagna avrebbe riaperto i battenti, compresi quelli notturni dei pub. L’effetto del patto evocato da Bizzi? L’accordo – dice lo storico, editore di Aurora Boreale nonché massone e in contatto con fonti di intelligence – avrebbe riguardato la stessa piramide del grande potere, spaccatasi in due: al progetto originario dei “falchi” (prolungare l’emergenza “sanitaria” fino al 2023) si sarebbe opposta la fazione delle “colombe”, capitanata dai Rothschild, decisa a far cessare l’allarme in tempi più ragionevoli. Precisamente, a partire dal 12 aprile 2021. La contropartita, concessa ai “falchi”: il business planetario dei vaccini, al quale peraltro sembra aver dato il via libera lo stesso Mario Draghi, che dichiara di vedere nella vaccinazione di massa l’unica possibile via d’uscita dal Covid.
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L’Egitto ’schiera’ i suoi faraoni contro i signori del Covid
Attenti all’Egitto: ora riesuma i suoi antichi faraoni, per far rinascere lo spirito nazionale. E lo fa con una gigantesca kermesse, che rivela due intenti: scrollarsi di dosso un certo globalismo-canaglia, quello che ha imposto il “panico Covid” nella sua agenda, e al tempo stesso “resuscitare” l’antico culto egizio, quello della civiltà delle piramidi ereditata dai Figli delle Stelle, per avvertire quella élite che ancora oggi, segretamente e in modo inconfessabile, sembra devota alle divinità mesopotamiche (Moloch) declinate in modo pericolosamente anti-umano. E’ la lettura che Matt Martini fornisce della grandiosa “Pharaohs’ Golden Parade” andata in scena il 3 aprile al Cairo, per il trasferimento di 22 salme regali, trasportate dal museo egizio della capitale al museo nazionale della civiltà egizia a Giza, proprio all’ombra della Sfinge. Senza nascondere i tratti «anche un po’ kitsch» della “Parata d’oro dei faraoni”, Martini – esperto di orientalistica e co-autore del saggio “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale – avverte: siamo in presenza della volontà (esibita) di far “risorgere” l’Egitto, interpretato come erede di divinità venute dal cielo, “richiamate in servizio” per soccorrere la Terra, caduta in preda agli eccessi del mondialismo più criminale.Una lettura visionaria? Per capire che così non è, basta osservare l’espressione dell’attuale “faraone” in carica, il generale Al-Sisi, appena colpito dall’oscuro, minaccioso blocco del Canale del Suez con l’anomalo incagliamento del cargo Ever Given, riconducibile (nella compagine azionaria degli armatori) al club di Bill Gates e Hillary Clinton. Nelle immagini televisive della “Pharaohs’ Golden Parade”, Al-Sisi ostenta un’espressione inequivocabile: ai suoi occhi, quelle mummie in viaggio sono una sorta di totem nazionale, il cuore sacro dell’Egitto. Attenzione: è un classico, il ricorso alla simbologia (esoterica) da parte del grande potere. Sul suo canale YouTube, Giorgio Di Salvo ha sottolineato le stranezze della cerimonia di insediamento dello stesso Joe Biden: «E’ stata la rappresentazione di un vero e proprio rito di iniziazione, incentrato sulla figura dell’eccentrica Lady Gaga, abbigliata in modo da riprodurre il vestiario e il corredo della Statua della Libertà: non quella famosa, al porto di New York, ma quella che per i massoni americani è la vera Statua della Libertà. Si tratta della statua che sormonta la cupola del Campidoglio, a Washington: la “libertà armata”, che richiama la dea greca Athena».Come se non bastasse, Di Salvo rievoca un’altra cerimonia di insediamento, quella di Emmanuel Macron a Parigi: «Per un attimo (in modo però attentamente studiato) le braccia levate del neo-eletto, sullo sfondo della piramide del Louvre, disegnano alla perfezione la combinazione simbolica costituita da squadra e compasso». Da Napoleone in poi, l’Egitto si è conquistato un posto d’onore, sulle rive della Senna. «Ma mentre i riti massonici di ispirazione egizia sono di origine moderna, nelle terre che vanno dal Nilo all’Eufrate sopravvivono in modo clandestino le ritualità cultuali antiche», precisa lo storico Nicola Bizzi, presente con Matt Martini e Tom Bosco nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, sul canale YouTube di “Border Nights”. Lo stesso Martini cita la religione egizia tuttora praticata da «importanti sceicchi del Cairo», sotto la vernice ufficiale dell’Islam. Dal canto suo, Bizzi conferma che in Iraq «si praticano culti di origine sumerica, al riparo dei circoli Sufi (in teoria, islamici) che ospitavano personalità vicinissime al potere già all’epoca del regime di Saddam Hussein».Curioso che poi lo stesso Saddam sia stato abbattuto dai Bush – padre e figlio – che Gioele Magaldi presenta come fondatori della nefasta superloggia “Hathor Pentalpha”, dedita anche al terrorismo internazionale, avendo arruolato tra le sue fila prima Osama Bin Laden e poi Abu Bakr Al-Baghdadi, leader dell’Isis. C’è chi fa notare il collegamento tra l’acronimo Isis (Islamic State of Iraq and Sirya) e il nome della dea egizia Iside, chiamata anche Hathor. Iside-Hathor è la vedova di Osiride, nonché la madre di Horus: il trio incarna la “sacra famiglia” dell’antico Egitto faraonico, la “trimurti” fondativa del Nilo. Padre, madre e figlio, a sottolineare una tripartizione “energetica” successivamente reinterpretata in modo difforme dalla Trinità cristiana, rimodellando teologicamente la Tetractis triangolare di Pitagora: figura ricomparsa – in modo clamoroso – nella coreografia della grande Parata dei Faraoni appena proposta al Cairo, nel segno del recupero dell’antica sapienza “pagana”.«La grande kermesse egiziana è stata anche un atto di magia cerimoniale», sostiene Matt Martini a “L’Orizzonte degli Eventi”. «Obiettivo: risvegliare “l’eggregore” nazionale, il genio egizio: una vera e propria evocazione, tramite il ruolo delle mummie solennemente traslate da un museo all’altro, in mezzo ad ali di folla». Le mummie regali egizie, dice Martini, vanno considerate – nelle intenzioni degli organizzatori – come «veri e propri talismani umani: quelle salme sono state preparate ritualmente e trattate come oggetti di culto: per migliaia di anni, hanno ricevuto offerte votive». Dunque, per Martini, «sul piano magico sono strumenti perfetti, per fare da ponte con altre dimensioni». Spiega il saggista: «Si crede che la mummia, se conservata, contenga ancora il Ka del defunto: un’impronta dell’anima. A sua volta, il Ka viene visitato dal Ba, cioè l’anima che sale e scende. Infine, il Ba comunica con l’Akh, lo spirito trasfigurato dell’iniziato (il faraone), che secondo l’antica religione egizia resta in contatto con la dimensione degli Aku, i principi divini, gli Splendenti». In altre parole: un ascensore per il cielo, nel nome dell’Egitto delle piramidi.Martini invita a far caso ai numeri: sono state trasferite 22 salme, precisamente quelle di 18 faraoni e di 4 regine. Tutti regnanti compresi tra la 17esima e la 20esima dinastia. «La 17esima dinastima fu l’ultima del Secondo Periodo Intermedio, quello dominato dal caos, quando l’Egitto fu invaso dagli Hyksos. La dinastia successiva, quella Ramesside, segnò invece la restaurazione del potere faraonico egizio: l’inizio del Nuovo Regno». Anche al Cairo, assicura Martini, il potere gioca con i simboli: è come se il generale Al-Sisi paragonasse se stesso ai faraoni di nome Ramses, rifondatori dell’Egitto dopo le tempeste della storia. L’ultima, in questo caso, si chiama Covid: «Si noti: la mascherina non viene indossata né dai figuranti, spesso assiepati, né dalle migliaia di spettatori che assistono al corteo, stretti l’uno all’altro». Sembra un messaggio diretto ai “signori del coronavirus” e agli stessi vicini israeliani, che hanno trasformato il loro paese in area-test per la vaccinazione di massa. Per inciso: in concomitanza con lo strano incidente di Suez, Al-Sisi ha fatto riaprire (dopo anni) il valico di Rafah, a Gaza: l’unico non controllato da Israele.Oggi l’Egitto è un paese islamico e anche cristiano, ricorda Martini, alludendo all’importante confessione copta. Ma Al-Sisi – aggiunge – come militare impegnato in politica è pur sempre erede del nazionalismo laico, incarnaato dall’ex partito Baath, socialista e panarabo, cresciuto nel mito del grande leader terzomondista Abdel Gamal Nasser, che sfidò Francia, Gran Bretagna e Israele per rivendicare la piena sovranità del suo paese. Non si scherza, con l’Egitto: nel 1956 – quando inglesi e francesi sbarcarono a Porto Said per rovesciare Nasser, che aveva bloccato il Canale di Suez perché la Banca Mondiale non voleva concedere agli egiziani il prestito per erigere la diga di Assuan – l’Unione Sovietica (con il tacito consenso degli Usa) arrivò a minacciare gli invasori anglo-francesi di ricorrere alla bomba atomica, se non avessero lasciato l’Egitto. Finì nell’ignominia – e con il trionfo politico di Nasser – l’ultimo colpo di coda del colonialismo europeo nel Mediterraneo. Poi gli uomini del pararabismo Baath sono stati perseguitati: ucciso Saddam, invasa la Siria di Assad.Abdel Fattah Al-Sisi, in qualche modo erede di Mubarak (già allievo della scuola ufficiali di Mosca) si è imposto nel 2014 incarcerando i Fratelli Musulmani, inizialmente votati dagli egiziani dopo la turbolenta “primavera araba” innescata al Cairo dallo storico discorso incendiario del massone Obama, con l’obiettivo di “resettare” le oligarchie nordafricane non-allineate al potere di Washington (preservando invece le brutali petro-monarchie del Golfo, in primis quella saudita, devotissime al superpotere statunitense). Siamo tuttora in pieno caos: Giulio Regeni, reclutato (a sua insaputa) dall’intelligence britannica tramite una Ong universitaria, è stato barbamente assassinato per ostacolare i nascenti rapporti strategici tra Italia ed Egitto, dopo la scoperta da parte dell’Eni di un immenso giacimento marittimo di gas e petrolio al largo delle coste egiziane. Regeni – scrisse il “Giornale”, citando servizi segreti italiani – fu ucciso da manovalanza del Cairo, ma su ordine inglese, proprio per mettere in imbarazzo Al-Sisi, proprio mentre l’Italia stava chiedendo la protezione militare dell’Egitto, allora influente in Cirenaica, nell’ipotesi di inviare un contingente italiano in Libia.Oggi, Bengasi è passata sotto il controllo della Russia: è avvenuto dopo che, in modo simmetrico, Tripoli è caduta nelle mani della Turchia. Altro volto del caos di oggi è l’insidioso neo-ottomanesimo di Erdogan, supermassone reazionario e illustre membro della spietata “Hathor Pentalpha”, secondo Magaldi. Con un gesto inaudito, che riporta l’Italia al centro della scena in politica estera, Mario Draghi ha definito “un dittatore” il sultano di Ankara. Si tratta di un messaggio in codice – spiega Dario Fabbri, di “Limes” – rivolto agli Usa: Draghi li invita a non sacrificare gli interessi italiani in Libia, dopo che Ergodan ha promesso di aprire il Mar Nero alle portaerei americane (in funzione anti-russa) se lo Zio Sam chiuderà un occhio, anzi due, sulle ambizioni imperiali dei turchi nel Mediterraneo. Dalla parte dell’Italia c’è sicuramente l’Egitto, nuovo Eldorado per l’Eni dopo i problemi sopraggiunti in Libia. Nonostante le proteste per il doloroso caso Regeni, infatti, l’Italia ha appena ceduto al Cairo due fregate Fremm, gioiello della marina militare che l’Egitto immagina di dover impiegare, come arma di dissuasione, anche e soprattutto contro la Turchia di Erdogan.Modernissime fregate lanciamissili, ma non solo: la vera arma di Al-Sisi, a quanto pare, potrebbero essere proprio i venerati faraoni della 18esima dinastia, omaggiati come il Graal dell’Egitto. «Nella “Pharaohs’ Golden Parade” – insiste Matt Martini – si può leggere il ritorno alle origini ancestrali della nazione». Martini è attentissimo ai dettagli: le salme traslate con tutti gli onori sono 22, «come le lettere dell’alfabeto ebraico, che potrebbe derivare dall’alfabeto geroglifico egizio». Il trait d’union, dice l’analista, potrebbe essere stato l’alfabeto proto-sinaitico, una forma linguistica di transizione tra l’egizio geroglifico e gli alfabeti semitici (fenicio e aramaico, fino poi al più recente ebraico biblico). Sempre 22 – aggiunge Martini – erano anche i Nòmoi (i distretti amministrativi) dell’Alto Egitto, che aveva per capitale Tebe, la città della dinastia Ramesside. «Sono numeri non casuali: esprimono un preciso linguaggio, simbolico e operativo: quello di un’operazione di magia cerimoniale, a scopi politici e meta-politici».Indicazioni che Martini trae dall’analisi della grande parata del Cairo. «Allì’inizio, la soprano al centro della scena canta un inno a Iside. Poi, i militari sfilano in un viale illuminato di rosso, che è il colore di Seth e anche degli Hyksos: quindi, è come se i militari egiziani stessero calpestando gli Hyksos, nemici dell’Egitto». Quindi, il cambio di scenografia: «A un certo punto, il viale diventa blu: ed entra in scena una figurante (blu, anch’essa) che incarna Nuit, o Nut, la dea egizia del cielo stellato». Si vede una moltitudine di ancelle agitare un contenitore luminoso: «Qui punti di luce simboleggiano proprio le stelle, con un’allusione precisa: i nostri antenati ancestrali – di cui i faraoni erano i rappresentanti terreni – venivano dal cielo: erano Figli delle Stelle».Al Cairo, la grande parata è conclusa dal corteo dalle mummie, racchiuse nei loro sarcofagi trasportati su carri scenografati in modo un po’ hollywoodiano, per ricordare i mezzi di trasporto di migliaia di anni fa. «Per la religione tradizionale egizia – precisa Martini – le mummie vengono dal Duat, dalla dimensione stellare degli Aku. Questi faraoni non sono comuni mortali: sono tecnicamente delle divinità, non vengono dall’oltretomba infero ma dalla dimensione stellare». Significati sottolineati dalla stessa data scelta per la grandiosa cerimonia: «Il 3 aprile è il 23esimo giorno del mese di Ermuti, dedicato a Iside. Ed è l’ultimo giorno di un ciclo di festività dedicate a Horus, che è il vendicatore di suo padre, e dunque il vendicatore dell’Egitto». Messaggio: «Il potere che ha allestito la parata ha voluto celebrare un atto magico, per il risveglio nazionale dell’Egitto». Si tratta di un’élite che «lavora anche sul piano “sottile” e pratica ancora la teurgia, cioè l’arte di comunicare con le divinità». Non pensiate – assicura Martini – che la cosa sia sfuggita, ai “signori del Covid”: «Queste sono operazioni molto temute, da chi vuole nascondere certe cose». L’oligarchia ostile è avvisata: contro i nemici, ora l’Egitto schiera i suoi faraoni.Attenti all’Egitto: ora riesuma i suoi antichi faraoni, per far rinascere lo spirito nazionale. E lo fa con una gigantesca kermesse, che rivela due intenti: scrollarsi di dosso un certo globalismo-canaglia, quello che ha imposto il “panico Covid” nella sua agenda, e al tempo stesso “resuscitare” l’antico culto egizio, quello della civiltà delle piramidi ereditata dai Figli delle Stelle, per avvertire quella élite che ancora oggi, segretamente e in modo inconfessabile, sembra devota alle divinità mesopotamiche (Moloch) declinate in modo pericolosamente anti-umano. E’ la lettura che Matt Martini fornisce della grandiosa “Pharaohs’ Golden Parade” andata in scena il 3 aprile al Cairo, per il trasferimento di 22 salme regali, trasportate dal museo egizio della capitale al museo nazionale della civiltà egizia a Giza, proprio all’ombra della Sfinge. Senza nascondere i tratti «anche un po’ kitsch» della “Parata d’oro dei faraoni”, Martini – esperto di orientalistica e co-autore del saggio “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale – avverte: siamo in presenza della volontà (esibita) di far “risorgere” l’Egitto, interpretato come erede di divinità venute dal cielo, “richiamate in servizio” per soccorrere la Terra, caduta in preda agli eccessi del mondialismo più criminale.
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Sanzioni a Cuba: l’Italia umilia i medici che ci aiutarono
L’Italia di Mario Draghi, vicinissima agli Usa di Joe Biden, “ringrazia” a modo sui i “fratelli di Cuba” che accorsero ad aiutare medici e pazienti in Lombardia, nella primavera scorsa, travolti dal panico per l’esplosione dell’epidemia Covid. All’Onu, anche l’Italia ha appena respinto al mittente la richiesta di allentare le sanzioni che da decenni strangolano i paesi “non allineati”, come appunto l’isola caraibica di Fidel Castro (che tra parentesi ha prodotto un vaccino che si dice sia estremante efficace, messo a disposizione di chiunque lo desideri). Nello specifico, le Nazioni Unite hanno bocciato – con il contributo dell’Italia – una mozione che chiedeva di considerare gli ingenti danni umanitari provocati nei paesi sottoposti a embargo. Era il 22 marzo del 2020 – ricorda “Fanpage” – quando 53 medici cubani della Brigata Internazionale Henry Reeve arrivarono in Lombardia (in quel momento epicentro mondiale della pandemia di Covid-19) per aiutare i colleghi italiani alle prese con un’emergenza inedita, piombata poche settimane prima su un paese impreparato e fragile.I medici cubani, tutti specializzati nel trattamento delle malattie infettive, vennero inviati all’ospedale di Crema e lì offrirono il loro aiuto, a titolo gratuito, fino ai primi di giugno, quando ripartirono per l’Avana dopo essere stati salutati e omaggiati dalla cittadinanza cremasca con una cerimonia ufficiale in piazza Duomo. Gli “hermanos de Cuba”, come i lombardi li chiamarono affettuosamente per mesi, operarono presso l’ospedale da campo allestito dall’esercito italiano, dando man forte al personale sanitario nella gestione dei molti pazienti affetti da Covid-19. «E le loro competenze, maturate in contesti come l’epidemia di Ebola – sottolinea “Fanpage” – si rivelarono estremamente preziose per i colleghi italiani e soprattutto per i tanti pazienti affetti da Covid-19». Non è un caso che, a un anno esatto dal loro arrivo, la prima cittadina di Crema – Stefania Bonaldi – abbia ricordato quei mesi difficili: «La presenza a Crema dell’esercito italiano e dei nostri “hermanos de Cuba” ci consentì di realizzare che non eravamo soli, restituendo alla nostra comunità coraggio e speranza».Tanta solidarietà da parte di Cuba non è stata però debitamente riconosciuta, dalle parti del governo italiano: il 4 marzo, infatti, l’Italia ha votato contro la risoluzione A/HRC/46/L.4 presentata al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche applicate da alcuni paesi ad altri. «Tra questi vi è anche Cuba, da 60 anni sottoposta a “blocco” economico da parte degli Stati Uniti», ricorda sempre “Fampage”. A presentare il documento, intitolato “The negative impact of unilateral coercive measures on the enjoyment of human rights”, sono stati Cina, Azerbaigian e Stato di Palestina. La relazione esprime, tra le altre cose, «grave preoccupazione per l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sui diritti umani», mettendo in relazione diretta le sanzioni economiche con la sopravvivenza e il benessere di milioni di esseri umani. Si dirà: era interesse del regime cubano (non democratico) promuovere la sua immagine anche attraverso l’aiuto medico. L’Italia, però, quel soccorso lo ha accettato, eccome. Per poi “ricambiarlo”, alla prima occasione, come ha fatto adesso.L’Italia di Mario Draghi, vicinissima agli Usa di Joe Biden, “ringrazia” a modo sui i “fratelli di Cuba” che accorsero ad aiutare medici e pazienti in Lombardia, nella primavera scorsa, travolti dal panico per l’esplosione dell’epidemia Covid. All’Onu, anche l’Italia ha appena respinto al mittente la richiesta di allentare le sanzioni che da decenni strangolano i paesi “non allineati”, come appunto l’isola caraibica di Fidel Castro (che tra parentesi ha prodotto un vaccino che si dice sia estremante efficace, messo a disposizione di chiunque lo desideri). Nello specifico, le Nazioni Unite hanno bocciato – con il contributo dell’Italia – una mozione che chiedeva di considerare gli ingenti danni umanitari provocati nei paesi sottoposti a embargo. Era il 22 marzo del 2020 – ricorda “Fanpage” – quando 53 medici cubani della Brigata Internazionale Henry Reeve arrivarono in Lombardia (in quel momento epicentro mondiale della pandemia di Covid-19) per aiutare i colleghi italiani alle prese con un’emergenza inedita, piombata poche settimane prima su un paese impreparato e fragile.
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Medici: resistenza contro il vaccino imposto da Draghi
«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online”, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».Sembra inoltre esclusa, senza eccezioni, «l’ipotesi invece di imporre un vaccino», o anche solo di «applicare sanzioni o penalizzare chi non voglia farsi inoculare il vaccino», annota la stessa Sonia Fascendini. Peccato però che l’Italia lo abbia appena introdotto, un primo obbligo vaccinale, per ora riservato al personale sanitario. «Già qualcuno inizia a ipotizzare che questo sia il primo passo, verso la diffusione dell’obbligo di sottoporsi al vaccino, poco alla volta, se non per tutti, per una platea molto più ampia». “Merito” del decreto legge del 31 marzo 2021, varato dal governo Draghi. «Trattandosi di un decreto legge e non di un Dpcm, non è possibile ricorrere al Tar», chiarisce il dottor Mariano Amici, che a Roma nell’ultimo anno ha curato e guarito, da casa, ben 2.000 pazienti, senza mai doverli fare ricoverare. Il dottor Amici – violentemente attaccato e diffamato dai grandi media – smonta alla radice il ricorso al vaccino-Covid: non garantisce ai medici vaccinati di non essere contagiosi. Per quale motivo, dunque, costringerli a subire questo singolare Tso, completamente inutile dal punto di vista epidemiologico, sotto pena di gravi sanzioni?Non solo: Mariano Amici è tra quanti diffidano dei “preparati genici sperimentali” spacciati per vaccini contro il Covid. Motivo: non c’è stata un’adeguata sperimentazione, quindi è probabile che i veri effetti indesiderati saranno valutabili solo a fine 2023. Ma soprattutto: perché mai obbligare alla somministrazione del vaccino, quando – com’è ormai dimostrato da centinaia di medici – dal Covid si guarisce normalmente da casa, evitando il ricovero, se si somministrano tempestivamente i farmaci adatti? Scandaloso che, dopo oltre un anno, ancora manchi un protocollo nazionale per le cure precoci, che metta tutti i medici di famiglia nelle migliori condizioni per affrontare il morbo, evitando così l’ospedalizzazione. Il problema Covid? E’ questo: all’ospedale in molti casi si finisce quando è ormai troppo tardi, dopo che il paziente è stato lasciato a casa senza cure per svariati giorni. Viceversa, se le autorità sanitarie cambiassero ottica introducendo finalmente le terapie domiciliari precoci (come ha fatto il Piemonte: unica Regione, per ora), i numeri dell’emergenza – ricoveri e decessi – crollerebbero in modo automatico.E invece, l’Italia insiste nella scelta peggiore: non curare in modo tempestivo, e in più imporre la vaccinazione a medici e infermieri. «Per tutti gli operatori, che per ragioni diverse da quelle di salute si rifiutino di sottoporsi al vaccino, è prevista la sospensione della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa», ricorda “Trend Online”. «La sospensione si protrarrà fino al completamento della compagna vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021». Il decreto Draghi aggiunge che durante questo periodo il datore di lavoro, se possibile, potrà «adibire ad altre mansioni equivalenti, o anche inferiori», chi decida di non ricevere il vaccino, «con pagamento di una retribuzione corrispondente alle mansioni effettivamente svolte». Le mansioni a cui si riferisce il decreto sono quelle dove non ci sia un contatto diretto con i pazienti. «Nel caso non sia possibile il cambio di mansione o non sia accettato, la sospensione sarà effettiva e senza stipendio». Oltre il danno, la beffa: si mantengono a contatto coi pazienti solo i medici vaccinati, che però restano virtualmente contagiosi. «Non resta che la disobbedienza civile», sostiene il dottor Amici, in attesa che i ricorsi raggiungano la Corte Costituzionale. «Se i medici incrociano le braccia, possono convincere il governo a rinunciare a questo tragico, inutile ricatto».L’obbligo vaccinale è purtroppo ammesso dalla nostra Costituzione, anche se che all’articolo 32 stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e che la legge «non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Con una sentenza del 2917, a proposito della legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale per i bambini in età scolare – ricorda ancora Sonia Fascendini su “Trend Online” – la Corte Costituzionale si era già espressa a favore della legittimità di questo obbligo. «Nella sentenza di dice tra l’altro che questa scelta non è irragionevole, perché volta a tutelare la salute individuale e collettiva», e inoltre sarebbe «fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire la diffusione di alcune malattie». Ma un semplice decreto legge può introdurre l’obbligo vaccinale? Per la Costituzione, servirebbe una legge vera e propria, del Parlamento. In realtà, anche su questo punto si è già espressa la Corte Costituzionale: nel 2018 ha deciso che, «a fronte di una copertura vaccinale insoddisfacente», possano intervenire direttamente «gli organi di governo», con urgenza.In sostanza, nel caso dei vaccini obbligatori per i bambini la Corte ha considerato valido l’uso di un decreto legge governativo, perché la situazione doveva essere affrontata in modo rapido, tagliando i tempi dell’iter parlamentare. «In questa e in altre sentenze è stato poi più volte sottolineato che l’obbligo di un trattamento sanitario non deve arrecare pericoli ulteriori alla salute delle persone a cui è diretto, e che in sostanza la soluzione non deve essere peggiore del male che si vuole curare». Secondo “Trend Online”, dunque, «nulla esclude che i probabili ricorsi che ci saranno contro il decreto legge che impone l’obbligo vaccinale per i sanitari vengano accolti, perché suffragati da motivazioni valide». E’ quello che si augurano i medici salva-vita come il dottor Amici e i suoi tanti colleghi, per esempio quelli dell’associazione “Ippocrate”. Nel frattempo, però, l’obbligo incombe: e il fatto che a imporlo sia Mario Draghi costituisce una macchia indelebile, per chi sperava che il suo governo segnasse, anche sul piano dell’approccio sanitario, un radicale cambio di passo, rispetto al bilancio catastrofico del governo Conte.«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online“, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».
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Bolgan: varianti, così il vaccino allunga la vita al Covid
Questi vaccini potrebbero fungere da catalizzatore nella formazione di varianti, sulle quali non solo sono inefficaci, ma possono anche avere un profilo di patogenicità diverso. Quindi, potremmo anche avere dei virus più pericolosi dal punto di vista della neurotossicità o dell’immunotossicità. Questi vaccini, quindi, creano nuovi virus. Il rischio teorico che questi vaccini vadano a modificare la nostra genetica c’è, sotto forma di reazione avversa, anche se è molto basso. L’Ema ha fatto questa valutazione: ci prendiamo il rischio di avere qualcosa che non sia proprio ottimale perché c’è un’emergenza: bisogna assolutamente cercare di fermare il Covid. Quindi, si è assunta dei rischi. Se la persona è vaccinata, ha degli anticorpi che sono selettivi per quei virus che hanno la stessa sequenza della proteina del vaccino. Quindi, i virus che non vengono colpiti dagli anticorpi vaccinali, avranno modo di essere favoriti nella loro replicazione.Più sono diversi dalla sequenza del vaccino, più avranno possibilità di replicarsi in modo favorevole e quindi di resistere al vaccino. Da qui la vaccino-resistenza, che non è altro che la formazione di una variante. Quindi, in questo momento, le varianti sono necessariamente selezionate dal vaccino. Il fatto che nei paesi dove stanno vaccinando sia caduto bruscamente il numero dei casi, potrebbe essere dovuto al fatto, semplicemente, che hanno abbassato il numero di cicli dei test Pcr (tamponi). La Pcr, per come è fatta adesso, è facilmente manipolabile. Per il Sars-Cov-2, che è un virus a Rna che muta continuamente, non è sicuramente il test corretto. Il modo in cui il test Pcr è stato condotto non ci permette di capire quanti casi Covid abbiamo realmente, perché dentro la grande massa dei contagiati abbiamo falsi positivi, ovvero persone positive al test che non sono morte di Covid, ma come conseguenza di altre patologie (il Covid ha una serie di sintomi specifici).Inizialmente c’è stata una narrativa molto drammatica. Ci hanno detto che questo virus era nuovo e che quindi non si sapeva niente, che non c’erano cure, che la gente moriva e che non si sapeva cosa fare. Primo errore: si sapeva già molto, se non tutto, perché avevamo già avuto la Sars. Quindi, si conosceva esattamente la dinamica della malattia, con piccole differenze dovute alla caratteristica del Sars-Cov-2 (che è molto più contagioso, ma meno mortale, rispetto alla Sars). C’erano delle differenze cliniche, però si poteva tranquillamente partire dalle conoscenze della Sars per poter fare terapia e anche altro, che poi è quello che hanno fatto in Cina. Noi, invece, siamo partiti da zero. E abbiamo continuato ad affermare che di farmaci non ce n’erano, che solo i vaccini sarebbero stati la grande salvezza per uscire dal Covid. Ancora adesso sentiamo dire che, se non facciamo il vaccino, non ne usciremo mai.Sappiamo bene che i trattamenti studiati per la Sars funzionano anche per il Covid. L’idrossiclorochina, l’azitromicina, il cortisone: terapie che sono diventate di prima scelta, per i medici che facevano terapia domiciliare. E sono quelle che sono state riproposte anche quest’anno, con le stesse modalità e con delle integrazioni migliorative che le hanno rese ancora più efficaci. Non si era mai visto prima, per una malattia infettiva unica, ben 260 vaccini. Inoltre, abbiamo centinaia di ditte in corsa tra di loro per mettere in commercio il vaccino. Ci vuole una presa di coscienza dei singoli: devono capire da soli che, purtroppo, i vaccini non proteggono dall’infezione, e nemmeno dalle complicazioni della malattia.Il fatto che un vaccinato prenda comunque l’infezione, già da solo dovrebbe farci capire che i vaccini non risolveranno il problema. Al contrario, lo peggiorano: perché portano allo sviluppo di varianti sempre nuove. Avremo sempre nuove epidemie, che partiranno da ognuna delle varianti che andranno a formarsi. Le persone devono rendersi conto che le varianti sono dovute alla vaccinazione stessa e che, a differenza di quelle naturali (che tendono progressivamente a far finire l’epidemia), le varianti da vaccino prolungano l’epidemia all’infinito. I danni da vaccino esistono, anche se c’è una struttura che li nega. A luglio-agosto sapremo quante persone vaccinate si sono re-infettate.(Loretta Bolgan, dichiarazioni rilasciate al sito “Mitt Dolcino” il 3 aprile 2021. La dottoressa Bolgan, laureata in chimica e tecnologia farmaceutica, con un dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche, collabora come consulente scientifico con Rinascimento Italia sulle problematiche del Covid-19).Questi vaccini potrebbero fungere da catalizzatore nella formazione di varianti, sulle quali non solo sono inefficaci, ma possono anche avere un profilo di patogenicità diverso. Quindi, potremmo anche avere dei virus più pericolosi dal punto di vista della neurotossicità o dell’immunotossicità. Questi vaccini, quindi, creano nuovi virus. Il rischio teorico che questi vaccini vadano a modificare la nostra genetica c’è, sotto forma di reazione avversa, anche se è molto basso. L’Ema ha fatto questa valutazione: ci prendiamo il rischio di avere qualcosa che non sia proprio ottimale perché c’è un’emergenza: bisogna assolutamente cercare di fermare il Covid. Quindi, si è assunta dei rischi. Se la persona è vaccinata, ha degli anticorpi che sono selettivi per quei virus che hanno la stessa sequenza della proteina del vaccino. Quindi, i virus che non vengono colpiti dagli anticorpi vaccinali, avranno modo di essere favoriti nella loro replicazione.
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Morte di Stato e vaccino obbligatorio: firmato, Draghi
Un anno intero di nefandezze non è bastato, a Giuseppe Conte, per avvicinarsi al record immediatamente centrato, invece, da Mario Draghi: l’obbligo vaccinale per il Covid, al momento limitato al personale sanitario. Virtualmente illegale: viola l’articolo 32 della Costituzione: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge l’hanno fatta (o meglio, un decreto), che sua volta infrange tutte le convenzioni in vigore, che vietano di imporre un Tso con farmaci ancora sperimentali. Non manca il lato comico: autorevoli scienziati, alcuni dei quali spesso ospiti in televisione, hanno spiegato che la persona vaccinata resterebbe comunque contagiosa. A che scopo, quindi, imporre la vaccinazione a medici e infermieri? Un ossimoro: in teoria, è più probabile che in ospedale un paziente venga contagiato da un medico vaccinato, prima che da un dottore che abbia evitato di subire la vaccinazione.A monte, dovrebbe vigere la legge del buonsenso: perché mai ricorrere parossisticamente al vaccino, per un malattia facilmente curabile da casa, se presa per tempo? Uno dei medici virtuosi, di cui l’Italia dovrebbe andare orgogliosa, è il dottor Mariano Amici, di Roma: ha curato e guarito non meno di 2.000 pazienti Covid. Bilancio: tutti guariti, nessun ricovero. Di morti, nemmeno a parlarne. Intervistato da Massimo Mazzucco e Fabio Frabetti di “Border Nights”, protesta: obbligare medici e infermieri a vaccinarsi contro il Covid è un sopruso bell’e buono, un ricatto a cui non resta che opporsi con la disobbedienza civile: se in migliaia incrociassero le braccia, dice il dottore, voglio vedere come farebbero, a mandare avanti gli ospedali. Ai pazienti, un consiglio: andare dal proprio medico di base e chiedere che vi esenti dalla vaccinazione. Impossibile? Allora si chieda al medico di certificare di essere idonei al vaccino e di non correre pericoli: nessun medico firmerebbe mai un simile certificato, perché sa che le stesse case produttrici non garantiscono l’innocuità dei vaccini Covid, nati solo qualche mese fa. Vaccini la cui stessa efficacia, peraltro, è più che incerta.Mariano Amici sa come domare il Covid, senza ricoverare nessuno: per questo è stato insolentito, in televisione, nei programmi di Giletti e di Formigli. Addirittura, Bruno Vespa si è augurato che venga radiato dall’Ordine dei Medici. Si trova infatti sotto procedimento disciplinare: imperdonabile, un medico che salva 2.000 pazienti, in un’Italia che prima ha impedito le autopsie sui cadaveri delle vittime classificate Covid, nella primavera 2020, e poi ha disposto che i corpi venissero cremati, escludendo in via definitiva la possibilità di un esame autoptico, quando ancora i medici non avevano trovato le opportune contromisure. Si tratta di uno scandalo democratico, che puzza di dittatura: i medici salva-vita sono centinaia, e vengono ignorati o perseguitati. E il governo Draghi preferisce restare nel paradigma della menzogna e follia, mentre i pazienti continuano a morire perché non curati a casa, e ricoverati spesso fuori tempo massimo. In un paese civile, i responsabili di questa strage andrebbero immediatamente fermati, messi in condizione di non nuocere più, e finalmente processati.Un anno intero di nefandezze non è bastato, a Giuseppe Conte, per avvicinarsi al record immediatamente centrato, invece, da Mario Draghi: l’obbligo vaccinale per il Covid, al momento limitato al personale sanitario. Virtualmente illegale, perché viola l’articolo 32 della Costituzione: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge l’hanno fatta (o meglio, un decreto), ma a sua volta infrange tutte le convenzioni internazionali in vigore in Italia, che vietano di imporre un Tso con farmaci ancora sperimentali. Non manca il lato comico: autorevoli scienziati, alcuni dei quali spesso ospiti in televisione, hanno spiegato che la persona vaccinata resterebbe comunque contagiosa. A che scopo, quindi, imporre la vaccinazione a medici e infermieri? Un ossimoro: in teoria, è più probabile che in ospedale un paziente venga contagiato da un medico vaccinato, prima che da un dottore che abbia evitato di subire la vaccinazione.
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Pasqua in rosso: Draghi non smonta la menzogna Covid
Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si può cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?In altre parole: a quale gioco sta giocando, quel segmento di élite mondiale che ora vorrebbe chiudere il capitolo Covid ma senza vuotare il sacco? A quale Reset sta pensando, dopo aver bocciato formalmente quello dai tratti più distopici, di marca atlantico-cinese, destinato – nei piani originari – a far durare il regime di terrore fino a tutto il 2023? Al centro della scena italiana, l’elusivo Mario Draghi – ancora a capo del Gruppo dei Trenta creato dai Rockefeller, ma poi passato ad assumere accenti post-keynesiani – sull’emergenza sanitaria lascia volentieri il palcoscenico al Ministro della Paura, il cui non-pensiero è bene espresso anche dal Pd e da personaggi come l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Ovvero: restare in casa, tutti, anche per sempre, in attesa che sia passata (da sola) la tempesta Covid. Idee deliranti, a cui il governo Draghi – escluso Salvini – si allinea: come se non sapesse che i virus come il Corona diventano endemici, visto che sono qui per restare.Se si agevolano i contagi, questi virus diventano innocui. Se invece vengono ostacolati con il distanziamento (non risolutivo in ogni caso, e disastroso sul piano socio-economico), le insidie virali resteranno un problema per anni. Si è scelto di contrastare il Covid con un’unica arma, peraltro dall’efficacia molto incerta – il vaccino – continuando a ignorare deliberatamente, in modo criminoso, le statistiche dei medici che dimostrano che la verità è tutt’altra: per guarire, da casa, bastano le cure precoci. Quelle che il governo Draghi si ostina a non raccomandare, attraverso un protocollo terapeutico nazionale. Il che è inaccettabile, oltre che sinistro: per tener fede a un evidente impegno di rilievo internazionale (regalare miliardi ai produttori di vaccini) si continua a non curare i malati tempestivamente, a domicilio. Quando infine ricorrono all’ospedale, in molti casi è ormai troppo tardi.Dire la verità un dovere morale, innanzitutto. Oggi, poi, è anche questione di vita o di morte. Dove spera di arrivare, un governo che ancora si diverte – rinunciando alle terapie domestiche – a colorare le Regioni e confinare i cittadini, a oltre un anno dalla comparsa di un morbo che (se curato subito) ha una letalità irrisoria? Certo, in questo suicidio nazionale gli italiani sono complici: depistati dai mercenari del mainstream mediatico, hanno assorbito la legge della paura e circolano come pecore, con l’inutile museruola a coprire il volto. Per nulla al mondo violerebbero i diktat che provengono dall’alto, anche se rendono una pagina vergognosa – l’ennesima – anche la Pasquetta 2021, col divieto assoluto di mettere il naso fuori di casa, dopo un intero anno in cui il ministero della sanità ha fatto di tutto, tranne che impegnarsi a salvare i malati.Scandaloso? Sì certo: se si investisse nella medicina territoriale, crollerebbero i ricoveri. Il film dei vaccini finirebbe prima ancora di cominciare (ma così andrebbe in fumo il fanta-business collaterale di Big Pharma). E’ il prezzo da pagare per uscire dall’incubo di un’emergenza di cartapesta? Se è così, si tratta di un prezzo salatissimo. Perché i vaccini non danno garanzie di efficacia, né di sicurezza. E perché, così facendo, si continua a non credere nell’unico rimedio affidabile, le cure precoci. Non solo: sull’altare del business dei vaccini viene sacrificata anche la libertà dei sanitari, costretti a sottoporsi a un Tso costituito da farmaci ancora sperimentali. Il clima da obitorio, che tanto piace al Ministro della Paura, è perfetto anche per vessare all’infinito i cittadini, costringendoli a un test – il tampone – che molti scienziati ormai ritengono ridicolo. La cattiva notizia (pessima, davvero) è che Mario Draghi non abbia fatto assolutamente nulla, nemmeno lui, per ristabilire almeno un po’ di giustizia e di verità, in tutto questo orrore nutrito di menzogne e lubrificato da fior di miliardi.Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si potrà cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?
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Alieni, Covid, Atlantide: è la “resurrezione” della verità?
Ora non potranno più raccontarci la solita favoletta: l’ammissione della Us Navy ha la portata storica e definitiva di un cambio d’epoca, preceduta di pochissimo dall’annuncio – da parte di Donald Trump – della creazione di una Space Force, unità militare per la difesa aerospaziale. Roberto Pinotti è uno degli ufologi più prestigiosi che esistano: ha collaborato con autorità militari e, negli Usa, ha partecipato al grande progetto internazionale Seti, che ricerca le eventuali “intelligenze non terrestri”. Ha scritto libri tradotti in tutto il mondo, ha fondato e diretto il Cun (centro ufologico nazionale) che ha spesso cooperato con l’aeronautica militare italiana. Quando si parla di Ufo, Pinotti finisce spesso in televisione: nel 2019, ospite della Rai, ha sottolineato il carattere inequivocabile delle esternazioni della Us Navy sugli incontri (frequenti) con oggetti volanti non identificati. Affermazioni poi confermate ufficialmente dal Pentagono nel 2020, mentre il mondo era già intrappolato nel disastro globale chiamato Covid.
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Segreti da 5.000 euro: i padrini del Covid contro Mosca
Qualcuno (come Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia) può trovare quasi comico il fatto che si esibisca come super-traditore un ufficiale pronto a vendere ai russi “segreti strategici” dal valore di ben 5.000 euro, cioè pari alla multa prevista per la famiglia Rossi se violasse il lockdown di Pasqua? Crosetto non è il solo a sentire puzza di bruciato: parlando all’agenzia “Adn Kronos”, lo stesso generale Mario Mori, già a capo del Ros e del Sisde, conferma: «Di Maio ha parlato di “atto ostile”, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo». Piuttosto: il caso dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, “sorpreso” a passare documenti a un agente russo, sembra chiaramente ingigantito dai media, «perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione – dice Mori – non è che potesse detenere grandissimi segreti militari della Nato». L’altra notizia – quella vera – parla invece della risposta russa in arrivo: Mosca ha “tirato fuori dai silos” i suoi missili nucleari, in previsione di un eventuale attacco, a guida Usa, nell’Est dell’Ucraina.
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Silicon Biden: guai a Londra, se alza le tasse a Big Web
Boris Johnson osa ventilare l’idea che i giganti del web debbano pagare anche loro le tasse, come tutti gli altri? Male: è pronta una durissima ritorsione da parte degli Usa. Se ne incarica Joe Biden, che proprio da Big Tech è stato (slealmente) ultra-favorito, nell’opaca battaglia elettorale contro Trump. «E stavolta sembra che le intenzioni dichiarate possano presto concretizzarsi in azioni che mettano nel mirino proprio un governo conservatore», scrive Andrea Morigi su “Libero”, ricordando che nelle presidenziali 2020 il candidato dei democratici è stato nettamente agevolato dai social network, «che hanno censurato l’avversario repubblicano», sia attraverso Twitter che per mezzo di YouTube, di cui è proprietaria Google. «Se per fornire un appoggio del genere i colossi dell’informazione si attendevano di essere ripagati in qualche modo, ecco come le promesse stanno per essere mantenute», scrive Morigi: il Regno Unito è avvisato, subirà gravi ripercussioni finanziarie.«A Londra è già arrivato il preventivo di un conto salato, che scatterebbe se i britannici osassero sfidare gli imperi finanziari dei cosiddetti Gafa, l’acronimo che sta per Google, Apple, Facebook, Amazon, cioè le aziende che si spartiscono il mercato mondiale della telematica». Ci sarebbe da ridere, se non fosse che la scure del “Gafa” si è appena abbattuta su “ByoBlu”, oscurando il mezzo di informazione indipendente più amato e seguito dagli italiani (oltre 500.000 iscritti). «Mentre sono tornate di moda le sanzioni verso gli Stati colpevoli di violazioni di diritti umani – scrive Morigi – si rispolverano anche le ritorsioni commerciali nei confronti degli alleati». Così, l’amministrazione Biden «minaccia di applicare tariffe di esportazione fino al 25% sui prodotti britannici», come riporta la “Bbc” sul proprio sito.È stato sufficiente che un portavoce del governo guidato da Boris Johnson affermasse di volersi assicurare «che le aziende tecnologiche paghino la loro giusta quota di tasse» per far arrivare da Oltreoceano una lista di dazi che colpirebbero numerosi prodotti, tra i quali ceramica, trucchi, soprabiti, console di gioco e mobili, mirando a raccogliere 325 milioni di dollari, pari all’impatto che Washington si aspetta dalla “web tax” se entrasse in vigore nel Regno Unito. Solitamente, ma ancora di più dopo un anno di crisi nera degli interscambi internazionali dovuta alla pandemia – aggiunge “Libero” – è sufficiente che gli Usa facciano la voce grossa per far tornare a più miti consigli i paesi europei. Per quanto riguarda l’Italia, sono ormai stati stabiliti i criteri per l’imposizione fiscale (fissata al 3%) sui servizi digitali, che dipenderanno sia dai soggetti interessati che dai ricavi imponibili e dai criteri di geolocalizzazione, cioè su fatturati realizzati da imprese di grandi dimensioni, anche non residenti, con ricavi globali pari ad almeno 750 milioni di euro e almeno 5,5 milioni di euro di ricavi da servizi digitali realizzati in Italia.«Si attendono 708 milioni di gettito per le casse dell’erario nel 2021, recuperando anche i mancati introiti degli anni scorsi, quando la Digital Service Tax, introdotta con la legge di bilancio del 2019, era rimasta inapplicata, forse anche in attesa dell’esito della querelle ancora in corso fra la Francia e gli Stati Uniti». Sempre “Libero” ricorda che si renderà altrettanto cruciale, nel frattempo, anche un’intesa di tipo politico, ai massimi livelli internazionali, per evitare che le distanze fra Europa e Usa si trasformino in una guerra commerciale. Attualmente, vale il criterio di “approdo sicuro”: i colossi del web possono scegliere se versare le imposte nei paesi dell’Ocse o nei più convenienti Stati Uniti. Nel frattempo, Big Web spadroneggia: fa lettaralmente quello che vuole, anche in termini di censura, per silenziare le voci scomode. Formalmente, il gruppo Biden è allineato alla narrazione psico-terroristica del Covid: e si tiene ben stretti i suoi potenti “amici” della Silicon Valley.Boris Johnson osa ventilare l’idea che i giganti del web debbano pagare anche loro le tasse, come tutti gli altri? Male: è pronta una durissima ritorsione da parte degli Usa. Se ne incarica Joe Biden, che proprio da Big Tech è stato (slealmente) ultra-favorito, nell’opaca battaglia elettorale contro Trump. «E stavolta sembra che le intenzioni dichiarate possano presto concretizzarsi in azioni che mettano nel mirino proprio un governo conservatore», scrive Andrea Morigi su “Libero”, ricordando che nelle presidenziali 2020 il candidato dei democratici è stato nettamente agevolato dai social network, «che hanno censurato l’avversario repubblicano», sia attraverso Twitter che per mezzo di YouTube, di cui è proprietaria Google. «Se per fornire un appoggio del genere i colossi dell’informazione si attendevano di essere ripagati in qualche modo, ecco come le promesse stanno per essere mantenute», scrive Morigi: il Regno Unito è avvisato, subirà gravi ripercussioni finanziarie.
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Spie: c’è l’Italia, nella guerra contro Putin (e lo Sputnik)
Il presunto caso di spionaggio segnalato dai media, che coinvolgerebbe un ufficiale della marina italiana e un militare di Mosca (documenti top secret che l’italiano avrebbe ceduto al russo) sembra la premessa ideale per una “tempesta perfetta”, che scaverebbe un baratro tra il Cremlino e il neonato governo Draghi, già in partenza iper-atlantista. Da quando l’establihment Usa ha decretato la “vittoria” di Biden alle presidenziali 2020, è ricominciato l’assedio verso Est, interpretato da un personaggio – il segretario di Stato, Tony Blinken – che proviene (come lo stesso Biden) da una filiera bellicosa, di spietati finanziatori di guerre. Non a caso sono già stato bombardati gli alleati libanesi di Mosca, che in Siria hanno contribuito a sconfiggere l’Isis. Giustamente, i media rilevano che lo spionaggio resta un reato gravissimo. Al tempo stesso, puntualmente, dimenticano di ricordare come stanno le cose: dall’era Bush, e anche sotto Obama, la Russia di Putin è stata sottoposta a un accerchiamento continuo, violento e minaccioso, alimentato da clamorose falsità diffuse a reti unificate, tra un Russiagate e l’altro.Prima la Georgia, poi l’Ucraina, quindi la Siria. Golpe, rivoluzioni colorate, terrorismo, insulti e provocazioni. In modo fanciullesco, in Italia, c’è chi alza l’immancabile ditino contro la “democrazia imperfetta” dell’era post-gorbaciovana: come se il contesto fosse accademico, e non un feroce ring dove è l’Occidente ad aver regolarmente imbrogliato i russi, calpestando anche gli storici accordi sull’impegno a non estendere la Nato verso Est. Dopo aver sostenuto l’imbarazzante pupazzetto Navalny, tipico esemplare del nazional-razzismo post-sovietico, ora a dare lezioni di democrazia è un gruppetto di avventurieri che sostiene di aver vinto le ultime elezioni, negli Stati Uniti, senza che l’autorità giudiziaria abbia mai vagliato le prove di quello che Donald Trump ha definito un imbroglio senza precedenti, di portata storica. In modo patetico, l’Ue obbedisce a Washington infliggendo nuove sanzioni alla Russia (già costate miliardi, all’export italiano). Ciliegina sulla torta, quest’ultima spy-story: perfetta, a quanto pare, per cancellare per sempre il grande disgelo inaugurato da Berlusconi, che nel 2002 invitò Putin a Pratica di Mare.Un “incidente” davvero provvidenziale, quest’ultimo, a pochi giorni dagli inauditi insulti che il “presidente” Biden ha rivolto al suo omologo russo, definendolo «un assassino». Domanda: si può pensare che la situazione possa davvero degenerare? «Per ora mi sembra che sia avvenuto un semplice scambio di complimenti», ha detto Draghi qualche giorno fa, in una conferenza stampa, alludendo anche alla replica di Putin (sullo stato di salute, non ottimale, di Biden). E’ tutto solo fumo, dicono gli esperti in geopolitica: dal presunto avvelenamento di Navalny (”firmato” con la tossina sovietica dagli ipotetici killer di Putin, evidentemente imbranati) alle minacce roboanti pronunciate a beneficio dei media. In realtà, c’è chi attribuisce nel gruppo di potere del dopo-Trump il sogno del “regime change”: non perdonano a Putin di aver difeso la sovranità russa, ricorrendo anche alle armi per mettere fine all’incubo dell’Isis, capolavoro della più opaca strategia della tensione di marca occidentale. Né perdonano allo Zar di avere smascherato l’operazione-Covid: primatista mondiale sul fronte dei vaccini con lo Sputnik, la Russia è stato il primo grande paese a uscire dall’emergenza pandemica.Il presunto caso di spionaggio segnalato dai media, che coinvolgerebbe un ufficiale della marina italiana e un militare di Mosca (documenti top secret che l’italiano avrebbe ceduto al russo) sembra la premessa ideale per una “tempesta perfetta”, che scaverebbe un baratro tra il Cremlino e il neonato governo Draghi, già in partenza iper-atlantista. Da quando l’establishment Usa ha decretato la “vittoria” di Biden alle presidenziali 2020, è ricominciato l’assedio verso Est, interpretato da un personaggio – il segretario di Stato, Tony Blinken – che proviene (come lo stesso Biden) da una filiera bellicosa, di spietati finanziatori di guerre. Non a caso sono già stato bombardati gli alleati libanesi di Mosca, che in Siria hanno contribuito a sconfiggere l’Isis. Giustamente, i media rilevano che lo spionaggio resta un reato gravissimo. Al tempo stesso, puntualmente, dimenticano di ricordare come stanno le cose: dall’era Bush, dunque anche sotto Obama, la Russia di Putin è stata sottoposta a un accerchiamento continuo, violento e minaccioso, alimentato da clamorose falsità diffuse a reti unificate, tra un Russiagate e l’altro.
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Hanno spento ByoBlu: oscurato mezzo milione di italiani
Mezzo milione di lettori? Possono solo sognarseli, oggi, i grandi quotidiani: anche se occupano militarmente la televisione a reti unificate, coi loro giornalisti ospiti degli info-talk 24 ore su 24. Giornalisti scambiati per esperti e intervistati da colleghi, a chiudere il cerchio di un cortocircuito informativo, basato su una regola d’oro: non infrangere mai il dogma della verità ufficiale, quella ammissibile. Lo disse apertamente l’allora neo-direttore della “Stampa”, Massimo Giannini, a proposito della tempesta Covid: per ragioni di sicurezza è giusto perderla, una quota di libertà. Ed è esattamente per questo – la rinuncia collettiva a dire le cose come stanno – che il maggior video-blog italiano, “ByoBlu”, dall’inizio della crisi pandemica ha visto letteralmente esplodere i suoi numeri: tutti italiani ansiosi di avere informazioni finalmente attendibili, sull’emergenza in corso. Numeri enormi: 525.000 iscritti, che hanno garantito oltre 200 milioni di visualizzazioni ai duemila video pubblicati, nel corso di ormai 14 anni. Troppa gente, troppe spiegazioni: per questo, Google ha deciso di chiudere il canale YouTube di “ByoBlu”, il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani.In pratica, uno schiaffo a mezzo milione di cittadini. Un atto d’imperio che ricorda lo stile di governo dell’alto medioevo: il sovrano punisce chi vuole, senza legge e senza processo. Su “Visione Tv”, Enzo Pennetta sintetizza: ecco che cosa sono, davvero, questi nostri social. Servono a monitorare il dissenso, scoprendo l’identità di chi veicola informazioni scomode. A una condizione: che quella platea non cresca troppo, perché allora finisce per costituire una massa critica che può dare veramente fastidio. I conti sono presto fatti: oggi, da soli, gli iscritti di “ByoBlu” equivalgono alla somma dei lettori di tutti i quotidiani italiani, messi assieme. E quindi: muoia, Claudio Messora. Venga strangolato in silenzio, il suo newsmagazine, anche se nel frattempo è diventato una regolare testata giornalistica, con un direttore responsabile in grado di rispondere, per legge, di qualsiasi eventuale reato. Che equivoco: la legge – come nel far west – è ormai Big Tech a dettarla, scavalcando lo Stato nonostante l’oceanica elusione fiscale (enormi introiti pubblicitari intascati, a fronte di una tassazione letteralmente ridicola).Già, lo Stato: dov’è finito? Non avrebbe il diritto-dovere di esercitare almeno un’ombra di sovranità, tutelando le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione? E’ informato, Mario Draghi, dello scempio condotto ai danni di mezzo milione di cittadini? Perché certo, la prima vittima della implacabile, medievale “ghigliottina” di YouTube è Messora, il fondatore di “ByoBlu”, insieme alla sua giovane redazione; ma le vere vittime sono i 525.000 italiani che, dal 30 marzo 2021, non potranno più informarsi attraverso la fonte in cui riponevano fiducia. In un solo istante, scrive Messora in un messaggio, sono stati rimossi 14 anni di contenuti, tra i quali molti di altissimo livello, realizzati insieme a magistrati, presidenti della Corte Costituzionale, intellettuali, filosofi, economisti, politici, avvocati, scienziati. Messora definisce l’operato di ByoBlu «una fotografia cangiante delle trasformazioni che si sono avvicendate nella società da 14 anni a questa parte, viste con gli occhi dei cittadini e non con quelli dei media», spesso reticenti e sempre docilissimi con il potere.Scandaloso, anche in questo caso, il silenzio di un organo come l’obsoleto, anacronistico Ordine dei Giornalisti, residuato storico corporativo risalente all’epoca fascista (un organismo che ormai esiste solo in Italia). Scandaloso il silenzio dei grandi media: zitti, di fronte al massacro della libertà d’informazione, anche quando il governo di Giuseppe Conte fece istituire a Palazzo Chigi (sotto la guida di Andrea Martella, Pd) una orwelliana “task force contro le fake news”, cioè una commissione in grado di “depurare” il web da qualsiasi notizia scomoda, per il nuovo regime psico-terroristico di stampo sanitario. Scandaloso, a maggior ragione, lo stesso silenzio dei 5 Stelle, di cui Messora era stato portavoce parlamentare: e proprio sul web (il blog di Grillo) era nato, letteralmente, il movimento che si era candidato a mettere fine agli abusi della “casta” autoreferenziale di un potere politico stagnante, sottomesso al vero potere, che è economico-finanziario. L’abuso contro “ByoBlu” (e il mezzo milione di italiani che lo seguivano) è incommentabile: un atto barbarico, degno dei fasti dell’Inquisizione, sinistro come un monito minaccioso verso qualsiasi altra voce libera. Chiaro il messaggio: se superate una certa soglia di audience, il vostro destino è già scritto.In che girone infernale siamo finiti? Sul tema, la più celebre delle Cassandre italiane – Giulietto Chiesa – aveva condotto battaglie profetiche: ci faranno a pezzi, ripeteva, se non ci doteremo di mezzi di autodifesa, a livello di informazione, visto che il mainstream ha spento il radar, smettendo di raccontare quel che succede davvero. Caccerei dalle redazioni 9 giornalisti su 10, ha detto un cavallo di razza come Seymour Hersh, vincitore del Premio Pulitzer, all’epoca in cui il giornalismo esisteva ancora. Oggi siamo nel pianeta in cui Twitter “spegne” il presidente degli Stati Uniti (Donald Trump, quand’era ancora in carica), esibendo la sua onnipotenza impunita, che sta al di sopra di qualsiasi diritto. E’ un potere sfrontato, quello della menzogna: e si avvale della piena complicità di milioni di cretini, politicamente decerebrati, che semplicemente non capiscono che le vere vittime sono loro. Oggi tocca a Messora, ma domani toccherà a chiunque altro proverà a dire la verità proprio ai neo-sudditi “mascherati” che si piegano a qualsiasi diktat, ignari della sorte che li attende.L’ultima sfida di Messora – riparare sul digitale terrestre, acquistando un canale televisivo per mettersi al riparo della censura – è insieme titanica e perdente. Eroica, per l’impegno economico e la mobilitazione popolare che presuppone: possibile che “ByoBlu” riesca nell’impresa, se il suo mezzo milione di italiani darà una mano, offrendo un obolo di anche solo un euro a testa. Al tempo stesso, la “fuga” nella televisione classica (cioè nell’informazione unilaterale, monodimensionale, senza più le interazioni delle chat) rappresenta una clamorosa sconfitta: la rivelazione della reale identità del sistema web per come è oggi, interamente dominato dai grandi gruppi che – attraverso la globalizzazione mercantilista – hanno schiacciato le economie locali e plasmato, anche con l’aiuto del panico da virus, la nuova antropologia post-umana delle cavie da laboratorio, terrorizzate e distanziate, condannate a rassegnarsi a discutibili trattamenti sanitari obbligatori e alle strettoie quotidiane di una non-vita che fa tanto comodo ai padroni del discorso.Massimo Mazzucco, altro pioniere italiano dell’informazione libera, ragiona in questi termini: la platea del dissenso che si esprime sul web era letteralmente irrisoria, qualche anno fa. Oggi, invece – pur restando minoritaria – è diventata una maxi-nicchia in forte crescita: in un certo senso, i colpi di mannaia della censura (che prima non c’erano) oltre che “medaglie al valore” rappresentano un successo: dimostrano che l’informazione – quella vera – riesce a disturbare il sistema dominante. E’ un fatto: milioni di cittadini, finalmente, dispongono di conoscenze preziose, offerte in tempo reale dalla rete indipendente, che dà la parola a voci autorevoli e ormai escluse dal mainstream. Manca il punto di approdo (una piattaforma politica, in grado di rappresentare certe istanze) e manca anche una piattaforma informativa unificata, che possa fungere da moltiplicatore, incrementando l’impatto della diffusione di verità autentiche. Certo, il bavaglio a “ByoBlu” è una cannonata contro l’ammiraglia italiana della libertà di informazione. E’ il segno che la “guerra” non è più fatta solo di minacce (sospensioni, demonetizzazioni), ma ormai usa le maniere forti, il metodo antico della sopraffazione più plateale.E’ qualcosa di estremamente pericoloso, e al tempo stesso ambivalente: il potere oggi ha paura, persino di “ByoBlu”? E’ un potere così fragile, quello mediatico, se non sa più tollerare nemmeno la presenza di una semplice voce dissonante? C’è un che di apocalittico, negli sviluppi dell’attualità mondiale, a partire dalla sordida congiura del silenzio che ha coperto le sconcertanti manomissioni del risultato elettorale americano. Falsità a catena, a cascata, anche nella psico-narrazione del mostro epidemico che si è letteralmente impossessato del pianeta: uno spettro utilizzato come clava per imporre il cambiamento epocale delle abitudini delle persone, ancora ignare – in maggioranza – della vera posta in gioco. Diceva Giulietto Chiesa: senza informazione, non ci può essere nemmeno democrazia. Cosa aspettarsi, di buono, se la gente non sa quello che sta succedendo, davvero, perché i media hanno smesso di raccontarlo? Che fine abbia fatto, la democrazia, lo spiega il burocratese dei Dpcm. Al resto provvedono gli algoritmi di Google e Twitter, le censure di Facebook, gli oscuramenti medievali imposti da YouTube. E siamo solo all’inizio, a quanto pare. Se non altro, il re è nudo: il nemico si è dichiarato. E’ in guerra, contro di noi.(Giorgio Cattaneo, “YouTube spegne ByoBlu: oscurato mezzo milione di italiani”, dal blog del Movimento Roosevelt del 31 marzo 2021).Mezzo milione di lettori? Possono solo sognarseli, oggi, i grandi quotidiani: anche se occupano militarmente la televisione a reti unificate, coi loro giornalisti ospiti degli info-talk 24 ore su 24. Giornalisti scambiati per esperti e intervistati da colleghi, a chiudere il cerchio di un cortocircuito informativo, basato su una regola d’oro: non infrangere mai il dogma della verità ufficiale, quella ammissibile. Lo disse apertamente l’allora neo-direttore della “Stampa”, Massimo Giannini, a proposito della tempesta Covid: per ragioni di sicurezza è giusto perderla, una quota di libertà. Ed è esattamente per questo – la rinuncia collettiva a dire le cose come stanno – che il maggior video-blog italiano, “ByoBlu”, dall’inizio della crisi pandemica ha visto letteralmente esplodere i suoi numeri: tutti italiani ansiosi di avere informazioni finalmente attendibili, sull’emergenza in corso. Numeri enormi: 525.000 iscritti, che hanno garantito oltre 200 milioni di visualizzazioni ai duemila video pubblicati, nel corso di ormai 14 anni. Troppa gente, troppe spiegazioni: per questo, Google ha deciso di chiudere il canale YouTube di “ByoBlu”, il mezzo di informazione indipendente più seguito dagli italiani.