Archivio della Categoria: ‘segnalazioni’
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Salutare questo blog, dopo 14 anni di impegno quotidiano
Tragica primavera, quella che stiamo vivendo: oppressa da scenari lividi e dominata dalla menzogna, sia in Italia che sul fronte orientale, dove imperversa la ferocia del conflitto. Nel 2008 – quando avviai timidamente questo blog – non potevo certo immaginare che, 14 anni dopo, il nostro paese avrebbe inviato armi a uno Stato in guerra contro la Russia. Una nazione, l’Ucraina, affollata di milizie sfrontatamente neonaziste, addestrate dall’Occidente: formazioni protagoniste di un’atroce pulizia etnica contro le popolazioni russofone, sotto la protezione omertosa degli oligarchi di Kiev telecomandati da Washington. E invece siamo arrivati a questo: chiuso ogni spiraglio negoziale, Mosca è stata sostanzialmente indotta a ricorrere alle armi. Questo ha fornito il pretesto – lungamente inseguito – per espellere finalmente la Russia dalla “comunità internazionale” a guida occidentale, constatata l’impossibilità (per ora, almeno) di imporre un “regime change” capace di sfrattare dal Cremlino l’attuale leadership autocratica, intollerabilmente al potere da oltre due decenni.Qui sta la vera tragedia, par di capire: i russi, profondamente europei, verrebbero espulsi dall’Europa e tagliati fuori da qualsiasi possibile convivenza con l’Occidente. Come dire: si vorrebbe davvero congelare il mondo e imporre il prezzo di una guerra devastante, forse lunghissima, destinata a cambiare gli assetti del pianeta. Nel 2008, l’attenzione era puntata sui bankster di Wall Street e sulle spericolate promesse di Barack Obama. Poi sarebbero arrivate le primavere arabe, le tante rivoluzioni colorate sponsorizzate dal club di Soros (come il golpe in Ucraina) e le spietate guerre di aggressione in Libia e in Siria. Sarebbero comparsi i tagliagole dell’Isis, appena spentisi i dolori europei della crisi degli spread, con la Bce di Draghi che non aveva esitato a chiudere i bancomat ad Atene gettando i greci nella fame e nella disperazione. In Italia sarebbe spuntato Mario Monti, insieme al pareggio di bilancio inserito nella Costituzione, con la benedizione del Pd di Bersani e persino del detronizzato, ammutolito Berlusconi. Pallido sollievo, quello dell’effimero e velleitario Renzi, che infatti concesse all’establishment Usa la possibilità di utilizzare l’Italia come paese-cavia per la nuova frontiera dell’obbligo vaccinale.L’ossessione vaccinale era una oscura avvisaglia dei tempi che ci sarebbero franati addosso, di lì a poco, non appena i gestori della storia avessero deciso di allungare il passo verso la dimensione definitiva, pandemica, della grande crisi occidentale, andando a colpire essenzialmente Europa e Nord America, oltre alle estreme propaggini coloniali dell’uomo bianco, Australia e Nuova Zelanda. Queste, in pratica, le regioni del mondo maggiormente sottoposte all’inaudita severità della nuova austerity, quella sanitaria. Già alla fine del 2018 – da fonti indipendenti, orientali e occidentali – era giunta voce di un imprecisato disastro globale che sarebbe potuto esplodere nella primavera 2020, avente proprio l’Italia come epicentro europeo. Una sinistra previsione, puntualmente avveratasi. Sperimentata l’inaudita durezza del lockdown, ci è toccato assaggiare anche l’ultima sensazionale trovata del governo italiano, il coprifuoco. Si viveva letteralmente al buio: in una situazione di angosciosa sospensione della libertà, con l’illusione però che si potesse trattare, ancora, di misure solo temporanee.Sinceramente, non mi aspettavo che a Palazzo Chigi finisse per approdare Mario Draghi, né che Draghi – visto il suo recente dichiarato riposizionamento, in favore di politiche sociali – restasse poi invece totalmente allineato all’ultima versione del rigore europeo: ortodossia sanitaria (obbligo vaccinale), ortodossia socio-economica (Pnrr autoritario, dettato dall’Ue in salsa “gretina”) e ortodossia geopolitica (totale sottomissione all’antico “padrone” americano, anche a costo di esporre l’Italia a pesantissime ritorsioni). Inutile spendere parole sullo scenario parlamentare nostrano: Salvini e Meloni, l’eterno Pd, gli incresciosi grillini. Politica clinicamente morta, nelle tenebre di una società violentemente retrocessa nell’oscurantismo psico-sanitario e costretta a subire il Green Pass “cinese” come orizzonte permanente, destinato a incombere per sempre sulla vita di tutti, in mezzo alle macerie delle libertà costituzionali che furono. Ce ne sarebbe abbastanza per prendere in considerazione l’idea – già abbracciata da molti, del resto – di lasciare questo paese, proprio per manifesta impraticabilità democratica.E’ figlia di una lunga maturazione ormai giunta a termine, invece, la mia decisione di abbandonare questo blog: che tra pochi giorni, probabilmente, cesserà di esistere. Aggiornarlo in modo quasi quotidiano, per ben 14 anni, ha comportato un notevole impegno e prodotto anche una buona dose di stanchezza. A volte, il blog ha sbagliato mira: succede. Se non altro, ha cercato sempre di agire secondo una linea di fondo che fosse sostanzialmente coerente: ossia cercando spiegazioni eterodosse, magari sconcertanti, in grado però di rendere meno incomprensibili gli accadimenti. Dare voce alle fonti più disparate può concorrere a svelare trame, suggerire recondite motivazioni e illuminare possibili retroscena, al di là della fumogena versione ufficiale. Non credo occorra dilungarsi sulle prodezze del mainstream: a partire dal 2001 (Torri Gemelle) la narrazione dei grandi media – con pochissime eccezioni – ha imboccato il vicolo cieco della neo-verità orwelliana, ulteriormente rafforzata dalla censura di regime introdotta nel 2020 con il cosiddetto Covid-19 e ora estesa, ad libitum, grazie al gelo della nuova guerra mondiale in corso.Sommessamente, ricordo i nomi di due illustri dissidenti occidentali: lo statunitense Edward Snowden, riparato in Russia, e l’australiano Julian Assange, detenuto in Gran Bretagna (e presto, pare, estradato negli Usa, dove rischierebbe 150 anni di carcere per aver messo in luce le carneficine americane in Iraq e in Afghanistan). Personalmente, ebbi l’onore e il privilegio di collaborare con Giulietto Chiesa: si è improvvisamente spento il 26 aprile 2020, lasciandoci orfani di una voce profeticamente preziosa. In un certo senso, si sta avverando quello che aveva a lungo paventato: l’esplosione definitiva dell’intolleranza fisiologica, da parte dell’Occidente, per qualsiasi regime politico in grado di sfuggire al suo controllo, al suo potere ormai declinante. Giulietto Chiesa denunciava vigorosamente gli avversari della democrazia, palesi e occulti: i manipolatori che, in Europa e negli Usa – utilizzando l’esteriorità formale della democrazia, dopo averne svuotato la sostanza – si comportano esattamente come i leader dei paesi autoritari, dove la democrazia non esiste neppure sulla carta.Ora, l’attualità più recente ci ha riservato continue sorprese. Chi poteva aspettarselo, che gli italiani – medici compresi – avrebbero accettato di subire l’inoculo obbligatorio di strani sieri genici sperimentali? Chi sarebbe riuscito a immaginare che la maggioranza della popolazione si sarebbe piegata così facilmente a un simile ricatto, pur di continuare a lavorare e vivere? Ricatto imposto, in modo subdolo, da un regime che ha ingigantito un’emergenza patologica negando ostinatamente l’accesso a terapie efficaci, che avrebbero fatto crollare il numero dei ricoveri. Si è trattato di un vero e proprio “genocidio della verità”, che ha finito per terremotare le menti, sotto le bombe quotidiane della disinformazione panica. I danni sociali sono tangibili, ma forse incalcolabili; basta osservare la quantità di persone che ancora circolano all’aperto con la mascherina sul viso, avendo ormai accettato di vivere nella paura: anche per sempre, eventualmente. E’ sufficiente che una voce, dall’alto, spieghi loro – anzi: intimi – che così si deve fare, senza più lasciare spazio per alcuna discussione. E chi osa contraddire la versione ufficiale, ormai, viene letteralmente cancellato.Se fino all’altro ieri la minaccia era comunque relativamente selettiva (le crisi finanziarie pilotate, i terrorismi domestici), ora l’attacco è condotto in modo indiscriminato nei confronti della totalità della popolazione: hanno dichiarato guerra a tutti noi, ripeteva Giulietto Chiesa in tempi non sospetti, quando la caccia all’uomo non era ancora arrivata nelle nostre città e in ogni casa, in ogni famiglia, in ogni ufficio e in ogni scuola. Proprio la folle drammaticità della situazione, per contro, ha spinto milioni di persone – persino in Italia – a resistere a questo delirio. A insorgere moralmente sono gli italiani che hanno spento il televisore, i cittadini che hanno progressivamente imparato ad attingere informazioni da fonti alternative, dai tanti social, dai canali YouTube, dalla galassia dei blog. Una platea attenta e partecipe, matura, capace di affrontare anche psicologicamente la sfida più impegnativa: e cioè, prendere atto – dolorosamente – che la realtà è spesso lontanissima dalla versione dei fatti ufficialmente presentata, e che tante intime convinzioni (sedimentate attraverso i decenni) erano clamorosamente infondate.Gli infernali architetti dei lager nazisti confidavano proprio nella comprensibilissima incredulità dei più: non ammetteranno mai – si dicevano – la possibilità che qualcuno sia stato davvero capace di tanto. Ancora oggi, infatti, è lo scetticismo a dominare l’animo di chi ascolta le voci che dimostrano il flagrante, sanguinoso raggiro dell’11 Settembre: si stenta sempre a credere che possa davvero esistere un potere così cinico e smisuratamente stragista. La medesima incredulità ha accompagnato per decenni le segnalazioni degli ufologi, ancorché incoraggiate, in fondo, da tanta fantascienza: per questo suscitano grande sconcerto le recenti ammissioni del Pentagono sull’esistenza degli Ufo, ora ribattezzati Uap. Una ristretta minoranza di osservatori, oggi, tende a unire i puntini: se i libri antichi (compresa la Bibbia) sembrano proprio alludere a presenze come quelle, sovrastanti rispetto alla comunità umana, è davvero possibile che oggi qualcuno decida di separare in modo così tragico l’Est e l’Ovest, senza che questa scelta sia stata prima concertata, in qualche modo, con i misteriosi soggetti che sarebbero alla guida degli sfreccianti Uap?Ovvero: non è forse la stessa letteratura antica, da quella indiana a quella omerica, a descrivere il ruolo superiore delle “divinità” nella conduzione delle guerre terrestri, fatte combattere dagli umani? Sono semplici pensieri, questi, liberamente espressi, con i quali mi piace concludere questa mia personale narrazione, intrapresa 14 anni fa. Un lungo lasso di tempo – un battito di ciglia, nella vita dell’universo – nel quale però il mondo ha affrontato trasformazioni vertiginose e sempre più rapide. E resta un mistero, in fondo, la gran fretta che i gestori del pianeta hanno dimostrato, a partire dalla stranissima accelerazione imposta nel 2020 con l’introduzione dell’emergenza “pandemica”. Di fatto, questo gigantesco imbuto di sapore squisitamente zootecnico, fondato sulla paura e sulla frode, ha travolto centinaia di milioni di occidentali: ha revocato diritti e libertà, incanalando i cittadini lungo una strada che, a prima vista, sembra senza ritorno. Forse sarà la storia stessa, però, a incaricarsi di smentire i pessimisti: luce e ombra finiscono per rubarsi la scena a vicenda, attraverso le imprevedibili stagioni di quella che assomiglia a una sostanziale alternanza.Certo, i periodi di buio possono essere terribili e durare a lungo: ma non in eterno, se si tiene accesa la fiaccola della ragione. Credo sia questo, in fondo, il sentimento di chi si sforza di animare un blog: la consapevolezza di offrire un’opera, civica e volontaria, al servizio del proprio paese, nell’intento cioè di contribuire – nel suo piccolo, veicolando segnalazioni e analisi – alla crescita dell’opinione pubblica. Quell’opinione pubblica che, come me, oggi si augura innanzitutto una cosa, sopra tutte le altre: che possa cessare, al più presto, l’immane tragedia dell’Ucraina. Con questo stato d’animo prendo congedo dal blog che ho aggiornato quasi quotidianamente per tanti anni. La vita è fatta di stagioni, e c’è un tempo per tutto. Ringrazio quindi sinceramente ogni lettore, dal primo all’ultimo. Se chi ha apprezzato questo blog vorrà seguirmi ancora, lo aspetto nel mio nuovo diario web – libreidee.it – nel quale, credo, mi concenterò su considerazioni più meditate, non necessariamente giornalistiche e non sempre legate in modo diretto all’impetuoso precipitare dell’attualità. Bene, è tutto. Mi auguro che questo periodo di tenebra, se non altro, possa continuare a svegliare di chi ancora sonnecchia, senza capire perché il mondo sta precipitando.(Giorgio Cattaneo, 25 marzo 2022).Tragica primavera, quella che stiamo vivendo: oppressa da scenari lividi e dominata dalla menzogna, sia in Italia che sul fronte orientale, dove imperversa la ferocia del conflitto. Nel 2008 – quando avviai timidamente questo blog – non potevo certo immaginare che, 14 anni dopo, il nostro paese avrebbe inviato armi a uno Stato in guerra contro la Russia. Una nazione, l’Ucraina, affollata di milizie sfrontatamente neonaziste, addestrate dall’Occidente: formazioni protagoniste di un’atroce pulizia etnica contro le popolazioni russofone, sotto la protezione omertosa degli oligarchi di Kiev telecomandati da Washington. E invece siamo arrivati a questo: chiuso ogni spiraglio negoziale, Mosca è stata sostanzialmente indotta a ricorrere alle armi. Questo ha fornito il pretesto – lungamente inseguito – per espellere finalmente la Russia dalla “comunità internazionale” a guida occidentale, constatata l’impossibilità (per ora, almeno) di imporre un “regime change” capace di sfrattare dal Cremlino l’attuale leadership autocratica, intollerabilmente al potere da oltre due decenni.
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Il nuovo virus (la Russia) e i centri Nato già sul suolo ucraino
Roberto Speranza è intoccabile: è veramente protetto dai poteri forti che rappresenta. Proprio lui, insieme al Pd, avrebbe appena impedito a Draghi di eliminare definitivamente il Green Pass: il primo ministro, infatti, avrebbe voluto abolirlo dal 1° aprile, con la fine dello stato d’emergenza. E invece, niente da fare: c’è chi vuole che la “schedatura digitale” resti in vigore a tutti i costi. Fonti vicine al governo mi riferiscono addirittura di pressioni, in questo senso, da parte del Vaticano: rendetevi conto. Spero quindi che questo esecutivo cada al più presto, e che i suoi componenti poi rispondano, anche a livello giudiziario, dei crimini che hanno commesso: devono essere messi in condizione di non nuocere più al paese. Ormai, un buon 30% degli italiani ha compreso di essere stato vittima della farsa pandemica. E oggi, lo stesso potere che fino a ieri ha sottomesso la popolazione col pretesto del Covid, si è inventato il nuovo virus con cui terrorizzare tutti: la Russia. Notare: mentre Francia e Germania stanno già trattando sottobanco per limitare i danni delle sanzioni, l’Italia procede verso il precipizio. Di questo passo saremo gli unici a subire conseguenze devastanti: ed è la precisa volontà demolitrice di questo governo di servi.L’operazione Covid e la disinformazione sulla crisi in Ucraina hanno gli stessi mandanti e la stessa matrice, basata sulla frode sistematica e sul capovolgimento della verità. Tanto per cominciare, sul suolo ucraino, la Russia sta colpendo decine di laboratori destinati a produrre armi biologiche e batteriologiche, anche con l’impiego di virus: laboratori finanziati dallo stesso Deep State statunitense che sta dietro alla farsa pandemica che ci ha attanagliato negli ultimi due anni. Ridicolo, poi, che i nostri media parlino delle difficoltà che starebbero incontrando le forze russe. Mosca non ha mai pensato a una guerra-lampo, concentrata su unico fronte: al contrario, l’operazione russa – accuratamente pianificata – prevedeva fin dall’inizio la “bonifica” dell’Ucraina, agendo contemporaneamente su 10 fronti ben distinti. Mi spiego: è emersa la presenza, sul territorio ucraino, di oltre una ventina di installazioni Nato. Dal golpe del 2014, che ha deposto il legittimo presidente Yanukovic e portato al regime che ha prodotto prima Poroshenko e ora l’attuale pagliaccio, la Nato non ha fatto che moltiplicare, in chiave anti-russa, le sue installazioni militari in Ucraina.Un sito web di orientamento religioso, “VeritasLiberabitVos.it”, presenta una mappa aggiornata della presenza militare Usa e Nato in Ucraina, evidenziando le basi principali, a partire dal sito operativo navale Ochakov che è stato completamente distrutto dai russi il 25 febbraio. Oppure l’Isola dei Serpenti, un centro di intelligence della Cia, catturata dai russi sempre il 25 febbraio, senza neppure dover combattere. Un’altra installazione ad uso e consumo della Nato è il porto di Yuzhny, nella regione di Odessa, utilizzato anche dalla marina militare britannica: nel centro portuale di Yuzhny (non ancora raggiunto dalle forze russe) era prevista la costruzione di una vera e propria base Nato. E non è tutto: sono stati censiti 241 campi di addestramento, per “armi combinate”, nella regione di Kherson, ora occupata dalle truppe della Federazione Russa. Quindi, come dimostrano le prove documentali: parliamo di 241 campi, con addestratori americani. A Mariupol, invece – dove i russi stanno ormai finendo di “bonificare” i residui quartieri ancora in mano alle truppe fedeli a Kiev – c’erano centri di addestramento per cecchini.Tra gli altri siti in dotazione alla Nato, c’era il “Centro internazionale per la pacificazione e la sicurezza” di Yavorov, nella regione di Lvov (Leopoli): è stato distrutto il 13 marzo dai missili russi. Un altro centro di addestramento, sempre con istruttori americani, era quello di Malaya Lyubasha, nella regione di Rovno: qui, gli Usa addestravano le unità ucraine della X Brigata dei Fucilieri da Montagna. Al momento risulta che tutti gli istruttori americani abbiano lasciato l’installazione, che ora sarebbe allo sbando. Buona parte di queste strutture, ormai, sono state completamente disabilitate dall’intervento russo. Proprio per questo, le truppe di Mosca stanno procedendo – con lentezza, necessariamente – per eseguire questi interventi di tipo selettivo e chirurgico, esattamente come previsto dai piani iniziali di Mosca. Senza contare che, nella prima settimana di guerra, l’Ucraina ha perso da subito la sua capacità aerea, la difesa antiaerea e l’80% del suo potenziale militare: l’esercito ucraino ha sostanzialmente perduto ogni capacità offensiva.Che dire? Cerchiamo di tenere alto il morale: viviamo tempi davvero difficili, la situazione economica non rifiorirà certo da un giorno all’altro. Probabilmente, nelle prossime settimane avremo ulteriori rincari dei generi alimentari, ulteriori spinte inflattive. Ci saranno problemi determinati dall’aumento del costo dei carburanti. Ma è quello che vuole il sistema: vuole le persone spaventate (e oggi distratte dalla cronaca bellica). Io però sono tendenzialmente ottimista: la mia forza d’animo interiore mi suggerisce che le cose, alla fine, andranno bene. Dal punto di vista militare, sono convinto che entro la metà di aprile questa guerra potrebbe concludersi, anche perché tecnicamente la Russia ha già vinto. Tutto dipende da quando l’Occidente autorizzerà i suoi fantocci di Kiev a trattare. In Ucraina vorrebbero già negoziare: ma la trattativa è bloccata, perché i veri padroni impediscono agli ucraini di scendere a patti, e tentano di sabotare e ritardare l’avanzata delle truppe russe. Gli stessi russi avanzano lentamente anche per limitare i danni collaterali e le vittime civili: la Russia non ha né l’interesse né la volontà di uccidere cittadini ucraini. Quindi: impariamo a riconoscere le “false flag” e non legittimiamo questa grande ondata di follia russofobica. E manteniamo alta la bandiera della libertà: in Italia non c’è più un solo politico che parli di libertà. Ce ne rendiamo conto?(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate a Gianluca Lamberti del canale YouTube “Facciamo Finta Che”, nella diretta del 20 marzo 2022 con anche Luca La Bella e Adrian Fiorelli).Roberto Speranza è intoccabile: è veramente protetto dai poteri forti che rappresenta. Proprio lui, insieme al Pd, avrebbe appena impedito a Draghi di eliminare definitivamente il Green Pass: il primo ministro, infatti, avrebbe voluto abolirlo dal 1° aprile, con la fine dello stato d’emergenza. E invece, niente da fare: c’è chi vuole che la “schedatura digitale” resti in vigore a tutti i costi. Fonti vicine al governo mi riferiscono addirittura di pressioni, in questo senso, da parte del Vaticano: rendetevi conto. Spero quindi che questo esecutivo cada al più presto, e che i suoi componenti poi rispondano, anche a livello giudiziario, dei crimini che hanno commesso: devono essere messi in condizione di non nuocere più al paese. Ormai, un buon 30% degli italiani ha compreso di essere stato vittima della farsa pandemica. E oggi, lo stesso potere che fino a ieri ha sottomesso la popolazione col pretesto del Covid, si è inventato il nuovo virus con cui terrorizzare tutti: la Russia. Notare: mentre Francia e Germania stanno già trattando sottobanco per limitare i danni delle sanzioni, l’Italia procede verso il precipizio. Di questo passo saremo gli unici a subire conseguenze devastanti: ed è la precisa volontà demolitrice di questo governo di servi.
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Lettera all’ambasciata: guerra alla Russia? Non in mio nome
In questi giorni così drammatici, desidero esprimere la mia più profonda vicinanza alla Russia, come nazione, come comunità umana e come sistema sociale e culturale. Al tempo stesso, intendo manifestare la mia più netta disapprovazione nei confronti delle iniziative assunte dal governo italiano, cioè le sanzioni economiche ai danni della Federazione Russa e, cosa ancora più grave e inaccettabile, la fornitura di armamenti ed equipaggiamenti militari ad un paese belligerante, qual è oggi l’Ucraina. Come essere umano, non posso fare a meno di deplorare il ricorso alle armi, da qualunque parte esso provenga; sarebbe però estremamente ipocrita non voler comprendere le ragioni che hanno ora spinto il governo di Mosca a intervenire militarmente in Ucraina, dopo 8 anni di spietati bombardamenti nel Donbass, al prezzo di efferate stragi di civili, senza contare la sconcertante richiesta di adesione alla Nato da parte dell’Ucraina.Come italiano, continuo a guardare alla Russia come al grande paese di Tolstoj e Dostoevskij: e oggi provo una vergogna insopprimibile di fronte all’ostracismo e alle persecuzioni indiscriminate che colpiscono i cittadini russi che vivono e lavorano in Italia, emarginati e sanzionati, in modo razzista, per il solo fatto di essere russi. Sempre come italiano, non dimentico la sollecita, solidale assistenza fornita dalla Russia all’Italia durante la primavera 2020, in termini di immediato supporto sanitario. E, come cittadino del mondo, non dimentico l’impegno profuso dalla Russia – unica grande potenza, presente sul campo in questo ruolo – nel contrastare energicamente, e senza equivoci, il dilagare dell’Isis in Medio Oriente.Esprimo anche la più viva considerazione per l’operato del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, anche in ragione di alcune sue recenti prese di posizione, di valore sostanziale e di rilievo simbolico: per esempio, la sdrammatizzazione coscienziosa del problema pandemico, così come la fornitura (gratuita) del primo vaccino C-19 e il rifiuto di varare misure ingiustamente restrittive contro la popolazione, che in Russia non è stata vessata come invece è purtroppo accaduto in Occidente. Apprezzo anche la recente decisione della Russia di porre il veto – al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – alla risoluzione (occidentale) che pretendeva di elevare il problema ambientale e climatico al rango di minaccia per la sicurezza degli Stati: una mistificazione pericolosa, figlia di un pensiero di stampo totalitario al quale – ancora una volta – è stata la Russia a porre un freno, all’insegna dei valori più profondi che dovrebbero sempre caratterizzare ogni vero umanesimo, ogni pensiero fondato su una sincera visione della realtà.A questo proposito, non posso che condannare il vergognoso atteggiamento dei mass media italiani, i quali – come i loro omologhi statunitensi ed europei – hanno intrapreso una pericolosa, selvaggia campagna di linciaggio contro la Russia, ovvero contro la verità, fuorviando anche in modo criminoso l’opinione pubblica italiana. Mi auguro sinceramente che le ostilità in Ucraina possano cessare al più presto, perché so che è sempre l’inerme popolazione civile a patirne le sofferenze più gravi. Ma so anche che noi italiani, purtroppo, non siamo neutrali; non lo siamo più, da quando il nostro primo ministro, Mario Draghi, ha inteso varare misure ostili, anche sul piano militare, contro la Federazione Russa. Considero questo gesto un vero e proprio atto di guerra, compiuto a tradimento. Un atto di guerra compiuto non solo contro la Russia, ma anche contro di me e contro i cittadini italiani – non pochi, immagino – che la pensano come me, e che verso la Russia provano un senso di grande rispetto e anche di riconoscenza.Sappiamo che la cultura occidentale deve molto, all’umanesimo slavo e in particolare russo. Senza la Russia, l’Europa è destinata a restare un’entità eternamente incompiuta. Senza una pace stabile e una vera armonia, tra Europa occidentale e Russia, temo che noi resteremo lontani dallo spirito della giustizia, quello che alimenta la forza necessaria a costruire un futuro dignitoso. Ricordo bene gli intenti espressi dal presidente Putin, alcuni anni fa, in vista delle Olimpiadi Invernali di Sochi: tese la mano all’Occidente e invocò il fiorire di una collaborazione inedita, storica, epocale, capace di ridisegnare l’orizzonte della nostra rispettiva coesistenza. Ricordo anche, purtroppo, lo sprezzante silenzio con il quale l’Occidente lasciò cadere quell’offerta. E’ facile, oggi, accusare la Russia di aver fomentato l’ostilità, quando chiunque di noi sa benissimo quanto la Nato abbia costantemente provocato la Russia, avvicinandosi minacciosamente alle sue frontiere.Sono grato alla Russia per il suo impegno nell’edificazione di una governance multipolare del mondo: dopo il crollo dell’Urss, la Terra – caduta sotto il dominio unipolare dell’Occidente – ha conosciuto una spaventosa e ininterrotta sequela di guerre, atrocità e terrorismi. Non sono certo un nostalgico dell’Unione Sovietica o della Guerra Fredda; ma ho imparato che proprio l’assenza di contrappesi può generare spirali di violenza incontrollata. Mi coglie lo sconforto, poi, se penso alle vessazioni che l’Occidente ha imposto, in modo progressivo, ai suoi cittadini, specie negli ultimi anni. E il governo italiano, quello che oggi dichiara implicitamente guerra alla Russia, è lo stesso governo che in questi mesi, in fondo, ha “dichiarato guerra” anche ai suoi cittadini, revocando libertà e diritti, compresi quelli fondamentali che in teoria sarebbero garantiti dalla Costituzione democratica di questo paese. Ora, all’indignazione si aggiunge anche la vergogna.Vorrei che il governo della Federazione Russa, quantomeno, prendesse atto di questo: che il governo italiano non può considerarmi suo complice, nell’azione che sta conducendo contro la Russia e il suo popolo. Come molti italiani, anch’io ho imparato a conoscere meglio e rispettare profondamente la Russia – la sua complessità, la sua inesauribile umanità – sin da quando, in giovane età, ebbi occasione di affrontare il libro “La Tregua”, di Primo Levi, che narra della liberazione dei prigionieri di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Chiunque abbia letto qualche libro di storia sa perfettamente che non avrebbe mai avuto luogo nessuno Sbarco in Normandia, se prima non ci fosse stato il devastante sacrificio dell’Armata Rossa nella Battaglia di Stalingrado, la più importante e decisiva di tutta la Seconda Guerra Mondiale.Negli ultimi anni ho apprezzato molto il lavoro giornalistico condotto in Italia da Giulietto Chiesa: mi ha insegnato a sforzarmi, sempre, di mettermi nei panni della controparte. Una lezione che, oggi, pare che l’Occidente abbia completamente dimenticato. Non può esserci giustizia, se non c’è libertà. E oggi, in Italia, la libertà è stata limitata in modo inaudito, senza precedenti nella storia recente. E prima ancora, non ci può essere libertà senza che, a monte, ci sia verità. E oggi, come possiamo constatare, i media non perdono occasione per diffondere spudorate menzogne. Questa situazione non può che preoccupare chiunque abbia a cuore la pace: russi, ucraini, italiani. Chi lavora per dividere l’umanità, per prima cosa, racconta il falso: e di fatto, in questo modo, condanna l’umanità.Io mi schiero dalla parte dell’umanità: e quindi, oggi più che mai, mi sento vicino alla Russia. E spero che proprio la Russia, così proditoriamente aggredita, possa contribuire all’edificazione di un mondo più grande e più giusto, composto da tante voci; un mondo più libero, capace di riaprire gli occhi e ripudiare la menzogna, la diffamazione, il capovolgimento sistematico della verità. Credo che il nostro mondo, oggi più che mai, abbia davvero bisogno di tutti, quindi anche della Russia. Ci servono concordia, amicizia, solidarietà e collaborazione. Se qualcuno investe sull’odio e sulla divisione, deve sapere che fallirà: almeno fino a quando saremo qui noi, ostinati cittadini del mondo, incrollabili ottimisti e irriducibili avversari di chi è nemico dell’umanità. Con i migliori auspici per una pace autentica e durevole, in Ucraina e in tutto il pianeta, confidando che anche l’Italia possa riconquistare presto la libertà che oggi ha perduto.(Michele Giovagnoli, “Solidarietà alla Russia e condanna dell’atto di guerra compiuto dal governo italiano”, messaggio scritto con Giorgio Cattaneo e trasmesso a Dmitry Shodin, ambasciatore russo in Italia, il 18 marzo 2022).In questi giorni così drammatici, desidero esprimere la mia più profonda vicinanza alla Russia, come nazione, come comunità umana e come sistema sociale e culturale. Al tempo stesso, intendo manifestare la mia più netta disapprovazione nei confronti delle iniziative assunte dal governo italiano, cioè le sanzioni economiche ai danni della Federazione Russa e, cosa ancora più grave e inaccettabile, la fornitura di armamenti ed equipaggiamenti militari ad un paese belligerante, qual è oggi l’Ucraina. Come essere umano, non posso fare a meno di deplorare il ricorso alle armi, da qualunque parte esso provenga; sarebbe però estremamente ipocrita non voler comprendere le ragioni che hanno ora spinto il governo di Mosca a intervenire militarmente in Ucraina, dopo 8 anni di spietati bombardamenti nel Donbass, al prezzo di efferate stragi di civili, senza contare la sconcertante richiesta di adesione alla Nato da parte dell’Ucraina.
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“Se fossi Zelensky, oggi avrei paura: ma non di Putin”
In passato poteva anche accadere che gli occidentali uccidessero il loro uomo, per far credere che l’avessero assassinato i russi. Seriamente: se fossi la Russia, io oggi mi preoccuperei di proteggere Zelensky. Lo vedete che il palazzo presidenziale di Kiev non lo attaccano manco a morire? C’erano gruppi che davano la caccia a Zelensky? Ah, ma attenti: questo ce l’hanno detto le fonti occidentali. I russi, invece, non fanno che ripetere: noi riconosciamo il governo di Zelensky. Sanno che rappresenta una parte consistente del suo popolo. E quindi a loro serve vivo, per arrivare al vero obiettivo di Mosca: una trattativa che metta fine al conflitto in Ucraina nel più breve tempo possibile, permettendo a Putin di salvare la faccia portando a casa qualche concessione territoriale. Forse i russi hanno anche un altro timore, probabilmente fondato: che qualcuno, in Occidente, speri di trasformare l’Ucraina in una sorta di Afghanistan, di Iraq europeo, fonte perpetua di instabilità e di minaccia per la Russia. Che infatti, non a caso – al di là della martellante disinformazione occidentale – si sta muovendo con estrema prudenza.Vale sempre, il vecchio adagio: la prima vittima della guerra è la verità. Pure in tempo di pace, però, non c’è mai da fidarsi delle versioni ufficiali. Quanto ai giornalisti, buio pesto: dei conflitti non capiscono niente, nemmeno se vanno sul posto. Anche per questo è ridicola, la roboante propaganda che l’Occidente riversa sulla strana guerra dei russi, omettendo la domanda chiave: perché Mosca sta rinunciando a sfruttare la sua schiacciante superiorità aerea, che le consentirebbe di annientare le resistenze ucraine? In appena tre giorni, dopo aver distrutto a terra i velivoli avversari, i russi hanno acquisito il pieno dominio dei cieli. Però non intendono avvalersene per fare piazza pulita degli ucraini: perché? Forse, lo choc iniziale (un’invasione così massiccia) doveva servire anche a innescare un possibile ribaltone interno, che avrebbe chiuso la partita in poche ore: ma evidentemente, i generali di Kiev – sicuramente in contatto con il Cremlino – non se la sono sentita, di rovesciare Zelensky. Così, è scattato il Piano-B: la manovra a tenaglia per imbrigliare l’Ucraina, senza però raderla al suolo.Il bombardamento su Mariupol? Colpire seriamente una sola città è uno strumento di pressione: vale come monito per tutte le altre, che però non sono state ancora prese davvero di mira. Come dire, è l’ennesima spinta verso l’obiettivo a cui la Russia punta: non la distruzione dell’Ucraina, né la sua occupazione permanente, ma una trattativa che porti a un accordo credibile. Per questo è cresciuto anche il bilancio delle perdite russe: schierare artiglierie campali “napoleoniche”, quasi senza usare missili (e senza ricorrere all’arma più efficace, l’aviazione) espone l’esercito di Mosca a rischi inevitabili. Di nuovo: è un altro modo per “comunicare”, sia pure nell’atroce linguaggio bellico, una volontà negoziale. Lo stesso dicasi per l’incentivo all’evacuazione dei civili: la guerra casa per casa, nelle città, sarebbe insostenibile sul piano dell’immagine, ma anche su quello strettamente militare, perché non farebbe altro che produrre quello che i russi non vogliono, e cioè una carneficina.Meglio quindi dissipare la “nebbia di guerra”: ad accompagnare l’insolito incedere dei russi (che potrebbero stravincere, e invece procedono al rallentatore) è proprio l’ostinazione nel tener aperti spiragli negoziali. Che infatti, nonostante tutto, sembrano destinati ad avere successo: l’Ucraina ha già annunciato possibili concessioni sull’indipendenza del Donbass e sulla rinuncia alla Nato. A quanto pare, Kiev sarebbe disposta a restituire a Mosca anche la piena titolarità della Crimea (territorio storicamente russo, “regalato” all’Ucraina ai tempi dell’Urss, quando la capitale era comunque Mosca, ndr). Io spero che si arrivi presto a una trattativa che, in Ucraina, metta fine all’orrore della guerra, dove a pagare il prezzo maggiore sono sempre i civili. Comunque mi sembra che lo stesso Zelensky non rifiuti la disponibilità negoziale dei russi. Chi vorrebbe farla fallire, allora, questa trattativa? Gli altri: la Nato, gli Usa.A ostacolare la possibilità del negoziato non è certo Putin, che – anzi – vorrebbe che la crisi fosse brevissima: ha le truppe sul terreno, gli hanno messo contro mezzo mondo. Il Cremlino spera che le ostilità fiscano al più presto, e chiaramente spera anche di ottenere alcune concessioni, per evitare di fare una figuraccia. Non è che voglia tantissimo, Putin: e lo sta dicendo. Dall’altra parte, invece, con chi abbiamo a che fare? Dobbiamo fare i conti con l’orribile “piramide gesuito-massonica” (Putin fa parte della “piramide conservatrice”: orribile anch’essa, ma in questo momento meno orribile). La vera piramide offensiva è quella gesuito-massonica: si è presa il Papato, da noi il Quirinale e la Presidenza del Consiglio, e poi l’Onu, la presidenza Ue e la Casa Bianca, insieme alla Germania e alla Francia di Macron. Sono molto all’attacco, cercano di sfruttare questo attuale vantaggio. Loro, in Ucraina, avrebbero interesse al “modello americano”. Ovvero: entro in Iraq e in Libia per “portare la pace”, e intanto faccio fuori quei disgraziati dei dittatori.Oppure: entro in Siria – in vari modi: anche “by proxy”, attraverso altre forze – e tolgo di mezzo il maledetto Assad, per poi sostituirlo con un regime “libero”, fondato sulle elezioni. Ancora: entro in Afghanistan (a suo tempo, per cacciare i sovietici), e poi, dopo l’11 Settembre ci rientro (stavolta “per combattere il terrorismo islamico”). Insomma: vado a “portare la libertà e la democrazia” là dove non ci sono. Ed è ormai dimostrato: ogni volta che lo fanno, il risultato è il contrario. In Afghanistan, con la scusa di cacciare quei comunistacci dei sovietici – che volevano controllare quello che era uno Stato-cuscinetto, com’era fino a ieri la stessa Ucraina – hanno preparano i loro combattenti: li hanno addestrati, li hanno equipaggiati con missili antiaerei e razzi anticarro. E così hanno preparato due forze distinte: Al-Qaeda e i Talebani. Il nome “Al-Qaeda” è stato inventato dalla Cia, ormai si sa. Quel gruppo doveva poi fare anche terrorismo in Occidente, sempre ai loro ordini: proprio quel terrorismo, infatti, ha prodotto l’autoritorismo degli Stati, che hanno ristretto le nostre libertà, facendo avanzare il regime mondialista.Poi, appunto, visto che un regime quasi “normale” poteva nascere persino in Afghanistan, hanno inventato i Talebani: che, in origine, erano studenti islamici (pakistani, però). Così l’Afghanistan è diventato – e lo è tuttora – l’ambiente perfetto per la nascita di qualsiasi terrorismo. E guardate anche la recente aggressione ai danni del Kazakhstan, che ha retto perché difeso dai russi: è stato invaso da decine di migliaia di terroristi, teoricamente “islamici”; ma non sono mai islamici, i personaggi che guidano il terrorismo islamico: sono sempre occidentali. Idem in Siria: si è creato l’Isis e da lì sono partiti miliziani a fare terrorismo in tutto il mondo. Ma l’Isis dove aveva potuto crescere? In un Iraq senza più Saddam Hussein. Chi ha favorito tutto questo? Sempre loro: i nostri governanti occidentali. Per inciso: Saddam li teneva in carcere, i terroristi. Sono poi stati scarcerati dagli invasori americani. Ora, l’Occidente potrebbe avere interesse a fare la stessa cosa con l’Ucraina. Cioè: creare uno Stato destabilizzato, per anni, stavolta all’interno dell’Europa, più vicino a noi e infinitamente più importante.Potrebbe essere l’alibi perfetto per verticalizzare ulteriormente il potere, in termini di Unione Europea, costruendo quindi un elemento di continua provocazione, per la Russia, destinato a durare anni. Immaginate lo scenario: milizie a non finire, anche mercenarie, in Ucraina. Perché è proprio a loro che, già adesso, stanno consegnando le armi che noi stiamo fornendo, da portare – forse – all’esercito ucraino. Ma chi dà le armi agli ucraini sa benissimo che non vinceranno, con quelle armi: sa che moriranno, con quelle armi in pugno. E sa che enormi depositi di armi rimarranno sul terreno, a disposizione dei gruppi che rispondono a loro: neonazisti, mercenari, nuovi gruppi che si formeranno. In altre parole: potrebbe essere in corso una manovra per far diventare l’Ucraina una sorta di Afghanistan o di Iraq europeo, come fomentatore permanente di altri problemi. Speriamo di no, ma già vedo che alcuni passi in questa direzione ci potrebbero essere. Quindi: speriamo proprio che le trattative vadano avanti. In fondo, lo stesso Zelensky va in questa direzione, anche se giustamente sbraita e strilla. E quindi: se Putin è cattivissimo, quanto lo è l’Occidente?(Fausto Carotenuto, estratti dal video “La grande tenaglia in Ucraina: chi fa fallire la pace”, su YouTube dal 10 marzo 2022. Già analista strategico dell’intelligence, Carotenuto – poi fattosi promotore del network “Coscienze in Rete” – vanta una lunga esperienza internazionale, in ambito geopolitico, per conto dei servizi segreti occidentali).In passato poteva anche accadere che gli occidentali uccidessero il loro uomo, per far credere che l’avessero assassinato i russi. Seriamente: se fossi la Russia, io oggi mi preoccuperei di proteggere Zelensky. Lo vedete che il palazzo presidenziale di Kiev non lo attaccano manco a morire? C’erano gruppi che davano la caccia a Zelensky? Ah, ma attenti: questo ce l’hanno detto le fonti occidentali. I russi, invece, non fanno che ripetere: noi riconosciamo il governo di Zelensky. Sanno che rappresenta una parte consistente del suo popolo. E quindi a loro serve vivo, per arrivare al vero obiettivo di Mosca: una trattativa che metta fine al conflitto in Ucraina nel più breve tempo possibile, permettendo a Putin di salvare la faccia portando a casa qualche concessione territoriale. Forse i russi hanno anche un altro timore, probabilmente fondato: che qualcuno, in Occidente, speri di trasformare l’Ucraina in una sorta di Afghanistan, di Iraq europeo, fonte perpetua di instabilità e di minaccia per la Russia. Che infatti, non a caso – al di là della martellante disinformazione occidentale – si sta muovendo con estrema prudenza.
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Mini: Ucraina e nazisti, Russia sotto attacco Nato dal 1997
Il falso è che la guerra sia cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina. Questo in realtà è un atto nemmeno finale di una guerra tra Russia e Ucraina cominciata nel 2014 con l’insurrezione delle provincie del Donbass poi dichiaratesi indipendenti. Da allora le forze ucraine hanno martoriato la popolazione russofona ai limiti del massacro e nessuno ha detto niente. Per quella popolazione in rivolta contro il regime ucraino non è stata neppure usata la parola guerra di liberazione o di autodeterminazione così care a certi osservatori internazionali. E’ bastato dire che la “Russia di Putin” voleva tornare all’impero zarista per liquidare la questione. L’ipocrisia è l’atteggiamento della propaganda occidentale pro-Ucraina che, prendendo atto che esiste una guerra, finge di non sapere chi e che cosa l’ha causata e si stupisce che qualcuno spari, qualcun altro muoia e molti siano costretti a fuggire. Ipocrisia ancor più grave della propaganda è il silenzio omertoso di coloro che tacciono sul fatto che dal 2014 Stati Uniti e Nato hanno riversato miliardi in aiuti quasi interamente destinati ad armare l’Ucraina e migliaia di professionisti della guerra per addestrare e arricchire i gruppi estremisti e neonazisti.Non credo che dall’Europa sia stata sottovalutata, la questione ucraina esplosa nel 2014: è stata volutamente indirizzata verso la trasformazione graduale del paese in un avamposto contro la Russia, a prescindere dalla sua ammissione alla Nato. Di qui la pseudo-rivoluzione arancione (2004), il sabotaggio interno ed esterno di ogni tentativo di stabilizzazione, l’alternanza di governi corrotti, la pseudo-rivolta di Euromaidan, il colpo di stato contro il presidente Yanukovich (2014) fino alla elezione di Zelensky. Quest’ultimo è passato da un programma elettorale contro gli oligarchi, contro la corruzione politica e la promessa di “servire il popolo” ad una politica dichiaratamente provocatoria nei confronti della Russia. E questo era esattamente ciò che volevano gli Stati Uniti, e quindi la Nato, dal 1997. L’espansione della Nato a Est, iniziata in quell’anno dopo una serie di prove di coinvolgere nella “cooperazione militare i paesi dell’Europa orientale (programma “Partnership for peace”) è stata una provocazione continua per 24 anni. Per oltre un decennio, la Russia non ha potuto opporsi. E la Nato, sollecitata in particolare da Gran Bretagna, Polonia e repubbliche baltiche, ha pensato di poter chiudere il cerchio attorno ad essa “attivando” sia Georgia sia Ucraina.La Russia è intervenuta militarmente in Georgia, e questo ha dato un segnale forte agli Usa e alla Nato, che non hanno voluto intervenire. Durante la crisi siriana del 2011, la Russia si è schierata con il governo di Bashar Assad. E successivamente, con la guerra all’Isis, è intervenuta militarmente, dando un contributo sostanziale alla sua neutralizzazione. Bashar Assad è ancora lì. Le operazioni russe in Siria, ancorchè concordate e coordinate sul campo con la coalizione a guida americana, hanno disturbato i piani di chi voleva approfittare dell’Isis e delle bande collegate per destabilizzare l’intero Medio Oriente. Un altro segnale del mutato umore russo è stata l’annessione della Crimea subito dopo il colpo di stato contro Yanukovic sostenuto dagli Stati Uniti e in particolare dall’inviata del Dipartimento di Stato Victoria Nuland e dall’allora vice presidente Biden. Dal 2014 in poi, l’Ucraina – con il sostegno degli Stati Uniti e della Nato – ha assunto una linea ancora più ostile nei confronti della Russia e iniziato ad integrare nelle forze armate e nella polizia i gruppi neonazisti che si erano “distinti” negli scontri di Maidan. Gli stessi che ora organizzano la “resistenza ucraina” e coordinano i circa 16.000 mercenari sparsi per il paese. Per tutto questo mi sento di dire che la Nato non ha trascurato l’Ucraina, anzi l’ha spinta con forza in un’avventura pericolosa per entrambi e soprattutto per noi europei.All’inizio dell’invasione ho cominciato a vedere i segni non di una “operazione speciale”, come l’ha definita Putin, ma di una serie di operazioni ad obiettivi limitati, unite dallo scopo strategico di impedire all’Ucraina di diventare il fulcro della minaccia militare alla Russia, ma tatticamente indipendenti. Le operazioni riguardavano la messa in sicurezza di territori del Donbass, la fascia costiera del Mar d’Azov e del Mar Nero fino a Odessa e, se necessario, fino al confine con la Moldavia neutrale. L’avanzata su Kiev doveva essere l’operazione principalmente politica di pressione per i negoziati e l’eventuale instaurazione di un governo favorevole alla linea russa. Questa operazione non è vincolata né al tempo né agli obiettivi: dipende dagli eventi. Se quelli diplomatici, politici e operativi evolvono in maniera soddisfacente, l’operazione può essere interrotta. In caso contrario, dalla marcia d’afflusso le forze possono passare allo schieramento attorno alla città; e se ancora gli eventi sono negativi, possono passare alla “preparazione” di fuoco poi al fuoco aereo; e poi, se e quando la città è allo stremo, potrà iniziare la presa vera e propria della città.Questo tipo di operazioni con la tecnica del carciofo ha spiazzato tutti gli analisti della domenica che si aspettavano (e forse cinicamente si auguravano) di vedere la tempesta di fuoco alla quale ci hanno abituato gli americani in tutte le loro guerre. Ovviamente questa incredulità ha alimentato le speculazioni sull’effettiva potenza dell’apparato russo e sulla eroica resistenza ucraina che avrebbe arrestato l’invasione. L’apparato che vediamo in televisione dice però una cosa diversa: l’operazione è ancora intenzionalmente alla prima fase, in attesa di eventi. In questa situazione i vantaggi vengono soltanto dall’efficacia e credibilità della pressione. Gli svantaggi riguardano sia le provocazioni esterne (da parte della Nato) sia il rafforzamento della resistenza interna, che non muterebbe il risultato dell’operazione ma farebbe molti più danni. Non credo proprio che le armi inviate dall’Italia, e gli stessi mercenari, potranno incidere sulle sorti del conflitto; però lo renderanno più sanguinoso e anche di livello operativo più elevato. In caso di squilibrio di forze tattiche, si tende a passare a quello strategico: e allora potranno essere impiegate armi di livello strategico come bombardieri, missili e perfino armi nucleari tattiche; tutte cose che porterebbero ad uno scontro diretto fra Nato e Russia.Le richieste russe, come in qualsiasi negoziato sono la base di una discussione. Se non è soddisfacente, ciascuna parte deve finirla di dire cosa vuole e cominciare a pensare cosa può cedere. In genere, il più forte è quello più disponibile a cedere: perché ritiene di “concedere” e quindi mantiene il prestigio intatto. La parte più debole deve solo ridimensionare il livello di ambizione. In questo caso, ogni minima riduzione dell’ambizione ucraina porterebbe una grande concessione: la salvezza del paese. Il nostro paese ha decretato unilateralmente, come se parlasse per tutti, la fine dei negoziati, fra l’altro con un atteggiamento bullistico. L’atteggiamento degli altri è molto meno arrogante. E questo li rende in sintonia. Ma anche nel bullismo non siamo fra i migliori. La Gran Bretagna e la Polonia ci battono. La dichiarazione di “No fly zone” dei cieli dell’Ucraina sarebbe un modo per accelerare il disastro. Chi la sta chiedendo a gran voce vuole il disastro e dimostra la propria incapacità di controllare il proprio spazio aereo. Vuole un pretesto per trascinare in guerra tutta l’Europa. Non dobbiamo cedere a questa tentazione perversa, soprattutto nei momenti come questi, quando un attacco aereo finisce per colpire un padiglione di ospedale e l’emozione soffoca la razionalità.La narrativa occidentale cerca oggi di censurare la presenza di neonazisti nei battaglioni incorporati alle forze ucraine? La “denazificazione” a cui si riferisce Putin non riguarda l’Ucraina, ma il suo apparato governativo in cui tali elementi si trovano anche in posizione di vertice. I reportage hanno tutti ragione e comunque non rendono l’esatto conto della presenza e dell’influenza di questi gruppi. Sono state proprio le forze di polizia e dell’intelligence ucraina ad opporsi all’inserimento di tali elementi nei loro ranghi. Hanno dovuto subire, ma oggi la caccia al russo (o filorusso) potrà mutare in “caccia al nazi”. E visti i numeri e la frenesia degli interessati, non mi stupirei se domani l’Ucraina cadesse dalla padella della guerra contro la Russia nella brace di una guerra civile. Cosa dovrebbe fare il governo italiano in questo contesto e più in generale l’Europa? Negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento: non con le chiacchiere, ma con atti concreti. E quando la crisi sarà superata, sperando di essere ancora vivi, Italia ed Europa dovranno impegnarsi seriamente a conquistare quella autonomia, dignità e indipendenza strategica che garantisca la sicurezza europea a prescindere dagli interessi altrui.(Fabio Mini, dichiarazioni rilasciate a “L’Antidiplomatico” nell’intervista “Guerra in Ucraina, invio di armi e propaganda”, pubblicata il 10 marzo 2022. Il generale Mini, già dirigente della Nato, è stato a capo di operazioni strategiche nei Balcani).Il falso è che la guerra sia cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina. Questo in realtà è un atto nemmeno finale di una guerra tra Russia e Ucraina cominciata nel 2014 con l’insurrezione delle provincie del Donbass poi dichiaratesi indipendenti. Da allora le forze ucraine hanno martoriato la popolazione russofona ai limiti del massacro e nessuno ha detto niente. Per quella popolazione in rivolta contro il regime ucraino non è stata neppure usata la parola guerra di liberazione o di autodeterminazione così care a certi osservatori internazionali. E’ bastato dire che la “Russia di Putin” voleva tornare all’impero zarista per liquidare la questione. L’ipocrisia è l’atteggiamento della propaganda occidentale pro-Ucraina che, prendendo atto che esiste una guerra, finge di non sapere chi e che cosa l’ha causata e si stupisce che qualcuno spari, qualcun altro muoia e molti siano costretti a fuggire. Ipocrisia ancor più grave della propaganda è il silenzio omertoso di coloro che tacciono sul fatto che dal 2014 Stati Uniti e Nato hanno riversato miliardi in aiuti quasi interamente destinati ad armare l’Ucraina e migliaia di professionisti della guerra per addestrare e arricchire i gruppi estremisti e neonazisti.
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Hudson: tre poteri lucrano sulla guerra alla Russia (e a noi)
Armamenti, energia, finanza. Sono queste tre oligarchie a controllare gli Usa, determinando la loro politica: che oggi schiaccia l’Europa sotto il peso delle sanzioni imposte alla Russia, provocata per anni fino all’esplosione della resa di conti con il regime anti-russo di Kiev, imbottito di manovalanza sfacciatamente neonazista. Lo sostiene Michael Hudson, professore emerito di economia all’Università del Missouri-Kansas City, nonché alfiere internazionale della Modern Money Theory. Pochissime, nel mondo anglosassone, le voci indipendenti e non silenziate dalla “nebbia di guerra” diffusa in modo orwelliano per criminalizzare Putin. Tra queste l’economista canadese Michel Chossudovsky, fondatore di “Global Research” (preoccupato per gli sviluppi dello scontro Russia-Nato) e l’ex viceministro di Reagan, Paul Craig Roberts, che si augura che il Cremlino riesca a “bonificare” rapidamente l’Ucraina, strumentalizzata da Washington per servire i peggiori interessi sulla pelle degli ucraini, dei russi e degli stessi europei.Quali sono questi interessi americani che vogliono la guerra? E’ Hudson a entrare nei dettagli. «La domanda da porsi è: cosa sta cercando di cambiare o “risolvere” la Nuova Guerra Fredda di oggi?». Dal 1991, la forza di aggressione è stata ininterrottamente incarnata dagli Usa, che non hanno “smontato” la Nato (nonostante la fine del Patto di Varsavia) e hanno seminato terrore e morte in molte aree del mondo in nome della “sicurezza nazionale”, espressione «utilizzata per interessi speciali che non devono essere nominati». Di fatto, «la Nato è diventata l’organismo europeo di politica estera, fino al punto di dominare gli interessi economici interni». Aggiunge Hudson: «Il recente incitamento alla Russia, attraverso l’espansione della violenza etnica anti-russa da parte del regime neonazista ucraino», insediato con il “golpe Maidan” del 2014, ha centrato il bersaglio: «Forzare una resa dei conti». Il movente, però – ragiona il professore – è economico: tenere legati a sé i membri Nato e altri satelliti dell’area del dollaro, «poiché questi paesi hanno visto le loro maggiori opportunità di guadagno risiedere nell’aumento del commercio e degli investimenti con Cina e Russia».Per capire esattamente quali obiettivi e interessi degli Stati Uniti sono minacciati – prosegue Hudson – è necessario comprendere la politica statunitense e il suo “blob”, cioè la pianificazione centrale del governo, «che non può essere spiegata guardando alla politica apparentemente democratica», cioè l’alternanza tra repubblicani e democratici. Secondo Hudson, è più realistico considerare la politica economica ed estera degli Stati Uniti «in termini di complesso militare-industriale, di petrolio e gas (e minerario) e di complesso bancario e immobiliare». I deputati-chiave che siedono in Parlamento? «Non rappresentano i loro Stati e distretti, quanto piuttosto gli interessi economici e finanziari dei loro principali contributori elettorali». Ovvero: i tre grandi blocchi d’interesse che oggi avrebbero forzato l’Occidente verso la tragedia cui stiamo assistendo. Tre entità che, secondo Hudson, «hanno acquisito il controllo del Senato e del Congresso per inserire i propri responsabili politici nel Dipartimento di Stato e nel Dipartimento della Difesa».Chi sono, questi tre soggetti? «Il primo è il Military-Industrial Complex (Mic): i produttori di armi come Raytheon, Boeing e Lockheed-Martin». Per Hudson, «la loro base economica è la rendita monopolistica, ottenuta soprattutto dalla vendita di armi alla Nato, agli esportatori di petrolio del Vicino Oriente e ad altri paesi». Attenzione: «Le azioni di queste società sono aumentate immediatamente dopo la notizia dell’attacco russo, guidando un’impennata del mercato azionario», sapendo che il Pentagono «fornirà un ombrello di “sicurezza nazionale” garantito per i profitti del monopolio per le industrie belliche». Il cartello delle armi, ricorda Hudson, è tradizionalmente rappresentato – alle Camere – da politici di Washington e della California, oltre agli Stati del Sud. In questi giorni, si brinda: l’escalation militare in corso «promette un aumento vertiginoso delle vendite di armi alla Nato e ad altri alleati degli Usa». Esempio: «La Germania ha rapidamente accettato di aumentare la spesa per le armi a oltre il 2% del Pil».Il secondo grande blocco oligarchico, prosegue l’economista, è il settore dell’estrazione di petrolio e gas, cui si aggiunge l’estrazione mineraria (Ogam). «Come il settore bancario e immobiliare, che cerca di massimizzare la rendita economica per acquistare alloggi e altri beni, l’obiettivo del settore Ogam è massimizzare il prezzo della sua energia e delle materie prime». Non a caso, «il monopolio del mercato petrolifero dell’area del dollaro e l’isolamento dal petrolio e dal gas russi è stata una delle principali priorità degli Stati Uniti da oltre un anno, poiché l’oleodotto Nord Stream 2 minacciava di collegare più strettamente l’economia dell’Europa occidentale e quella russa». Chi sono i principali lobbysti dell’Ogam? Soprattutto i senatori del Texas, spiega Hudson. Sicché, «l’amministrazione Biden ha sostenuto l’espansione delle perforazioni offshore», ma anche «la rinascita del fracking statunitense». Fuori dai confini, «l’estensione della politica estera mira a impedire ai paesi stranieri di competere sui mercati mondiali, dove siano più convenienti dei fornitori statunitensi». Ergo: «L’isolamento della Russia (e dell’Iran) dai mercati occidentali ridurrà l’offerta di petrolio e gas, facendo aumentare di conseguenza i prezzi e i profitti aziendali».Il terzo grande gruppo oligarchico, continua Hudson, è il settore simbiotico “Finance, Insurance and Real Estate” (Fire). Di fatto, «è il moderno successore del capitalismo finanziario della vecchia aristocrazia fondiaria post-feudale europea, che vive di rendite fondiarie». Cifre enormi: «Circa l’80% dei prestiti bancari statunitensi e britannici sono al settore immobiliare», che agisce «gonfiando i prezzi dei terreni per creare plusvalenze, esenti dalle tasse». Questo blocco bancario e immobiliare incentrato su Wall Street, osserva Hudson, è ancora più ampiamente basato sul supporto politico dei parlamentari lobbysti. Chuck Schumer, senatore di Wall Street ora a capo del Senato, è stato «sostenuto a lungo da Joe Biden», a sua volta protettore storico «dell’industria delle carte di credito». A livello nazionale, «l’obiettivo di questo settore è massimizzare la rendita fondiaria e le plusvalenze derivanti dall’aumento della rendita fondiaria». A livello internazionale, invece, l’obiettivo del settore “Fire” è quello di «privatizzare le economie straniere (soprattutto per assicurarsi il privilegio della creazione di credito nelle mani degli Stati Uniti)».Si mira quindi a «trasformare le infrastrutture governative e i servizi di pubblica utilità in monopoli in cerca di rendita per fornire servizi di base (come assistenza sanitaria, istruzione, trasporti, comunicazioni e informatica) a prezzi massimi anziché a prezzi agevolati». E Wall Street, ovviamente, «è sempre stata strettamente fusa con l’industria petrolifera e del gas (vale a dire: i conglomerati bancari Citigroup e Chase Manhattan dominati dai Rockefeller)». Ecco quindi spiegato come il Fire finanziario-immobiliare, il Mic militare e l’Ogam energetico «sono i tre settori “rentier” che dominano l’odierno capitalismo finanziario postindustriale». Le loro fortune reciproche «sono aumentate vertiginosamente». E le mosse per escludere la Russia dal sistema finanziario occidentale, insieme agli effetti negativi dell’isolamento delle economie europee dall’energia russa, promettono di stimolare un afflusso di titoli finanziari dollarizzati. «Questo è il motivo per cui né l’industria né l’agricoltura svolgono oggi un ruolo dominante, nella politica estera degli Stati Uniti». La convergenza degli obiettivi politici dei tre grandi “rentier” «travolge gli interessi del lavoro e persino quelli del capitale industriale».Come ha spiegato lo stesso Biden, l’attuale escalation militare orchestrata dagli Stati Uniti (“Provocare l’Orso”) non riguarda proprio l’Ucraina. «Biden ha promesso dall’inizio che le truppe statunitensi non sarebbero state coinvolte, ma ha chiesto per oltre un anno che la Germania impedisse al gasdotto Nord Stream 2 di rifornire la sua industria e le sue abitazioni con gas a basso prezzo», in modo che Berlino «si rivolgesse ai fornitori statunitensi a prezzi molto più alti». E così, dopo un anno di pressioni a vari livelli sui politici tedeschi, la Germania non ha messo in funzione il super-gasdotto. Uno degli obiettivi principali dell’odierna Nuova Guerra Fredda – sottolinea Hudson – è quello di monopolizzare il mercato del gas: già sotto Trump, la Merkel era stata costretta a promettere di spendere 1 miliardo di dollari per costruire nuove strutture portuali per le navi-cisterna statunitensi. Poi, l’avvicendamento alla Casa Bianca e il ritiro della Cancelliera hanno congelato l’investimento portuale, lasciando la Germania senza alternative al gas russo. Ed ecco dunque la stretta di oggi: obiettivo, «l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, soprattutto a scapito della Germania».Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le compagnie petrolifere statunitensi – rileva Hudson – l’aumento dei prezzi dell’energia sottrarrà gran parte del vigore all’economia tedesca. Certo, il rincaro di benzina, riscaldamento e altri servizi danneggerà tutti, anche i cittadini statunitensi, riducendo il loro tenore di vita. «Ciò potrebbe spremere i proprietari di case e gli investitori emarginati, portando a un’ulteriore concentrazione della proprietà», accelerando le acquisizioni a danno di «proprietari immobiliari in difficoltà, in altri paesi che devono far fronte all’aumento dei costi del riscaldamento e dell’energia». Aumenteranno anche i prezzi dei generi alimentari, guidati dal grano: Russia e Ucraina rappresentano il 25% delle esportazioni mondiali, nei cereali. «Ciò comprimerà molti paesi del Vicino Oriente e del Sud del mondo con deficit alimentari, peggiorando la loro bilancia dei pagamenti e minacciando l’insolvenza del debito estero».E non è tutto: le esportazioni russe di materie prime potrebbero essere bloccate dalla Russia in risposta alle sanzioni e all’esclusione dallo Swift. Questo «minaccia di causare interruzioni nelle catene di approvvigionamento di materiali chiave, tra cui cobalto, palladio, nichel e alluminio». Se poi la Cina decidesse di considerarsi la prossima nazione minacciata e si unisse alla Russia in una protesta comune contro la guerra commerciale e finanziaria degli Stati Uniti, le economie occidentali subirebbero un grave shock. Il sogno a lungo termine dei fautori americani della Nuova Guerra Fredda, riassume Hudson, «è quello di rompere la Russia, o almeno di ripristinare la sua cleptocrazia manageriale di Eltsin», assistita dagli “Harvard Boys”, «con gli oligarchi che cercano di incassare le loro privatizzazioni nei mercati azionari occidentali». Il cartello Ogam «sogna ancora di acquistare il controllo di maggioranza di Yukos e Gazprom». Quanto a Wall Street, «vorrebbe ricreare un boom del mercato azionario russo». E gli investitori del Mic (armamenti) vorrebbero «anticipare felicemente la prospettiva di vendere più armi, per contribuire a realizzare tutto questo».Sul fronte opposto, invece, «l’obiettivo a lungo termine della Russia è di strappare l’Europa dal dominio della Nato e degli Stati Uniti e, nel frattempo, creare con la Cina un nuovo ordine mondiale multipolare centrato su un’Eurasia economicamente integrata». Dato che la Russia non invaderà mai l’Europa, riflette Hudson, gli europei finiranno per chiedersi perché mai pagare cifre esorbitanti per l’armamento Usa, e perché mai strapagare l’energia fornita da Washington, oltre a «pagare di più per il grano e le materie prime prodotte dalla Russia», perdendo anche la possibilità di fare profitti con l’export verso la Russia e, domani, forse, anche verso la Cina. Ma le complicazioni non finiscono qui: «La confisca da parte degli Stati Uniti delle riserve monetarie russe, a seguito del recente furto delle riserve dell’Afghanistan (e del sequestro dell’Inghilterra delle scorte auree venezuelane ivi detenute) minaccia l’adesione di ogni paese al Dollar Standard, e quindi il ruolo del dollaro come veicolo per il risparmio in valuta estera da parte delle banche centrali del mondo. Ciò accelererà il processo di de-dollarizzazione internazionale già avviato da Russia e Cina, facendo affidamento sulle reciproche partecipazioni delle valute dell’altra».A lungo termine, conclude l’economista, è probabile che la Russia si unisca alla Cina nel formare un’alternativa al Fmi e alla Banca mondiale, tuttora dominati dagli Stati Uniti. «L’annuncio della Russia di voler arrestare i nazisti ucraini e tenere un processo per crimini di guerra sembra implicare che un’alternativa alla corte dell’Aia sarà istituita dopo la vittoria militare della Russia in Ucraina. Solo un nuovo tribunale internazionale – aggiunge il professor Hudson – potrebbe processare i criminali di guerra che vanno dalla leadership neonazista ucraina fino ai funzionari statunitensi responsabili di crimini contro l’umanità come definiti dalle leggi di Norimberga». Hudson si aspetta che Mosca si ritiri a breve, dopo aver raggiunto gli obiettivi: proteggere i russofoni e allontanare da Kiev la minaccia diretta alla propria sicurezza. Infine, emerge l’autogol del “blob americano”: «La più enorme conseguenza involontaria della politica estera statunitense è stata quella di portare Russia e Cina insieme, insieme a Iran, Asia centrale e altri paesi, lungo la Belt and Road Initiative».Se la Russia sognava di «creare un nuovo ordine mondiale», finalmente in armonia con l’Occidente, «è stato l’avventurismo statunitense a portare il mondo in un ordine completamente nuovo». Un assetto «che sembra essere dominato dalla Cina, come vincitore predefinito, ora che l’economia europea è essenzialmente dilaniata e che l’America è rimasta con ciò che ha preso dalla Russia e dall’Afghanistan, ma senza la possibilità di ottenere un sostegno futuro». Sperando che, ovviamente, tra Putin e Biden esista un accordo, sotto banco, per non far degenerare oltre la situazione, evitando cioè lo scontro diretto. Tutti sanno che, in quel caso, non ci sarebbero vincitori. Discorsi che sembrano folli, nel 2022: eppure, Usa e Russia sono entrate in “allerta atomica”. E paesi come l’Italia si accingono a varare aiuti militari al regime di Kiev. Lo schema è tragicamente evidente: dipingere la Russia come aggressore, demonizzandola, così come graziosamente richiesto dai tre grandi cartelli che, secondo Hudson, avrebbero pianificato l’intero disastro: armamenti, energia e finanza.Armamenti, energia, finanza. Sono queste tre oligarchie a controllare gli Usa, determinando la loro politica: che oggi schiaccia l’Europa sotto il peso delle sanzioni imposte alla Russia, provocata per anni fino all’esplosione della resa di conti con il regime anti-russo di Kiev, imbottito di manovalanza sfacciatamente neonazista. Lo sostiene Michael Hudson, professore emerito di economia all’Università del Missouri-Kansas City, nonché alfiere internazionale della Modern Money Theory. Pochissime, nel mondo anglosassone, le voci indipendenti e non silenziate dalla “nebbia di guerra” diffusa in modo orwelliano per criminalizzare Putin. Tra queste l’economista canadese Michel Chossudovsky, fondatore di “Global Research” (preoccupato per gli sviluppi dello scontro Russia-Nato) e l’ex viceministro di Reagan, Paul Craig Roberts, che si augura che il Cremlino riesca a “bonificare” rapidamente l’Ucraina, strumentalizzata da Washington per servire i peggiori interessi sulla pelle degli ucraini, dei russi e degli stessi europei.
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“L’esclusione di Mosca farà crollare lo Swift: finalmente”
La clamorosa esclusione della Russia dal sistema Swift determinerà la fine stessa di quel sistema, che infatti era in programma. Lo Swift crollerà non appena l’Europa dovrà nuovamente acquistare il gas: dovrà avvalersi del sistema Cips (Cross-Border Interbank Payment System) che è parte integrante del Quantum Financial System. Non è una leggenda: il Qfs è già attivo, anche se per ora solo su certe transazioni, come per la “redemption” dei debiti. Ma si tratta di un’operazione complessa – finanziaria, militare e di intelligence – che avanza sotto traccia, da anni, e coinvolge persino il vero potere-ombra della Cina, ostile al partito comunista. Serviva un espediente per smantellare il sistema attuale e passare al Qfs? Eccolo: i lampi di guerra con la Russia, dove – tra l’altro – Putin ha raso al suolo i laboratori di livello 4, finanziati dall’Occidente, per produrre armi biochimiche e batteriologiche (ricordate l’ultima intervista di Bill Gates sulla pericolosità dell’eventuale “prossima” pandemia?).Bene. Sappiate che, là in alto, riguardo al cuore del problema, i giochi sono già fatti: ora occorre solo una narrazione per spiegare al mondo che, da una certa data in poi, il sistema delle banche centrali non avrà più il potere di cui dispone oggi. Ci sarà un nuovo Swift, un nuovo paradigma. Naturalmente, dopo due anni di “emergenza sanitaria”, occorreva un diversivo: quindi una crisi, che non credo possa degenerare realmente, sul campo, estendendosi oltre l’Ucraina. In questo modo, oltretutto, viene esposto in modo palese il livello dei nostri media e dei nostri politici. E infatti poi servirà, in parallelo, anche un Quantum Voting System, per certificare seriamente l’attendibilità del voto. Tutti ricordiamo le modalità dell’elezione di Joe Biden, negli Usa. Ma pensiamo anche a Trudeau: chi pensate che l’abbia davvero votato? Il pulillo di Davos era uno dei personaggi più detestati, in Canada. Stesso dicasi per le ultime elezioni in Australia.Quindi: se non cambiamo il sistema economico-finanziario, in mano ai gruppi che oggi controllano le banche centrali, rimarremo in una sorta di schiavitù moderna, legata alla moneta a debito. E se non cambiamo anche il sistema di votazione dei nostri rappresentanti, resteremo sottomessi ai soliti noti, eternamente finanziati da questa élite di potere. Prendiamo la politica italiana: è morta, letteralmente. Basti pensare alle ultime giravolte di Salvini e della Meloni, che ora tifano Ucraina, o a Di Maio che stanzia oltre 100 milioni di euro per “aiuti” destinati a trasformarsi in armamenti, mentre vasti strati dell’economia italiana sono sull’orlo del baratro. A parte il momento presente, però, il vero problema emergerà domani. Questa classe politica andrà interamente spazzata via. Certo, uno poi si domanda: come la ricostruisci, una società sana, quando milioni di persone ormai credono a tutto e si comportano come scimmiette ammaestrate?(Luca La Bella, nel video “L’arte della guerra mediatica”, con Gianluca Lamberti sul canale YouTube “Facciamo Finta Che” il 28 febbraio 2022. Giornalista e acuto osservatore dell’attualità, La Bella è l’animatore del newsmagazine “Database Italia”).La clamorosa esclusione della Russia dal sistema Swift determinerà la fine stessa di quel sistema, che infatti era in programma. Lo Swift crollerà non appena l’Europa dovrà nuovamente acquistare il gas: dovrà avvalersi del sistema Cips (Cross-Border Interbank Payment System) che è parte integrante del Quantum Financial System. Non è una leggenda: il Qfs è già attivo, anche se per ora solo su certe transazioni, come per la “redemption” dei debiti. Ma si tratta di un’operazione complessa – finanziaria, militare e di intelligence – che avanza sotto traccia, da anni, e coinvolge persino il vero potere-ombra della Cina, ostile al partito comunista. Serviva un espediente per smantellare il sistema attuale e passare al Qfs? Eccolo: i lampi di guerra con la Russia, dove – tra l’altro – Putin ha raso al suolo i laboratori di livello 4, finanziati dall’Occidente, per produrre armi biochimiche e batteriologiche (ricordate l’ultima intervista di Bill Gates sulla pericolosità dell’eventuale “prossima” pandemia?).
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L’Uomo di Marte: la civiltà che tuttora ci nascondono
«Visto che ci hanno mentito ininterrottamente sulle nostre vere orgini, come potete pensare che ci raccontino la verità su quanto sta accadendo oggi, nel mondo?». La provocazione è firmata da Gianluca Lamberti, infaticabile animatore giornalistico del canale YouTube “Facciamo Finta Che”, sempre a caccia di voci eterodosse e di suggestioni utili a decifrare il presente. Una degli interlocutori abituali è lo storico Nicola Bizzi, portavoce in Italia dell’antica tradizione misterica eleusina. Uno sguardo a 360 gradi, il suo: da saggi di scottante attualità, come “Operazione Corona”, a volumi – ad esempio il recente “I Minoici in America” – che frugano nel passato, sfornando rivelazioni che spiazzano il sapere accademico. Succede di scoprire, per esempio, che il rame destinato a Creta veniva estratto 3.000 anni fa dalle miniere del Michigan: ma l’America non doveva esser stata “scoperta” dall’ipotetico Colombo soltanto 4.500 anni dopo? Stesso discorso per l’omertà che protegge le esplorazioni spaziali. Misteri che, in realtà, sembrano essere soltanto segreti ben custoditi: come quello che annacqua le informazioni sul mondo dei marziani.Marte, ovvero: il desertico Pianeta Rosso, letteralmente inabitabile, o invece la patria di una civiltà identica alla nostra? «Se la scienza ufficiale, oggi, in molti casi è ormai ridotta a produrre semplice mitologia – dice Bizzi – forse la vale la pena di domandarsi seriamente se la mitologia (antica) non nasconda verità anche imbarazzanti, per il sapere ufficiale e per le stesse religioni». Per dire: «Come faceva, Omero, a conoscere precisamente l’esistenza dei satelliti di Marte? E perché ne parla anche Jonathan Swift, l’autore dei Viaggi di Gulliver?». E poi: c’è vita, su Marte? O almeno, c’era? Non sono fantasie. «Basta dare un’occhiata alle ormai tantissime foto scattate sul territorio marziano: è strapieno di evidenti vestigia architettoniche. Perché non se ne vuole ancora parlare?». Forse perché – come scrisse il sumerologo Zecharia Sitchin – il destino di Marte sarebbe legato a quello di Nibiru, il pianeta da cui, secondo i Sumeri, provenivano gli Annunaki, cioè le “divinità aliene” che avrebbero colonizzato la Terra 400.000 anni fa?Al tema marziano, Gianni Viola ha dedicato il saggio “La civiltà di Marte” (“Osservazione, esplorazioni, geografia, esseri intelligenti”, pubblicato già nel 2002 dalle Edizioni Mediterranee). Lo cita lo stesso Bizzi, editore di Aurora Boreale, nella trasmissione “Il Sentiero di Atlantide”, in video-chat con Lamberti. «Tanto per cominciare: a livello mediatico, dalla Nasa in giù, la narrazione su Marte sembra una colossale presa in giro: il pianeta viene tuttora descritto come da sempre “morto” e disabitato. Peccato che a smentire la versone ufficiale siano le immagini – migliaia, ormai – scattate a partire dalle prime missioni Viking, negli anni ‘70, e ora anche dai tanti “rover” terrestri fatti sbarcare su Marte». Emergono manufatti decisamente impressionanti: «Parliamo di oltre 150 piramidi di grandi dimensioni, insieme a fortezze e altre strutture chiaramente di origine artificiale, opera dell’ingegno dei loro costruttori».Su Marte si vedono «scalinate, statue, colonnati, strani condotti tubolari lunghi centinaia di chilometri». E poi anhe «rovine di presunte metropoli, nonché sfingi, giganteschi volti scolpiti (come quello, impressionante, della Piana di Cydonia) e persino resti ossei e teschi palesemente umani». Spiccano complessi statuari rupestri simili a quelli dell’antico Egitto, «accanto a basi recenti – dall’aspetto in questo caso molto terrestre – dotate di pannelli solari». Ultimamente, rileva Bizzi, la Nasa sta pubblicando foto sbalorditive: come per prepararci a una “disclosure”, finalmente? «Recenti immagini all’infrarosso hanno inoltre evidenziato l’esistenza di strutture sotterranee, che emanano calore. Mi domando: esistono realtà sotterranee ancora vitali, sotto la superficie marziana? Teniamo conto del fatto che grandi strutture ipogee, mai del tutto spiegate, costellano anche il sottosuolo terrestre: come se fossero state scavate per cercare riparo da un cataclisma piovuto dal cielo».Secondo Bizzi, infatti, Marte – forse popolato da esseri come noi, fino a pochi millenni fa – potrebbe esser stato travolto dalla stessa pioggia cometaria che devastò anche la Terra fra il 10800 e il 9600 avanti Cristo. Solo che, su Marte, la devastazione sarebbe stata ancora peggiore, con conseguenze definitive. «Tutto porta a pensare che Marte sia stato duramente colpito da quella pioggia di corpi celesti. Il pianeta sarebbe stato letteralmente crivellato, fino a veder distrutto il suo campo magnetico: questo avrebbe provocato la disgregazione della sua atmosfera e l’evaporazione delle acque superficiali, fiumi e mari. Il cataclisma avrebbe quindi causato la morte del pianeta, almeno nella sua superficie. Si può pensare che qualcuno (o qualcosa) si sia comunque salvato, rifugiandosi nel sottosuolo?». Bizzi si sofferma su un indizio: «Le strutture ipogee terrestri – simili a quelle rilevate su Marte – risalgono esattamente a 12.000 anni fa, cioè all’epoca di quegli spaventosi impatti: che sul suolo marziano, peraltro, sembrano aver originato anche grandi crateri e colossali canyon».E’ possibile che, a scatenare la catastrofe, sia stato il transito ravvicinato del pianeta Nibiru, la cui esistenza divide ancora gli scienziati? A questo proposito, aggiunge Bizzi, fa impressione rileggere la traduzione di una particolare tavoletta cuneiforme, che Zecharia Sitchin propone ne “Il libro perduto del dio Enki”, edito da Piemme nel 2004. Secondo Sitchin, in quella tavoletta sumera si legge che gli Anunnaki avrebbero scoperto, proprio su Marte, la tomba del loro capostipite, Alalu. Sarebbe stato il pioniere della colonizzazione terrestre: gli Anunna avrebbero estratto l’oro della Terra per trasferirlo su Nibiru, allo scopo di “ripristinare” l’atmosfera di quel pianeta, che si era deteriorata. Marte? Era una base intermedia per trasferire l’oro dalla Terra a Nibiru. E proprio su Marte sarebbe stato confinato, in esilio, lo stesso Alalu, punito in seguito a gravi controversie sorte con i suoi.Ritrovata la tomba con i resti ossei di quell’ipotetico, antico “Re di Nibiru”, la tavoletta sumera recita: «Sbarrarono di nuovo l’ingresso della caverna con le pietre, e su una grande montagna rocciosa scolpirono – con i raggi – l’immagine di Alalu. Lo ritrassero con un elmetto d’aquila, con il volto scoperto: che l’effigie di Alalu guardi per sempre verso Nibiru, dove regnò». La storia dell’oro dei Sumeri, peraltro, è accreditata anche da Michael Tellinger, scopritore dei resti di quella che sembra un’enorme metropoli, risalente a 200.000 anni fa, a due passi dalle grandi miniere d’oro del Sudafrica. Secondo i testi sumeri, gli Anunna avrebbero “fabbricato” un essere umano simile a loro. Potrebbero aver fatto la stessa cosa anche su Marte, se quel pianeta (non ancora rosso, ma verde e ricco di acque, come la Terra) era davvero una loro antica colonia?«La stessa civiltà umana attuale – dice Bizzi – è probabilmente frutto di molteplici ingerenze genetiche esterne: una di queste, secondo la tradizione eleusina, fu operata dagli dèi Titani provenienti da Tau Ceti, “progenitori” dell’uomo bianco occidentale. Questo spiegherebbe anche l’eterogeneità delle tante etnie umane e le nostre differenti caratteristiche fisiche, non sempre riconducibili a questioni climatiche o all’areale geografico». Conclude Bizzi: «La mia opinione è che la “morte” di Marte risalga a pochi millenni addietro, forse proprio a 12.000 anni fa». Che il pianeta fosse abitato, ormai, appare fin troppo evidente. «Molto probabilmente, quella di Marte era una civiltà gemella della nostra, se non addirittura la stessa. Se così fosse, si tratterebbe di una realtà più che scomoda, per i poteri terrestri, a cominciare da quelli religiosi. E questo spiegherebbe anche il lunghissimo “cover up” che tuttora nasconde la verità su Marte».«Visto che ci hanno mentito ininterrottamente sulle nostre vere orgini, come potete pensare che ci raccontino la verità su quanto sta accadendo oggi, nel mondo?». La provocazione è firmata da Gianluca Lamberti, infaticabile animatore giornalistico del canale YouTube “Facciamo Finta Che”, sempre a caccia di voci eterodosse e di suggestioni utili a decifrare il presente. Una degli interlocutori abituali è lo storico Nicola Bizzi, portavoce in Italia dell’antica tradizione misterica eleusina. Uno sguardo a 360 gradi, il suo: da saggi di scottante attualità, come “Operazione Corona”, a volumi – ad esempio il recente “I Minoici in America” – che frugano nel passato, sfornando rivelazioni che spiazzano il sapere accademico. Succede di scoprire, per esempio, che il rame destinato a Creta veniva estratto 3.000 anni fa dalle miniere del Michigan: ma l’America non doveva esser stata “scoperta” dall’ipotetico Colombo soltanto 4.500 anni dopo? Stesso discorso per l’omertà che protegge le esplorazioni spaziali. Misteri che, in realtà, sembrano essere soltanto segreti ben custoditi: come quello che annacqua le informazioni sul mondo marziano.
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Lockdown in Costituzione: il prezzo per uscire dal Covid
Pronti per il lockdown climatico, dopo quello sanitario? Tira brutta aria, dalle parti della Costituzione: la strana modifica dell’articolo 9 (attuata quasi sotto silenzio) mette il governo nelle condizioni di imporre le peggiori restrizioni, senza che il cittadino abbia più nemmeno la protezione del paracadute costituzionale. Che significa? L’establishment teme di dover pagare un prezzo per i recenti abusi di potere, e quindi prova a renderli conformi alla Carta? No, la situazione è peggiore: secondo Matt Martini, si stanno ponendo le premesse per rendere “eterna” la dominazione sperimentata negli ultimi due anni. Dal canto suo, Nicola Bizzi offre una precisa spiegazione politica: la manomissione della Costituzione può esser stata pretesa dai poteri dominanti (Davos, Bruxelles) in cambio della concessione – finalmente – degli allentamenti sul Covid, visto anche che la narrazione pandemica si è fatta ormai insostenibile. E quindi: liberi tutti – riguardo al virus – ma a patto che, prima ancora, l’Italia si predisponga a subire altre, eventuali costrizioni: magari quelle raccomandate dall’élite che utilizza, come spaventapasseri, la piccola Greta Thunberg.«Trovo pericolosa la riforma dell’articolo 9 della Costituzione, con l’introduzione del riferimento alla tutela dell’ambiente, insieme a quello che viene definito “l’interesse delle future generazioni”», premette Martini, nella trasmissione “Nexus Reloaded” con Tom Bosco e lo stesso Bizzi. «A prima vista può sembrare un fatto positivo, ma in realtà la tutela dell’ambiente è uno dei cardini pseudo-ecologisti e malthusiani del pensiero del Club di Roma, che poi ha originato il Forum di Davos, causa di tutti i nostri mali». In sostanza si introducono nuovi obiettivi, all’interno del sistema giuridico italiano: e questo permetterà di giustificare i lockdown e tutte le restrizioni che venissero introdotte. «Se prima avevamo lo strumento giuridico per far decadere tutto, in questo modo avranno il dispositivo potenziale per far decadere (anche retroattivamente) l’annullamento e la condanna di tutte le malaugurate norme introdotte da Conte e poi confermate da Draghi».Aggiunge Martini: in un altro passaggio dell’articolo che è stato appena riformato, senza che il Parlamento battesse ciglio, si prevede che l’iniziativa economica individuale debba essere compatibile con l’utilità ambientale e la difesa della salute. «In questo modo, quindi, c’è la giustificazione del fatto che, domani, io possa chiudere la tua attività produttiva per ragioni di ordine ambientale o sanitario». Dunque: «Si sono messi in cassaforte i presupposti giuridici per agire in maniera autoritaria contro la libertà economica individuale, quindi anche contro la libertà d’impresa». Per Matteo Martini, co-autore del saggio “Operazione Corona”, è un assegno in bianco: che il governo potrà compilare con quello che vuole. «Chi lo stabilisce, infatti, qual è il citato “interesse delle generazioni future”? Il diritto alla salute, lo abbiamo già visto, è stato considerato prioritario rispetto a tutti gli altri (alla libertà personale, al diritto al lavoro)». Di fatto, «si agisce d’arbitrio, nel modificare la giurisprudenza: e se domani stabiliscono che “l’interesse delle future generazioni” è prioritario, rispetto a tutti gli altri diritti, compreso il diritto alla vita?».Insiste l’analista: «In nuce, vedo l’introduzione di un principio insidioso: sono tutte spallate verso una deriva molto pericolosa. Questo è un ulteriore chiodo nella bara dell’Italia». Martini è molto pessimista, sul futuro della situazione italiana: «Anche quando dovesse finire tutta questa pagliacciata del Covid (che prima o poi finirà), e anche se la situazione economica dovesse temporaneamente riprendersi, noi a questo punto abbiamo sulla testa una spada di Damocle». E cioè: «Ulteriori lockdown e ulteriori restrizioni, per qualsiasi eventuale futura emergenza, visto che qui ormai lavorano contro di noi in termini di “shock economy”». L’orizzonte resta buio, a quanto pare: «Questa è una situazione molto pericolosa, adesso inserita addirittura in Costituzione. A mio avviso, per l’Italia la situazione è veramente preoccupante: parlo del futuro, dei prossimi 5-10 anni». Lo stesso Martini ammette di esser stato colto in contropiede: «Purtroppo non mi aspettavo una situazione di questo tipo: ci ha sorpreso tutti».Ancora più drastico Nicola Bizzi, che di “Operazione Corona” è l’editore. «Questo è un attentato alla democrazia e alla Costituzione», scandisce. E spiega: probabilmente è il frutto di un tacito patto. Uno scambio: vi concediamo di uscire dall’incubo narrativo Covid, ma voi vi lasciate legare le mani anche per il futuro. Il blitz sulla Costituzione, secondo Bizzi, sarebbe stato anticipato: in realtà, era in programma più avanti. «Lo hanno anticipato ora, appena dopo la riconferma di Mattarella, sfumata la possibilità che al Quirinale salisse Draghi: in quel caso, la riforma dell’articolo 9 sarebbe probabilmente slittata dopo l’estate, o forse addirittura a fine legislatura». E perché a Draghi è stato negato il Colle? «A parte il fatto che era “bruciato” a livello internazionale, agli occhi di vari potentati economici e finanziari, in realtà è stato “impallinato” peché la politica italiana ha iniziato il fuggi-fuggi, il “si salvi chi può”», sostiene Bizzi, che spiega: «Se finora il sistema ha favorito l’affondamento dell’Italia dal punto di vista umano, demografico, economico e sociale, provocando una vera e propria devastazione, i politici ora pensano: “Se il sistema affonda troppo, poi affondiamo anche noi. Se cade il sistema, l’ordine costituito, magari ci aspettano sotto casa con i forconi”».Hanno davvero paura che cada il sistema, insiste Bizzi: per questo la politica italiana si è blindata. «Nel suo discorso di insediamento, Mattarella ha pronunciato 18 volte la parola “dignità”: si riferiva alla dignità della politica, della partitocrazia. Come a dire: il sistema-Italia ha pur sempre una sua dignità; quindi non è giusto che affondi, deve salvare se stesso. E allora hanno deciso di intraprendere una linea di de-escalation». Per ora, Mario Draghi resta al governo, ma secondo Bizzi si dimetterà entro marzo: «Approderà a qualche organismo internazione (Banca Mondiale, Fmi) perché non vede l’ora di allontarsi da qui». A sostituirlo, probabilmente, «sarà sempre un governo farlocco (un governo tecnico, non elettorale) che porterà avanti la de-escalation, visto che ormai siamo arrivati ai “tempi supplementari”, riguardo alla narriva Covid». Ed ecco il punto: «Questa riforma costituzionale l’hanno voluta e attuata proprio ora, perché è stata una sorta di “conditio sine qua non”, da parte dei poteri di Davos e della Commissione Europea, come a dire: intanto attuate questa riforma, poi potrete fare tutta la de-escalation che vorrete».E’ uno scambio, dice Bizzi: chiudere la storia-Covid, ma in compenso tenere aperta la porta per nuove emergenze. «Diamo un’occhiata in casa altrui: a parte la Gran Bretagna, che è fuori dall’Ue e quindi fa quello che crede, nei limiti del possibile, osserviamo quei paesi che hanno preceduto l’Italia negli allentamenti delle restrizioni, mettendo fine alla farsa pandemica». Danimarca e Norvegia, Olanda, Spagna, nazioni dell’Est Europa: cosa hanno patteggiato, con Bruxelles, in cambio di queste riaperture? «Molto probabilmente hanno accettato la prossima adozione di misure “green”: e se vedremo che avranno intenzione, anche loro, di effettuare riforme costituzionali vincolanti, dal punto di vista pseudo-ambientalista, nel segno della “decarbonizzazione” – quindi, misure malthusiane a lunga scadenza – sarà la conferma che questo è stato uno scambio, un patto. Perché questi non mollano, vogliono andare avanti a oltranza: chiusa la narrazione Covid, voglio aprire la narrazione climatico-ambientale».Attenzione: «La nuova narrazione – continua Bizzi – adesso la vogliono aprire ufficialmente, visto che finora è stata aperta solo a parole: cioè con dichiarazioni e proclami, inclusa la recente farsa del gas (che in realtà non è mai mancato) e quella dei blackout (che finora non sono avvenuti, e ormai l’inverno è quasi alle spalle)». L’élite vorrebbe comunque portare avanti l’Agenda 2030, secondo altre direttive, visto che l’Operazione Corona ormai è finita. Certo – aggiunge Bizzi – l’Italia sarà uno degli ultimi paesi, a chiuderla, «perché ci mangiano sopra in troppi: è il classico mangia-mangia all’italiana, e non è facile smantellarlo rapidamente». Afferma l’editore di “Aurora Boreale”: «Ci sono resistenze, da parte della politica: ci mangiano i sindaci, i governatori delle Regioni e i personaggi attorno alla politica, che vivono di appalti e subappalti, razzie, favori e clientelismi». Domenico Arcuri? «Era solo la vetta dell’iceberg: c’è un sistema che sta mangiando, ancora, sulla farsa pandemica. E vorrebbe continuare a mangiare».Pronti per il lockdown climatico, dopo quello sanitario? Tira brutta aria, dalle parti della Costituzione: la strana modifica dell’articolo 9 (attuata quasi sotto silenzio) mette il governo nelle condizioni di imporre le peggiori restrizioni, senza che il cittadino abbia più nemmeno la protezione del paracadute costituzionale. Che significa? L’establishment teme di dover pagare un prezzo per i recenti abusi di potere, e quindi prova a renderli conformi alla Carta? No, la situazione è peggiore: secondo Matt Martini, si stanno ponendo le premesse per rendere “eterna” la dominazione sperimentata negli ultimi due anni. Dal canto suo, Nicola Bizzi offre una precisa spiegazione politica: la manomissione della Costituzione può esser stata pretesa dai poteri dominanti (Davos, Bruxelles) in cambio della concessione – finalmente – degli allentamenti sul Covid, visto anche che la narrazione pandemica si è fatta ormai insostenibile. E quindi: liberi tutti – riguardo al virus – ma a patto che, prima ancora, l’Italia si predisponga a subire altre, eventuali costrizioni: magari quelle raccomandate dall’élite che utilizza, come spaventapasseri, la piccola Greta Thunberg.
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“Sassoli e Biscardi, due morti collegate. Ma la farsa è finita”
Pochi sanno che David Sassoli, che aveva un problema di leucemia, è stato un trapiantato: e aver subito un trapianto rientra tra le controindicazioni per qualsiasi vaccino. Era un uomo di Draghi, che l’aveva spinto nella posizione che occupava nelle istituzioni europee. Sassoli aveva ricevuto il siero C-19 ed era stato male. Al che, è stato contattato da Domenico Biscardi: i due si sono parlati, tra loro c’è stato uno scambio di informazioni importante. Dopodiché, Sassoli ha depositato 9 denunce, che erano delle bombe. Le ha depositate non solo all’Ema, non solo all’Aifa, ma anche più su. Quello che posso dire, ben consapevole dei rischi che corro, è che – dopo queste denunce – Sassoli è stato “spento”, diciamo così. Esattamente come sembra sia accaduto all’amico Domenico Biscardi, che avevo intervistato pochi giorni prima del decesso. Credo che la sua morte sia strettamente collegata a quella di Sassoli, nonostante le problematiche di Biscardi (lo stress) e quelle di Sassoli (la leucemia).Questo – tra i due – è un collegamento importante, di cui nessuno ha mai parlato: lo sto dicendo qui, per la prima volta. Come sono venuto a conoscenza di tutto questo? Be’, ad Aviano (dove Sassoli era ricoverato, ndr) ci sono tante persone: brave persone, coscienziose; ci sono tanti medici, che parlano tra di loro; e non soltanto medici. Ora, come sappiamo, è morto anche Luc Montagnier. Non appena ho appreso la notizia, ho chiamato immediatamente Ornella Mariani, per trent’anni sua collaboratrice in tanti progetti comuni, Ornella è anche molto amica della compagna di Montagnier e del suo entourage: le persone più strette non sanno spiegarsi l’accaduto. Che dire? C’è chi invoca un secondo Processo di Norimberga. Bene: posso dirvi che la prospettiva è molto più concreta di quanto si immagini. Con la persona che sta portando avanti questa causa internazionale, l’avvocato Reiner Fuellmich, il mio gruppo sta lavorando da anni.L’avvocato Fuellmich, che incontrerò nei prossimi giorni, è una persona molto più introdotta di quanto possiate immaginare: un uomo di grande coraggio, veramente molto preparato, con agganci importantissimi. Quindi, ripeto: il discorso Norimberga-2 è estremamente realistico. Il cambiamento è dietro l’angolo: quando parliamo di Quantum Financial System, di Global Currency Reset e del nuovo sistema economico in arrivo, è importante che la gente capisca che c’è un apparato di professionisti, ad altissimo livello, che si sta muovendo – da anni – verso quella direzione. Poi è spuntata l’Operazione Corona: il “colpo di Stato globale” ha cercato di rallentare qualcosa che, in realtà, nessuno può fermare. Ormai i giochi sono fatti: e quando nomino certe persone, non le nomino a caso. Quello di cui parlo, da due anni, su “Database Italia”, non sono fantasie. E’ ovvio che non si può divulgare tutto, non posso mostrare certi documenti che riceviamo: è un’operazione finanziaria, di intelligence e militare.Se non si è addentro, non si può capire quello sta davvero succedendo: non si può capire perché la testa della piovra è stata recisa. In televisione i virologi parlano di “richiami” fino al 2030? Lasciate perdere tutte queste buffonate: ripeto, i giochi ormai sono stati fatti. Certo: essendo un cambio epocale, non può avvenire in due giorni. E’ una rivoluzione, che deve armonizzare tutto il mondo: non la puoi fare in due giorni, e neanche in dieci anni. Il quadro è molto complesso, in continua evoluzione, con accelerazioni molto importanti: qualcosa è visibile, qualcosa no. Abbiamo assistito al tentativo in corso, da parte di chi si sta opponendo a questo colpo di Stato globale, cercando di svegliare sempre più persone, anche se il risveglio purtroppo è lento. Molti eroi – medici, scienziati schieratisi al nostro fianco, anche i più in vista – spariscono, in un modo o nell’altro. Qualcosa si sa, ma alcune cose non si possono dire, perché il regime è ancora attivo.La testa del serpente, ripeto, è comunque stata recisa: il corpo si muove ancora, per inerzia. In ogni caso, insisto: dietro le quinte, i giochi sono già fatti, positivamente parlando. Sono appena stato fuori Italia: a certi livelli ormai è tutto chiaro, la trasformazione è già in atto. E si sta accelerando, nonostante qualcuno cerchi ancora di rallentare. Ma certi meccanismi non si possono frenare: il cambiamento in arrivo è epocale, ed stato già accettato a tutti i livelli (e chi vi si è contrapposto non ha più il potere di aprir bocca). Ci troviamo davvero sulla soglia del più grande cambiamento, credo, dell’intera storia dell’umanità. E non dovremo aspettare tanto tempo, per vederlo: ci sarà un’accelerazione sempre più evidente, in positivo. Anche la narrativa cambierà: nei prossimi mesi vedremo un allentamento di queste norme insulse. Ci stiamo dirigendo verso una primavera intesa anche come un “risorgimento” dell’umanità. Ovvero: verso la creazione di una nuova umanità, perché il solco che si è creato nella società è una ferita che non credo possa essere ricucita.Le persone che sono rimaste illese, da questo bombardamento, hanno sempre di più la necessità di interagire con persone che vibrano alla loro stessa frequenza; altri invece continuano a indossare la mascherina all’aperto, benché non sia più obbligatorio. Quindi pensiamo alla nostra parte di società, che ha bisogno di socializzare e riappropriarsi della gioia di vivere, di condividere, e anche di impostare tanti nuovi progetti, che ora potremo portare avanti nel piccolo. Molto presto, però, con il cambio del sistema economico-finanziario, saranno progetti che verranno richiesti e finanziati. Il tessuto, comunque, lo dobbiamo creare da adesso. Cosa accadrà, nell’immediato, in Italia? Ci sarà un allentamento graduale: per maggio-giugno saremo usciti quasi del tutto, da questa situazione. Ma attenzione: il discorso Covid, pandemia e Green Pass è il 5% di quello che c’è dietro. Il cambiamento forte lo vedremo già in questo 2022.La vera e propria “disclosure” è un altro discorso. Però, per i cambienti epocali – lo dico ancora una volta – i giochi sono fatti. E le cose si vanno definendo, man mano. A livello politico, gli equilibri cambieranno. Stiamo vedendo una marea di dimissioni, ovunque: Australia, Inghilterra, Canada. Ci sarà anche il “twist”, il colpo di scena, negli Stati Uniti. E probabilmente dovrà “venire giù” l’Europa. Tante persone spariranno: qualcuno si dimetterà, qualcuno si ammalerà di Covid, qualcuno verrà meno: è quello a cui assisteremo. La gente stenterà a capire quello che c’è dietro, ma questo è l’anno in cui i giochi si faranno: perché non è verosimile che, da una parte, ci sia un capovolgimento epocale, strutturale, finanziario, e dall’altra parte rimanga la buffonata dell’info-psico-pandemia, che è stata soltanto un tentativo di rallentare questo processo, che è inarrestabile.(Luca La Bella, dichiarazioni rilasciare l’11 febbraio 2022 nella trasmissione “Gli ultimi retroscena”, con Gianluca Lamberti e Adrian Fiorelli, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”. Giornalista e blogger, La Bella è l’animatore di “Dabase Italia”, spesso fonte di notizie esclusive su ciò che si muove dietro le quinte del potere. Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, si è spento l’11 gennaio 2022. A poche ore di distanza è morto anche Biscardi, farmacologo, autore di clamorose denunce sulla presenza di nano-chip che sarebbero contenuti nell’ossido di grafene rilevato nei sieri C-19).Pochi sanno che David Sassoli, che aveva un problema di leucemia, è stato un trapiantato: e aver subito un trapianto rientra tra le controindicazioni per qualsiasi vaccino. Era un uomo di Draghi, che l’aveva spinto nella posizione che occupava nelle istituzioni europee. Sassoli aveva ricevuto il siero C-19 ed era stato male. Al che, è stato contattato da Domenico Biscardi: i due si sono parlati, tra loro c’è stato uno scambio di informazioni importante. Dopodiché, Sassoli ha depositato 9 denunce, che erano delle bombe. Le ha depositate non solo all’Ema, non solo all’Aifa, ma anche più su. Quello che posso dire, ben consapevole dei rischi che corro, è che – dopo queste denunce – Sassoli è stato “spento”, diciamo così. Esattamente come sembra sia accaduto all’amico Domenico Biscardi, che avevo intervistato pochi giorni prima del decesso. Credo che la sua morte sia strettamente collegata a quella di Sassoli, nonostante le problematiche di Biscardi (lo stress) e quelle di Sassoli (la leucemia).
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Boicottare Poste Italiane. E poi abbandonare questo paese
Abbandonare questa Italia: non è più solo una suggestione, un sentimento. Molti connazionali ci stanno pensando seriamente: Spagna e Baleari, Canarie, Istria, Regno Unito. Ovunque è meglio, sotto questo aspetto: Romania, Bulgaria, Florida. Dappertutto le restrizioni non mordono più, e non hanno mai tormentato troppo i cittadini. Svezia e Danimarca, Svizzera: va bene qualsiasi paese. Scrive “Repubblica”, citando il “New York Times”, che la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, sta per annunciare la rimozione di ogni obbligo – mascherine e pass “vaccinale” – per accedere ai luoghi al chiuso. Obblighi già caduti, per gli studenti, in altri Stati sempre a guida democratica, come New Jersey e Delaware. Le scelte degli Usa preludono dunque a un imminente rimbalzo “aperturista” anche nel Belpaese? Ora lo invocano anche i cialtroni del mainstream, fino a ieri favorevoli a lockdown, coprifuoco, colorazione delle Regioni e ridicoli distanziamenti.L’Italia sembra diventata una sorta di grande manicomio a cielo aperto: e questo, grazie anche a chi si è sottoposto ai sieri sperimentali, ben sapendo che – per molte categorie – erano imposti attraverso lo squallore del ricatto. Proprio questo cedimento civile (assecondare la campagna per il Tso, pur sapendola sospinta dall’autoritarismo e da una violenta propaganda menzognera) ha fatalmente indebolito la quota di “renitenti”, oggi sottoposti alla vessazione quasi generalizzata: mentre la Gran Bretagna abolisce il Tso per i sanitari, il governatorato italico lo estende imponendolo agli over 50, e senza che i titolari di Green Pass accennino a protestare. L’indignazione sta crescendo, a quanto pare, ma è ancora minoritaria. Per contro, la “gioiosa macchina da guerra” del governo Conte-Draghi-Speranza sembra essersi inceppata sulla temuta terza dose: milioni di italiani se ne sono finora sottratti, unendosi ai 7 milioni di cittadini che solo gli imbecilli, a reti unificate, osano ancora chiamare No-Vax.Non durerà per sempre, avverte Gianluigi Paragone: a breve, quando il rigore sanitario avrà ulteriormente devastato l’economia, c’è da temere seriamente la rabbia dei miti. Evidentemente a Palazzo Chigi se ne sono accorti, e forse si preparano davvero ad allentare il cappio. Illudendosi, magari, che la popolazione applauda. Popolazione cui oggi è impedito il libero accesso ai trasporti, a molti negozi e agli uffici pubblici, agli sportelli bancari e persino alle Poste. A proposito: coliamole a picco, le Poste Italiane. Lo propone lo storico Nicola Bizzi, lanciando un vero e proprio boicottaggio: esistono mille agenzie postali private, diffuse su tutto il territorio nazionale. Si possono tranquillamente bypassare, gli uffici postali. E, meglio ancora: si può cogliere l’occasione per chiudere l’eventuale conto corrente aperto presso BancoPosta, rititrando immediatamente il proprio denaro. Insiste Bizzi: diamo una lezione a Poste Italiane, facciamogli vedere chi siamo. Facciamolo, magari, prima di lasciare questo paese ormai cupo e spaventoso, reso invivibile dalla disgustosa indifferenza della maggioranza, che oggi sembra una massa ottusa composta quasi solo da pericolosi ignoranti.Abbandonare questa Italia: non è più solo una suggestione, un sentimento. Molti connazionali ci stanno pensando seriamente: Spagna e Baleari, Canarie, Istria, Regno Unito. Ovunque è meglio, sotto questo aspetto: Romania, Bulgaria, Florida. Dappertutto le restrizioni non mordono più, e non hanno mai tormentato troppo i cittadini. Svezia e Danimarca, Svizzera: va bene qualsiasi paese. Scrive “Repubblica”, citando il “New York Times”, che la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, sta per annunciare la rimozione di ogni obbligo – mascherine e pass “vaccinale” – per accedere ai luoghi al chiuso. Obblighi già caduti, per gli studenti, in altri Stati sempre a guida democratica, come New Jersey e Delaware. Le scelte degli Usa preludono dunque a un imminente rimbalzo “aperturista” anche nel Belpaese? Ora lo invocano anche i cialtroni del mainstream, fino a ieri favorevoli a lockdown, coprifuoco, colorazione delle Regioni e ridicoli distanziamenti.
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Covid, romanzo criminale. Fusillo: resistiamo, pagheranno
Forse qualcuno non ha ancora compreso la portata del divorzio civile, fra italiani e italiani, determinato dalla gestione delinquenziale della pseudo-emergenza sanitaria. Una tragica pagliacciata, costata migliaia di vittime e milioni di “feriti”, recitata dai governi Conte e Draghi sulla pelle dei cittadini. Il tutto con il tacito avallo delle massime istituzioni e l’esplicito incoraggiamento del potere locale più anziano, quello che risiede oltre il Tevere e che un tempo non esitava a bruciare vivi i suoi avversari. Vero, il profilo del disastro è globale, grazie a lestofanti di ogni risma: ma l’impatto della “pia frode” è eminentemente occidentale, visto che oltre due terzi del pianeta non hanno abboccato all’amo e, appena possibile, hanno abbandonato tutte le restrizioni suicide. Epicentro della farsa, l’Italia: siamo il paese dove ai cittadini è ora impedito persino di accedere liberamente al servizio pubblico (Poste, municipio) e di disporre altrettanto liberamente del proprio denaro depositato in banca. Secondo vari legali, i profili penali dell’ultimo decreto Draghi contemplano diverse ipotesi di reato, dall’interruzione di pubblico servizio all’appropriazione indebita.Uno dei legali in prima linea, dalla parte del cittadino, è il valoroso Alessandro Fusillo: ha difeso e ottenuto il successo giudiziario (in Cassazione) di Rosanna Spatari, titolare de “La Torteria” di Chivasso, alle porte di Torino. Una donna esemplare, protagonista di una strenua lotta per rivendicare il proprio diritto costituzionale di cittadina, imprenditrice e lavoratrice. Attraverso il proprio sito Internet, “Difendersi Ora”, l’avvocato Fusillo propone di denunciare il governo Draghi per l’imposizione (abusiva) del Tso agli over 50 tramite i sieri genici sperimentali che qualcuno riesce ancora a chiamare “vaccini”. Lo stesso Fusillo ha predisposto un format di autodifesa per il cittadino, almeno cinquantenne, che nei prossimi giorni dovesse davvero essere raggiunto dall’avviso dell’Asl e dell’Agenzia delle Entrate riguardo al preteso Tso: oltre ad annunciare il ricorso al Giudice di Pace, presentando opposizione di fronte alla sanzione prevista (100 euro, una tantum), si avvertono l’Asl e l’Agenzia delle Entrate che il destinatario si riserva di procedere, in tribunale, per violenza privata e tentata estorsione.Insiste Fusillo: gli over 50 muniti di Green Pass in quanto “guariti dal Covid” possono far valere questa loro condizione per essere esentati dal Tso, ma sarebbe come riconoscere a un padre-padrone il proprio diritto all’abuso. Sembrerebbe cioè un ripiego poco onorevole: meglio invece tenere la schiena diritta e avvisare i mittenti che ci si potrebbe dare appuntamento a Palazzo di Giustizia. Dato che prevale il vomitevole – nella politica, nella sanità, nell’informazione di regime – il richiamo è proprio al rigore, al principio del diritto costituzionale. Come dire: meglio non scendere a patti, in nessun modo, con un establishment tanto indegno, capace (in Italia, soprattutto) di calpestare anche l’ultima parvenza di democrazia. Imperano le frottole: c’è chi ripete – senza ridere – che i “vaccini” C-19 avrebbero una qualche utilità sanitaria, mentre l’ultimo guitto di Sanremo, pagato dalla Rai, irride in modo disgustoso (tra gli applausi) chi denuncia le reazioni avverse, proprio quando la farmacovigilanza dell’Ue parla di non meno di 30.000 morti sospette, correlabili al Tso, e milioni di persone costrette a ricorrere a cure mediche dopo lo sciagurato inoculo.Non è ancora chiaro come finirà, questo nauseabondo Romanzo Criminale che, se non altro, ha avuto il merito di svegliare dal torpore milioni di persone, strattonate e vessate in modo indegno sulla base di verminose, reiterate e spudorate menzogne. Certo, ormai si assiste a spettacolari retromarce mediatiche, da parte dei pagliacci che – in televisione – hanno graziosamente intrattenuto, per due anni, il pubblico degli atterriti, mentre l’economia crollava e l’élite euro-atlantica poneva le basi per una ristrutturazione ultra-autoritaria della società post-democratica. In molti, oggi, sperano che la bufera passi da sola: e infatti tirano un sospiro di sollievo, quando il viceministro e la virostar annunciano imminenti allentamenti. Diversa la linea di condotta di migliaia di esercenti: semplicemente, si rifiutano di obbedire. E lo dicono apertamente, lo scrivono: nel mio negozio si entra anche senza Green Pass. Diserzione, resistenza civile generalizzata. “Perdonare” i gestori della sanguinosa impostura, ove facessero dietrofront? Questo mai, promette l’avvocato Fusillo: innanzitutto bisogna ottenere giustizia, senza sconti per nessuno. Viceversa, l’aria della palude resterebbe irrespirabile: a prescindere dalle eventuali svolte che l’immonda sub-politica dovesse intraprendere.(Giorgio Cattaneo, 8 febbraio 2022).Forse qualcuno non ha ancora compreso la portata del divorzio civile, fra italiani e italiani, determinato dalla gestione ampiamente delinquenziale della pseudo-emergenza sanitaria. Una tragica pagliacciata, costata migliaia di vittime e milioni di “feriti”, recitata dai governi Conte e Draghi sulla pelle dei cittadini. Il tutto con il tacito avallo delle massime istituzioni e l’esplicito incoraggiamento del potere locale più anziano, quello che risiede oltre il Tevere e che un tempo non esitava a bruciare vivi i suoi avversari. Vero, il profilo del disastro è globale, grazie a lestofanti di ogni risma: ma l’impatto della “pia frode” è eminentemente occidentale, visto che oltre due terzi del pianeta non hanno abboccato all’amo e, appena possibile, hanno abbandonato tutte le restrizioni suicide. Epicentro della farsa, l’Italia: siamo il paese dove ai cittadini è ora impedito persino di accedere liberamente a molti negozi, ai servizi (Poste, uffici pubblici) e di disporre altrettanto liberamente del proprio denaro depositato in banca. Secondo vari legali, i profili penali dell’ultimo decreto Draghi contemplano diverse ipotesi di reato, dall’interruzione di pubblico servizio all’appropriazione indebita.