Archivio della Categoria: ‘Recensioni’
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Minzulpop, sindrome Tg1: giornalismo senza notizie
La macchina berlusconiana del consenso giunta nella sua fase finale: il “Minzulpop”. Crasi tra il nome del “direttorissimo” del Tg1 Augusto Minzolini e il ministero della propaganda di mussoliniana memoria. Coniato su Facebook, adottato dai blog e consacrato su YouTube, il neologismo dà il titolo a un saggio collettivo (un gruppo di giornalisti, blogger, attivisti della comunicazione dietro lo pseudonimo asimoviano di Hari Seldon) che analizza l’intera “orchestra mediatica” del Cavaliere. Dagli embedded alle “meravigliose creature”, gli inesauribili portavoce del capo, fino agli inventori di diversivi che mantengono gli italiani sospesi in una rasserenante “bolla catodica”.
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La vita agra di Bianciardi, profeta anarchico a Milano
Abbiamo bisogno, noi occidentali, in questa epoca malata e volgare, di Luciano Bianciardi. Ex-Cogita e Isbn Editore, nella collana L’Antimeridiano, ne pubblicano oggi l’opera completa. Ed è un bene. Così ne potremo maneggiare, in un sol colpo, romanzi, saggi, articoli, diari. Maremmano trapiantato a Milano negli anni Cinquanta, Bianciardi lascia moglie e figli per andare a lavorare come traduttore in una casa editrice della capitale lombarda. Il sottoscritto, che condivide con lo scrittore una parte di cognome e le radici toscane, lo “incontra” casualmente per la prima volta ai tempi del liceo.
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Barbarie: se il capitalismo suicida la civiltà occidentale
Che c’azzecca Pericle con Carlo Magno? Perché continuiamo a parlare, impropriamente, di “civiltà occidentale”, facendola discendere dall’età dell’oro della democrazia ateniese dei filosofi (e degli schiavi)? Se per Simone Veil il mondo ellenico basato sul culto della bellezza fu definitivamente spazzato via nel medioevo dalla Crociata Albigese contro i Catari, in cui trionfò la forza delle armi a cui già Roma aveva piegato il Mediterraneo, un nuovo libro prova ora a ridefinire il concetto di Occidente: qualcosa che è più corretto far risalire ai valori illuministici del ‘700, diritti e libertà, ora sull’orlo dell’estinzione sotto l’incalzare del culto definitivo del profitto, l’oscuro dio del capitalismo assoluto.
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Baricco: grazie a Voltolini, tutto diventa memorabile
Sono contento di presentare il libro nuovo di Dario Voltolini perché è uno degli scrittori che io ammiro di più: mi piace quello che fa, mi affascinano le vie in parte misteriose della sua crescita come scrittore. Quest’ultimo suo libro si intitola “Foravia”: sono tre scritti, credo scritti in un lasso di tempo abbastanza ampio e non credo per essere inseriti tutti e tre nello stesso libro, ma qualche cosa di sotterraneo ci sarà. Sarebbe più semplice dire che sono tre racconti, ma con Dario è un po’ difficile usare i termini che ci semplificano la decifrazione delle forme del genere letterario, perché lui non sta mai troppo fedelmente dentro nessuna forma letteraria.
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Vaticano SpA: tangenti e mafia, finanza criminale
Paolo VI affida il trasferimento all’estero dei fondi vaticani a un laico e a un sacerdote: il laico si chiama Michele Sindona e porta con sé i capitali della mafia, il sacerdote-finanziere amico degli Usa si chiama Paul Marcinkus. E’ Sindona a presentare a Marcinkus il banchiere Roberto Calvi. I tre arrivano a manipolare gli andamenti della Borsa di Milano con le società vaticane che finiscono a Calvi via Sindona. Eletto Papa Albino Luciani, uomo di altissimo rigore morale, il giornalista Mino Pecorelli pubblica i 121 nomi di esponenti vaticani che sarebbero affiliati alla massoneria. Luciani intende far piazza pulita e liberarsi di Marcinkus: lo confida al segretario di Stato vaticano la sera del 28 settembre 1978 e la mattina dopo sarà trovato morto. Pecorelli sarà ucciso sei mesi dopo.
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Suicidi eccellenti: se il potere elimina testimoni scomodi
Morti sospette: cadaveri magari rinvenuti nel fango ma con suole pulitissime e pistola addirittura infilata nella cintura, senza tracce di impronte digitali sull’impugnatura. Suicidi? Così furono classificati. “Tre suicidi eccellenti”, come recita il titolo dell’ultimo libro del magistrato Mario Almerighi, già autore di “I banchieri di Dio” e “Petrolio e politica”, ora concentrato sulla triplice sparizione dei personaggi chiave della maxi-tangente Enimont, cuore nero del caso Tangentopoli. Si tratta del direttore delle Partecipazioni statali Sergio Castellari, del presidente dell’Eni Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, il re della chimica italiana. Tre uomini di potere: finiti sotto inchiesta, si erano decisi a parlare. E sono morti proprio poche ore prima di raccontare la loro verità all’autorità giudiziaria.
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Cricca economy: disastri e business, da Haiti all’Aquila
«La maggior parte delle scuole di New Orleans è in rovina, come le case dei bambini che le frequentavano. Questa è una tragedia, ma è anche un’opportunità», scrive sul Wall Street Journal l’economista Milton Friedman il 9 settembre 2005, pochi giorni dopo le devastazioni dell’uragano Katrina, 1.800 vittime. Steve Quinn, analista finanziario della Hulliburton che gestisce gli appalti dell’occupazione a Baghdad, il 22 novembre 2006 afferma: «L’Iraq è stato meglio del previsto», riferendosi all’andamento di ottobre, buoni affari e 3.709 civili uccisi. Mors tua, vita mea: «Mica c’è un terremoto al giorno», ridevano gli sciacalli “festeggiando” il terremoto dell’Aquila nel 2009.
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Calvario laico, l’Italia di “Pietro” filmata da Gaglianone
Dobbiamo ringraziare Daniele Gaglianone: “Pietro” è il film che dimostra che in Italia la dignità e l’onore (sì, l’onore) non sono morti (non ancora). “Pietro” è il film che si alza in piedi e guarda in faccia il nostro paese, costringendoci a chiederci cosa siamo diventati. Attraverso gli occhi di Pietro vediamo un’Italia ridotta a poche strade, qualche scorcio di metropolitana e un’umanità abbrutita che si pasce della propria nullità e di un’avvilente mancanza di futuro. Gaglianone, lui, sta con Pietro, un italiano che non ha più nessun altro cui volgersi in cerca di umanità e calore.
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Gaglianone: attenti, viviamo in un mondo a orologeria
Solo questo di noi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Parafrasare il Montale scabro degli esordi, isolato e irritato dalla ridondanza espressiva allora dominante e deciso a intraprendere il cammino solitario di una poetica dell’assenza, della sottrazione, dell’inappartenenza, può aiutare a comprendere il senso dell’ultimo lavoro cinematografico di Daniele Gaglianone, “Pietro”, presentato con successo a Locarno: risuona quel “non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe”, perché il film parla con la lingua del silenzio, la parola ridotta a rarefatto epitaffio per meglio esplodere la sua verità terribile: viviamo in un mondo spietato, devastato dall’odio, senza scampo.
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Sankara: le idee non si possono uccidere
«Sankara era ben cosciente di questo sistema, che oggi chiamiamo globalizzazione, che permette a poche famiglie, trecento o quattrocento, di controllare quasi tutto», afferma Alex Zanotelli, instancabile alfiere dei diritti dell’Africa, ricordando il sacrificio del leader popolare del Burkina Faso, assassinato nel 1987 pochi mesi dopo il celebre discorso alla conferenza di Addis Abeba per la cancellazione del debito del terzo mondo: «Se il Burkina Faso resterà solo in questa richiesta – disse – io l’anno prossimo non sarò qui più a questa conferenza». Lo aveva detto chiaramente: protesta non-violenta, altrimenti «ci elimineranno fisicamente». Così è stato, anche se Sankara non mai tradito la vocazione non-violenta della sua missione politica: liberare l’Africa dalla schiavitù del neo-colonialismo finanziario.
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Traffico di organi nel Kosovo controllato dalla Nato
Centomila euro: è il valore di un rene – umano – sul mercato nero. Quello del traffico di organi è uno dei business su cui si regge l’economia criminale del Kosovo, la cui indipendenza affrettata dagli Usa è stata appena convalidata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Serbia. Il Kosovo, “liberato” dieci anni fa dalla Nato e affidato alla debole amministrazione delle Nazioni Unite, è il terreno di caccia ideale per i “lupi nella nebbia”, gli sciacalli del narcotraffico che, smesse le uniformi indipendentiste dell’Uck, ora governano l’ex regione serba sotto la protezione degli Usa, che vi hanno installato una gigantesca base militare. Il Kosovo? Armi e mafia, moltissima droga e, appunto, traffico di organi.
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Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l’impero dell’eroina
Il Kosovo? Un narco-Stato, dove l’ex Uck – nata come esercito di liberazione anti-serbo e ora alleata con la ‘ndrangheta calabrese – si trova al centro di un network criminale internazionale, sotto la tacita protezione degli Usa. L’eroina arriva dall’Afghanistan e, una volta a Pristina, viene smistata sul mercato europeo. L’eroina e non solo quella: i clan mafiosi al governo del Kosovo campano anche di altri business pericolosi, armi e persino traffico di organi. Lo denuncia il primo libro-inchiesta pubblicato in Italia a 10 anni dalla “liberazione” del Kosovo: un’indagine giornalistica esemplare, che illumina una realtà sconvolgente, che le autorità fingono di ignorare.