Archivio della Categoria: ‘LIBRE friends’
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Ricerca, diretta web con Riccardo Iacona e Piero Angela
La rete delle micro web tv, web radio e web tv universitarie torna in diretta online per un evento “a rete unificata”. Venerdì 24 settembre dalle ore 20 verrà trasmessa su centinaia di web tv, videoblog informativi e media iperlocali la “Notte dei ricercatori 2010”, appuntamento promosso dalla Commissione Europea. Ad oggi l’evento verrà irradiato anche da Corriere.it, Lastampa.it, Rainews24.it, Ilfattoquotidiano.it, Unita.it, E’ Tv, Sapere.it e YouDem.tv. Intervengono alla trasmissione sul web anche Riccardo Iacona, Luca De Biase e Piero Angela, con un’intervista registrata.
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Officine Corsare: un giovane futuro a chilometri zero
Mobili autocostruiti, sedie pittoresche, divani reinventati: tanti angoli tranquilli dove sentirsi a casa, tra amici, ideali «per leggere il libro del cuore proprio in mezzo alla festa, se sei un nerd». C’è posto per tutti alle Officine Corsare di Torino, il nuovo spazio multi-activity che si inaugura il 22 settembre in via Pallavicino 35 a due passi dal centro di Torino. «Via libera: puoi dimenarti sotto le casse se è la tua serata, o sfidare gli amici per ore giocando a calcetto». Musica, assaggi, bar: si comincia con un “apertivo a chilometri zero”, in omaggio alla filosofia delle filiere corte, e si continua con teatro, incontri, cultura: le Offine Corsare, aperte nel complesso del Torino Youth Centre, si presentano come autentico centro culturale giovanile.
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Calvario laico, l’Italia di “Pietro” filmata da Gaglianone
Dobbiamo ringraziare Daniele Gaglianone: “Pietro” è il film che dimostra che in Italia la dignità e l’onore (sì, l’onore) non sono morti (non ancora). “Pietro” è il film che si alza in piedi e guarda in faccia il nostro paese, costringendoci a chiederci cosa siamo diventati. Attraverso gli occhi di Pietro vediamo un’Italia ridotta a poche strade, qualche scorcio di metropolitana e un’umanità abbrutita che si pasce della propria nullità e di un’avvilente mancanza di futuro. Gaglianone, lui, sta con Pietro, un italiano che non ha più nessun altro cui volgersi in cerca di umanità e calore.
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Gaglianone: attenti, viviamo in un mondo a orologeria
Solo questo di noi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Parafrasare il Montale scabro degli esordi, isolato e irritato dalla ridondanza espressiva allora dominante e deciso a intraprendere il cammino solitario di una poetica dell’assenza, della sottrazione, dell’inappartenenza, può aiutare a comprendere il senso dell’ultimo lavoro cinematografico di Daniele Gaglianone, “Pietro”, presentato con successo a Locarno: risuona quel “non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe”, perché il film parla con la lingua del silenzio, la parola ridotta a rarefatto epitaffio per meglio esplodere la sua verità terribile: viviamo in un mondo spietato, devastato dall’odio, senza scampo.
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Traffico di organi nel Kosovo controllato dalla Nato
Centomila euro: è il valore di un rene – umano – sul mercato nero. Quello del traffico di organi è uno dei business su cui si regge l’economia criminale del Kosovo, la cui indipendenza affrettata dagli Usa è stata appena convalidata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Serbia. Il Kosovo, “liberato” dieci anni fa dalla Nato e affidato alla debole amministrazione delle Nazioni Unite, è il terreno di caccia ideale per i “lupi nella nebbia”, gli sciacalli del narcotraffico che, smesse le uniformi indipendentiste dell’Uck, ora governano l’ex regione serba sotto la protezione degli Usa, che vi hanno installato una gigantesca base militare. Il Kosovo? Armi e mafia, moltissima droga e, appunto, traffico di organi.
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Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l’impero dell’eroina
Il Kosovo? Un narco-Stato, dove l’ex Uck – nata come esercito di liberazione anti-serbo e ora alleata con la ‘ndrangheta calabrese – si trova al centro di un network criminale internazionale, sotto la tacita protezione degli Usa. L’eroina arriva dall’Afghanistan e, una volta a Pristina, viene smistata sul mercato europeo. L’eroina e non solo quella: i clan mafiosi al governo del Kosovo campano anche di altri business pericolosi, armi e persino traffico di organi. Lo denuncia il primo libro-inchiesta pubblicato in Italia a 10 anni dalla “liberazione” del Kosovo: un’indagine giornalistica esemplare, che illumina una realtà sconvolgente, che le autorità fingono di ignorare.
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Il futuro: fagioli sul fuoco, signorile frugalità
La frugalità non è più una virtù, è stata sostituita dallo spreco che, oltre ad esser comodo, crea profitto. Mangiare e bere diventano un buon affare, resiste alla crisi. Tutti vogliono mangiare, bere e dormire in un letto. Poco importa se il prezzo è alto. Se si vuol vivere con il trekking a cavallo si devono procurare queste cose: pochi possono permettersi l’estremo lusso di non farlo. E parlare di frugalità diventa, per questo, signorilità assoluta. Ovviamente frugalità per scelta, non per dannazione.
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Questi amati orrori: un vivo tra i morti
Un morto tra i vivi. O, a scelta, un vivo tra i morti. Un non-personaggio, quello che scaturisce dall’anti-monologo “Questi amati orrori” scritto da Renato Gabrielli: lo spettacolo non ha maschere ma promette “apparizioni”. Figure bifronti, ectoplasmi tenuti assieme dal desiderio e che svaniscono in un soffio d’abbandono: una madre e il suo bambino, un cane e il suo padrone, una coppia di amanti, un dottore e il suo paziente, un attore e chi lo osserva. Lo spettacolo «non ha trama, ma vuole senso; non ha scena, ma si fa spazio; non ha budget, ma vanta una ricchezza».
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Trucano: fame di verità, una pittura da boxeur
Trenta ottobre 1974: Muhammad Alì e George Foreman si scontrano sul ring di Kinshasa, in uno dei più memorabili match di pugilato della storia. All’ottava ripresa, dopo aver condotto l’intero incontro stretto alle corde a prenderle, Alì incalza Foreman uscendo dall’angolo inaspettatamente, con una rapidità incredibile e fulmina il suo colossale rivale con una breve, spietata, esplosiva successione di colpi. Quel momento, quel fulmine che illumina, quella detonazione che non ti aspetti, quella roba sbattuta in faccia: quella è la pittura di Mauro Trucano.
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Bike Pride, rivoluzione in bicicletta dal cuore di Torino
Mentre la piattaforma maledetta continua a vomitare petrolio dagli abissi del Golfo senza che la superpotenza americana (incredibile ma vero) riesca a tappare la falla, nei giorni neri in cui al di qua dell’Oceano i Tremonti di tutta Europa gettano la maschera, annunciando che la festa è finita ed è giunta per tutti l’ora delle lacrime, dal cuore in disarmo dell’ex capitale italiana dell’auto si leva un grido dal sapore profetico: Bike Pride. Non la solita pedalata ecologica, per sfilare in bici davanti agli autosaloni scintillanti di lussuosi Suv, ma un «grande corteo a carattere ecologista» per proclamare – sfilando lungo le rive torinesi del Po – che il vecchio mondo dei petrodollari è prossimo alla fine, e che nell’eventuale Nuovo Mondo ci sarà molto da pedalare.
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Alpitrek: il lusso della libertà, lontano dagli sprechi
La frugalità? Non è più una virtù, è stata sostituita dallo spreco: che è comodo e crea profitto. Mangiare, bere, dormire in un letto: poco importa se il prezzo è alto. Rinunciare a tutto questo? «Un lusso estremo», quello della «frugalità per scelta, non per dannazione». Al punto che «parlare di frugalità diventa, per questo, signorilità assoluta». Parole di un filosofo? In un certo senso: ma, anziché parlare dalla cattedra, in questo caso il filosofo pratica. Lo fa da più di trent’anni, sulle Alpi, a cavallo, alla guida della strana tribù dell’Alpitrek, eresia libertaria allo stato puro: per abitare spazi aperti, fra terra e cielo.
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Rigoni Stern: Tino Aime, le sentinelle della neve
Nell’arco delle Alpi, nell’uno e nell’altro versante, in qualche valle non raggiunta dal turismo perché discosta e non appetibile ai cittadini, e quasi del tutto abbandonata dagli abitanti, sono rimasti degli uomini a testimoniare, ma anche a custodire una antica civiltà. Sono la retroguardia in questa ritirata di valori civili, ma come in tutte le ritirate la retroguardia è quella che salva. In molti casi questi uomini sono poeti e artisti; ed è giusto sia così poiché sempre e ancora loro sono quelli che portano il lume. E oggi, poi, siamo in un momento della storia in cui occorre frenare un presunto progresso che non pone limiti alla totale distruzione del pianeta.