Archivio della Categoria: ‘idee’
-
Maddalena a Mattarella: arrendersi ai mercati è un crimine
Di fronte alla scelta di Mattarella di negare a Paolo Savona la nomina ministeriale ho provato disorientamento e abbattimento. Dal punto di vista strettamente costituzionale poteva dire “io non firmo”, perché l’articolo 90 della Costituzione conferisce al presidente potere di nomina. Ma nel caso di specie, dopo aver consentito a Di Maio e Salvini di fare un programma di governo e dopo aver dato l’incarico a Conte, la contrarietà a un singolo ministro per un fatto individuale trovo sia perlomeno politicamente inammissibile, comunque contraria alla volontà del popolo italiano e al corpo elettorale, che si è espresso chiaramente per cambiare il sistema. Gli italiani hanno espresso un voto antisistema, invece Mattarella – chiamando Cottarelli, che proviene dal Fmi – ha voluto ribadire il suo apprezzamento per il sistema neoliberista. Su questo il presidente sbaglia: tutto si può dire, tranne che il sistema neoliberista abbia portato dei buoni frutti. Ha aumentato le disuguaglianze in tutto il mondo. Ha cominciato Pinochet, che ha distrutto il Cile. Poi c’è stata la Thatcher in Inghilterra, dove il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto livelli mai visti. Il neoliberismo è stato applicato da Reagan e poi soprattutto da Clinton negli Stati Uniti (che ora hanno reagito non confermando la Clinton e votando Trump: dalla padella alla brace).Il sistema valido è quello keynesiano, che permise agli Usa di superare la Grande Depressione degli anni Trenta. Si tratta di distribuire il denaro alla base della piramide sociale cioè ai lavoratori, facendo sì che i negozi aprano e le imprese assumano, in un circolo virtuoso. Invece, secondo la tesi neoliberista lanciata all’inizio degli anni ‘60 da un certo Milton Friedman della Scuola di Chicago, bisogna concentrare la ricchezza nelle mani di pochi e bisogna estromettere lo Stato dall’economia – cioè, il popolo intero non può partecipare all’economia come comunità statale: non si possono dare aiuti alle imprese, ci vuole una forte competività. Questo crea le premesse per cui il lavoro diventa merce, e quindi si tradisce l’idea stessa di Stato-comunità che è in Costituzione. La comunità è formata dal popolo, che contribuisce alla comunità col suo lavoro, dal territorio che offre i mezzi di sostentamento e le fonti di ricchezza necessarie per il progresso materiale e spirituale della società. La sovranità lascia al popolo l’appartenenza, a titolo di sovranità, del territorio, nonché la possibilità di decidere. Mi sembra che tutti gli elementi dello Stato-comunità vengano attaccati dal pensiero neoliberista, e mi spiace molto.Lo spread? Noi legittimiamo – non so in base a quale principio giuridico – l’azione speculativa, che è vietata dal nostro codice. E’ una sopraffazione, la speculazione: non è che possiamo dire che i mercati sono liberi di fare quello che vogliono. Quando gli Stati si sottomettono ai mercati, compiono un crimine fortissimo: i governanti devono appunto governare il mercato, non esserne governati. Il mercato fa i suoi interessi, e la speculazione non è lo strumento per fare i nostri. E’ vietata, la speculazione: può recare danno e farci morire tutti. E’ vietata dall’articolo 501 del codice penale, che punisce chi rompe la stabilità dei prezzi delle merci. Questa sottomissione al mercato, da parte dei governi di tutto il mondo – specie del mondo occidentale – è un errore madornale. Avere un mercato aperto non significa dare accesso a leggi di mercato arbitrarie. Il mercato dovrebbe seguire una sola legge naturale, quella della domanda e dell’offerta. In realtà, oggi tende solo ad appropriarsi dei beni altrui. Noi abbiamo dato tutto, ormai. Ci hanno tolto tutto: sono rimasti solo i nostri immobili privati, qualche piccola industria. Dobbiamo dare anche questo? Mi pare assurdo. E l’assurdità sta proprio in questo assecondare il pensiero neoliberista, e soprattutto l’azione – non legittima, per usare un eufemismo – che opera la finanza. La speculazione finanziaria è costituzionalmente illegittima: non è possibile darle legittimità. La riteniamo una cosa intoccabile, quasi sacra, quando in televisione stiamo a sentire com’è andata la Borsa.Nel rifiutare Savona, Mattarella ha detto di voler tutelare i piccoli risparmiatori italiani? Su questo sono completamente in disaccordo, tant’è vero che lo spread è salito. Non si possono assecondare i mercati, che agiscono in base a principi egoistici. Noi abbiamo bisogno di una cooperazione internazionale per controllare i mercati, ma lo stesso trattato internazionale sul commercio si è votato a favore della speculazione finanziaria. A mio avviso, la scelta di Sergio Mattarella – che rispetto, come persona – è completamente sbagliata. Ha buttato a mare un percorso che era durato 85 giorni. Lo stesso Savona gli aveva offerto una soluzione, dichiarandosi a favore dell’Europa: un’Europa con più uguaglianza tra gli Stati. La finanza agisce in modo malevolo, come la criminalità organizzata: se alla criminalità organizzata vai a dire “io faccio il tuo interesse”, quella fa il suo interesse e ti uccide lo stesso. Ci stanno uccidendo ugualmente, infatti: non si tratta, col nemico criminale. La trattativa Stato-mafia? Allora furono le stragi a portarci alla trattativa, adesso è la guerra economica cavalcata soprattutto dalla Germania. L’unica nostra salvezza è attuare la Costituzione. Anche se dovessimo andare verso una “decrescita felice”, come afferma Latouche, sarebbe preferibile: manterremmo le nostre cose e non saremmo esposti alla schiavitù. Perché a questo punto ci tolgono tutto il territorio ed è finita la comunità italiana – com’è avvenuto in Grecia, dove i cittadini fanno i camerieri per gli stranieri a cui hanno svenduto le loro case.Ho capito da tempo che nel pensiero neoliberista c’è un meccanismo pratico che prevede la creazione del denaro dal nulla e la commercializzazione di denaro fittizio, come quello dei derivati. Tutto a favore delle multinazionali e contro gli interessi del popolo italiano. Addirittura l’ultimo Gentiloni ha approvato il decreto legislativo incostituzionale “taglia-foreste”, destinate ad alimentare le centrali a biomassa dei nostri grandi imprenditori. Nell’ordinamento italiano è stato recepito il bail-in, cioè: se falliscono le banche, pagano i depositanti. Bella roba: questo è il sistema neoliberista, adottato dal Trattato di Maastricht e dal Trattato di Lisbona. Si tenga presente che, sui trattati europei, prevale la Costituzione della Repubblica italiana: a partire dal 1973, la giurisprudenza della Corte Costituzionale ha più volte affermato che nell’ordinamento italiano non possono entrare le norme comunitarie contrarie ai diritti fondamentali, ai diritti dell’uomo e ai principi fondanti della Costituzione repubblicana. Il diritto al lavoro è un diritto fondamentale: come facciamo a sostenere questo sistema economico predatorio neoliberista e ridurre il lavoro a merce? Dobbiamo ripristinare il diritto, e l’ha fatto l’Islanda con grande successo – nazionalizzando tutti i fattori della produzione. Se invece in Italia andiamo avanti così, sensa nazionalizzare niente, è sicuro che moriremo tutti.La finanza ci annienta con denaro fittizio: i derivati sono diventati 20 volte il Pil di tutti gli Stati del mondo. Noi italiani cosa siamo, degli imbecilli? Li potremmo far crollare abrogando leggi insulse che abbiamo approvato, facendo il male nostro. Addirittura i nostri rappresentati al Parlamento Europeo hanno detto sì al Ttip e al Ceta, cioè o trattati euro-atlantici che pretendono il risarcimento del danno se le multinazionali non riescono a piazzare in Italia i loro prodotti, che producono magari tumori. Per contro, quando sta succedendo potrebbe aiutare gli italiani a rendersi conto che devono essere uniti e opporsi al sistema predatorio e neoliberista. Evitando le delocalizzazioni, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, e nazionalizzando il più possibile, gli italiani devono riprendersi il territorio che ci è stato tolto. Tornando al Quirinale: chi ha consigliato male il nostro presidente vuole il male dell’Italia, non in bene degli italiani. Il meccanismo neoliberista si fonda su precisi passaggi. Primo, creazione del denaro dal nulla. Derivati, cartolarizzazioni, Jobs Act, project-bond e tante altre cose, fatte con leggi incostituzionali. Quindi: privatizzazioni, liberalizzazioni. Nel 1990 abbiamo privatizzato tutte le banche pubbliche, primo atto assolutamente inconcepibile. Poi nel ‘92 abbiamo privatizzato l’Ina, l’Eni, l’Enel e l’Iri, con tutte le sue industrie. Ci siamo spogliati di tutto: il popolo italiano non produce più niente, è emarginato dall’economia. Come facciamo a pagare i nostri debiti? Anche quelli sono diventati una prestazione impossibile, ai sensi del codice civile. In un sistema predatorio, ogni giorno ci impoveriamo di più, ogni giorno il debito cresce.Poi addirittura questi signori pretendono che il debito diminuisca mettendo denaro da parte: ma il denaro non basta più neppure per arrivare a fine mese, è il sistema che deva cambiare. Questo sistema poi finisce con le svendite: tutto il settore alimentare se l’è preso la Francia insieme a quello della moda, il settore meccanico se l’è preso la Germania, mentre la Cina s’è preso il settore agricolo. Siamo mancanti di tutto, e manteniamo ancora questo sistema? Per fortuna la gente sta capendo che bisogna cambiare, sente che questo sistema fa male. E i due partiti che hanno avuto più voti sono stati antisistema. Vogliamo un altro sistema? Questo dovrebbe chiarito, alle prossime elezioni: vogliamo ancora il sistema predatorio che ci fa morire o vogliamo il sistema produttivo che ci fa vivere? Non ci sono più destra, sinistra e centro: sopra c’è la finanza speculativa e sotto ci sono gli schiavi, ci siamo noi. E gli schiavi ci sono anche negli Stati Uniti, in Cile, in Sudamerica, in Germania, in Francia. Bisogna rivitalizzare il senso della comunità politica e il senso della civiltà, perché è nella “civitas” che nasce la comunità. Altrimenti torniamo all’uomo-branco, dove piccoli branchi di speculatori finanziari uccidono tutti gli altri. E li stiamo anche legalizzando: quando il crimine diventa totale, allora lo si legalizza. Ma è un sistema suicida, illogico e riprovevole, dal quale dobbiamo uscire.(Paolo Maddalena, dichiarazioni rilasciate a Roberto Citrigno per l’intervista “E’ il momento di cambiare sistema”, trasmessa da “Pandora Tv” il 31 maggio 2018. Il professor Maddalena è vicepresidente emerito della Corte Costituzionale. Per l’editore Donzelli, Maddalena ha pubblicato nel 2014 il saggio “Il territorio bene comune degli italiani. Proprietà collettiva, proprietà privata e interesse pubblico”, seguito nel 2016 da “Gli inganni della finanza. Come svelarli, come difendersene”).Di fronte alla scelta di Mattarella di negare a Paolo Savona la nomina ministeriale ho provato disorientamento e abbattimento. Dal punto di vista strettamente costituzionale poteva dire “io non firmo”, perché l’articolo 90 della Costituzione conferisce al presidente potere di nomina. Ma nel caso di specie, dopo aver consentito a Di Maio e Salvini di fare un programma di governo e dopo aver dato l’incarico a Conte, la contrarietà a un singolo ministro per un fatto individuale trovo sia perlomeno politicamente inammissibile, comunque contraria alla volontà del popolo italiano e al corpo elettorale, che si è espresso chiaramente per cambiare il sistema. Gli italiani hanno espresso un voto antisistema, invece Mattarella – chiamando Cottarelli, che proviene dal Fmi – ha voluto ribadire il suo apprezzamento per il sistema neoliberista. Su questo il presidente sbaglia: tutto si può dire, tranne che il sistema neoliberista abbia portato dei buoni frutti. Ha aumentato le disuguaglianze in tutto il mondo. Ha cominciato Pinochet, che ha distrutto il Cile. Poi c’è stata la Thatcher in Inghilterra, dove il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto livelli mai visti. Il neoliberismo è stato applicato da Reagan e poi soprattutto da Clinton negli Stati Uniti (che ora hanno reagito non confermando la Clinton e votando Trump: dalla padella alla brace).
-
Via 250 miliardi di debito: è questo a spaventare l’oligarchia
Ma davvero credete che il problema fosse il professor Paolo Savona? A terrorizzare l’oligarchia Ue, afferma Fabio Conditi, è il “contratto” firmato da Di Maio e Salvini per il “governo del cambiamento”. Trenta punti, «dove per la prima volta si mette completamente in discussione il sistema monetario e bancario attuale e le politiche di austerity che ci propinano da anni». Lo spunto rivoluzionario: la volontà di cancellare 250 miliardi di euro di debito pubblico, cioè i titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia, al cui governatore – per la prima volta nella storia – il presidente della Repubblica ha “affidato” il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, “invitato” da Mattarella a conferire con Ignazio Visco, uomo vicinissimo a Mario Draghi e all’euro-sistema dominato dalla Germania. Paolo Savona? Usato come pretesto, per sabotare la pulsione sovranista. «Ma voi pensate davvero che il presidente della Repubblica e i poteri che rappresenta – scrive Conditi su “Come Don Chisciotte” – si siano realmente preoccupati della grande esperienza di questo arzillo professore che nella sua vita, pur avendo vissuto all’interno delle istituzioni, ha manifestato qualche opinione critica verso l’euro senza aver mai denunciato il sistema del debito?».Qualcuno – si domanda Conditi, presidente dell’associazione Moneta Positiva – ha provato a capire che cosa, all’interno di quel programma “gialloverde”, spaventa l’attuale sistema al punto da costringere il presidente della Repubblica a rischiare l’impeachment, facendo cadere sul nascere – con mossa platealmente irrituale, politicamente sconcertante – il primo governo voluto dalla maggioranza degli italiani? Conditi mette in fila una serie di indizi e segnali, sul clima che in Italia starebbe vorticosamente cambiando verso una progressiva presa di coscienza. Parla da solo il successo della trasmissione televisiva del 4 maggio su “Canale Italia”, in cui Conditi – insieme a Nino Galloni, Marco Mori, Giovanni Zibordi, Giovanni Lazzaretti e Paolo Tintori – ha spiegato, in prima serata, “come si creano i soldi”, ovvero «come lo Stato può e deve creare soldi e come il debito pubblico può essere cancellato». Il 23 maggio è Carlo Freccero, nel super-prudente salotto di Lilli Gruber su La7, a gelare la conduttrice e il suo sodale, Massimo Giannini, dichiarando con semplicità «due verità scomode e rivoluzionarie: che il debito può essere cancellato e che uno Stato sovrano non può fallire perchè può sempre stampare soldi». Reazioni: la Gruber preoccupata, Giannini imbarazzato.Poi la mossa inaudita di Mattarella il 27 maggio, il siluramento di Savona. L’indomani, Conditi è tornato negli studi di Canale Italia – con Vito Monaco, Marco Mori, Gianfranco Amato e il cantautore Povia. La sintesi: «Da oggi l’articolo 1 della Costituzione deve essere riscritto. L’Italia è una Repubblica non democratica fondata sulla schiavitù. La sovranità appartiene alla finanza che la esercita nelle forme e nei limiti dei mercati finanziari». La decisione di Mattarella? Inaccettabile. E carica di conseguenze: di fatto, ha esposto il Quirinale a una crisi inaudita. La scusa? Per le sue critiche all’euro, Savona spaventa i mercati finanziari: per questo, secondo Mattarella, sarebbero a rischio i risparmi degli italiani. Per Conditi, il vero motivo del devastante sabotaggio del governo Conte è un altro: «Il programma di governo del M5S e della Lega contiene secondo noi alcuni obiettivi che non sono ritenuti accettabili dal potere economico e finanziario che in Italia ha sempre condizionato le nostre scelte politiche degli ultimi 40 anni». Mattarella? «Non doveva e non poteva esercitare questa sua prerogativa, rifiutando un governo formato da partiti e movimenti regolarmente eletti, che hanno la maggioranza in Parlamento e hanno stipulato un accordo di governo addirittura votato e approvato dai cittadini». Lo stop a Conte imposto il 27 maggio resta «un atto grave e pericoloso per la democrazia».Attenzione, però: «Se sono stati costretti ad una mossa così ingenua come quella di non far nascere un governo che, per la prima volta da anni, è stato regolarmente votato e voluto dalla maggioranza dei cittadini italiani – aggiunge Conditi – significa che il vento del cambiamento sta finalmente spirando nella direzione giusta». Quel famoso “contratto”, «volente o nolente, ha davvero la capacità di incidere e realizzare un cambiamento reale in questo paese a vantaggio di tutti, e non solo dei soliti privilegiati: per questo motivo non lo vogliono». Cosa prevede, infatti? Un provvedimento di inaudita importanza: la cancellazione di 250 miliardi di euro di debito pubblico, titoli di Stato detenuti da Bankitalia. Non solo: c’è anche «la possibilità per lo Stato di stampare Minibot, cioè una moneta di Stato». Ancora: «La creazione di un sistema di banche pubbliche, una per gli investimenti ed un’altra per il credito». Tutto questo, per finziare «politiche economiche espansive al posto delle politiche di austerity». Per esempio: reddito di cittadinanza, pensioni dignitose e abattimento delle tasse. Anche una sola di queste ipotesi – sottolinea Conditi – farebbe «vedere i sorci verdi al potere economico e finanziario che ci ha ridotto in schiavitù». Sicché, «vederle tutte insieme deve aver fatto prendere un coccolone nei piani alti: sono soddisfazioni che non hanno prezzo».Pur tra mostruose difficoltà politiche, ben rappresentate dalla minaccia telecomandata dello spread e dall’inaudito boicottaggio del presidente della Repubblica (il primo nella storia a rifiutare un candidato ministro per motivi ideologico-politici), i 5 Stelle la Lega – secondo Fabio Conditi – hanno comunque «imboccato finalmente la strada giusta». In estrema sintesi: «Il 99% della popolazione più povera deve essere unito per combattere contro quell’1% che ci vuole schiavi del debito e rassegnati alla miseria». E’ un fatto: nonostante le posizioni inizialmente distanti, il “contratto” di governo è stato costruito con fatica e in modo trasparente. Conditi incoraggia grillini e leghisti: «Avete una squadra di governo, avete la maggioranza della popolazione che vi approva, avete contro il potere economico e finanziario mondiale: l’unico errore che potete fare è tornare indietro sui vostri passi». Lo spread? Neutralizzabile con una sola mossa, secondo Conditi: «Basterebbe emettere titoli di Stato a valenza fiscale, cioè utilizzabili alla scadenza anche per pagare le tasse: in questo modo non ci sarebbe più il rischio che lo Stato possa non rimborsarli e quindi sarebbero impossibili le manovre speculative al ribasso di questi giorni. Inoltre queste nuove emissioni sarebbero più “appetibili” per gli investitori perché meno rischiose».Questo per dire che i mercati – quelli veri – non coincidono esattamente con i ristretti gruppi del potere oligarchico europeo che manovrano lo spread come una clava. Al menù del riscatto, Conditi aggiunge anche il Sire, sistema di riduzione erariale. «Serve assolutamente un sistema di pagamenti alternativo a quello del sistema bancario italiano, dove circoli uno strumento monetario a valenza fiscale che non possa essere “bloccato” dalla Bce e dalla Commissione Europea». Esiste un modo, quindi, per respingere il rigore (che è interamente politico) senza neppure violare i trattati-capestro su cui si fonda il sistema Ue. Con il Sire, dice Conditi, «si possono tranquillamente finanziare – senza fare debito – sia il reddito di cittadinanza che soprattutto la Flat Tax. In pratica come succede alla Coop, paghi le tasse normali, ma te ne restituisco una parte in buoni-sconto per le tasse future». E vogliamo parlare della banca centrale italiana, presso cui Mattarella ha “spedito” il povero Conte? «E’ necessario che lo Stato riprenda il controllo totale di Bankitalia – chiosa Conditi – riacquistando le quote di partecipazione attualmente in mano alle istituzioni e banche private». Per il resto, avanti tutta: euro o non euro, si tratta di riconquistare la sovranità della moneta: «Sarà comunque di proprietà dei cittadini e libera dal debito».Ma davvero credete che il problema fosse il professor Paolo Savona? A terrorizzare l’oligarchia parassitaria Ue, afferma Fabio Conditi, è il “contratto” firmato da Di Maio e Salvini per il “governo del cambiamento”. Trenta punti, «dove per la prima volta si mette completamente in discussione il sistema monetario e bancario attuale e le politiche di austerity che ci propinano da anni». Lo spunto rivoluzionario: la volontà di cancellare 250 miliardi di euro di debito pubblico, facendoli acquistare dalla Banca d’Italia, al cui governatore – per la prima volta nella storia – il presidente della Repubblica ha “affidato” il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, “invitato” da Mattarella a conferire con Ignazio Visco, uomo vicinissimo a Mario Draghi e all’euro-sistema dominato dalla Germania. Paolo Savona? Usato come pretesto, per sabotare la pulsione sovranista. «Ma voi pensate davvero che il presidente della Repubblica e i poteri che rappresenta – scrive Conditi su “Come Don Chisciotte” – si siano realmente preoccupati della grande esperienza di questo arzillo professore che nella sua vita, pur avendo vissuto all’interno delle istituzioni, ha manifestato qualche opinione critica verso l’euro senza aver mai denunciato il sistema del debito?».
-
L’Italia ultimo baluardo di una Germania ormai accerchiata
Si fa sempre più concitata la situazione in Italia ed in Europa, sintomo che la rottura dei vecchi equilibri è vicina. Domenica 27 maggio, il presidente della Repubblica ha posto il veto alla nomina dell’euroscettico Paolo Savona al ministero dell’economia, affossando così il fragile governo M5S-Lega: nonostante l’incarico per la formazione di un nuovo esecutivo sia stato assegnato all’ex-Fmi Carlo Cottarelli, è ormai inevitabile che la XVIII legislatura volga velocemente al termine, presumibilmente nel prossimo autunno. Si potrebbe addirittura dire che la mossa di Mattarella sia un clamoroso regalo allo schieramento M5S-Lega, che consentirà ai populisti di galvanizzare l’elettorato e fare il pieno di voti alle urne. Sullo scenario italiano e sulla sua collocazione nel più ampio contesto internazionale, avevamo scritto 48 ore prima che Mattarella, con una mossa inaspettata, stroncasse sul nascere il governo Conte: in particolare, sottolineavamo come il governo M5S-Lega fosse stato assemblato dagli angloamericani per scardinare l’Eurozona monopolizzata da Berlino, spingendola ad abbandonare la moneta unica.Una Germania, dicevamo, che continua a trarre enormi benefici dalla moneta unica ma, anziché impegnarsi nel progetto europeo, si sta sempre più allontanando dall’orbita atlantica per avvicinarsi alle grandi potenze euroasiatiche. Cina e Russia. Lasciando intatto l’impianto analitico, non resta che incardinare gli ultimi sviluppi. Partiamo con la figura del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella entra al Quirinale nel febbraio 2015, quando Palazzo Chigi è occupato da Matteo Renzi, l’Eliseo da François Hollande, Downing Street “dall’europeista” David Cameron, la Casa Bianca da Barack Obama, la Cancelleria Federale da Angela Merkel e la Bce da Mario Draghi. Quasi nessuno dei suddetti politici è più in carica. In questi ultimi due anni, l’Occidente è stato investito dall’ondata “populista” che ha spinto l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea (ponendo così fine alla carriera di Cameron), l’euroscettico Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca e Matteo Renzi è stato travolto alle politiche dello scorso marzo. All’Eliseo si è invece insediato l’ex-Rothschild Emmanuel Macron che, curiosamente, ha sviluppato un strettissimo legame con Trump, posizionando la Francia su posizioni rigorosamente atlantiche (si pensi al recente bombardamento tripartito della Siria).Sono sopravvissuti, faticosamente, solo in due, gli ultimi custodi del vecchio ordine euro-atlantico in fase di profonda ristrutturazione: Angela Merkel e Mario Draghi. La cancelliera ed il governatore della Bce sono accomunati da una peculiarità: entrambi hanno legato il proprio nome alla sopravvivenza dell’euro. La prima, come si notò già durante la crisi greca del 2015, difendendo a spada tratta l’integrità dell’Eurozona; il secondo pronunciando il celebre “whatever it takes” che, nel bene e nel male, ha garantito la sopravvivenza dell’Eurozona per sei anni. Sono proprio la Merkel e Draghi ad avere esercitato le pressioni su Mattarella perché bloccasse la nomina a ministro dell’economia di Paolo Savona, riconducibile invece all’establishment anglosassone schierato su posizioni euro-scettiche (come la stessa Mediobanca cui Savona è da sempre vicino). Mattarella, anche con una certa coerenza con la sua carriera da democristiano di sinistra ed “europeista”, si è piegato alle richieste di Berlino, ponendo così il veto sul nome di Savona. La mossa è senza speranza e, più che altro, serve a testimoniare la sua personale volontà di difendere sino alla fine la moneta unica.La nomina di Cottarelli, destinata quasi certamente a naufragare, gonfia infatti ulteriormente le vele dei populisti, che marciano verso le prossime elezioni con certezza di vittoria: aumentanti ulteriormente i loro seggi parlamentari, potranno riproporsi al cospetto di Mattarella con qualsiasi lista di ministri, avendo la sicurezza che siano accettati, Savona compreso. Sempre che, ovviamente, l’82enne ex-protetto di Cossiga non sia destinato a incarichi ancora più prestigiosi del ministero dell’economia. Chiuse le urne e certificata la vittoria dei populisti, si porrà infatti il problema di Sergio Mattarella, il cui mandato si conclude formalmente nel 2022. Davvero qualcuno pensa che il presidente della Repubblica, già inimicatosi l’attuale Parlamento, possa sopravvivere al prossimo, spostato su posizioni ancora più intransigenti? No, la “Terza Repubblica” vorrà eleggere il proprio capo dello Stato, che dovrà soprattutto essere in sintonia con gli Stati Uniti di Trump e la Gran Bretagna post-Brexit: ecco perché non sarebbe azzardato scommettere sulla salita di Paolo Savona al Quirinale. Il veto di Mattarella è stato accolto con sollievo dalla stampa tedesca, che ha visto allontanare nell’immediato il rischio di un odiatissimo governo italiano “anti-europeista”. Chi, invece, aveva aperto al governo giallo-verde, usando toni concilianti che hanno sorpreso molti (ma non noi), è stata la Francia di Macron: “La mano tesa di Macron a Conte: impazienti di lavorare insieme”, titolava la “Repubblica” la sera del 25 maggio.L’apertura di Macron al governo giallo-verde si inquadra nella crescente convergenza tra Parigi e Washington, recentemente culminata con la visita di Macron alla Casa Bianca: Francia e Stati Uniti si stanno avvicinando anche in funzione anti-tedesca ed è questo il motivo per cui l’inquilino dell’Eliseo ha salutato con cordialità l’esecutivo giallo-verde. Tanto i francesi stanno rafforzano i legami con gli Usa e l’Inghilterra, tanto parallelamente si stanno allontanando dalla Germania: il gelo con cui i tedeschi hanno accolto le proposte con cui Macron intende riformare l’Eurozona, indica che il motore franco-tedesco appartiene ormai più all’immaginario che alla realtà. In definitiva, “l’accerchiamento” della Germania procede: gli angloamericani hanno già attirato dalla loro la Francia di Macron, lavorano per ricreare l’Intermarium a guida polacca e, col prossimo governo populista, aggiungeranno anche l’Italia allo schieramento anti-tedesco, mossa decisiva perché Roma è pur sempre un paese fondatore dell’Unione Europea. Il “tedesco” Sergio Mattarella sarà inesorabilmente destinato alle dimissioni nel nuovo contesto geopolitico. La fine dell’Eurozona, per come la conosciamo oggi, incombe: oltre Atlantico, si lavora perché sia Germanexit.(Federico Dezzani, “L’ultima resistenza del ‘filotedesco’ Mattarella. A grandi tappe verso l’accerchiamento della Germania”, dal blog di Dezzani del 28 maggio 2018).Si fa sempre più concitata la situazione in Italia ed in Europa, sintomo che la rottura dei vecchi equilibri è vicina. Domenica 27 maggio, il presidente della Repubblica ha posto il veto alla nomina dell’euroscettico Paolo Savona al ministero dell’economia, affossando così il fragile governo M5S-Lega: nonostante l’incarico per la formazione di un nuovo esecutivo sia stato assegnato all’ex-Fmi Carlo Cottarelli, è ormai inevitabile che la XVIII legislatura volga velocemente al termine, presumibilmente nel prossimo autunno. Si potrebbe addirittura dire che la mossa di Mattarella sia un clamoroso regalo allo schieramento M5S-Lega, che consentirà ai populisti di galvanizzare l’elettorato e fare il pieno di voti alle urne. Sullo scenario italiano e sulla sua collocazione nel più ampio contesto internazionale, avevamo scritto 48 ore prima che Mattarella, con una mossa inaspettata, stroncasse sul nascere il governo Conte: in particolare, sottolineavamo come il governo M5S-Lega fosse stato assemblato dagli angloamericani per scardinare l’Eurozona monopolizzata da Berlino, spingendola ad abbandonare la moneta unica.
-
Scanzi: governo, il suicidio perfetto del mitologico Mattarella
Tutti in piedi, perché siamo già dritti dritti dentro la leggenda. E’ tutto bellissimo. Domenica, quando Re Sergio ha preso a pretesto il vecchio trombone Savona facendolo passare per un Bakunin scavezzacollo, la cosa più bella era vedere i renziani e gli annessi cortigiani che esultavano, ovviamente ignari di qualsivoglia competenza costituzionale e del tutto sconnessi da qualsiasi analisi politica minima: “Ha salvato il paese”, “Ha salvato la democrazia”. Come no. E magari ha pure salvato la buonanima di stocazzo. Per carità: l’impeachment proposto da M5S e Meloni è una buffonata, che oltretutto porta pure sfiga (chiedere a Occhetto, che poi si sfracellò nel ’94, e al M5S, che di lì a poco fu disintegrato alle Europee 2014). Quello di Mattarella non è un atto eversivo: molto più semplicemente, è una delle più grandi puttanate politiche nella storia della galassia. Leggo che ora sono in molti a voler votare il 29 luglio. Non solo M5S e Lega, ma pure Pd, magari quella quota anti-renziana (si fa per dire) che spera così di mondare le liste dal mosciume andrearomanico-renzista-migliorista. Ohibò: ricordo male o votare a luglio era esattamente ciò che più non voleva Mattarella?Domenica sera ho letto molti commenti, ora renzisti e ora sinistrorsisti, che dicevano: “Alè, abbiamo evitato Salvini agli Interni! #iostoconmattarella”. Bravi: non avrete Salvini al Viminale, ma lo avrete come Presidente del Consiglio. Son soddisfazioni. Intanto lo spread cresce ancora (ma non era colpa del Salvimaio?), Cottarelli ha la grinta di Orfini in ciabatte e Renzi ha ricominciato a parlare da solo su Facebook, dispensando le consuete battute da Panariello irrisolto. C’è poi Gunther Oettinger, Commissario Ue al Bilancio, che dichiara: “Mercati spingeranno gli italiani a non votare per i populisti”. Giusto per ricordarci che votiamo in Italia, ma decidono in Germania. Non male anche la grande pensata dei sinistrorsi, in prima fila Boldrini e D’Alema, antichi sfollatori di consensi, che esortano a unirsi a tutti (anche e soprattutto con Renzi) per difendere Mattarella (che Renzi sfanculava fino a ieri poiché colpevole di non averci fatto votare “in una delle finestre del 2017”) e “per arginare la deriva sovranista”, come fosse Antani e con tapioca prematurata. La poraccitudine imperversa e sciaborda con sicumera crassa.Con il suo gesto costituzionalmente spericolato (lo dicono Onida e Villone, non proprio grillo-leghisti) e politicamente folle, il rutilante Mattarella ha regalato il paese proprio a chi detesta di più. Cioè i populisti. A partire dalla Lega. Che infatti, a giudicare dai sondaggi, è già a un passo dal 30% (a marzo non arrivava al 18). Dopo il voto Salvini potrà scegliere: o governare (con ruolo dominante) con M5S, realizzando un governo ancora più forte – e quindi più detestabile dai mattarellisti – del governicchio Conte. Oppure, ed è l’ipotesi più probabile, sarà il dux indiscusso di un governo di centrodestra con Berlusconi ridotto a vassallo, ma comunque ben presente. Un capolavoro di cui dovremo ringraziare il Capo dello Stato, fenomeno vero e idolo imperituro delle galassie. Daje.(Andrea Scanzi, “Governo, il suicidio perfetto del mitologico Mattarella”, dal “Fatto Quotidiano” del 29 maggio 2018).Tutti in piedi, perché siamo già dritti dritti dentro la leggenda. E’ tutto bellissimo. Domenica, quando Re Sergio ha preso a pretesto il vecchio trombone Savona facendolo passare per un Bakunin scavezzacollo, la cosa più bella era vedere i renziani e gli annessi cortigiani che esultavano, ovviamente ignari di qualsivoglia competenza costituzionale e del tutto sconnessi da qualsiasi analisi politica minima: “Ha salvato il paese”, “Ha salvato la democrazia”. Come no. E magari ha pure salvato la buonanima di stocazzo. Per carità: l’impeachment proposto da M5S e Meloni è una buffonata, che oltretutto porta pure sfiga (chiedere a Occhetto, che poi si sfracellò nel ’94, e al M5S, che di lì a poco fu disintegrato alle Europee 2014). Quello di Mattarella non è un atto eversivo: molto più semplicemente, è una delle più grandi puttanate politiche nella storia della galassia. Leggo che ora sono in molti a voler votare il 29 luglio. Non solo M5S e Lega, ma pure Pd, magari quella quota anti-renziana (si fa per dire) che spera così di mondare le liste dal mosciume andrearomanico-renzista-migliorista. Ohibò: ricordo male o votare a luglio era esattamente ciò che più non voleva Mattarella?
-
Veri cattivi e finti buoni: a chi giova questo “golpe stupido”
L’uscita di Mattarella che blocca il governo di chi ha vinto le elezioni viene motivata ufficialmente con l’intenzione di impedire i danni finanziari prodotti dai “populisti sovranisti”, e di favorire gli interessi dei poteri finanziari ed europeisti dei quali lo stesso presidente appare come un’evidente espressione. Ma molti osservatori notano questa mattina giustamente che questa mossa ha una sola certa conseguenza: rafforza nell’opinione pubblica le posizioni proprio di quelli che sembrava voler bloccare. E potrebbe spingerli verso un successo elettorale ancora maggiore, scompigliando e indebolendo ancora di più i partiti tradizionali filo-sistema. È stupido, il presidente? Certamente no: è un uomo del sistema che fa bene gli interessi del sistema. Proprio per questo motivo lo hanno messo a fare il presidente. Ma allora che interesse ha il sistema trasnazionale oscuro e anticoscienza nell’ordinare una tale mossa apparentemente controproducente? Vediamo… Un presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del presidente del Consiglio incaricato, ma non può alterare o condizionare la linea politica emersa dal voto. Bloccare la nascita di un governo che esprime la volontà popolare, giusta o sbagliata che sia, e farlo per di più nel nome di quello che poteri forti trasnazionali, finanziari e politici, vogliono continuare a imporre ai cittadini italiani, appare ora a tantissimi italiani come un vero e proprio tradimento del popolo che rappresenta. Un vero e proprio golpe.La figura e le idee di Savona, proposto come ministro dell’economia e bloccato dal Quirinale, corrispondono perfettamente a quanto Lega e 5 Stelle hanno messo nel loro “contratto”. Corrispondono alla linea politica che questo governo era legittimato a portare avanti. Anzi, si può tranquillamente affermare che quel “contratto” è molto più moderato di quello che la maggioranza degli italiani aveva deciso di votare. In effetti occorre ricordare, proprio in mezzo a questa voluta esasperazione dei toni, che la maggioranza ha votato per i giallo-verdi perché quei partiti avevano promesso azioni forti nei confronti dell’euro e dell’Unione Europea, ben più dure di quelle poi manifestate nel processo di formazione del governo. Il “contratto” elaborato da leghisti e grillini si era in effetti ridotto ad una enorme frenata su questi temi: e questo già era un chiarissimo e sospetto mezzo tradimento dei voti che erano stati raccolti dagli italiani promettendo loro ben altro. A questo si aggiunge ora, con la mossa di Mattarella, un tradimento completo e totale. Ma in qualche modo proprio la evidente “cattiveria” del gesto di questo antipatico presidente fa in modo che gli italiani si sentano traditi da lui, invece che da chi avevano votato e che si accingeva a fare cose ben diverse dalle aspettative. I malumori di parte del movimento grillino per il tradimento dei programmi si sciolgono come neve al sole, “distratti” dal protervo attacco della finanza internazionale attraverso Mattarella.Nello scontro verbale che sta partendo, la gente avrá difficoltá a ricordare che già con certe proposte di ministri e con abbondanti modifiche dei programmi, il cosiddetto “governo del cambiamento” si accingeva a cambiare nei fatti poco e niente. E certamente non avrebbe disturbato la grande finanza, la Nato, i veri poteri mondialisti, l’euro, Big Pharma, le vaccinazioni, le multinazionali, le guerre, la chimica e i campi elettromagnetici ovunque, la deriva culturale… Avrebbe fatto il minimo indispensabile di riforme positive per compiacere i propri elettori, ma senza certamente intaccare i grandi interessi strategici dei poteri forti, dai quali Lega e 5 Stelle sono stati creati anni fa per cavalcare, incanalare e controllare il crescente dissenso della gente arrabbiata o “in risveglio”. Ma allora quale è il fine di questa intricata manovra? Di questo complesso gioco di specchi? Difficile dire quali saranno i prossimi passi, perché i passi fanno parte di strategie e tattiche che conoscono solo i poteri oscuri che certe manovre fanno. E quindi vedremo. Ma giá si intravedono delle linee, delle direttrici di fondo.La mossa presidenziale – facilitata dalla “strana” impuntatura di Salvini sul solo Savona (potevano metterci un fantoccio affiancato da Savona, se proprio volevano) – parte ovviamente da un ordine superiore, e non è detto che lo stesso Mattarella conosca tutte le implicazioni. Così come non le sanno nemmeno Di Maio o Salvini… veri e propri burattini di un gioco compiuto dietro le quinte da poteri enormemente più forti. Di certo il risultato è quello di rafforzare il consenso politico di Lega e Cinque Stelle tra i cittadini di fronte al manifesto abominio compiuto dai poteri forti attraverso Mattarella. Tanto che è già partita in tromba una facilissima campagna elettorale di fuoco, organizzata per rafforzare ulteriormente la tifoseria dei partiti del dissenso, consolidandone l’immagine antisistema al di là di quelle che poi certamente saranno le enormi frenate pro-sistema una volta andati al governo. Il teatrino drammatico serve in effetti a rafforzare nella gente in risveglio la fiducia in questi partiti come “salvatori della patria”, e quindi a rafforzare la loro possibilitá successiva di prendere in giro i propri elettori, dando delle briciole alla gente per poter continuare a mantenere in piedi ed ulteriormente rafforzare il sistema vero dei poteri forti mondiali.Avvalendosi proprio del supporto di una tifoseria ancora più addormentata dalla rabbia prodotta dalle “cattiverie” di Mattarella, della Merkel, dei ministri europei, dai commenti velenosi del “Financial Times” e dalle solite minacce delle agenzie di rating. E dall’altra imbambolata e fanatizzata dalla chiamata alle armi, dai toni guerreschi e dalle promesse mirabolanti dei giallo-verdi. Nel frattempo, nei prossimi mesi gente del tipo Cottarelli, uomo del criminogeno Fondo Monetario Internazionale, potrebbe guidare un governo senza maggioranza ma comunque capace – con l’appoggio del Quirinale – di compiere ulteriori nefandezze in nome di nuove emergenze prodotte ad arte contro di noi a livello internazionale. Mentre il consenso ai giallo-verdi, creati dagli stessi poteri per incanalare e silenziare il vero dissenso delle coscienze, crescerebbe comunque, in quanto gli italiani attribuiranno tutti i problemi dei prossimi mesi, perfino il caldo, la pioggia o le macchie solari, al fatto che è stato bloccato dai cattivi il governo del cambiamento. Il governo “buono” dei miracoli che comunque non avrebbe fatto. Tranne qualche briciola da distribuire veramente agli italiani per farli stare zitti e continuare a illuderli.Quale è allora in effetti il fine di tutta questa manovra? Smontare una opposizione vera al sistema, che – al di lá di Lega e M5S – è comunque veramente sentita nella maggioranza degli italiani, e legarla sempre di più a questi fidati partiti eterodiretti. Attraverso un teatrino tutto verbale, fatto di posizioni di contrapposizione strumentale, capaci di assorbire e incanalare il malcontento riducendolo a tifoseria accesa. In favore di volti nuovi ma appartenenti ai soliti vecchi ambienti, e che mai nei fatti intaccheranno veramente i grandi interessi dei poteri forti anticoscienza. Lo scontro tra sovranisti e mattarelliani europeisti non è altro che il gattopardesco gioco delle parti, fatto per non cambiare le cose. Lo dimostra il fatto che quando poi questi finti sovranisti si avvicinano veramente al potere annacquano i loro programmi in modo incredibile. E infarciscono le loro proposte di ministri con personaggi solo apparentemente nuovi, ma sempre comunque appartenenti al vecchio circuito di potere. Come Savona, uomo di Confindustria, del sistema bancario internazionale, ministro dell’orrido e nefasto governo Ciampi, da sempre splendidamente inserito nei circuiti internazionali oscuri. O come i finti nuovi professori “scoperti” dal Cinque Stelle, provenienti da università e ambienti di stampo tra il piduista e il gesuitico-massonico.Insomma un gran chiasso, perché la gente che si sta risvegliando, che è sempre di più, non si organizzi autonomamente in partiti e movimenti veramente liberi, ma venga presa dal tifo per una finta lotta di potere tra falsi buoni e veri cattivi. Quelli che sembrano “buoni” lo sono veramente? Sono dalla parte del popolo, delle coscienze, o servono solo a imbambolarci in un teatrino fasullo di accese tifoserie? Questi giorni dopo le elezioni lo hanno dimostrato. Questo schema di danza macabra sulla pelle degli italiani è stato ora rafforzato non casualmente da un uomo del potere come Mattarella. Cosa fare, subire? No, attivarsi, ma non nella direzione della delega a false scelte che alla fine derivano sempre dagli stessi poteri schiavizzanti. Non farsi prendere in giro, mantenersi interiormente liberi, non fidarsi di chi promette e non mantiene veramente. Non delegare a chi non si conosce, non fidarsi dei media. Non rinunciare ai propri ideali e alla propria voglia di bene, e organizzarsi per interagire orizzontalmente e positivamente con i nostri territori e le comunità locali. Là dove possiamo operare con la nostra voglia di bene e controllare direttamente con la nostra coscienza. Dal basso, nell’orizzontale, sorgerà la società etica ed amorosa del futuro. Non da questi fantasmi, spettri del potere. Dalla nostra coscenza direttamente operativa il futuro luminoso della società umana, non dalla fiducia e dalla delega al Gatto e alla Volpe, che fanno da sempre gli amici – cambiando maschere – solo per rubarci l’anima.(Fausto Carotenuto, “Il ‘golpe stupido’ di Mattarella e la danza macabra”, da “Coscienze in Rete” del 28 maggio 2018).L’uscita di Mattarella che blocca il governo di chi ha vinto le elezioni viene motivata ufficialmente con l’intenzione di impedire i danni finanziari prodotti dai “populisti sovranisti”, e di favorire gli interessi dei poteri finanziari ed europeisti dei quali lo stesso presidente appare come un’evidente espressione. Ma molti osservatori notano questa mattina giustamente che questa mossa ha una sola certa conseguenza: rafforza nell’opinione pubblica le posizioni proprio di quelli che sembrava voler bloccare. E potrebbe spingerli verso un successo elettorale ancora maggiore, scompigliando e indebolendo ancora di più i partiti tradizionali filo-sistema. È stupido, il presidente? Certamente no: è un uomo del sistema che fa bene gli interessi del sistema. Proprio per questo motivo lo hanno messo a fare il presidente. Ma allora che interesse ha il sistema trasnazionale oscuro e anticoscienza nell’ordinare una tale mossa apparentemente controproducente? Vediamo… Un presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del presidente del Consiglio incaricato, ma non può alterare o condizionare la linea politica emersa dal voto. Bloccare la nascita di un governo che esprime la volontà popolare, giusta o sbagliata che sia, e farlo per di più nel nome di quello che poteri forti trasnazionali, finanziari e politici, vogliono continuare a imporre ai cittadini italiani, appare ora a tantissimi italiani come un vero e proprio tradimento del popolo che rappresenta. Un vero e proprio golpe.
-
Krugman: orrore, l’Italia preferisce l’euro alla democrazia
«Sono inorridito da quanto avvenuto in Italia». Firmato: Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia. Via Twitter, Krugman – economista democratico-progressista, spesso critico nei confronti dell’Eurozona – interviene direttamente sulla crisi italiana, esprimendo sconcerto per il veto del presidente Mattarella su Paolo Savona, che ha di fatto impedito la nascita del “governo del cambiamento” formato dai due partiti vincitori alle elezioni, 5 Stelle e Lega. Di formazione liberale e keynesiana, Krugman non è certo un “populista”. Figura di estremo prestigio intenazionale, nel campo delle scienze economiche e politiche, insegna economia e relazioni internazionali all’Università di Princeton. Ha vinto il Premio Nobel nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica in materia di geografia economica. «E’ veramente orribile», scrive, su Twitter: «Non è necessario che ti piacciano i partiti populisti che hanno vinto un chiaro mandato elettorale, per essere sconvolti dal tentativo di escluderli dal potere perché vogliono un ministro delle finanze euroscettico». Al primo tweet, Krugman ne ha fatto seguire un secondo, che sembra una risposta implicita a quella parte di opinione pubblica che si è affidata, come Mattarella, ai desideri dei mercati finanziari: l’Italia, scrive, preferisce l’euro alla democrazia?Krugman accenna a quali conseguenze può portare in campo globale ed europeo una scelta del genere, dettata dalla paura dei mercati: «La fede nella moneta unica supera la democrazia? Veramente? Le istituzioni europee stanno già soffrendo di mancanza di legittimità a causa del deficit democratico. Questo renderà le cose molto peggiori». Il Premio Nobel si era già espresso criticamente sulle politiche dell’Eurozona fondate sul rigore. E non è stato meno tenero, in passato, neppure sul “quantitative easing” praticato dalla Bce di Mario Draghi: «La politica monetaria convenzionale ha un effetto pari a zero», avverte Krugman. «E’ molto difficile addurre prove sul fatto che le manovre di “quantitative easing” abbiano effetto solo in quanto cambiano le aspettative della gente. La politica monetaria è un fattore molto marginale, in quello che sta accadendo». Per Krugman, «la cosa principale che avremmo dovuto imparare è che la politica monetaria non è sufficiente: è davvero necessario che ci sia anche una politica fiscale. Ma ciò non sta accadendo».Intellettuale “liberal” e ostile alla presidenza Trump, Paul Krugman appartiene all’élite mondiale progressista, anche massonica. Per questo, dal suo punto di vista, è inconcepibile che un paese come l’Italia, di tradizioni democratiche, non rispetti la volontà popolare, violandola nel modo più clamoroso. L’ha ripetuto in ogni sede: il sistema-euro alimenta una gigantesca ingiustizia sociale ed economica, e al tempo stesso rappresenta anche un inaudito “furto di sovranità”. Severissimo giudice del fallimento ormai storico del neoliberismo su scala planetaria, Krugman denuncia il carattere esclusivamente ideologico del dogma neoliberale (che prescrive il taglio spietato della spesa pubblica e dei deficit) e propone con assoluta convinzione il rilancio di politiche pubbliche di investimento, per salvare l’economia. Le stesse politiche promesse da Lega e 5 Stelle, a cui il Quirinale ha impedito di formare il “governo del cambiamento”.«Sono inorridito da quanto avvenuto in Italia». Firmato: Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia. Via Twitter, Krugman – economista democratico-progressista, spesso critico nei confronti dell’Eurozona – interviene direttamente sulla crisi italiana, esprimendo sconcerto per il veto del presidente Mattarella su Paolo Savona, che ha di fatto impedito la nascita del “governo del cambiamento” formato dai due partiti vincitori alle elezioni, 5 Stelle e Lega. Di formazione liberale e keynesiana, Krugman non è certo un “populista”. Figura di estremo prestigio intenazionale, nel campo delle scienze economiche e politiche, insegna economia e relazioni internazionali all’Università di Princeton. Ha vinto il Premio Nobel nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica in materia di geografia economica. «E’ veramente orribile», scrive, su Twitter: «Non è necessario che ti piacciano i partiti populisti che hanno vinto un chiaro mandato elettorale, per essere sconvolti dal tentativo di escluderli dal potere perché vogliono un ministro delle finanze euroscettico». Al primo tweet, Krugman ne ha fatto seguire un secondo, che sembra una risposta implicita a quella parte di opinione pubblica che si è affidata, come Mattarella, ai desideri dei mercati finanziari: l’Italia, scrive, preferisce l’euro alla democrazia?
-
Il Telegraph: l’euro-golpe sta mettendo in pericolo l’Italia
Le élite italiane favorevoli all’euro si sono spinte troppo in avanti. Il presidente Sergio Mattarella ha creato lo straordinario precedente che nessun movimento politico, o coalizione di partiti, potrà mai prendere il potere se sfida l’ortodossia dell’Unione Monetaria. Senza rendersene conto, ha inquadrato gli eventi come se fossero una battaglia tra il popolo italiano e un’eterna “casta” fedele ad interessi stranieri, facendo il gioco dei ribelli grillini e dei nazionalisti antieuro della Lega. Per giustificare il suo veto all’euroscetticismo ha incautamente invocato lo spettro dei mercati finanziari ma, nell’insieme, le sue azioni hanno reso la situazione infinitamente peggiore. Lo spread sulle obbligazioni italiane a 10 anni è salito di quasi 30 punti base, fino al massimo di 235 (lunedì), quando gli investitori si sono resi conto delle terribili implicazioni dello spasmo costituzionale: una crisi che durerà tutta l’estate e che potrà concludersi solo con nuove elezioni, che non risolveranno nulla. Negli ultimi giorni si è fatto molto per ridurre il calo delle azioni bancarie, ma queste stanno ora cedendo in modo ancora più forte. Banca Generali è scesa del 7,2% e Unicredit del 5%.Che si tratti o meno di un “morbido colpo di Stato”, il territorio resta comunque assai pericoloso. Il presidente Mattarella ha apertamente dichiarato di non poter accettare come ministro delle finanze Paolo Savona, perché le sue passate critiche alla moneta unica “potrebbero provocare l’uscita dell’Italia dall’euro” e portare ad una crisi finanziaria. In un certo senso questo veto poteva essere previsto. Anche il governo Berlusconi fu rovesciato nel 2011 da Bruxelles e dalla Banca Centrale Europea. Qualche “informatore” ha rivelato di aver manipolato gli spread sui bond per poter esercitare la massima pressione. L’Ue aveva persino provato a reclutare Washington, che però si rifiutò d’intervenire. «Non possiamo sporcare di sangue le nostre mani», dichiarò il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner. La novità è che la santità dell’euro dovrebbe amaramente essere formalizzata come imperativo costituzionale italiano!«Abbiamo un problema di democrazia, perché gli italiani sono sovrani e non possono essere governati dallo spread», ha detto Matteo Salvini, l’uomo forte della Lega, in forte ascesa. «È una questione molto seria il fatto che Mattarella abbia scelto i mercati e le regole dell’Unione Europea invece degli interessi del popolo italiano». «Perché non diciamo semplicemente che in questo paese il voto è inutile, visto che sono le agenzie di rating e le lobby finanziarie a decidere i governi?», ha dichiarato Luigi di Maio, leader del Movimento Cinque Stelle. La Costituzione italiana concede al presidente Mattarella alcuni poteri, per lo più non sperimentati e comunque posti in una zona grigia. Potrebbe anche sostenere che il blitz fiscale Lega-Grillini violi l’art. 80 della Costituzione e che comunque egli ha il dovere di salvaguardare i trattati dell’Ue. Tuttavia, non ha alcun mandato diretto conferito dal popolo. Egli fu scelto come compromesso di basso profilo nell’ambito di un accordo preso dietro le quinte. Non ha l’autorità per bloccare in eterno l’Italia nell’euro.L’onorevole Di Maio sta ora facendo richiesta d’impeachment, ai sensi dell’articolo 90. «Voglio che il presidente sia processato, voglio che questa crisi istituzionale venga risolta dal Parlamento per evitare che il malcontento popolare sfugga di mano», ha dichiarato. I ribelli, in effetti, hanno voti sufficienti per poterlo rimuovere. Ciò che è degno di nota è che le élite pro-euro hanno agito in modo veramente rozzo, spingendo la situazione verso un’impasse pericolosa. Il ministro delle finanze proposto, Paolo Savona, non è un testa calda. E’ stato funzionario della Banca d’Italia, ministro e presidente di Confindustria, oltre che direttore di un hedge-fund londinese. Aveva fatto dichiarazioni concilianti, lasciando cadere la suggestione che l’euro sia una “gabbia tedesca”. Aveva insistito sul fatto che il suo “Piano B” per uscire dalla moneta unica (2015) non era più operativo e che il suo vero obiettivo era tornare ad un euro più equo, radicato nell’art. 3 del Trattato di Lisbona, che prevede crescita economica, creazione di posti di lavoro e solidarietà. Le sue argomentazioni legali erano impeccabili.Con un po’ di furbizia, i “poteri forti” e i “mandarini” italiani avrebbero potuto collaborare con il signor Savona e trovare un modo per attenuare le posizioni della Lega e dei grillini. La spinta ad escluderlo del tutto – per cercare di soffocare la ribellione euroscettica, come avevano già fatto con Syriza in Grecia – proveniva da Berlino, Bruxelles e dalla struttura di potere dell’Ue. Il tempo dirà se hanno preso una cantonata, cadendo in una trappola. «In un certo senso sono molto felice perché abbiamo finalmente sgombrato il tavolo dalle str…ate», ha dichiarato Claudio Borghi, portavoce per l’economia della Lega. «Ora sappiamo che si tratta di una scelta fra democrazia e spread. Devi giurare fedeltà al dio dell’euro per poter avere una vita politica, in Italia. E’ peggio di una religione. Quello che stiamo vedendo costituisce il problema fondamentale dell’Eurozona: non si può avere un governo che dispiaccia ai mercati o al ‘club dello spread’, la Bce e l’Eurogruppo li utilizzerebbero per annientare la vostra economia. Siete molto fortunati, nel Regno Unito, perché vivete ancora in un paese libero», ha aggiunto.Il presidente Mattarella ha scelto Carlo Cottarelli – veterano del Fmi e simbolo d’austerità – per formare un governo tecnico. Questo tentativo disperato non ha alcuna possibilità di ottenere un voto di fiducia nel Parlamento italiano. Sopravviverà in un limbo costituzionale. «È incredibile che stiano comunque cercando di farlo. Porterà a rivolte e a proteste politiche di massa. Alla stragrande maggioranza degli italiani non gliene frega niente dello spread», ha concluso Borghi. Il calcolo di coloro che circondano il presidente è che gli italiani da loro umiliati, davanti all’abisso finanziario e politico, possano cambiare idea e rinunciare all’insurrezione. La scommessa è che l’attrito politico possa ridisegnare il paesaggio entro ottobre, considerato il mese più probabile per un nuovo voto. Questo gioco può anche riuscire, ma è in ogni caso una supposizione pericolosa.La Lega di Matteo Salvini ha già guadagnato otto punti nei sondaggi, dopo le ultime elezioni. Si è impadronita degli eventi delle ultime 24 ore per capitalizzare l’umore nazionalista, come Gabriele d’Annunzio a Fiume nel 1919. «Non saremo mai servi e schiavi dell’Europa», ha detto Salvini. Ha già proclamato che il prossimo voto sarà un plebiscito sulla sovranità italiana e un atto di resistenza nazionale contro «Merkel, Macron e i mercati finanziari». Ma c’è un altro pericolo. La fuga di capitali ha una sua logica implacabile. È visibile nel crescente tasso di cambio con il franco svizzero. Esiste il rischio che i flussi in uscita accelerino e spingano gli squilibri interni Target2 della Bce verso il punto di rottura. I crediti Target2 della Bundesbank tedesca sono già a 923 miliardi di euro. È probabile che arriveranno ad 1 trilione di euro in breve tempo, provocando forti richieste da parte di Berlino perché siano congelati.L’Istituto Ifo, in Germania, ha già avvertito che devono esserci dei limiti. Ma qualsiasi mossa per limitare i flussi di liquidità significherebbe che la Germania è vicina a staccare la spina dell’Unione Monetaria e questo scatenerebbe un’inarrestabile reazione a catena. Il signor Mattarella affronterà un’estate estenuante. Rischia di andare a sbattere, fra quattro mesi, con la stessa alleanza Lega-Grillini, ma con una maggioranza ancora più ampia e un fragoroso mandato a favore del loro “governo del cambiamento”. Potrebbe seguire la strada del presidente legittimista francese Patrice de MacMahon che, sotto la Terza Repubblica, tentò d’imporre il suo “ordine morale” ad un’ostile Camera dei Deputati, negli anni ‘70 dell’Ottocento, invocando i suoi teorici poteri. Il tentativo fallì. Il Parlamento lo affrontò presentandogli un ultimatum: “Sottomettersi o dimettersi”. Prevalse la democrazia.(Ambrose Evans-Pritchard, “Il colpo di Stato europeo contro l’Italia segna uno spartiacque”, dal “Telegraph” del 28 maggio 2018; articolo tradotto da “Franco” per “Come Don Chisciotte”).Le élite italiane favorevoli all’euro si sono spinte troppo in avanti. Il presidente Sergio Mattarella ha creato lo straordinario precedente che nessun movimento politico, o coalizione di partiti, potrà mai prendere il potere se sfida l’ortodossia dell’Unione Monetaria. Senza rendersene conto, ha inquadrato gli eventi come se fossero una battaglia tra il popolo italiano e un’eterna “casta” fedele ad interessi stranieri, facendo il gioco dei ribelli grillini e dei nazionalisti antieuro della Lega. Per giustificare il suo veto all’euroscetticismo ha incautamente invocato lo spettro dei mercati finanziari ma, nell’insieme, le sue azioni hanno reso la situazione infinitamente peggiore. Lo spread sulle obbligazioni italiane a 10 anni è salito di quasi 30 punti base, fino al massimo di 235 (lunedì), quando gli investitori si sono resi conto delle terribili implicazioni dello spasmo costituzionale: una crisi che durerà tutta l’estate e che potrà concludersi solo con nuove elezioni, che non risolveranno nulla. Negli ultimi giorni si è fatto molto per ridurre il calo delle azioni bancarie, ma queste stanno ora cedendo in modo ancora più forte. Banca Generali è scesa del 7,2% e Unicredit del 5%.
-
Munchau: il piano di Mattarella sarà sconfitto dalla storia
Nelle ultime dodici ore ha continuato a girarci nella mente l’idea che la storia si ripete, prima come tragedia poi come farsa. Il presidente Sergio Mattarella ha deciso di staccare la spina al governo 5 Stelle/Lega. La ragione apparente è stata la sua obiezione a Paolo Savona come ministro delle finanze, viste le sue opinioni scettiche sull’eurozona. Il suo veto su Savona ha provocato l’immediata decisione di Giuseppe Conte di rimettere il suo mandato alla formazione del governo. Il risultato sarà di inasprire il popolo italiano con una sensazione di sfiducia nel gioco democratico. Il veto di Mattarella porterà quindi a nuove elezioni, probabilmente nella seconda metà dell’anno. Ma, a differenza delle ultime elezioni, queste saranno di fatto un referendum sull’appartenenza dell’Italia all’euro, date le ragioni per cui questo governo non è riuscito a formarsi. Nel frattempo, Mattarella ha deciso di dare l’incarico di presidente del consiglio a Carlo Cottarelli, ex membro del Fmi, per calmare i mercati. Cottarelli è un tecnocrate alla Mario Monti, mai eletto. Ma, a differenza di Monti, non avrà nemmeno una maggioranza parlamentare alle spalle. Il Parlamento rimane il limite ultimo della politica italiana – ed è il motivo per cui questo espediente messo in atto dal presidente difficilmente riuscirà.Non vediamo in alcun modo come questo Parlamento possa approvare un bilancio proposto da un’amministrazione Cottarelli. Si aspettano forse che i 5 Stelle o la Lega votino a favore? Più aumenta il caos nel paese, più voti otterranno. Questi sono avvenimenti politici molto gravi, perché possono avere delle conseguenze importanti, alcune delle quali non intenzionali. Per la prima volta a nostra memoria in uno Stato europeo democratico, un presidente ha usato i suoi poteri per impedire l’insediamento di un governo con una solida maggioranza in parlamento. L’idea originale alla base del conferimento al presidente di poteri così forti (di nomina, ndt) subito dopo le elezioni era proprio l’opposto: dare al presidente il diritto di imporre un compromesso quando non c’è una maggioranza. La decisione di Mattarella susciterà in Italia la percezione diffusa che il sistema politico è guasto. Un primo assaggio è arrivato la scorsa notte quando Luigi Di Maio, il leader dei 5 Stelle, ha chiesto l’impeachment di Mattarella. È improbabile che possa aver successo, perché nel merito dovrebbe decidere la Corte Costituzionale. Mattarella è stato uno dei giudici della Corte. Ma non è importante che l’impeachment abbia successo o fallisca. Rafforza comunque l’impressione di un sistema politico a pezzi. Anche il discorso xenofobo ne esce rafforzato. Matteo Salvini, il leader della Lega, ha immediatamente accusato Berlino e Parigi di essere dietro a quello che considera un colpo di Stato.In particolare cresce la rabbia anti-tedesca. E l’ira anti-italiana nei media tedeschi. Già all’inizio degli anni ’90 Ralf Dahrendorf avvertì che l’euro avrebbe messo i popoli europei l’uno contro l’altro. Allora non ci credevamo, ma Dahrendorf aveva ragione. La motivazione immediata della decisione di Mattarella è quella di evitare una possibile crisi. Potrebbe essere. Ma evitare una crisi finanziaria a breve termine ha un prezzo da pagare. Forzare delle elezioni che saranno viste come un referendum sull’appartenenza dell’Italia alla zona euro, potrebbe dare al prossimo governo un mandato ufficiale per un’uscita. Come Syriza nel 2015, un governo Lega/5 Stelle non avrebbe avuto il mandato per un’uscita adesso. Entrambe le parti hanno attenuato la loro retorica anti-euro in vista delle elezioni. Ma questa volta sarà diverso. In questo momento è difficile capire se il Movimento 5 Stelle chiarirà la sua posizione nel dibattito, ma ci aspettiamo che la Lega possa beneficiare in modo significativo di questa nuova situazione. Pensiamo che la Lega potrebbe ottenere più del 22% che registra attualmente nei sondaggi.La decisione di Mattarella si basa anche sul calcolo che la Lega, insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, potrebbe conquistare la maggioranza assoluta dei seggi alle prossime elezioni, il che richiederebbe un minimo del 40% nel proporzionale. Se raggiungessero il 40%, finirebbero con una maggioranza assoluta precisa in parlamento (50% dei seggi più uno). In pratica, questo non sarebbe sufficiente per governare, perché la maggioranza di un solo seggio in più è inutile. Avrebbero ancora bisogno di formare una coalizione. Il pensiero alla base di questa strategia è che, legando Salvini a una coalizione con Silvio Berlusconi, il suo euroscetticismo potrebbe risultarne mitigato. Pensiamo che questa opinione sia sbagliata. Ma, fatto ancora più importante, che sia astorica. In precedenza avevamo già osservato i paralleli con Weimar, in particolare con il modo in cui un establishment liberale ha perduto il controllo della situazione: non risolvendo i problemi economici, mantenendo a qualsiasi costo fuori dal potere gli estremisti – allora i nazisti e i comunisti, oggi i populisti; sottovalutandoli; sopravvalutando la propria capacità di ricucire sempre le maggioranze contro la volontà popolare; e costringendo a ripetere le elezioni. È tutto lì. La storia si ripete come farsa.(Wolfgang Munchau, “Bentornati nella Germania di Weimar”, dal sito “Eurointelligence” del 28 maggio 2018, tradotto da “Voci dall’Estero”. “Eurointelligence” è diretto dallo stesso Munchau, prestigioso editorialista del “Financial Times”).Nelle ultime dodici ore ha continuato a girarci nella mente l’idea che la storia si ripete, prima come tragedia poi come farsa. Il presidente Sergio Mattarella ha deciso di staccare la spina al governo 5 Stelle/Lega. La ragione apparente è stata la sua obiezione a Paolo Savona come ministro delle finanze, viste le sue opinioni scettiche sull’eurozona. Il suo veto su Savona ha provocato l’immediata decisione di Giuseppe Conte di rimettere il suo mandato alla formazione del governo. Il risultato sarà di inasprire il popolo italiano con una sensazione di sfiducia nel gioco democratico. Il veto di Mattarella porterà quindi a nuove elezioni, probabilmente nella seconda metà dell’anno. Ma, a differenza delle ultime elezioni, queste saranno di fatto un referendum sull’appartenenza dell’Italia all’euro, date le ragioni per cui questo governo non è riuscito a formarsi. Nel frattempo, Mattarella ha deciso di dare l’incarico di presidente del consiglio a Carlo Cottarelli, ex membro del Fmi, per calmare i mercati. Cottarelli è un tecnocrate alla Mario Monti, mai eletto. Ma, a differenza di Monti, non avrà nemmeno una maggioranza parlamentare alle spalle. Il Parlamento rimane il limite ultimo della politica italiana – ed è il motivo per cui questo espediente messo in atto dal presidente difficilmente riuscirà.
-
Democrazia italiana in freezer, l’errore storico di Mattarella
Comunque si vedano le cose, quello che è avvenuto ieri è un fatto politico gravissimo. Mentre tutti gli italiani attendevano finalmente vedersi realizzare il primo governo del cambiamento della nostra Repubblica, ecco che sul trampolino di lancio al missile pronto al decollo sono stati spenti i motori dalla torre di controllo del Quirinale. La giustificazione, tenuta con un discorso stranamente lungo del capo dello Stato, ha mostrato tutta la difficoltà, tutto il fastidio istituzionale del presidente, rendendo sonoro lo scricchiolio in un’apologia fragile che è presto divenuta l’argomento più forte a favore della sua ingiustificabilità. Per capire facciamo un passo indietro. La Costituzione è molto chiara in merito, anche se per nulla immune da equivoci. Non soltanto il ruolo del presidente della Repubblica (Titolo II) è distinto da quello del governo (Titolo III), ma attribuisce molte prerogative al primo e al secondo, distinguendone nettamente le funzioni su un preciso punto sostanziale: l’indirizzo politico, prerogativa specifica del governo, rifiutata categoricamente al presidente della Repubblica.Così come il Quirinale presiede il Csm, ma non ha il potere giudiziario; così firma e promulga le leggi, ma non fa le leggi. Allo stesso modo egli nomina il governo, ma non può e non deve assolutamente esercitare e rappresentare operativamente l’indirizzo politico della nazione, ponendo veti e creando squadre personali. Contro questo limite costitutivo del capo dello Stato si dicono le peggiori oscenità altisonanti, ma la carta parla, anzi canta, da sé senza equivoci surrettizi. Anzi, essendo la nostra Repubblica parlamentare, tale proprietà di indirizzo politico spetta al governo insieme al Parlamento: funzioni, queste sì, distinte ma unite tra loro dalla fiducia che l’esecutivo riceve da parlamentari e senatori, e dalla consequenziale maggioranza parlamentare che tiene in vita un governo. Eccoci così giunti al punto decisivo della questione odierna. Nelle tante note giornalistiche di commento, molte delle quali assurde e incomprensibili, mai e poi mai si sottolinea quello che tutti gli italiani, senza essere costituzionalisti, sanno benissimo, e di cui stamani si parlava nelle famiglie, nelle piazze e perfino nei bar. Il veto di Mattarella a Paolo Savona è stato un pretesto; la giustificazione dei risparmi degli italiani da difendere un modo per confessare che egli ha agito politicamente per impedire la nascita altrettanto politica di un governo sicuramente politico e democratico.Se tutto ciò è vero, e lo è incontestabilmente, allora tale atto presidenziale non soltanto costituisce un precedente storico inquietante, perché esplicitamente compiuto in maniera così anomala, ma chiama in causa la legittimità costituzionale stessa dell’esercizio della sua suprema carica rappresentativa e non politica. Una cosa è sostenere, infatti, che la sovranità democratica si dà nei limiti della Costituzione. Un’altra che la Costituzione parlamentare possa essere piegata a strumento presidenziale contro la sovranità democratica stessa del popolo italiano, sulla base di una palese e ostile valutazione tutta politica pronunciata contro la volontà degli elettori. A questo grave errore formale di Mattarella se ne aggiunge un secondo di natura più schiettamente pratica. Sia la Lega e sia i 5Stelle hanno tenuto un comportamento consapevole dell’ostilità interna ed esterna dei poteri forti, ma si sono attenuti alla legge, così severamente e, fino a ieri, giustamente assicurata da Mattarella.Adesso però le cose sono cambiate irrimediabilmente.Un presidente della Repubblica che offre una giustificazione di indirizzo economico, un’ermeneutica tanto soggettiva, di fronte alla netta presenza di una maggioranza parlamentare, spingendosi fino a dire no ad un ministro competente come Savona, per altro indicato dal presidente del Consiglio incaricato, con il consenso dei due partiti maggioritari, trasforma la sua funzione di notaio che trascrive in quella di un azionista di parte della quota popolare di sovranità che egli dovrebbe solo tutelare e non influenzare. Checché se ne dica, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e adesso anche Giorgia Meloni hanno vinto questa battaglia, che prelude alla seconda che si farà nella prossima campagna elettorale. A perdere, invece, non sono stati solo i risparmi e la speranza democratica degli italiani di poter mettere alla guida dello Stato chi vogliono, ma l’Europa intera e coloro che così malamente ne hanno assecondato in casa nostra per decenni la vocazione esterofila e totalitaria per soli fini personali.(Benedetto Ippolito, “Governo l’errore storico di Mattarella e i limiti delle istituzioni2, da “Affari Italiani” del 29 maggio 2018).Comunque si vedano le cose, quello che è avvenuto ieri è un fatto politico gravissimo. Mentre tutti gli italiani attendevano finalmente vedersi realizzare il primo governo del cambiamento della nostra Repubblica, ecco che sul trampolino di lancio al missile pronto al decollo sono stati spenti i motori dalla torre di controllo del Quirinale. La giustificazione, tenuta con un discorso stranamente lungo del capo dello Stato, ha mostrato tutta la difficoltà, tutto il fastidio istituzionale del presidente, rendendo sonoro lo scricchiolio in un’apologia fragile che è presto divenuta l’argomento più forte a favore della sua ingiustificabilità. Per capire facciamo un passo indietro. La Costituzione è molto chiara in merito, anche se per nulla immune da equivoci. Non soltanto il ruolo del presidente della Repubblica (Titolo II) è distinto da quello del governo (Titolo III), ma attribuisce molte prerogative al primo e al secondo, distinguendone nettamente le funzioni su un preciso punto sostanziale: l’indirizzo politico, prerogativa specifica del governo, rifiutata categoricamente al presidente della Repubblica.
-
Savona: ho subito un grave torto, così si distrugge l’Europa
Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti. Insieme alla solidarietà espressa da chi mi conosce e non distorce il mio pensiero, una particolare consolazione mi è venuta da Jean Paul Fitoussi sul “Mattino” di Napoli e da Wolfgang Münchau sul “Financial Times”. Il primo, con cui ho da decenni civili discussioni sul tema, afferma correttamente che non avrei mai messo in discussione l’euro, ma avrei chiesto all’Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall’interno di tutti i paesi-membri; aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell’azione, perché altrimenti si è già sconfitti, un concetto da me ripetutamente espresso pubblicamente. Nell’epoca dei like o don’t like anche la presidenza della Repubblica segue questa moda.Più incisivo e vicino al mio pensiero è il commento di Münchau. Nel suo commento egli analizza come deve essere l’euro per non subire la dominanza mondiale del dollaro e della geopolitica degli Stati Uniti, affermando che la moneta europea è stata mal costruita per colpa della miopia dei tedeschi. La Germania impedisce che l’euro divenga come il dollaro «una parte essenziale della politica estera». Purtroppo, egli aggiunge, il dollaro ha perso questa caratteristica, l’euro non è in condizione di rimpiazzarlo o, quanto meno, svolgere un ruolo parallelo, e di conseguenza siamo nel caos delle relazioni economiche internazionali; queste volgono verso il protezionismo nazionalistico, non certo foriero di stabilità politica, sociale ed economica. È il tema che con Paolo Panerai ho toccato nel pamphlet recentemente pubblicato su Carli e il Trattato di Maastricht, dove emerge la lucida grandezza di Paolo Baffi.L’Italia registra fenomeni di povertà, minore reddito e maggiori disuguaglianze. Il 28 e 29 giugno si terrà un incontro importante tra capi di Stato a Bruxelles: chi rappresenterà le istanze del popolo italiano? Non potrà andarci Mattarella, né può farlo Cottarelli. Se non avesse avuto veti inaccettabili, perché infondati, il governo Conte avrebbe potuto contare sul sostegno di Macron, così incanalando le reazioni scomposte che provengono dall’interno di tutti indistintamente i paesi-membri europei verso decisioni che aiutino l’Italia a uscire dalla china verso cui è stata spinta. Münchau giustamente afferma che teme «non vi sia un sostegno politico nel Nord Europa» e quindi non ci resta che patire gli effetti del protezionismo e dell’instabilità sociale. Si tratta di decidere se gli europeisti sono quelli che stanno creando le condizioni per la fine dell’Ue o chi, come me, ne chiede la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissi.Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti. Insieme alla solidarietà espressa da chi mi conosce e non distorce il mio pensiero, una particolare consolazione mi è venuta da Jean Paul Fitoussi sul “Mattino” di Napoli e da Wolfgang Münchau sul “Financial Times”. Il primo, con cui ho da decenni civili discussioni sul tema, afferma correttamente che non avrei mai messo in discussione l’euro, ma avrei chiesto all’Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall’interno di tutti i paesi-membri; aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell’azione, perché altrimenti si è già sconfitti, un concetto da me ripetutamente espresso pubblicamente. Nell’epoca dei like o don’t like anche la presidenza della Repubblica segue questa moda.
-
Magaldi con Savona: via Mattarella, sgominare i poteri marci
L’alto tradimento di Sergio Mattarella rispetto alla Costituzione, rispetto allo Stato, rievoca un altro tradimento – sostanziale, anche se non formale – compiuto da Giorgio Napolitano. Anche nel suo caso il Movimento 5 Stelle propose l’impeachment, che però poi non andò avanti. Ma Napolitano, nel fare senatore a vita il massone tecnocratico, neo-aristocratico e reazionario Mario Monti, non violò la Costituzione formalmente. Ci fu il solito bombardamento di spread, in termini anche più sontuosi e violenti, e Berlusconi fu accompagnato a calci nel sedere fuori dalla porta, mentre Monti fu salutato da squilli di tromba. Di fatto, nella sostanza, fu un golpe – che privò gli italiani di un governo rappresentativo della volontà popolare e presentò come salvatore della patria uno dei becchini dell’Italia. Giorgio Napolitano ha avuto delle responsabilità enormi, in questo, e anche nell’abituare il popolo italiano all’idea che non si governa con il mandato popolare, ma si governa perché i sedicenti “illuminati”, che occupano indebitamente i palazzi del potere italiano ed europeo, decidono cosa è bene per il popolo bue. Per Napolitano non c’erano gli estremi per un impeachment formale, ma qui il discorso è diverso: come notato anche da autorevoli osservatori non ostili a Mattarella o non troppo empatici rispetto al governo “gialloverde” in costruzione, Mattarella ha fatto un discorso politico: e ha messo il veto su una persona per un reato d’opinione.Un reato d’opinione anche molto moderato: Paolo Savona, che in passato ha fatto analisi articolate sull’Eurozona, in un comunicato ha poi spiegato di voler interpretare il “contratto” politico che sottendeva il governo Conte, e di voler appunto (come ha detto anche Salvini) “trattare”, cioè porsi in una condizione di dignità dell’Italia rispetto all’Europa, per concorrere a costruire un’Europa più equa e più forte. Rispetto a questo, Mattarella ha detto che non se la sentiva, e (in modo protervo) che non voleva consentire la nomina e l’insediamento di Savona. Per questo ha respinto un governo legittimato dal voto popolare, affidando l’Italia a un rappresentante del Fmi come Cottarelli, che è parte di quella cricca di tecnici che hanno già malgovernato l’Italia e che rappresentano quei “poteri marci” che vogliono asservire non solo il popolo italiano, ma anche il resto dei popoli europei. Non pensano ad un’Europa prospera e democratica, ma ad una visione disgregatrice, dove il mercato, lo spread e presunti principi di teologia dogmatica, laica e neoliberista, governano il tutto: la bussola è già tracciata e le elezioni sono inutili. Questo è quello di cui si è fatto interprete Mattarella: quindi – al di là di quello che sarà l’iter – l’impeachment va sicuramente avviato, perché politicamente significa che ogni giorno, da qui al voto, si potrà ricordare al popolo italiano quello che è accaduto.Politicamente credo sia utilissimo e anche doveroso iniziare una mobilitazione popolare e comunicativa a favore della messa in stato d’accusa del capo dello Stato, che si è dimostrato infedele ai principi della Costituzione su cui ha giurato, al pari di Napolitano, Monti e Draghi. Ovunque siano insediati, questi uomini rappresentano i terminali di “poteri marci”, neo-aristocratici e massonicamente “controiniziatici”. In realtà, questi stessi poteri erano messi di fronte a uno scacco: la candidatura stessa di Paolo Savona era vista con molto favore dai circuiti massonici progressisti, che in Italia mi onoro di rappresentare. Le sue istanze sull’economia, l’Italia e l’Europa si sovrapponevano perfettamente alle nostre. Mattarella è stato fatto oggetto di pressioni inaudite, da parte di poteri extra-istituzionali, che hanno compiuto una sorta di golpe. Il solo fatto di trovarsi davanti a questo bivio ha messo Mattarella e tutti questi “poteri marci” di fronte a uno scacco: era Scacco al Re. Lo Scacco al Re può essere risolto con qualche mossa avveduta. Peccato che la mossa è stata quella sbagliata: nella sua tragicità, è una mossa che si rivelerà esiziale, per chi ha sin qui distrutto il sogno europeista di tanti italiani, per chi ha affossato un’Europa politica e democratica e ora sta avvilendo anche la dignità dell’Italia nel rapporto con le istituzioni europee e con le altre cancellerie continentali.Mattarella ha smascherato se stesso come maggiordomo di questi poteri, comportandosi da perfetto paramassone, come Enrico Letta: perfetto paramassone asservito anche Mattarella, a cui nemmeno è stato accordato il privilegio di essere direttamente tra i “fratelli” neo-aristocratici; è stato solo utilizzato, come altri, in un rango subalterno e servile. E servilmente, tradendo la Costituzione del suo paese, Sergio Mattarella ha fatto la scelta più sbagliata, per la sua parte: respingendo Savona e mostrando il vero volto di se stesso e dei suoi complici, ha offerto al popolo italiano (e anche a tutti gli osservatori internazionali che ci guardano) l’immagine di un Re Nudo. Un Re collettivo e post-democratico, un Re che non vuole che venga nemmeno messa in discussione la narrativa, la dogmatica politica economica che deve imperare. Usando una metafora cristiana, paradossalmente Mattarella diventa un po’ come Giuda che, compiendo un misfatto, consente però che Cristo muoia e poi risorga. Più modestamente, Mattarella – compiendo questo misfatto – offre finalmente una interpretazione di tutto ciò che è accaduto dal 2011 ad oggi (e anche molto prima).Già nel 2014 spiegavo che la battaglia per la democrazia, in Europa e nel mondo, si sarebbe combattuta in Italia. Quello che oggi è accaduto dimostra che non ero un “poetico visionario”, che non lo erano tutti quelli impegnati con me a combattere in questa direzione. La partita si gioca in Italia: adesso il popolo italiano sarà chiamato a regolarsi di conseguenza. Ovviamente c’è chi prova a seminare zizzania tra Di Maio e Salvini: si tratta di sicofanti, mezzani e professionisti dell’intrigo, per lo più provenienti dall’area di Forza Italia, che infatti teme come la morte che l’asse tra Lega e 5 Stelle possa essere tradotto anche in termini elettorali. Personalmente sarei a favore di quest’opzione, anche per un fatto di trasparenza e per celebrare in modo netto la prospettiva di un nuovo governo, magari persieduto proprio da Paolo Savona: un accordo elettorale, come il “contratto” di governo, con Lega e 5 Stelle che presentano Paolo Savona come candidato premier, gradito a entrambe le parti. Questa è la proposta che il Movimento Roosevelt farà nei prossimi giorni. Non credo che l’ipotesi di accordo elettorale tra Lega e 5 Stelle sarebbe ingenua e farebbe perdere voti: non solo avrebbe un alto valore etico-politico ma sarebbe anche vincente. Con l’attuale legge elettorale, Lega e 5 Stelle saranno forti a livello proporzionale, e in ambito maggioritario sarebbero comunque in grado di sgominare qualunque altro avversario: farebbero il pieno di voti.Berlusconi? Come al solito si è dimostrato verminoso, davvero spregevole, in questa sua solidarietà pelosa a Mattarella e in questo suo riavvicinamento alla “culona inchiavabile”, come definì la Merkel, e a tutti i rappresentanti “marci” del Partito Popolare Europeo, che sono parte di questo establishment che soffoca il continente. La prospettiva di Salvini non è quella di Berlusconi, con tutta evidenza: ha molte più affinità con quella del Movimento 5 Stelle. In un modo o nell’altro, in Parlamento si avrà una nuova maggioranza tra Lega e 5 Stelle. E se ci sarà anche l’impeachment, Mattarella sarà indotto a più miti consigli dalla sollevazione popolare che da oggi inizierà. E finalmente avremo un governo che possa rappresentare le istanze chiarissime espresse dalla volontà del popolo. In più, urge più che mai la costruzione del nuovo partito che serve all’Italia. Il Movimento Roosevelt lavorerà sia per cementare un asse rinnovato e fortificato tra Lega e Movimento 5 Stelle, sia per costruire un soggetto politico che possa supportare ulteriormente una prospettiva di cambiamento, perfezionandola – siamo convinti di aver già insegnato molto, a Lega e 5 Stelle, che sono maturati anche grazie ai nostri buoni consigli, pubblici e privati. Soprattutto, possiamo interpretare (forse anche meglio di loro) la necessità di un cambio di paradigma.Complimenti intanto a Paolo Savona, anche per lo stile con il quale – sottraendosi alle polemiche – ha di fatto “non commentato” gli eventi. Savona dimostra di essere uomo delle istituzioni: degno di fare il ministro dell’economia o il presidente del Consiglio, e magari anche il presidente della Repubblica. Sergio Mattarella? Dimostra di essere quello che è: un servile cortigiano, subalterno di poteri “marci” sovranazionali di ispirazione massonica neo-aristocratica. Cottarelli? Certamente deve andare a casa, e anche di corsa: la sua nomina è un insulto al popolo italiano. Cottarelli è l’uomo dei tagli, l’uomo del Fondo Monetario Internazionale. E’ una cosa scandalosa, il veto su Savona e l’aver proposto Cottarelli: è veramente un atto di arbitrio e di prepotenza. Quindi tutti a casa, si vada al voto. E, possibilmente, l’impeachment per Mattarella.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a David Gramiccioli per la diretta “Massoneria On Air” su “Colors Radio” il 28 maggio 2018. Massone, leader del Grande Oriente Democratico e presidente del Movimento Roosevelt, Magaldi è l’autore del saggio “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere, che denuncia il ruolo occulto di 36 superlogge sovranazionali al vertice del potere mondiale, con ramificazioni in ogni governo).L’alto tradimento di Sergio Mattarella rispetto alla Costituzione, rispetto allo Stato, rievoca un altro tradimento – sostanziale, anche se non formale – compiuto da Giorgio Napolitano. Anche nel suo caso il Movimento 5 Stelle propose l’impeachment, che però poi non andò avanti. Ma Napolitano, nel fare senatore a vita il massone tecnocratico, neo-aristocratico e reazionario Mario Monti, non violò la Costituzione formalmente. Ci fu il solito bombardamento di spread, in termini anche più sontuosi e violenti, e Berlusconi fu accompagnato a calci nel sedere fuori dalla porta, mentre Monti fu salutato da squilli di tromba. Di fatto, nella sostanza, fu un golpe – che privò gli italiani di un governo rappresentativo della volontà popolare e presentò come salvatore della patria uno dei becchini dell’Italia. Giorgio Napolitano ha avuto delle responsabilità enormi, in questo, e anche nell’abituare il popolo italiano all’idea che non si governa con il mandato popolare, ma si governa perché i sedicenti “illuminati”, che occupano indebitamente i palazzi del potere italiano ed europeo, decidono cosa è bene per il popolo bue. Per Napolitano non c’erano gli estremi per un impeachment formale, ma qui il discorso è diverso: come notato anche da autorevoli osservatori non ostili a Mattarella o non troppo empatici rispetto al governo “gialloverde” in costruzione, Mattarella ha fatto un discorso politico: e ha messo il veto su una persona per un reato d’opinione.
-
Di Maio, non puoi più fingere di non sapere com’è il Mostro
La Bella Addormentata nel bosco si è ridestata da un lungo sonno. E, tutta sconvolta, ci informa che non si trova nel Paese delle Meraviglie, ma che nel bosco c’è un orco, grosso, sporco, con i denti aguzzi e gli artigli ricurvi. Questo mostro si chiama tecnocrazia oligarchico-finanziaria, e controlla gli Stati (specialmente le democrazie del Sud Europa) per cui andare a votare è inutile, tanto comandano loro, in ossequio al dio dei Mercati, in ossequio all’apertura delle Borse, in ossequio all’Euroburocrazia delle banche centrali e delle cancellerie mittel-europee. Caro Luigi, stavolta te lo dico con il cuore e senza nessun risentimento, ma con tanta amarezza e disincanto. Non voglio fare la primadonna, e d’altronde siamo arrivati ad un punto, in Italia, nel quale non ci sono più teatri e non ci sono più riflettori, ma resta solo da imbracciare una pala e tentare di fare pulizia dalle macerie. Ma cosa facevate voi quando Messora vi diceva queste cose, a parte sbatterlo fuori perché volevate entrare nell’Alde? E mentre io gridavo alla luna e voi annunciavate querela (ricordi?), quando andavi a pranzo con quegli stessi mostri senza anima che oggi ti hanno (e ci hanno) dato il benservito, tu a cosa pensavi? Perché lo facevi? Credevi davvero, tu, pecora come tutti noi, di poter essere invitato alla tavola imbandita dai lupi e non finire prima o poi tra le pietanze?Non ti faccio il lungo elenco delle rassicurazioni che hai cercato di dare a tutti, dai mercati ai lobbisti incontrati a porte chiuse, per tentare di arrivare qui, oggi, perché sono sicuro che li ricordi uno ad uno, e sono sicuro che adesso ti brucia tanto quanto brucia a tutti noi avere avuto l’ennesima dimostrazione di quanto contiamo veramente. Ti hanno osservato con attenzione, magari con aria divertita; ti hanno fatto intendere che sì, in fondo eri un esemplare curioso di varia umanità, e ti hanno guardato con quell’aria semisorridente, sorniona, con quello sguardo gelido, stringendoti la mano come un sordido finanziere affarista la stringe all’ingenuo padre di famiglia che crede di avere concluso l’affare del secolo. Loro sapevano che tu quella porta non l’avresti varcata mai. Perché le loro televisioni te l’avrebbero impedito. E se non fosse bastato, la legge elettorale te l’avrebbe impedito. E se ancora non fosse bastato – come non è bastato – perché il garante ultimo di questo sistema di commissariamento permanente te l’avrebbe impedito. In qualunque modo. A qualunque costo. E così è stato. Amen!Però… Però… se questa consapevolezza il Movimento 5 Stelle l’avesse avuta da subito, sin dal 2013 quando entrò vigorosamente nelle istituzioni… Se anziché tentare di farsi sistema, cercando di ripulirsi e riqualificarsi agli occhi dei potenti, liberandosi dei rimasugli delle lotte ai banchetti, delle denunce troppo veementi nelle piazze, dei post troppo espliciti in rete e sui blog; se insomma tu avessi condotto il Movimento 5 Stelle non verso la deriva istituzionale presidiata dai guardiani della democrazia, cercando di non dare troppo fastidio ai manovratori occulti ma lasciando che si occupasse delle briciole, come gli stipendi dei parlamentari, ma verso lo scontro nudo e crudo con un sistema di potere che occlude ogni possibilità per i cittadini e svuota la Costituzione (come si è visto ieri sera al Quirinale) a vantaggio di potenze sovranazionali e colonizzatrici, forse oggi saremmo già avanti. Forse avreste preso quel 100% alle elezioni che voleva Beppe Grillo, e Mattarella oggi non sarebbe più un problema. Invece siamo ancora qui, nel 2018, a dire le cose che se stavate un po’ attenti qualcuno in rete diceva già nel 2011. E sarebbe bastato dargli retta (e non mi riferisco solo a Messora).Adesso chiedi di credere alla tua autentica presa di coscienza (un po’ tardiva) sulla vera natura dei poteri che ci governano. Bene. Io sono un inguaribile romantico. E sai cosa ti dico? Che potrei anche crederti. Ma te ne prego: hai preso una strada, sei entrato in rotta di collisione con quei poteri forti che ti hanno pugnalato alle spalle mentre salivi la scalinata che conduceva alla vittoria, ti sei messo a denunciarli e a hai perfino iniziato a chiamarli per nome… Adesso il contratto scrivilo con te stesso, mettici dentro le cose che hai detto in questo video e poi firmalo col sangue. Non cambiare più idea, Luigi. Se hai davvero capito con chi hai a che fare, adesso affonda la lama e non la estrarre più fino a quando questi nemici dell’Italia, della patria, della democrazia e dei popoli non saranno tutti stati eliminati. Sei ancora il capo politico di un movimento che ha il 32% dei voti, se non di più. Da solo, o alleandoti con qualcuno che la pensi come te, hai la possibilità di riscrivere il finale di questa storia. Tutti sbagliamo. Tutti cadiamo. Ma il mondo lo cambia solo chi riesce a rialzarsi con una nuova consapevolezza, avendo finalmente chiaro quello che bisogna fare. E quello che bisogna fare è riconquistare la libertà. Sfrutta questa occasione. Non ce ne sarà un’altra.(Claudio Messora, “Il nuovo contratto di Luigi Di Maio”, da “ByoBlu” del 28 maggio 2018).La Bella Addormentata nel bosco si è ridestata da un lungo sonno. E, tutta sconvolta, ci informa che non si trova nel Paese delle Meraviglie, ma che nel bosco c’è un orco, grosso, sporco, con i denti aguzzi e gli artigli ricurvi. Questo mostro si chiama tecnocrazia oligarchico-finanziaria, e controlla gli Stati (specialmente le democrazie del Sud Europa) per cui andare a votare è inutile, tanto comandano loro, in ossequio al dio dei Mercati, in ossequio all’apertura delle Borse, in ossequio all’Euroburocrazia delle banche centrali e delle cancellerie mittel-europee. Caro Luigi, stavolta te lo dico con il cuore e senza nessun risentimento, ma con tanta amarezza e disincanto. Non voglio fare la primadonna, e d’altronde siamo arrivati ad un punto, in Italia, nel quale non ci sono più teatri e non ci sono più riflettori, ma resta solo da imbracciare una pala e tentare di fare pulizia dalle macerie. Ma cosa facevate voi quando Messora vi diceva queste cose, a parte sbatterlo fuori perché volevate entrare nell’Alde? E mentre io gridavo alla luna e voi annunciavate querela (ricordi?), quando andavi a pranzo con quegli stessi mostri senza anima che oggi ti hanno (e ci hanno) dato il benservito, tu a cosa pensavi? Perché lo facevi? Credevi davvero, tu, pecora come tutti noi, di poter essere invitato alla tavola imbandita dai lupi e non finire prima o poi tra le pietanze?