Archivio della Categoria: ‘idee’
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Acqua pubblica, sarà referendum: punita la Casta
Un milione e 400 mila firme contro la privatizzazione dell’acqua, raccolte in circa tre mesi. «Un record, ma la notizia è che la società civile non è morta, che si può provare a sopraffarla finché si vuole, ma c’è sempre un limite». Parola di Carlo Petrini, fondatore di “Slow Food”, in un intervento per salutare il successo della campagna per indire il referendum che arresti la privatizzazione dell’acqua pubblica. Di fronte al tam-tam dei cittadini coordinato dalla rete per l’acqua pubblica, aggiunge Petrini, «la classe politica dovrebbe impallidire, farsi piccola, capire quant’è inadeguata, vuota e fuori dal mondo».
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Inceneritore, Torino brinda alla fabbrica dei tumori
Anziché sulla raccolta differenziata, anche Torino punta sull’inceneritore: avrà un costo esorbitante, inquinerà l’aria e diffonderà tumori. L’inaugurazione del cantiere si è svolta nell’hinterland, a Grugliasco, nell’indiffenza generale, annota l’ambientalista Marco Cedolin, che denuncia la più totale disinformazione, l’inettitudine degli amministratori pubblici e il disinteresse dei cittadini: «In compenso l’inceneritore ha già iniziato ad interessarsi di loro, partendo dai portafogli, salassati per alcune centinaia di milioni di euro (cifra che continua ad aumentare progressivamente) necessarie per la costruzione, per arrivare alla loro salute che l’impianto metterà a repentaglio».
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Falcone e Borsellino, lo Stato che oscura la verità
Sono trascorsi diciotto anni dalla strage di via D’Amelio. Diciotto anni da quella di Capaci. Diciassette dalle bombe di Milano, Firenze e Roma. E ancora oggi non conosciamo la verità su quanto accaduto in quegli anni. Così come non sappiamo la verità sulle morti di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, o perché Vincenzo Scarantino si sia autoaccusato di aver procurato l’autobomba che ha ucciso Paolo Borsellino e la sua scorta. La lista dei misteri potrebbe continuare ancora e a lungo. Di sicuro, sappiamo che lo Stato che commemora non è ancora riuscito a garantire la giustizia per i suoi giudici, i suoi poliziotti, i suoi cittadini assassinati. E sappiamo anche che c’è uno Stato che ha agito perché non si arrivasse alla verità sulle stragi di mafia
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Cota: il Tar cambia le regole per tentare di bocciarmi
È incredibile che il Tar si sia permesso di emettere una sentenza, diciamo “innovativa”, sulla pelle dei piemontesi, ignorando di non avere a che fare con una causa condominiale ma con una regione di quattro milioni di abitanti. Il Tar ha invece paradossalmente deciso che chi ha votato una lista a me collegata non intendeva votarmi, e ha disposto un riconteggio per verificare questo assurdo: sarebbe necessaria la doppia croce, quando invece le tre modalità di voto, compreso l’automatismo del voto di lista valido anche per il Presidente a cui è collegata, erano state recitate in tutti gli spot informativi pre-elezioni.
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Futuro a km zero, contro l’antico impero dei trasporti
La Terra vista dallo spazio, da un comodo cratere lunare, da una luna di Giove, nel suo divenire in questi ultimi cento anni, un fotogramma dopo l’altro, apparirebbe come un insieme di invasati in accelerazione. Un nido di formiche impazzite in corsa in ogni direzione dopo la distruzione del formicaio. Un fatto incomprensibile per un gioviano, ma anche per una qualunque persona dotata di buon senso. Se un tempo le domande sul nostro destino erano: “Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?”, ora , nel tempo del Trasporto Obbligatorio di merci e esseri umani, la domanda è diventata unica: “Perché ci muoviamo?”.
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Corruzione, il cupo trionfo dell’Italia oscura
Le cronache giudiziarie stanno ridisegnando l’Italia come una piramide di comitati d’affari, con vetta a Roma ma poi estesa ovunque, in una specie di federalismo dell’arte di arrangiarsi. La cosiddetta P3 ne è l’ultima immagine, dove riemerge perfino Flavio Carboni, vecchio piduista che ebbe il suo momento ai tempi dell’assassinio del banchiere Roberto Calvi, trent’anni fa. Ma l’elenco è lungo: la cricca di Anemone e gli appalti del G8; gli impuniti della ricostruzione dell’Aquila; le speculazioni ospedaliere in Lombardia dove pure la spesa sanitaria rispetto al Pil è la metà di quella della Campania bassoliniana. Proseguire sarebbe stucchevole. Meglio chiedersi come mai ritorni la corruzione, ingigantita e non di rado bipartisan, mentre l’opinione pubblica sembra indignarsi sempre meno.
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Pdl sordo sulla legalità? Granata: allora espelleteci tutti
Conoscete Mauro La Mantia? Io lo conosco da 16 anni. Lo ricordo adolescente, con il megafono, alla prima fiaccolata per Paolo Borsellino. Ne ho poi seguito le lotte studentesche e universitarie, la crescita politica fatta di sacrificio e militanza, fino al meritato riconoscimento del coordinamento dei nostri giovani in Sicilia, protagonista insieme a Carolina e tanti altri ragazzi siciliani di quella trama di lotte e memorie che ancora oggi ricorda ai palermitani che è meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino. Mauro non appartiene a Generazione Italia. Non è “finiano”… ma è bastata un parola di condanna e indignazione contro il nuovo processo di beatificazione del mafioso Mangano dal pulpito di una condanna a 7 anni per associazione mafiosa a farlo mettere in croce.
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Farefuturo: guai al potere che teme la libertà di stampa
A quelli che dicono che non esistono due destre, a quelli che dicono che non possono esistere due idee di politica all’interno del Pdl, garbatamente rispondiamo che per fortuna in Italia c’è una destra democratica alla quale non verrebbe mai in mente di affermare che la libertà di stampa non è un diritto assoluto, alla quale non verrebbe neanche in mente di recriminare politicamente contro una stampa che - può fare più o meno piacere – fa solo il suo sacrosanto lavoro.
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La crisi? Creata a tavolino da chi ora fa affari d’oro
La crisi economica sta imperversando in maniera sempre più drammatica in tutto l’Occidente. Le imprese chiudono o delocalizzano, la disoccupazione sale a ritmo forsennato, i diritti si vaporizzano, le prospettive occupazionali si riducono al lumicino. Sulla scia lasciata dalla manovra “lacrime e sangue” imposta al popolo greco, un po’ dappertutto s’impongono sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani. Le mense della Caritas conoscono un sovraffollamento mai sperimentato prima, in strada scendono sempre nuovi senza tetto, con gli Stati Uniti che tirano la cordata.
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Celentano alla Moratti: state uccidendo Milano
Milanesi, svegliatevi. E ribellatevi, fin che siete in tempo, all’assalto finale del cemento. Firmato: Adriano Celentano. Indicato come ideale candidato sindaco da Mario Capanna, il “molleggiato” attacca in modo frontale la giunta di Letizia Moratti, definita “terroristica”: «Pare che Milano abbia perso più di 700.000 abitanti negli ultimi anni», scrive, in una lettera al quotidiano “La Repubblica” il 5 luglio, «perché le condizioni di vita sono troppo costose, non adatte alle coppie giovani con bambini che crescono asmatici e allergici in una città inquinata oltre ogni norma», e allora perché rassegnarsi a «una colata di cemento che non avrà precedenti nella storia», quella in arrivo al Parco Sud?
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Stampa italiana, la casta ipocrita dell’informazione
Approfittiamo dell’occasione. Per una volta non facciamo solo una dignitosissima protesta resistenziale. Per una volta tanto parliamo di noi, operatori dell’informazione, e cerchiamo di capire quali siano i nostri limiti, le nostre pecche, le nostre tante zone grigie. Partendo da un dato assolutamente incontestabile: il sistema informativo italiano è in crisi e non si tratta solo di una crisi economica. Siamo con il fiato corto, schiacciati da noi stessi, dal nostro bisogno di sopravvivere come categoria privilegiata. Una categoria chiusa, garantita nella sua continuità da un Ordine residuo di un concetto restrittivo della libertà di espressione e di accesso alla professione. Caso unico nelle cosiddette democrazie occidentali.
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I giornali non informano, lettori in sciopero da sempre
Il presidente del Consiglio è un inguaribile ottimista se ritiene di invitare i lettori a scioperare contro i giornali che disinformano. In Italia, per la verità, crisi o no, i lettori sono in sciopero contro i giornali dall’immediato dopoguerra. Le percentuali di acquirenti dei giornali vedono l’Italia dietro l’India, paese civilissimo quant’altri mai. Indagare sulle cause di questo è difficile, ma anche semplice. In Italia non si scrivono giornali per informare i lettori. Si scrivono soltanto perché il potere politico o economico possano scambiarsi dei messaggi, di pace o di guerra o di tregua, e concludere qualche affare all’ombra di un bell’editoriale o di un’inchiesta.